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Rovigo. All’incontro “Archeologia in Polesine. Progetti in corso, novità, prospettive” Alberta Facchi, direttrice del museo Archeologico nazionale di Adria annuncia la prima edizione di “Adrika – Adria e Delta”, nuova rassegna internazionale di cinema archeologico

adria_archeologico_adrika-rassegna-cinema-archeologico_locandinaTra bilanci di campagne di scavo, impegni per nuovi progetti, attività di enti privati, istituzioni pubbliche e associazioni di volontariato, l’Archeologia in Polesine sta vivendo un momento magico: come dimostrato dall’intenso programma dell’incontro “Archeologia in Polesine. Progetti in corso, novità, prospettive” promosso dalla Fondazione Cariparo il 1° febbraio 2025 nella propria sede di Rovigo (vedi Rovigo. A Palazzo Roncale, l’incontro “Archeologia in Polesine. Progetti in corso, novità, prospettive”: novità sul progetto di ricerca e valorizzazione di alcune aree archeologiche in provincia di Rovigo sostenuto dalla Fondazione Cariparo. Ecco il programma | archeologiavocidalpassato). E c’è già una certezza, da fissare fin da subito in agenda: la prima edizione di “Adrika – Adria e Delta. Rassegna internazionale del cinema archeologico” ad Adria (Ro) dal 23 al 25 maggio 2025. Ne parla ad archeologiavocidalpassato.com la direttrice del museo Archeologico nazionale di Adria Alberta Facchi.

“A maggio di quest’anno, quindi il 23, 24 e 25 di maggio”, annuncia Alberta Facchi, “si terrà ad Adria ma anche nel Delta, nei musei Archeologici del Delta, la rassegna Adrika – Adria e Delta. Rassegna internazionale del cinema archeologico. In realtà l’idea è nata proprio dal circolo del cinema “Carlo Mazzacurati” di Adria che ha proposto al museo Archeologico nazionale questa bellissima iniziativa, che a me fa piacere perché una volta tanto è veramente la città che chiede archeologia al museo Archeologico. E poi sono contenta perché vuol dire che questo territorio sta cominciando a credere nel fatto che l’archeologia sia identitaria anche per tutta la cittadinanza. Si farà dunque una kermesse di 3 giorni – spiega Facchi – con film non soltanto nazionali ma anche internazionali, quindi prestiti di film archeologici internazionali con la presenza dei registi e dei curatori, e la presenza anche di qualche personalità non solo archeologica, ma qualche personalità nota al più grande pubblico. Ma questa la lasciamo come sorpresa. La rassegna, come tutte le rassegne di film internazionali di cinema, sarà accompagnata da eventi a tema archeologico, dimostrazioni di archeologia sperimentale, conferenze, attività per bambini, attività per le famiglie. Questa rassegna in particolare sin sa subito è nata con la collaborazione delle scuole che hanno partecipato sia nella ricerca del nome sia con un laboratorio proprio di cinema e quindi a maggio si vedrà anche il risultato dei laboratori condotti dai laboratori dalle scuole superiori. Quindi – conclude – stay tuned e la parola chiave è Adrika!”

Rovigo. A Palazzo Roncale, l’incontro “Archeologia in Polesine. Progetti in corso, novità, prospettive”: novità sul progetto di ricerca e valorizzazione di alcune aree archeologiche in provincia di Rovigo sostenuto dalla Fondazione Cariparo. Ecco il programma

rovigo_palazzo-roncale_convegno-archeologia-in-polesine-progetti-in-corso-novità-prospettive_locandinaSabato 1° febbraio 2025, alle 9, a Palazzo Roncale a Rovigo, la Fondazione Cariparo ospita l’incontro “Archeologia in Polesine. Progetti in corso, novità, prospettive” che presenterà risultati e prospettive del progetto di ricerca e valorizzazione di alcune aree archeologiche di grande rilievo situate in provincia di Rovigo. Un progetto ambizioso, sostenuto dalla Fondazione Cariparo, che vede coinvolti la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, l’università di Padova, l’università Sapienza di Roma, l’università Ca’ Foscari di Venezia, la direzione regionale Musei nazionali Veneto, il CPSSAE di Rovigo e il Comune di Ariano nel Polesine. Un intervento che ha un forte valore scientifico e può contribuire alla valorizzazione culturale e turistica di tutta l’area polesana. L’ingresso è gratuito, fino ad esaurimento posti, previa registrazione al seguente link: https://fondazionecariparo.it/…/archeologia-in…/

IL PROGRAMMA. INTRODUZIONE. Alle 9, saluti istituzionali e introduzione alla giornata: Giuseppe Toffoli, vice presidente, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo; Andrea Rosignoli, soprintendente, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza; Daniele Ferrara, direttore, direzione regionale Musei nazionali Veneto. PROGETTI IN CORSO PER L’ARCHEOLOGIA IN POLESINE: 9.30, Paolo Bellintani, Andrea Cardarelli, Wieke De Neef, Paola Salzani, “Progetto Prima Europa – Frattesina e Grignano Polesine”; 9.50, Michele Cupitò, David Vicenzutto, Wieke De Neef, Paola Salzani, “Progetto Prima Europa – Villamarzana”; 10.10, Giovanna Gambacurta, Silvia Paltineri, Giovanna Falezza, “Progetto San Basilio: l’abitato etrusco”; 10.30, Jacopo Bonetto, Caterina Previato, Jacopo Turchetto, Wieke De Neef, Giovanna Falezza, “Progetto San Basilio: il vicus romano”; 10.50, pausa caffè. ARCHEOLOGIA PUBBLICA IN POLESINE: RICERCA E DIVULGAZIONE: 11.20, Raffaele Peretto, “Monitorare il territorio: gruppi archeologici attivi nella ricerca e il ruolo del CPSSAE”; 11.40, Enrico Maragno, “Quarant’anni di ricerche e divulgazione del Gruppo Archeologico di Villadose”; 12.10, Alberta Facchi, Marco Bruni, Maria Letizia Pulcini, “I Musei nazionali e locali: Adria, Fratta Polesine, San Basilio”; 12.30, Chiara Vallini, “Il Museo dei Grandi Fiumi oggi: eredità ed evoluzione”. PRESENTE E FUTURO DELL’ARCHEOLOGIA IN POLESINE: 12.50, Giovanna Falezza, Paola Salzani, “Archeologia in Polesine: dal presente al futuro”. Conclusione lavori.

Esclusivo. Il co-direttore dello scavo del villaggio protostorico di Frattesina (Ro), Paolo Bellintani (Cpssae), traccia un primo bilancio della campagna 2024, nel progetto “Prima Europa”, soffermandosi sulle evidenze archeologiche più interessanti (dai crogioli per la produzione del vetro allo scheletro di neonati di cavallo, dalle fornaci alla capanna), e annunciando quelli che potrebbero essere i più importanti interventi futuri. Se ne parla il 1° febbraio a Rovigo

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Campagna 2024: l’area di scavo del villaggio protostorico di Frattesina a Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)

È stato definito “sito di produzione scambio” con collegamenti tra il Nord Europa e il Mediterraneo orientale, un unicum nell’Europa dei tempi di Ulisse: è il villaggio protostorico di Frattesina a Fratta Polesine (Ro), dove scava l’università Sapienza di Roma, diretto da Andrea Cardarelli e co-diretto da Paolo Bellintani, presidente del Cpssae di Rovigo, nell’ambito del progetto “Prima Europa. La protostoria del Medio Polesine”, coordinato dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, e finanziato dalla fondazione Cariparo. Proprio Paolo Bellintani, per archeologiavocidalpassato.com, traccia un primo bilancio della campagna 2024, si sofferma su alcune evidenze archeologiche particolarmente significative, come la fornace (già individuata nel 2023), una nuova fornace, i frammenti di crogiolo per la produzione del vetro (e questa di Frattesina – sottolinea Bellintani – “è la prima produzione vetraria sistematica d’Europa”), una capanna, e l’eccezionale ritrovamento dello scheletro intero di un neonato di cavallo. E poi annuncia quelli che potrebbero essere i più importanti interventi futuri (a cominciare dall’asportazione della fornace per la sua musealizzazione), se il progetto verrà nuovamente finanziato. Di tutto questo si parlerà sabato 1° febbraio 2025, a Palazzo Roncade a Rovigo, dalle 9, nell’incontro “Archeologia in Polesine. Progetti in corso novità prospettive”.

“Quest’anno (2024, ndr)”, spiega Bellintani, “avevamo in programma un approfondimento di quello che avevamo già visto l’anno scorso: abbiamo visto strutture abitative e strutture produttive del centro di produzione e scambio di Frattesina di Fratta Polesine.

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Campagna 2024: veduta d’insieme della capanna nel villaggio protostorico di Frattesina di Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)

“In particolare abbiamo allargato lo scavo verso Est per ricomprendere all’interno dell’area di ricerca una struttura, un’abitazione, una capanna che l’anno scorso vedevamo solo a metà. Quest’anno siamo riusciti a scoprirla completamente. E quindi abbiamo in buona parte terminato le operazioni di ripulitura della superficie pavimentale. Abbiamo individuato delle buche di palo che contornavano la capanna che sono le uniche testimonianze degli alzati che ci rimangono. Abbiamo anche completato lo scavo di una struttura in legno carbonizzato che si trova nella parte Nord, antistante la capanna che probabilmente o è la parete nord crollata o una piattaforma già in piano al momento dell’incendio di questa capanna che è rimasta lì, e si sono conservati i carboni abbastanza bene.

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Campagna 2024: la fornace (la “fornacetta” negli scavi 2023, ndr) e dell’area antistante nel sito protostorico di Frattesina di Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)

“Altra cosa importante, emersa l’anno scorso – continua Bellintani -, è la fornace per la produzione del vetro. Volevamo quest’anno tentare di strappare la fornace, di portarla intera in museo a Fratta per la sua musealizzazione. Ma il clima non è stato clemente in maniera sufficiente. Ci ha rallentato un po’ nei lavori. Abbiamo però aperto tutta la parte antistante, siamo arrivati sul piano d’uso in cui si facevano le lavorazioni relative a questa fornace. Qui si vedono ancora in scavo i frammenti di alcuni crogioli per la lavorazione del vetro. Sulla superficie interna di uno di questi crogioli si vede che conserva ancora le tracce del vetro che è rimasto aderente, incollato alla superficie interna. E di questi frammenti ce ne sono parecchi. L’idea – da verificare ancora – è che tutta l’area circostante la fornace fosse un’area di produzione, probabilmente già produzione di vetro primario, vetro grezzo, e poi successivamente di lavorazione che veniva effettuata in crogiolo”.

Prima di entrare nel merito della campagna 2024 a Frattesina di Fratta Polesine (Ro), Paolo Bellintani ragguaglia su enti e istituzioni coinvolte nel progetto “Prima Europa” di cui fa parte lo scavo di Frattesina. “Gli scavi di Fratta Polesine – ricorda Bellintani – rientrano nel progetto “Prima Europa. La protostoria del Medio Polesine”, progetto avviato nel 2022 grazie a un accordo di collaborazione tra la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza che coordina un gruppo di lavoro costituito dall’università la Sapienza di Roma che ha la direzione dello scavo nella persona di Andrea Cardarelli, e la co-direzione di Paolo Bellintani come presidente del Cpssae – Centro polesano di studi storici archeologici ed etnografici di Rovigo. Del progetto in generale fanno parte anche ovviamente l’università di Padova che ha lo scavo diretto da Michele Cupitò a Villamarzana. E abbiamo anche varie collaborazioni in questo progetto a partire in particolare dal museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine che coordina un po’ tutto l’aspetto della comunicazione. Collaboriamo anche con diverse università. Sempre con l’università di Padova: per la parte archeometrica Ivana Angelini ci dà una mano moltissimo per quello che riguarda le ambre, i vetri e in parte anche i metalli. E il progetto Geodap (GEOarchaeology of DAily Practices: extracting bronze age lifeways from the domestic stratigraphic record) diretto dal professor Cristiano Nicosia di Geoscienze, sempre di Padova, per le analisi micro-morfologiche e sedimentologiche. E poi collaborazioni con l’università di Bamberg, in particolare con Wieke De Neef, per il rilievo magnetometrico effettuato su tutta l’area dello scavo di Frattesina, ma anche di Villamarzana, e tra poco riprenderemo anche la magnetometria sul terzo sito di questo progetto che è quello di Campestrin di Grignano Polesine, il sito della lavorazione dell’ambra, contemporaneo alle prima fasi di Frattesina. E ricordo anche, sempre per quanto riguarda lo scavo di Frattesina il Comune di Fratta Polesine che ci sta dando una grandissima mano fin dall’inizio delle campagne di scavo; l’associazione il Manegium che ci offre i suoi spazi nel museo Etnografico per fare attività di laboratorio, lo stoccaggio dei materiali e il primo il primo trattamento dei materiali stessi, materiali che poi finiscono – almeno temporaneamente – come immagazzinamento nel museo dei Grandi Fiumi di Rovigo, altro ente che collabora con noi sia per quanto riguarda lo scavo di Frattesina che per i materiali di Campestrin di Grignano Polesine. Il progetto – conclude Bellintani – è stato finanziato per il 2022-2024 dalla Fondazione Cariparo – cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha anche annunciato la possibilità concreta di poter rifinanziare anche per gli anni successivi la continuazione tanto del progetto “Prima Europa. Protostoria del Medio Polesine” quanto l’altro progetto, sempre finanziato da Cariparo, e che vede le università di Padova e di Venezia sul campo, e riguarda gli scavi di San Basilio di Ariano Polesine”.

“Novità di quest’anno (2024, ndr) – spiega Bellintani – è una struttura piro-tecnologica, una struttura cioè dedicata ad attività a fuoco – che non sappiamo se sia un semplice focolare o un’altra fornace. Lo stiamo aprendo, lo stiamo scavando, e ha delle caratteristiche che un po’ assomigliano alla fornace precedente, ma altre che invece se ne differenziano”.

“La fornace in sè non è una novità – ricorda Bellintani – perché l’avevamo già scavata l’anno scorso (era stata definita fornacetta, ndr) quando avevamo tolto tutti gli elementi della volta crollati all’interno che adesso sono conservati al museo di Rovigo per un sotto-progetto che prevede la ricostruzione virtuale – o fisica se ci riusciamo – di tutta quanta la struttura che verrà speriamo musealizzata nel museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine. La novità è che abbiamo aperto tutta l’area antistante l’imboccatura della fornace, e pian piano abbiamo trovato sulla superficie di uso della fornace tutta una serie di piccoli di elementi di scarti di lavorazione di vetro e, venendo più verso Sud, abbiamo continuato a trovare frammenti di crogioli per la lavorazione del vetro”.

Giulia di Giambernardino (Sapienza università di Roma) illustra i crogioli: lei che è stata un po’ la protagonista dello scavo di quest’area dove ha individuato questi reperti in particolare: “Dopo aver asportato l’us 1009 – ricorda di Giamberdino – che era caratterizzata da questi legnetti mineralizzati, abbiamo notato subito una colorazione bluastra-verdognola che ci ha fatto capire di doverci fermare ed essere un po’ più delicati. Quindi ci siamo resi conto subito di esserci trovati di fronte a quelli che sembravano essere frammenti di crogiolo adatti alla lavorazione del vetro”.

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Campagna 2024: dettaglio di frammento di crogiolo con tracce di vetro dallo scavo di Frattesina di fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)

Se ne vede uno che conserva ancora la ceramica e la spalmatura di vetro che aderisce alla superficie interna. Vicino c’è una zona che non è ancora stata asportata in cui si può notare anche in questo caso un frammento di crogiolo che mostra sempre tracce della spalmatura di vetro. Interviene Bellintani: “Sul terreno ce ne sono parecchi di frammenti di crogiolo. Molti sono ancora in corso di scavo. L’idea è che un po’ tutta l’area probabilmente fosse in parte dedicata a diversi gradi di lavorazione, dalla produzione del vetro primario alla lavorazione del vetro, la sua colorazione, e poi la produzione di perle che sono il maggior prodotto. Le perle sono il prodotto principale di questa industria che, ricordo, come già detto nel 2023, è la prima produzione vetraria sistematica d’Europa”.

“Quest’anno – come detto, spiega Bellintani – abbiamo aperto un ulteriore settore verso Est per vedere i imiti orientali di una delle strutture che erano già emerse nello scavo del 2023. Si vedono bene le travi in orizzontale che possono essere interpretate o come la parete Nord della capanna crollata e rimasta molto ben conservata anche se combusta, carbonizzata, oppure come una struttura a terra, una piattaforma antistante la capanna. Dietro la piattaforma, quello che si vede più chiaro è il battuto pavimentale che adesso abbiamo scoperto integralmente e che delimita, individua un’area abbastanza vasta di 7-8 metri per 5-6 di una struttura probabilmente di tipo abitativo”.

Tra le evidenze della campagna 2024 c’è lo scheletro di un cavallo scavato da Matteo Cianfoni, archeo-zoologo dell’università La Sapienza di Roma che spiega: “Si tratta di un equide neonato, lo sappiamo perché ha le saldature delle epifisi confuse, la dentatura da latte, e apparentemente non era in un taglio ma sembra comunque sia stato avvolto in un tessuto, un qualche materiale deperibile che lo conteneva.

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Campagna 2024: l’eccezionale ritrovamento dello scheletro integro di un neonato di cavallo nello scavo di Frattesina di Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)

“Un ritrovamento abbastanza particolare – continua Cianfoni – perché i cavalli sono pochissimi in abitato, non utilizzati per l’alimentazione ma utilizzati per la cavalcatura, alcuni per il traino, ma sono comunque uno status symbol, e quindi una deposizione di un individuo neonato in abitato è una scoperta abbastanza eccezionale. Il cavallo è rannicchiato sul lato sinistro, si vede la mandibola con i denti. Il cranio purtroppo è un po’ imploso a causa della pressione della terra. Si vedono gli arti inferiori, il bacino, la zampa posteriore, la scapola, radio, omero, l’altra scapola e le vertebre. La testa guarda verso Nord come se fosse appoggiato sul suo lato posteriore. La percentuale di cavalli nelle faune rinvenute in questo tipo di abitati è. Stanno sotto l’1%”. Bellintani: “Questo per dare l’idea dell’eccezionalità del rinvenimento, soprattutto nel fatto che è un individuo intero. Il cavallo – come si diceva prima – era un elemento particolare nella fauna locale e uno status symbol destinato forse eccezionalmente anche all’alimentazione, ma soprattutto per la cavalcatura o per il tiro di carri”.

“Prospettive per quanto riguarda il sito di Frattesina? Se ci sarà il finanziamento con la possibilità di proseguire lo scavo – spiega Bellintani – ovviamente quello che dovremo fare innanzitutto – che ci promettevamo di fare quest’anno e non è stato possibile – sarà l’asportazione della fornace per poterla musealizzare. È un reperto unico cui stiamo dedicando particolare attenzione. Ma non meno importante è la prosecuzione almeno in quest’area di scavo per arrivare all’impianto delle strutture che stiano scavando che vede almeno un metro ancora di stratigrafia da esplorare. Quindi tante altre cose che stanno dando molte soddisfazioni perché grazie alla teleosservazione prima, e poi alla magnetometria, abbiamo individuato un’area di scavo che è sia un quartiere abitativo che anche una zona di produzione artigianale che è la caratteristica principale di questo sito che chiamiamo “sito di produzione scambio” perché legato a una rete di scambi veramente vastissima che va dal Nord Europa al Mediterraneo orientale e che fa di Frattesina un unicum, un sito eccezionale nell’Europa dei tempi di Ulisse”.

Esclusivo. Il direttore dello scavo del sito protostorico di Villamarzana (Ro), prof. Michele Cupitò (unipd), traccia un primo bilancio della campagna 2024, nel progetto “Prima Europa”, soffermandosi sulle evidenze archeologiche più interessanti, e guardando a quelli che potrebbero essere gli esiti di una futura, quanto auspicabile, campagna di scavo. Se ne parla il 1° febbraio a Rovigo

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Sito protostorico di Villamarzana (Ro): campagna di scavo 2024. Veduta generale (foto graziano tavan)

Lo scavo 2024 del sito protostorico di Villamarzana (Ro), diretto dal prof. Michele Cupitò dell’università di Padova, e il coordinamento della soprintendenza Abap di Verona Rovigo e Vicenza, giunto al secondo e ultimo anno del progetto “Prima Europa” finanziato dalla Fondazione Cariparo, sarà uno dei temi affrontati sabato 1° febbraio 2025, a partire dalle 9, a Palazzo Roncale di Rovigo nell’incontro “Archeologia in Polesine. Progetti in corso, novità, prospettive”. La seconda campagna di scavo a Villamarzana ha delineato meglio la natura del sito protostorico, che doveva essere un insediamento di tipo produttivo (forse del bronzo): un piccolo quartiere artigianale forse legato a delle abitazioni di un certo livello sociale, tutte ancora da scavare, con evidenti rapporti con l’Italia sud-orientale, la Puglia in particolare, a conferma che in questa fase del Bronzo finale quest’area del Polesine era tutt’altro che in crisi. A tracciare un primo bilancio della campagna di scavo 2024, soffermandosi sulle evidenze archeologiche più interessanti, e guardando a quelli che potrebbero essere gli esiti di una futura, quanto auspicabile, campagna di scavo, è lo stesso prof. Cupitò in esclusiva per archeologiavocidalpassato.com.

“Oggi (30 settembre 2024, ndr) – spiega il prof. Michel Cupitò – si apre l’ultima settimana di scavo nel sito di Villamarzana, del secondo e ultimo anno del progetto Prima Europa, che è finanziato dalla fondazione Cariparo. L’università di Padova quest’anno (2024, ndr) – come era nelle prospettive – ha ampliato l’area di scavo sulla base di quelle che erano state le evidenze identificate lo scorso anno. L’obiettivo era in particolare quello di cercare di comprendere e mettere in luce una struttura che si era ipotizzato essere di tipo abitativo identificata lo scorso anno. Proprio per questa ragione la superficie dello scavo è stata triplicata rispetto all’anno scorso.

 

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Sito protostorico di Villamarzana (Ro): fase di scavo nella campagna 2024 (foto drm-ven)

“I depositi archeologici – continua Cupitò – sono stati in parte troncati dalle arature. Però la situazione si è rivelata migliore rispetto a quello che immaginavamo. Il lembo di struttura che avevamo identificato nel 2023 si è rivelata essere una struttura di grandi dimensioni, un edificio plurifase cioè con più fasi strutturate, con realizzazione di cordoli per delimitare l’area – probabilmente degli alzati che alloggiavano in buche di palo – e molte strutture pirotecnologiche nelle quali veniva usato il fuoco. In particolare una grande struttura che potrebbe – il condizionale è d’obbligo perché le analisi di laboratorio devono ancora venire – essere utilizzata per la lavorazione del bronzo.

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Sito protostorico di Villamarzana (Ro): stratigrafia evidenziata nella campagna 2024 (foto graziano tavan)

“Quindi – conclude Cupitò – il bilancio è assolutamente positivo. Nel senso che abbiamo tutti i dati per ricostruire una piccola parte di questo settore dell’insediamento. Si conferma la regolarità dell’impianto e quello che è forse è il fatto più interessante in generale è che non ci troviamo a scavare un’area abitativa in senso proprio, cioè domestica come invece avevamo ipotizzato nel 2023, ma più probabilmente un’area di tipo produttivo forse del bronzo, come dicevo, ma possibilmente legata anche ad altre attività che andremo a indagare. Quindi un piccolo quartiere artigianale che forse era legato a delle strutture domestiche, quindi a delle abitazioni di un certo livello, perché abbiamo identificato anche quest’anno frammenti di ceramica protogeometrica che provengono o comunque dichiarano importanti contatti tra questo settore e l’Italia meridionale attraverso l’Adriatico. Quindi due strutture abitative che grazie alle prospezioni magnetometriche possiamo ipotizzare siano nella zona settentrionale che non abbiamo ancora identificato”.

“Questo è quello che tecnicamente si dice un vespaio”, spiega il prof. Michele Cupitò -, una struttura quadrangolare di circa 2,5 metri per 1,5 metri di lato, realizzata in questo modo: una sorta di sottofondo di blocchetti di argilla e impasti cotti bruciati, e poi al di sopra una stesura di frammenti ceramici, realizzata appositamente in modo molto regolare.

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Sito protostorico di Villamarzana (Ro): il cd vespaio nella campagna 2024 (foto graziano tavan)

Questa struttura per ora non mostra particolari confronti, quindi per ora è un unicum, la cui funzione dobbiamo ancora capire, ma sicuramente era una struttura legata alle attività artigianali. Una struttura complessa perché, come si può vedere, era chiusa, delimitata da buche di palo. Ci sono anche tracce di un’assicella di legno combusta. Quindi una struttura delimitata da buche di palo che o era coperta o comunque contenuta in questo apprestamento che sul lato Nord-Ovest presentava delle buche di palo che proseguivano oltre e quasi sembrano delimitare quest’area rispetto a quella fossa che ormai è stata scavata, che possiamo ipotizzare sia una clay-pit, cioè un pozzetto per il recupero di materiale argilloso per stesure, per alzati… quello che è interessante è che aveva uno scarico di materiali sulla sponda, tra questi materiali è stata trovata un’importante forma di fusione di un oggetto che è molto documentato nel Polesine, cioè le palette con innesto a cannone. Il dato è particolarmente importante perché da un lato ci conferma che quest’area che stiamo scavando si colloca cronologicamente all’interno del Bronzo finale, in una fase avanzata del X secolo. Nello stesso tempo questa presenza ci conferma che questa tipologia di strumenti che sono molto documentati nei ripostigli di Frattesina, per esempio, dove però sono più antichi, delle prime fasi del pieno Bronzo finale, continua a essere prodotta in questo territorio, in quest’area fino appunto alla fine del X secolo. E questo conferma anche l’importanza che in questa fase, che in qualche modo si era ritenuta essere una fase di crisi – ma in realtà credo che non lo sia affatto – il polo polesano è ancora un’area importante per la lavorazione, l’approvvigionamento e la circolazione del metallo.

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Sito protostorico di Villamarzana (Ro): rilievo planimetrico nella campagna 2024 (foto drm-ven)

“Un’altra evidenza straordinaria – che avevamo già identificato nel 2023 ma che quest’anno ha visto un incremento consistente sul piano quantitativo – sono i frammenti di ceramica protogeometrica, cioè ceramica che non ha relazioni con gli aspetti culturali indigeni ma che rimanda chiaramente a produzioni dell’Italia sud-orientale, in particolare la Puglia. Si tratta della cosiddetta ceramica figulina, cioè molto depurata, forse fatta al tornio – questo aspetto è ancora da indagare –, e con una decorazione dipinta. Quindi qualcosa di estremamente raffinato e un bene di lusso naturalmente. E questo – conclude Cupitò – è importante perché denota chiaramente dei rapporti tra il Polesine e, attraverso le rotte adriatiche, l’Italia sud-orientale, in un momento nel quale le relazioni con il mondo egeo orientale si sono interrotte, ma chiaramente l’Adriatico rimaneva un mare molto molto frequentato. Non più frequentato da egei e levantini, ma frequentato dalle popolazioni rivierasche delle coste centro-meridionali dell’Italia e forse anche della opposta sponda”.

“Questo secondo anno di attività di scavo a Villamarzana – spiega il prof. Michele Cupitò – ha aperto una nuovissima prospettiva per la comprensione di questo territorio anche perché per la prima volta si è aperta una finestra su queste fasi avanzate del Bronzo finale che fino a oggi sono state quelle meno indagate, meno conosciute perché per ragioni varie, non da ultimo per il fatto che, per quanto noto nell’importante sito di Frattesina, i livelli archeologici riferiti a queste fasi avanzate sono poco conservati a causa naturalmente delle attività agricole. Quindi lo scavo di Villamarzana condotto dall’università di Padova col coordinamento della soprintendenza ha aggiunto un tassello davvero importante per la storia del Medio Polesine e per la protostoria dell’Italia settentrionale e dell’Italia in senso generale; e ovviamente perché abbiamo parlato di rapporti adriatici, di relazioni con l’area alpina.

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Sito protostorico di Villamarzana (Ro): allievi dell’università di Padova impegnati nella campagna 2024 (foto graziano tavan)

“Col 2024 – ricorda Cupitò – si conclude questo segmento del progetto. Però non dovrebbe fermarsi un po’ per la complessità della stratigrafia, un po’ perché è importante sottolineare che questo è uno scavo di ricerca, naturalmente, ma anche uno scavo che mira a preparare giovani studenti al fine di farli diventare giovani studiosi. Quindi è uno scavo che vuole creare anche le figure che in un futuro porteranno avanti le indagini. Infatti lo scavo qui a Villamarzana è portato avanti con studenti dell’università di Padova di tuti i gradi, dal primo anno della triennale fino al dottorato di ricerca. Ovviamente anche con dei collaboratori che hanno già oltrepassato questo limite e sono ormai dei professionisti. Non potremo quindi esaurire tutte le domande. Porteremo a casa la quantità maggiore di dati, e sicuramente ci faremo – anche alla luce delle analisi di laboratorio – un quadro molto più chiaro ma ovviamente quello che c’è ancora da capire è molto, soprattutto sarebbe necessario tornare su questo scavo per concludere veramente l’analisi stratigrafica in tutti i settori. E poi, proprio perché ci troviamo in una situazione di area artigianale, di area produttiva, sarebbe necessario espandere lo scavo probabilmente verso Nord per comprendere come funzionava quest’area produttiva non solo dal punto di vista tecnico – cioè che cosa ci si faceva – ma chi ci lavorava, da chi veniva gestita. Abbiamo l’idea che a Nord possano esserci le tracce, forse anche più conservate, perché andando verso Nord la stratigrafia sembra meno toccata dagli interventi agricoli, di due edifici di grandi dimensioni che potrebbero essere due case di livello elevato in termini sociali che forse gestivano queste produzioni. Quindi la ricostruzione proprio di un quadro più organico.

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Sito protostorico di Villamarzana (Ro): sopralluogo Sabap nella campagna 2024. Da sinistra, le archeologhe Brunella Bruno e Paola Salzani e il soprintendente Andrea Rosignoli con il prof. Michele Cupitò (foto drm-ven)

“L’auspicio, la mia speranza – conclude Cupitò – è quindi che la Fondazione Cariparo possa prendere in considerazione la possibilità in un futuro di rifinanziare o comunque contribuire ancora economicamente allo scavo proprio per queste finalità di ricerca, di comprensione migliore di questo segmento molto importante della storia del Polesine che è forse quello ancora meno noto”.