Nogarole Rocca (Vr). La mostra “Connessi. Interazioni millenarie di una necropoli” apre le porte alla comunità di quel territorio che è stato custode per 4500 anni della necropoli preistorica e protostorica scoperta in località San Francesco. Gli interventi della curatrice Paola Salzani, che ha diretto lo scavo a Pradelle, e dell’archeologo Gianni De Zuccato che la scoprì
La mostra “Connessi. Interazioni millenarie di una necropoli” apre le porte alla comunità di quel territorio che è stato custode per 4500 anni della necropoli preistorica e protostorica di Nogarole Rocca, scoperta in località San Francesco nella frazione di Pradelle. A pochi giorni dall’inaugurazione della mostra alla presenza degli addetti ai lavori (archeologi di soprintendenza, università, musei; amministratori locali e provinciali; e rappresentati di Autobrennero che ha sponsorizzato il progetto di ricerca e valorizzazione: vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2024/11/06/nogarole-rocca-vr-allex-oratorio-san-leonardo-di-pradelle-apre-la-mostra-con-nessi-interazioni-millenarie-di-una-necropoli-che-vuole-valorizzare-leccezionale-ne/) sabato 9 novembre 2024, alle 10, nella sala congressi di Corte Castelletto di Pradelle di Nogarole Rocca, evento inaugurale a favore della cittadinanza con la presentazione dei lavori che hanno interessato la necropoli preistorica. A seguire apertura della mostra archeologica, visitabile fino al 2 febbraio 2025 il sabato e la domenica dalle 15 alle 18 con visita guidata alle 16 senza prenotazione, nell’oratorio di San Leonardo.

L’archeologa Paola Salzani della Sabap di Verona illustra la mostra “Connessi. Interazioni millenarie di una necropoli” all’ex oratorio di San Leonardo di Nogarole Rocca (foto drm-veneto)
Paola Salzani, archeologa preistorica della soprintendenza ABAP di Verona Rovigo e Vicenza, responsabile dello scavo della necropoli preistorica di Nogarole Rocca (Vr) e curatrice della mostra “Connessi”, spiega ad “archeologiavocdalpassato.com” come si è passati dalla grande scoperta con un intervento di archeologia preventiva alla prima esposizione dei preziosi reperti ossei, ceramici e metallici a pochi passi dal luogo del rinvenimento.
“La scoperta: è stato subito chiaro dalle prime battute nel 2017 che era molto importante. Lo scavo è stato lungo e molto impegnativo perché ha interessato un’area di 12800 mq, e da allora da quel momento il lavoro mio come coordinamento scientifico e di studio ma di tutti i collaboratori del gruppo di ricerca che si è impegnato allo studio di questi rinvenimenti è stato continuo e costante. I restauri e le analisi fino a trovare in Autobrennero un sostegno finanziario importante che ci ha consentito, attraverso la mostra Connessi di poter restituire in anteprima – diciamo – i dati preliminari di questi studi, perché le ricerche non sono finite. Questo è un punto non di arrivo ma di ripartenza per proseguire gli studi”.

La necropoli di Pradelle di Nogarole Rocca datata tra il Campaniforme e l’Età del Bronzo (foto Sabap-Vr)
Gianni De Zuccato, archeologo della soprintendenza ABAP di Verona Rovigo e Vicenza, per “archeologiavocidalpassato.com” ripercorre le vicende che hanno portato alla scoperta della necropoli preistorica di Nogarole Rocca, nel 2017, con un intervento di archeologia preventiva: dall’affiorare di un eccezionale vaso campaniforme all’incarico a Paola Salzani.
“La necropoli è stata scoperta in una maniera del tutto inaspettata, ma non casuale, perché è frutto di un intervento di archeologia preventiva. Quando hanno lottizzato questa grandissima area, dove dopo è stata scoperta la necropoli, io ero funzionario di zona e ho chiesto un’assistenza archeologica preventiva perché l’area era molto grande, perché si sa che Nogarole Rocca è una miniera di ritrovamenti archeologici, anche se nella zona specifica non era stato segnalato nessun rinvenimento in precedenza. Questa indagine preventiva condotta dall’archeologa Francesca Meloni aveva portato a dei ritrovamenti ordinari, non particolarmente rilevanti: erano state individuate delle canalizzazioni, forse di epoca romana, in quanto sul fondo di questi canali c’erano dei laterizi di epoca romana, ma sono quelle cose che nella campagna, nella campagna veronese poi, si trovano in maniera abbastanza frequente. E poi era stata individuata una fornace invece probabilmente settecentesca. Mi era stato chiesto appunto – ornai eravamo alla conclusione di questa indagine – mi era stato chiesto cosa fare della fornace. Ho detto: “fate tutti i rilevamenti del caso”. Documentazione fotografica, si recupera quello che è possibile recuperare come documento materiale, cioè dei residui delle lavorazioni dei laterizi. E poi dico: “asportate quello che non è il caso di conservare”.

2017, lottizzazione in località San Francesco di Pradelle di Nogarole Rocca: emerge dal terreno un vaso campaniforme in eccezionale stato di conservazione (foto sabap-vr)
“Nell’asportazione – dopo un po’ – mi chiama la dottoressa Meloni e mi dice: “guarda, dal piano di asportazione della fornace è emerso questo vaso”. E mi manda la fotografia. E alla vita mi ha fatto trasalire perché ho immediatamente riconosciuto un vaso campaniforme quasi integro. Ho spalancato gli occhi e ho detto: “Questo è un campaniforme”. E gli ho scritto. Conservo ancora la chat tra me e lei. E lei mi dice: “Sembra anche a me”. Allora mi sono precipitato lì e effettivamente c’era questo vaso che inizialmente non si sapeva a cosa riferire. E poi nei giorni seguenti abbiamo capito che era un documento di questa grande necropoli neolitica. A questo punto ho coinvolto la dottoressa Paola Salzani. Non ricordo se era già incardinata nella soprintendenza o se stava per essere incardinata nella soprintendenza, e lei è una specialista della materia e quindi aveva tutti i titoli per proseguire nella ricerca. Ho partecipato naturalmente anch’io perché ero il “papà” di questa scoperta. E sono usciti questi grandi circoli, i resti di questi grandi tumuli funerari con un numero notevole di sepolture e con le testimonianze di questo rituale tipico del periodo del Neolitico che è particolarissimo e ha avuto giustamente una risonanza a livello nazionale e anche internazionale”
Nogarole Rocca (Vr). All’ex oratorio San Leonardo di Pradelle apre la mostra “CON-NESSI. Interazioni millenarie di una necropoli” che vuole valorizzare l’eccezionale necropoli protostorica del III-II millennio a.C. che ha restituito 40 sepolture e molte ossa dei defunti che rivelano informazioni su mobilità, coesistenza sociale e attrattività dei territori
Dal lavoro sinergico della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, del Comune di Nogarole Rocca e del museo Archeologico nazionale di Verona (che ha fornito alcuni corredi esposti al Man-Vr), grazie alla sponsorizzazione di Autostrada del Brennero, nasce la mostra “CON-NESSI. Interazioni millenarie di una necropoli” che viene inaugurata il 6 novembre 2024 alle 10.30 e resterà aperta fino al 2 febbraio 2025, all’ex oratorio San Leonardo di Pradelle, nel comune di Nogarole Rocca (Vr). La mostra, che ha ottenuto il patrocinio dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, del FAI – Delegazione di Verona, della Provincia di Verona e della Regione Veneto, vuole valorizzare l’eccezionale necropoli protostorica del III-II millennio a.C. indagata dalla soprintendenza tra il 2017 e il 2019 nella lottizzazione “Le Porte della città” in località San Francesco.

L’area della necropoli protostorica del III-II millennio a.C. indagata dalla soprintendenza tra il 2017 e il 2019 nella lottizzazione “Le Porte della città” in località San Francesco di Nogarole Rocca (vr) (foto sabap-vr)

Un momento dello scavo nella necropoli preistorica e protostorica di Pradelle di Nogarole Rocca (Vr) (foto sabap-vr)
Più di 40 sepolture risalenti al III-II millennio a.C. su un’area di 12.800 metri quadri. Basterebbero i numeri a dire dell’eccezionalità delle scoperte archeologiche condotte dalla Soprintendenza nel Comune di Nogarole Rocca. Le indagini hanno consentito di svelare una straordinaria necropoli preistorica e protostorica, che probabilmente si estendeva su un’area ancora più vasta. E che oggi diventa protagonista di una mostra. Attraverso l’esposizione dei reperti rinvenuti e il racconto dei risultati inediti degli studi in corso sul contesto, si evidenzia il legame di questo rinvenimento con la contemporaneità e le nuove sfide di oggi in termini di mobilità, coesistenza sociale e attrattività dei territori.

Le tracce dei tumuli funerari della necropoli preistorica e protostorica di Pradelle di Nogarole Rocca (Vr) (foto sabap-vr)
La campagna di scavo, che è stata diretta dall’allora funzionario archeologo di zona Gianni De Zuccato e dalla collega Paola Salzani, ha portato alla luce più di 40 sepolture, di epoche diverse: 8 di queste sono risalenti alla fine dell’età del Rame e associate alla Cultura del Bicchiere campaniforme. Imponente l’articolazione della successiva frequentazione fra Bronzo Antico e Bronzo Medio 1 con strutture funerarie circolari (tumuli) e più di 25 sepolture a inumazione e infine le 6 sepolture a cremazione della fine del II millennio a.C.

Una sepoltura a inumazione dalla necropoli preistorica e protostorica di Pradelle di Nogarole Rocca (Vr) (foto sabap-vr)
Gli scavi hanno permesso di recuperare non solo materiali archeologici di eccezionale valore ma anche un importantissimo patrimonio rappresentato dalle ossa dei defunti. È stato così possibile approfondire alcuni temi particolarmente attuali nella ricerca archeologica e nel dibattito scientifico a livello europeo, non solo sulle malattie, sulla dieta e sulla salute dei defunti. Infatti grazie alle analisi genetiche sul Dna e a quelle isotopiche si sono potute reperire informazioni e formulare ipotesi anche sui legami di parentela, sulla provenienza e mobilità degli individui e di alcune materie prime.
“La villa dei Mosaici di Negrar (Vr): vecchi ritrovamenti e nuove scoperte”: è il poster presentato da Tinè, De Zuccato, Rinaldi e Basso al XXIX Colloquio dell’Associazione Italiana per lo Studio e la Conservazione del Mosaico (AISCOM) al parco archeologico di Ostia antica
Tre giorni per confrontarsi sulle problematiche del mosaico antico, tra nuove scoperte, conservazione dell’esistente, e valorizzazione dei siti. Si è tenuto a ostia antica, dal 15 al 18 marzo 2023, il XXIX Colloquio dell’Associazione Italiana per lo Studio e la Conservazione del Mosaico (AISCOM), con il patrocinio del Ministero della cultura e la partecipazione del parco archeologico di Ostia antica. I lavori, al Salone Riario nel complesso della Cattedrale di Santa Aurea, si sono articolati in tre giornate (15-17 marzo 2023), con nove sessioni (Ostia, Roma, Lazio e Italia centrale, Italia settentrionale, Italia meridionale, temi iconografici e tipologie decorative parte I e parte II, metodologia restauro e innovazioni tecnologiche parte I e parte II) e con una sessione poster in modalità online. Proprio in quest’ultima sessione è stato presentato il poster “La villa dei Mosaici di Negrar (Vr): vecchi ritrovamenti e nuove scoperte” a cura di Vincenzo Tinè, soprintendenza ABAP Ve Met; Gianni De Zuccato, soprintendenza ABAP Vr; Federica Rinaldi, parco archeologico del Colosseo; Patrizia Basso, università di Verona. Ecco il poster.

La foto originale del 1922 rappresentante il mosaico della Sala A della villa romana di Negrar (foto archivio sabap-vr)
La villa dei mosaici vecchi ritrovamenti e nuove scoperte. Il contesto territoriale e lo scavo. Nel Comune di Negrar di Valpolicella in provincia di Verona, scavi condotti dalla soprintendenza Archeologia Beni culturali e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza stanno riportando in luce i resti di una villa tardoantica, che era già stata parzialmente individuata a fine Ottocento e negli anni ’20 del Novecento, ma poi interrata sotto i rigogliosi vigneti di questo territorio. Sin dai primi rinvenimenti erano emersi straordinari pavimenti musivi che per la complessità dei disegni e la presenza di soggetti figurati poco diffusi nel territorio avevano suscitato grande interesse sia tra il pubblico, sia tra gli studiosi. La ripresa dello scavo si inserisce in un ampio e virtuoso progetto di ricerca e valorizzazione che ha previsto un accordo di programma con il Dipartimento Culture e Civiltà dell’università di Verona, l’Accademia di Belle Arti di Verona, che ha già realizzato i primi importanti interventi conservativi, il Politecnico di Milano e il Comune di Negrar; l’intervento è stato realizzato grazie agli accordi di partenariato pubblico-privato con i proprietari dei terreni, l’Azienda Agricola “La Villa” dei fratelli Matteo e Simone Benedetti e la “Società Agricola Franchini” di Giuliano Franchini e grazie al supporto operativo e logistico sul campo della Società Archeologica (SAP).

Veduta aerea dell’area occupata dalla Villa dei Mosaici di Negrar tra i vigneti della Valpolicella (foto sabap-vr)
La villa si estende su una superficie di almeno 3000 mq ed è disposta scenograficamente su più terrazzamenti, collegati fra loro da scale, secondo il declivio naturale del terreno (figg. 1-2). Il settore residenziale era organizzato attorno a un ampio giardino centrale dotato di fontana, delimitato da un portico, di cui si conservano in situ alcune basi di colonne. Tale portico era pavimentato su tre lati in mosaico e su un quarto in lastre di pietra locale. Anche il vasto vano absidato che costituiva la sala di rappresentanza sull’asse principale dell’edificio, affacciata su uno dei lati del porticato, presentava un ricco pavimento musivo. Sempre in mosaico era infine decorato l’ambiente centrale del settore termale della villa, dove si sono riconosciuti un calidarium e tepidarium alimentati da un praefurnium, un frigidarium dotato di una vasca rivestita in lastre di pietra locale, oltre a una latrina e a un possibile apodyterium. Di grande rilevanza è anche il vasto settore produttivo lastricato che faceva parte integrante del complesso: vi si sono riconosciuti vani dedicati alla lavorazione del vino (come confermano le prime analisi chimiche condotte) e probabilmente anche alla sua conservazione, per cui sembra si debba pensare – in continuità con la tradizione preromana – a botti lignee, data la totale assenza di dolia defossa. I vinaccioli rinvenuti nella canaletta in uscita dalla latrina, i macroresti di legno di vite raccolti nel prefurnio e i pollini di vite recuperati in più livelli pertinenti alla fase di vita del complesso contribuiscono ad attestare che l’economia della villa si basava sulla produzione vinicola, con una straordinaria continuità fino al presente.

Fotorilievo della Villa dei Mosaici di Negrar (Vr) con indicazione della funzione dei diversi settori (foto sabap-vr)
I pavimenti musivi. L’ampliamento dello scavo della villa, come descritto, ha rappresentato un’occasione unica per arricchire la conoscenza del panorama musivo di questo contesto, già di per sé straordinario. Al nucleo di pavimentazioni musive, geometriche e figurate rinvenute durante le prime campagne di indagini, si sono aggiunte nuove superfici musive che assieme ai dati di scavo, in fase di studio, permettono di perfezionare il periodo di utilizzo della villa al primo quarto del IV secolo d.C. inserendo di diritto il territorio di Negrar nel più ampio contesto storico-culturale-economico della X Regio. Grazie allo scavo estensivo è stato definito il perimetro del settore di rappresentanza, un nucleo compatto di ambienti gravitanti sulla sala principale A con composizione ortogonale di meandri risparmianti riquadri (Décor, 192d) con soggetti legati al mondo del mito e dei ludi, in asse con il carré de triclinium del braccio di portico meridionale (vano ES); ai lati si dispongono, a Est, due vani “di servizio” decorati da seriali composizioni di croci e ottagoni formanti quadrati (Décor, 179a) o di cerchi tangenti formanti quadrati concavi (Décor, 231h) (vani B e C), a Ovest due ambienti inediti, il vano D con composizione ortogonale di ottagoni irregolari adiacenti con quattro lati concavi (formanti cerchi) (Décor, 168c), perimetrato da un bordo ad ogive, e il vano F con ottagoni irregolari (Décor, 172). Stile, cromia e riempitivi si ripetono in tutti i vani prediligendo le tonalità del rosso, rosa e grigio, nodi di Salomone, stuoie e fioroni.

La dama ingioiellata, uno dei due tondi con figura umana del mosaico pavimentale del peristilio ovest della Villa dei Mosaici di Negrar (foto graziano tavan)
Sia il settore di rappresentanza che il quartiere termale (vani T ed S) affacciano sui portici del giardino: le terme, di cui si conservano solo lembi della originaria pavimentazione con cerchi secanti con effetto di quadrifogli (Décor, 237) e ottagoni irregolari allungati (Décor, 172) gravitano sul braccio EE la cui pavimentazione presenta un disegno geometrico con composizione di ottagoni e rettangoli, più corsiva e meno vivace delle altre, caratterizzata anche da una minore attenzione al disegno preparatorio. Dalla parte opposta verso l’area lastricata si allunga il braccio EO che si distingue per l’originalità della composizione che non ha confronti in area italica: si tratta di una composizione ortogonale di quadrilobi eccedenti intorno ad un quadrato sulla diagonale con gli spazi di risulta caricati da un cerchio iscritto (Décor, 225b); nei cerchi compaiono due busti, uno femminile con ricco abbigliamento e uno maschile con folta barba, inseriti in un tappeto di soggetti di genere quali cantharoi, caproni, uccelli, cesti con grappoli d’uva, tutti orientati verso il giardino della villa. La lettura integrata dei mosaici della villa di Negrar consente di riconoscere quel nuovo corso stilistico, caratterizzato dalla complessità degli schemi, dall’ampliamento delle figure geometriche di base e dalla ridondanza decorativa, in cui convivono repertorio vegetale e animale. Tale nuovo corso ben si allinea alle mode presenti nei contesti tardo antichi dell’Italia settentrionale (Desenzano e Aquileia, ad esempio) oltre che del Mediterraneo, evocanti un contesto di benessere e ricchezza, conseguito anche tramite il richiamo al mondo della cultura e dei ludi.

Panoramica del sito archeologico della Villa dei Mosaici a Negrar (foto graziano tavan)

Il gruppo di lavoro per il parco archeologico in sopralluogo alla villa dei Mosaici di Negrar di Valpolicella: da sinistra, il sindaco Roberto Grison, il soprintendente Vincenzo Tinè, l’architetto Luca Dolmetta, l’archeologo Gianni De Zuccato, l’archeologo Alberto Manicardi, l’architetto Giovanna Battista, e i rappresentanti delle aziende agricole Benedetti e Franchini (foto sabap-vr)
Le prospettive di valorizzazione. L’importanza del sito ha favorito lo stanziamento di un primo, consistente, contributo di 1,5 milioni di Euro da parte del ministero della Cultura con il quale si è dato avvio al progetto di valorizzazione, finalizzato alla piena fruizione pubblica dell’area archeologica della Villa dei Mosaici. Un primo step, in corso di realizzazione con previsione di apertura al pubblico a metà aprile 2023, prevede il completamento delle coperture provvisorie atte a mettere in sicurezza i mosaici e consentire il loro restauro, nonché l’allestimento di un percorso provvisorio di visita con pannellistica informativa. Le coperture sono già state acquistate e poste in opera grazie alla generosa disponibilità delle cantine proprietarie dei fondi e partners dell’iniziativa, Soc. Agr. Benedetti e Soc. Agricola Franchini (quest’ultima attraverso lo strumento fiscale dell’Art Bonus), mentre il percorso pedonale di visita con ausili didattici è in corso di realizzazione in queste settimane. Seguirà il complessivo resetting idrogeomorfologico dell’area, il restauro sistematico dei resti murari e musivi e il concorso di progettazione internazionale per la realizzazione del sistema definitivo di copertura e musealizzazione del sito sulla base di un articolato documento preliminare di progettazione, che ne orienti le modalità esecutive.
Verona. La Sabap organizza “Archaiologika Erga 2022”, il secondo convegno dedicato alla presentazione delle ricerche svolte nel 2022 sul territorio di competenza della soprintendenza ABAP per le province di Verona Rovigo e Vicenza: in presenza e in streaming sul canale YouTube
Archaiologika Erga, atto secondo. Venerdì 2 dicembre 2022, alle 9.45, via Corte Dogana 2, sede della soprintendenza, a Verona, giornata di studi Archaiologika Erga dedicata alle ricerche svolte nel 2022 sul territorio di competenza della soprintendenza ABAP per le province di Verona Rovigo e Vicenza promossa dal soprintendente Vincenzo Tiné. Si potrà assistere all’evento anche in live streaming su YouTube alla pagina ufficiale della SABAP Verona. L’indirizzo è il seguente: https://www.youtube.com/@sabapverona
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Grotta di Veja (Sant’Anna d’Alfaedo, Vr): momento di campionamento (foto di Giulia Santini / unive)
PROGRAMMA. Alle 9.45, introduzione ai lavori di Vincenzo Tiné (SABAP Verona). SESSIONE 1 (chairman Vincenzo Tiné): alle 10, Roberto Zorzin (museo di Storia naturale di Verona) su “Altissimo – Monte Postale e Bolca – Pesciara di Bolca”; 10.15, Elena Ghezzo (università di Venezia) su “Sant’Anna d’Alfaedo – Grotta A di Veja” (vedi Preistoria. Nella Grotta di Veja a Sant’Anna d’Alfaedo, in Lessinia (Vr), millenni di convivenza tra l’uomo, il lupo e l’orso delle caverne: ecco i risultati della nuova campagna di scavo del team di Ca’ Foscari diretto da Elena Ghezzo | archeologiavocidalpassato); 10.30, Marco Peresani, Davide Delpiano, Davide Margaritora, Ursula Thun Hohenstein (università di Ferrara) su “Fumane – Grotta della Ghiacciaia”; 10.45, Marco Peresani, Alessandra Livraghi (università di Ferrara) su “Zovencedo – Grotta de Nadale”; 11, Cristiano Nicosia (università di Padova) e Paola Salzani (SABAP Verona) su “Arcugnano – Fimon” (vedi Fimon Molino Casarotto (Arcugnano, Vi). Presentazione dei risultati delle ricerche archeologiche riprese dopo anni per definire con più precisione la frequentazione del sito preistorico (dalla fine del IV millennio agli inizi del III) e comprendere meglio le cosiddette “aree di abitazione” | archeologiavocidalpassato); 11.15, Umberto Tecchiati, Fiorenza Gulino, Barbara Proserpio (università di Milano), Paola Salzani (SABAP Verona) su “Negrar di Valpolicella – Colombare” (vedi Negrar. Nel sito archeologico di Colombare l’università di Milano ha scoperto la prima uva della Valpolicella: 6300 anni fa questo frutto veniva già consumato. “Ma attenzione: per ora nella terra dell’Amarone non si può parlare di vino del Neolitico. Non ci sono ancora le prove. Dobbiamo continuare le ricerche. Che però costano e richiedono tempo” | archeologiavocidalpassato); 11.30, pausa caffè.

Il sito della Muraiola a Povegliano (Vr): alla fine della seconda fase della campagna di scavo 2022 stanno emergendo le strutture abitative del villaggio dell’Età del Bronzo (foto graziano tavan)
SESSIONE 2 (chairman Giovanni Leonardi). Alle 11.45, Cristiano Nicosia (università di Padova) su “Povegliano Veronese – La Muraiola” (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2022/11/30/preistoria-visita-allo-scavo-del-villaggio-delleta-del-bronzo-alla-muraiola-di-povegliano-veronese-il-direttore-prof-cristiano-nicosia-universita-di-padova-fa-un-bilancio-della-campagna/); 12, Paolo Bellintani (CPSSAE), Andrea Cardarelli (università di Roma La Sapienza), Wieke De Neef (università di Ghent), Cristiano Nicosia (università di Padova), Vincenzo Tiné (SABAP Verona) su “Fratta Polesine – Frattesina – Progetto Prima Europa”; 12.15, Michele Cupitò (università di Padova), Paola Salzani (SABAP Verona) su “Villamarzana – Progetto prima Europa”; 12.30, Michele Cupitò, Veronica Gallo, Nadia Noio, David Vincenzutto (università di Padova) su “Legnago – Fondo Paviani”; 12.45, Irene Dori, Paola Salzani (SABAP Verona) su “Arano, Nogarole Rocca, Verona, Quinzano (indagini antropologiche)”; 13, pausa pranzo.

La dama ingioiellata, uno dei due tondi con figura umana del mosaico pavimentale del peristilio ovest della Villa dei Mosaici di Negrar (foto graziano tavan)
SESSIONE 3 (chairman Mariangela Ruta Serafini). Alle 14, Mara Migliavacca Alberto Balasso, Silvia Bandera, Valentina Donadel (università di Verona) su “Malo – Monte Palazzo e Selva di Progno – Alta Val Fraselle”; 14.15, Luigi Magnini (università di Sassari), Armando De Guio (università di Padova), Cinzia Bettineschi (università di Augsburg) su “Rotzo – Bostel di Rotzo”; 14.30, Giovanna Gambacurta, Fiorenza Bortolami, Cecilia Moscardo (università di Venezia) su “Ariano nel Polesine – San Basilio (abitato preromano – scavi UniVe) (vedi Adria. Al museo Archeologico nazionale per “Padusa incontri” pomeriggio su “Etruschi e Greci in Polesine. Novità archeologiche tra San Cassiano, Adria e San Basilio” con le ricerche portate avanti dalle università di Bologna, Padova e Venezia | archeologiavocidalpassato); Silvia Paltineri (università di Padova) su “Ariano nel Polesine – San Basilio (abitato preromano – scavi UniPd)”; 14.50, Jacopo Bonetto, Caterina Previato, Jacopo Turchetti (università di Padova), Giovanna Falezza (SABAP Verona) su “Ariano nel Polesine – San Basilio (villa-mansio)”; 15.05, Gianni de Zuccato, Irene Dori (SABAP Verona), Patrizia Basso (università di Verona), Alberto Manicardi (SAP) su “Negrar di Valpolicella – villa dei mosaici” (vedi Villa dei Mosaici di Negrar (Vr). Presentati i risultati degli scavi: gli straordinari mosaici del peristilio, l’area termale, le tracce medievali. E la notizia più attesa: nel cuore della Valpolicella si produceva vino già 1700 anni fa. Trovate le tracce della coltivazione della vite e della spremitura dell’uva. Parlano i protagonisti | archeologiavocidalpassato); 15.20, Brunella Bruno (SABAP Verona), Samantha Castelli (Cooperativa Archeologia) su “Scavi Tratta Alta Velocità tra Peschiera e Vicenza”; 15.35, pausa caffè.

La conchiglia rappresentata sul mosaico romano del V sec. d.C. riaffiorato in via delle Logge a Montorio (Vr) durante la posa delle condotte del gas (foto graziano tavan)
SESSIONE 4 (chairman Marisa Rigoni). Alle 15.50, Giulia Pelucchini (SABAP Verona), Andrea Betto (ArcSat) su “Vicenza – Bacino Diaz”; 16.05, Giulia Pelucchini (SABAP Verona), Massimiliano Fagan (Archetipo) su “Vicenza – Piazza Duomo”; 16.20 Gianni de Zuccato (SABAP Verona), Raffaele Peretto (CPSSAE), Claudia Fiocchi (Archetipo) su “Rovigo – Ex Carcere”; 16.35, Gianni de Zuccato (SABAP Verona), Jacopo Leati (In Terras) su “Melara – Chiesa di Santo Stefano”; 16.50, Brunella Bruno (SABAP Verona), Davide Brombo (Ar.Tech), Massimiliano D’Ambra (ArcheoEd) su “Verona – Ponte Nuovo e via Diaz”; 17.05, Brunella Bruno (SABAP Verona), Davide Brombo (Ar.Tech) su “Verona – Montorio” (vedi Archeologia pubblica. In via delle Logge a Montorio (Vr) visita straordinaria al mosaico parte di una villa dell’epoca di re Teodorico, con presentazione dei lavori di scavo e di restauro prima della sua ricopertura. Le richieste e le curiosità della gente, le risposte di archeologi e restauratori. Ecco le interviste per archeologiavocidalpassato | archeologiavocidalpassato); 17.20, conclusioni, saluti e brindisi.
Negrar di Valpolicella (Vr). Sopralluogo alla Villa dei Mosaici: a breve sarà aperta al pubblico in via provvisoria in attesa dell’attivazione del parco archeologico

Il gruppo di lavoro per il parco archeologico in sopralluogo alla villa dei Mosaici di Negrar di Valpolicella: da sinistra, il sindaco Roberto Grison, il soprintendente Vincenzo Tinè, l’architetto Luca Dolmetta, l’archeologo Gianni De Zuccato, l’archeologo Alberto Manicardi, l’architetto Giovanna Battista, e i rappresentanti delle aziende agricole Benedetti e Franchini (foto sabap-vr)
In attesa che il progetto del parco archeologico si concretizzi, l’idea è di partire intanto con un’apertura al pubblico provvisoria della villa dei Mosaici di Negrar di Valpolicella (Vr). Sembra questa l’idea operativa alla fine del sopralluogo di lunedì 31 ottobre 2022 al sito archeologico da parte del gruppo di lavoro incaricato del progetto del nuovo parco archeologico, finanziato dal ministero della Cultura con un primo stralcio di 1 milione e mezzo di euro. Con il soprintendente ABAP di Verona Vicenza e Rovigo, Vincenzo Tiné, erano presenti il sindaco di Negrar di Valpolicella, Roberto Grison; l’archeologo della soprintendenza e responsabile degli scavi Gianni De Zuccato; gli architetti della soprintendenza Giovanna Battista e Federico Cetrangolo e il responsabile del cantiere Alberto Manicardi della Società Archeologica Padana. Per la prima volta era in visita al sito l’architetto Luca Dolmetta, dirigente del Comune di Genova e già progettista di diversi musei e aree archeologiche della Liguria, la cui collaborazione al progetto è stata generosamente concessa dal sindaco di Genova, Marco Bucci. Accompagnavano gli ospiti i proprietari dei fondi, Benedetti e Franchini, che hanno offerto un decisivo contributo alle ricerche. La valorizzazione di questo straordinario sito archeologico prosegue, quindi, prevedendo la sua fruizione pubblica in forma provvisoria a breve termine e la realizzazione di un vero e proprio parco archeologico a medio termine.
Villa dei Mosaici di Negrar (Vr). Presentati i risultati degli scavi: gli straordinari mosaici del peristilio, l’area termale, le tracce medievali. E la notizia più attesa: nel cuore della Valpolicella si produceva vino già 1700 anni fa. Trovate le tracce della coltivazione della vite e della spremitura dell’uva. Parlano i protagonisti

Una dama ingioiellata fa capolino tra uccelli, cervidi e cesti di frutta dai vividi colori. Quelli del peristilio ovest della Villa dei Mosaici di Negrar di Valpolicella. L’ultima eccezionale scoperta nell’area archeologica in località Cortesele, appena fuori il paese. Ma non l’unica. E forse neppure quella più attesa: tra i vigneti del Recioto e dell’Amarone anche 1700 anni fa, in questa villa romana del IV sec. d.C. abitata da una potente famiglia, un ricco proprietario terriero, si produceva il vino, un vino ricercato gradito alle corti. A scavo archeologico praticamente concluso mercoledì 25 maggio 2022, soprintendenza università accademia e comune hanno fatto il punto prima di iniziare a farla conoscere al grande pubblico. Con un obiettivo preciso: creare un parco archeologico che diventi un polo culturale di attrazione turistica e volano per la valorizzazione dei prodotti locali, a cominciare dai vini pregiati, il vero “oro” della Valpolicella, famosi e apprezzati in tutto il mondo.

A fare gli onori di casa il sindaco Roberto Grison che ha ricordato quanti – enti e istituzioni – hanno contribuito alle ricerche e allo scavo archeologico della Villa romana dei Mosaici di Negrar, facendo rete. Un caso esemplare, col coinvolgimento degli studenti dell’ateneo veronese e dell’accademia di Belle arti che hanno testato sul campo le loro conoscenze, portando anche alla stesura di tesi di laurea specifiche su diversi aspetti del sito archeologico. Ma tutto questo comunque non avrebbe potuto neppure iniziare se non ci fosse stata la piena e convinta collaborazione dei privati. Il terreno su cui insiste la villa romana dei Mosaici non è di proprietà dello Stato, ma di due aziende vitivinicole, l’azienda agricola Benedetti La Villa di Matteo e Simone Benedetti, e l’azienda agricola vitivinicola Franchini. Le due cantine non solo hanno permesso lo scavo senza dover procedere all’esproprio, ma hanno anche sostenuto solidalmente alcune fasi/interventi nello scavo archeologico.

Panoramica del sito archeologico della Villa dei Mosaici a Negrar (foto graziano tavan)
Verso il parco archeologico della Villa dei Mosaici. È Vincenzo Tinè, soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona, a fare il punto alla conclusione dello scavo archeologico alla Villa dei Mosaici. Ora inizia il lungo lavoro di consolidamento e restauro, con un obiettivo: “Aprire nel cuore della Valpolicella il parco archeologico della villa dei Mosaici di Negrar. Il ministero ha già annunciato un finanziamento di 1 milione e mezzo di euro, somma importante per portare avanti bene il progetto”. E c’è già chi sogna allestimenti di musealizzazione come quelli della Villa del Casale a Piazza Armerina, in Sicilia, o della Villa dei Mosaici di Spoleto (Pg). Non sappiamo ancora come sarà il progetto finale, ma è certo che nel cuore della Valpolicella sta nascendo un polo culturale unico.

Veduta d’insieme dei mosaici policromi del peristilio ovest della Villa dei Mosaici di Negrar (foto graziano tavan)

Dettaglio del peristilio ovest della Villa dei Mosaici di Negrar con i mosaici policromi e una base di colonna del porticato (foto graziano tavan)
Mosaici di rara bellezza. È la scoperta del giorno. Sono passati due anni dalle prime trincee tra i vigneti che portarono alla luce lacerti di quei ricchi pavimenti della zona residenziale della villa, immagini che hanno fatto il giro del mondo: quella scoperta permise di collegare finalmente il sito alla villa romana individuata da Tina Campanile, la prima donna a entrare alla scuola archeologica italiana di Atene, cento anni prima, nel 1922. Il tutto grazie alla tenacia e alla determinazione di Gianni De Zuccato, archeologo della soprintendenza ABAP di Verona, il cui entusiasmo ricorda molto gli archeologi pionieri dell’Ottocento. È proprio De Zuccato a descrivere lo svelamento completo dei mosaici del peristilio ovest della Villa dei Mosaici, liberato dal crollo degli intonaci del soffitto: operazione delicata e che si spera porti gli stessi grandiosi risultati del peristilio Est, studiati dall’equipe della prof. Monica Salvadori di Padova, che ha rivelato l’esistenza di un soffitto dipinto con un motivo a cassettoni prospettici colorato con fiori. “Quest’anno abbiamo trovato per la prima volta motivi figurati, motivi animali, e anche due ritratti umani: uno di una dama, molto bello, ingioiellata; l’altro, un uomo barbuto, di cui purtroppo il volto è parzialmente danneggiato”.
Nella Villa dei Mosaici si coltivava la vite e si produceva il vino. Era la scoperta più attesa: l’ultima campagna di scavo della villa dei Mosaici di Negrar di Valpolicella, terra da sempre vocata alla vitivinicoltura, ha restituito vinaccioli, legno di vite e una struttura per la spremitura dell’uva. “Nello scarico della latrina, che stava a fianco della zona termale, sono stati trovati molti vinaccioli, affidati allo studio del prof. Marco Marchesini, che appartenevano sia alla vite coltivata sia alla vite selvatica”. Ciò significa che di sicuro l’uva in villa veniva consumata. “Ma nel praefurnium, la caldaia delle terme utilizzata per scaldare l’aria che passava sotto i pavimenti – continua De Zuccato -, tra il legno bruciato recuperato c’era del legno di vite e di olmo, usato in antichità per maritare la vite”. Quindi qui la vite nel IV sec. d.C. veniva anche coltivata. “Ultima, ma non meno importante, conferma – conclude l’archeologo della Sabap – è quella derivata dallo studio di uno spazio nell’area produttiva della villa che stabilisce si tratti di un ambiente destinato alla spremitura dell’uva e alla raccolta del mosto. Quindi non ci sono più dubbi sulla produzione di vino in questa villa romana”.

Il quartiere termale della Villa dei Mosaici di Negrar (foto graziano tavan)

Tracce di una fontana al centro del cortile della Villa dei Mosaici a Negrar (foto graziano tavan)
Villa dei Mosaici: qui viveva una famiglia molto ricca. La professoressa Patrizia Basso, docente di Archeologia classica all’università di Verona, ci dà un quadro complessivo della villa romana alla luce degli elementi raccolti dallo scavo archeologico e dagli esami effettuati dai vari esperti di settore. “La villa di Negrar”, spiega, “è una grande villa del IV sec. d.C., datazione confermata non solo dalla tipologia dei mosaici, ma anche dalle analisi del C14 fatte sui vinaccioli trovati nello scarico delle latrine. È la villa di un grande proprietario terriero, che probabilmente coltivava la vite per il vino, ma aveva anche pascoli, coltivava cereali, leguminose, come hanno dimostrato le analisi dei pollini fatte dal prof. Marco Marchesini. La villa presenta una tipologia molto classica, attorno a un grande peristilio di quasi 400 metri quadri che probabilmente al centro aveva una grande fontana, e con quattro braccia di portico colonnato, caratterizzato da questi mosaici meravigliosi, che si sono conservati straordinariamente bene. Poi c’è una zona residenziale che era già stata trovata negli anni ’20 del secolo scorso (anche se poi se ne erano perse le tracce, ndr). C’è un ampio quartiere termale, una delle grandi novità di questi scavi, che ha restituito una vasca, il frigidarium, ma probabilmente anche il calidarium. E poi c’è tutta un’area che è ancora in fase di studio, perché non è ben chiaro cosa sia, forse un’area dedicata alla produzione, alla vendita. Ma è presto per dirlo”.
La Villa dei Mosaici nel Medioevo. La villa romana non muore con l’impero romano, ma presenta tracce di frequentazione e riutilizzo fino al Medioevo. Lo spiega Alberto Manicardi, archeologo della Sap che ha curato gli scavi, medievista: “Un dato importante che abbiamo recuperati dalle indagini della villa è tutto ciò che riguarda quello che è avvenuto dopo l’abbandono della villa. Una grande parte della superficie interessata dalla villa è stata abitata anche in età medievale. Tanto è vero che all’interno della villa troviamo parecchie tracce di fori, e sono le tracce di edifici lignei medievali. E poi abbiamo trovato un’area dove probabilmente c’era un focolare sempre di una capanna medievale. Sostanzialmente questa situazione attesta come anche dopo la fine della villa, probabilmente intorno al VII secolo, l’attività umana continua sia dal punto di vista abitativo, sia dal punto di vista produttivo, e anche ad uso funerario: sono state infatti trovate alcune sepolture di inumati databili tra il VII e il IX secolo d.C.”.



“La Villa dei Mosaici di Negrar di Valpolicella: una ricerca interdisciplinare”: è il titolo della giornata di studi promossi dall’università di Verona che si tiene lunedì 16 dicembre 2024, in sala Gazzola nella sede della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza, in piazza San Fermo 3° a Verona, dedicata ai risultati preliminari degli scavi archeologici della Villa dei mosaici di Negrar di Valpolicella (Vr). La partecipazione è aperta a tutti gli interessati A seguire un brindisi con vino della Valpolicella, offerto dalle aziende agricole Benedetti “La Villa” e Franchini di Negrar. È Gianni De Zuccato, direttore dello scavo archeologico, come funzionario archeologo della Sabap di Verona, a presentare e anticipare ai lettori di archeologiavocidalpassato.com i temi del convegno. E con l’occasione ne approfitta per ripercorrere lo sviluppo della ricerca archeologica, dallo scavo alla presentazione dei risultati alla comunità, non solo scientifica, e per descrivere la villa come risulta dagli scavi nella sua articolazione tra la zona residenziale e l’area produttiva, nell’arco della “vita” della struttura tardo-antica.




IL PROGRAMMA DELLA GIORNATA DI STUDIO LUNEDÌ 16 DICEMBRE 2024. Alle 9.30 Saluti istituzionali: Andrea Rosignoli (soprintendente ABAP per le province di Verona Rovigo, Vicenza), Paolo De Paolis (direttore dipartimento di Culture e Civiltà – università di Verona); Fausto Rossignoli (sindaco di Negrar di Valpolicella). INTRODUZIONE Alle 10, Vincenzo Tinè (soprintendente ABAP VE-Met), “Il progetto di studio e la valorizzazione”. SESSIONE 1: LA VILLA Presiede Francesca Ghedini (università di Padova) Alle 10.15, Patrizia Basso, Nicola Delbarba (università di Verona), Gianni de Zuccato (già soprintendenza ABAP Verona Rovigo, Vicenza), “La villa: considerazioni planimetriche e funzionali”; 10.45, Federica Rinaldi (parco archeologico del Colosseo), “I rivestimenti pavimentali: decorazione, funzione e cronologia”; 11, pausa caffè; 11.15, Monica Salvadori (università di Padova), Katia Boldo, Simone Dilaria, Anna Favero, Federica Stella Mosimann, Clelia Sbrolli, “Approcci multidisciplinari per la conoscenza della pittura parietale in contesto: il caso della villa di Negrar”; 11.30, Diana Dobreva, Anna Nicolussi (università di Verona), “Note preliminari sulla ceramica tardoantica della villa: osservazioni cronologiche, tipologiche e archeometriche”; 11.45, Dario Calomino (università di Verona), “Il quadro dei ritrovamenti monetali”. SESSIONE 2: DOPO LA VILLA Presiede Andrea Augenti (università di Bologna) Alle 12, Fabio Saggioro, Nicola Mancassola (università di Verona), Alberto Manicardi (SAP), “Le fasi di frequentazione altomedievale”; 12.30, Nicola Mancassola (università di Verona), “Le ceramiche da cucina altomedievali”; 12.45, pausa pranzo; 14.15, Laura Bonfanti, Irene Dori (università di Firenze), Alessandra Varalli (Aix-Marseille Université, CNRS, Ministère de la Culture, LAMPEA), “Gli inumati altomedievali: i risultati delle analisi bioarchaeologiche e isotopiche”; 14.30, Elisa Possenti (università di Trento), Lisa Martinelli (università di Udine), “I reperti metallici e in osso lavorato di età medievale”. SESSIONE 3 APPROCCI ANALITICI Presiede Jacopo Bonetto (università di Padova) Alle 14.45 Gianfranco Valle (geoarcheologo professionista), “Studio geomorfologico e ricostruzione ambientale”; 15, Valeria Luciani, Elena Marrocchino, Michele Zuccotto (università di Ferrara), “Caratterizzazione in sezione sottile di materiali lapidei”; 15.15, pausa caffè; 15.30, Elena Marrocchino, Michele Sempreboni (università di Ferrara), “Prime analisi sui leganti”; 15.45, Silvia Bandera (università di Verona), “Analisi dei resti faunistici”; 16, Marco Marchesini, Madalina Daniela Ghereg, Silvia Marvelli, Anna Chiara Muscogiuri, Elisabetta Rizzoli (Laboratorio di Palinologia e Archeobotanica C.A.A. Nicoli), “Vegetazione, viticoltura e alimentazione attraverso le analisi archeobotaniche”; 16.30, dibattito.
Non solo la Villa dei Mosaici di Negrar ancora protagonista, dopo le visite guidate andate subito in sold out. Venerdì 14 aprile 2023, alle 17.30, la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza in collaborazione con il Comune di Negrar di Valpolicella, l’università di Verona e l’università di Milano organizza, a Villa Rizzardi – Pojega, l’incontro “Archeologia a Negrar: le ricerche in corso” per illustrare i risultati delle ricerche archeologiche in corso in tutto il territorio negrarese, rese possibili anche grazie a sponsorizzazione e ad accordi di partenariato pubblico-privato tra la Soprintendenza, il Comune di Negrar di Valpolicella, le Università e ad alcune aziende vitivinicole della Valpolicella. Un focus particolare sulla Villa dei Mosaici dove è in corso di definizione il progetto per la valorizzazione come area archeologica con strutture e percorsi attrezzati per la pubblica fruizione. Dopo i saluti e la presentazione dell’incontro da parte di Roberto Grison (sindaco di Negrar di Valpolicella) e Brunella Bruno (soprintendenza APAB per le province di Verona, Rovigo e Vicenza), interverranno: Paola Salzani (soprintendenza APAB per le province di Verona, Rovigo e Vicenza) e Umberto Tecchiati (università di Milano) su “Prima della villa: ricerche archeologiche e paleoambientali nel sito preistorico di Colombare”; Gianni De Zuccato (già soprintendenza APAB per le province di Verona, Rovigo e Vicenza), Nicola Delbarba (università di Verona) su “La Villa dei mosaici dallo scavo alla ricostruzione 3D”; Patrizia Basso (università di Verona), Gianni De Zuccato (già soprintendenza APAB per le province di Verona, Rovigo e Vicenza) su “La Villa dei mosaici e la produzione vinicola”; Alberto Manicardi (SAP Società Archeologica) su “Le ultime fasi dello scavo”; Vincenzo Tinè (soprintendenza APAB per l’Area Metropolitana di Venezia e le Province di Belluno, Padova e Treviso) su “Il progetto di valorizzazione”. Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.
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