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1824-2024: Bicentenario dell’Egizio di Torino. Il museo cambia pelle con il progetto architettonico di OMA: si apre alla città, con una piazza, un giardino e una sala immersiva; nuove gallerie e nuovi servizi. Ecco il ricco programma delle celebrazioni già iniziate. Greco: “Un nuovo inizio”

“Un nuovo inizio”. “Una nuova nascita”. Ecco cosa rappresenta il Bicentenario per il museo Egizio di Torino. E il direttore Christian Greco lo dice all’egiziana. “È un modo per riflettere su chi siamo e per capire dove dobbiamo andare. E dove dobbiamo andare ha un elemento importante: come possiamo restituire il paesaggio? Perché duecento anni dopo la fondazione c’è una cosa fondamentale che ci manca, ovvero l’Egitto. E come riportiamo l’Egitto al museo? Lo riportiamo attraverso la flora che ricostruiamo nel giardino Egizio, e poi lo ricreiamo nella sala con l’Egitto immersivo che ci fa vedere il paesaggio ricostruito in modo digitale e messo in relazione con gli oggetti”.

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Museo Egizio: presentazione delle celebrazioni del bicentenario. Da sinistra, David Gianotten, Evelina Christillin, Christian Greco, Massimo Mori (foto graziano tavan)

Le riflessioni del direttore Christian Greco chiudono una mattinata intensa in cui, attraverso il contributo dei protagonisti, dalla presidente Christillin al direttore generale Osanna, dall’architetto Gianotten al direttore Greco, ha preso il via la fase “più calda” del progetto architettonico del nuovo museo Egizio firmato da David Gianotten e Andreas Karavanas, dello studio Oma (Office for Metropolitan Architecture) di Rotterdam, momento clou del 2024, anno delle celebrazioni del bicentenario del museo Egizio (in parte già iniziate), stagione di trasformazione del Museo non solo da un punto di vista architettonico, ma anche sotto il profilo dell’allestimento e della ricerca archeologica.

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Rendering della Piazza Egizia, nuova piazza urbana coperta, al museo Egizio di Torino (progetto OMA di Rotterdam)

Dopo la vittoria, nel gennaio 2023, da parte di Oma del concorso internazionale di idee, bandito dalla Fondazione Compagnia di San Paolo nel 2022 (vedi Torino. Per le celebrazioni del bicentenario il museo Egizio cambia volto e si apre alla città: il cortile diventa la Piazza Egizia, urbana e coperta con accesso libero al tempio di Ellesija. Ecco i dettagli del progetto dello studio OMA di Rotterdam vincitore del concorso internazionale indetto dalla Compagnia di San Paolo | archeologiavocidalpassato), si è aperta una fase di gestazione del progetto definitivo, frutto di mesi di confronto tra gli architetti e i vertici e i curatori del Museo, l’Accademia delle Scienze, proprietaria del palazzo barocco del Collegio dei Nobili, sede del Museo, e la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering della sala immersiva (foto OMA Rotterdam)

Si darà così concretezza ad un progetto ambizioso di rifunzionalizzazione della corte e di restituzione alla città di un nuovo spazio pubblico, di allestimento di un giardino egizio nella corte coperta, di una nuova sala immersiva all’interno del Museo, del restauro e del riallestimento del Tempio di Ellesija e della Galleria dei Re, progetti per cui si prevedono 23 milioni di investimenti. Tra i primi a credere in questa nuova stagione dell’Egizio, sostenendolo anche dal punto di vista finanziario è stato il ministero della Cultura. C’è stato poi l’appoggio incondizionato di Accademia delle Scienze, che crede in questo ampliamento. Fondazione Compagnia di San Paolo ha dato avvio ad un progetto innovativo di mecenatismo con il Concorso internazionale di idee per il nuovo Egizio e anche Fondazione Crt ha deliberato un sostegno economico all’Egizio, così come la Regione Piemonte e il Comune di Torino. Hanno poi generosamente offerto un sostegno economico per i diversi progetti che riguardano il bicentenario Alpitour, Camera di Commercio di Torino, Consulta di Torino, Ferrovie dello Stato, Intesa Sanpaolo, Lavazza, Reale Mutua.

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Bicentenario del museo Egizio: la presidente Evelina Christillin indica il claim “200 anni di museo Egizio. La memoria è il nostro futuro” (foto graziano tavan)

“Celebrare i 200 anni del Museo”, è intervenuta Evelina Christillin, presidente del museo Egizio, “non è solo un esercizio di memoria, ma significa anche programmare il futuro. Il progetto architettonico di Oma nasce sulla scorta di nuova visione di Museo, più articolato e multiforme: ente di ricerca, luogo inclusivo, spazio in cui, come recita l’articolo 3.2 della Costituzione italiana, si lavora per abbattere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo armonico della persona. L’idea di coprire la corte nasce quindi dalla volontà di creare una nuova agorà, che sia restituita alla collettività e, al contempo, rendere fruibile gratuitamente il Tempio di Ellesija donato dall’Egitto all’Italia. Dopo la trasformazione del 2015 il Museo si è aperto al mondo, ha cambiato costantemente la sua offerta espositiva, ha studiato nuove strade e ricette per raccontare non solo la cultura materiale, ma anche la storia nascosta dei reperti e della civiltà dell’antico Egitto”. Per l’occasione del bicentenario il museo Egizio ha voluto rinnovare la propria immagine e progettare un’identità visiva dedicata, che è stata creata in collaborazione con Studio FM. La creatività conferisce un grande peso al pittogramma del logo, che diventa motivo decorativo alludendo al percorso fatto in questi 200 anni. Il claim “200 anni di museo Egizio. La memoria è il nostro futuro”, accompagnato da un logo con lettering molto pulito, diviene il segno distintivo del Bicentenario e delle sue celebrazioni.

Collegato dalla sede ministeriale della direzione generale Musei, Massimo Osanna ha portato i saluti di tutto il ministero e della direzione generale che”, ha sottolineato Osanna, “come la presidente Christillin e il direttore Greco sanno è molto vicina al museo Egizio non solo come ente vigilante ma soprattutto come una direzione che fa della rete dei musei del territorio l’aspetto più prezioso del sistema nazionale museale. Noi stiamo cercando di creare un sistema museale nazionale che mette in rete tutto il nostro straordinario patrimonio culturale, e il museo Egizio come è noto è uno dei musei di punta di tutto il nostro sistema museale nazionale. E questo grazie a chi lo dirige adesso, grazie a Christian Greco, grazie alla presidente Evelina Christillin che hanno svolto finora un lavoro straordinario. E io sono qui per testimoniarlo ancora una volta. Il museo che io ho visto quando sono arrivati Christian ed Evelina e ho rivisto poi, anno dopo anno, è un museo assolutamente nuovo, è un museo che si è aperto alla città, e io direi al mondo. È un museo che è diventato un laboratorio di ricerca, un laboratorio di sperimentazione, un laboratorio per la valorizzazione del nostro patrimonio. E diventa quindi veramente una best practice che noi dobbiamo esportare in tutte le altre realtà del sistema museale nazionale. Io ho avuto l’onore di essere nella commissione giudicatrice per il concorso di idee fatto per la copertura del cortile. Il Gruppo Oma, come sappiamo, adesso è al lavoro, sta chiudendo il progetto esecutivo e questo progetto porterà veramente il museo a trasformarsi non solo nei suoi spazi ma anche nell’offerta straordinaria che darà a tutti i pubblici che speriamo sempre più numerosi che raggiungeranno Torino e raggiungeranno il museo.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering della sala conferenze a livello -1 della piazza Egizia (foto OMA Rotterdam)

Il progetto – ha continuato il dg – prevede non solo di creare un’agorà restituita alla città, ma anche spazi immersivi per contestualizzare questo straordinario patrimonio e quindi collegarlo con i luoghi d’Egitto da cui il patrimonio proviene, un giardino egizio, tutta una serie di realtà che sicuramente contribuiranno a cambiare la percezione di questo museo all’interno del panorama torinese e italiano in genere. Ma vorrei ancora sottolineare quanto questo museo sia diventato un museo aperto a tutti, un museo che fa dell’accessibilità declinata a 360 gradi il punto di forza. Ovviamente accessibilità non solo come abbattimento di barriere architettoniche – questi sono temi che abbiamo già da tempo dovuto superare – ma anche l’abbattimento delle barriere cognitive. Ecco il museo Egizio è un museo che parla ai pubblici, che sa dialogare con la comunità ed è veramente un museo aperto come adesso devono essere i nostri musei: luoghi di incontro, luoghi di confronto, luoghi dove il cittadino, il visitatore si sente a casa perché è un luogo dove appunto può incontrare gli altri, può riflettere con gli altri sul significato della memoria e del passato. E mi piace molto il logo che aggancia la memoria al nostro futuro.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering del bookshop accessibile dalla piazza Egizia (foto OMA Rotterdam)

L’archeologia sta conoscendo in questi ultimi anni un grande rigoglio, una grande attenzione mediatica. I musei archeologici sono tra i più d’Italia e del mondo. Pensate a Pompei e Colosseo che sono al primo e secondo posto delle classifiche nazionali per numero di visitatori. E questo vuol dire proprio un’attenzione al nostro patrimonio, in particolare a quello archeologico, che richiede delle risposte chiare, delle risposte puntuali, delle risposte adeguate alle sfide della società contemporanea. E questa è una sfida che il museo Egizio da tempo ha accolto perché il museo Egizio è un luogo del contemporaneo. Non è un luogo che conserva polverosi oggetti della ricerca traghettati dal passato fino al nostro mondo contemporaneo, ma è un luogo della contemporaneità perché, con gli strumenti della contemporaneità, con le esigenze del mondo contemporaneo, sa parlare del passato e lo sa restituire con un linguaggio adeguato ai visitatori della nostra società contemporanea. Quindi buon lavoro oggi. Buon lavoro soprattutto a quelle straordinarie iniziative che saranno messe in campo nel prossimo anno. So che cominceranno subito con il Capodanno. Grazie a tutte le attività messe in campo dalla Città di Torino. E grazie anche al museo Egizio dove io mi sento sempre a casa. Buon lavoro”.

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Bicentenario del museo Egizio: David Gianotten (al centro), Managing Partner di Oma, tra Andreas Karavanas (a destra) di OMA, e Andrea Tabocchini (foto graziano tavan)

Il progetto. A entrare nel merito è stato David Gianotten, Managing Partner di Oma: “Il team OMA è orgoglioso di essere stato nominato progettista architettonico per la trasformazione del museo Egizio. La vasta collezione, la ricca storia che incarna e la visione del bicentenario ci ispirano a rafforzare il significato culturale del museo Egizio attraverso l’architettura. Il museo Egizio trasformato sarà ancora più connesso con la città e pubblicamente accessibile, integrando l’ambizione del Museo di promuovere l’impegno pubblico. Ci complimentiamo con il direttore e il suo team per la loro visione di un museo aperto e contemporaneo”. Il centro di gravità del museo Egizio più antico al mondo si sposta, dunque, nella corte del palazzo barocco del Collegio dei Nobili, che si trasformerà in una nuova agorà, su due livelli, piano terreno e piano ipogeo, coperta da una struttura trasparente in vetro e acciaio. Si tratta di uno spazio aperto gratuitamente, di fatto di un ampliamento del Museo e di Accademia delle Scienze, che avranno a disposizione circa 975 metri quadrati in più. Un luogo in cui convivranno un giardino egizio, un bookshop nel porticato, che sarà nuovamente aperto verso la corte, una caffetteria, la biglietteria e l’info point del Museo e dell’Accademia delle Scienze.

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Bicentenario museo Egizio: rendering della piazza Egizia, veduta zenitale (foto OMA Rotterdam)


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Progetto OMA: la spina che attraversa il museo Egizio e le connessioni con la città di Torino e gli spazi espositivi (foto OMA Rotterdam)

“Il progetto”, ha spiegato Gianotten, “crea un nuovo cortile coperto, chiamato piazza Egizia, e una serie di spazi urbani collegati aperti a tutti, rafforzando il legame del museo con la rete di aree pubbliche torinesi e la sua chiara identità. Il progetto riorganizza le aree pubbliche del museo in sei distinti spazi urbani, ognuno con la propria dimensione, funzione e qualità uniche. Il più grande di questi spazi è la piazza Egizia, concepita come un’area pubblica condivisa tra il museo Egizio e la città. Una “Spina” centrale collega i sei spazi urbani tra loro e anche le due entrate del museo su via Accademia e via Duse. Sono state apportate aperture alla facciata attuale del museo su via Duse, invitando il pubblico all’interno del museo e nella piazza Egizia per varie attività quotidiane di svago. Un motivo geometrico al piano terra, ispirato a reperti del museo come la maschera funeraria di Merit, crea una continuità visiva tra gli spazi urbani”.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering del giardino Egizio al livello -1 della piazza Egizia (foto OMA Rotterdam)

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering della piazza Egizia su due livelli (foto OMA Rotterdam)

La piazza Egizia è un cortile a doppio livello, multifunzionale, concepito come un palinsesto della storia del museo Egizio. Qui vengono esposte l’architettura originale e le tracce delle modifiche nel corso del tempo. Al livello 0, sono state restaurate le numerose aperture storiche del cortile, chiuse sin dalla ristrutturazione del museo nel 2010, ricollegando questo spazio pubblico alla città. Al livello -1, dove si trovano il Giardino Egizio e lo spazio per eventi e apprendimento, viene scoperta la facciata originale del Collegio dei Nobili, anch’essa nascosta dagli anni del 2010. Due aperture a livello 0, direttamente sopra il Giardino Egizio e lo spazio per eventi e apprendimento, portano luce e conducono i visitatori al livello sotterraneo”.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering dell’ingresso da via Duse e visione del tempio di Ellesija (foto OMA Rotterdam)


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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering della piazza Egizia coperta e accessibile anche di sera (foto OMA Rotterdam)

Sopra la piazza Egizia viene installata una copertura trasparente, sostenuta da prolungamenti delle colonne esistenti, per creare un ambiente temperato. La griglia strutturale in acciaio rivestita in alluminio della copertura, definita dal ritmo regolare della facciata del Collegio dei Nobili, funge anche da dispositivo di raccolta delle acque piovane, ventilazione dell’aria e illuminazione, rispondendo alle ambizioni del museo in termini di sostenibilità. La piazza Egizia e gli altri spazi urbani sono accessibili al di fuori dell’orario di lavoro e accolgono tutti i visitatori, con o senza biglietto. La loro natura pubblica offre al museo la possibilità di estendere i suoi orari di apertura. Una selezione di manufatti del museo Egizio è esposta per un primo incontro del pubblico con la collezione museale. Dagli spazi urbani, i visitatori proseguono per visitare le mostre del museo o partecipano a attività gratuite e eventi, oppure continuano a passeggiare in altri spazi pubblici di Torino. “Museo Egizio 2024”, ha concluso Gianotten, “è una destinazione per studiosi e il pubblico interessato, nonché un luogo pubblico riscoperto per tutti”.

Il ricco programma delle celebrazioni per il Bicentenario, i nuovi allestimenti, i nuovi progetti per fare sempre più il museo Egizio un museo trasparente permeabile inclusivo è stato illustrato dal direttore Christian Greco. “Parto da un dato biografico – ha esordito -. Perché quando nel 2014 fui selezionato al concorso di selezione mi chiesero “come lo vedi il museo nel 2015”, dovevano infatti aprire un museo, io ho detto “ma il mio orizzonte è il 2024 perché dobbiamo festeggiare il bicentenario. Non avrei mai pensato, dopo 10 anni, di essere ancora qui. Sono davvero lieto che la programmazione ci porti a celebrare, come diceva la presidente, questo evento importantissimo.

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Ponteggi per il restauro delle facciate interne nel cortile del museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

“Lasciatemi cominciare col dire cosa sta già accadendo. Avete visto i ponteggi, che stanno fuori, stiamo restaurando le facciate, ma c’è una programmazione culturale che è già partita. Ringrazio, è in sala, il prof. Ray Johnson che è visiting scholar. Il museo Egizio per il Bicentenario ha intrapreso questa nuova modalità: grandi egittologi che hanno regalato tantissimo alla disciplina, possono stare per sei mesi o un anno da noi e regalare al museo Egizio e alla disciplina un futuro. Raymond W. Johnson sta studiando tutto il nostro materiale di Amarna che confluirà in una pubblicazione. Per chi non lo conoscesse, per chi non è egittologo, è stato per 40 anni all’Epigraphic Survey dell’Oriental Institute di Chicago, che ha diretto per molti anni. Per noi è un grande onore che Ray Johnson sia qui a Torino.

torino_egizio_what-is-a-museum_locandinatorino_egizio_what-is-a-museum_incontri_locandinaPoi abbiamo iniziato un’attività, che tutti voi conoscete, “What is a museum” (vedi Torino. Al museo Egizio al via con Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani, il ciclo “What is a museum?”, in presenza e on line: dieci direttori dei più grandi musei del mondo si confrontano col direttore Christian Greco sul ruolo e le sfide del futuro dei musei | archeologiavocidalpassato). Il museo Egizio si interroga 200 anni dopo la fondazione su cosa significhi essere museo. Oggi siamo un luogo di conservazione o di distruzione, e come queste due anime possono essere messe assieme in un’ottica completamente cambiata. È un museo che nasce in una città preunitaria, che diventa poi il primo museo archeologico della capitale d’Italia, che poi diventa un museo separato dal museo di antichità dal 1939, e che man mano si è reinventato la sua natura: lo facciamo attraverso i grandi direttori dei musei internazionali. Tutti ci avete risposto a una semplice mail. Grazie davvero. Ricordo che il 9 novembre avremo il direttore del museo del Prado Miguel Falomir Faus, e il 17 gennaio 2024, sempre per rimanere in Olanda, ci sarà Taco Dibbits direttore del Rijksmuseum di Amsterdam. Hanno aperto la dottoressa Barbara Iatta e il direttore generale Massimo Osanna.

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L’egittologo Enrico Ferraris, curatore al museo Egizio di Torino

“Dal 28 novembre al 1° dicembre 2023 c’è un grande congresso internazionale. Ringrazio Enrico Ferraris che si sta spendendo per organizzare questo congresso che si chiamerà “Immateriality. Museums between Real and Digital”. Perché il museo Egizio fa ricerca e lo fa a 360°, come la cultura materiale può dialogare l’immateriale e avremo fisici, antropologi, filosofi, socio-linguisti, archeologi, paleopatologi, esperti del patrimonio, curatori, museologi e neuroscienziati – un panel abbastanza ricco – che si interrogheranno su cos’è il museo Egizio.

torino_egizio_capodanno_foto-museo-egizio“L’ha già detto la presidente, il 1° gennaio 2024 la Città di Torino regala il concerto di Capodanno in piazza Castello con l’orchestra Filarmonica di Torino con protagonista l’Egizio, in diretta televisiva su Sky Classica.

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Una pagina del libro “Riassunto del sistema geroglifico degli antichi egizi…” di Jean-François Champollion (1824) conservato nella Biblioteca Silvio Curto (Rari 10) (foto graziano tavan)

“Poi c’è quello che aprirà prima del 1° gennaio 2024. Il 21 dicembre 2023 inaugureremo una nuova Galleria della Scrittura: 600 mq dedicati alla scrittura dalla sua nascita l’implementazione dei documenti. Ci sarà una galleria dedicata ai papiri, dove finalmente moltissimi papiri potranno essere visti. Sarà un museo nel museo: 600 mq che permettono dall’inizio della storia egiziana fino all’età greco-romana di percorrere quell’elemento che è fondamentale per la nostra disciplina, la scrittura, che è stata decifrata 200 anni fa.

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La locandina della mostra “Archeologia invisibile” al museo Egizio di Torino

“Poi altra galleria permanente sarà la sala qui immediatamente di fronte alla sala conferenze che sarà la galleria dedicata all’archeologia invisibile. Abbiamo fatto un percorso espositivo nel 2019 che è stato un grande successo in cui materiale e digitale vengono messi assieme. Vi do solo un numero: una vasoteca con 8mila vasi, una vetrina su due piani che permetterà di vedere tutto. Il prof. Osanna diceva “i musei cambiano pelle”. Il museo Egizio è da un po’ che sta cambiando pelle. E come linea guida è quello di essere trasparente permeabile e inclusivo. Significa anche cercare di rendere sempre più visibile la cultura materiale. Apriremo fra poco due nuove gallerie dove sono esposti tutti i tessuti faraonici e l’idea di rendere tutto l’edificio sempre più permeabile.

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Cédric Gobeil curatore della mostra “Sedersi allegramente davanti al dio: le cappelle votive di Deir el-Medina” del ciclo “Nel laboratorio dello studioso” al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

“Stiamo variando, cambiando completamente l’allestimento della galleria di Deir el Medina. Grazie a tutto il nostro staff curatoriale. Ringrazio Cédric Gobeil che per anni ha diretto lo scavo di Deir el Medina ed è stato un po’ il motore per questa trasformazione di una delle sale fondamentali. Non solo. Vi ho detto trasparente, inclusivo, permeabile. Come ci ha fatto vedere David Gianotten il museo cambierà completamente. Non ci sarà più un percorso fisso. Si potrà entrare da varie parti del museo. Abbiamo lanciato il biglietto on line. Si potrà decidere dove andare. Si entrerà nella piazza Egizia e da lì si possono prendere le scale mobili e andare sopra per fare il percorso espositivo tradizionale, o andare giù e vedere dove la storia incontra il futuro, perché c’è la storia del museo e ci sarà la sala immersiva grazie alla collaborazione con l’istituto italiano di tecnologia di Genova e grazie alla collaborazione con Ca’ Foscari, dove risponderemo a quella domanda che ha posto David: ma dopo 200 anni, cosa manca al museo Egizio di Torino? La risposta è semplicissima: l’Egitto. E come possiamo riportare l’Egitto, come possiamo avere una nuova concezione museologica ovvero che gli oggetti non siano più isolati all’interno delle vetrine ma dialoghino con il paesaggio? Lo facciamo con il giardino Egizio che andrà a immergersi in questa sala immersiva dove riproporremo con le nuove tecnologie il paesaggio prendendo alcuni siti, ad esempio partendo dal sito di Gebelein. E ringrazio anche la Consulta per l’aiuto che ci sta dando anche per questa sala immersiva.

“Dicevo trasparente permeabile e inclusivo. Voglio anche ricordare che per fare questo abbiamo anche un nuovo dipartimento all’interno del museo Egizio che recepisce la nuova definizione Icom. Abbiamo un dipartimento che si chiama Interpretazione accessibilità e condivisione che permette quindi di focalizzarsi su questo: partire da un object-centered museum a un visitor center museum. Vogliamo essere un luogo di incontro per tutti.

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Carla Barbati, presidente dell’associazione dei professori ordinari di Diritto amministrativo, mancato il 6 settembre 2023 (foto museo egizio)

“Altri due progetti. Un’opera celebrerà il Bicentenario ovvero un volume corale in cui il museo Egizio ha chiesto aiuto a tutti. Ha chiesto aiuto a tutte le altre collezioni italiane, perché il museo Egizio vuole celebrare parlando anche delle altre collezioni egizie presenti nel territorio italiano. Abbiamo chiesto aiuto a tantissimi colleghi dell’università per raccontare questi 200 anni. E abbiamo scelto anche un format diverso in cui ognuno di noi è in relazione con uno studioso dell’università e si mette in dialogo. Per esempio io scrivo il mio pezzo insieme a Tarek Tawfik che è presidente dell’associazione internazionale di egittologia, già direttore del Grand Egyptian Museum, e professore ordinario di Egittologia all’università del Cairo. Ci tengo molto a sottolineare, anche perché è una questione personale che riguarda un po’ anche personalmente la presidente ed io, che il volume del Bicentenario sarà dedicato alla professoressa Carla Barbati, già presidente del Consiglio universitario nazionale, presidente dell’associazione dei professori ordinari di Diritto amministrativo, che ha studiato fin dall’inizio il rapporto pubblico-privato nella nascita della fondazione. Purtroppo ci ha lasciato il 6 settembre 2023. Ma il volume sarà a lei dedicato e ci sarà anche un pezzo, l’ultimo lavoro che ha fatto e che entrerà nel nostro lavoro. Per noi è molto importante anche ricordarla in questo modo.

“Concludo dicendo un altro progetto. L’ha citato prima brevemente il prof. Osanna: il PNRR. Abbiamo vinto un bando di 500mila euro del PNRR per la rimozione delle barriere fisiche e cognitive dei musei. È il modo per dare accessibilità cognitiva. Stiamo lavorando con le associazioni nel territorio per capire come venire incontro a tutti coloro che hanno non solo delle difficoltà fisiche ma delle difficoltà cognitive. Il museo, l’abbiano ripetuto da sempre, è la casa di tutti. E per essere la casa di tutti deve essere a tutti accessibile.

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Mosaico d’insieme di tutto il personale del museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

“Ma la cosa più importante l’ho lasciata per ultima, last but not least, perché non si parla mai di questo. Il museo Egizio, i musei, non sono la cultura materiale contenuta all’interno delle proprie vetrine. Non sono solo i palazzi in cui siamo e le trasformazioni architettoniche che ci rendono più permeabili, ma il museo sono tutti i nostri colleghi. Allora voglio ringraziare in primis la presidente che mi ha dato la possibilità: quando sono arrivato 10 anni fa c’erano 13 persone al museo Egizio. Oggi ci sono tutti loro: 75 persone. Il museo è fatto da donne e uomini che ogni giorno si interrogano sulla collezione, scrivono una biografia, Questo è il modo più bello per celebrare il Bicentenario”.

Torino. Per le celebrazioni del bicentenario il museo Egizio cambia volto e si apre alla città: il cortile diventa la Piazza Egizia, urbana e coperta con accesso libero al tempio di Ellesija. Ecco i dettagli del progetto dello studio OMA di Rotterdam vincitore del concorso internazionale indetto dalla Compagnia di San Paolo

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Rendering della Piazza Egizia, nuova piazza urbana coperta, al museo Egizio di Torino (progetto OMA di Rotterdam)

Inclusione, sostenibilità, possibilità a tutti di partecipare. Su questi tre concetti si sono basate le 47 proposte dai più grandi studi di architettura del mondo per la creazione nel museo Egizio di Torino di una piazza urbana coperta, la piazza Egizia, che si apre alla città e la coinvolge, con la fruizione pubblica del tempio di Ellesija. Un progetto ambizioso e “rivoluzionario” da 12,5 milioni di euro con dei tempi strettissimi di realizzazione: il bicentenario del museo Egizio, il più antico d’Europa, che scade nel 2024: obiettivo è essere pronti per ottobre 2024. Praticamente dopodomani. E il conto alla rovescia è partito ufficialmente giovedì 26 gennaio 2023 con la proclamazione del vincitore del concorso internazionale di progettazione “Museo Egizio 2024”. Ha vinto lo studio OMA – Office for Metropolitan Architecture di Rotterdam che curerà la realizzazione dell’ampliamento e il rinnovamento della corte interna del Palazzo del Collegio dei Nobili e la conseguente riorganizzazione degli spazi del museo Egizio di Torino che in vista delle celebrazioni del bicentenario del museo Egizio intende ampliare la propria offerta al pubblico nel campo della ricerca, dell’accessibilità e dell’inclusione.

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Il tempio di Ellesiya ricostruito nelle sale del museo Egizio di Torino (foto museo Egizio)

Il concorso internazionale è stato portato avanti e gestito direttamente dalla Compagnia di San Paolo, come “mecenati della Cultura”: parole del presidente prof. Francesco Profumo, che ora consegna il progetto al museo Egizio per la sua realizzazione. La Fondazione Compagnia di San Paolo accompagna la Fondazione Museo delle Antichità Egizie a partire dalla sua costituzione. Sin da allora tale istituzione ha scelto di seguire modalità innovative, accogliendo a sé soggetti sia pubblici e privati, rappresentando il primo esempio italiano di partecipazione del privato alla gestione di un patrimonio culturale pubblico. Tra gli obiettivi del Concorso vi è stato quello di valorizzare – in occasione del bicentenario della nascita del museo Egizio di Torino – il Tempio di Ellesija, offrendone una fruizione pubblica e gratuita. Il Tempio fu donato dal governo egiziano all’Italia nel 1970 come riconoscimento per la partecipazione del nostro Paese alla vasta operazione di salvataggio dei templi della Nubia a seguito della costruzione della diga di Assuan.

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Progetto OMA della Piazza Egizia al museo Egizio di Torino: rendering del doppio livello della “piazza urbana” (foto museo egizio)

I progetti giunti da ogni parte del mondo, a sottolineare – è stato detto – il prestigio dato da studiare un progetto per il museo Egizio di Torino, al di là del riscontro economico effettivo, ben più basso di quelli cui sono abituati questi grandi studi internazionali di architettura. Dopo la prima scrematura, sono rimasti in corsa cinque raggruppamenti di professionisti finalisti che hanno avuto accesso alla seconda fase del concorso: David Gianotten (O.M.A. – Office for Metropolitan Architecture), Rotterdam-Paesi Bassi (“Un progetto culturale, non solo funzionale, che offre una nuova interessante visione del futuro della città di Torino); Kengo Kuma (Kengo Kuma & Associates), Parigi-Francia (“Propone nuovi sistemi di architettura per la copertura della piazza urbana, e introduce temi di coinvolgimento emotivo dell’edificio”); Giuseppe Bove (Pininfarina Architetture), Torino-Italia, capogruppo Under 40 (“Progetto interessante con la proposta di una copertura in vetro e travi portanti sempre in vetro, che dà un effetto di trasparenza”); Carlo Ratti (Carlo Ratti Associati), Torino-Italia (“Anche questo progetto propone una copertura trasparente in vetro”); Jette Cathrin Hopp (Snohetta), Oslo-Norvegia (“Proposta assoluta di progetto, onnicomprensivo: tutto l’edificio diventa un tutt’uno con una grande scala). La commissione presieduta dall’arch. Marco Albini e composta anche da Mario Alberto Chiorino, professore emerito di Scienza delle costruzioni al Politecnico di Torino; Massimo Osanna, direttore generale Musei al ministero della Cultura, professore ordinario di Archeologia classica all’università di Napoli Federico II; Renata Picone, professore ordinario di Restauro architettonico all’università di Napoli Federico II, nonché direttore della Scuola di specializzazione in Beni architettonici e del Paesaggio dello stesso ateneo e da Francesco Profumo, presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo, alla fine ha scelto il progetto di OMA (Gianotten David, progettista capogruppo; Van Loon Helena Amelia Hubertina, progettista; De Graaf Reinier Hendrik, progettista; Salimei Guendalina, progettista; Tabocchini Andrea, progettista; Manfroni Odine, progettista; Andreani Saverio, progettista; De Camillis Carolina, consulente; Longhi Andrea, consulente; Romagnoli Laura, consulente).

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La commissione giudicante: a sinistra, Mario Alberto Chiorino, Francesco Profumo, Alberto Albini, Renata Picone, Massimo Osanna (foto museo egizio)

“Crediamo che questo concorso, come tutti i concorsi, sia un’occasione importante per favorire l’avanzamento culturale di una città generando spinte nuove e stimolando la trasformazione urbana con una risposta al bisogno di relazione tra le e coinvolgendo i punti nevralgici del tessuto cittadino”, dichiara l’architetto Albini, presidente della Commissione.  “La qualità dei concorrenti – le cinque proposte sono apparse da subito interessanti e di pregnanza di significato – ha dato lustro a questo concorso grazie alla partecipazione dei più grandi architetti del mondo affascinati sicuramente dalla committenza, una delle più grandi fondazioni europee ed anche sicuramente dal fascino che un Museo, come quello Egizio di Torino, può generare”. E continua: “Relativamente alla proposta dello Studio OMA, la Commissione ha evidenziato la particolare rilevanza e innovazione rispetto al contenuto culturale del progetto, che si reputa rappresenti un’opportunità per l’avanzamento della cittadinanza torinese e dei fruitori del Collegio dei Nobili.  Per il tramite della realizzazione di questo progetto, la città si arricchirà di un contributo rilevante anche dal punto di vista urbanistico. Un aspetto di assoluta importanza, che connota il progetto, è l’attenta e puntuale ricerca storica fatta sul disegno di Torino e sui documenti della fabbrica, che consente di sviluppare la proposta progettuale in rapporto con il pregresso. Il progetto è stato reputato inoltre particolarmente attento ai temi dell’inclusività e dell’accessibilità. Inoltre, si evidenza la raffinatezza dal punto di vista tecnologico. La “Piazza Egizia” cuore del Museo si apre alla città e ne diventa parte attiva. Un nuovo spazio pubblico dalle molteplici identità destinato alle diverse funzioni e strettamente connesso all’ Accademia delle Scienze”.

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Il team OMA di Rotterdam che ha vinto il concorso internazionale “Museo Egizio 2024” (foto museo egizio)

“La Fondazione Compagnia di San Paolo, che ha sempre sostenuto il Museo, ha confermato la propria partecipazione al nuovo percorso di trasformazione che lo riguarda”, dichiara Francesco Profumo, presidente della fondazione Compagnia di San Paolo.  “La nostra fondazione ha individuato nel concorso di progettazione della copertura della corte interna e della riqualificazione del piano ipogeo l’intervento più coerente con il proprio ruolo di mecenate moderno.  In linea con il piano strategico, che prevede anche forme di supporto alternative all’attività grant-making, la Compagnia si è fatta carico del processo di selezione di uno progetto da donare al Museo.  Nel caso specifico, facendo riferimento al codice degli appalti dei Beni culturali, abbiamo gestito il concorso per la selezione del raggruppamento di progettisti vincitori in tempi estremamente ridotti, utilizzando la piattaforma Concorrimi dell’Ordine degli Architetti di Milano ed attraendo 47 proposte dai più grandi studi di architettura del mondo. Doniamo oggi al Museo Egizio, alla Città ed ai suoi cittadini un progetto di grande qualità che guarda al futuro in un’ottica inclusiva, sostenibile e accessibile”.

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Museo Egizio di Torino: Il direttore Christian Greco e la presidente Evelina Christillin (foto unito)

“Siamo molto grati alla Compagnia di San Paolo per l’operazione innovativa di mecenatismo e per le competenze messe in campo per accompagnare e sostenere il museo Egizio, in un percorso di trasformazione e cambiamento, in vista del bicentenario del 2024”, intervengono la presidente del museo Egizio, Evelina Christillin e il direttore, Christian Greco. “Consapevoli che offrire al pubblico e agli studiosi una visione dell’Egizio e dell’archeologia più moderna e immersa nella contemporaneità significa attrarre i migliori talenti internazionali, in diversi campi, non solo nell’egittologia, il Museo si pone obiettivi sempre più ambiziosi nel campo della ricerca, dell’accessibilità e dell’inclusione. E proprio in questa direzione va il progetto della copertura della corte barocca, che trasformerà l’ingresso del Museo in una nuova agorà accessibile gratuitamente a tutti; si tratta della prima, importantissima parte di un ampio disegno di restituzione alla Città, in occasione del bicentenario del museo, che si realizzerà nel corso del 2024”.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering dell’ingresso secondario da via Duse (foto museo egizio)

Il progetto OMA vincente: “Un museo aperto alla città”. Il progetto – spiegano i progettisti di OMA – intende recuperare il carattere originario del Palazzo del Colle­gio dei Nobili integrando l’edificio nel suo contesto urbano, recuperando una coerenza e un’identità complessiva ora poco percepibili ed offrendo al pubblico un’immagine del Museo dalla forte vocazione pubblica. L’edificio era stato concepito come un volume a “C” con un cortile aperto verso i lotti edificati della strada Nuova (ora via Roma), da cui era separato dal vicolo del Montone (ora via Duse). La costruzione, nel tempo, ha subito interventi non coerenti con l’impianto iniziale, dovuti a diverse esigenze funzionali (ripensamento di scale e sistemi distributivi, aggiunta e rimozi­one di elementi, chiusura del fronte su via Duse con la costruzione dell’ala Schiaparelli, modifiche alla struttura per ricavare i piani interrati, ecc.). Il Palazzo del Collegio dei Nobili ha quindi visto ripetutamente adattare la propria forma a nuove funzioni e a nuove pratiche sociali: la sua con­servazione si lega proprio alla storia dei suoi cambiamenti. La configurazi­one attuale, privilegiando la fruizione museale, ha contribuito al carattere introverso dell’edificio il quale, nonostante si trovi nel cuore della città di Torino, risulta separato dal sistema di spazi pubblici”.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: lo schema della “spina” assiale (foto museo egizio)

“La proposta architettonica – continuano – prevede l’introduzione di una “Spina” assiale che interpreta il complesso sistema di spazi pubblici che struttura la morfologia storica di Torino città-capitale di ancien régime: cortili, atri, sagrati e gal­lerie coperte erano infatti vissuti come connessioni urbane multifunzionali. La “Spina” in progetto connette una sequenza di sei “stanze” che divengono una enfilade urbana: via Accademia delle Scienze, l’Atrio, il Porticato, il Cortile, l’Ala Schiaparelli e via Duse. Tutti questi ambienti, diversi per dimensione, qualità e vocazione, sono collegati attraverso la “Spina” cre­ando una nuova piazza pubblica in uno dei perni della città, che raccorda gli spazi aulici e turistici di Piazza San Carlo (prima estensione della cit­tà-capitale) con gli spazi universitari e culturali della seconda estensione (piazza Carlo Alberto, via Po, Piazza Carlina). La “Piazza Egizia”, cuore del Museo, si apre alla città e ne diventa parte attiva; un nuovo spazio pub­blico dalle molteplici identità destinato a diverse funzioni e strettamente connesso all’Accademia delle Scienze. Parte della collezione museale può affacciarsi in questi nuovi spazi per stimolare curiosità, suggerire sviluppi inediti dell’offerta culturale del Museo e promuovere gli eventi e le attività dell’Accademia”.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering della scala per l’ala Schiaparelli (foto museo egizio)

“Grazie all’inserimento della nuova copertura vetrata, la corte diviene uno spazio climatizzato accogliente ed accessibile. L’aspetto essenziale della co­pertura è sintetizzato in una griglia di travi e pilastri in acciaio ritmati in base alla scansione delle campate delle facciate. La copertura risponde con creatività ed eleganza anche agli obiettivi di sostenibilità e di gestione: le esigenze di raccolta dell’acqua piovana, illuminazione, ventilazione e ma­nutenzione sono risolte nella copertura stessa. Questa si configura infat­ti come un elemento altamente tecnologico caratterizzato dalla massima trasparenza: un velo tra il museo e il cielo. “Piazza Egizia” è un progetto che migliora l’accoglienza e potenzia la fruizione del Museo: un nuovo spazio pubblico aperto alla cittadinanza anche dopo l’orario di apertura del Museo che trasforma la corte in una piazza totalmente attraversabile, aperta alla città, luogo di incontro, dello stare, dell’accogliere e pronto ad ospitare molteplici attività. Le persone che decidono di attraversare il museo, infatti, possono usufruire gratuitamente dei suoi servizi pubblici (caffetteria, area per eventi, giardino egizio, book­shop, libreria, ecc.). In alternativa, con l’acquisto del biglietto, possono accedere al percorso espositivo permanente, alla sala immersiva, alle aule didattiche, ai laboratori di ricerca e restauro e agli spazi espositivi tempor­anei. Un progetto – concludono – che oltre a migliorare l’accoglienza del Museo restituisce alla collettività la corte del Museo, ampliando gli spazi espositivi e rendendo liberamente accessibili alcuni elementi importanti della collezione museale come il tempio di Ellesija. Il nuovo salotto della città di Torino”.