Archeologia in lutto. È scomparsa all’età di 81 anni l’archeologa ravennate Maria Grazia Maioli, la “pasionaria dell’archeologia”, funzionario emerito della soprintendenza Archeologica dell’Emilia-Romagna
L’ultimo saluto, venerdì 2 agosto 2025, in forma privata, all’archeologa ravennate Maria Grazia Maioli, 81 anni. “Funzionario emerito della soprintendenza Archeologica dell’Emilia-Romagna – ha scritto la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Ravenna Forlì-Cesena e Rimini. “Ha dedicato buona parte della sua vita alla passione per l’archeologia e la sua attività di tutela nel territorio romagnolo ha portato a numerosi rinvenimenti tra Ravenna, Cesena e Rimini. si è dedicata ad articoli, studi e mostre incentrati su diversi aspetti dell’archeologia classica e della relativa cultura materiale. Grande divulgatrice della vita quotidiana antica e dei suoi vari aspetti, le sue conversazioni e le sue conferenze sono ancora nei ricordi di studiosi, professionisti e appassionati di archeologia”. Nata a Ravenna nel febbraio 1944, dopo aver frequentato il liceo classico si era laureata a Bologna in archeologia.
A dare notizia della scomparsa, mercoledì 30 luglio 2025, di Maria Grazia Maioli è stato il museo nazionale di Ravenna: “Ravenna ha perso una grande pasionaria dell’archeologia, Maria Grazia Maioli. La ricordiamo come collega, funzionario responsabile d’area della soprintendenza Archeologica dell’Emilia-Romagna, e ancora come sapiente e ironica divulgatrice, appassionata e curiosa, indefessa promotrice della tutela archeologica. Innumerevoli le tracce che lascia, come persona e come studiosa: profonda conoscitrice del Patrimonio ravennate, già dagli anni ’60 pubblicò molti contributi su oggetti del Museo, manufatti archeologici e beni delle collezioni, dalle stele ai lacerti pavimentali e parietali, dai bronzetti alle erme, dalle gemme alle fibule. Il primo fu La restaurata stele di L. Superinio Severo nel Museo nazionale di Ravenna pubblicato in Felix Ravenna n. 48 (1969), sul restauro di una stele funeraria romana, vista nel ‘700 dallo Spreti in San Domenico dove era reimpiegata. Sit tibi terra levis”.
La ricorda l’archeologa Luigi Malnati, già soprintendente – tra l’altro – dell’Emilia-Romagna e direttore generale dei Musei MIC: “È scomparsa Graziella Maioli. Non ho quasi parole per esprimere il mio dispiacere. Quando sono entrato in Soprintendenza a 27 anni, lei è stata per me quasi una mamma, fino a dividere col nuovo arrivato disorientato e inesperto l’ufficio e addirittura il tavolo. Lei mi spiegò tutto della Soprintendenza e dei compiti di allora, senza nessuna gelosia e riserva passandomi la responsabilità di territori di cui si occupava. Non sta a me e non c’è n’è bisogno descrivere i suoi meriti scientifici e di funzionario instancabile. Chiunque si sia occupato di archeologia in Emilia Romagna lo sa. L’archeologia di Ravenna ok n particolare le deve tutto o quasi al di là delle istituzioni, soprintendenze, musei, università, fondazioni. Lo sanno soprattutto i colleghi più giovani cui non ha lesinato insegnamenti, i colleghi delle università, specie gli studenti, e gli archeologi professionisti, a soprattutto lo sanno gli appassionati e i volontari a cui Lei non ha mai fatto mancare aiuto e sostegno. Lei è parte dell’archeologia di questa Regione e l’unica cosa che si può aggiungere è che non ne ha visto il lento declino. Ma noi ci batteremo, Graziella, ancora per riportare la disciplina a quello che è realmente: il controllo del territorio e la tutela delle aree urbane, come ci hai insegnato”.
Valentina Manzelli, archeologa della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena Reggio Emilia e Ferrara: “In una settimana davvero infausta per l’archeologia, abbiamo perso anche Lei, Maria Grazia Maioli. Funzionaria archeologa con un senso dello Stato e un amore per la tutela che raramente ho riscontrato in altri, inarrivabile e inesauribile pozzo di scienza dal carattere ruvido e spigoloso, sapeva però aprirsi a slanci di affetto sincero. Bastava superare indenni il primo approccio: “Ma tu che c#@o vuoi da me?” e poi ti accudiva come una chioccia. Nonostante i decenni di lavoro svolto gomito a gomito, io specializzanda prima, dottoranda poi e infine funzionaria a mia volta, la chiamavo Graziella, ma non sono mai riuscita a non darle del Lei. Però non lo farò adesso. Mi mancheranno le nostre chiacchierate pomeridiane al centro operativo, le tue colazioni con caffè corretto doppio (cioè doppia dose di sambuca), le scarrozzate in auto da un cantiere all’altro, la tua cofana impettita che si stagliava all’orizzonte quando arrivavi in bici per un sopralluogo su un cantiere, il make-up sempre rigorosamente coordinato cromaticamente con abbigliamento e ornamenti. E tanto altro. Mi hai sostenuta, ispirata, spronata. Te ne sarò per sempre grata. Fai buon viaggio Graziella”.
Enrico Cirelli, archeologo del dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’università di Bologna: “Ho conosciuto Maria Grazia Maioli in un giorno piovoso di 25 anni fa. L’ho incontrata in un piccolo cantiere, vicino a Sant’Apollinare Nuovo. Dovevo seguire uno scavo nei paraggi e mi ha colpito molto per il suo modo schietto e rapido di esprimere i concetti. Dopo una breve presentazione, mi ha guardato sorniona e mi ha detto ‘poche balle. Sarà meglio che cominciamo a lavorare’. Lo disse in un dialetto abbastanza stretto, per me che venivo da Roma, incomprensibile, ma la gestualità e qualche spirito guida nascosto mi convinsero a non replicare. Per qualche anno ho potuto incontrarla e parlare di Ravenna, che conosceva in maniera pazzesca. È stata un’archeologa da campo, su molti aspetti brillante, curiosa e spesso anche rissosa, ma una persona buona, almeno per quello che ho potuto conoscere io. E’ un giorno triste. Per l’archeologia. Per Ravenna. Soprattutto per me. Riposa in pace Graziella e salutami Pierino che ti aspetta da qualche parte, magari vicino a un centro operativo dei campi elisi, e saprete ridere insieme ancora come tanto tempo fa”.
Terracina. Al Tempio di Giove Anxur visite guidate agli scavi archeologici in corso. E presentazione dei risultati della campagna di scavo 2021

Cantiere di scavo aperto nella zona del Piccolo Tempio del sito archeologico del Tempio di Giove Anxur a Terracina (Lt) (foto graziano tavan)
Chi ha la fortuna di visitare in questi giorni il tempio di Giove Anxur sul Monte Sant’Angelo a Terracina (Lt), che non è solo un sito archeologico di grande importanza con le vestigia di una cinta muraria, un campo militare per il controllo del passaggio della via Appia e il nuovo grande tempio, edificato su una scenografica terrazza di fondazione in opera incerta, con portico retrostante, risalenti all’epoca sillana (I sec. a.C.), ma anche l’occasione si una full immersion nella natura con panorami mozzafiato su Terracina, la costa dal Circeo a Gaeta, il rettifilo della via Appia, può imbattersi nella zona del Piccolo Tempio in un gruppo di archeologi e archeologhe al lavoro. È qui infatti che da qualche anno è attiva la missione di scavo archeologico dell’Istituto di Archeologia classica dell’università Ludwig-Maximilian di Monaco di Baviera, supportata dall’università di Bologna. La missione, giunta nel 2022 alla quarta campagna di scavo, è guidata da Paul Scheding, da Francesca Diosono, da Miriam Knechtel dell’università bavarese e da Enrico Cirelli dell’università bolognese. Saranno proprio loro, martedì 20 settembre 2022, nella sala dell’ex Tribunale in via Appia a Terracina, a presentare “I risultati della campagna di scavo e rilievo 2021 a Monte Sant’Angelo”, durante la quale le indagini hanno interessato l’area del cosiddetto ‘Piccolo Tempio’, già oggetto della prima e della seconda campagna nel 2019 e nel 2020 e, per la prima volta, l’area del ‘Campo Trincerato’ e delle ‘Casematte’, dove il team puntava a scoprire novità interessanti su fasi e funzioni del complesso monumentale di età romana. Intanto chi vuole vivere in diretta lo scavo archeologico al Tempio di Giove Anxur, ha l’opportunità di partecipare alle visite guidate agli scavi in corso promosse dalla Fondazione Terracina. Sono previste cinque date: sabato 17 settembre 2022, alle 11; martedì 20 settembre, alle 11; sabato 24 settembre, alle 11; martedì 27 settembre, alle 11; venerdì 30 settembre, alle 17. Info e modalità di accesso: telefonando allo 0773359346 o scrivendo a info@fondazioneterracina.it.
“Verso Classis Ravenna: storie tra terra e mare”: quattro incontri su quattro momenti fondamentali della storia della città per avvicinarsi al meglio all’apertura il 1° dicembre del nuovo museo “Classis Ravenna”
Quattro incontri per avvicinarsi al meglio all’evento del 1° dicembre 2018: l’inaugurazione di Classis Ravenna, il nuovo museo della Città e del Territorio di Ravenna (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2018/10/28/il-1-dicembre-nellex-zuccherificio-apre-classis-ravenna-nuovo-museo-della-citta-e-del-territorio-a-un-passo-dallantico-porto-e-la-basilica-di-s-apollinare/). “Ravenna è una città complessa, crocevia di popoli e di storie”, dichiara il presidente Giuseppe Sassatelli, “e l’intento di Classis Ravenna – Museo della Città e del Territorio è proprio quello di raccogliere queste storie in un unico, affascinante percorso. Abbiamo quindi pensato, nelle settimane precedenti l’inaugurazione, di organizzare quattro incontri, aperti alla cittadinanza, per approfondire quattro momenti fondamentali della storia della città, che costituiranno altrettante sezioni del museo”. Saranno quattro docenti dell’università di Bologna a condurre gli appuntamenti, a suggellare il rapporto che da sempre lega RavennAntica all’ambiente universitario. Il ciclo “Verso Classis Ravenna: storie tra terra e mare”, a ingresso libero alla Casa Matha di Ravenna, il martedì sempre alle 17.30, inizia martedì 30 ottobre 2018: protagonista Giuseppe Sassatelli, presidente della Fondazione RavennAntica e docente ordinario di Etruscologia e Archeologia Italica all’università di Bologna, su “Le origini: storia e leggenda. Ravenna tra Etruschi e Umbri”. Si prosegue martedì 6 novembre 2018 con “Ravenna romana. Una palude, una flotta, una città” a cura del professor Giuseppe Lepore, docente di Archeologia Classica all’università di Bologna; terzo appuntamento martedì 13 novembre 2018: Enrico Cirelli, docente di Archeologia medievale all’università di Bologna interviene su “Ravenna Bizantina. Guardando ad Oriente”; il ciclo chiude martedì 20 novembre 2018 con “La Ravenna dei Goti. Centro del potere e crocevia dei commerci” a cura del professor Andrea Augenti, docente di Archeologia medievale all’Università di Bologna.

Dal 28 luglio al 4 agosto 2024 a Rosignano Marittimo (Li) torna “Vivere l’archeologia”, festival organizzato dal Comune di Rosignano Marittimo e dal museo civico Archeologico “Palazzo Bombardieri”, in collaborazione con l’insegnamento di Topografia antica del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’università di Pisa, allo scopo di promuovere e valorizzare i paesaggi e il patrimonio archeologico del territorio di Rosignano, che comprende l’antico centro portuale di Vada Volaterrana e i due importanti musei archeologici di Rosignano Marittimo e Castiglioncello, e di condividere con la comunità il senso e il valore dell’archeologia nella società contemporanea. Giunto alla quarta edizione, il Festival prevede un programma ricco di appuntamenti, con open days degli scavi, visite guidate e dialoghi con gli archeologi, conferenze, dibattiti, presentazioni di libri, laboratori didattici, rievocazioni, spettacoli dal vivo, mercato romano e degustazioni ispirate alla cucina romana.



Dal 2012, inoltre, i chiostri del Tamo ospitano permanentemente la sezione “Mosaici tra Inferno e Paradiso” opere musive ispirate alla Divina Commedia che attestano quanto sia inesauribile l’ispirazione dantesca per l’arte moderna. Anche per quella che sa esprimersi nella antica arte del mosaico. Attraverso queste esposizioni, che testimoniano con diverse espressioni artistiche l’importante lascito dell’immortale poeta, il museo Tamo Dante si trasforma in un vero e proprio distretto dantesco.














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