Vigevano. Al museo Archeologico nazionale della Lomellina raccolta per la prima volta in mostra la Collezione Strada, quasi 30 secoli di storia raccontati in oltre 260 reperti

La Collezione Strada è in mostra al museo Archeologico nazionale della Lomellina a Vigevano
Quasi 30 secoli di storia raccontati in oltre 260 reperti: è la Collezione Strada che dal 10 febbraio al 4 dicembre 2023 è esposta in tutta la sua completezza nella più antica delle Scuderie del Castello Sforzesco di Vigevano nella mostra a cura di Emanuela Daffra, Rosanina Invernizzi, Elisa Grassi, Stefania Bossi, su iniziativa promossa e organizzata dalla direzione regionale Musei Lombardia. La collezione Strada è stata recentemente acquisita dal ministero della Cultura e da questo affidata al museo Archeologico nazionale della Lomellina a Vigevano. L’acquisizione al patrimonio dello Stato è avvenuta a seguito di un esproprio per pubblica utilità, reso possibile dal decennale lavoro dell’ora soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Como Lecco Monza Brianza Pavia Varese, con l’appoggio determinante della direzione generale Archeologia, Belle arti e Paesaggio, per garantire la conservazione unitaria, lo studio e l’esposizione al pubblico della collezione raccolta da Antonio Strada (1904-1968), custodita fino al 2021 nel Castello di Scaldasole, dimora di famiglia.

Terrecotte figurate della Collezione Strada esposte al museo Archeologico nazionale della Lomellina a Vigevano (foto drm-lombardia)
La Collezione Strada è costituita da 260 oggetti appartenenti ad un arco cronologico che va dalla preistoria all’età rinascimentale, ma particolarmente ricca in relazione all’età della romanizzazione della Lomellina (II-I secolo a.C.) e alla prima epoca imperiale (I-II secolo d.C.). Per la maggior parte rinvenute a seguito di lavori agricoli, sono testimonianze che quasi certamente provengono da corredi funerari e il loro stato di conservazione è in molti casi eccellente. Si va dalle ceramiche di uso comune, alle terrecotte figurate, agli oggetti d’ornamento, agli utensili di metallo. E ai vetri. Tra questi spicca un pezzo eccezionale nella produzione vetraria del I secolo d.C.: una coppa in vetro verde chiaro, con decorazioni a girali d’acanto e tralci di vite, unico esemplare integro tra i pochissimi a noi noti, cinque in tutto, dal maestro vetraio Aristeas. Una meraviglia di fattura mediorientale destinata ad una famiglia facoltosa e di rango. Sempre tra i vetri, materiale distintivo della collezione, vanno citate, per integrità e qualità, anche la pisside in vetro blu e l’anforetta porpora con decorazione piumata in bianco.

L’allestimento della Collezione Strada al museo Archeologico nazionale della Lomellina (foto drm-lombardia)

Emanuela Daffra, direttore regionale Musei Lombardia (foto drm-lombardia)
“Questa esposizione completa è, insieme, il passaggio intermedio di un percorso e l’apice pubblico della collezione”, spiega Emanuela Daffra, direttore regionale Musei della Lombardia. “Dopo l’anteprima, che ha immediatamente offerto ai nostri visitatori i reperti più importanti ed integri, questa mostra è voluta per permettere a studiosi e appassionati di conoscere la totalità dei pezzi, tutti restaurati per l’occasione. Sarà un affondo importante sulla storia del collezionismo privato in Lomellina, che ora giunge ad arricchire il patrimonio collettivo e la storia del territorio. Anche per questo abbiamo voluto una ampia durata ed una ricca serie di attività per pubblici diversi. Al termine della mostra, con cognizione di causa, i nuclei più significativi confluiranno nell’esposizione permanente del museo imponendone una rilettura, a testimonianza di come il patrimonio archeologico non sia immobile”.

Stefania Bossi, direttrice del museo della Lomellina, alla presentazione della Collezione Strada (foto drm-lombardia)
E Stefania Bossi, direttrice del Museo: “Tutti i reperti della Collezione sono esposti in un’unica sala che viene caratterizzata, anche dal punto di vista grafico e visivo, rispetto agli altri spazi museali. L’allestimento sarà concepito in modo da enfatizzare i pezzi più importanti, gli altri reperti saranno raggruppati per tipologie. I pannelli guideranno il visitatore evidenziando non solo la sequenza di lettura dei reperti, ma anche le reciproche connessioni con il resto della collezione museale”.

Collezione Strada: Coppa biansata in vetro soffiato in stampo, decorata a baccellature e girali vegetali. Al centro la firma dell’autore Aristeas (secondo quarto del I sec. d.C.) (foto Luciano Caldera e Luigi Monopoli / drm-lombardia)
Strada non si limitò a raccogliere i reperti rinvenuti nei suoi possedimenti. “L’esposizione completa degli oggetti ci permettere di cogliere anche i modi della formazione della raccolta, che si configura come collezione di collezioni”, spiega Rosanina Invernizzi, co-curatore scientifico della mostra. “Ai reperti già posseduti dai suoi antenati, Antonio Strada aggiunse altri nuclei acquistati da collezionisti del territorio della Lomellina: tra essi, in particolare, la raccolta Steffanini di Mortara (che comprendeva la coppa di Aristeas) e la raccolta Volpi-Nigra di Lomello, che includeva anche reperti di provenienza magno greca. Altri piccoli nuclei furano aggiunti nel tempo frutto di acquisti, doni o scambi. Non mancano, come spesso accade nelle collezioni, pezzi falsi o di dubbia antichità, ma nell’insieme la raccolta Strada ci mostra un quadro di attivi scambi tra i proprietari e soprattutto quell’interesse per le antichità patrie caratteristico degli anni tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento”.

Collezione Strada: Angelo Rossi, curatore del Progetto allestimento e grafica, e Giovanna Brambilla, responsabile mediazione del patrimonio e dei progetti territoriali (foto drm-lombardia)
L’apertura della mostra è poi per il museo occasione preziosa per ridisegnare il proprio rapporto con il territorio proponendosi, grazie alla progettazione affidata a Giovanna Brambilla, come importante presidio culturale per la cittadinanza. Attraverso la costruzione di reti non solo con altre realtà museali ma anche con biblioteche, associazioni, scuole, guide, educatori, sarà possibile mettere a disposizione di tutti – bambini e famiglie, classi e adulti, persone curiose o vulnerabili, migranti o insegnanti – percorsi e strumenti per esplorare il museo e aprirsi a nuovi sguardi sulla città. Importante, in questo fine lavoro di tessitura sul territorio, è il sostegno del Rotary Club Mede Vigevano alle attività educative. Dopo il lungo periodo di esposizione, i reperti della Collezione Strada, selezionati, diverranno parte integrate del percorso museale del museo Archeologico nazionale della Lomellina.




Gli scavi proseguiranno fino al 17 settembre 2022, ma giovedì 8 settembre 2022 è una data da memorizzare perché l’università di Padova presenta i risultati delle ricerche in corso sulla chiesa di San Giovanni. Siamo a Castelseprio (Va) dove il castrum di Castelseprio, con la chiesa di Santa Maria foris Portas e il complesso di Torba, è patrimonio Unesco come parte del sito seriale “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774)”. Alle 15, all’Antiquarium del parco archeologico di Castelseprio il seminario “Nuove ricerche sulla chiesa di San Giovanni a Castelseprio”. Modera e presenta Elena Percivaldi, medievista e divulgatrice. Dopo i saluti del sindaco Silvano Martellozzo, introducono i lavori Emanuela Daffra e Sara Matilde Casseroli della Direzione regionale Musei della Lombardia. Quindi intervengono Pere Gelabert (università di Vienna) su “Indagini paleogenetiche nel cimitero di San Giovanni”; Gian Pietro Brogiolo (università di Padova) su “San Giovanni di Castelseprio: interventi dopo un terremoto”; Maria Rosa Valluzzi e altri (università di Padova) su “Indagini strutturali e valutazione della vulnerabilità sismica delle strutture murarie di San Giovanni”. Segue la visita allo scavo condotto dalla prof.ssa Alexandra Chavarría Arnau.
La storia della Lombardia dal Paleolitico alla Belle Époque narrata con 180 oggetti seguendo la Linea del Tempo: sono 180 immagini di altrettanti reperti esposti nelle tredici sedi museali statali che fanno capo alla Direzione regionale Musei Lombardia del ministero della Cultura, diretta da Emanuela Daffra. Un viaggio lungo migliaia di anni di storia e di arte che ora è disponibile on line, del tutto gratuitamente, all’indirizzo
Alle 180 immagini sono affiancate schede sintetiche che consentono interrogazioni multiple attraverso parole chiave. Si potranno così creare percorsi di conoscenza e itinerari fisici, accontentare curiosità, scoprire accostamenti impensati, immaginare percorsi di ricerca alternativi. Uscendo dalla timeline, si accede alla pagina dedicata all’opera specifica con sette livelli di informazioni, che permettono all’utente di indagare l’oggetto sotto l’aspetto storico, materiale e di inserirlo in un contesto di eventi salienti sia storici che culturali. All’interno della scheda si possono selezionare le parole chiave per partire in un viaggio di scoperta potenzialmente infinito. L’esplorazione non si limita soltanto a ripercorrere il tempo ma, attraverso la navigazione della mappa interattiva dei musei della Lombardia, ci proietta nello spazio. Il sistema gestisce grandi volumi di informazioni in modo molto agile e comprensibile, ed è concepito per accogliere progressivamente l’intero patrimonio dei tredici musei. “Un impegno di lungo periodo, dunque. Fondamentale, in questa prima realizzazione ma anche per il futuro, l’impegno di tirocinanti di diverse università lombarde che hanno operato sotto la guida del personale tecnico-scientifico della Direzione. Un apporto, il loro, preziosissimo, che ci ha messo in contatto con giovani preparati ed entusiasti, i quali, a loro volta, hanno potuto sperimentarsi nell’arte difficile della sintesi precisa; nell’individuazione delle piste da intrecciare, attraverso le parole chiave, in funzione di una conoscenza accessibile ma rigorosa e mai banale”.














A luglio 2021 saranno giusto quarant’anni dell’istituzione del museo sulla Valle Camonica romana: era infatti il 1981 quando lo Stato apriva degli spazi alla periferia del paese per esporre i preziosi reperti recuperati nel decenni precedenti. E non era un risultato da poco il riconoscimento della presenza massiccia dei romani in valle, perché arrivava a solo due anni dall’iscrizione dell’arte rupestre della Valcamonica al patrimonio mondiale dell’Umanità, prima sito Unesco italiano nel 1979 (pensiamo che il Colosseo e i fori romani sono stati iscritti solo l’anno dopo, nel 1980): alla vigilia della romanizzazione infatti il territorio è abitato dai Camunni, una delle tante popolazioni alpine citate dalle fonti antiche, distinti per l’uso di caratteristici materiali, per una forma di scrittura originale e soprattutto per l’abitudine millenaria di incidere sulle rocce.










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