Paestum-Velia. “Diari di Archeologia”: nell’ottavo episodio il funzionario archeologo Francesco Uliano Scelza del Parco, con l’archeologa Jessica Elia, ricostruisce la storia di Velia, a partire dallo scavo dell’Acropoli e dalla struttura sacra recentemente tornata alla luce, dove sono custodite le memorie dei focei, fondatori dell’antica città di Elea

L’archeologo Francecso Uliano Scelza dei parcho archeologici di Paestum e Velia sull’acropoli di Velia (foto pa-paeve)
Dopo aver seguito lo scavo del Tempietto dorico di Paestum con Tiziana D’Angelo, direttore del parco archeologico di Paestum e Velia; aver partecipato con Teresa Marino, funzionario archeologo del parco, al sopralluogo effettuato con l’Opificio delle Pietre Dure alla Tomba del Sequestro della Finanza; essere andati alla scoperta della sezione “Oltre il museo” nei depositi del museo di Paestum con Manuel Crisci assistente alla fruizione; aver visitato a Velia la mostra “Elea: la Rinascita” col funzionario archeologo del Parco, Francesco Uliano Scelza; essere entrati nel vivo dei progetti di monitoraggio dei templi insieme al direttore del parco archeologico di Paestum e Velia, Tiziana D’Angelo e al funzionario architetto Antonella Manzo; esserci addentrati col funzionario archeologo del parco, Francesco Uliano Scelzanella, nella galleria ferroviaria ottocentesca, che si trova a sessanta metri sotto l’acropoli di Velia, attualmente in disuso, e trasformata in deposito; essere tornati con il direttore Tiziana D’Angelo sullo scavo del tempietto dorico per conoscere gli ultimi ritrovamenti (vedi Paestum. “Diari di Archeologia”: nel settimo episodio il direttore del parco archeologico Tiziana D’Angelo ci riporta sullo scavo del tempietto dorico per conoscere gli ultimi ritrovamenti | archeologiavocidalpassato), nell’ottavo episodio della rubrica “Diari di archeologia”, il funzionario archeologo Francesco Uliano Scelza ricostruisce la storia di Velia, a partire dallo scavo dell’Acropoli e dalla struttura sacra recentemente tornata alla luce.

Sequenza stratigrafica dello scavo sull’acropoli di Elea-Velia (foto pa-paeve)
“Lo scavo sull’acropoli di Velia ci conduce nei tempi più antichi della città focea”. Comincia così il racconto dell’archeologo Francesco Uliano Scelza. “Ci troviamo all’interno, al centro di un’opera sacra di una struttura templare che è stata scoperta grazie a questi scavi che per la prima volta riusciamo ad ammirare per gran parte della sua interezza. Lo scavo ci dà delle datazioni precise. Siamo tra il 540 a.C., anno della fondazione presunta di Velia, e gli anni immediatamente successivi. Sono gli anni che vedono i profughi focei approdare sulle coste del Cilento e portare con sé tutte le memorie del viaggio che hanno intrapreso dal momento in cui sono scappati dalla loro patria nativa. Queste memorie le troviamo all’interno di questa struttura sacra. Gli strati e le pietre che abbiamo individuato attraverso lo scavo ci raccontano questa storia, questa storia molto antica sulla città focea. Con Jessica stiamo analizzando nel particolare questi due grandi elementi. Le tecniche costruttive e la stratigrafia archeologica”.

Jessica Elia, archeologa dei parchi archeologici di Paestum e Velia (foto pa-paeve)

L’elmo calcidese appena dissotterrato dagli strati archeologici all’interno del tempio di Atena sull’acropoli di Elea-Velia (foto pa-paeve)
“Qui siamo all’interno della struttura”, interviene Jessica Elia, archeologa del parco archeologico. “Questa sezione stratigrafica ci mostra tutti gli strati che abbiamo individuato all’interno della struttura sacra. Partendo dalla pavimentazione, una pavimentazione realizzata in arenaria compattata. Vediamo questo strato marrone che è lo strato di crollo delle pareti di argilla, delle pareti di mattoni crudi, riusciamo ancora a vedere l’intonaco che aderiva alle pareti ed è proprio all’interno di questo strato che noi abbiamo trovato la maggior parte delle armi e delle armature che erano conservate all’interno di questa struttura. Da qui, da questo punto, vengono gli elmi, vengono le punte di lancia, punte di freccia, pezzi di scudo. Ed è appunto tutto questo strato, appunto, che ci testimonia il crollo e la chiusura di questa struttura sacra”.

L’acropoli di Velia al tramonto sul mar Tirreno (foto pa-paeve)
“Il progetto di scavo – riprende Uliano Scelza – procederà con l’indagine all’interno dei crolli. Tenteremo di verificare bene la planimetria dell’edificio, sia per quello che riguarda il profilo esterno, sia per quanto riguarda l’organizzazione interna, cosa che ci aspettiamo. Inoltre tenteremo di scendere al di sotto del pavimento della struttura sacra per indagare le fasi che hanno preceduto l’arrivo dei focei qui a Elea-Velia. Infine il progetto si concluderà con la creazione di un nuovo percorso di fruizione attraverso il quale gli utenti potranno osservare con un sol colpo d’occhio la struttura arcaica, il tempio di età classica e la torre di età medievale”.
Paestum. “Diari di Archeologia”: nel sesto episodio l’archeologo del parco Francesco Uliano Scelza ci porta a scoprire la galleria ferroviaria 60 metri sotto l’area archeologica di Velia, trasformata in deposito, e presto accessibile al pubblico con un ascensore dall’acropoli

La galleria deposito di Velia, galleria ferroviaria ottocentesca in disuso, 60 metri sotto l’area archeologica (foto pa-paeve)
Dopo aver seguito lo scavo del Tempietto dorico di Paestum con Tiziana D’Angelo, direttrice del parco archeologico di Paestum e Velia, aver partecipato con Teresa Marino, funzionario archeologo del parco, al sopralluogo effettuato con l’Opificio delle Pietre Dure alla Tomba del Sequestro della Finanza, essere andati alla scoperta della sezione “Oltre il museo” nei depositi del museo di Paestum con Manuel Crisci assistente alla fruizione, aver visitato a Velia la mostra “Elea: la Rinascita” col funzionario archeologo del Parco, Francesco Uliano Scelza, essere entrati nel vivo dei progetti di monitoraggio dei templi insieme al direttore del parco archeologico di Paestum e Velia, Tiziana D’Angelo e al funzionario architetto Antonella Manzo (vedi Paestum. “Diari di Archeologia”: nel quinto episodio il direttore Tiziana D’Angelo con il funzionario architetto Antonella Manzo ci porta nel vivo dei progetti di monitoraggio dei templi | archeologiavocidalpassato), nel sesto episodio della rubrica “Diari di archeologia”, accompagnati dal funzionario archeologo del parco, Francesco Uliano Scelza, ci addentriamo nella galleria ferroviaria ottocentesca, che si trova a sessanta metri sotto l’acropoli di Velia, attualmente in disuso, che è stata trasformata in deposito per custodire una parte cospicua dei reperti rinvenuti nella città antica. Questo spazio è interessato da un ambizioso progetto di riqualificazione che lo trasformerà in un deposito completamente accessibile a tutti i visitatori, prevedendo anche la realizzazione di un ascensore di collegamento tra acropoli e galleria sottostante.
“Siamo a Velia in un posto unico”, spiega Scelza, “siamo all’interno del deposito della città antica realizzato qualche decennio fa all’interno di questa galleria ferroviaria, ora in disuso. Qui è condensata la storia che al di fuori in superficie è rappresentata dai monumenti. Il parco archeologico di Paestum e Velia ha deciso di riqualificare questo luogo ma non solo, anche per dare un giusto valore a questo straordinario reperto manufatto che è la galleria di Velia che è esso stesso un bene culturale.

Veduta panoramica della Torre di Velia nell’area archeologica (foto pa-paeve)
“La galleria – continua l’archeologo – contiene diverse migliaia di cassette, più di 10mila, con reperti di ogni genere ma anche reperti che non è stato possibile incassettare, come a esempio le anfore che sono rinvenimenti sottomarini di antichi relitti o anche epigrafi e sculture che provengono dagli scavi della città meridionale, vale a dire la città che ospitava le insule e le residenze, gli edifici pubblici. Il progetto di riqualificazione della galleria ha tre grandi e principali finalità. La prima, la più ovvia, la più immediata, di tutela: dobbiamo garantire a tutti i reperti di Velia conservazione. La seconda, dobbiamo tentare di rendere questo patrimonio non isolato; dobbiamo rendere quindi il più possibile fruibile, accessibile, percorribile questo ambito. Terza grande finalità è quella di dare un grosso contributo all’accessibilità e alla conoscenza di Velia. Per questa ragione – conclude – noi abbiamo considerato l’ipotesi di costruire, a partire una galleria, un ascensore che può raggiungere direttamente l’acropoli. Si tratta di progettare un nuovo accesso alla città e un nuovo tipo di accessibilità. È l’occasione dunque per impostare delle fondamenta di quello che noi chiamiamo il sistema Museo di Velia, costituito appunto dal deposito, dai percorsi che intersecheranno l’area archeologica con spazi espositivi all’aperto, e dal museo vero e proprio che sarà costruito all’esterno”.
Paestum. “Diari di Archeologia”: nel quinto episodio il direttore Tiziana D’Angelo con il funzionario architetto Antonella Manzo ci porta nel vivo dei progetti di monitoraggio dei templi

L’area archeologica di Paestum (foto Pa-Paeve)
Dopo aver seguito lo scavo del Tempietto dorico di Paestum con Tiziana D’Angelo, direttrice del parco archeologico di Paestum e Velia, aver partecipato con Teresa Marino, funzionario archeologo del parco, al sopralluogo effettuato con l’Opificio delle Pietre Dure alla Tomba del Sequestro della Finanza, essere andati alla scoperta della sezione “Oltre il museo” nei depositi del museo di Paestum con Manuel Crisci assistente alla fruizione, aver visitato a Velia la mostra “Elea: la Rinascita” col funzionario archeologo del Parco, Francesco Uliano Scelza (vedi Paestum. “Diari di Archeologia”: nel quarto episodio il direttore Tiziana D’Angelo e il funzionario archeologo Francesco Scelza ci porta a scoprire la mostra “Elea: la rinascita” nell’area archeologica di Velia | archeologiavocidalpassato), nel quinto episodio della rubrica “Diari di Archeologia” entriamo nel vivo dei progetti di monitoraggio dei templi insieme al direttore del parco archeologico di Paestum e Velia, Tiziana D’Angelo e al funzionario architetto Antonella Manzo.
“Nel marzo del 1787, durante il suo viaggio a Paestum”, racconta il direttore Tiziana D’Angelo, “Goethe descrive i templi pestani come templi sopravvissuti e memoria di una città una volta magnifica. E questi templi sono effettivamente sopravvissuti per oltre 2600 anni, sopravvissuti all’usura del tempo, sopravvissuti a terremoti e anche a conflitti bellici. Costruiti tra la metà del VI e la metà del V secolo a.C. sono delle straordinarie testimonianze dell’architettura dorica in Magna Grecia e tra i meglio conservati nel Mediterraneo.

Sistema di monitoraggio del tempio di Nettuno a Paestum (foto pa-paeve)
“Oggi il compito di preservare l’eterna bellezza di questi monumenti – continua – è affidato a noi. E lo facciamo avvalendoci delle competenze tecniche e scientifiche di manutentori, restauratori, architetti e ingegneri. All’interno di attività di manutenzione ordinaria e straordinaria, ma anche di innovativi progetti scientifici di monitoraggio. Ne parliamo con l’architetto Antonella Manzo, funzionaria del parco.

L’architetto Antonella Manzo con il direttore Tiziana D’Angelo nel Tempio di Nettuno a Paestum (foto pa-paeve)
“Ci troviamo qui nel Tempio di Nettuno”, spiega l’architetto Antonella Manzo, “un tempio che è uno già tra i meglio conservati al mondo: in particolare abbiamo avviato un progetto di monitoraggio sismico che ci permette di conoscere in ogni momento la risposta dinamica del tempio, non solo alle sollecitazioni sismiche ma anche alle sollecitazioni ambientali dovute ai cambiamenti climatici.

Il santuario di Atena a Paestum, noto anche come tempio di Cerere (foto pa-paeve)
D’Angelo si sposta nel santuario settentrionale. “Qui il tempio di Atena da circa un anno è oggetto di un nuovo progetto di monitoraggio realizzato in collaborazione con l’università di Salerno. Il tempio nel corso del Novecento ha subito dei danneggiamenti e conseguenti interventi di restauro, in particolare sulla facciata orientale e sulla colonna centrale. Negli anni ’60 è stato svolto un intervento di consolidamento dell’architrave con delle cuciture armate alla quale sono state agganciate delle barre metalliche poste all’interno delle colonne sulla facciata orientale che scendevano fino al penultimo rocchio. Abbiamo quindi installato dei sensori di ultima generazione proprio in cima alle colonne. E dunque il progetto di monitoraggio in corso è fondamentale in quanto ci consente di valutare potenziali interventi conservativi da effettuare sul tempio. Ora – conclude D’Angelo – questi templi non possono più semplicemente sopravvivere, devono vivere. E perché questo sia possibile abbiamo il dovere di prendercene cura”.
Paestum. “Diari di Archeologia”: nel quarto episodio il direttore Tiziana D’Angelo e il funzionario archeologo Francesco Scelza ci porta a scoprire la mostra “Elea: la rinascita” nell’area archeologica di Velia

Locandina della mostra “Elea: la rinascita” nell’area archeologica di Velia dal 4 agosto 2023 al 30 aprile 2024
Dopo aver seguito lo scavo del Tempietto dorico di Paestum con Tiziana D’Angelo, direttrice del parco archeologico di Paestum e Velia, aver partecipato con Teresa Marino, funzionario archeologo del parco, al sopralluogo effettuato con l’Opificio delle Pietre Dure alla Tomba del Sequestro della Finanza, essere andati alla scoperta della sezione “Oltre il museo” nei depositi del museo di Paestum con Manuel Crisci assistente alla fruizione (vedi Paestum. “Diari di Archeologia”: nel terzo episodio l’assistente Manuel Crisci ci porta a scoprire le lastre tombali lucane, dalla Tomba degli Atleti alla Tomba del Magistrato nella sezione “Oltre il Museo” dei depositi dell’Archeologico nazionale | archeologiavocidalpassato), nel quarto episodio della rubrica “Diari di Archeologia” è dedicato alla mostra intitolata “Elea: la Rinascita”, inaugurata il 4 agosto 2023, che sarà aperta al pubblico fino al 30 aprile 2024. Il percorso espositivo è illustrato dal direttore del parco archeologico di Paestum e Velia, Tiziana D’Angelo, e dal funzionario archeologo del Parco, Francesco Uliano Scelza.
“La mostra Elea: la rinascita”, esordisce Tiziana D’Angelo, “ci riporta alle origini della città di Elea-Velia nel VI secolo a.C. in un percorso che attraversa tutta l’area archeologica e ha il suo fulcro sull’acropoli. La mostra racconta la nascita della città di Elea e la rinascita del suo popolo. Un popolo, quello dei Focei, che aveva dovuto abbandonare la propria patria sulla costa occidentale della Turchia per evitare l’assedio dei Persiani. Una storia quindi eterna e universale di conflitti esilio e riscatto. La mostra trae ispirazione dai risultati degli scavi più recenti che sono stati condotti proprio qui sull’acropoli. E sono qui oggi con il dottor Francesco Scelza, funzionario del parco che ci racconterà dei risultati degli scavi passati e di come un progetto di scavo nuovo sia stato integrato all’interno della mostra”.

L’archeologo Francesco Uliano Scelza con il direttore del parco archeologico di Paestum e Velia Tiziana D’Angelo (foto pa-paeve)
“Tappa fondamentale della mostra e centrale per il suo percorso”, spiega Francesco Scelza, “è la zona di scavo, una zona di scavo che abbiamo sondato qualche anno fa, recentissimamente, e che ha condotto a importantissimi e ricchissimi risultati. I materiali di questi scavi sono adesso esposti all’interno di un’altra tappa della mostra. Ma abbiamo voluto aprire lo scavo proprio per far vedere all’interno del percorso le stratigrafie e le successioni di strutture e cose che hanno caratterizzato i primi anni di vita di Elea”.

L’erma di Parmenide esposta nella mostra “Elea: la rinascita” (foto pa-paeve)
“In questa storia di rinascita la filosofia gioca un ruolo assolutamente cruciale”, riprende la direttrice. “I due filosofi Parmenide e Zenone, filosofi presocratici e fondatori della famosa scuola eleatica, appartenevano alle prime generazioni degli abitanti di Elea. Ma erano molto più che filosofi. Non dimentichiamo che sono state proprio le buone leggi di Parmenide a consentire alla città di Elea di fiorire. E la memoria di queste due figure segna lo sviluppo della città di Elea-Velia nei secoli a venire fino all’epoca romana”.
Paestum. “Diari di Archeologia”: nel terzo episodio l’assistente Manuel Crisci ci porta a scoprire le lastre tombali lucane, dalla Tomba degli Atleti alla Tomba del Magistrato nella sezione “Oltre il Museo” dei depositi dell’Archeologico nazionale
Dopo aver seguito lo scavo del Tempietto dorico di Paestum con Tiziana D’Angelo, direttrice del parco archeologico di Paestum e Velia, e aver partecipato con Teresa Marino, funzionario archeologo del parco, al sopralluogo effettuato con l’Opificio delle Pietre Dure alla Tomba del Sequestro della Finanza (vedi Paestum. “Diari di Archeologia”: nel secondo episodio l’archeologa Teresa Marini ci fa seguire il sopralluogo dell’Opificio delle Pietre Dure alla Tomba del Sequestro della Finanza nel deposito “Oltre il Museo” dell’Archeologico nazionale | archeologiavocidalpassato), nel terzo episodio della rubrica “Diari di Archeologia”, Manuel Crisci, assistente alla fruizione, accoglienza e vigilanza, ci accompagna nei depositi del museo Archeologico nazionale di Paestum, precisamente nella sezione “Oltre il museo”, in una visita unica nel cuore del Museo di Paestum, dove sono conservate le lastre dipinte delle tombe di età lucana.

Lastre tombali lucane nella sezione “Oltre il museo” nei depositi del museo Archeologico nazionale di Paestum (foto pa-paeve)
Manuel Crisci dà il benvenuto nei depositi del museo di Paestum. “In quest’area è possibile vedere principalmente le lastre tombali che andavano a costituire i loculi di quella che era l’élite della società lucana”, spiega Crisci. “Uno degli esemplari meglio conservati nell’area dei depositi raffigura il rito funebre, i giochi funebri che susseguivano appunto la dipartita del defunto. Più della scena di per sé quello che colpisce è lo stato di conservazione, sicuramente, e la capacità di realizzazione dell’artista. Occorre notare appunto i dettagli, le mani, le dita, anche il tocco di fantasia. Un’altra area dei depositi è dedicata alla tomba a camera, una tipologia di tumulazione successiva a quella tomba a cassa. L’opera di restauro che viene qui effettuata è molto semplice. Viene giusto rimossa la fanghiglia con dell’acqua distillata, dei piccoli attrezzi come trapani, bisturi.

La Tomba degli Atleti nella sezione “Oltre il museo” nei depositi del museo Archeologico nazionale di Paestum (foto pa-paeve)
“C’è la Tomba detta degli Atleti – continua Crisci – perché al di là della tumulazione doppia in questo caso presenta quell’affare appeso al muro che si chiama strigile. Lo strigile era uno strumento usato dagli atleti successivamente l’attività fisica con il quale si detergeva la pelle e si rimuovevano le impurità.

Dettaglio dell’anello del magistrato nella Tomba del Magistrato conservata nella sezione “Oltre il museo” nei depositi del museo Archeologico nazionale di Paestum (foto pa-paeve)
“Come nella Tomba degli Atleti anche nella Tomba del Magistrato possiamo notare un cambiamento notevole nella società romana, ossia si passa dal rappresentare la scena del guerriero, della lotta, della forza fisica che aveva una preminenza nella società lucana, al mostrare invece quello che era il benessere terreno, – conclude Crisci – quindi la servitù, le borse piene di beni, il vestiario molto più appariscente e, in questo caso, la tomba culmina nel dettaglio dell’anello del magistrato”.
Paestum. “Diari di Archeologia”: nel secondo episodio l’archeologa Teresa Marini ci fa seguire il sopralluogo dell’Opificio delle Pietre Dure alla Tomba del Sequestro della Finanza nel deposito “Oltre il Museo” dell’Archeologico nazionale

Dettaglio della Tomba del Sequestro della Finanza dei depositi del museo Archeologico nazionale di Paestum (foto pa-paeve)
Dopo aver seguito lo scavo del Tempietto dorico di Paestum con Tiziana D’Angelo, direttrice del parco archeologico di Paestum e Velia (vedi Paestum. Al via la rubrica “Diari di Archeologia”: nel primo episodio il direttore Tiziana D’Angelo con gli archeologi Manuela Ferraioli e Francesco Mele alla scoperta del tempietto dorico | archeologiavocidalpassato), nel secondo episodio della rubrica “Diari di Archeologia”, Teresa Marino, funzionario archeologo del parco archeologico di Paestum e Velia, ci porta nel vivo del sopralluogo effettuato con l’Opificio delle Pietre Dure alla Tomba del Sequestro della Finanza. L’indagine ha visto il personale tecnico-scientifico dell’Opificio approfondire lo stato di conservazione della tomba conservata nei depositi visitabili della sezione “Oltre il Museo”. Insieme a Teresa Marino hanno preso parte al sopralluogo l’archeologa Maria Emilia Masci, la chimica Monica Galeotti, e le restauratrici Paola Lorenzi e Sara Penoni.
“Ci troviamo oggi all’interno del museo Archeologico nazionale di Paestum”, spiega Teresa Marino. “Siamo nella sezione “Oltre il museo” che è dedicata ai depositi visitabili. Oggi è in corso un sopralluogo da parte del personale tecnico-scientifico dell’Opificio delle Pietre Dure, istituto del ministero della Cultura che ha avviato una collaborazione con il parco archeologico di Paestum e Velia dedicato proprio a questa tomba. Si tratta di un percorso conoscitivo finalizzato a conoscere e approfondire lo stato di conservazione di questa tomba. Si tratta di un’équipe multidisciplinare che è composta da due restauratrici, una specializzata sui materiali lapidei e una sulle pitture murali e stucchi, un’archeologa e una chimica del laboratorio scientifico dell’Opificio delle Pietre Dure. Questa tomba è particolarmente importante perché conserva all’interno delle scene affrescate che raffigurano l’arrivo del defunto nell’Aldilà e una serie di personaggi lungo le pareti laterali che sfilano in cortei. Vi aspettiamo al museo Archeologico nazionale di Paestum per visitare la Tomba del Sequestro della Finanza e per partecipare al percorso di visita nei depositi”.
Paestum. Al via la rubrica “Diari di Archeologia”: nel primo episodio il direttore Tiziana D’Angelo con gli archeologi Manuela Ferraioli e Francesco Mele alla scoperta del tempietto dorico

Veduta a volo d’uccello del tempietto dorico arcaico rinvenuto presso le mura occidentali di Paestum (foto pa-paeve)
Al via “Diari di Archeologia”, la rubrica del parco archeologico di Paestum e Velia che racconta le attività che si svolgono nei siti del parco attraverso lo sguardo e la voce di esperti e addetti ai lavori. Nel primo episodio, il direttore Tiziana D’Angelo, insieme agli archeologi Manuela Ferraioli e Francesco Mele, ci guidano alla scoperta del tempietto dorico di Paestum. I lavori di scavo stanno portando alla luce una notevole quantità di straordinari reperti che consentiranno di approfondire la storia del tempio e della città come mai prima d’ora.
“Siamo a Paestum”, spiega il direttore Tiziana D’Angelo, “sul cantiere di scavo del tempietto dorico. Parliamo di un tempio che si data all’inizio del V secolo a.C. ed è una scoperta incredibile per la ricostruzione della storia della città di Poseidonia-Paestum. Questo tempio è stato frequentato per circa mezzo millennio. Costruito all’inizio del V sec. a.C. ma utilizzato almeno fino al I sec. a.C., quindi attraversando tutta la fase greco-lucana della città e anche la fase coloniale, quando Paestum diventa una colonia latina e quindi una città romana. Quello che abbiamo fatto fino ad ora in questi mesi di scavo è stato indagare le ultime fasi di frequentazione del tempio, le fasi che si riferiscono al I, II e III secolo a.C. In particolar modo abbiamo lavorato sull’area tra il tempio e l’altare. E qui è stata rinvenuta una notevole quantità di materiali votivi. Un vero e proprio tappeto di oggetti votivi: un vero e proprio tappeto di oggetti votivi che ci stanno ora consentendo di comprendere a quale divinità fosse effettivamente dedicato questo tempio”.

Tiziana D’Angelo, direttore del parco archeologico di Paestum e Velia, con l’archeologa Manuela Ferraioli (foto pa-paeve)
L’archeologa Manuela Ferraioli illustra alcuni particolari reperti rinvenuti negli ultimi mesi: “Tra i reperti rinvenuti durante lo scavo stratigrafico è emerso un grande quantitativo di statuette votive, ma non solo. Anche di modellini di altare in marmo: ne abbiamo due. E tre modellini invece in terracotta: modellini miniaturistici del nostro tempietto dorico e dell’altare”.

Tiziana D’Angelo, direttore del parco archeologico di Paestum e Velia, con l’archeologo Francesco Mele (foto pa-paeve)
“E adesso stiamo andando avanti”, riprende D’Angelo, “e quindi stiamo indagando la fase precedente, il IV secolo a.C., una fase molto importante per lo sviluppo della città che vede una forte interazione tra la popolazione greca e quella lucana. Quello che stiamo per fare è spingerci proprio all’interno del tempio, varcarne la soglia e raggiungere la cella, quindi lo spazio all’interno del quale in antichità era conservata la statua di culto”. L’archeologo Francesco Mele, che supervisiona le attività di scavo, e dà alcune informazioni su come si svilupperanno le indagini nelle prossime settimane: “Nei prossimi giorni andremo a indagare all’interno della cella e ci aspettiamo di trovare dei materiali che si possono datare e quindi datare le prime fasi di fondazione di questa struttura che finora è stata datata solo stilisticamente e non diciamo cronologicamente con dei materiali coerenti al V sec.”. Quindi a questa fase importante tardo-arcaica, una fase di sviluppo e di monumentalizzazione della città di Paestum.
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