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Apre a Cagliari la mostra “Le Civiltà e il Mediterraneo”: 550 reperti tra ceramiche, armi e utensili, oggetti di culto e antichi idoli, monili e, soprattutto, straordinari oggetti in bronzo, a documentare come il bacino del Mediterraneo non sia stato un luogo chiuso ma contaminante e in continua evoluzione

Il manifesto della mostra “Le civiltà e il Mediterraneo” dal 31 gennaio 2019 a Cagliari

Statuetta in alabastro dal Caucaso (fine 3000 a.C.) conservata al museo statale Ermitage di San Pietroburgo

Vasellame in terracotta, elementi in ceramica, armi e utensili, oggetti di culto e antichi idoli, monili e, soprattutto, straordinari oggetti in bronzo di diverse provenienze tra pochi giorni potranno essere ammirati a Cagliari nella mostra “Le Civiltà e il Mediterraneo” aperta dal 31 gennaio alla fine di maggio 2019 al Palazzo di Città e al museo Archeologico nazionale di Cagliari. In mostra 550 reperti, scelti dai curatori Yuri Piotrovsky del museo statale Ermitage di San Pietroburgo, Manfred Nawroth del Pre and Early History-National di Berlino, in collaborazione con Carlo Lugliè, docente all’università di Cagliari e Roberto Concas, direttore del museo Archeologico nazionale di Cagliari. Il nucleo centrale dell’esposizione è dedicato all’archeologia preistorica sarda – circa 120 opere rappresentative dell’evoluzione delle culture dal Neolitico alla metà del primo millennio a.C. – mentre gli altri reperti, sono chiamati a rappresentare diverse culture e aree del Mediterraneo e del Caucaso, nel medesimo arco temporale e provengono da grandi musei archeologici: il museo Archeologico nazionale di Napoli, il museo del Bardo di Tunisi, il museo Archeologico di Salonicco, il museo di Berlino e ovviamente il museo statale Ermitage di San Pietroburgo, a documentare come il bacino del Mediterraneo non sia stato un luogo chiuso ma contaminante e in continua evoluzione. Un corpus espositivo di grande significato e fascino; un evento culturale internazionale unico e fondamentale per la valorizzazione della storia, della cultura e dell’arte della Sardegna, organizzato da Villaggio Globale International con un allestimento contemporaneo, scenografico e visionario firmato da Angelo Figus. Un viaggio nel tempo, nello spazio, nella storia delle civiltà che si sono intessute in quel Mare Nostrum che appare matrice primigenia, luogo permeabile di culture, arti e saperi.

Un lingotto a pelle di bue conservato al museo Archeologico nazionale di Cagliari (foto Graziano Tavan)

Nell’età del Bronzo s’intensificano infatti i traffici e gli scambi che univano, in modo diretto o mediato, i centri minerari, in particolare dello stagno e del rame, ai centri di produzione, arrivando a coinvolgere gran parte del continente europeo e le regioni asiatiche e imponendo società via via più complesse e meglio organizzate. Il rame grezzo era modellato in forme diverse a seconda dei periodi e delle cerchie artigianali. I lingotti a pelle di bue (oxhide ingots), dalla caratteristica forma quadrangolare con apici sviluppati comodi per il trasporto sulle spalle o per lo stivaggio – cronologicamente inquadrati tra il XIV e il XI secolo a.C. – sono stati rinvenuti a Cipro, in Anatolia, nel mar Nero, a Creta, nell’Egeo, in Grecia, in Sicilia, in Sardegna, in Corsica e Francia meridionale, e in alcune regioni dell’entroterra europeo dislocate lungo il corso dei grandi fiumi che dovevano fungere da vie di penetrazione. Il centro di irradiazione viene identificato nell’isola di Cipro, che possiede ricchissimi giacimenti di rame purissimo, ed è interessante notare l’altissima concentrazione di lingotti a pelle di bue di provenienza cipriota in una terra ricca di rame come la Sardegna già a partire dal Bronzo recente. Questa diffusione, a cui si accompagna un massiccio apporto di tecniche metallurgiche di matrice cipriota, avvalora l’immagine di un mar Mediterraneo solcato da un complesso sistema di rotte che ne fanno un prezioso ed efficace apparato connettivo tra Occidente e Oriente, lungo il quale si spostano uomini, merci e idee.

Figurina micenea (XIV-XIII sec. a.C.) conservata al museo Pre e Early History di Berlino

Tra i protagonisti di questi movimenti spiccano i Micenei, che nel lungo arco di tempo corrispondente al periodo della formazione dei regni palatini, dal loro sviluppo fino alla crisi che ne segna la fine nel XII secolo a.C., lasciano nel Mediterraneo i segni del loro passaggio alla ricerca prevalentemente di metallo e beni di lusso. L’indicatore immediato di questi movimenti è la ceramica micenea, di argilla tornita e depurata, con decorazione dipinta a vernice brillante, che compare già dalle fasi più antiche (XVII-XV secolo a.C.) in Sicilia e in Italia, ma anche in Anatolia occidentale. Nella fase di maggior espansione della potenza micenea si assiste in Occidente alla produzione di una ceramica di imitazione che ha fatto ipotizzare l’esistenza di botteghe artigianali italo-micenee e di nuclei stanziali micenei. In diversi siti, tra cui Antigori di Sarroch in Sardegna, artigiani micenei potrebbero essersi integrati nelle comunità protostoriche italiane già prima che il collasso dei regni aumentasse la propensione a migrare fuori dalla madrepatria. Presso il nuraghe Antigori di Sarroch, oltre all’abbondante materiale proveniente dal Peloponneso, Creta e Cipro, è stata individuata anche una classe di ceramica di imitazione e di produzione locale. Alcune tipologie di vasi, come per esempio le anfore a staffa, sembrano indicare un collegamento con il sito di Cannatello in Sicilia (dove oltretutto è presente ceramica nuragica di importazione) e con gli empori dell’Africa settentrionale, quasi a segnare una rotta ideale che arriva in Sardegna toccando le sponde meridionali del Mediterraneo, alternativa rispetto a quella settentrionale che privilegia lo Ionio e l’Adriatico.

Nave da El Algar (Spagna) databile tra il 22 e il 15 a.C. conservata al museo Pre e Early History di Berlino

Questa rotta sarà la stessa che alcuni secoli dopo seguiranno i prospectors fenici alla ricerca di giacimenti metalliferi verso la Spagna, rotta in cui la Sardegna avrà comunque un ruolo centrale. A evidenziare infatti i contatti e le relazioni tra l’Isola e il Sud est spagnolo, durante l’età del bronzo, ci saranno in mostra (provenienti dal Museo di Berlino) anche importanti reperti della civiltà di El Argar, sviluppatasi in quell’area dal 2200 a.C. e connotata da insediamenti estesi, con un’architettura in pietra paragonabile a quella del Mediterraneo orientale e con una tipologia di spade che mostra evidenti contatti con la civiltà nuragica. È proprio in questo periodo infatti che la Sardegna, al centro del Mediterraneo e con un ruolo incisivo nei flussi commerciali – come dimostrano i materiali di produzione nuragica rinvenuti in questi ultimi anni fuori dall’isola – dà prova di grande vitalità con la fioritura di una delle più originali culture della protostoria italiana, quella nuragica. Il Nuragico è esclusivo della Sardegna e si caratterizza soprattutto per il suo monumento simbolo, il nuraghe, ma anche per i suoi straordinari bronzetti e per le tombe dei giganti.

Placca a nastro dell’11-8 a.C. da Koban (Russia) conservata nel museo di Pre e Protostoria di Berlino

Non esistono architetture analoghe a quelle sarde: un vero e proprio unicum nonostante le similitudini che si possono rilevare. Un esempio di “vicinanza” è quello con le fortezze costruite nel Caucaso meridionale nella tarda età del bronzo e nella prima età del ferro. Pur lontane, le terre caucasiche hanno certamente avuto contatti con le civiltà mediterranee. L’Ermitage, le cui collezioni sono straordinarie, è sempre stato e rimane uno dei pionieri della ricerca archeologica nel Caucaso e del suo inserimento nel contesto culturale mediterraneo. Dalla cultura di Majkop nella Ciascaucasia, con i suoi eccezionali kurgan, alla straordinaria produzione metallurgica della cultura di Koban le terre caucasiche rivelano, con i loro repertori decorativi dai motivi geometrici e con raffigurazioni di animali fantastici e non – buoi arieti, lupi, rane etc. – elementi di connessione non banali con le civiltà del mediterraneo e forse anche con la civiltà nuragica. Come non sorprenderci della somiglianza dei bronzetti di tori nuragici al celebre toro di Majkop? Con le suggestioni del mito di Prometeo o di quello degli Argonauti alla ricerca del Vello d’Oro l’esplorazione dei collegamenti nella protostoria, tra Mediterraneo e Caucaso, si carica di mille suggestioni.

Dai popoli del Caucaso alla civiltà nuragica: l’Eurasia protagonista nella mostra di Cagliari con eccezionali reperti dal museo dell’Ermitage di San Pietroburgo in dialogo con i manufatti sardi

Placca in oro che raffigura un leone: uno degli eccezionali reperti dall'Ermitage di San Pietroburgo

Placca in oro che raffigura un leone: uno degli eccezionali reperti dall’Ermitage di San Pietroburgo in mostra a Cagliari

Dai popoli del Caucaso alla civiltà nuragica, oltre 250 eccezionali opere dal V al I millennio a. C. nella mostra “Eurasia, fino alle soglie della Storia. Capolavori dal Museo Ermitage e dai Musei della Sardegna”, aperta fino al 10 aprile 2016 nel Palazzo della Città di Cagliari: gli straordinari materiali dall’Ermitage di San Pietroburgo dialogano con manufatti sardi e italiani, assolutamente sorprendenti, selezionati per l’evento. La mostra nasce nell’ambito di Cagliari Capitale Italiana della Cultura 2015 ed è il primo atto di un Protocollo di collaborazione triennale tra la città – che ha da tempo avviato un importante processo di rigenerazione urbana su base culturale, esemplare a livello nazionale – e il museo dell’Ermitage, con l’obiettivo di sviluppare studi, ricerche, sinergie e relazioni anche nei prossimi anni. Curata da Yuri Piotrovsky, Marco Edoardo Minoja e Anna Maria Montaldo, la mostra offre una straordinaria selezione, “capace di ricostruire il processo preistorico che cambiò il volto dell’Eurasia, un intero continente, dove, sul finire dell’età della pietra, prese corpo, inarrestabile, una rivoluzione culturale nata nel Vicino Oriente e diffusa nel giro di pochi millenni su un territorio vastissimo. L’era neolitica aveva infatti portato con sé, con l’affermarsi di un’economia di produzione, un cambiamento radicale spazzando via in poche decine di secoli pratiche e consuetudini esistenti da circa un milione di anni”.

Capotribù raffigurato in un bronzetto nuragico in mostra a Cagliari

Capotribù raffigurato in un bronzetto nuragico in mostra a Cagliari

“Eurasia, fino alle soglie della Storia” conduce i visitatori a ripercorrere un’epoca cruciale attraverso le testimonianze di ricchissime civiltà che costituirono l’avanguardia nelle trasformazioni culturali, presentando aspetti di eccezionale novità in quella fase di grande evoluzione del pensiero, delle capacità, delle tecniche. Società che, ciascuna per il proprio specifico comparto geografico, seppero costruire ponti e forme di contatto, a livello continentale e a livello mediterraneo, tali da assicurare una posizione preminente nelle dinamiche di scambio e circolazione delle idee, dei saperi, delle innovazioni culturali e tecnologiche. Dal grande museo russo sono giunti oggetti d’uso comune e straordinari corredi funerari, importanti manufatti in oro e pietre preziose, in argilla e pietra, in bronzo e in rame mentre dai musei della Sardegna sono state selezionate oltre cento opere che insieme ad alcuni reperti prestati da musei italiani contribuiscono a indicare i collegamenti e le vie di penetrazione delle diverse culture. “Siamo di fronte a un evento scientifico e di collaborazione internazionale di grandissima valenza”, spiegano i curatori. “Mai prima d’ora, infatti, il museo Ermitage aveva infatti prestato ed esposto in una mostra un nucleo così vasto e importante di opere preistoriche, fondamentali testimonianze del progresso della civiltà”.

Dall'Ermitage sono giunti in mostra oggetti di uso comune e ricchi corredi funerari

Dall’Ermitage sono giunti in mostra oggetti di uso comune e ricchi corredi funerari

“Nulla fu più come prima”, continuano i curatori. “Popolazioni nomadi divennero progressivamente stanziali, la natura diventò paesaggio all’interno del quale l’uomo lavorò, trasformò, costruì, coltivò campi ed allevò animali. Nacquero i villaggi, le distanze, la ruota e nacquero i mezzi di trasporto, gli scambi e, con essi, il commercio. Con la ricchezza si diffusero le guerre e gli strumenti per combatterle e dunque furono necessari nuovi mezzi e nuovi materiali per produrli. Nel giro di pochi millenni l’uso dei metalli determinò cambiamenti epocali, tanto negli utensili e nelle loro fogge, quanto nei sistemi per realizzarle”.

Statuetta di toro in oro proveniente dall'area caucasica e conservata all'Ermitage

Statuetta di toro in oro proveniente dall’area caucasica e conservata all’Ermitage

Dal grande museo di San Pietroburgo – che oltre a raccogliere le collezioni imperiali ha sempre svolto un ruolo di primo piano nella ricerca archeologica e nelle campagne di scavi – sono giunti anche materiali Neolitici risalenti al V millennio a.C., rinvenuti principalmente nel complesso della tomba di Nalchik, con gioielli realizzati con zanne di cinghiale, collane fatte con i denti incisivi del cervo, braccialetti in pietra e utensili in pietra e corno, punte di freccia in selce. Sono però due i principali gruppi di oggetti provenienti dalla Russia esposti in mostra. Il primo s’incentra su due straordinari corredi funerari appartenenti alla “cultura di Maikop” nota per i suoi eccezionali “kurgan”, tombe a tumulo che hanno restituito parure funerarie prestigiose e ricchissime, dove gli strumenti della vita quotidiana si affiancano a vasellame di prestigio e a gioielli in oro e pietre preziose. Proprio alla cultura di Maikop appartiene la sepoltura di un adolescente dal villaggio Ulskogo (Ulyap), dove sono state rinvenute figurine di argilla e pietra, che consentono di ipotizzare legami con le culture del Mediterraneo. Il secondo gruppo di materiali offre un’ampia esemplificazione della cultura di Koban (II-I millennio a.C.), che ci presenta i tratti caratterizzanti di una civiltà della più evoluta età dei metalli, a cavallo tra le fasi recenti dell’età del bronzo e la piena età del ferro.