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Ostia antica (Roma). Scoperto uno straordinario bagno rituale purificatorio ebraico (mikveh) del IV-VI sec., il primo così antico venuto alla luce fuori dai confini di Israele, che testimonia il carattere multiculturale dell’antica città portuale. Gli interventi di Giuli, Russo, Osanna, Di Segni, Fadlun. Obiettivo: renderlo fruibile al pubblico

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Il bagno rituale purificatorio ebraico (mikveh) di epoca romana scoperto nel parco archeologico di Ostia antica (foto MIC / emanuele antonio minerva / agnese sbaffi)

Dagli scavi condotti nel parco archeologico di Ostia antica nei mesi di giugno e agosto 2024 è emerso uno straordinario bagno rituale purificatorio ebraico (mikveh). La campagna di scavo, realizzata nell’ambito del progetto OPS – Ostia Post Scriptum, è stata finanziata dal ministero della Cultura, tramite la direzione generale Musei, con uno stanziamento di fondi dedicato all’esecuzione di ricerche archeologiche nell’anno 2024, dal capitolo 7515 cdr19, per un importo pari a euro 124.190,41.

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Il progetto OPS – Ostia post scriptum: plan 2023

Il progetto OPS – Ostia Post Scriptum nasce nel 2022 da un rapporto di collaborazione fra il parco archeologico di Ostia antica (responsabili il direttore, Alessandro D’Alessio, e Claudia Tempesta), l’università di Catania (prof. Luigi Caliò) e il Politecnico di Bari (prof. Antonello Fino) ed è volto a eseguire indagini in due aree strategiche della città di Ostia, prima colonia romana e importantissimo centro urbano dell’antichità, per comprenderne meglio lo sviluppo nel corso del tempo. Era peraltro da diversi decenni che il Parco, già Soprintendenza Archeologica di Ostia, non eseguiva scavi archeologici propri (da cui appunto la denominazione OPS del progetto), con gli obiettivi primari di promuovere le attività di ricerca, con particolare riferimento a quelle direttamente curate dal Parco, al fine di incrementare le conoscenze su Ostia; implementare la fruizione del sito restituendo continuità al percorso di visita; promuovere la condivisione delle conoscenze attraverso azioni di public archaeology; rinsaldare la collaborazione scientifica con altri enti di ricerca.

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Parco archeologico di Ostia antica: il bagno rituale purificatorio ebraico (mikveh) in corso di scavo (foto parco ostia antica)

Destinati alle immersioni delle persone (ma anche degli oggetti) a fini di purificazione, i mikva’otsi presentano generalmente come vasche rettangolari, nella maggior parte dei casi coperte, scavate nel terreno e rivestite di intonaco idraulico, con una fila di gradini che ne occupano l’intera larghezza, connesse direttamente o indirettamente a una sorgente, a un pozzo o a una cisterna di raccolta dell’acqua piovana. Come prescritto dalle fonti rabbiniche (in particolare la Mishnah e la Tosefta, entrambe redatte nel corso del III secolo d.C.), requisiti essenziali di un mikveh sono l’alimentazione mediante acqua piovana o sorgiva, in quantità non inferiore a 40 se’ah (circa 500 l), e la profondità, tale da permettere la completa immersione del corpo di un uomo di media statura.

La scoperta è stata presentata ufficialmente il 10 marzo 2025 al parco archeologico di Ostia antica alla presenza del ministro della Cultura, Alessandro Giuli. «La scoperta di un antico bagno rituale ebraico, o mikveh, venuto alla luce nel parco archeologico di Ostia Antica”, dichiara il ministro Giuli, “rafforza la consapevolezza storica di questo luogo quale vero crocevia di convivenza e di scambio di culture, culla di tolleranza tra popoli diversi che nella civiltà romana trovavano la loro unione. Esso rappresenta un unico nell’area mediterranea di età romana al di fuori della Terra di Israele e attesta quanto fosse radicata la presenza ebraica nel cuore della romanità. È proprio a Ostia che Roma accoglie e ospita i culti originari delle altre civiltà mediterranee, nel momento in cui, consolidato il suo potere in Italia, comincia a proiettarsi nel Mare Nostrum. Una miscellanea di etnie e influenze, insieme alle due religioni monoteiste del tempo, che testimonia quanto Roma fosse ecumenica e universale. Siamo orgogliosi che questa scoperta sia il frutto della ripresa delle attività di scavo promosse direttamente dal Parco archeologico di Ostia Antica – grazie a un finanziamento del MiC che continuerà a investire risorse su questa scoperta – che da un lato ha permesso di tornare a promuovere le attività di ricerca e dall’altro di ampliare e rendere più accessibili le aree visitabili dal pubblico”.

 

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La presentazione della scoperta del bagno rituale ebraico, o mikveh, nel parco archeologico di Ostia Antica: da sinistra, Riccardo Di Segni, Alessandro Giuli, Alessandro D’Alessio, Alfonsina Russo, Massimo Osanna (foto parco ostia antica)

“Questa eccezionale scoperta”, dichiara Alfonsina Russo, Capo Dipartimento per la valorizzazione del patrimonio culturale, “conferma da un lato l’importanza e la specificità dell’antica città di Ostia, porto e porta di Roma sul Mediterraneo e per tale ragione melting pot etnico, linguistico, religioso e culturale in senso lato e, d’altro canto, le inusitate potenzialità del patrimonio storico-archeologico italiano. In ossequio alla “filiera” ricerca/conoscenza-tutela/conservazione-valorizzazione di questo straordinario patrimonio, il rinvenimento del mikveh ostiense, il primo così antico venuto alla luce fuori dai confini di Israele, non può che renderci orgogliosi e al tempo stesso determinati a che il monumento sia quanto prima fruibile dal pubblico di visitatori che sempre più numeroso frequenta e apprezza i nostri luoghi della cultura”.

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Parco archeologico di Ostia antica: il bagno rituale purificatorio ebraico (mikveh) in corso di scavo (foto parco ostia antica)

“Grazie ai finanziamenti stanziati dal ministero della Cultura negli ultimi anni”, dichiara il direttore generale Musei Massimo Osanna, “è stato possibile attuare un piano di interventi su scala nazionale, promosso in particolare dalla Direzione generale Musei, volto alla manutenzione programmata, alla promozione della ricerca archeologica e alla valorizzazione degli istituti e luoghi della cultura. In questo contesto, il Parco archeologico di Ostia antica ha svolto un ruolo di primo piano, distinguendosi per l’innovatività degli interventi progettati e l’eccellenza dei suoi progetti di ricerca, come quello che ha portato alla scoperta del mikveh. Un ritrovamento che testimonia il carattere multiculturale dell’antica città portuale e apre nuovi e affascinanti scenari per l’ampliamento delle nostre conoscenze e lo sviluppo di nuove narrazioni”.

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Parco archeologico di Ostia antica: l’area di scavo del bagno rituale purificatorio ebraico (mikveh) (foto MIC / emanuele antonio minerva / agnese sbaffi)

“Si tratta di una scoperta assolutamente straordinaria”, dichiara Alessandro D’Alessio, direttore del parco archeologico di Ostia antica, “in quanto non erano precedentemente noti mikva’ot di epoca romana fuori dalla Giudea, Galilea e Idumea antiche, e che non può che confermare l’entità della presenza continuativa, il ruolo e l’importanza della comunità ebraica a Ostia nel corso di tutta l’età imperiale (se non prima): dagli inizi del I secolo (epoca cui risale la più antica iscrizione nota in Italia che menzioni Iudaei, rinvenuta nella vicina necropoli di Pianabella) al V-VI secolo, quando la sinagoga ostiense – la più vetusta del Mediterraneo occidentale (fu costruita infatti a fine II-inizi III secolo) e la sola conservata a Roma – cessò di vivere a seguito del definitivo abbandono della città”.

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Il rabbino Di Segni e il ministro Giuli in visita al bagno rituale purificatorio ebraico (mikveh) nel parco archeologico di Ostia antica (foto MIC / emanuele antonio minerva / agnese sbaffi)

“La scoperta di questo sito, che ha le caratteristiche di un miqwè”, afferma Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunità ebraica di Roma, “è di estremo interesse sotto tanti aspetti, archeologici, storici, rituali. La storia degli ebrei di Roma si arricchisce oggi di un ulteriore, prezioso monumento che testimonia il loro millenario insediamento e la cura nell’osservanza delle tradizioni: l’ambiente scoperto è tra l’altro funzionale ed elegante. Una struttura come quella scoperta non poteva essere isolata dal complesso edilizio in cui si trova ed è probabile che in buona parte, se non tutto, questo fosse un centro di aggregazione ebraica. Mi auguro che gli scavi possano proseguire in attesa di altre sorprese e che presto sia possibile l’accesso ai visitatori che non mancheranno per l’importanza del reperto”. “È fonte di grande emozione la scoperta del probabile miqwè a Ostia, di fatto il più antico rinvenimento del genere nel mondo della Diaspora, successivo soltanto a quelli di Giudea, Galilea e Idumea”, commenta Victor Fadlun, presidente della Comunità Ebraica di Roma. “Emozione e orgoglio, per la conferma del radicamento millenario degli ebrei a Roma, e del cordone ombelicale che ci lega alla Terra d’Israele. Il miqwè è il segno di una presenza viva, che si è perpetuata nei secoli e porta a noi, oggi. La dimostrazione di una identità che molte generazioni di ebrei sono riuscite a preservare, difendere e valorizzare. Ringrazio quanti hanno dato contributi scientifici e finanziari determinanti per questo importante risultato. E auspico che ne torni lustro e beneficio all’intero territorio”.

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Veduta aerea del bagno rituale purificatorio ebraico (mikveh) al parco archeologico di Ostia antica (foto parco ostia antica)

Le ricerche hanno potuto concentrarsi in particolar modo nel settore, denominato “Area A”, posto in una zona assolutamente centrale della città, sotto il profilo sia topografico/urbanistico che architettonico, in quanto situato in prossimità dell’antico corso del Tevere e compreso tra l’edificio dei Grandi Horrea a Ovest, il santuario repubblicano dei Quattro Tempietti, il Mitreo delle Sette Sfere e la Domus di Apuleio a Sud, e il Piazzale delle Corporazioni a Est. Sorprendentemente, a dispetto di tale sua centralità, quest’area non era stata mai indagata in precedenza e si presentava pertanto come ideale per le nuove attività di scavo, qualificandosi quale bacino stratigrafico intatto. È così che all’interno di un grande e sontuoso edificio qui scoperto e già ampiamente riportato alla luce è emerso, fra i notevoli resti degli ambienti che lo compongono e di alcuni meravigliosi mosaici pavimentali a tessere bianche e nere, un piccolo vano semi-ipogeo con sottostante pozzo per la risalita o comunque il prelievo dell’acqua di falda, nel quale può con ogni probabilità riconoscersi un mikveh (מִקְוֶה / מקווה‎?, Mikve, “Miqwā”), ovvero un bagno rituale purificatorio ebraico.

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Il bagno rituale purificatorio ebraico (mikveh) di epoca romana scoperto nel parco archeologico di Ostia antica (foto MIC / emanuele antonio minerva / agnese sbaffi)

L’ambiente semi-ipogeo è un piccolo vano di forma rettangolare, chiuso sul lato Est da un’abside semicircolare, che presenta diverse fasi edilizie. Nell’ultima, esso risulta accessibile dal lato occidentale attraverso una larga soglia in marmo con bordo esterno rialzato ed è occupato quasi per l’intera larghezza da una scala, costituita da tre gradini con notevoli tracce di usura e fiancheggiata da due spallette in muratura rivestite all’interno di intonaco idraulico; il piano pavimentale al termine della scala, realizzato in mattoni bipedali (laterizi quadrati di 60 cm di lato), era posto a una quota inferiore di circa 1 metro rispetto a quella della soglia di ingresso e presentava un incasso della larghezza di circa 3 cm che proseguiva anche sulle pareti laterali, con tutta probabilità funzionale all’alloggiamento di una transenna, forse lignea. Nell’angolo nord-orientale, immediatamente al di sopra della spalletta settentrionale, è presente nella muratura un foro passante, destinato verosimilmente ad alloggiare una conduttura per l’adduzione di acqua.

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Il pozzo all’estremità orientale del bagno rituale purificatorio ebraico (mikveh) di epoca romana scoperto nel parco archeologico di Ostia antica (foto MIC / emanuele antonio minerva / agnese sbaffi)

All’estremità orientale del pavimento si apre un pozzo circolare del diametro di 1,08 m, realizzato in cementizio e coronato da una ghiera in mattoni probabilmente aggiunta in un secondo momento, certamente destinato alla captazione dell’acqua di falda; in corrispondenza del raccordo con il pavimento, il perimetro del pozzo si allarga a formare una sorta di invito. A una profondità di 1,10 m dall’imboccatura, il pozzo si restringe a un diametro di 1,00 m, formando una risega con tutta probabilità funzionale al posizionamento di una grata o di una pavimentazione lignea rimovibile.

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Lucerna decorata sul disco dall’immagine di una menorah scoperta in fondo al pozzo del bagno rituale purificatorio ebraico (mikveh) nel parco archeologico di Ostia antica (foto parco ostia antica)

L’ambiente era chiuso su tutti i lati da pareti costruite in opera listata (con blocchetti di tufo alternati a ricorsi di laterizi) prive di aperture; sull’abside di fondo, in posizione elevata, è stata rinvenuta una nicchia, alta 0,60 m e larga 0,45 m, rivestita di intonaco azzurro e conchiglie, inquadrata da una coppia di colonnine rivestite in stucco poggiate su un piano sostenuto da mensole in laterizio. Lo scavo degli strati di abbandono e obliterazione dell’ambiente ha restituito materiali di grande interesse: oltre a numerosi lacerti di intonaco, sono stati rinvenuti lucerne, frammenti marmorei appartenenti a un’epigrafe e a statue di piccole dimensioni. Dallo scavo del pozzo, condotto con il supporto di Davide I. Pellandra e di Mario Mazzoli e Marco Vitelli dell’Associazione Archeologia Subacquea Speleologia Organizzazione (A.S.S.O.) fino alla profondità di 1,5 m, proviene una lucerna decorata sul disco dall’immagine di una menorah (candelabro a sette bracci) e da un lulav (ramo di palma) sul fondo, oltre a un bicchiere in vetro pressoché integro, entrambi databili tra V e VI secolo d.C.

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Reperti recuperati nello scavo del bagno rituale purificatorio ebraico (mikveh) nel parci archeologico di Ostia antica (foto MIC / emanuele antonio minerva / agnese sbaffi)

Le peculiari caratteristiche dell’ambiente – quali i gradini estesi per la sua intera ampiezza, le pareti rivestite di intonaco idraulico, la presenza di un pozzo di captazione dell’acqua di falda, il condotto di comunicazione con l’ambiente adiacente (possibilmente destinato ad alloggiare una tubatura per l’aggiunta di acqua a quella di falda), e ancora il rinvenimento della lucerna con simboli ebraici sul fondo del pozzo – inducono a ipotizzarne una interpretazione come bagno rituale ebraico (mikveh). I mikva’ot erano destinati alle immersioni delle persone (ma anche degli oggetti) a fini di purificazione.

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Veduta dall’alto della sinagoga a Ostia (foto parco archeologico ostia antica)

I più antichi esempi di mikva’ot archeologicamente documentati in Israele risalgono all’età asmonea (fine I secolo a.C. – inizio I secolo d.C.). Capillarmente diffusi in Giudea, Galilea e Idumea in età erodiana, in particolare all’interno di edifici a carattere residenziale, diminuiscono progressivamente nel I secolo fino a scomparire quasi del tutto all’inizio del II, in connessione con la piena romanizzazione della regione a seguito della distruzione del Tempio nell’anno 70 d.C. e della successiva repressione di Bar Kokhba nel 135 d.C. Estremamente scarse sono le attestazioni successive, tra cui emergono i numerosi mikva’ot rinvenuti nella città galilea di Sepphoris. Non sono finora noti mikva’ot di epoca romana o tardo-antica nei luoghi della Diaspora, con l’unica eccezione del mikveh di Palazzo Bianca a Siracusa, probabilmente realizzato nei pressi della locale sinagoga tra VI e VII secolo d.C. A una cronologia di poco anteriore riportano i materiali rinvenuti negli strati di abbandono e di obliterazione del vano individuato a Ostia: tra questi spiccano due lucerne della forma Atlante VIII, decorate sul disco da una menorah eptalicne (cioè appunto a sette bracci) su supporto trifido, una delle quali con lulav sul fondo, databili tra IV e VI secolo d.C.

 

Napoli. Alla Scuola Superiore Meridionale il convegno “Puteoli – Portus Porti di Roma”: a confronto i due sistemi portuali più importanti per la Capitale dell’Impero. Ecco il programma

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Lunedì 27 gennaio 2025, alla Scuola Superiore Meridionale di Napoli, si terrà il convegno “Puteoli – Portus Porti di Roma”, con l’obiettivo di mettere a confronto i due sistemi portuali più importanti per la Capitale dell’Impero. Organizzato dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli, dall’università Vanvitelli, dalla Scuola Superiore Meridionale e dal Gruppo Archeologico dei Campi flegrei, il convegno è realizzato grazie al contributo della Direzione generale Educazione, ricerca e istituto culturali del Mic.

PROGRAMMA. Scuola Superiore Meridionale di Napoli, largo San Marcellino 10 a Napoli (centro storico). Aula 3, apertura dei lavori alle 9.30 con i saluti istituzionali: Mariano Nuzzo, soprintendente Sabap-Na-Met; Carlo Rescigno, università della Campania “Vanvitelli” – Ssm. Gli interventi: 9.50, Simona Formola, “Le attività dell’ufficio Archeologia subacquea della Sabap-Na-Met”; 10, Raffaella Iovine, “Il contributo del Gruppo Archeologico dei Campi Flegrei”; 10.10, keynote speech, Pascal Arnaud, “Navigare tra Pozzuoli e Portus: condizioni, stagioni, barche”. SESSIONE 1: OSTIA-PORTUS (chair: P. Arnaud. 10.40, Evelyne Bukowiecky, “La pianificazione architettonica e logistica del più grande complesso di stoccaggio dell’antichità”; 11, Stéphanie Mailleur, “L’immagine del porto: segni e significati”; 11.20, Marina Lo Blundo, Claudia Tempesta, Alessandro D’Alessio, “Il sistema Ostia-Portus: infrastrutture portuali e di stoccaggio alla foce del Tevere”. SESSIONE 2: PUTEOLI (chair: A. D’Alessio). 12.10, Maria Luisa Tardugno, “La colonia marittima di Puteoli: l’area urbana e il porto”; 12.30, Fabio Pagano, Enrico Gallocchio, “Strutture e servizi al servizio del porto: nuove ricerche 2024-2025 nell’area del Portus Iulius”; 13, pausa pranzo. Aula 5, 14, Michele Silani, “La ripa puteolana: il vicus Lartidianus”; 14.20, Michele Stefanile, Michele Silani, “Il tempio sommerso dei Nabatei. Le nuove ricerche”; 14.40, Michele Stefanile, “La ripa puteolana: il vicus Annianus e la Penisola Mediana”; 15, dibattito (chair: P. Arnaud): C. Rescigno, E. Bukowiecky, S. Mailleur, M. Lo Blundo, C. Tempesta, A. D’Alessio, F. Pagano, E. Gallocchio, M.L. Tardugno, M. Stefanile, M. Silani.

Ostia antica. Al parco archeologico la visita guidata “Ostia ebraica. Itinerario tra i luoghi della memoria della comunità ebraica di Ostia antica”

ostia-antica_parco_visita-guidata-ostia-ebraica_locandina“Ostia ebraica. Itinerario tra i luoghi della memoria della comunità ebraica di Ostia antica”: in occasione del Giorno della Memoria 2025, domenica 26 gennaio 2025, alle 10.30, nell’area archeologica di Ostia antica visita guidata tra i luoghi che testimoniano la presenza e l’importanza della comunità ebraica nell’antico porto di Roma, con un focus particolare sulla Sinagoga (la più antica del Mediterraneo occidentale). In relazione alla Sinagoga, si illustreranno i progetti di studio in corso e, soprattutto, i contenuti del progetto di restauro il cui studio di fattibilità è stato curato insieme alla Fondazione Beni Culturali Ebraici. La prenotazione dà diritto all’accesso gratuito all’area archeologica. L’appuntamento è alle 10.30 davanti all’ingresso del museo Ostiense.

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La sinagoga di Ostia antica (foto parco archeologico ostia antica)

L’obiettivo principale è quello di divulgare la conoscenza della presenza, del ruolo e dell’importanza della comunità ebraica a Ostia dagli inizi dell’età imperiale (epoca cui risale la più antica iscrizione nota in Italia che menzioni Iudaei, rinvenuta nella necropoli ostiense di Pianabella) al V-VI secolo, quando la sinagoga di Ostia venne definitivamente abbandonata. La visita, che sarà tenuta dal direttore del parco Alessandro D’Alessio, dalla funzionaria archeologa Claudia Tempesta e dall’arch. Adachiara Zevi, interesserà il museo Ostiense, la cosiddetta Schola del Traiano e la Sinagoga. L’iniziativa si svolge in partnership con l’associazione “Arte in Memoria”, con la quale il parco ha una lunga e consolidata collaborazione, e con la Fondazione Beni Culturali Ebraici, con cui è stato sviluppato il citato progetto per il restauro della Sinagoga.

Ostia antica (Roma). Al parco archeologico “In silenzio, con disciplina, tenacia e intelligenza”: giornata in ricordo di Italo Gismondi, geniale architetto e archeologo che ha rivoluzionato il nostro modo di immaginare l’antica Roma, nel cinquantenario della scomparsa

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“In silenzio, con disciplina, tenacia e intelligenza”: il 3 dicembre 2024, giornata in ricordo di Italo Gismondi nel cinquantenario della scomparsa: il parco archeologico di Ostia antica rende omaggio alla figura di Italo Gismondi (Roma, 12 agosto 1887 – 2 dicembre 1974), geniale architetto e archeologo che ha rivoluzionato il nostro modo di immaginare l’antica Roma. Un’occasione per scoprire un Gismondi inedito, grazie alla testimonianza di chi l’ha conosciuto e alle tracce che il suo lavoro ha lasciato negli uffici del Parco. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti, ritirando il titolo d’accesso in biglietteria.

Questo il programma della giornata: alle 9.30, commemorazione nella cappella di Sant’Ercolano, Ostia antica. Seguono gli interventi in sala Cébeillac-Gervasoni (antiquarium) presso gli Scavi di Ostia: alle 10.30, saluti istituzionali di Alessandro D’Alessio (direttore del PARCO archeologico di Ostia antica); 10.45, Dario Daffara (funzionario archeologo, parco archeologico di Ostia antica), Elizabeth Jane Shepherd (già direttore dell’Aerofototeca nazionale), Paola Olivanti (archeologa); 11.15, Enrico Rinaldi (direttore del parco archeologico di Sepino); 11.45, Mario Docci (professore emerito di architettura, Sapienza università di Roma); 12.15, Stefano Borghini (funzionario architetto, parco archeologico del Colosseo); 12.45, discussione: partecipano Alessandro D’Alessio, Dario Daffara, Claudia Tempesta (funzionario archeologo, parco archeologico di Ostia antica), Alessandra Ten (professoressa di Rilievo e Analisi dei monumenti antichi, Sapienza università di Roma).

Roma. A Palazzo Massimo “Con sobria chiarezza”, due giornate di studio in onore di Giovanni Becatti a cinquant’anni dalla scomparsa: in presenza e on line. Il programma

roma_palazzo-massimo_giornata-di-studio-con-sobria-chiarezza_locandina“Con sobria chiarezza” giornate di studio in onore di Giovanni Becatti. A cinquant’anni dalla scomparsa, il parco archeologico di Ostia antica celebra la figura di Giovanni Becatti con due giornate di convegno a Roma, a Palazzo Massimo alle Terme, il 4 e 5 dicembre 2023: in presenza e on line sul canale YouTube del Parco: https://www.youtube.com/@parcoarcheologicodiostiaan4711. Grazie al contributo di allievi, colleghi e continuatori della sua opera nell’ufficio degli Scavi di Ostia, verrà ripercorsa la carriera di uno studioso che ha lasciato un’impronta profonda nella storia dell’arte antica e nell’archeologia del XX secolo. Di multiformi interessi, Becatti seppe spaziare dall’arte minoica alla paletnologia e dall’arte greca arcaica alla tarda antichità, affrontando con uguale competenza e passione l’arte, la storia e la filologia classica. I vari contributi consentiranno di delineare il profilo di un vero umanista, capace di coniugare l’attività di ricerca sul campo con una conoscenza enciclopedica delle fonti antiche e dell’iconografia, unite a una grande versatilità scrittoria e divulgativa.

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Il leone: dettaglio della sala di rappresentanza in opus sectile di una villa (domus) monumentale fuori Porta Marina a Ostia, conservato al museo dell’Alto Medioevo (foto Muciv)

Del periodo ostiense verranno esaminati i molteplici filoni di ricerca che Becatti seppe dipanare nella sua lunga attività al servizio della Soprintendenza archeologica. Giunto ventiseienne a Ostia, ma già con l’esperienza formativa degli scavi a Lemno con la Scuola Archeologica Italiana di Atene, divenne il principale collaboratore del direttore degli Scavi Guido Calza, che gli affidò la pubblicazione delle sculture trovate negli sterri per l’Esposizione Universale del 1942 e lo studio tipologico di tappeti musivi e mitrei. Nel frattempo coltivava la sua vocazione per l’insegnamento, iniziando a Pisa quella feconda attività didattica che l’avrebbe portato a Milano, Firenze e Roma, coltivando in ogni cattedra una prolifica scuola di allievi ed epigoni. La carriera accademica non gli impedì di continuare la collaborazione con la Soprintendenza archeologica di Ostia, portando a termine il volume della Topografia Generale – primo della serie di Scavi di Ostia – e pubblicando nella stessa collana l’Edificio con Opus Sectile fuori Porta Marina, esempio eccezionale dell’arte dell’intarsio marmoreo fiorita nella tarda antichità. Le testimonianze dei colleghi e di chi lo conobbe sono concordi nel delineare una figura modesta, laboriosa, collaborativa e disponibile, che fino all’ultimo portò il suo contributo sia in ambito editoriale, con la grandiosa impresa dell’Enciclopedia dell’Arte Antica, sia continuando a stimolare la ricerca sul campo, con l’avvio dello scavo universitario delle Terme del Nuotatore. In occasione del convegno verrà affissa una targa in ricordo dello studioso sulla facciata del Museo Ostiense, dove sono ugualmente onorati i colleghi e i collaboratori dei suoi esordi, quasi a voler ricostituire quell’affiatato gruppo di lavoro e di ricerca che “con sobria chiarezza” seppe avviare gli studi moderni su Ostia.

Programma 4 dicembre 2023: “Giovanni Becatti e Ostia”, modera Alessandro D’Alessio. Alle 9, saluti istituzionali: Stéphane Verger (direttore del museo nazionale Romano), Massimo Osanna (direttore generale Musei); 9.15, introduzione al convegno con Alessandro D’Alessio (direttore del parco archeologico di Ostia antica); 9.30, Fausto Zevi (già Sapienza Università di Roma) “Giovanni Becatti, un ricordo ostiense”; 10, Dario Daffara (parco archeologico di Ostia antica) “Il silenzioso ardore per la ricerca: Giovanni Becatti a Ostia (1938-1954) e a Milano (1954-1957)”; 10.30, Claudia Valeri (Musei Vaticani) “Giovanni Becatti e la scultura ostiense”; pausa caffè; 11.30, Cristina Genovese (parco archeologico di Ostia antica) “Mosaici e pavimenti marmorei di Ostia: attualità dello studio di Giovanni Becatti”; 12, Carlo Pavolini (già università della Tuscia – Viterbo) “Considerazioni sulle Case ostiensi del tardo impero 75 anni dopo”; 12.30, discussione. Pausa pranzo. Alle 14.30, Claudia Tempesta (parco archeologico di Ostia antica), Stella Falzone (università Roma Tre) “Rileggere Becatti alla luce di Gismondi: il contributo della documentazione d’archivio alla ricostruzione del contesto della Domus sotto il Vicolo del Dioniso”; 15, Filippo Marini Recchia (archeologo indipendente), Paola Olivanti (archeologa indipendente) “La basilica forense di Ostia: una revisione dei dati d’archivio a ottant’anni dalla pubblicazione di Giovanni Becatti”; 15.30, Clementina Panella (già Sapienza Università di Roma), Maura Medri (università Roma Tre) “Le Terme del Nuotatore in Ostia Antica. Lo scavo, i contesti, l’architettura”; 16, discussione.

Programma 5 dicembre 2023: “Giovanni Becatti, gli studi e l’insegnamento”, modera Patrizio Pensabene. Alle 9.30, Graziella Becatti (storica dell’arte indipendente) “Chi era Giovanni Becatti”; 10, Carlo De Domenico (università Statale di Milano) “Giovanni Becatti in Grecia (1936-1937)”; 10.30, Gabriella Capecchi (già università di Firenze) “Giovanni Becatti professore di Archeologia Classica nella “tradizione giovane” dell’Ateneo fiorentino”; pausa; 11.30, Maria Grazia Picozzi (già Sapienza Università di Roma) “Giovanni Becatti storico dell’arte antica”; 12, Stefano Tortorella (già Sapienza Università di Roma) “Gli studi di iconografia di Giovanni Becatti”; 12.30, discussione. Pausa pranzo. Alle 14.30, Marco Ruffini (Sapienza Università di Roma) “Giovanni Becatti e la critica d’arte”; 15, Patrizio Pensabene (già Sapienza Università di Roma) “Lo stile è una fiction? Sono da considerare superati i cataloghi tipologici?”; 15.30, Andrea Carandini (già Sapienza Università di Roma) “Giovanni Becatti, un uomo bravo e buono”; 16, discussione e tavola rotonda.