Esclusivo. Con la prof.ssa Caterina Previato (UniPd) primo bilancio della campagna 2025 nel sito romano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro): tra le scoperte, la banchina di una darsena per raggiungere la villa romana via acqua; e la planimetria dell’edificio di grandi dimensioni che poggiava su pali di legno. Tra i reperti un orecchino d’oro e due lucerne integre

La prof.ssa Caterina Previato (UniPd) sullo scavo della villa romana di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro) (foto graziano tavan)

Una lucerna, rinvenuta integra, nello scavo della villa romana di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro) (foto unipd)
Definito il limite settentrionale della villa romana di San Basilio, uno spazio scoperto, probabilmente una banchina, legato a una darsena o comunque a un bacino d’acqua che permetteva di raggiungere la villa tramite vie d’acqua. Dalle terme della villa recuperato un altro orecchino d’oro. E del grande edificio, sicuramente di carattere pubblico, la cui planimetria oggi è più chiara, si è scoperta che poggiava su pali di legno per una maggior tenuta delle strutture soprastanti. Sono i risultati più eclatanti da un primo bilancio provvisorio della campagna di scavo 2025, condotto dalla prof. Caterina Previato col prof. Jacopo Bonetto, del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, in collaborazione con la soprintendenza ABAP di Verona Rovigo e Vicenza (dott.ssa Giovanna Falezza), nell’ambito del progetto “San Basilio” finanziato dalla fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Tra impegno, curiosità e prospettive future, ecco il resoconto di Caterina Previato in esclusiva per archeologiavocidalpassato.com.

Il gruppo di studenti del primo turno allo scavo di San Basilio romana dell’università di Padova (foto unipd)

Il gruppo di studenti del secondo turno allo scavo di San Basilio romana dell’università di Padova (foto unipd)
LA CAMPAGNA 2025. La campagna di scavo del 2025 relativa all’abitato romano di San Basilio aveva come obiettivo quello di continuare ad indagare la cosiddetta villa, già individuata negli anni ’70 del secolo scorso e ormai in corso di scavo dal 2022, e parallelamente di procedere con lo scavo di un nuovo grande edificio individuato due anni fa grazie alle prospezioni geofisiche. Nello specifico la campagna di scavo si è svolta dal 12 maggio al 13 giugno 2025, per un totale di 5 settimane, e ha visto il coinvolgimento di numerosi studenti dell’università di Padova di diverso livello, con gruppi di 15 ragazzi che si sono alternati nel corso delle settimane. Le attività sul campo sono state coordinate da me, Caterina Previato, ma il progetto vede la co-direzione anche di Jacopo Bonetto dell’università di Padova e di Giovanna Falezza della soprintendenza Abap di Verona Rovigo e Vicenza.

Una lucerna, rinvenuta integra, nello scavo della villa romana di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro) (foto unipd)

Grande edificio romano a San Basilio: sistema di fondazione con pali lignei alla base del muro perimetrale (foto unipd)
TRE SAGGI DI SCAVO NEL 2025. Le indagini hanno interessato tre diversi settori di scavo: due relativi alla villa, già aperti negli scorsi anni, e uno relativo al nuovo edificio. Nei due saggi relativi alla villa ci siamo posti obiettivi diversi e di conseguenza anche le attività sono procedute in maniera diversa. Nel cosiddetto saggio 1, già aperto nel 2022, abbiamo deciso di approfondirci al fine di indagare le fasi più antiche dell’edificio, e soprattutto di definire la cronologia di costruzione della villa, e degli interventi di ristrutturazione che ha subito nel corso del tempo. Per quanto riguarda invece il saggio 2, sempre relativo alla villa, ci siamo posti un obiettivo di carattere planimetrico. In particolare abbiamo cercato di definire il limite settentrionale dell’edificio e il suo rapporto con l’ambiente circostante. Ed effettivamente siamo riusciti a individuare una struttura muraria che separava il complesso da uno spazio scoperto, probabilmente adibito a banchina, legato a una darsena o comunque a un bacino d’acqua che permetteva di raggiungere la villa tramite vie d’acqua. Per quanto riguarda invece il terzo saggio di scavo relativo al nuovo edificio, ci siamo dati un obiettivo ancora diverso, ovvero quello di definirne la planimetria dell’edificio, l’assetto architettonico e le caratteristiche costruttive. Di particolare interesse in questo settore è stata l’individuazione, grazie a un sondaggio di approfondimento in prossimità di un muro perimetrale, del sistema di fondazione che caratterizza questa struttura, che prevede il posizionamento alla base del muro di pali lignei funzionali ad asciugare il terreno e a permettere una maggior tenuta delle strutture soprastanti. Questo dato, oltre a essere interessante dal punto di vista tecnico-costruttivo, è per noi molto importante perché proprio attraverso l’analisi dei legni sarà possibile definire la cronologia d’impianto di questo edificio.

Orecchino d’oro dal settore termale della villa romana di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro) (foto unipd)
CURIOSITÀ. Le attività di scavo di quest’anno, oltre a darci nuove preziose informazioni sulle caratteristiche planimetrico-architettoniche e sulla cronologia degli edifici, ci hanno restituito – come negli anni scorsi – anche molti interessanti reperti. Numerose sono state anche quest’anno le monete ritrovate in tutti i saggi di scavo che ci permettono di confermare l’importanza di snodo commerciale del sito di San Basilio in età romana. Tra gli altri reperti particolarmente interessanti si segnalano inoltre due lucerne integre, numerosi strumenti legati al mondo della pesca, e inoltre un orecchino d’oro dal settore termale della villa, che va a sommarsi a quello che avevamo già ritrovato due anni fa nello stesso settore.
PROSPETTVE FUTURE. I risultati di questa campagna di scavo, uniti anche agli eccezionali risultati degli anni precedenti di questo importante progetto che ha avuto il sostegno della Fondazione Cariparo, dimostrano chiaramente l’importanza del sito di San Basilio in età romana, e stimolano l’interesse a proseguire le indagini, per indagarne la storia, l’evoluzione nel corso del tempo, e anche il rapporto con l’ambiente circostante, in quanto i risultati che abbiamo ottenuto dimostrano come gli edifici fossero strettamente integrati con tutto il sistema di vie d’acqua che doveva caratterizzare questo territorio. Ci auguriamo quindi di poter proseguire le nostre ricerche il prossimo anno e anche negli anni a venire. L’attenzione sarà rivolta ancora alla villa che, benché nota dagli anni ’70 del secolo scorso, riserva ancora numerosissime sorprese, ma anche al nuovo grande edificio posto poco più ad ovest, che è sicuramente un unicum per le sue caratteristiche architettoniche e dimensionali, e su cui sarà importante approfondire le indagini per definirne la funzione. Si tratta infatti sicuramente un edificio di carattere pubblico, viste le sue dimensioni e la sua imponenza, ma la sua funzione resta ancora tutta da chiarire, così come la sua cronologia.
Montegrotto Terme (Pd). A Villa Draghi la conferenza “Villa Draghi: scoperta una cava antica” con i professori Michele Secco, Jacopo Bonetto, Simone Dilaria e Caterina Previato (unipd)
Domenica 8 giugno 2025, alle 10, nel salone nobile di Villa Draghi, in via Enrico Fermi 1 a Montegrotto Terme (Pd), la conferenza “Villa Draghi: scoperta una cava antica” con i professori Michele Secco, Jacopo Bonetto, Simone Dilaria e Caterina Previato del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova. Introduce Elvio Cognolato, associazione Villa Draghi. L’incontro presenterà i recenti scavi e gli studi (progetto Cariparo EuQuGeA) in corso all’interno del parco di Villa Draghi, dove è stata portata alla luce una cava risalente a tempi molto antichi. L’iniziativa, organizzata dall’associazione Villa Draghi, è dedicata agli appassionati di storia e archeologia, o anche semplicemente curiosi, per conoscere il percorso già realizzato e le ricerche che continuano a svelare il passato.
Ariano nel Polesine (Ro). A San Basilio per “Incontri di archeologia” conferenza di Caterina Previato (unipd), direttrice della campagna di ricerche, su “Novità dallo scavo romano” nell’ambito del “Progetto San Basilio. Alla riscoperta del passato”. E con “Scavi aperti” visita al cantiere con gli archeologi

Il cantiere di scavo dell’abitato romano di San Basilio interessato dalla campagna 2025 dell’università di Padova (foto unipd)
Week end speciale a San Basilio di Ariano nel Polesine (Ro). Venerdì 6 giugno 2025, alle 18.30, per “Conferenza – Incontri di archeologia” al Centro Turistico Culturale San Basilio “Novità dallo scavo romano”, seconda conferenza nell’ambito del progetto San Basilio a pochi giorni dalla chiusura della campagna di scavo 2025 degli edifici romani di San Basilio diretta da Caterina Previato nell’ambito del “Progetto San Basilio. Alla riscoperta del passato” che vede coinvolti la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza, il museo Archeologico nazionale di Adria e il Comune di Ariano nel Polesine, con il sostegno della fondazione Cariparo. Sarà proprio la professoressa Previato del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova a presentare le novità scoperte in queste prime settimane di indagine al sito romano. Per info e prenotazioni: + 39 392-9259875.

Lo scavo dell’abitato romano di San Basilio nella campagna 2025 dell’università di Padova (foto unipd)
Ma non è tutto. Sabato 7 giugno 2025, alle 10, con “SCAVI APERTI”, ci sarà la possibilità di seguire da vicino le grandi novità emerse in queste settimane. È la seconda giornata dedicata alla visita dello scavo romano condotto dal dipartimento dei Beni Culturali dell’università di Padova. Il ritrovo è al Centro Turistico Culturale di San Basilio alle 9.45. Info e prenotazioni: +39 392 9259875
Rovigo. A Palazzo Roncale, l’incontro “Archeologia in Polesine. Progetti in corso, novità, prospettive”: novità sul progetto di ricerca e valorizzazione di alcune aree archeologiche in provincia di Rovigo sostenuto dalla Fondazione Cariparo. Ecco il programma
Sabato 1° febbraio 2025, alle 9, a Palazzo Roncale a Rovigo, la Fondazione Cariparo ospita l’incontro “Archeologia in Polesine. Progetti in corso, novità, prospettive” che presenterà risultati e prospettive del progetto di ricerca e valorizzazione di alcune aree archeologiche di grande rilievo situate in provincia di Rovigo. Un progetto ambizioso, sostenuto dalla Fondazione Cariparo, che vede coinvolti la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, l’università di Padova, l’università Sapienza di Roma, l’università Ca’ Foscari di Venezia, la direzione regionale Musei nazionali Veneto, il CPSSAE di Rovigo e il Comune di Ariano nel Polesine. Un intervento che ha un forte valore scientifico e può contribuire alla valorizzazione culturale e turistica di tutta l’area polesana. L’ingresso è gratuito, fino ad esaurimento posti, previa registrazione al seguente link: https://fondazionecariparo.it/…/archeologia-in…/
IL PROGRAMMA. INTRODUZIONE. Alle 9, saluti istituzionali e introduzione alla giornata: Giuseppe Toffoli, vice presidente, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo; Andrea Rosignoli, soprintendente, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza; Daniele Ferrara, direttore, direzione regionale Musei nazionali Veneto. PROGETTI IN CORSO PER L’ARCHEOLOGIA IN POLESINE: 9.30, Paolo Bellintani, Andrea Cardarelli, Wieke De Neef, Paola Salzani, “Progetto Prima Europa – Frattesina e Grignano Polesine”; 9.50, Michele Cupitò, David Vicenzutto, Wieke De Neef, Paola Salzani, “Progetto Prima Europa – Villamarzana”; 10.10, Giovanna Gambacurta, Silvia Paltineri, Giovanna Falezza, “Progetto San Basilio: l’abitato etrusco”; 10.30, Jacopo Bonetto, Caterina Previato, Jacopo Turchetto, Wieke De Neef, Giovanna Falezza, “Progetto San Basilio: il vicus romano”; 10.50, pausa caffè. ARCHEOLOGIA PUBBLICA IN POLESINE: RICERCA E DIVULGAZIONE: 11.20, Raffaele Peretto, “Monitorare il territorio: gruppi archeologici attivi nella ricerca e il ruolo del CPSSAE”; 11.40, Enrico Maragno, “Quarant’anni di ricerche e divulgazione del Gruppo Archeologico di Villadose”; 12.10, Alberta Facchi, Marco Bruni, Maria Letizia Pulcini, “I Musei nazionali e locali: Adria, Fratta Polesine, San Basilio”; 12.30, Chiara Vallini, “Il Museo dei Grandi Fiumi oggi: eredità ed evoluzione”. PRESENTE E FUTURO DELL’ARCHEOLOGIA IN POLESINE: 12.50, Giovanna Falezza, Paola Salzani, “Archeologia in Polesine: dal presente al futuro”. Conclusione lavori.
Roma. All’Istituto Archeologico Germanico il progetto di studio delle università di Regensburg e Padova in corso a Bibione sulla Villa romana di Mutteron dei Frati protagonista del convegno “Coastal Villas and Lagoon Landscapes from Roman Times to Late Antiquity” sul paesaggio delle ville costiere e lagunari d’età romana nell’Adriatico settentrionale
Il 17 e 18 ottobre 2024 si tiene a Roma, all’’Istituto Archeologico Germanico, il convegno “Coastal Villas and Lagoon Landscapes from Roman Times to Late Antiquity” che ha come focus il paesaggio delle ville costiere e lagunari d’età romana nell’Adriatico settentrionale. Insieme alle università di Regensburg e Padova, anche la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso vi prenderà parte con un intervento di Alessandro Asta, funzionario archeologo di questa soprintendenza, centrato sulla nascita del progetto di studio attualmente in corso a Bibione sulla Villa romana di Mutteron dei Frati. Il progetto di ricerca, condotto in collaborazione tra le università di Regensburg e Padova, su concessione del ministero della Cultura e supervisione della Soprintendenza competente, è un ideale caso di studio e riflessione sulle prospettive della tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico e del paesaggio nell’ambito costiero nord-adriatico. L’interazione e cooperazione fra enti pubblici, soggetti privati e portatori di interessi della comunità locale, nell’ottica di un serrato confronto fra esigenze e competenze non sempre convergenti, ha condotto questo progetto ben oltre i limiti della comfort-zone degli archeologi, risultando una sfida più ampia e, potenzialmente, un’occasione di formazione per i professionisti della cultura del prossimo decennio.

Foto satellitare da Google Earth con l’ubicazione della villa romana al Mutteron dei Frati (foto catalogo beni culturali / mic)
PROGRAMMA 17 OTTOBRE 2024. Alle 9.15, Words of welcome (prof. dr. Ortwin Dally, director DAI); Dirk Steuernagel, Universität Regensburg); 9.30, Conference Introduction: Alessandro Asta, “La villa romana del Mutteron dei Frati a Bibione (VE). Un progetto culturale tra tutela, ricerca e valorizzazione”; 10, The project “Roman Villa of Bibione and the surrounding area” (part 1): Alessandro Fontana (with Mattia Azzalin, Timme Donders, Wouter Gerats), “Evoluzione geomorfologica del sistema costiero di Bibione e aspetti geoarcheologici del sito del Mutteron dei Frati”; Maria Stella Busana, Alice Vacilotto (with Francesca Pandolfo), “Il territorio circostante la villa romana di Mutteron dei Frati: gli insediamenti nella fascia costiera dell’agro di Iulia Concordia tra dati pregressi e nuove ricerche di superficie”; 11.50, The project “Roman Villa of Bibione and the surrounding area” (part 2): Dirk Steuernagel, Lorenzo Cigaina. Alice Vacilotto, “I nuovi scavi della villa romana di Mutteron dei Frati: primi risultati”; Francesca Pandolfo, “I materiali ceramici dai livelli di costruzione, abbandono e spoliazione della villa romana di Mutteron dei Frati”; Chiara Girotto (with Ekaterina Sokolova, Caterina Previato, Michele Secco, Simone Dilaria, Lara Maritan), “L’analisi archeometrica dei materiali da costruzione della villa romana di Bibione: primi dati”; 14.45, Case Studies of the Adriatic (part 1): Caterina Previato (with Giovanna Falezza, Jacopo Bonetto, Eliana Bridi, Chiara Girotto, Vito Prillo, Stefania Mazzocchin, Jacopo Turchetto), “Vivere sul Delta del Po in età romana: la “villa” di San Basilio tra terra, fiume e mare”; Rita Auriemma (with Paola Maggi, Dario Gaddi), “Alle porte del mare: le ‘ville’ nelle lagune di Grado e Marano”; Paola Maggi (with Tiziana Cividini), “Ville della fascia perilagunare nel territorio sudoccidentale di Aquileia. Aspetti topografici e socio-economici”; Massimo Capulli, “Aquileia Waterscape: ricerche di archeologia subacquea tra Alto Adriatico e laguna di Grado”; Daniela Cottica (with Diego Calaon, Margherita Balan, Andrea Cipolato, Martina Bergamo, Marco Marchesini, Silvia Marvelli, Jacopo Paiano), “Uomo e ambiente lagunare: il caso del sito di Lio Piccolo sul litorale altinate”; 18, Overarching topics (part 1): Annalisa Marzano (with Lee A. Graña Nicolaou), “The Exploitation of Lagoonal Environments in the Roman World”.

Campagna di scavo 2024 nella villa romana del Sale a Lio Piccolo diretta da Diego Calaon di Ca’ Foscari (foto unive)
PROGRAMMA 18 OTTOBRE 2024. 9.30, Overarching topics (part 2): Umberto Vincenti, “Per la composizione dello statuto giuridico delle ville marittime. Indicazioni di metodo”; Robert Matijašić, “Le ville, la costa, l’economia dell’Alto Adriatico in epoca romana”; 11.10, Case Studies of the Adriatic (part 2): Alexandra Bivolaru (with Christophe Morhange, Daniela Cottica, Diego Calaon), “Diachronic perspectives on human-environment interactions in Northern Venice lagoon”; Michele Abballe (with Federica Boschi, Marco Cavalazzi, Paolo Maranzana), “Lagoons, Marshes, and Swamps in the Roman and Late Antique Ravenna Greater Region: Settlement Patterns and Environmental Transformations”; Corinne Rousse (with Gaetano Benčić), “Loron – Santa Marina: una villa costiera e il suo fundus sul territorio settentrionale della colonia di Parentium in Istria – Croazia”; Ana Konestra (with Fabian Welc), “Roman villae in the landscapes of the Kvarner region (NE Adriatic) – insular case studies”; Emmanuel Botte (with Kristina Jelinćič), “Ricerche sulle ville romane di Dalmazia centrale”; 14.45, Case studies in the Tyrrhenian area: Michele Stefanile, “Villae maritimae nel Lazio meridionale. Ricerche tra terra e mare nel sinus Formianus e a Sperlonga”; Peter Attema, “The Roman coastal villae of the Pontine region (South Lazio) in their landscape archaeological context”; 16.10, Overarching topics (part 3): Isabella Baldini, Marina Pizzi, “Ville costiere di età tardoantica in Italia”; Federico Lizzani, “Abitare il confine tra terra e mare. Il riflesso frastagliato delle ville lagunari nelle fonti tardoantiche”
Esclusivo. Con la prof.ssa Caterina Previato primo bilancio della campagna 2024 nel sito romano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro): tra le scoperte, nella villa romana un impianto termale e un accesso a una via d’acqua, e poi un edificio di grandi dimensioni che apre nuovi scenari per le future ricerche. Tra i reperti una piccola lucerna in bronzo

Ariano nel Polesine: campagna di scavo 2024 dell’università di Padova nel sito romano di San Basilio (foto unipd)
La villa romana di San Basilio prende forma, si arricchisce per la presenza di un impianto termale e di un accesso a una via d’acqua, e poi ci sono i primi dati del nuovo edificio, di grandi dimensioni e di prestigio, e sicuramente vissuto vista la qualità dei materiali utilizzati e la presenza di pavimenti musivi che aprono ipotesi da verificare nei prossimi anni: sono i risultati più eclatanti da un primo bilancio provvisorio della campagna di scavo 2024, condotto dalla prof. Caterina Previato col prof. Jacopo Bonetto, del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, in convenzione con la Soprintendenza ABAP di Verona, Rovigo e Vicenza (dott.ssa Giovanna Falezza), nell’ambito del progetto “San Basilio” finanziato dalla fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Tra impegno, curiosità e prospettive future, ecco il resoconto di Caterina Previato in esclusiva per archeologiavocidalpassato.com.
CAMPAGNA 2024. “La campagna di scavo dell’università di Padova – dipartimento dei Beni culturali a San Basilio ha interessato anche l’insediamento di età romana il cui scavo è seguito da me – Caterina Previato – e dal prof. Jacopo Bonetto in convenzione con la soprintendenza ABAP di Verona Rovigo e Vicenza, in particolare con Giovanna Falezza. Il progetto, finanziato dalla fondazione Cariparo, è iniziato tre anni fa e ha interessato innanzitutto l’area della cosiddetta villa romana, un edificio che è stato individuato casualmente negli anni ’70 del secolo scorso, indagato per alcuni anni dal professor Umberto Dalle Mulle e poi ricoperto. L’obiettivo iniziale era quello di riscoprire questo edificio, innanzitutto individuandolo sul terreno e poi indagandolo con i metodi moderni. Lo scavo è stato avviato due anni fa in corrispondenza di nuovi settori di questo edificio che abbiamo continuato a indagare anche nella campagna di scavo di quest’anno, durata cinque settimane, con un gruppo di studenti piuttosto nutrito: circa 16 persone sono state presenti ogni settimana sul cantiere.

Il praefurnium, forno per il riscaldamento degli ambienti termali della villa romana, individuato nella campagna 2024 dell’università di Padova a San Basilio (foto unipd)
“Per quanto riguarda la villa romana, quest’anno ci siano dedicati ad approfondirne le diverse fasi cronologiche. Già l’anno scorso, infatti, avevamo individuato degli ambienti con pavimenti risalenti al V sec. d.C. Quest’anno abbiamo approfondito lo scavo, e abbiamo recuperato nuovi materiali relativi alle fasi precedenti di piena età imperiale. Un dato particolarmente interessante è stato quello relativo a un ambiente indagato nel cosiddetto “saggio 2” che è probabilmente collegabile a un settore termale di questo grande edificio, dove abbiamo individuato un praefurnium, quindi un forno per il riscaldamento degli ambienti termali, in ottimo stato di conservazione. Anche questo è stato scavato, rilevato, indagato, e ci permetterà anche di capire quando è stato in funzione ed è stato utilizzato.

La pavimentazione in laterizi della riva del canale situato a Nord della villa romana, individuata nella campagna 2024 dell’università di Padova a San Basilio (foto unipd)
“Sempre in prossimità della villa, altri dati interessanti sono emersi nel settore più a Nord, dove abbiamo individuato quella che sembra essere una sorta di rampa di discesa, forse verso un canale o comunque una via d’acqua che doveva costeggiare la villa nel settore settentrionale, come sembra provare la presenza di alcuni pali di legno infissi nel terreno, metodo tipico nelle sistemazioni spondali.

Il nuovo edificio individuato a Ovest della villa romana, individuato nella campagna 2024 dell’università di Padova a San Basilio (foto unipd)
“La campagna di scavo 2024 però ha interessato anche un altro edificio, finora sconosciuto, che è stato intercettato quasi casualmente nello scorso autunno grazie alle prospezioni geofisiche condotte dalla nostra collega Wieke de Neef dell’università di Bamberg e anche ad alcune immagini da drone di tipo multispettrale che sono state realizzate dal collega Jacopo Turchetto sempre dell’università di Padova. Grazie appunto a queste indagini non invasive era stata riconosciuta la presenza di un grande edificio – finora del tutto sconosciuto – la cui planimetria era già ben identificabile da queste prime indagini. Abbiamo così deciso di indagarne la metà occidentale proprio per verificare quanto era visibile prima dello scavo. E la scoperta è stata importante perché l’edificio è effettivamente perfettamente conservato nelle sue strutture murarie che sono decisamente molto poderose, hanno fondazioni realizzate in blocchi di trachite che proviene dai colli Euganei: sono spesse oltre 90 centimetri a dimostrazione dell’imponenza dell’edificio e probabilmente del suo sviluppo in elevato. Abbiamo individuato anche un vano scala che ci fa ipotizzare la presenza addirittura di un secondo piano. La funzione di questo edificio resta al momento ignota, ma doveva avere sicuramente almeno alcuni vani a destinazione residenziale: ce lo dicono le tracce emerse dal terreno, in particolare moltissime tessere di mosaico e anche alcuni lacerti di mosaico emersi in alcuni vani. Era sicuramente un edificio anche molto ricco, perché lo stesso approvvigionamento della pietra da un luogo così distante ci testimonia che chi ha voluto questa costruzione aveva una certa disponibilità economica. L’anno prossimo continueremo senz’altro a indagare questo edificio ma anche la villa perché entrambi stanno riservando grandissime sorprese”.

La lucerna in bronzo dallo scavo della villa romana, individuata nella campagna 2024 dell’università di Padova a San Basilio (foto unipd)
CURIOSITÀ: LUCERNA IN BRONZO. “Anche lo scavo di quest’anno ci ha riservato grandi sorprese in termini di reperti. San Basilio è un sito che restituisce moltissimo. Non solo la consueta ceramica, ma anche materiali più pregiati, in particolare moltissimi reperti in metallo; numerosissime sono le monete – come già noto dagli scavi degli anni ’70 del Novecento – e anche quest’anno ne abbiamo ritrovate quasi cento, quindi numeri sempre molto consistenti. Però forse il reperto più bello ritrovato quest’anno è una piccola lucerna in bronzo perfettamente conservata che è stata ritrovata all’interno di una buca di uno degli ambienti della villa che stiamo indagando, forse nascosta appositamente in un momento difficile per chi abitava all’interno dell’edificio”.

Ariano nel Polesine: campagna di scavo 2024 dell’università di Padova nel sito romano di San Basilio (foto unipd)
IL FUTURO: DEFINIRE LA PLANIMETRIA DEL NUOVO EDIFICIO. “Per l’anno prossimo sicuramente continueremo lo scavo sia all’interno degli ambienti della villa che abbiamo identificato alla ricerca delle fasi cronologiche più antiche, nel tentativo di ricostruire la funzione dei diversi settori di questo edificio che viene chiamato villa ma non era la consueta villa rustica diffusa in età romana. Allo stesso tempo però sicuramente continueremo anche le indagini nel nuovo edificio individuato poco più ad Ovest indagando nella metà orientale così da definirne nel complesso tutta la planimetria e anche per comprenderne meglio la funzione, la tipologia, per cercare di capire a che cosa servisse questo edificio e come fosse utilizzato, e anche cominciando a scavare alcuni degli ambienti presenti al suo interno per ricercarne appunto alcuni elementi in grado di fissarne la cronologia di costruzione e di vita. Nel frattempo nei mesi autunnali-invernali ci dedicheremo poi al consueto studio di tutti i materiali che abbiamo recuperato nella campagna di scavo di quest’anno, dalla ceramica alle monete ai metalli, nel tentativo proprio di ricostruire un altro frammento della storia di San Basilio in età romana”.
Ariano nel Polesine (Ro). Per il “Venerdì archeologico” nel giardino delle scuole, Caterina Previato (università di Padova) tiene la terza conferenza sulle scoperte della campagna di scavo 2024 a San Basilio. Segue apericena
Per il “Venerdì archeologico” penultimo appuntamento con il ciclo di conferenze legate agli scavi archeologici di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro). Venerdì 7 giugno 2024, alle 18.30, nel giardino delle scuole di Ariano nel Polesine terza conferenza sugli sviluppi della campagna di scavo 2024 tenuta dalla professoressa Caterina Previato dell’università di Padova. In caso di maltempo l’incontro si tiene nella vicina sala della Cultura in via Matteotti 42. Verranno presentati gli eccezionali risultati dello scavo romano a San Basilio. “Quest’anno ci siamo concentrati sulla cosiddetta villa romana”, anticipa Previato, “e su un edificio finora sconosciuto, recentemente individuato grazie a prospezioni geofisiche, coinvolgendo complessivamente 28 studenti, specializzandi e dottorandi dell’università di Padova”. Al termine della conferenza sarà offerto un’apericena per tutti i partecipanti. È consigliata la prenotazione allo 392.9259875.
Ariano nel Polesine (Ro). Con gli scavi archeologici a San Basilio riprende anche il “Progetto San Basilio. Alla riscoperta del passato”: si inizia con “Scavi aperti” al sabato, poi “Conferenze. Il venerdì archeologico” e “Laboratori didattici dagli etruschi ai romani”
A San Basilio di Ariano nel Polesine sono tornati gli archeologi per la campagna di ricerche 2024 (vedi Padova. Nella giornata di studio “Archeologia in Polesine tra protostoria e romanità” presentati i risultati e le anticipazione della stagione 2024 del progetto “Prima Europa. La protostoria nel Polesine” a Frattesina e Villamarzana, e del progetto “San Basilio”. Ecco le voci dei protagonisti | archeologiavocidalpassato), a cominciare dalla San Basilio preromana con il team dell’università di Padova coordinati da Silvia Paltineri (vedi Esclusivo. A pochi giorni dall’avvio della campagna 2024 al sito preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro) l’archeologa Silvia Paltineri anticipa gli obiettivi delle nuove ricerche e fa il punto sulle scoperte fin qui acquisite nel centro del delta, primo grande approdo dei greci e luogo di incontro con Etruschi padani e Veneti tra VI e V sec. a.C. | archeologiavocidalpassato), e già tornano gli appuntamenti con un ricco programma di incontri con gli archeologi nei mesi di maggio e giugno. “Progetto San Basilio. Alla riscoperta del passato”: grazie al contributo della fondazione Cariparo, la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza, il museo Archeologico nazionale di Adria e il Comune di Ariano nel Polesine hanno dato vita a un progetto congiunto con le università di Padova e Venezia per la ripresa delle indagini archeologiche volte alla riscoperta del sito dell’antica San Basilio. Un luogo che fu in epoca antica importantissimo crocevia di genti e commerci trovandosi a breve distanza dal fiume Po e dal mare Adriatico.
Si comincia con “Scavi aperti”, la giornata dedicata al pubblico sullo scavo dell’antica San Basilio, realizzato in collaborazione tra il dipartimento di Studi umanistici dell’università Ca’ Foscari di Venezia e il dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova. Un programma di cinque incontri, al sabato mattina dalle 10 alle 12, aperti al pubblico pensati per mostrare e raccontare le diverse attività di scavo che interessano il sito archeologico. Il primo appuntamento è in programma sabato 4 maggio 2024: sarà possibile accedere allo scavo etrusco condotto dall’università di Padova. L’appuntamento è alle 9.45 in via San Basilio 12, località San Basilio, Ariano nel Polesine (Ro). E per unire l’utile al dilettevole, oltre alla visita sarà offerta una degustazione di degustazione di prodotti tipici del territorio. Per info e prenotazioni contattare la proloco di Ariano del Polesine: cel. 392.9259875, mail presidente.prolocoariano@gmail.com. Gli altri appuntamenti sono: 10 maggio 2024, scavo etrusco condotto dall’università di Padova; 1° giugno 2024, scavo romano dell’università di Padova, scavo etrusco dell’università Ca’ Foscari di Venezia; 8 giugno 2024, scavo romano dell’università di Padova; 22 giugno 2024, scavo etrusco dell’università Ca’ Foscari di Venezia.
“Conferenze. Il venerdì archeologico”: si potranno ascoltare in prima persona i racconti dei protagonisti dalle 18.30 alle 20, al termine verrà offerto un’apericena organizzato in loco; è consigliata la prenotazione al 392.9259875. Si inizia il 10 maggio 2024 al centro turistico culturale San Basilio ad Ariano nel Polesine con l’incontro con il prof. Jacopo Turchetto dell’università di Padova. Per le altre conferenze ci si sposta nel giardino delle scuole di Ariano nel Polesine (in caso di maltempo si va nella vicina sala Cultura in via Matteotti 42 ad Ariano nel Polesine): il 17 maggio 2024, incontro con la prof.ssa Silvia Paltineri dell’università di Padova; il 7 giugno 2024, incontro con la prof.ssa Caterina Previato dell’università di Padova; il 21 giugno 2024, incontro con la prof.ssa Giovanna Gambacurta dell’università Ca’ Foscari di Venezia.
“Laboratori didattici dagli etruschi ai romani” per toccare con mano l’antica San Basilio. I laboratori didattici sono rivolti ai circoli didattici del territorio e prevedono sia un approccio diretto di manipolazione guidata con reperti originali si attività con riproduzioni di manufatti e contesti archeologici per sperimentare da vicino la storia del territorio.
Padova. Nella giornata di studio “Archeologia in Polesine tra protostoria e romanità” presentati i risultati e le anticipazione della stagione 2024 del progetto “Prima Europa. La protostoria nel Polesine” a Frattesina e Villamarzana, e del progetto “San Basilio”. Ecco le voci dei protagonisti

Professori, funzionari. direttori, dottorandi e specializzandi protagonosti della giornata di studio “Archeologia in Polesine” al Palazzo Bo di Padova (foto graziano tavan)
Ci siamo. Sta per aprirsi la nuova stagione di ricerche archeologiche nel Medio Polesine (Frattesina di Fratta Polesine, Villamarzana: entramni nel progetto “Prima Europa. La protostoria nel Polesine”) e nel Delta del Po (San Basilio di Ariano nel Polesine: progetto “San Basilio”) che impegneranno università (Padova, Venezia, Roma La Sapienza), musei (Fratta Polesine, Adria), soprintendenze (Sabap Verona Rovigo Vicenza), enti locali (Fratta Polesine, Villamarzana, Ariano nel Polesine), sponsor (fondazione Cariparo) in un impegno corale straordinario che sta dando frutti eccezionali tanto che si può dire che il Polesine si stia rivelando un vero laboratorio per conoscere dinamiche culturali, economiche, sociali e potenzialità delle popolazioni protostoriche non solo a livello padano-adriatico ma con implicazioni che coinvolgono territori dal Baltico al Levante. Una importanza sottolineata dalla giornata di studio “Archeologia in Polesine tra protostoria e romanità” promossa dall’università di Padova – dipartimento Beni culturali a Palazzo Bo a Padova (vedi Padova. A Palazzo Bo giornata di studio “Archeologia in Polesine tra protostoria e romanità. Risultati in progress dei progetti Prima Europa e San Basilio”, con la presentazione delle ricerche a Frattesina, Villamarzana e San Basilio | archeologiavocidalpassato). Con alcuni dei protagonisti vediamo come ci offrirà la stagione di ricerca 2024 in Polesine.
Jacopo Bonetto, del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, spiega ad archeologiavocidalpassato.com il senso della giornata patavina: “La giornata di oggi, 17 aprile, vuole essere una giornata di sintesi, di punto di arrivo, ma anche di ripartenza di quelle che sono le numerose e differenziate attività che l’università di Padova insieme all’università di Venezia, alla soprintendenza, al ministero, ai Comuni, agli enti territoriali, stanno conducendo nella vasta area del Polesine. È una giornata di studi che raccoglie i frutti dell’impegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo che ha deciso di investire in questo contesto, e investire nelle risorse culturali. È stata messa sul terreno una squadra molto ricca, molto variegata – appunto di universitari, funzionari di soprintendenza, direttori di museo, sindaci, soggetti del parco del Delta del Po -, e tutti assieme abbiamo dato vita a questi tre grandi cantieri di lavoro. Uno presso il sito arcinoto di Frattesina, uno presso il sito meno noto ma comunque di grande potenzialità di Villamarzana, per quanto riguarda la protostoria; e poi il contesto di San Basilio, anche questo noto da tempo, ma anche questo meritevole di approfondimenti. E da due anni e per i prossimi due almeno ci sono squadre di archeologi, formate da docenti, ricercatori, funzionari, ma anche molti studenti, molti dottorandi, che si alternano sul campo alla ricerca. La giornata di oggi presenta appunto i risultati delle campagne 2022-2023 con tutto quello che hanno portato di novità. Quindi grandi novità sulle fasi protostoriche ma anche grandi novità sulla fase di romanizzazione, di età romana, di tardo-antica che il sito di San Basilio sta restituendo. E credo che i risultati già a vedere le prime relazioni o a capire anche solo i titoli degli interventi siano veramente importanti”.
Sulla campagna 2024 a Frattesina dell’università La Sapienza di Roma con il CPSSAE, interviene per archeologiavocdalpassato.com Paolo Bellintani (Cpssae):

Il professor Andrea Cardarelli (Sapienza università Roma) dirige gli scavi nel sito del villaggio protostorico di Frattesina (Ro) (foto graziano tavan)
“Nella prossima campagna di ricerca Medio Polesine nel progetto Prima Europa per quanto riguarda Frattesina procederemo con una nuova campagna archeologica nel mese di settembre 2024 in particolare dedicata allo scavo della fornace che abbiamo individuato nel 2023, probabilmente dedicata alla produzione di vetro. Mentre tra luglio e ottobre 2024 procederemo al rilievo magnetometrico del sito di Campestrin di Grignano Polesine, nel sito della lavorazione dell’ambra, che ancora ha bisogno di chiarire questi aspetti prima di procedere in una seconda fase del progetto a nuove indagini archeologiche stratigrafiche anche in questo sito”.
Michele Cupitò del dipartimento Beni culturali dell’università di Padova, sintetizza per archeologiavocidalpassato.com le ricerche a Villamarzana 2024:

Momenti di scavo nell’area con presenza di impianti produttivi nel sito protostorico di Villamarzana (Ro) (foto graziano tavan)
“La campagna di scavo 2024 a Villamarzana inizierà il 9 settembre e ci tratterremo sul sito per un mese, per quattro settimane, nell’ambito delle quali abbiamo intenzione di portare a compimento almeno una parte dello scavo che abbiamo aperto e di ampliare il settore per cercare di comprendere meglio le caratteristiche del tessuto abitativo – la forma delle case, le dimensioni delle case, se sono case, perché potrebbero anche essere strutture diverse. Come al solito il tutto si farà in collaborazione con la soprintendenza e con la direzione regionale Musei, in particolare con il museo di Fratta Polesine, soprintendenza di Verona naturalmente, e parteciperanno studenti, dottorandi, specializzandi, assegnisti: quindi lo “zoccolo duro” dell’università, che è quello che appunto più di tutto ci consente di lavorare. Parallelamente andremo avanti con il laboratorio allestito a Villamarzana per lo studio dei materiali, per gli aspetti archeobotanici e archeozoologici; e naturalmente proseguiremo anche con lo studio parallelo al laboratorio sul campo. L’obiettivo è di chiudere il 2024 – le attività di campo 2024, comprese l’estensione delle prospezioni geofisiche – con una messe di dati sufficiente per poter scrivere una storia – non più lineare, perché sarà complessa – ma un po’ più chiara di questo momento fondamentale della fine, dell’ultimo scorcio del Bronzo Finale nel Medio Polesine e in particolare a Villamarzana”.
Maria Letizia Pulcini, direttore del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, affronta per archeologiavocidalpassato.com il concetto di archeologia pubblica, declinato nelle sue diverse accezioni:

Maria Letizia Pulcini illustra le attività di ufficio stampa del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine per il progetto “Prima Europa” (foto graziano tavan)
“Nel 2022 la direzione regionale Musei del Veneto, cui afferisce il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, ha stipulato con la soprintendenza ABAP per le province di Verona Rovigo e Vicenza un accordo per le attività di valorizzazione e di ricerca che sono la mission del nostro ufficio. E proprio grazie a questa convenzione siamo riusciti ad avere un ruolo attivo all’interno del progetto “Prima Europa. La protostoria del Polesine” con un ruolo di coordinamento proprio per quanto riguarda le attività di valorizzazione e divulgazione e le attività di ricerca, perché comunque all’interno del progetto è prevista anche una fase di studio dei materiali scavati negli anni ’70-’80, in particolar modo, e che sono conservati nel museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine. Quindi noi ci siamo occupati del coordinamento delle varie figure coinvolte negli scavi del 2023 e poi anche dei prossimi scavi del 2024, e anche della progettazione e della realizzazione dell’aspetto comunicativo delle rubriche social, ma abbiamo svolto anche attività di ufficio stampa, ovviamente sempre in collaborazione con tutti gli altri partner coinvolti nel progetto Prima Europa e poi anche nelle attività di divulgazione con l’organizzazione degli open day, le attività per le scuole e anche la conferenza finale che c’è stata a novembre 2023 in cui abbiamo riportato i primi risultati delle indagini di scavo”.
Giovanna Gambacurta, dell’università Ca’ Foscari di Venezia, introduce per archeologiavocidalpassato.com il progetto “San Basilio” 2024 che ha restituito evidenze dagli etruschi ai romani: “Comincia anche quest’anno una campagna di scavi a San Basilio di Ariano nel Polesine.

“Scavi aperti”: visite guidate allo scavo di San Basilio ad Ariano nel Polesine (foto unive)
È una campagna che comincerà con gli studenti dell’università Ca’ Foscari di Venezia il 27 maggio e si concluderà il 22 giugno 2024. Nell’ambito di questa campagna abbiamo anche delle occasioni di visita “scavi aperti”: una il 1° giugno, una il 22 giugno, quindi in fase inziale e in fase finale degli scavi, e pensiamo di andare ad approfondire alcune tematiche che abbiamo cercato di mettere in luce negli anni precedenti, e cioè la problematica della funzione di alcune aree ancora poco sicure nella loro strutturazione. Forse aree di lavorazione all’aperto, aree con dei focolari, aree con accensione di fuochi, e forse di andare ad aprire dei saggi laddove delle indagini geo-magnetiche ci danno indicazioni di possibili evidenze importanti che non abbiamo ancora cominciato a sondare. Quindi è un’idea ancora un po’ in costruzione che stiamo perfezionando in questi giorni per approfondire quello che è la ricerca su San Basilio e che lo sarà anche almeno nei prossimi anni”.
Caterina Previato, del dipartimento Beni culturali dell’università di Padova, per archeologiavocidalpassato.com si sofferma sullo scavo “romano” a San Basilio 2024:

Nuovo edificio scoperto a San Basilio (Ariano nel Polesine, Ro) con foto da drone a sensori multispettrali (foto unipd)
“Le ricerche sull’insediamento romano di San Basilio riprenderanno il 13 maggio 2024 per continuare per 5 settimane, quindi fino a circa metà giugno, e nello specifico quest’anno continueremo a indagare la cosiddetta Villa romana, già oggetto di ricerche da due anni, con l’obiettivo di comprenderne meglio la funzione e soprattutto di indagare tutte le sequenze stratigrafiche ancora non toccate dagli scavi del passato. Inoltre si aprirà un nuovo grande saggio di scavo che interesserà un edificio finora del tutto sconosciuto che è stato recentemente individuato grazie a delle prospezioni geofisiche condotte da una collega dell’università di Bamberg Wieke de Neef. E questa sarà probabilmente la scoperta più importanti, l’obiettivo più importante di quest’anno proprio perché è un edificio che finora non si conosceva e che apparentemente dovrebbe essere molto ben conservato”.
Sulla promozione del sistema Delta del Po nel progetto “San Basilio” parla ad archeologiavocidalpassato.com Alberta Facchi, direttore del museo Archeologico nazionale di Adria:

Il percorso ad anello del Centro turistico culturale San Basilio ad Ariano nel Polesine (foto drm-veneto)
“Il museo Archeologico nazionale di Adria è promotore del progetto fin dalla sua prima fase, nel 2018, quando quattro amiche – Maria Cristina Vallicelli della soprintendenza, io del museo Archeologico nazionale di Adria, Giovanna Gambacurta dell’università di Venezia, e Silvia Paltineri dell’università di Padova – ebbero così l’idea di ricominciare con gli scavi a San Basilio ma anche affiancare agli scavi una parte di disseminazione, di conoscenza dei risultati in realtà ripercorrendo le tappe di quelle che erano stati i vecchi scavi di San Basilio degli anni ’70 che avevano avuto un rapporto con la comunità molto stretto fin dall’inizio. Quindi in tutti questi anni, ormai si tratta di 6 anni – c’è stata la pausa del lock-down – alla ricerca si sono affiancati incontri, conferenze, e visite allo scavo: il primo anno siamo riusciti a offrire a tappeto a tutte le classi del delle scuole di Ariano nel Polesine e a moltissime delle scuole di Adria proprio la visita agli scavi. E queste attività hanno sempre affiancato la ricerca. Il museo di Adria non è che abbia avuto un ruolo di coordinatore perché i lavori sono sempre andati avanti parallelamente. Però diciamo che è un fratello maggiore e si sta cercando di fare adesso – questa forse è la cosa più importante – è la rete che si è venuta a creare tra il museo di Adria e il centro turistico culturale di San Basilio e l’area archeologica musealizzata di San Basilio. E si sta costituendo come una rete organizzata che potrebbe comprendere anche Loreo. Quindi il sistema di siti da visitare di stampo archeologico nel Delta del Po comincia a essere veramente interessante e articolato. Importante. E questa giornata ha dimostrato quanto l’archeologia del Delta del Po sia importante”.
Chiude i nostri interventi Giovanna Falezza, della soprintendenza ABAP di Verona Rovigo e Vicenza, illustra ad archeologiavocidalpassato.com la nuova musealizzazione dell’area archeologica di San Basilio:

La nuova illuminazione dell’area archeologica di San Basilio (foto drm-veneto)
“Un tassello importante di San Basilio archeologica è l’area archeologica valorizzata: nasce dopo gli scavi degli inizi Duemila e poi migliorata con la creazione della grande copertura a campata unica del 2014. Ma grazie prima a un corposo finanziamento Interreg Value e poi negli ultimi anni con ulteriore supporto della fondazione Cariparo siamo riusciti a terminare la sua valorizzazione. Quindi è stato ultimato il restauro, sistemati alcuni problemi di dilavamento che si erano verificati negli ultimi anni con una completa sistemazione con i ghiaini e parziale ricostruzione delle evidenze, una nuova pannellistica, e da ultimo l’illuminazione che permette una efficace, anche emotivamente coinvolgente, fruizione anche nelle ore serali dell’area archeologica”.
Padova. Presentato il Progetto San Basilio: lo scavo, le ricerche, la valorizzazione del sito nel comune di Ariano nel Polesine (Ro) che era già un polo di scambio mercantile, centro logistico e di relazioni, sul Delta del Po prima di Adria e Spina. Ruolo che continua anche con i Romani

L’area archeologica di San Basilio, vicino ad Ariano Polesine: i reperti sono al museo di Adria (foto drm-veneto)
Prima di Adria e Spina c’era già un polo di scambio sul Delta del Po: l’odierno sito di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro). I 1200 e più anni di vita del centro offrono documenti essenziali per tracciare la storia antica della Pianura padana e del Polesine in particolare e hanno attirato l’attenzione degli studiosi fin dagli anni Settanta/Ottanta del secolo scorso. Dopo le prime ricerche, nuove campagne di scavo si sono svolte negli anni Novanta (soprintendenza Archeologica del Veneto) e quindi più intensamente dal 2018 grazie alla collaborazione tra università di Padova, università Ca’ Foscari di Venezia, soprintendenza ABAP di Verona Rovigo e Vicenza e direzione regionale Musei Veneto e sostenute dalla Fondazione Cariparo e dal Comune di Ariano nel Polesine. Il progetto era finalizzato a riprendere le attività di ricerca, alla promozione culturale e turistica anche in rapporto con il museo Archeologico nazionale di Adria e con la collettività e gli enti locali. Sul Progetto San Basilio è stato fatto il punto nella giornata di studi “Archeologia a San Basilio. Work in progress”, venerdì 19 gennaio 2024 a Palazzo Liviano a Padova (vedi Padova. A Palazzo Liviano giornata di studi “Archeologia a San Basilio. Work in progress” con la presentazione del Progetto San Basilio: ambiente, nuovi scavi età preromana ed età romana | archeologiavocidalpassato).
Miti e leggende dell’antica Grecia narravano di un grande fiume, portatore di merci, ricchezze e risorse di ogni genere dalle terre degli Iperborei, le genti che vivevano a nord del mondo conosciuto. Il fiume celebre fino al cuore del Mediterraneo era il Po, allora chiamato Eridano, e alle foci dei molti bracci di questo corso d’acqua arrivarono i primi navigatori greci alla ricerca di nuovi mercati e di fecondi contatti con le popolazioni etrusche e venete della grande Pianura padana. I nuovi luoghi di incontro trovarono l’ideale collocazione tra le foci del fiume e le dune costiere, dove si incrociavano rotte marine, fluviali e terrestri. Nacque così l’abitato di San Basilio che divenne da subito punto di scambio multietnico fin da un’epoca (la fine del VII secolo a.C.) in cui ancora Spina e Adria non avevano conosciuto il loro primo sviluppo.

Una fase dello scavo archeologico a San Basilio (Ariano nel Polesine, Ro) curato dall’università d Padova (foto unipd)
L’abitato di San Basilio sembra così essere il più antico polo mercantile del sistema deltizio padano vivo da allora per secoli sviluppando la sua vocazione di centro logistico e di relazioni. Non a caso, proprio attraverso San Basilio viene tracciata nel 153 a.C. la via Annia, la più antica delle strade consolari romane che da Roma conduceva a Rimini, Adria, Padova e infine al caposaldo militare di Aquileia. Con l’età romana il ruolo di San Basilio crebbe progressivamente e nella piena età imperiale (tra I e V secolo dopo Cristo) il centro diventò un grande vicus di oltre 30 ettari, una stazione di sosta del sistema di comunicazione terrestri dello Stato romano (mansio Hadriani) e infine centro mercantile di prima grandezza che sembra pareggiare e superare Adria nella tarda antichità. Le migliaia di monete romane ritrovate nel sito raccontano il suo eterno ruolo di luogo di scambio e relazione tra popoli e comunità.

L’area archeologica di via Brenta a San Basilio di Ariano nel Polesine (Ro) (foto unipd)
L’area archeologica di via Brenta. Nel corso delle stagioni 2022 e 2023 la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le Province di Verona Rovigo e Vicenza (Giovanna Falezza) ha completato l’intervento di ripristino, pulizia e valorizzazione dell’area archeologica posta al centro del sito (via Brenta), messa in luce da scavi negli anni Novanta del secolo scorso e già interessata da un grosso intervento di restauro grazie al Progetto interregionale Italia-Croazia denominato Value. È qui visibile un grandioso edificio di età imperiale romana utilizzato come horreum, magazzino per prodotti alimentari, che qualifica San Basilio come uno dei più grandi centri mercantili della tarda età imperiale romana, nonché i resti del primo nucleo paleocristiano (chiesa, battistero e sepolcreto).

Bronzetto di produzione etrusca dall’area archeologica di San Basilio (Ariano nel Polesine, Ro) (foto unipd)

Progetto “San Basilio. Alla riscoperta del passato”: campionature (foto unive)
Lo scavo dell’abitato etrusco. Dopo gli interventi del 2018 e del 2019 le ricerche sull’abitato etrusco sono proseguite grazie all’impegno dell’università di Padova (Silvia Paltineri) e dell’università Ca’ Foscari di Venezia (Giovanna Gambacurta) che operano in regime di convenzione con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza (Giovanna Falezza). L’università di Padova ha condotto due scavi. Nel primo, più esteso, è stata messa in luce la pavimentazione di un edificio, già oggetto di ampia spoliazione in antico, che presentava un alzato e una copertura in materiale deperibile. Fra i materiali ritrovati si segnalano ceramica etrusca di produzione locale, ceramica veneta e ceramica di importazione greca, sia corinzia che attica a figure nere. Nel secondo scavo, aperto più a Nord in un’area compromessa da lavorazioni agricole e dall’impianto di un frutteto, sono stati messi in luce pali lignei parzialmente conservati e abbondante materiale ceramico, soprattutto bucchero etrusco. Tra i rinvenimenti, del tutto eccezionali sono alcuni bronzetti di produzione etrusca, presumibilmente di Orvieto o di Vulci, a forma di quadrupede e di felino, che in origine erano utilizzati per decorare recipienti di alto pregio. L’università Ca’ Foscari di Venezia si è concentrata sulla comprensione dell’estensione dell’abitato e delle sue caratteristiche in rapporto ai commerci greci e adriatici. Le aree di scavo aperte nel corso degli ultimi due anni hanno portato all’individuazione di un canale destinato al drenaggio delle acque, indispensabile in un territorio anfibio, oltre che delle caratteristiche costruttive delle abitazioni e delle vicine aree destinate alle produzioni. Tra i materiali rinvenuti si segnalano prestigiosi frammenti di ceramica daunia e attica a figure nere.

Lo scavo della villa romana a San Basilio (Ariano nel Polesine, Ro) curato dall’università di Padova (foto unipd)

Iscrizione in marmo che celebra l’istituzione di una fondazione funeraria, rinvenuta nella campagna 2023 a San Basilio (Ariano nel Polesine, Ro) (foto unipd)

Nuovo edificio scoperto a San Basilio (Ariano nel Polesine, Ro) con foto da drone a sensori multispettrali (foto unipd)
Lo scavo e le ricognizioni nell’abitato romano. Le attività di ricerca condotte dall’università di Padova (Jacopo Bonetto, Caterina Previato, Jacopo Turchetto, Wieke De Neef) in convenzione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza (dott.ssa Giovanna Falezza) interessano la fase romana del sito di San Basilio, che in questa fase costituì uno snodo commerciale di fondamentale importanza posto all’incrocio tra vie di terra (via Annia-Popillia) e le vie d’acqua. Dal 2022 sono riprese le indagini archeologiche presso la cosiddetta “villa romana”, già in parte scavata negli anni Settanta del secolo scorso. I nuovi scavi hanno permesso di individuare ulteriori ambienti appartenuti all’edificio e di riportare in luce oltre 450 monete e altri preziosi reperti, tra cui un’iscrizione in marmo che celebra l’istituzione di una fondazione funeraria con cui venivano donate somme di denaro al collegio dei fabbri. A fianco delle attività di scavo sono in corso di svolgimento una serie di ricerche topografiche, finalizzate alla ricostruzione dell’organizzazione dell’antico abitato. Sono state condotte, da un lato, attività di raccolta di superficie dei materiali ceramici antichi con l’impiego di tecnologie digitali di tipo Mobile Mapping e, dall’altro, ricerche da remote e proximal sensing, che hanno visto l’impiego di un drone termico e di un drone multispettrale. Tutti i dati raccolti sono stati fatti confluire all’interno di una piattaforma GIS, che fungerà da base per lo sviluppo di un webGIS tematizzato, interamente dedicato al patrimonio archeologico di San Basilio. L’utilizzo del drone con sensori multispettrali e dei sistemi di prospezione magnetica hanno permesso l’eccezionale scoperta della posizione e della precisa articolazione di un edificio romano prima del tutto sconosciuto, che sarà oggetto di scavo dal mese di maggio 2024. Queste attività di ricognizione e prospezioni geofisiche hanno inoltre permesso di individuare altri edifici e di meglio definire l’articolazione dell’abitato romano che aveva un’estensione di oltre 30 ettari, pari a quello di una piccola città.

L’ingresso del rinnovato Centro turistico culturale San Basilio ad Ariano nel Polesine (foto drm-veneto)
Il riallestimento del Centro turistico culturale. Nell’ottica di creare un punto informativo adeguato alla comprensione delle aree archeologiche e del suo ambiente, la nuova stagione di attività ha visto il rinnovamento del Centro Turistico Culturale come luogo di lettura del complesso rapporto tra uomo e ambiente nella storia della regione polesana, tema dominante fin dal primo allestimento del 1995. Il già importante lavoro svolto nel primo allestimento è stato integrato nel 2021 con nuove opere di riqualificazione tecnico-strutturale e valorizzazione del Centro, nonché con l’allestimento della sezione relativa al celebre albero monumentale “Quercia di Dante”.

I monitor con i contributi video che arricchiscono il percorso del Centro turistico culturale San Basilio (foto drm-veneto)
Il nuovo progetto completato e presentato nel 2024, concepito dall’architetto Nicola Nottoli con l’organizzazione e il coordinamento di Jacopo Bonetto, Marco Bruni, Alberta Facchi e Giovanna Falezza, prevede un sistema espositivo anulare che presenta in forma fisica il tema dell’“isola” di Ariano, della “duna” (Dune fossili) e della centralità geografica di San Basilio, luogo paradigmatico della stratificazione storica del Delta. Gli elementi del precedente allestimento sono integrati e affiancati dai nuovi, in modo da creare un percorso narrativo funzionale alle esigenze del pubblico. Lungo il percorso ad anello si dipana un racconto di sintesi che regge il filo dello sviluppo storico del sito dall’età etrusca all’età tardo antica/alto-medioevale. Un racconto articolato in 5 “tappe”, con teche che racchiudono i reperti maggiormente rappresentativi e iconici. Questi sono, per lo più, di nuova selezione dai depositi del museo Archeologico nazionale di Adria, rappresentando delle vere novità, e introducono i visitatori alle tematiche esposte nelle precedenti vetrine, che sono contenute in due piccole sale laterali. L’applicazione di una boiserie alle pareti del lucernario centrale, la ‘piramide’, consente un trattamento personalizzato dell’illuminotecnica e la visione dei numerosi monitor, cui è affidata una parte del racconto visivo.

Il percorso ad anello del Centro turistico culturale San Basilio ad Ariano nel Polesine (foto drm-veneto)
I temi sviluppati nel percorso ad anello sono: “San Basilio, un centro multiculturale” dove una sezione introduttiva spiega le peculiarità di questo centro, nato sullo scorcio del VII secolo a.C. come primo approdo di scambi commerciali tra mondo italico, etrusco e mediterraneo; “Un porto dell’Etruria Padana” in cui si viene introdotti al tema degli Etruschi a San Basilio, anche in rapporto agli altri centri dell’Etruria padana sia per gli aspetti della cultura materiale che per le tecniche costruttive; “La trasformazione del sito nell’età della Romanizzazione” che occupa la vetrina centrale, vera protagonista del percorso, che ospita un eccezionale tesoretto di cui rimangono 124 denari e quinari d’argento di età repubblicana; “Roma e San Basilio” è il tema della quarta sezione, nella vetrina del percorso circolare sono esposti materiali edilizi, ma il tema è sviluppato bene all’interno della sala di approfondimento, dedicata, oltre che alle architetture della Mansio Hadriani, al vasellame da mensa e agli scambi commerciali; “San Basilio e la cristianizzazione del Delta” qui si trovano i materiali più integri e significativi provenienti dai corredi funebri della necropoli paleocristiana rinvenuti presso il battistero paleocristiano.



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