Verona. Al museo degli Affreschi “Risultati e prospettive dell’indagine archeologica di San Martino in Aquaro a Castelvecchio”, quarto appuntamento con le “conferenze dei Musei Civici 2024-2025”: presentazione del progetto di scavo in corso nel cortile del Museo e illustrazione dei risultati e dei lavori ancora da svolgere

L’area archeologica di San Martino in Aquaro nel grande cortile di Castelvecchio a Verona, a ridosso delle mura (foto i-muv)
Martedì 26 novembre 2024, alle 17, nella sala Galtarossa del museo degli Affreschi “G.B. Cavalcaselle” di Verona, è in programma il quarto appuntamento con le “conferenze dei Musei Civici 2024-2025” dal titolo “Risultati e prospettive dell’indagine archeologica di San Martino in Aquaro a Castelvecchio”, durante il quale sarà presentato il progetto di scavo in corso nel cortile del Museo e verranno illustrati risultati e i lavori ancora da svolgere. L’accesso – libero – è consentito fino ad esaurimento dei posti disponibili. Dopo i saluti di benvenuto di Marta Ugolini, assessore alla Cultura Turismo Rapporti con l’Unesco Comune di Verona; Francesca Rossi, direttrice dei Musei Civici di Verona; Andrea Rosignoli, soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza; Davide Del Curto, prorettore Politecnico di Milano – Polo di Mantova; Paolo De Paolis, direttore dipartimento Culture e Civiltà dell’università di Verona; intervengono Filippo Bricolo, Politecnico di Milano – Polo di Mantova; Brunella Bruno, soprintendenza Archeologia Belle arti Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza; Luca Fabbri, Musei Civici Verona; Elisa Lerco, università di Verona; Fabio Saggioro, università di Verona.

L’area della chiesa di San Martino in Aquaro nel cortile del museo di Castelvecchio a Verona nel 2023, prima dell’inizio del progetto di scavo (foto musei civici verona)

Grafica 3D dell’area archeologica di San Martino in Aquaro nel cortile del museo di Castelvecchio a Verona (foto i-muv)
Risultati e prospettive dell’indagine archeologica di San Martino in Aquaro a Castelvecchio. Sono iniziati nell’autunno 2023, nel cortile del Museo di Castelvecchio, gli scavi per portare nuovamente alla luce il sito e i resti archeologici della chiesa di San Martino in Aquaro (vedi Verona. Nel cortile del museo di Castelvecchio al via nuovo progetto di scavo per portare alla luce la chiesa di San Martino in Aquaro, individuata 60 anni fa dai lavori dell’architetto Carlo Scarpa. Durerà tre anni e sarà un cantiere aperto al pubblico | archeologiavocidalpassato). Il progetto, della durata di tre anni, vede la collaborazione del dipartimento Culture e Civiltà dell’università di Verona, della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza, e del Polo territoriale di Mantova del Politecnico di Milano. Il progetto intende approfondire lo studio e la valorizzazione del sito e i resti archeologici della chiesa di San Martino in Aquaro. L’edificio religioso, attestato già tra VIII e IX secolo, proseguì la sua funzione anche dopo essere stato inglobato all’interno del recinto difensivo scaligero, trasformandosi in cappella castrense, fino alla completa distruzione avvenuta nel corso dell’ammodernamento del complesso dei primi anni dell’Ottocento.

Gli scavi della chiesa di San Martino in Aquaro a Castelvecchio di Verona negli anni Sessanta del Novecento (foto archivio castelvecchio vr)

Planimetria di Castelvecchio a Verona con tratteggiata la chiesa di San Martino in Aquaro nel cortile del museo (foto archivio carlo scarpa – castelvecchio)
Il secondo obiettivo della ricerca è quello di approfondire la conoscenza del contesto urbano nel quale l’edificio insisteva, mettendo in relazione le nuove acquisizioni di scavo con i ritrovamenti di età romana, alto medievale e scaligera venuti alla luce nella zona, per chiarire la storia e l’evoluzione di uno snodo di fondamentale importanza del tessuto urbano cittadino. Il sito venne superficialmente indagato negli anni Sessanta del Novecento, quando una campagna di scavo rintracciò parte del perimetro dell’edificio, nel quale erano reimpiegati numerosi elementi di età romana ancora conservati in situ. Nonostante Carlo Scarpa avesse cominciato a ragionare sulla valorizzazione dei resti archeologici, questi vennero per la maggior parte interrati, e l’area rimase di fatto uno spazio non del tutto risolto all’interno del limpido disegno del cortile elaborato dall’architetto veneziano.

Visite guidate al cantiere di scavo di San Martino in Aquaro nel cortile del museo di Castelvecchio a Verona (foto i-muv)
Il progetto è l’occasione per offrire l’esperienza del cantiere aperto a tutti i visitatori del museo, che hanno la possibilità, durante le operazioni, di assistere in prima persona ai lavori di indagine e di interagire grazie a un allestimento appositamente realizzato per la valorizzazione degli scavi archeologici.

Le pannellature lignee ai bordi dell’area archeologica di San Martino in Aquaro nel cortile del museo di Castelvecchio a Verona con l’anno di scavo e le relative spiegazioni (foto i-muv)

Bozzetto del progetto di allestimento per la valorizzazione dell’area archeologica di San Martino in Aquaro nel cortile di Castelvecchio a Verona (foto i-muv)
Un allestimento per la valorizzazione degli scavi archeologici. Il museo di Castelvecchio nell’allestimento di Carlo Scarpa è una delle pietre miliari della museografia mondiale. Fulcro del museo è l’allestimento di ogni opera concepito come dispositivo critico in grado di suscitare la consapevolezza del visitatore attraverso un porgere interrogativo che richiede una partecipazione attiva. Il progetto di valorizzazione degli scavi archeologici in fase di realizzazione presso il sito della chiesa di San Martino in Aquaro si propone di portare avanti ed allo stesso tempo di reinterpretare questo processo. Delle pannellature lignee, realizzate in assi di cantiere, si pongono a cavallo del parapetto posto da Carlo Scarpa a protezione degli scavi realizzati con Licisco Magagnato in fase di ultimazione del cortile. Sulle pannellature sono accolti elementi realizzati in legno bruciato che appaiono ad una prima visione come figure interrogative che invitato il visitatore all’avvicinamento. Ad aumentare l’interesse sono delle date realizzate in numeri romani poste nella parte sommitale delle pannellature e delle targhe lignee appese a spaghi in corda contenenti le didascalie esplicative. Chiamati da questi dispositivi, i visitatori, si avvicinano e compiono l’atto di prendere in mano le didascalie appese accendendo, in questo modo, alla fase di comprensione. L’azione indotta dall’allestimento vuole rompere la distanza a volte presente in queste tipologie di esposizioni ed innescare una maggiore partecipazione da parte del visitatore.

La pannellatura lignea ai bordi dell’area archeologica di San Martino in Aquaro nel cortile del museo di Castelvecchio a Verona con l’anno 1964, anno dei primi scavi, con le relative spiegazioni (foto i-muv)
Le pannellature sono divise in due gruppi distinti disposti sui due lati del parapetto scarpiano: sul primo lato (entrando nel cortile) si trova una presentazione delle principali fasi di formazione del complesso di Castelvecchio utili per inquadrare il ruolo della chiesa di San Martino in Aquaro nello sviluppo storico che ha condotto allo stato attuale; sul secondo lato, tre pannellature, sono dedicate alla valorizzazione degli esisti dello scavo archeologico. Le pannellature sono divise per gli anni di attività previsti per lo scavo e raccoglieranno progressivamente una descrizione ed interpretazione dei risultati emergenti. Gli espositori sono pensati come sistemi aperti che muteranno con l’evolversi delle indagini. Viste nell’ambiente del cortile, le pannellature lignee, richiamano allusivamente alla bacheca dell’archeologo e, allo stesso tempo, si evidenziano come un ipertesto provvisorio totalmente rimovibile dialogando a distanza con altri interventi temporanei che hanno riguardato il cortile di Castelvecchio.

Veduta zenitale dell’area di scavo di San Martino in Aquaro nel cortile del museo di Castelvecchio a Verona (foto saggioro)
Le campagne di scavi: 2023. Gli scavi hanno consentito di rimettere in luce la porzione della chiesa nota dagli anni 60 del Novecento e indagata in parte da Licisco Magagnato e Carlo Scarpa. Lo studio ha permesso di ricostruire la sequenza degli interventi riferibili alla struttura romanica e alle fasi successive, anche dopo la costruzione del Castello, con l’individuazione di molte sepolture già spogliate nei secoli passati. Quanto messo in luce interessa la navata meridionale della chiesa di cui si sono rinvenute anche tracce di pavimentazioni. Grazie ad approfondimenti stratigrafici si sono individuate anche le tracce di una frequentazione di età romana o tardo antica a circa 2 metri di profondità dal livello di calpestio attuale. Queste tracce potrebbero quindi testimoniare un’occupazione dell’area già in età romana.

Grafica 3d con alcune sepolture emerse nello scavo dell’area archeologica di San Martino in Aquaro nel cortile del museo di Castelvecchio a Verona (foto i-muv)
Le campagne di scavi: 2024. Sono stati esplorati, con sondaggi mirati, alcuni punti del cortile di Castelvecchio: alcuni vicini e posti ad oriente della chiesa, altri più spostati verso la zona del prato per verificare i perimetrali più settentrionali. Sono inoltre state condotte indagini con il Georadar per acquisire le informazioni su una più ampia area. Nel corso delle indagini, i dati più interessanti sono emersi nell’area compresa tra la chiesa e la porta d’ingresso del castello. In questa zona, pur rimaneggiata da molti interventi di età moderna, si sono rinvenute strutture e fasi legate all’alto medioevo e all’età romana, confermando quanto si era già osservato nel 2023. Non risulta ancora chiaro se quanto individuato possa riferirsi a strutture produttive o residenziali, ma il dato offre sicuramente un elemento molto utile per raccontare quasi duemila anni della storia di questo luogo.

L’area archeologica di San Martino in Aquaro nel cortile del museo di Castelvecchio a Verona (foto i-muv)
Le campagne di scavi: 2025. Nella primavera 2025 l’obiettivo sarà quello di aprire l’area della navata centrale della chiesa, probabilmente coincidente con la prima chiesa altomedievale, e di riuscire a chiarire cosa vi fosse nel luogo dove sorse l’unica chiesa di Verona dedicata a San Martino, santo caro ai Franchi, a Carlo Magno e a suo figlio Pipino che fu spesso presente a Verona.
Marano di Valpolicella (Vr). Nella sala civica di Valgatara l’incontro “Tempio di Minerva: aggiornamenti dai recenti scavi e restauri (2022-2023)”, interessante esempio di fanum, santuario extraurbano, del I sec. d.C.
Novità sul Tempio di Minerva sul monte Castelon nel comune di Marano di Valpolicella (Vr). Mercoledì 20 marzo 2024, alle 20, nella sala civica “G. Silvestri” in piazza della Comunità a Valgatara di Marano di Valpolicella l’incontro “Tempio di Minerva: aggiornamenti dai recenti scavi e restauri (2022-2023)”. Interverranno Brunella Bruno, funzionario archeologo della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo Vicenza; Alberto Manicardi, archeologo della società archeologica SAP; e l’architetto Massimo Donisi della Tetrarch architetti. Ingresso libero.

Visite guidate al Tempio di Minerva al monte Castelòn di Marano di Valpolicella (foto Ctg Valpolicella)
Il tempio del I secolo d.C. era già stato portato alla luce, sul versante sud del Monte Castelon, dal Conte Giovanni Girolamo Orti Manara, studioso di antichità locali, che avanzò l’ipotesi di un’eventuale relazione tra il toponimo Minerbe (ora San Rocco) e la presenza di un luogo sacro dedicato alla dea romana Minerva, grazie anche alle testimonianze di alcuni abitanti del luogo. Fu così che il pittore Giuseppe Razzetti, incaricato dal Conte stesso, fece un disegno della pianta dell’edificio (ora conservato al Museo Civico). Tuttavia, nonostante l’accurata descrizione dei reperti, non fu indicato con precisione il luogo del ritrovamento. Inoltre, a causa di un metodo d’indagine poco accurato, preziose testimonianze sono andate perdute.

I resti del tempio di Minerva al Castelòn di Marano di Valpolicella dopo le diverse campagne di scavo archeologico (foto Ctg Valpolicella)
Così fu solo nel 2007 che il tempio fu riscoperto a seguito di un’operazione di recupero della memoria che ha coinvolto l’intera popolazione di Marano di Valpolicella e che ha permesso, seguendo la tradizione orale, di individuare il punto esatto dove scavare per far riemergere il sito archeologico. Il Tempio di Minerva costituisce un interessante esempio di fanum, cioè un santuario extraurbano, che racchiude tre importanti stratificazioni di fasi storiche: un tempio di età imperiale, uno di età tardo-repubblicana e un rogo votivo dell’età del ferro. Il complesso è realizzato su una terrazza creata lungo il pendio del monte tramite il taglio della parete rocciosa; le sue dimensioni sono 8m x 7,5m. Lo scavo ha evidenziato tracce di un’area cultuale protostorica e di un tempio di età tardo-repubblicana al di sotto delle strutture inizialmente visibili.
Verona. Nel cortile del museo di Castelvecchio al via nuovo progetto di scavo per portare alla luce la chiesa di San Martino in Aquaro, individuata 60 anni fa dai lavori dell’architetto Carlo Scarpa. Durerà tre anni e sarà un cantiere aperto al pubblico

L’area dello scavo della chiesa di San Martino in Aquaro nel cortile del museo di Castelvecchio a Verona (foto comune verona)

Il complesso di Castelvecchio a Verona: il ponte, il castello con il museo e il cortile (foto muv-vr)
Alla ricerca della chiesa di San Martino in Aquaro. Dopo quasi sessant’anni si torna a scavare nel cortile del museo di Castelvecchio a Verona, con un cantiere aperto visibile al pubblico, che mostrerà le scoperte che saranno via via effettuate in un’area di forte interesse storico/culturale. Il progetto, della durata di tre anni, iniziato lunedì 25 settembre 2023 con i primi scavi, promosso dal museo di Castelvecchio, oltre al dipartimento di Culture e civiltà dell’università di Verona, vede la collaborazione della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza e del polo territoriale di Mantova del politecnico di Milano. Per lo scavo è previsto un primo investimento di circa 120mila euro. Il “magico” giardino dell’architetto Carlo Scarpa diventa scenario di un nuovo importante progetto di intervento. Un cantiere speciale, che diventerà l’occasione per tornare a indagare, con metodologie più moderne, un’area già rinvenuta dallo stesso Scarpa negli anni ’60 durante la grande campagna di riqualificazione che portò alla genesi del cortile. Si avrà modo di verificare tramite analisi non invasive la presenza e l’estensione dei resti archeologici, per poi procedere alla successiva attività di scavo, condotta con il coinvolgimento di studenti, dottorandi e docenti dell’università di Verona, sotto la direzione scientifica del professor Fabio Saggioro.

Lo scavo archeologico nel cortile del museo di Castelvecchio a Verona sarà aperto al pubblico (foto comune-vr)
In occasione dello scavo, aperto al pubblico da martedì 26 settembre 2023, il comune di Verona offrirà delle visite guidate gratuite alle scuole di ogni ordine e grado. Durata: 1 ora. Biglietti: il costo della visita non è comprensivo di biglietto di ingresso al Museo, che sarà da corrispondere all’arrivo (1 euro a bambino di età superiore ai 7 anni, gratuito per due insegnanti per classe e per i ragazzi con disabilità e i loro accompagnatori). Gruppi: non superiori a 25 persone ciascuno. Prenotazione obbligatoria. Anche i cittadini e i turisti avranno la possibilità di scoprire gli scavi, nei giovedì 28 settembre e 12 ottobre 2023, alle 16.30, con il percorso di visita “La chiesa ritrovata, testimone della vita di una contrada scomparsa” e i giovedì 5 e 19 ottobre 2023, alle 16.30, con “Parola all’archeologia: strati e reperti ci raccontano il passato”. Durata: 1 ora. Biglietti: la visita gratuita è compresa nel biglietto d’ingresso al Museo di Castelvecchio. Prenotazione obbligatoria entro il giorno precedente la data scelta per la visita. Info e prenotazioni: segreteriadidattica@comune.verona.it
“L’ateneo è stato incaricato di eseguire uno scavo specifico su parte del giardino in cui non era mai stato fatto prima, nonostante la presenza di questa chiesa sia ben nota da anni”, spiega Arnaldo Soldani, direttore del dipartimento di Culture e civiltà, incaricato di portare i saluti del Rettore dell’ateneo, Pier Francesco Nocini. E Saggioro, docente di Archeologia medievale nel dipartimento di Culture e civiltà e direttore scientifico degli scavi: “Crediamo che lo scavo archeologico, al di là del valore culturale che ha, sia anche uno spazio sociale per includere le persone per dare prospettive e opportunità. Vogliamo aprire questo scavo alla città, facendo capire come lavora l’archeologia, includendo in questi processi anche chi ha delle disabilità”.

Museo di Castelvecchio: presentazione dello scavo archeologico di San Martino in Aquaro, da sinistra, Filippo Bricolo, Fabio Saggioro, Arnaldo Soldani, Francesca Rossi, Luca Fabbri, e più a destra Brunella Bruno, Marta Ugolini (foto comune-vr)
Il progetto è stato illustrato nei giorni scorsi dall’assessore comunale alla Cultura, Marta Ugolini; dal direttore del dipartimento di Culture e civiltà, Arnaldo Soldani; e dai curatori del progetto Fabio Saggioro, docente in ateneo, e Luca Fabbri, curatore delle collezioni di Arte medievale e moderna nei Musei Civici di Verona. Presenti la direttrice dei Musei Civici di Verona, Francesca Rossi; per la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza, Brunella Bruno; il docente al dipartimento di Architettura ingegneria delle costruzioni e ambiente costruito del Politecnico di Milano, Filippo Bricolo. “Un progetto importante di scavo e di ricerca archeologica per tutte le parti coinvolte”, sottolinea l’assessore alla Cultura, Marta Ugolini. “Un cantiere aperto che si mette in dialogo con la città, con proposte di visita diversificate, in particolare per le scuole, per garantire la straordinaria opportunità di vedere dal vivo le diverse fasi di uno scavo e le modalità di indagine portate avanti in questa tipologia di studi sul campo”. “C’è molto da scoprire con questo progetto di scavo”, evidenzia la direttrice Francesca Rossi, “in cui partecipano attivamente tutti i soggetti coinvolti, nell’ottica di restituire alla città un luogo fondativo, strategico per capire meglio il contesto e l’importanza che questi spazi avevano anche prima della costruzione del Castello. Un’occasione quindi che interesserà anche il contesto urbano per capire meglio Verona e questa trasformazione di urbanizzazione progressiva. Iniziative come questa mostrano che il Museo è anche fuori dal Museo, occupandosi di ricerca e continuando a produrre scoperte utili ad ampliare la nostra conoscenza”. “È una grande soddisfazione per la Soprintendenza questo coinvolgimento”, dichiara Brunella Bruno. “Per la prima volta dopo tanti anni di attività ho avuto la possibilità di assistere a uno scavo in concessione a Verona, un’opportunità mai data prima che siamo lieti di poter condividere con il Comune e l’università di Verona”.

Gli scavi della chiesa di San Martino in Aquaro a Castelvecchio di Verona negli anni Sessanta del Novecento (foto archivio castelvecchio vr)
Chiesa di San Martino in Aquaro. L’edificio religioso, attestato già tra l’VIII e il IX secolo, proseguì la sua funzione anche dopo essere stato inglobato all’interno del recinto difensivo scaligero, trasformandosi in cappella castrense, fino alla completa distruzione avvenuta nel corso dell’ammodernamento del complesso dei primi anni dell’Ottocento. Un obiettivo della ricerca sarà anche quello di approfondire la conoscenza del contesto urbano nel quale l’edificio insisteva, mettendo in relazione le nuove acquisizioni di scavo con i ritrovamenti di età romana, altomedievale e scaligera venuti alla luce nella zona, per chiarire la storia e l’evoluzione di uno snodo di fondamentale importanza del tessuto urbano cittadino.

Planimetria di Castelvecchio a Verona con tratteggiata la chiesa di San Martino in Aquaro nel cortile del museo (foto archivio carlo scarpa – castelvecchio)
Il sito venne superficialmente indagato negli anni Sessanta del Novecento, quando una campagna di scavo rintracciò parte del perimetro dell’edificio, nel quale erano reimpiegati numerosi elementi di età romana ancora conservati in situ. Nonostante Carlo Scarpa avesse cominciato a ragionare sulla valorizzazione dei resti archeologici, questi vennero per la maggior parte interrati, e l’area rimase di fatto uno spazio non del tutto risolto all’interno del limpido disegno del cortile elaborato dall’architetto veneziano.
Verona. La Sabap organizza “Archaiologika Erga 2022”, il secondo convegno dedicato alla presentazione delle ricerche svolte nel 2022 sul territorio di competenza della soprintendenza ABAP per le province di Verona Rovigo e Vicenza: in presenza e in streaming sul canale YouTube
Archaiologika Erga, atto secondo. Venerdì 2 dicembre 2022, alle 9.45, via Corte Dogana 2, sede della soprintendenza, a Verona, giornata di studi Archaiologika Erga dedicata alle ricerche svolte nel 2022 sul territorio di competenza della soprintendenza ABAP per le province di Verona Rovigo e Vicenza promossa dal soprintendente Vincenzo Tiné. Si potrà assistere all’evento anche in live streaming su YouTube alla pagina ufficiale della SABAP Verona. L’indirizzo è il seguente: https://www.youtube.com/@sabapverona
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Grotta di Veja (Sant’Anna d’Alfaedo, Vr): momento di campionamento (foto di Giulia Santini / unive)
PROGRAMMA. Alle 9.45, introduzione ai lavori di Vincenzo Tiné (SABAP Verona). SESSIONE 1 (chairman Vincenzo Tiné): alle 10, Roberto Zorzin (museo di Storia naturale di Verona) su “Altissimo – Monte Postale e Bolca – Pesciara di Bolca”; 10.15, Elena Ghezzo (università di Venezia) su “Sant’Anna d’Alfaedo – Grotta A di Veja” (vedi Preistoria. Nella Grotta di Veja a Sant’Anna d’Alfaedo, in Lessinia (Vr), millenni di convivenza tra l’uomo, il lupo e l’orso delle caverne: ecco i risultati della nuova campagna di scavo del team di Ca’ Foscari diretto da Elena Ghezzo | archeologiavocidalpassato); 10.30, Marco Peresani, Davide Delpiano, Davide Margaritora, Ursula Thun Hohenstein (università di Ferrara) su “Fumane – Grotta della Ghiacciaia”; 10.45, Marco Peresani, Alessandra Livraghi (università di Ferrara) su “Zovencedo – Grotta de Nadale”; 11, Cristiano Nicosia (università di Padova) e Paola Salzani (SABAP Verona) su “Arcugnano – Fimon” (vedi Fimon Molino Casarotto (Arcugnano, Vi). Presentazione dei risultati delle ricerche archeologiche riprese dopo anni per definire con più precisione la frequentazione del sito preistorico (dalla fine del IV millennio agli inizi del III) e comprendere meglio le cosiddette “aree di abitazione” | archeologiavocidalpassato); 11.15, Umberto Tecchiati, Fiorenza Gulino, Barbara Proserpio (università di Milano), Paola Salzani (SABAP Verona) su “Negrar di Valpolicella – Colombare” (vedi Negrar. Nel sito archeologico di Colombare l’università di Milano ha scoperto la prima uva della Valpolicella: 6300 anni fa questo frutto veniva già consumato. “Ma attenzione: per ora nella terra dell’Amarone non si può parlare di vino del Neolitico. Non ci sono ancora le prove. Dobbiamo continuare le ricerche. Che però costano e richiedono tempo” | archeologiavocidalpassato); 11.30, pausa caffè.

Il sito della Muraiola a Povegliano (Vr): alla fine della seconda fase della campagna di scavo 2022 stanno emergendo le strutture abitative del villaggio dell’Età del Bronzo (foto graziano tavan)
SESSIONE 2 (chairman Giovanni Leonardi). Alle 11.45, Cristiano Nicosia (università di Padova) su “Povegliano Veronese – La Muraiola” (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2022/11/30/preistoria-visita-allo-scavo-del-villaggio-delleta-del-bronzo-alla-muraiola-di-povegliano-veronese-il-direttore-prof-cristiano-nicosia-universita-di-padova-fa-un-bilancio-della-campagna/); 12, Paolo Bellintani (CPSSAE), Andrea Cardarelli (università di Roma La Sapienza), Wieke De Neef (università di Ghent), Cristiano Nicosia (università di Padova), Vincenzo Tiné (SABAP Verona) su “Fratta Polesine – Frattesina – Progetto Prima Europa”; 12.15, Michele Cupitò (università di Padova), Paola Salzani (SABAP Verona) su “Villamarzana – Progetto prima Europa”; 12.30, Michele Cupitò, Veronica Gallo, Nadia Noio, David Vincenzutto (università di Padova) su “Legnago – Fondo Paviani”; 12.45, Irene Dori, Paola Salzani (SABAP Verona) su “Arano, Nogarole Rocca, Verona, Quinzano (indagini antropologiche)”; 13, pausa pranzo.

La dama ingioiellata, uno dei due tondi con figura umana del mosaico pavimentale del peristilio ovest della Villa dei Mosaici di Negrar (foto graziano tavan)
SESSIONE 3 (chairman Mariangela Ruta Serafini). Alle 14, Mara Migliavacca Alberto Balasso, Silvia Bandera, Valentina Donadel (università di Verona) su “Malo – Monte Palazzo e Selva di Progno – Alta Val Fraselle”; 14.15, Luigi Magnini (università di Sassari), Armando De Guio (università di Padova), Cinzia Bettineschi (università di Augsburg) su “Rotzo – Bostel di Rotzo”; 14.30, Giovanna Gambacurta, Fiorenza Bortolami, Cecilia Moscardo (università di Venezia) su “Ariano nel Polesine – San Basilio (abitato preromano – scavi UniVe) (vedi Adria. Al museo Archeologico nazionale per “Padusa incontri” pomeriggio su “Etruschi e Greci in Polesine. Novità archeologiche tra San Cassiano, Adria e San Basilio” con le ricerche portate avanti dalle università di Bologna, Padova e Venezia | archeologiavocidalpassato); Silvia Paltineri (università di Padova) su “Ariano nel Polesine – San Basilio (abitato preromano – scavi UniPd)”; 14.50, Jacopo Bonetto, Caterina Previato, Jacopo Turchetti (università di Padova), Giovanna Falezza (SABAP Verona) su “Ariano nel Polesine – San Basilio (villa-mansio)”; 15.05, Gianni de Zuccato, Irene Dori (SABAP Verona), Patrizia Basso (università di Verona), Alberto Manicardi (SAP) su “Negrar di Valpolicella – villa dei mosaici” (vedi Villa dei Mosaici di Negrar (Vr). Presentati i risultati degli scavi: gli straordinari mosaici del peristilio, l’area termale, le tracce medievali. E la notizia più attesa: nel cuore della Valpolicella si produceva vino già 1700 anni fa. Trovate le tracce della coltivazione della vite e della spremitura dell’uva. Parlano i protagonisti | archeologiavocidalpassato); 15.20, Brunella Bruno (SABAP Verona), Samantha Castelli (Cooperativa Archeologia) su “Scavi Tratta Alta Velocità tra Peschiera e Vicenza”; 15.35, pausa caffè.

La conchiglia rappresentata sul mosaico romano del V sec. d.C. riaffiorato in via delle Logge a Montorio (Vr) durante la posa delle condotte del gas (foto graziano tavan)
SESSIONE 4 (chairman Marisa Rigoni). Alle 15.50, Giulia Pelucchini (SABAP Verona), Andrea Betto (ArcSat) su “Vicenza – Bacino Diaz”; 16.05, Giulia Pelucchini (SABAP Verona), Massimiliano Fagan (Archetipo) su “Vicenza – Piazza Duomo”; 16.20 Gianni de Zuccato (SABAP Verona), Raffaele Peretto (CPSSAE), Claudia Fiocchi (Archetipo) su “Rovigo – Ex Carcere”; 16.35, Gianni de Zuccato (SABAP Verona), Jacopo Leati (In Terras) su “Melara – Chiesa di Santo Stefano”; 16.50, Brunella Bruno (SABAP Verona), Davide Brombo (Ar.Tech), Massimiliano D’Ambra (ArcheoEd) su “Verona – Ponte Nuovo e via Diaz”; 17.05, Brunella Bruno (SABAP Verona), Davide Brombo (Ar.Tech) su “Verona – Montorio” (vedi Archeologia pubblica. In via delle Logge a Montorio (Vr) visita straordinaria al mosaico parte di una villa dell’epoca di re Teodorico, con presentazione dei lavori di scavo e di restauro prima della sua ricopertura. Le richieste e le curiosità della gente, le risposte di archeologi e restauratori. Ecco le interviste per archeologiavocidalpassato | archeologiavocidalpassato); 17.20, conclusioni, saluti e brindisi.
Verona. Al museo Archeologico al Teatro Romano apre la mostra “Animali nel mondo antico” con oggetti dalle collezioni civiche e nuovi ritrovamenti

Locandina della mostra “Animali nel mondo antico” al museo Archeologico al Teatro romano di Verona dal 25 ottobre 2022 al 1° ottobre 2023
“Animali nel mondo antico” è il tema affrontato dalla nuova mostra al museo civico Archeologico al Teatro Romano di Verona, allestita nella sala dedicata alle esposizioni temporanee dal 25 ottobre 2022 al 1° ottobre 2023, curata da Margherita Bolla e Brunella Bruno, frutto della collaborazione tra l’assessorato alla Cultura – Direzione Musei, e la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza. L’esposizione intende illustrare alcuni aspetti dell’affascinante tema degli animali nel mondo antico, presentando non solo oggetti del MATR normalmente non esposti al pubblico e provenienti in gran parte dalle collezioni confluite nel Museo nel corso del tempo, ma anche – grazie alla collaborazione con la Soprintendenza – dedicando una vetrina a un ritrovamento molto interessante avvenuto in anni recenti nella città di Verona.

Cavallino in bronzo “testimonial” della mostra “Animali del mondo antico” al museo Archeologico al Teatro romano (foto muv-sabap-vr)
La mostra prende avvio da alcune piccole ma preziose testimonianze relative al ruolo degli animali nell’antico Egitto, in particolare all’uso di mummie di specie diverse come offerte agli dei nei luoghi di culto, attestato dai contenitori rimasti, in questo caso in bronzo. Più ampia ed articolata la documentazione presentata sul mondo classico, in cui gli animali avevano un ruolo importante sia in ambito mitologico e religioso in quanto compagni di importanti divinità (basti pensare alla civetta di Atena/Minerva o all’aquila di Giove), sia in ambito sociale come simboli di prestigio (il cavallo), ma anche all’interno della casa e altrove come decorazioni raffinate, o nell’abbigliamento personale sotto forma ad esempio di fibule, e così via.

Statuetta di cavallo marino di età romana imperiale dalla collezione di Jacopo Verità conservato al museo Archeologico al Teatro romano di Verona (foto muv)
Un’attenzione particolare è riservata ai serpenti, che potevano avere nel mondo classico un significato positivo, ad esempio come animali curativi nel culto di Esculapio, dio della medicina. Viene così introdotto il ritrovamento avvenuto pochi anni fa a Verona, in via Oberdan (all’esterno delle mura), con la scoperta di un edificio romano, che subì un grave incendio fra il III e il IV secolo d.C. Il crollo del soffitto, avvenuto per la combustione, sigillò in due ambienti adiacenti un gruppo di lucerne e un gruppo di statuette in bronzo, probabilmente costituenti il larario della casa, fra le quali una interessante figura di dea seduta, con diversi serpenti.

Elemento in bronzo di applicazione a testa di grifone, con orecchie equine e becco di rapace (foto muv)
L’esposizione si chiude con l’illustrazione di creature fantastiche, raffigurate di frequente nel mondo antico (ad esempio sfingi e grifoni), e con una sezione dedicata al fascino che questi esseri esercitarono nelle epoche successive all’antichità, producendo imitazioni e rielaborazioni.
Verona. Nella sede della soprintendenza a San Fermo viene riproposta la mostra “I Mondiali di Italia ’90 e la scoperta della necropoli romana” arricchita di ulteriori contenuti e del catalogo. Ingressi contingentati. Visite guidate nei pomeriggi di giovedì e venerdì
Durante le festività natalizie non siete riusciti a vedere la mostra “I Mondiali di Italia ’90 e la scoperta della necropoli romana”, allestita tra il 17 dicembre 2021 e il 9 gennaio 2022 negli spazi di Porta Palio (vedi Verona. Con un anno di ritardo (causa Covid e lockdown) apre a Porta Palio la mostra “I Mondiali di Italia ’90 e la scoperta della necropoli romana” per celebrare il trentennale della scoperta della necropoli romana di Porta Palio lungo la via Postumia, più di 1400 sepolture, durante i lavori dei Mondiali Italia ’90 | archeologiavocidalpassato)? Poco male. Ci sarà ora una nuova opportunità. La mostra “I Mondiali di Italia ’90”, realizzata grazie alla sinergia tra il Comune di Verona (Assessorato al Turismo e ai Rapporti UNESCO), la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio delle province di Verona Rovigo e Vicenza e l’università di Pavia, viene ora riproposta nella sede della Soprintendenza, in piazza San Fermo 3 a Verona, arricchita di ulteriori contenuti: dall’8 giugno al 26 agosto 2022. Il percorso si articolerà lungo il Chiostro minore del complesso di San Fermo e lungo lo scalone di ingresso agli Uffici, offrendo ai visitatori la possibilità di apprezzare i suggestivi spazi monumentali dell’edificio. Il giorno dell’inaugurazione, che sarà martedì 7 giugno 2022, alle 12, si potrà sfogliare il catalogo della mostra di Porta Palio, appena pubblicato, che a breve sarà disponibile anche in formato digitale scaricabile on line dai siti delle istituzioni coinvolte: “I Mondiali di Italia ‘90 e la scoperta della necropoli romana. Un progetto espositivo per il trentennale della scoperta della necropoli di Porta Palio”, a cura di Brunella Bruno, Ettore Napione, Francesca Picchio. La mostra sarà aperta con accesso libero tutti i giorni dal lunedì a venerdì dalle 10 alle 13, previa registrazione in portineria e per gruppi di max 5 persone.

Archeologi al lavoro nello scavo al cantiere del sottopasso di Porta Palio a Verona nel 1990 (foto Sabap-Vr)
L’esposizione ripercorre, attraverso una serie di pannelli, la storia della scoperta della necropoli romana della via Postumia, avvenuta durante i lavori infrastrutturali per i Mondiali di Italia 90. I resti archeologici delle oltre mille tombe recuperate -senza dubbio uno dei nuclei sepolcrali più importanti finora noti in una città romana- offrono un suggestivo racconto dei riti e delle credenze funerarie dei Veronesi dei primi secoli dell’età imperiale. Saranno esposti gli oggetti di corredo che accompagnavano i defunti e per la prima volta presentati al pubblico urne di pietra, resti di monumenti funerari, cippi e lapidi che illustreranno, con le loro testimonianze epigrafiche, le formule usate nelle dediche funerarie.
Visite guidate il giovedì e venerdì, dalle 15 alle 17, a cura dell’Associazione Archeonaute per gruppi anche superiori, con prenotazione obbligatoria all’indirizzo archeonaute@gmail.com. Informazioni. Ritrovo nel chiostro minore del complesso di San Fermo. Due turni: alle 15 e alle 16. Durata: 1 ora circa. Costo: 5 euro a persona. Prenotazione obbligatoria. Posti limitati.



Non solo la Villa dei Mosaici di Negrar ancora protagonista, dopo le visite guidate andate subito in sold out. Venerdì 14 aprile 2023, alle 17.30, la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza in collaborazione con il Comune di Negrar di Valpolicella, l’università di Verona e l’università di Milano organizza, a Villa Rizzardi – Pojega, l’incontro “Archeologia a Negrar: le ricerche in corso” per illustrare i risultati delle ricerche archeologiche in corso in tutto il territorio negrarese, rese possibili anche grazie a sponsorizzazione e ad accordi di partenariato pubblico-privato tra la Soprintendenza, il Comune di Negrar di Valpolicella, le Università e ad alcune aziende vitivinicole della Valpolicella. Un focus particolare sulla Villa dei Mosaici dove è in corso di definizione il progetto per la valorizzazione come area archeologica con strutture e percorsi attrezzati per la pubblica fruizione. Dopo i saluti e la presentazione dell’incontro da parte di Roberto Grison (sindaco di Negrar di Valpolicella) e Brunella Bruno (soprintendenza APAB per le province di Verona, Rovigo e Vicenza), interverranno: Paola Salzani (soprintendenza APAB per le province di Verona, Rovigo e Vicenza) e Umberto Tecchiati (università di Milano) su “Prima della villa: ricerche archeologiche e paleoambientali nel sito preistorico di Colombare”; Gianni De Zuccato (già soprintendenza APAB per le province di Verona, Rovigo e Vicenza), Nicola Delbarba (università di Verona) su “La Villa dei mosaici dallo scavo alla ricostruzione 3D”; Patrizia Basso (università di Verona), Gianni De Zuccato (già soprintendenza APAB per le province di Verona, Rovigo e Vicenza) su “La Villa dei mosaici e la produzione vinicola”; Alberto Manicardi (SAP Società Archeologica) su “Le ultime fasi dello scavo”; Vincenzo Tinè (soprintendenza APAB per l’Area Metropolitana di Venezia e le Province di Belluno, Padova e Treviso) su “Il progetto di valorizzazione”. Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.
Una giornata di studi sugli edifici di spettacolo degli antichi romani. Appuntamento giovedì 27 ottobre 2022, dalle 9 alle 17.30, al Palazzo della Gran Guardia in piazza Bra a Verona, con “L’ARENA E GLI ALTRI. Teatri e anfiteatri romani tra ricerca tutela e valorizzazione”. L’evento, promosso da Comune di Verona e soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona, è aperto alla partecipazione in presenza senza prenotazione o si può seguire in streaming sul canale YouTube de I MUV – I Musei di Verona
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