Firenze. Al museo Archeologico nazionale due appuntamenti con “Tracce di Umanità”: esperienza immersiva tra le sale del Museo e i grandi classici del teatro, Sofocle, Aristofane, Plauto, Seneca e Shakespeare
Il museo Archeologico nazionale di Firenze accoglie “Tracce di Umanità”, il viaggio teatrale ideato da La Compagnia delle Seggiole e già protagonista nell’area archeologica di Roselle, con due appuntamenti speciali domenica 5 ottobre 2025, alle 17.30 e alle 18.30; e domenica 19 ottobre 2025, alle 17.30 e alle 18.30. Un’occasione speciale per vivere un’esperienza immersiva tra le sale del Museo e i grandi classici del teatro. Gli spettatori saranno accompagnati in un viaggio attraverso i secoli con una selezione di testi immortali di Sofocle, Aristofane, Plauto, Seneca e Shakespeare: brevi assaggi che restituiscono tutta la forza senza tempo della tragedia e della commedia. Come ricordava Goethe nel suo Viaggio in Italia, a Roma perfino un mediocre può diventare maggiore di se stesso, investito da quell’“aria di grandezza” che vi si respira. La stessa sensazione riaffiora tra le testimonianze millenarie del museo Archeologico, dove il teatro ritrova la sua dimensione originaria e universale. Un incontro con i classici di ogni epoca, capace di parlare ancora oggi alla nostra umanità. Biglietti: intero, 20 euro; ridotto, 17 euro.
Pompei incanta Madonna: l’artista – in visita privata nel giorno del suo compleanno – finanzia “Sogno di volare”, il progetto teatrale degli adolescenti del territorio promosso dal parco archeologico, e ne incontra un gruppo alla Casa del Menandro. Zuchtriegel: “Ringrazio Madonna per la sua generosità, visione e umanità”

Madonna nel Teatro Grande di Pompei nel giorno del suo compleanno, il 16 agosto 2024 (foto ricardo gomes)
Madonna per una sera regina di Pompei che, nella notte dalle magiche atmosfere, incanta la famosa pop-star, cancellando in un attimo giorni di polemiche tra “party sì-party no”, e via dicendo. Avvolta in un abito bianco lungo leggerissimo in tulle, impreziosito da inserimenti e finiture di pizzo, su un top nero, con orecchini e collane in oro e pietre preziose dalle fogge orientalizzanti, Madonna ha visitato l’area archeologica di Pompei, nella sera di venerdì 16 agosto 2024, giorno del suo compleanno, dove ha incontrato un gruppo di adolescenti e bambini che partecipano al progetto “Sogno di Volare”, promosso dal parco archeologico di Pompei con l’obiettivo di coinvolgere la comunità locale nella vita culturale del sito Unesco. Un incontro che ha coinvolto profondamente Madonna. E proprio durante l’incontro ha annunciato di voler sostenere il progetto, che vede i giovani impegnati in un percorso creativo che culmina nella messa in scena di una commedia classica nel Teatro Grande della città antica, finanziando tutto l’anno 2024-‘25, il quarto dall’avvio dell’iniziativa, tramite la sua fondazione “Ray of Light”. Il budget annuale del progetto ammonta a circa 250mila euro. Quello che poche settimane fa ha avuto inizio come un’ipotesi di una visita serale, si è così trasformato in una partnership che mette al centro il futuro del sito archeologico e della sua “heritage community”.

Esibizione dei ragazzi e dei bambini di “Sogno di Volare” davanti alla Casa del Menandro a Pompei 8foto parco archeologico pompei)
I ragazzi hanno dato una piccola prova del loro lavoro all’uscita dalla casa del Menandro, visitata insieme al direttore del sito, Gabriel Zuchtriegel, che ha fatto da guida. La tappa successiva è stata la casa dei Ceii, famosa per il grande affresco nel giardino con rappresentazioni di animali esotici e paesaggi idilliaco-sacrali, prima di approdare al Teatro Grande, scenario di altre performance artistiche e di un rinfresco a conclusione dell’itinerario. “Sogno di volare, il progetto sostenuto così generosamente da Madonna, è strategico per Pompei”, ha dichiarato il direttore del parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, “perché si rivolge alle persone che vivono in questo territorio meraviglioso e complesso, in particolare ai giovani, e li rende protagonisti di un’esperienza con la quale abbiamo voluto dimostrare che l’arte e la cultura veramente possono cambiare le nostre vite. Certo, mai avrei immaginato, quando abbiamo iniziato nel 2021 tra mille difficoltà, che saremmo arrivati a questo, ma evidentemente sognare di volare funziona davvero: ringrazio di cuore Madonna per la sua generosità, visione e umanità che sarà una grande fonte di ispirazione per andare avanti. Da Madonna le ali per Sogno di volare e per i ragazzi che vi partecipano, un bellissimo regalo che ci ha fatto nel giorno del suo compleanno. Vi invitiamo sin d’ora allo spettacolo che realizzeremo grazie al suo contributo e che andrà in scena a maggio 2025 nel Teatro Grande”.
“Sogno di Volare”, negli ultimi tre anni, ha coinvolto circa trecento ragazzi e bambini dell’area vesuviana, dove è ancora sentito il rischio di dispersione scolastica, disoccupazione ed emigrazione giovanile, che hanno partecipato come attori, musicisti e sceneggiatori agli spettacoli “Gli Uccelli”, “Acarnesi: Stop the War” e “Pluto: God of Gold”, riscritture da Aristofane con la regia di Marco Martinelli, musica Ambrogio Sparagna, costumi Roberta Mattera. Ideata da Gabriel Zuchtriegel, l’iniziativa ha fatto incontrare adolescenti e bambini da Pompei, Scafati, Castellammare di Stabia, Torre Annunziata, Torre del Greco, Boscoreale e Napoli all’interno di un percorso creativo e artistico che li ha portati anche fuori: dopo la prima nel Teatro Grande di Pompei, una tournée li ha visti sui palchi di Bologna e Ravenna; per questo autunno è in programma un’esibizione a Vicenza.
Non è ancora stato scelto il testo del quarto anno, anche se certamente sarà di nuovo una commedia di Aristofane, rielaborata dagli stessi ragazzi per dare voce, oltre alla realtà del mondo antico, alle loro esperienze in un miscuglio di classicità, contemporaneità e battute in napoletano che hanno conquistato i pubblici di Pompei, Bologna e Ravenna. Il primo anno di attività è raccontato nel documentario “Sogno di Volare” (2022), regia Marcello Adamo, disponibile su Sky e Prime Video (vedi Pompei. “Sogno di volare”, la prima produzione teatrale del parco archeologico di Pompei, diventa un docufilm visibile DeAKids, Sky on demand e Prime Video | archeologiavocidalpassato).
Pompei. Al Teatro Grande torna il progetto “Sogno di Volare”: 120 studenti/attori delle scuole del territorio vesuviano portano in scena “PLUTO. God of gold”, riscrittura da Aristofane di Marco Martinelli. La parola ai protagonisti

Progetto “Sogno di Volare”: prove generale di “Pluto” (foto vincenzo salzano)
Ultime prove al Teatro Grande degli scavi di Pompei. Ormai è tempo di andare in scena. Torna Sogno di Volare. Sabato 25 e domenica 26 maggio 2024, alle 21, 120 studenti/attori delle scuole del territorio vesuviano apriranno la stagione estiva del Teatro Grande di Pompei con “PLUTO. God of gold”, riscrittura da Aristofane di Marco Martinelli, musiche Ambrogio Sparagna eseguite da Antonio Matrone, Vincenzo Core, Erasmo Treglia, Tammorra Trio, professionisti della scena teatrale di fama internazionale. Con 120 ragazzi – provenienti dai licei e gli istituti tecnici della provincia Vesuviana, Pompei, Torre del Greco, Castellammare di Stabia e Torre Annunziata – si rende concreto il concetto di teatro come esigenza di stabilire un concreto legame con il patrimonio culturale d’appartenenza.

PLUTO è l’ultima commedia delle undici superstiti che ci restano di Aristofane. Il contadino Cremilo è ossessionato dalle ingiustizie che dilaniano Atene: perché le ricchezze vanno solo ai malfattori? Seguendo il responso dell’oracolo, segue la prima persona che incontra, un cieco: quel cieco è Pluto, il dio della ricchezza. Per forza i soldi van sempre ai delinquenti e ai corrotti: perché il dio non ci vede! Cremilo lo cura e gli restituisce la vista, e tale atto “rivoluzionario” porterà abbondanza e serenità nelle case dei giusti. È stupefacente come Aristofane, a distanza di millenni, sappia emozionarci con le variazioni sapienti dei suoi registri comici, sottolineando sempre le contraddizioni violente della polis, dai massacri della guerra alla iniqua distribuzione delle ricchezze. E ancor più straordinario, in questo Pluto, come la mano sapiente di Martinelli sappia “intonare” al testo arcaico le improvvisazioni vitali e scatenate di 60 adolescenti napoletani e vicentini.

“Acarnesi. Stop the War!” al Teatro Grande di Pompei: applausi a fine spettacolo (foto parco archeologico pompei)
Il progetto nasce da un’idea del direttore generale del Parco, Gabriel Zuchtriegel ed è realizzato grazie a un protocollo di intesa con l’Ufficio regionale scolastico della Campania. Quest’anno il progetto, di cui è Rup la dott.ssa Maria Rispoli, vede la partecipazione ampliata delle scuole: dopo il liceo “E. Pascal” di Pompei, l’istituto superiore “E. Pantaleo” di Torre del Greco, l’istituto tecnico “R. Elia” di Castellammare di Stabia, entra il liceo “G. de Chirico” di Torre Annunziata. Il progetto, curato da Marco Martinelli e il suo team – prodotto dal parco archeologico di Pompei con il Ravenna Festival, il Teatro Nazionale di Napoli, a cui si aggiunge quest’anno un gemellaggio con Vicenza approdando in autunno al teatro Olimpico della città veneta, dopo l’edizione del 2022 e del 2023 in cui sono state messe in scene le commedie “Uccelli” e “Acarnesi” di Aristofane gli studenti “mettono in vita” “Pluto”, dello stesso autore, con Martinelli che applica la sua metodologia della non-scuola di teatro e l’ormai trentennale esperienza con gli adolescenti, con cui è stato capace di abbattere le ortodossie accademiche e recuperare il senso vitale del fare teatro.

I laboratori con le scuole del progetto “Sogno di Volare” (foto parco archeologico pompei)
Durante i laboratori nelle scuole il parco archeologico di Pompei ha intervistato due studentesse.
La prima è Francesca Pia Russo dell’I.I.S.S.S. “Eugenio Pantaleo” di Torre del Greco, che partecipa con entusiasmo sin dal primo anno al progetto, e salirà il 25 e 26 maggio 2024 sul palco del Teatro Grande degli Scavi.
La seconda è Erica Capone dell’I.I.S.S.S. “Eugenio Pantaleo” di Torre del Greco: anche lei partecipa con entusiasmo sin dal primo anno al progetto, e salirà il 25 e 26 maggio 2024 sul palco del Teatro Grande degli Scavi.

Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei, ai laboratori con le scuole del progetto “Sogno di Volare” (foto parco archeologico pompei)
Il progetto “Sogno di volare” è nato da un’intuizione del direttore del parco archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel, “per restituire al teatro, per dirla con Aristotele, la sua funzione di catarsi, di purificazione delle nostre menti e anime attraverso il pronunciare una verità, a volte anche scomoda”, dichiara Zuchtriegel. “La scelta di fare teatro è stata dettata dall’esigenza di coinvolgere i ragazzi delle scuole e farli sentire parte attiva di un progetto. Riconquistando il senso collettivo e politico e direi anche democratico del teatro. Il teatro non a caso nasce in una società che forse per la prima volta nella storia comincia a valorizzare l’individuo, nella sua funzione politica e creativa: impiantando, attraverso un’analisi e una sintesi più contemporanea, anche un discorso sociale. Gli autori, Eschilo, Sofocle e Euripide, gli attori, il coro, erano innanzitutto dei cittadini, e il teatro diventava una festa comune, un rituale religioso. Nel VI-V secolo a.C., era la stessa comunità che si riuniva a teatro, e le vicende rappresentate erano le storie che la collettività raccontava a se stessa. Ed è questo che abbiamo cercato di ricreare con il progetto Sogno di volare portando nel teatro di Pompei lo stesso spirito. Con Marco Martinelli i ragazzi, attraverso un progetto triennale dedicato ad Aristofane, parlano della loro società ma attraverso la riscrittura dell’impianto drammaturgico del commediografo greco che parlava di un mondo per loro lontano, ma ricco di spunti per una rilettura del presente”.

Il regista Marco Martinelli ai laboratori con le scuole del progetto “Sogno di Volare” (foto parco archeologico pompei)
“L’inquieto presente rivive tra le pietre millenarie di Pompei”, dichiara Marco Martinelli. “Se in Uccelli avevamo esplorato il desiderio di utopia, se gli Acarnesi erano tutti protesi verso la condanna della guerra e l’esaltazione della pace, il Pluto è una favola commovente sulle ingiustizie che dilaniano la terra, legate al denaro come unico dio da venerare: il contadino Cremilo, il protagonista di questa parabola, vuole restituire la vista al dio della ricchezza, Pluto. La cecità del dio è infatti la causa dell’iniqua distribuzione delle ricchezze, e la guarigione del dio, nel piano di Cremilo, sarà un atto dichiaratamente rivoluzionario. È incredibile come, nel capitalismo finanziario imperante di questo terzo millennio, nel consumismo che tutti ci riduce a merci, l’apologo di Aristofane funzioni come una freccia incendiaria, in grado di divertirci, sorprenderci e farci pensare. E soprattutto farci ancora “sognare” che il mondo possa cambiare, che la politica ritrovi il suo afflato di giustizia”.

Il regista Marco Martinelli (foto parco archeologico di pompei)
Marco Martinelli, fondatore insieme a Ermanna Montanari del Teatro delle Albe, è tra i più importanti drammaturghi e registi del teatro italiano, e ha vinto ben sette volte il Premio Ubu come drammaturgo, regista, pedagogo. Le sue drammaturgie sono state tradotte, pubblicate e messe in scena in dodici paesi in Europa e nel mondo. Ha sviluppato inoltre negli anni un’esperienza di lavoro teatrale con gli adolescenti, che gli ha fruttato altri premi e riconoscimenti a livello internazionale. In Campania in particolare Martinelli nel 2006 a Napoli ha dato vita ad Arrevuoto, un progetto dell’allora Teatro Stabile di Napoli, per il quale ha ricevuto il Premio dell’associazione nazionale dei Critici di Teatro e il Premio Ubu come “progetto speciale”. Nel 2007 ha diretto Punta Corsara, col sostegno della Fondazione Campania Festival. Nel 2017 ha pubblicato, per Ponte alle Grazie, “Aristofane a Scampia”, che ha vinto il premio dell’associazione nazionale dei Critici francesi come “miglior libro sul teatro” pubblicato in Francia nel 2021 per Actes Sud. Nell’estate 2022 Martinelli ha debuttato a Ravenna Festival con il Paradiso dantesco, ideato e diretto insieme a Ermanna Montanari, ultima anta del progetto La Divina Commedia iniziato nel 2017 e prodotto sempre da Ravenna Festival, coinvolgendo nell’allestimento l’intera città, come in una sacra rappresentazione medievale e nel teatro rivoluzionario di massa di Majakovskij. Per gli spettacoli al Teatro Grande il regista è coadiuvato, già dallo scorso anno, dagli assistenti alla regia Valeria Pollice e Gianni Vastarella del Collettivo LaCorsa.
Teatro antico. “Le nuvole. Seconde” di Aristofane nell’area archeologica di Montegrotto con gli allievi del liceo classico “Tito Livio” di Padova diretti da Filippo Crispo e Daniela Mazzon
Teatro antico accanto a un teatro antico. Questa l’idea che porterà martedì 31 maggio 2016 alle 18.30 i giovanissimi allievi del liceo classico “Tito Livio” di Padova, diretti dal prof. Filippo Crispo, nell’area archeologica di viale Stazione / via degli Scavi a Montegrotto Terme, per mettere in scena “Le Nuvole. Seconde” di Aristofane, una commedia scritta dall’autore greco oltre 2400 anni fa. Traduzione di Guido Paduano; riduzione, elaborazioni lessicali e sintattiche, adattamento scenico e regia di Filippo Crispo. Ingresso da via degli Scavi, libero con offerta, fino a esaurimento posti. L’evento è promosso da soprintendenza Archeologia del Veneto, associazione Lapis di Padova e i docenti del liceo “Tito Livio” Filippo Crispo e Daniela Mazzon, con la collaborazione del Comune di Montegrotto Terme e Itaka – Officina culturale. Per info: associazione Lapis – 3890235910 – Facebook: Associazione Lapis. “L’area archeologica di Montegrotto”, spiega Marianna Bressan della soprintendenza Archeologia del Veneto, “conserva i resti di un piccolo teatro, in uso in età romana e quindi qualche secolo dopo il componimento di Aristofane, ma l’associazione della cultura immateriale, la commedia appunto, a quella invece tangibile dei resti archeologici vuole suscitare nello spettatore il sentimento dell’antico, il recupero, attraverso l’emozione, di origini lontane che tuttavia ci accomunano”. “Le Nuvole” raccontano di un padre che, oberato dai debiti a causa delle intemperanze del figlio, decide di mandare il figlio stesso a scuola di sofismi per apprendere la capacità di dimostrare con le parole ai creditori l’insussistenza del loro debito. Inutile dire che il figlio sarà così abile nell’apprendere la lezione di Socrate, da ritorcela contro l’ingenuo padre…
Ma perché nel titolo si legge “Le nuvole. Seconde”? Lo spiega bene il prof. Crispo. “Ho voluto evidenziare che il testo a noi pervenuto non è lo stesso che partecipò all’agone delle Dionisie dell’anno 423 a.C., nel quale Aristofane subì inaspettata e sonora sconfitta da parte di Cratino e Amipsia. Una ferita, questa, che il nostro mal sopportò e per la prima volta fu costretto a rielaborare una sua commedia: ecco dunque le Nuvole “seconde”, in un ben articolato progetto drammaturgico-teatrale-registico scritto per ottenere la rivincita, ma che non riuscì a far accettare nelle successive gare dionisiache: gli arconti Aminia nel 422 e Archia nel 419-418 rifiutarono il progetto e la commedia non fu più recitata. Pur essendo state pubblicate Nuvole “prime” e Nuvole “seconde”, quasi sicuramente dallo stesso Aristofane, della struttura e dialoghi delle “prime” ci è dato sapere pochissimo. Comunque, in base ai vari scoliasti, il tema e l’impegno politico-sociale sono gli stessi, compresi alcuni personaggi. Negli anni avvenire, però – continua Crispo -, il postumo successo di queste Nuvole “seconde” fu straordinario. Qui Aristofane è abbastanza sobrio nell’uso di quel suo particolare lessico a “forti tinte”, con il quale oltrepassa il limite del buon gusto, in vari suoi lavori, quando deve scagliare le sue infuocate invettive contro l’ingiustizia. Qui, a differenza di altre commedie, le espressioni “grasse” lasciano il posto alla parola moderata e sorprendente, che i personaggi adoperano nei loro scontri verbali, anche se qualche volta sbuca all’improvviso la “sferzata colorita”, cui Aristofane sembra non poterne fare a meno. Il gioco della parola, per il nostro poeta, è l’arma ideale -più della spada- per colpire ladri e ruffiani, politici corrotti e despoti, illegalità sfruttatori demagoghi, venditori di fumo, parolai e sofisti. Con Le Nuvole, l’attacco frontale del nostro poeta è proprio contro i sofisti, cialtroni patentati, esemplificati in Socrate e la sua cerchia, che Aristofane non sopporta e ne fa l’emblema per la sua battaglia sociale e culturale”.
L’analisi di Aristofane è sottile e feroce, da attento osservatore politico-sociale quale egli è di quella sua società: le Nuvole andarono in scena nel 423 a.C. Il prof. Filippo Crispo si chiede se dopo 2439 anni sia cambiato qualcosa. “A me pare di no, possiamo constatare invece il peggioramento sociale e il rafforzamento della sofistica, del capzioso, del cavillo, dell’azzeccagarbugli di manzoniana memoria, per far sì che i loro adepti possano aver sempre e comunque ragione, possano gaiamente nuotare nelle piscine dell’illegalità, nel mare magnum dell’intrallazzo e nel saccheggio materiale pubblico e privato, negli anfratti della devianza etico-morale … facendo sberleffi a quella democrazia e buona educazione civica che ci insegnano i nostri antichi maestri”. Nell’immensa giungla di leggi, l’arte del cavillo è il padre-padrone assoluto, il dittatore che distrugge ogni aspetto dell’umano convivere. Infinite leggi, infinite ingiustizie. Lo si dice da millenni: vale a qualcosa? “Contro questo andazzo così immorale e criminale, si scagliano le invettive di Aristofane con la sua incisiva ironia, satira e forte sarcasmo, creando situazioni di coinvolgente comicità per finalità catartiche, per il sogno di una democrazia compiuta, ove si possa vivere con gioia e pace. Questo il suo e nostro ideale. È la finalità di tutte le arti, del teatro: che richiedono ovviamente dedizione, competenza e professionalità, senza pressappochismi, altrimenti è inutile e deleterio. Così era quell’antico impegno artistico-culturale e così bisogna farlo rivivere alimentandone la fiamma, nel contesto del quotidiano divenire”. Le Nuvole sono le dèe dell’eloquenza, e chiamano Socrate addirittura loro sacerdote-ministro. “Aristofane non poteva escogitare parallelismo più efficace: esse dominano continuamente la scena, con il loro aspetto fluttuante-fluido-etereo, trasformate per l’occasione con volto di gentili enigmatiche fanciulle; ma possono prendere anche qualsiasi forma, a seconda delle situazioni … appunto come la mefistofelica architettura del cavillo. Una commedia dalla comicità alta, accattivante, con dialoghi che coinvolgono per la loro genuinità. La macchina drammaturgica e teatrale del nostro poeta, nella sua sanguigna provocazione, non perdona. Quella sua sceneggiatura è la stessa di oggi, ove la Historia magistra vitae sembra non interessare più. Comunque – conclude Crispo -, Aristofane nonostante tutto”.













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