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Egitto. Webinar promosso dall’istituto italiano di Cultura al Cairo su “Wadi Rasras: un eccezionale sito di arte rupestre nel deserto a est di Assuan” a cura della prof.ssa Maria Carmela Gatto dell’Accademia polacca delle Scienze, e del prof. Antonio Curci dell’università di Bologna. Ecco come seguirlo

L’appuntamento è martedì 1° febbraio 2022, alle 17 ora italiana (18 ora egiziana) per il webinar “Wadi Rasras: un eccezionale sito di arte rupestre nel deserto a est di Assuan” a cura della prof.ssa Maria Carmela Gatto dell’Accademia polacca delle Scienze, e del prof. Antonio Curci dell’università di Bologna, promosso dal Centro archeologico italiano dell’Istituto italiano di Cultura al Cairo in collaborazione con l’ambasciata italiana al Cairo. La conferenza potrà essere seguita attraverso Microsoft Teams al link https://teams.microsoft.com/l/meetup-join/19%3ameeting_ZjA2NDQ1NmYtODc3Zi00MzI1LTkxYzEtOTI1NzY3NTdjZTU4%40thread.v2/0?context=%7b%22Tid%22%3a%2234c64e9f-d27f-4edd-a1f0-1397f0c84f94%22%2c%22Oid%22%3a%22babdcf46-9524-4ae8-ae30-59e751a8a656%22%7d (istruzioni: 1- clicca sul link; 2- scegli “continua su questo browser”, non sarà necessario scaricare alcuna applicazione; 3 – fai clic su partecipa e sarai nella sala riunioni; 4- Se ti iscrivi da cellulare, dovrai installare l’app).

Il pannello dipinto trovato negli scavi a Wadi Ras Ras, a est di Aswan, con figure incise e, eccezionalmente, figure animali e umane dipinte in rosso e bianco (foto AKAP)

“In seguito alle ricognizioni effettuate nel tra il 2018 e il 2020 insieme al dott. Sayed el-Rawy (Ispettorato di Aswan), nell’ambito del Progetto Archeologico Assuan-Kom Ombo (AKAP) in aree selezionate nella regione tra Assuan e Kom Ombo”, scrivono Antonio Curci, Maria Carmela Gatto, Serena Nicolini in “Ricerche italiane e scavi in Egitto. RISE VIII. 2020” a cura di Giuseppina Capriotti Vittozzi, “Wadi Ras Ras è diventato uno dei siti di maggiore interesse tra le aree di concessione nel deserto orientale per l’enorme quantità di arte rupestre e per la presenza di numerosi ripari sotto roccia che meriteranno un’analisi più dettagliata. Sebbene al momento siano state fatte solo poche giornate di ricognizione per valutare l’estensione dell’arte rupestre ed essa necessiti di un’analisi molto più dettagliata, alcuni pannelli meritano una breve descrizione per la loro unicità. In particolare, è stato possibile documentare una scena posizionata al di sotto di un piccolo riparo che mostra figure incise e, eccezionalmente, figure animali e umane dipinte in rosso e bianco, che cronologicamente risultano antecedenti quelle incise. Tra le numerose incisioni rupestri presenti lungo lo wadi è molto probabile che siano presenti motivi decorativi risalenti all’Epipaleolitico, oltre naturalmente ad una grande quantità di scene riferibili all’iconografia predinastica, con barche e animali ampiamente attestati. Assai particolare risulta una scena di caccia con elefanti, cani, cacciatori e alcune figure femminili, riconoscibili per la presenza del seno. Sono molto numerosi, infine, i pannelli con segni e simboli geometrici che sono solitamente interpretati come testimonianze del passaggio di carovane di cammellieri. L’abbondanza delle raffigurazioni rupestri presenti a Wadi Ras Ras e il loro ampio arco cronologico richiederanno in futuro maggiori studi di approfondimento”.

Ultime scoperte delle missioni archeologiche all’estero. Al museo Classis Ravenna per “Classe al chiaro di luna” protagonista Antonio Curci con “Tra egiziani e nubiani…recenti scavi di salvataggio della missione AkAP nella regione di Aswan (Egitto)”

Il manifesto delle manifestazioni “Classis al chiaro di luna”

L’archeologo Antonio Curci

Le serate al museo Classis – Museo della Città e il territorio alla scoperta delle missioni archeologiche italiane all’estero nell’ambito della rassegna estiva “Classe al Chiaro di Luna!” questa settimana ci portano in Nubia. Appuntamento dunque mercoledì 17 luglio 2019, al museo Classis, alle 20.15, per la visita guidata, e alle 21, con la conferenza a ingresso gratuita del ciclo “Missioni archeologiche all’estero: le ultime scoperte” su “Tra egiziani e nubiani…recenti scavi di salvataggio della missione AkAP nella regione di Aswan (Egitto)”, a cura di Antonio Curci dell’università di Bologna, in collaborazione con L’Ordine della casa Matha.

Ricognizioni archeologiche nell’ambito della missione Akap in Egitto (foto Unibo)

Veduta satellitare del territorio interessato dalla missione Akap in Egitto (foto Unibo)

L’Aswan – Kom Ombo Archaeological Project (Akap) nasce nel 2005 con l’obiettivo di studiare, dal punto di vista storico-archeologico, l’interazione tra Egiziani e Nubiani nella loro terra di “confine”. Nel corso degli anni, diverse istituzioni hanno sostenuto il progetto (British Museum, università di Milano, La Sapienza università di Roma) e dal 2010 è missione congiunta tra l’istituto di Egittologia della Yale University e il dipartimento di Archeologia dell’università di Bologna. Le attività di ricerca principali prevedono: ricognizione geoarcheologica, archeologica ed epigrafica, scavo e documentazione dell’arte rupestre. Tutti gli interventi realizzati, in particolar modo le ricognizioni e gli scavi, sono da considerarsi di salvataggio poiché la costruzione di numerosi nuovi villaggi lungo la riva occidentale del Nilo, inclusa la città di New Aswan, e l’utilizzo delle aree circostanti, soprattutto come cave di arenaria e caolino, mettono in serio pericolo le evidenze archeologiche.

Le tre aree in concessione della missione Akap in Egitto (foto Unibo)

Restauro virtuale del pannello con il giubileo regale a Nag el-Hamdulab (foto Unibo)

L’attività di ricognizione archeologica ha riguardato le tre aree in concessione della missione (Wadi Abu Subeira, la riva occidentale tra Qubbet el-Hawa e Kubbaniya e il deserto a est di Kom Ombo), concentrandosi soprattutto nella zona di Gharb Aswan. Numerosi sono i siti individuati databili dal Paleolitico Medio al periodo Ottomano. Secondo la tipologia i siti sono localizzati lungo la valle del Nilo, lungo i maggiori wadi o nel plateau. La maggior parte dei siti è a rischio distruzione a causa delle numerose attività edilizie e minerarie attualmente in corso. Al fine di visualizzare in maniera integrata tutti i dati archeologici disponibili, è stato deciso innanzitutto, di non realizzare un progetto GIS dedicato esclusivamente all’arte, ma di integrare i dati dell’arte rupestre nel GIS complessivo della missione. La revisione e l’aggiornamento dei dati, inclusa la conversione delle coordinate topografiche, ove necessaria, ha permesso di ottenere una piattaforma più completa sulla quale poter avviare nuovi studi ed analisi.

Antico Egitto. In un bimbo di un anno di 5500 anni fa scoperto il primo caso di scorbuto: lo scheletro da una necropoli del predi nastico vicino a Assuan

La regione di Assuan interessata dall'Aswan-Kom Ombo Archaeological Project (Akap) condotto dalle università di Bologna e Yale

La regione di Assuan interessata dall’Aswan-Kom Ombo Archaeological Project (Akap) condotto dalle università di Bologna e Yale

La mappa dell'Aswan-Kom Ombo Archaeological Project (Akap)

La mappa dell’Aswan-Kom Ombo Archaeological Project (Akap)

Le evidenze sulle ossa non hanno lasciato dubbi agli specialisti: carenza di vitamina C. Tipico di chi è malato di scorbuto. Ma quello scheletro che stavano esaminando apparteneva a un bimbo di un anno di età vissuto più di 5500 anni fa, nell’antico Egitto predinastico (3800-3600 a.C.). È il primo caso di morte da scorbuto scoperto lungo le rive del Nilo. Le cattive abitudini alimentari quindi erano un problema anche nell’antico Egitto come ha dimostrato la missione archeologica delle università di Bologna e Yale, Aswan-Kom Ombo Archaeological Project (Akap), attiva dal 2005 nella regione di Assuan e diretta dalla professoressa Maria Carmela Gatto e dal professor Antonio Curci. La missione congiunta ha infatti rinvenuto quello che probabilmente è il primo caso di scorbuto sulle rive del Nilo risalente al Neolitico. Nel villaggio di Nag el-Qarmila, a 17 km a nord di Aswan, sulla riva occidentale del Nilo, nei pressi di Wadi Kubbaniya , i ricercatori hanno rinvenuto lo scheletro di un bambino di circa un anno di età, risalente all’antico Egitto predinastico (3800-3600 avanti Cristo), morto appunto di scorbuto. “A Nag el-Qarmila”, ricordano gli archeologi bolognesi, “sono state individuate un’area insediativa e una necropoli del periodo predinastico. Le datazioni radiometriche e le analisi sulla ceramica suggeriscono una frequentazione dell’abitato durante Naqada IC-IIAB, corrispondente alla prima metà del IV millennio (3800-3600 a.C.), mentre il cimitero è in uso per un periodo più lungo, che include la fase Naqada IID-IIIA. L’unicità del sito è costituita dalla forte influenza nubiana visibile attraverso differenti aspetti della cultura materiale. Esso rappresenta un sito chiave per la comprensione dell’interazione tra nubiani ed egiziani, poiché unico caso in cui area domestica e funeraria sono state individuate ed investigate”.

Lo scheletro del bimbo di un anno di età risalente al Protodinastico, morto per scorbuto

Lo scheletro del bimbo di un anno di età risalente al Protodinastico, morto per scorbuto

Cosa hanno riscontrato gli specialisti sullo scheletro del bimbo di 5500 anni fa? Sul cranio, mascella e mandibola, nonché su altri elementi dello scheletro (omeri, radio e femori) i bioarcheologi che lavorano al progetto – Mindy Pitre della S. Lawrence University e Robert Stark della McMaster University – hanno evidenziato porosità riconducibili allo scorbuto, malattia dovuta alla carenza di vitamina C nell’organismo. La scoperta – documentata in un articolo pubblicato sull’International Journal of Paleopathology – testimonia il primo probabile caso di scorbuto osservato nell’antico Egitto: un dato che mostra l’antichità della malattia e pone interrogativi sul tipo di alimentazione in uso all’epoca nella regione. È probabile infatti che il bambino fosse ancora allattato dalla madre e che quindi la carenza di vitamina C, responsabile della malattia, derivasse dalla dieta materna. Allo stato attuale è difficile dire se tale carenza dipendesse da una effettiva indisponibilità di certi alimenti o fosse il risultato di scelte culturali, come ad esempio il divieto di mangiare certi cibi. In entrambi i casi, però, questo comportamento alimentare avrebbe provocato la comparsa della malattia che si sarebbe poi rivelata fatale per il bambino.

Ricognizione degli archeologi nell'ambito del progetto Akap nella regione di Assuan

Ricognizione degli archeologi nell’ambito del progetto Akap nella regione di Assuan

L’Aswan – Kom Ombo Archaeological Project nasce nel 2005 con l’obiettivo di studiare, dal punto di vista storico-archeologico, l’interazione tra egiziani e nubiani nella loro terra di “confine”. Nel corso degli anni, diverse istituzioni hanno sostenuto il progetto (British Museum, università di Milano, La Sapienza, università di Roma) e dal 2010 è missione congiunta tra l’istituto di Egittologia della Yale University e il dipartimento di Archeologia dell’università di Bologna. Le attività di ricerca principali prevedono: ricognizione geoarcheologica, archeologica ed epigrafica, scavo e documentazione dell’arte rupestre. Tutti gli interventi realizzati, in particolar modo le ricognizioni e gli scavi, sono da considerarsi di salvataggio poiché la costruzione di numerosi nuovi villaggi lungo la riva occidentale del Nilo, inclusa la città di New Aswan, e l’utilizzo delle aree circostanti, soprattutto come cave di arenaria e caolino, mettono in serio pericolo le evidenze archeologiche.