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Ercolano. Dopo quasi novant’anni dal ritrovamento, lo straordinario armadietto/credenza in legno carbonizzato con il suo corredo di stoviglie è esposto nell’Antiquarium nello spazio dedicato ai legni antichi del parco archeologico

L’armadietto/credenza in legno carbonizzato con il suo corredo di stoviglie esposto, dopo il restauro, all’Antiquarium del parco archeologico di Ercolano (foto paerco)

L’armadietto/credenza esposto all’Antiquarium del parco archeologico di Ercolano accanto a un larario e a una culla, restaurati di recente (foto paerco)

Per quanti che in questi giorni hanno deciso di visitare il parco archeologico di Ercolano all’Antiquarium troveranno una novità, un reperto eccezionale: per la prima volta da quasi novant’anni la credenza proveniente dall’appartamento V, 18 sul Decumano Massimo, dopo un lungo e complesso percorso di tutela e restauro che l’ha fatta tornare a risplendere, è stata trasferita dall’area archeologica all’Antiquarium del parco archeologico di Ercolano, dove entra a far parte del nuovo spazio espositivo dedicato ai legni antichi. Il reperto è esposto accanto a una culla, in un insieme che racconta intimità e quotidianità, e al larario rinvenuto nello stesso vano dell’appartamento V, 18, restaurato nel 2021 nell’ambito della XIX edizione di Restituzioni di Banca Intesa Sanpaolo.

Lo straordinario armadietto/credenza in legno carbonizzato è stato rinvenuto con tutto il suo contenuto durante gli scavi del 1937 accanto alla Casa del Bicentenario (foto paerco)

La prima esposizione dell’armadietto/credenza in legno carbonizzato secondo il progetto di Amedeo Maiuri (foto paerco)

Lo straordinario armadietto/credenza in legno carbonizzato è stato rinvenuto con tutto il suo contenuto durante gli scavi del 1937 accanto alla Casa del Bicentenario. All’interno, come riportato nei Diari di scavo, furono trovati coppe, bicchieri, brocche e pentole, testimonianza eccezionale della vita domestica ercolanese. Subito dopo la scoperta, il mobile fu esposto in situ al piano terra della bottega sottostante l’appartamento, protetto da una teca di vetro, nell’ambito del progetto di città-museo promosso da Amedeo Maiuri che intendeva restituire ai visitatori ambienti e oggetti della quotidianità sepolti dall’eruzione del 79 d.C. In seguito, per ragioni di tutela e conservazione, la credenza rimase sigillata in una cassa lignea per decenni, fino alla sua riapertura nel 2022. Da quel momento ha preso avvio un articolato percorso di studio e restauro, realizzato grazie alla collaborazione tra il parco archeologico di Ercolano e il Drents Museum di Assen. Nel 2023 si è concluso l’intervento di restauro, che ha permesso di rendere il manufatto idoneo al trasporto e all’esposizione.

Dettaglio dell’armadietto/credenza in legno carbonizzato con il suo corredo di stoviglie esposto, dopo il restauro, all’Antiquarium del parco archeologico di Ercolano (foto paerco)

Il trasferimento, particolarmente delicato a causa della fragilità del reperto, ha richiesto una complessa operazione coordinata da restauratori, archeologi e tecnici specializzati, che per un’intera giornata hanno lavorato garantendo la massima sicurezza. Oggi la credenza è collocata al piano ammezzato dell’Antiquarium, all’interno di un allestimento che ripropone fedelmente l’originaria disposizione voluta da Maiuri. Grazie alla documentazione di scavo, è stato possibile ricostruire e riposizionare sul mobile le stoviglie ritrovate nel 1937, restituendo così un’immagine viva e autentica della vita domestica di duemila anni fa. Il ritorno in esposizione della credenza rappresenta una tappa fondamentale nella valorizzazione del patrimonio di Ercolano, offrendo un’occasione unica per avvicinarsi, con emozione e meraviglia, alla quotidianità degli antichi ercolanesi.

Capri (Na). Al via la seconda campagna di scavi e ricerche nel sito della villa imperiale di Damecuta ad Anacapri nell’ambito della convenzione tra il DiCAM dell’università di Messina e i musei e parchi archeologici di Capri

Dal 13 ottobre al 21 novembre 2025, nell’ambito della convenzione tra il dipartimento di Civiltà antiche e moderne dell’università di Messina e i musei e parchi archeologici di Capri si terrà la seconda campagna di scavi e ricerche nel sito della villa di Damecuta ad Anacapri sull’isola di Capri (Na).

Veduta da drone della villa imperiale di Damecuta ad Anacapri sull’isola di Capri (foto mic)

Damecuta Project. Il gruppo di ricerca è attivo dal settembre 2024. Il progetto di ricerca dedicato alla villa imperiale di Damecuta (Anacapri, Na) si è sviluppato nell’ambito di un accordo di convenzione tra il DiCAM e la direzione regionale Musei nazionali Campania. Il team, grazie alla specificità dei ricercatori coinvolti, opera nell’ambito dell’archeologia classica, metodologia della ricerca archeologica, topografia antica, archeologia dell’architettura e lettura degli elevati, studio e classificazione dei manufatti ceramici.

Il quartiere residenziale della villa imperiale di Damecuta ad Anacapri sull’isola di Capri (foto mic)

La villa imperiale di Damecuta occupa un vasto pianoro, che si sviluppa a circa 150 m slm, all’estremità occidentale del promontorio di Anacapri. Della struttura resta ora a vista la parte più scenografica, un belvedere terrazzato ad emiciclo, servito da una lunga ambulatio che costeggia il limite del pianoro, articolata in un portico colonnato aperto all’esterno e in un criptoportico con nicchie rettangolari. All’estremità N-E si innesta, sull’ambulatio, una ripida scala che conduce, a una quota inferiore, a una serie di ambienti direttamente costruiti sulla roccia (qui ancora si riconoscono avanzi di affresco alle pareti), interpretati come piccolo quartiere residenziale. In corrispondenza di questi, lungo il limite dell’altopiano superiore, si levano una torre di avvistamento e una costruzione a due navate, costruite su preesistenze antiche. La doppia ambulatio e l’emiciclo sono sostenuti, nella parte a loggiato sul mare, da poderose sostruzioni in parte voltate. Dal 1937 Maiuri intraprese lo scavo del grande impianto residenziale, concludendolo nel 1949 e consegnando al parco di Damecuta l’aspetto che vediamo attualmente. La stagione degli scavi Maiuri, rimasta sostanzialmente inedita, rappresenta di fatto l’unica esplorazione estensiva del sito, culminata con imponenti interventi di restauro integrativo che hanno falsato l’aspetto del monumento.

Pompei. Davanti al portone d’ingresso della Villa dei Misteri, rinvenuto a giugno, scoperta una panchina d’attesa (usata dai clientes che volevano essere ricevuti dal padrone di casa) nell’area ancora inesplorata della villa, per la presenza di una casa abusiva abbattuta un anno fa

La panchina d’attesa e la via Superior scoperte nell’area inesplorata della Villa dei Misteri a Pompei (foto parco archeologico pompei)

Davanti alla Villa dei Misteri, uno dei più noti monumenti non solo di Pompei ma del mondo antico intero, è stata portata alla luce una panchina d’attesa, posizionata sulla via Superior, la pubblica via di fronte al portone d’ingresso della villa. Ad aspettare qui, però, probabilmente non erano visitatori desiderosi di ammirare i celeberrimi affreschi a tema dionisiaco-misterico che hanno reso famoso il complesso sin dalle prime esplorazioni nel 1909/10 (come succede quotidianamente al parco archeologico di Pompei), ma clienti che duemila anni fa venivano a chiedere un favore al padrone di casa, oltre a braccianti e mendicanti che viaggiavano lungo la strada costiera che connetteva Pompei con la moderna Boscoreale. I padroni romani erano soliti ricevere durante la mattinata, nell’ambito della cosiddetta salutatio, i clientes, persone di un livello sociale più basso che si erano in qualche modo legati a un personaggio eminente della società locale. In cambio di favori, aiuto in questioni giudiziarie e piccoli o grandi prestiti, gli assicuravano sostegno politico nelle tornate elettorali dell’amministrazione cittadina.

Il direttore Gabriel Zuchtriegel e il procuratore Nunzio Fragliasso in sopralluogo sui nuovi scavi alla Villa dei Misteri a Pompei (foto parco archeologico pompei)

NUOVI SCAVI A VILLA DEI MISTERI. È questo un nuovo importante risultato degli scavi ripresi nella parte nord, finora inesplorata, della villa, a poco più di un anno dall’accordo con la Procura di Torre Annunziata che ha permesso l’abbattimento di due edifici abusivi: un ristorante e una casa privata (vedi Pompei. Villa dei Misteri: grazie all’accordo con la Procura di Torre Annunziata, abbattuti due edifici abusivi (un ristorante e una casa privata), scoperti cunicoli di clandestini e il criptoportico di un edificio sconosciuto, e avviate le ricerche nella parte non scavata della villa antica | archeologiavocidalpassato).

Antica planimetria della Villa dei Misteri a Pompei (foto parco archeologico pompei)

Nell’area attualmente indagata, che Amedeo Maiuri negli anni Trenta del Novecento non riuscì a scavare proprio per la presenza della casa abusiva, a giugno 2025, hanno cominciato a emergere l’antico ingresso della villa, la via Superior ovvero il tratto di strada prospiciente l’ingresso, e il piano superiore del quartiere servile della villa. Dal lato opposto, è stato messo in luce il muro di contenimento del terrapieno a Est della strada e una cisterna a pianta rettangolare con volta a botte a lato della via Superior (vedi l’articolo di approfondimento pubblicato sull’ E-journal del Parco archeologico di Pompei https://pompeiisites.org/e-journal-degli-scavi-di-pompei/). “Stiamo portando avanti questo lavoro”, aveva spiegato nel giugno scorso il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel, “con il duplice obiettivo di documentare gli scavi clandestini aiutando in questo modo la Procura nel suo lavoro investigativo e di completare finalmente l’opera del direttore Maiuri e portare alla luce la restante parte della villa. Si tratta dell’ingresso principale della villa e di una parte significativa del quartiere servile. I dati che abbiamo raccolti finora sono molto promettenti, nonostante il saccheggio da parte dei clandestini: emergono resti intatti del piano superiore, il che fa ben sperare per le strutture sottostanti. Il nostro progetto, però, è solo un primo passo, ora stiamo cercando i fondi per portarlo a termine”.

La panchina d’attesa emerge dai nuovi scavi alla Villa dei Misteri di Pompei (foto parco archeologico pompei)

LA PANCHINA D’ATTESA. “Durante le lunghe ore di attesa spesso non sapevi se il padrone ti avrebbe ricevuto quel giorno”, spiega il direttore di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, “forse la sera prima aveva fatto le ore piccole e preferiva dormire, oppure aveva altro da fare. Allora qualcuno che aspettava qui, con un oggetto appuntito o con un pezzo di carbone scriveva sul muro per passare il tempo: si riesce a leggere una data, però senza anno, e un possibile nome. È, per così dire, l’altra faccia dei meravigliosi ambienti affrescati con vista sul golfo, chissà se le persone in attesa davanti al portone avrebbero mai visto una cosa del genere in vita loro. Vedere oggi la villa visitata quotidianamente da migliaia di persone da tutto il mondo è bellissimo: ciò che una volta era un privilegio sociale, oggi è alla portata di tutti, per lo più ogni prima domenica del mese a titolo totalmente gratuito”. Troviamo le stesse panchine anche davanti ad alcune domus di Pompei: come in uno studio medico con la sala d’attesa piena, anche le panchine affollate davanti alle domus pompeiane erano un motivo di vanto: più clienti aspettavano davanti al portone, più importante doveva essere il padrone di casa.

Foto aerea 18/2/2024: evidenziata la planimetria della Villa dei Misteri con le evidenze archeologiche riscontrate nell’area adiacente dove c’era la casa abusiva (foto parco archeologico pompei)

 

2022: veduta zenitale dell’area pertinente la villa dei Misteri a Pompei. In alto, a destra, una casa privata; in basso, il ristorante “Bacco e Arianna” (foto parco archeologico pompei)

Il rinvenimento è frutto delle recenti indagini archeologiche condotte lungo il fronte nord-occidentale della Villa dei Misteri, nell’ambito del progetto di scavo e messa in sicurezza dell’area, riavviato a seguito dell’abbattimento, grazie ad un accordo con la Procura, dell’edificio abusivo sovrastante. “La ripresa degli scavi archeologici nella Villa dei Misteri”, dichiara il procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso, “è stata possibile grazie alla collaborazione sinergica tra il Parco Archeologico di Pompei e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, in attuazione dei protocolli stipulati tra le due Istituzioni sia in materia di contrasto al traffico illegale di reperti archeologici sia in materia di finanziamento delle demolizioni delle opere abusive realizzate nell’area soggetta a vincoli archeologici di competenza del Parco Archeologico di Pompei. In virtù di questa collaborazione, si è proceduto, oltre che alla demolizione della casa oggetto di lavori abusivi sovrastante la Villa dei Misteri, altresì, alla demolizione, finanziata con fondi del Parco Archeologico, di una struttura del tutto abusiva, destinata ad attività di ristorazione, ubicata nell’area antistante la Villa dei Misteri, in tal modo consentendo la migliore fruizione del sito da parte dei visitatori”.

Il monumentale ingresso originario della Villa dei Misteri scoperto nei nuovi scavi, situato lungo la Via Superior (foto parco archeologico pompei)

LE SCOPERTE. I recenti scavi sono arrivati a mettere in luce il monumentale ingresso originario della villa, situato lungo la cosiddetta Via Superior, alcuni ambienti decorati in terzo stile pompeiano, con pitture raffinate a fondo nero e giallo e motivi ornamentali di grande qualità, oltre a individuare la parte ancora sepolta del quartiere servile.  Il grande portone d’accesso alla villa, era sormontato da un arco (solo in parte conservato), affiancato da paracarri in muratura e da un tratto della via Superior, lastricata in pietra lavica.  Di fronte all’ingresso è stata rilevata la presenza di una panca in cocciopesto. Al di sopra del muro è stata inoltre individuata una cisterna rettangolare voltata, in relazione con un sistema idrico di raccolta e regimentazione delle acque. Lo scavo ha inoltre documentato in modo esemplare la sequenza stratigrafica dell’eruzione del 79 d.C., con livelli di pomici da caduta e flussi piroclastici in posto, che sigillavano gli ambienti della villa. Sotto il livello delle pomici è emersa anche una porzione di paleosuolo sistemato “a conchette”, tecnica agricola che testimonia la gestione del paesaggio agrario in epoca romana.

Veduta zenitale dei nuovi scavi nella Villa dei Misteri a Pompei (foto parco archeologico pompei)

IL FUTURO. Il prosieguo delle ricerche consentirà di completare l’indagine degli ambienti ancora in parte sepolti della villa, in particolare del quartiere servile, aprendo nuove prospettive di studio e valorizzazione di uno dei complessi residenziali più celebri e affascinanti dell’antica Pompei (per approfondimenti vedi l’articolo pubblicato sull’e-journal degli scavi di Pompei https://pompeiisites.org/e-journal-degli-scavi-di-pompei/). Intanto, il Parco sta cercando i fondi per finanziare il prosieguo dello scavo, coinvolgendo partner privati e sponsor, anche attraverso l’attivazione dell’ufficio Fundraising (vedi l’avviso di sponsorizzazione: https://pompeiisites.org/trasparenza/avviso-esplorativo-per-manifestazione-dinteresse-rivolto-ad-operatori-economici-interessati-a-stipulare-un-contratto-di-sponsorizzazione-per-il-finanziamento-nellambito-del-progetto-pompei-partne/).

Archeologia in lutto. È morto a 95 anni l’archeologo Giuseppe Maggi, direttore per anni del museo Archeologico nazionale di Napoli, a lungo responsabile degli scavi di Ercolano, e protagonista di alcune delle più straordinarie scoperte della archeologia vesuviana. Il cordoglio di colleghi e allievi  

L’archeologo Giuseppe Maggi, morto a 95 anni, già direttore del Mann e degli scavi di Ercolano (foto paerco-mann)

“Sono un archeologo che ha fatto importanti scoperte soprattutto a Ercolano. Ho guidato mostre di Pompei in molti paesi, compresi gli Stati Uniti”: così si definiva sul suo profilo di X il grande archeologo Giuseppe Maggi, direttore per anni del museo Archeologico nazionale di Napoli, a lungo responsabile degli scavi di Ercolano, e protagonista di alcune delle più straordinarie scoperte della archeologia vesuviana. Giuseppe Maggi il 23 agosto 2025 si è spento nella sua casa di Rione Alto, a Napoli, all’età di 95. Collaboratore di Amedeo Maiuri, si definiva “abusivo dell’Archeologia” perché glottologo di formazione. Di qui anche la definizione di gentiluomo (irriverente) dell’archeologia che ora la sua Napoli, e non solo, piange. Il cordoglio e i ricordi sono rimbalzati sul web gonfiandosi di ora in ora come un fiume in piena, commuovendo la moglie Clelia e le figlie Claudia, Roberta e Barbara: “Ringraziamo tutti quelli che hanno avuto un affettuoso pensiero per il nostro amato Peppino”.

Un giovane Giuseppe Maggi mostra le sue scoperte a Ercolano (foto profilo FB)

Tra i primi a unirsi al cordoglio per la scomparsa di Giuseppe Maggi, il parco archeologico di Ercolano e il museo Archeologico nazionale di Napoli, figura di rilievo nel panorama archeologico e istituzionale: “Maggi ha dedicato con passione e competenza la sua carriera alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio. Resta indelebile il lavoro svolto presso l’Antica spiaggia di Ercolano, luogo simbolico che oggi porta anche il segno del suo impegno e della sua visione scientifica”. In un pensiero condiviso, Francesco Sirano, funzionario delegato alla direzione del parco archeologico di Ercolano e Massimo Osanna, direttore generale Musei, ricordano la sua figura come quella di un professionista appassionato: “La memoria di Giuseppe Maggi rimarrà parte integrante della storia dei luoghi dove ha prestato servizio, così come del più ampio mondo dell’archeologia italiana, e a lui va la riconoscenza di quanti hanno avuto la fortuna di collaborare con lui”.

Susy Martire con Giuseppe Maggi (foto profilo FB)

“Oggi per me è stato davvero difficile lavorare…”, scrive col cuore Susy Martire, presidente delle Guide turistiche della Campania. “Appena letta la notizia le lacrime scorrevano da sole e ho dovuto con grande fatica mandarle giù… Giuseppe Maggi era una di quelle persone che entrano nella tua vita troppo tardi… Prima era un nome sui libri che studiavo ma poi è diventata una persona che mi voleva bene e che era sempre felice di vedermi. Nel 2014 ha accolto l’appello mio e di Laura Noviello per la catena umana intorno Pompei. Un momento in cui c’erano i crolli e il Grande Progetto Pompei non era ancora partito. Poi nel 2017 lui e l’indimenticabile Luigi Necco avevano raccolto il mio appello per sostenere Paolo Giulierini in un altro momento storico cruciale. Lui che aveva cambiato la storia di Ercolano scoprendo l’antica spiaggia sembrava sapesse sempre quando il vento stava cambiando. Per il suo carattere fin troppo sincero spesso ha subìto il torto di essere volutamente “dimenticato”… Ma era una di quelle persone toste che la vita non piega mai, neanche quando ci si mette di impegno. Mi dispiace che negli ultimi anni non abbia potuto realizzare il progetto della mostra al Mann che stava preparando a causa di sopravvenuti problemi di salute che lo avevano allontanato da tutti noi… Sono convinta che ora stia già discutendo con Don Amedeo e con Luigi che gli avrà fatto gli onori di casa, in una casa che non è più su questa Terra ma in un altrove in cui entrambi vivranno per sempre… soprattutto nel mio cuore. Ciao Peppino, Tvb”.

Laura Noviello con Giuseppe Maggi (foto profilo FB)

“Giornate come questa sono davvero difficili da digerire”, ammette Laura Noviello, “figlia del Vesuvio”, archeologa musicale dell’università di Padova. “Si vorrebbero le parole migliori e ci si ritrova senza neanche un verso, con tutto il dolore e la vergogna del mondo. Conobbi Peppe, l’archeologo padre di Ercolano, che avevo forse 15 anni e una vita che confondeva ancora terra vesuviana, archeologia e sogno. Lo cercai come si fa con i miti e lui, senza pensarci due volte, divenne una delle guide migliori che potessi desiderare. Facile si può dire, vero, ma non è solo questione di ruolo. Lui scelse di esserci e di credere in un futuro consegnando nelle mani dei più giovani conoscenze, amore e presenza. Scelse di consegnare anche nelle mani di un’anonima sedicenne cresciuta tra Ercolano e Pompei una vita vissuta a contatto con gli intellettuali e le persone più influenti e famose del pianeta, nell’ultima stagione “epica” di un’Archeologia ormai profondamente diversa. La sua traduzione dell’Odissea arrivata per posta in un giorno di marzo mentre ero in clinica e i suoi libri su Don Amedeo, Ercolano. Tassello dopo tassello costruiva un percorso di studi in cui lui forse credeva molto più di me. E decise di esserci, unico archeologo che ricopriva e aveva ricoperto i più importanti ruoli istituzionali – anche quando decidemmo di organizzare la più grande e simbolica manifestazione popolare che Pompei abbia visto nell’ultimo decennio (ahimè). Portammo 1000 persone da tutta Italia ad abbracciare il sito archeologico che cadeva a pezzi assieme a qualsiasi possibilità di futuro e lui era con noi, a tenermi la mano, davanti a chiunque, pure la BBC che conosceva bene. C’era nei dibattiti pubblici che organizzammo poi sull’immonda gestione dei “beni culturali” e in ogni iniziativa possibile organizzata per riunire le due Ercolano, quella che aveva portato alla luce lui e quella nostra, che gli scavi non li ricordava nemmeno più. Unico tra i “maestri” ad essersi fatto “tramite” per promuovere e preservare una continuità, anche nell’Archeologia vesuviana, così orfana, frammentata e sminuzzata fino al midollo, che non conosce scuole. I ricordi di quasi quindici anni di amicizia sono difficili da sviscerare e forse neanche ha troppo senso farlo qui ed ora, resta un senso profondo di gratitudine per ciò che è stato e un senso di timore per ciò che sarà. Aver avuto una guida come lui è un privilegio che porterò dentro per tutta la vita. La vita, spesso, ci porta lontano da ciò che coltiviamo come unica possibile realtà ideale e onirica, e così è stato anche per me. Mi commuove ricordare i nostri ultimi scambi sull’esperienza di tirocinio nei depositi del “suo” museo e sulla laurea che sarebbe arrivata. Difficile recuperare altre parole. Che la terra ti sia lieve, Peppe. Grazie per tutto ciò che sei stato per me e la terra che così profondamente abbiamo amato. Ti voglio bene”.

Giuseppe Maggi nel giorno del suo 90mo compleanno (foto profilo FB)

Maddalena Venuso, professoressa con esperienza da archeologa a Napoli e Pompei: “Fu il primo a credere in me, a presentarmi Valeria Sampaolo e a introdurmi nel mondo del lavoro che amavo. Ci siamo rivisti alcuni anni fa alla presentazione di un romanzo scritto da mio figlio. Ci scrivevamo spesso da allora… Tre giorni fa pensai di chiamarlo, ho rimandato a causa dell’isolamento telefonico temporaneo. A Dio, professore carissimo! Al mio rientro rileggerò i due libri che mi donasti e che conservo come un tesoro. Grazie per avermi permesso di sfiorare la tua vita e condiviso il tuo immenso sapere”.

Il ricordo di Cristiana Barandoni di Giuseppe Maggi (foto profilo FB)

“Quando stamani ho appreso la notizia della morte di Giuseppe Maggi è stato un colpo al cuore”, scrive Cristiana Barandoni, archeologa Cnr con specializzazione in diagnostica non invasiva e policromia antica. “Ci ho messo tutto il giorno prima di riuscire a scrivere questo post. Ci siamo conosciuti nel 2010 quando iniziai ad interessarmi a Ercolano. All’inizio il nostro rapporto fu molto formale, io una studentessa e lui un archeologo che aveva fatto la storia. Col tempo è nata una amicizia profonda e salda. Non muovevo un passo senza chiedere a lui e ricordo la sua gioia quando gli dissi che il tema della mia specializzazione sarebbe stato proprio Ercolano. Non ha mai smesso di credere in me, mi ha sempre spronata ad andare avanti, anche quando avevo perso la speranza e la voglia ma lui, con quello sguardo un po’ canzonatorio e malizioso ma pieno di affetto, era lì. Mi è sempre stato vicino anche quando lavoravo al Mann di cui ricordava con piacere i vecchi tempi e mi parlava come se anch’io avessi vissuto una stagione così bella dell’archeologia. Un uomo d’altri tempi, un signore che ha sempre aiutato e fatto crescere i suoi “ragazzi”. Gli devo molto, senza i suoi consigli ma soprattutto il suo incoraggiamento non avrei saputo affrontare momenti difficili del mio percorso professionale e di studi. Grazie a lui mi sono innamorata di Ercolano così tanto. Ogni volta che tornerò nel nostro luogo del cuore non mancherò di ringraziarti. Un giorno ci rivedremo e io ti racconterò quello che non ho fatto in tempo adesso. Ciao Beppe”.

Un giovane Giuseppe Maggi con alcuni studenti stranieri a Ercolano (foto profilo FB)

Alfredo Scardone, presidente del Gruppo storico Oplontino: “Purtroppo il professore Giuseppe Maggi non è più tra noi. Esprimo il mio personale dispiacere e quello di tutto il Gruppo Storino Oplontino per la perdita di questo grande uomo di cultura che tanto ha dato anche alla scoperta e al recupero della storia dell’antica Oplontis. Grazie professore, che la terra ti sia lieve”.

Il ricordo di Diego Nuzzo dello zio Giuseppe Maggi (foto profilo FB)

Infine il ricordo di Diego Nuzzo, nipote di Giuseppe Maggi: “Il grande archeologo, lo scopritore di mondi sconosciuti, il comunicatore instancabile, il polemista mai pago, l’uomo dalla cultura enciclopedica, magnetico e magmatico come la lava con cui aveva tanta confidenza, il conferenziere che stupiva dagli Stati Uniti alla Svezia quando parlava davanti a uditori rapiti in un inglese impeccabile e raffinatissimo della sua Ercolano. Che fatica averlo avuto come zio, il fratello maggiore di mia madre, il patriarca della famiglia, ma che bello aver scambiato con lui lunghissime chiacchierate, a volte anche discussioni che avrebbero potuto sfociare in litigate furibonde visto il suo piglio da censore inflessibile; ma poi mostrava il suo lato di uomo dalla simpatia travolgente, dall’eloquio forbito, più sarcastico che ironico, inventore di calembour irresistibili e raccontatore di storielle che più che piccanti erano decisamente oscene. Lui si divertiva. Si divertiva con le parole e a volte, raramente, anche con le persone, a patto che fossero da lui ritenute degne di stare al suo livello. Che era un livello alto, di studioso di statura internazionale, laureato a vent’anni e subito gettato nell’agone dell’archeologia, quella vera, di editor acribiosissimo per più case editrici, in grado di fare le pulci a scrittori titolati. Non si trattava di ceto o di censo, di titoli nobiliari o accademici ma di un quid di imponderabile che era spesso legato alla simpatia. Poteva stimare un custode più di un rettore. E questo me lo ha sempre fatto risultare amabile…”.

Ercolano. Il 2 giugno riapre la Casa dell’Erma di bronzo, sfregiata un anno fa dall’insensato gesto di un turista, alla fine di un delicato intervento di recupero e valorizzazione. Sirano: “Esempio concreto di rinascita culturale e operosa dedizione alla tutela del patrimonio e non più come simbolo di degrado”

Casa dell’Erma di Bronzo a Ercolano: la parete alla fine dell’intervento di restauro (foto paerco)

Casa dell’Erma di Bronzo a Ercolano: la parete prima dell’intervento di restauro (foto paerco)

Il 2 giugno 2025 a Ercolano riapre al pubblico la Casa dell’Erma di bronzo, oggetto di un delicato intervento di recupero e valorizzazione a un anno dall’insensato gesto di un turista prontamente fermato dal personale del Parco mentre apponeva una scritta su un muro antico. “Più che una semplice restituzione alla visita”, sottolinea Francesco Sirano, funzionario delegato alla direzione del Parco, “si tratta di un vero e proprio ritorno alla vita, grazie a un approccio integrato che ha visto lavorare fianco a fianco restauratori, archeologi, tecnici e professionisti della conservazione”. L’intervento di restauro è stato realizzato con fondi ricavati dalla bigliettazione integrati con un finanziamento dello Stato (fondi legge 23 dicembre 2014, n. 190 -legge di stabilità 2015). La domus sarà ora inclusa nei percorsi di visita del Parco e, nel rispetto della programmazione conservativa, sarà oggetto di una manutenzione regolare, con l’obiettivo di garantire nel tempo la piena fruibilità di questo straordinario spazio domestico antico. “La Casa dell’Erma di bronzo torna finalmente a raccontare la propria storia”, continua Sirano, “come esempio concreto di rinascita culturale e operosa dedizione alla tutela del patrimonio e non più come simbolo di degrado. La riapertura di questa domus rappresenta un momento di grande soddisfazione, non solo restituiamo alla visita un bene prezioso, ma riaffermiamo il valore della continuità della cura, della responsabilità condivisa e della capacità di trasformare una ferita in un’opportunità di rinascita. È questo lo spirito che guida il nostro lavoro quotidiano”.

Casa dell’Erma di Bronzo a Ercolano: dettagli sull’intervento di restauro della scritta-sfregio (foto paerco)

La casa conserva ancora il vecchio impianto di tipo sannitico: alla sua essenziale articolazione interna si affianca una decorazione pittorica in III stile molto accurato, con quadretti paesaggistici. L’intervento è stato articolato in due fasi: una prima, emergenziale, per il trattamento del grave atto vandalico del 2 giugno 2024, e una seconda, più ampia, inserita nel programma di manutenzione straordinaria delle domus del sito. Di particolare rilievo è stata la rimozione totale dell’inchiostro indelebile dal dipinto murale, operazione che ha richiesto uno studio preliminare approfondito per individuare la tecnica più sicura ed efficace, capace di restituire la lettura originaria dell’opera.

Casa dell’Erma di Bronzo a Ercolano: l’atrio prima dell’intervento di restauro (foto paerco)

Casa dell’Erma di Bronzo a Ercolano: l’atrio alla fine dell’intervento di restauro (foto paerco)

I lavori sulle superfici decorate parietali dell’atrio della casa, nell’ambito di un più ampio programma di manutenzione programmata, hanno previsto la messa in sicurezza dei dipinti attraverso il consolidamento della pellicola pittorica e degli strati preparatori, insieme al trattamento degli intonaci moderni danneggiati da incisioni e graffiti vandalici, in gran parte risalenti agli anni ’90 e 2000. L’intervento ha permesso di restituire la leggibilità delle decorazioni originali e di contrastare fenomeni di degrado e gesti imitativi, come quello registrato la scorsa estate. Il riposizionamento di un frammento di intonaco originale, crollato nel 2019 e accuratamente conservato nei depositi del Parco, dimostra l’importanza di una gestione attenta e continuativa. In entrambe le fasi, il team multidisciplinare del parco archeologico di Ercolano e del Packard Humanities Institute, ha operato in stretta collaborazione con i restauratori esterni, adottando un approccio scientifico e integrato, che ha permesso di armonizzare le superfici e rendere nuovamente leggibili i decori antichi, restituendo coerenza e dignità ad un ambiente a lungo compromesso.

Casa dell’Erma di Bronzo a Ercolano: la parete prima del riposizionamento dei frammenti di affresco (foto paerco)

Casa dell’Erma di Bronzo a Ercolano: la parete duranete il riposizionamento dei frammenti di affresco (foto paerco)

Casa dell’Erma di Bronzo a Ercolano: la parete alla fine del riposizionamento dei frammenti di affresco (foto paerco)

La Casa dell’Erma di Bronzo (III, 16) Questa piccola casa, costruita in epoca sannitica è stata scoperta tra 1927 e 1929 durante gli scavi guidati da Amedeo Maiuri. Il nome della casa deriva da un ritratto maschile, quasi certamente il proprietario della dimora, posto su un pilastrino di marmo (erma) il cui originale è oggi conservato nei magazzini del Parco Archeologico. L’ingresso è diretto dalla strada principale, tramite un corridoio stretto (chiamato fauces), con due stanze ai lati. A sinistra c’era la stanza del portiere, uno schiavo che controllava chi entrava; a destra c’è una piccola camera da letto (cubiculum) decorata nello stile detto “III stile”. Anche l’atrio (la sala centrale) è decorato in III stile e ha una vasca di tufo al centro, che raccoglieva l’acqua piovana dal tetto. Accanto all’ingresso del tablino (una stanza usata come studio o sala di ricevimento) si trova una copia della testa ritratto di bronzo. Dietro al tablino c’è una piccola stanza che un tempo era un cortile, seguita da una sala da pranzo decorata con gusto semplice e sobrio. Questi ambienti sono collegati da un corridoio che parte dall’atrio e corre lungo il lato sud della casa. Sul lato opposto si trova un’altra stanza di servizio, dove c’era una scala che portava al piano superiore. Da notare la finestra al piano terreno della facciata che conserva ancora le grate e le due finestre sulla sommità della parete nord dell’atrio che servivano per dare luce ed aria ad alcune delle stanze della confinante casa a Graticcio, probabile indizio di interferenze, se non appartenenza ad un’unica proprietà.

Napoli. Il parco delle Tombe di Virgilio e Leopardi riaperto con due itinerari (storico-archeologico e botanico) dopo un importante intervento di riqualificazione ai monumenti storici, verde ottocentesco, percorsi di visita accessibili: un giardino romantico, un museo a cielo aperto, un ponte tra archeologia, natura e letteratura

Vista su Napoli dal parco delle Tombe di Virgilio e Leopardi a Napoli (foto drm-campania)

C’è un luogo, nel cuore di Napoli, dove la poesia ha messo radici. Il parco delle Tombe di Virgilio e Leopardi è tornato a raccontare la sua storia: un giardino romantico, un museo a cielo aperto, un ponte tra archeologia, natura e letteratura. Grazie a un importante intervento di riqualificazione, finanziato con fondi PNRR, sono stati restaurati i monumenti storici, rigenerato il verde ottocentesco e creati nuovi percorsi di visita accessibili, con pannelli multilingue, percorsi tattili per ipovedenti e strumenti digitali. Così, il parco diventa anche uno spazio di innovazione: un tour immersivo 3D e il Digital Twin permettono di esplorare ogni angolo, anche da remoto. Un viaggio tra paesaggio, poesia e nuove tecnologie per riscoprire uno dei luoghi più identitari di Napoli, all’insegna dell’accessibilità.

Massimo Osanna, Alessandro Giuli e Luana Toniolo alla riapertura del parco delle Tombe di Virgilio e Leopardi (foto drm-campania)

Il nuovo percorso di visita del parco delle Tombe di Virgilio e Leopardi a Napoli è stato inaugurato il 17 aprile 2025 alla presenza del ministro della Cultura Alessandro Giuli. Alla cerimonia sono intervenuti il direttore generale Musei, Massimo Osanna; l’assessore alle Infrastrutture, Mobilità e Protezione Civile del Comune di Napoli, Edoardo Cosenza, in rappresentanza del sindaco Gaetano Manfredi; e la dirigente delegata della direzione regionale Musei nazionali Campania, Luana Toniolo. L’evento è stato accompagnato dalla lettura di versi di Virgilio e Leopardi, affidata rispettivamente alla scrittrice e drammaturga Valeria Parrella e all’attore e regista Gabriele Lavia: un momento di grande intensità, capace di restituire al pubblico il senso profondo del legame tra poesia, memoria e paesaggio che caratterizza questo luogo.

Itinerario storico-archeologico al parco delle Tombe di Virgilio e Leopardi (foto drm-campania)

 

Parco delle Tombe di Vorgilio e Leopardi: l’acquedotto romano (foto drm-campania)

Grazie al progetto di riqualificazione realizzato con fondi del PNRR, il parco delle Tombe di Virgilio e Leopardi è stato restituito alla città con un nuovo percorso di visita, che si articola in due itinerari, storico-archeologico e botanico, intrecciando archeologia, paesaggio e poesia. Un luogo che non è solo memoria, ma anche esperienza viva, capace di accogliere pubblici diversi e di risuonare, ancora una volta, con le parole dei suoi poeti. L’intervento ha incluso il restauro del verde storico, condotto secondo una rigorosa ricostruzione filologica ispirata al giardino romantico ottocentesco, e il restauro di tutti gli elementi monumentali presenti nel sito. Grazie all’inclusione nel più ampio progetto “Genius Loci”, dedicato al miglioramento dell’accessibilità culturale e sensoriale nei musei della direzione regionale Musei nazionali Campania e anch’esso finanziato con fondi PNRR, entrambi i percorsi sono corredati da pannelli multilingue e strumenti digitali, tra cui un sistema di QR code e un tour immersivo 3D.

Parco delle Tombe di Virgilio e Leopardi: il mausoleo in opus reticulatum

Cuore simbolico del parco è il mausoleo in opus reticulatum, risalente ai primi decenni dell’età imperiale, tradizionalmente attribuito al poeta Publio Virgilio Marone. L’identificazione, benché non fondata su prove archeologiche, si consolidò nei secoli fino a diventare verità culturale condivisa, e fu ufficializzata nel 1930 dal soprintendente Amedeo Maiuri, che curò la sistemazione del parco e lo aprì al pubblico. Fu proprio Maiuri a concepire questo luogo come un giardino romantico in cui potessero convivere la suggestione del paesaggio e dell’archeologia, la potenza della memoria e il decoro urbano.

Parco delle Tombe di Virgilio e Leopardi: il mausoleo di Giacomo Leopardi (foto drm-campania)

Nel 1939, il sito accolse anche il mausoleo di Giacomo Leopardi, le cui spoglie furono traslate dalla chiesa di San Vitale a Fuorigrotta. Oggi i due grandi poeti sono ricordati con due epigrafi, apposte per l’occasione, che riportano versi tratti dalle loro opere, scelti per entrare in risonanza con lo spirito del luogo.

Parco delle Tombe di Virgilio e Leopardi: l’ingresso alla Crypta Neapolitana (foto drm-campania)

Ma il parco custodisce anche altri straordinari elementi: l’ingresso orientale della Crypta Neapolitana, spettacolare galleria scavata nella roccia in età augustea – probabilmente su progetto di Lucio Cocceio Aucto – per collegare Napoli con i Campi Flegrei, e un tratto dell’acquedotto, anch’esso di epoca augustea.

Ercolano. “Il legno che non bruciò”: all’antiquarium l’esposizione permanente di un’ampia scelta della collezione di mobili e strumenti di legno provenienti dall’antica Ercolano, unica al mondo nel suo genere, già esposti alla Reggia di Portici. Sirano, che ha concluso il doppio mandato, resta al parco archeologico come delegato dal direttore ad interim Massimo Osanna

Francesco Sirano, direttore del parco archeologico di Ercolano, premiato con una targa di fine mandato (foto paerco)

Foto di gruppo ricordo del personale del parco archeologico con il direttore Francesco Sirano (foto paerco)

Il 10 aprile 2025 il taglio del nastro all’esposizione permanente “Il legno che non bruciò” all’antiquarium di Ercolano doveva suggellare la fine di un mandato di successo – otto anni che per il parco archeologico di Ercolano, sotto la sua guida, sono stati particolarmente significativi, con risultati per la ricerca, la tutela, la valorizzazione che sono davanti agli occhi di tutti -, invece – come annunciato dal direttore generale Musei Massimo Osanna -, per Francesco Sirano l’esperienza continua: la direzione del parco è stata infatti attribuita dal 10 aprile 2025 a Massimo Osanna con delega a Francesco Sirano, che rimane quindi operativo alla guida del parco archeologico di Ercolano (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2025/04/10/ercolano-allantiquarium-apre-il-legno-che-non-brucio-ad-ercolano-la-mostra-alla-reggia-di-portici-diventa-unesposizione-permanente-allinaugurazione/).

“Il legno che non bruciò”: allestimento della mostra permanente all’antiquarium di Ercolano (foto paerco)

L’antiquarium del parco archeologico di Ercolano, dal 10 aprile 2025, accoglie dunque un’ampia scelta della collezione di mobili e strumenti di legno provenienti dall’antica Ercolano, unica al mondo nel suo genere. Gli straordinari reperti, testimonianze della vita quotidiana dell’antica città romana, hanno assunto nel tempo un valore sempre più identificato per il sito: l’eruzione del Vesuvio infatti carbonizzò senza bruciare arredi e oggetti. Paradossalmente è stata proprio la distruzione operata dalla catastrofica eruzione del Vesuvio del 79 d.C. ad averceli consegnati; la massa alta 20 metri di fango piroclastico ad altissima temperatura precipitata sulla città ha fatto sì che a causa dell’assenza di ossigeno il legno si sia carbonizzato e non combusto.

Massimo Osanna, direttore generale Musei, con Francesco Sirano, direttore delegato del parco archeologico di Erciklano, all’inaugurazione dell’esposizione permanente “Il legno che non bruciò” (foto paerco)

A inaugurare la nuova esposizione il direttore generale Musei, Massimo Osanna, che dichiara: “Il Parco Archeologico di Ercolano rappresenta oggi un modello emblematico di collaborazione internazionale nel campo del patrimonio culturale. Il lavoro congiunto tra il Parco e il Packard Humanities Institute ha permesso di compiere passi significativi nella tutela, valorizzazione e accessibilità del sito, restituendo a questo luogo una nuova centralità, scientifica e culturale. I risultati ottenuti dimostrano quanto la cooperazione tra pubblico e privato possa generare interventi efficaci e sostenibili, capaci di coniugare rigore scientifico e visione progettuale. Ogni avanzamento a Ercolano non è solo un successo per la ricerca archeologica, ma anche un contributo concreto alla crescita della comunità e del turismo culturale. L’esposizione dei reperti lignei carbonizzati costituisce un’occasione straordinaria per mostrare come la fragilità dei materiali antichi possa ispirare nuove soluzioni di conservazione e valorizzazione. L’utilizzo di tecnologie innovative e il contributo congiunto di competenze specialistiche hanno reso possibile una presentazione rigorosa e accessibile, che restituisce agli oggetti la loro funzione e il loro significato originario. Una narrazione che, attraverso le tracce materiali, continua a ripristinare la voce della città antica”.

Una sala della mostra “Materia” alla Reggia di Portici che ricrea una radura immaginaria (foto graziano tavan)

Francesco Sirano, direttore del parco archeologico di Ercolano, all’ingresso della mostra “Materia. Il legno che non bruciò a Ercolano” alla Reggia di Portici (foto giorgia bisanti)

“Dopo la mostra alla Reggia di Portici, per la loro unicità, era necessario dedicare ai legni uno spazio espositivo”, dichiara il direttore Francesco Sirano, “e così oggi l’Antiquarium diventa non solo luogo di ricovero per questi arredi in legno carbonizzato, ma anche una finestra su una categoria di materiali archeologici che rende Ercolano unica al mondo. Il legno mirabilmente lavorato, decorato e persino intarsiato non rappresenta solo un vero e proprio miracolo salvatosi dall’eruzione, ma anche un filo rosso che dall’antichità ci accompagna ancora oggi nella nostra esperienza quotidiana. Tutto ci parla ad Ercolano, ogni reperto non è solo un frammento del passato, ma un testimone della vita vissuta, oggi possiamo offrire al pubblico un’esperienza che va oltre la semplice visita: un viaggio emozionale attraverso gli oggetti, le architetture e le storie degli antichi ercolanesi Abbiamo voluto che ogni tappa della visita al Parco fosse un momento di scoperta e riflessione. Dal Padiglione della barca, che ci racconta il dramma dell’ultimo istante, agli straordinari manufatti che rivelano le attività quotidiane, ogni reperto è un tassello di una narrazione più ampia, che parla di vita, di speranze e di resilienza”.

“Il legno che non bruciò”: frammenti policromi del celebre Tetto della Casa di Telefo esposti all’antiquarium di Ercolano (foto paerco)

“Il legno che non bruciò”: allestimento della mostra permanente all’antiquarium di Ercolano (foto paerco)

La raccolta di arredi in legno carbonizzato risale agli scavi condotti da Amedeo Maiuri a partire dagli anni Venti del Novecento ed è particolarmente significativa per la tecnica di recupero adottata, basata sul consolidamento grazie alla paraffina. Le campagne di scavo condotte nel primo decennio del XXI secolo, nell’area della Villa dei Papiri e lungo la parte orientale dell’antica spiaggia, hanno portato alla luce nuovi frammenti di prezioso mobilio in legno e avorio, oltre ai resti di un tetto e di un controsoffitto ligneo policromo, appartenenti al salone dei marmi della Casa del Rilievo di Telefo. Questi sorprendenti ritrovamenti hanno dato impulso a un’intensa fase di restauro e ricerca sulla funzione, sulla produzione e sulla conservazione dei manufatti lignei, prese non solo dalla carbonizzazione, ma anche da un elevato grado di imbibizione. Il complesso processo di studio è stato portato avanti in stretta collaborazione con il team di archeologi e restauratori del Packard Humanieties Institutre, con l’obiettivo di approfondire le conoscenze e sviluppare strategie di conservazione sempre più efficaci. La fragilità di questi reperti ha reso chiaro che ogni spostamento rappresenta un’operazione delicata e rischiosa. Per questo motivo, la nuova esposizione è stata progettata con l’obiettivo di valorizzare questi straordinari reperti, utilizzando soluzioni tecniche innovative e tecnologie avanzate, al fine di renderli accessibili al pubblico, garantendo al contempo la loro conservazione ottimale. L’esposizione è stata infatti progettata rispettando le normative per la conservazione, con un costante monitoraggio delle condizioni microclimatiche degli ambienti espositivi. Un approccio di questo tipo unisce la tutela del patrimonio con una fruizione ottimale da parte del pubblico.

Ercolano. Al parco archeologico, dopo oltre 25 anni, aperte la Casa del Colonnato Tuscanico e la Casa del Sacello di legno, prima tappa del progetto Domus con Packard Humanities Institute, presenti il ministro Giuli e il viceministro Cirielli. E presentata la app ErcolanoDigitale per una visita interattiva e immersiva. Il direttore Sirano: “Pronti a proiettare nel futuro il nostro straordinario passato, e anche all’avvio di nuovi scavi”

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Il peristilio della Casa del Colonnato Tuscanico a Ercolano, riaperta dopo un lungo restauro (foto paerco)

Taglio del nastro a Ercolano per la Casa del Colonnato Tuscanico e la Casa del Sacello di legno, che rappresentano simbolicamente l’origine dell’antica Ercolano: la prima per un dipinto dove è raffigurato il sacrificio di fondazione della città da parte di Ercole, la seconda per il ritrovamento di una statuetta dello stesso eroe nel larario da cui prende il nome. L’apertura, mercoledì 19 marzo 2025, dopo oltre venticinque anni, di due tra le più belle residenze dell’antica città ha rappresentato la conclusione della prima fase del Progetto Domus alla presenza del ministro della Cultura, Alessandro Giuli, del viceministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Edmondo Cirielli. Il parco archeologico di Ercolano si prepara così a entrare nel futuro offrendo ai visitatori un’esperienza ancora più completa e coinvolgente con una serie di proposte innovative.

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Il direttore Francesco Sirano presenta al ministro Giuli e al viceministro Cirielli le domus restaurate e riaperte a Ercolano (foto emanuele antonio minerva – agnese sbaffi / mic)

A fare gli onori di casa il direttore del Parco Francesco Sirano, insieme ai rappresentati del Packard Humanities Institute (prof. Richard Hodges, arch. Jaime Garcia e arch. Jane Thompson) l’Ente filantropico che affianca Ercolano in un partenariato pubblico privato che dura da ben 24 anni. Il direttore ha sottolineato l’estrema complessità e innovazione tecnologica degli interventi sulle domus appena riaperte e si è soffermato sul complessivo approccio strategico ai temi della conservazione e della fruizione del patrimonio. Nuove entusiasmanti prospettive si aprono grazie alla sottoscrizione (luglio 2024) del protocollo d’Intesa con il Packard Humanities Institute con la realizzazione di nuovi depositi, laboratori, uffici e la storica ripresa, a quasi cento anni dall’inizio degli scavi Maiuri, delle ricerche archeologiche su vasta scala nell’area est della città antica. Le domus restaurate e gli strumenti digitali si aggiungono all’offerta di visita già a disposizione del pubblico e rendono l’esperienza di camminare in una città romana ancora più affascinante e ricca di contenuti, mettono a diretto contatto con la vita quotidiana degli ercolanesi di duemila anni fa: un’esperienza che pochi siti archeologici al mondo offrono e che ad Ercolano risulta essere ancora più suggestiva grazie all’eccezionale stato di conservazione e agli innovativi restauri inaugurati da Amedeo Maiuri a partire dalla fine degli anni ’20 del Novecento.

Grazie dunque all’ampliamento dell’offerta culturale, Ercolano si conferma un luogo unico dove la storia antica incontra le tecnologie moderne. Ed è stato proprio il ministro Giuli ad essere testimone della nuova vita del Parco che ha trovato una Ercolano in pieno fermento: oltre all’apertura della Casa del Colonnato Tuscanico e della Casa del Sacello di legno restaurate, ecco la nuova veste della Stanza del custode del Sacello degli Augustali, e poi i lavori in corso alle Terme Suburbane e le manutenzioni straordinarie su scala urbana.

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Le Terme suburbane di Ercolano (foto paerco)

E per entrare in sintonia con questi straordinari luoghi il Parco mette ora a disposizione una nuova App mobile per sistemi Android e IOs, parte integrante di Ercolano Digitale, un vero e proprio ecosistema di risorse online fruibili attraverso il nuovo portale istituzionale del Parco, ricco di molteplici servizi e contenuti 3D, la  piattaforma dedicata alla catalogazione dei reperti (già on line attraverso il collegamento dinamico con Il Catalogo Nazionale dei Beni Culturali) e il portale Open Data, presto on line per l’intera comunità scientifica di riferimento e non solo.  L’App Ercolano digitale è disponibile in nove lingue e può essere scaricata liberamente dai principali stores; sfrutta l’innovativa connessione WIFI e LiFi del Parco attraverso cui le informazioni arrivano automaticamente sui device fornendo contenuti contestuali rispetto alla posizione del visitatore grazie ad una capillare rete di beacon bluetooth, unica nel suo genere nei siti archeologici italiani. I visitatori possono scegliere tra cinque percorsi in base ai contenuti tematici, all’età e ai tempi di percorrenza per una visita a misura di tutti.

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La Casa del Sacello di legno a Ercolano durante i restauri (foto paerco)

Il Progetto Domus, di restauro conservativo di sei domus, è stato basato sul consolidato approccio che caratterizza la programmazione congiunta tra il parco archeologico di Ercolano ed il Packard Humanities Institute, vale a dire una efficace distribuzione delle risorse economiche che abbia come obiettivo la conservazione “orizzontale” e diffusa del Bene Culturale, al contrario dell’approccio “casa per casa”. Alcune delle lavorazioni più complesse sono state realizzate nella Casa del Colonnato tuscanico, dove è stato effettuato un intervento di parziale sollevamento delle colonne del peristilio con annessa trabeazione, riportandolo allo stato originario di epoca romana e rafforzando la struttura statica della casa, resa finalmente visitabile.

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La Casa del Sacello di legno a Ercolano dopo i restauri (foto paerco)

Nelle Case del Colonnato tuscanico e del Sacello di legno, riconsegnate mercoledì 19 marzo 2025 ai visitatori, grande attenzione è stata rivolta alle delicate pavimentazioni, in particolare quelle in battuto di cocciopesto, e al ripristino delle condizioni conservative per garantirne la stabilità in funzione della riapertura. Sono state testate nuove tipologie di malte di ripristino per verificarne la durabilità in un contesto all’aperto e soggetto a notevoli sollecitazioni meccaniche. Le superfici decorative parietali quali dipinti murali e intonaci sono state consolidate, garantendone la protezione e assicurando una corretta gestione dell’acqua piovana. In questo modo, nell’arco di qualche anno, gli indici di umidità nelle murature saranno di molto ridimensionati rendendo possibile una ulteriore, nuova fase di interventi, volta al recupero estetico delle superfici, operazione al momento già effettuata su alcuni affreschi in idonee condizioni delle domus coinvolte.

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Terme suburbane di Ercolano: stucco prima del restauro (foto paerco)

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Terme suburbane di Ercolano: stucco dopo il restauro (foto paerco)

Il progetto di restauro  prevede complessivamente interventi su sei Domus, di cui quattro ora in avanzato stato di  lavorazione (Casa a Graticcio, Casa del Mobilio Carbonizzato, Casa dell’Apollo Citaredo e Casa dell’Atrio a Mosaico) e rientra nel processo di programmazione congiunta e pluridisciplinare per la conservazione del sito archeologico sul modello di governance di partenariato pubblico-privato attivo da più di vent’anni tra il Parco archeologico di Ercolano ed il Packard Humanities Institute. Il risultato sul lungo periodo porterà ad attuare cicli manutentivi continui, e all’ampliamento dell’offerta di fruizione per il pubblico, con conseguente beneficio anche per le aree che attualmente soffrono di una rilevante pressione antropica. L’intervento Restauro conservativo delle strutture e delle superfici decorate delle domus più importanti di Ercolano, è finanziato con i Fondi del Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS) “Vesuvio – Pompei – Napoli”. Piano Sviluppo e Coesione del ministero della Cultura – Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) 2014-2020, gestiti, per il ministero della Cultura, dall’Autorità Responsabile del Piano Sviluppo e Coesione del Dipartimento per l’Amministrazione Generale, per il tramite dell’Unità Grande Pompei, per l’importo complessivo di 5 milioni di euro.

“A un quarto di secolo dalla loro chiusura, le dimore della Casa del Colonnato Tuscanico e della Casa del Sacello di legno riaprono i battenti, restaurate con sapiente maestria, segnando il compimento della prima fase del Progetto Domus. L’ultraventennale alleanza con il Packard Humanities Institute si conferma feconda e lungimirante. Un sodalizio che proseguirà con un investimento di circa 45 milioni di euro, consentendo la ripresa degli scavi archeologici nel sito, lo studio e l’applicazione delle nuove tecnologie alla ricerca e alla fruizione del patrimonio, la costruzione di depositi e laboratori”, così il ministro della Cultura Alessandro Giuli. “La riapertura di due domus e la realizzazione della App Ercolano, frutto della più che ventennale collaborazione con la Fondazione Packard – dichiara il vice ministro per gli Affari esteri e la Cooperazione internazionale, Edmondo Cirielli – testimonia quanto lo straordinario patrimonio culturale campano possa attivare importanti canali di diplomazia culturale, capaci di innescare lo sviluppo armonioso del territorio portando crescita, conoscenza e occupazione di qualità. La valorizzazione di Ercolano continua così ad aprire a importanti prospettive nel dialogo transatlantico tra Italia e USA, contribuendo al contempo alla tutela di un sito archeologico di grande importanza”.

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Il ministro della Cultura Alessandro Giuli con il direttore del parco archeologico di Ercolano Francesco Sirano (foto emanuele antonio minerva – agnese sbaffi / mic)

“Il nostro obiettivo”, assicura il direttore del parco archeologico di Ercolano, Francesco Sirano, “è quello di rendere il parco archeologico di Ercolano un luogo dove storia, cultura, tecnologia, ma anche familiarità con le nostre origini che definirei quasi sentimentale, si intrecciano per offrire ai visitatori un’esperienza senza precedenti. La sfida principale che ha caratterizzato l’intero intervento sulle domus ha riguardato la necessità di contemperare esigenze tecniche e di conservazione (come ad esempio ripristinare la stabilità strutturale) con una presentazione al pubblico che ne esaltasse le caratteristiche che le rendevano spazi del buon vivere, di vita raffinata e operosa della quale esse sono testimonianza di grandissimo valore storico e monumentale. L’ampliamento dell’area di fruizione grazie all’apertura delle domus in cui si è intervenuti è parte integrante di una visione del sito rivolta al futuro che comunica valori universali. Per farlo ci si è avvalsi delle nuove tecnologie che contribuiscono a far conoscere al mondo la ricchezza storica di questo patrimonio dell’Umanità in modo innovativo e accessibile a tutti. Con la nuova App – continua -, ogni visitatore potrà non solo esplorare i nostri siti, ma anche entrare in contatto con il nostro archivio digitale, un patrimonio che cresce ogni giorno grazie al lavoro di conservazione e ricerca che portiamo avanti con passione. Siamo pronti a proiettare nel futuro il nostro straordinario passato, e siamo pronti anche all’avvio di nuovi scavi nell’area est della città antica: una ripresa storica delle ricerche resa possibile, come tanti altri importanti progetti, dall’eccellente partenariato pubblico privato con l’ente filantropico americano Packard Humanities Institute. L’approccio multidisciplinare e l’adozione di un piano di gestione del sito, a partire dal 2017, hanno portato alla definizione di programmi di manutenzione a scala urbana che hanno disinnescato le emergenze, hanno permesso la riduzione delle aree di degrado e hanno garantito la tutela del patrimonio UNESCO”.

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La Casa del Colonnato Tuscanico a Ercolano dopo i restauri (foto paerco)

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La Casa del Colonnato Tuscanico a Ercolano prima dei restauri (foto paerco)

“Oggi festeggiamo gli ultimi esiti di un lungo cammino a Ercolano nella prospettiva e corresponsabilità della strada da percorrere nel prossimo, immediato futuro”, dichiara l’arch. Jane Thompson, manager incaricato della gestione del partenariato-pubblico su incarico delle fondazioni Packard. “Forte di 24 anni, a partire dal 2001, le azioni congiunte per la conservazione e valorizzazione della città antica insieme a progetti mirati a ripensare il suo rapporto con la città moderna attraverso la riqualificazione del quartiere confinante di via Mare, oggi il partenariato pubblico-privato sta entrando in una nuova fase, ancora più importante. La realizzazione di un nuovo complesso di edifici, arretrati verso sud rispetto al sito archeologico, consentirà l’eliminazione delle infrastrutture moderne esistenti a bordo scavo e l’arretramento degli attuali limiti di scavo verso est e sud. Questa “rivoluzione” crea le condizioni per due svolte epocali: la ripresa degli scavi archeologici verso est ad una scala paragonabile solamente a quella dell’epoca di Amedeo Maiuri; la creazione di un paesaggio verde per chi esplora la città antica, luogo accogliente sia la per la comunità locale quanto per i visitatori del sito archeologico. L’azione combinata di questi progetti farà del Parco Archeologico di Ercolano e del suo territorio, nel medio e lungo periodo, un importantissimo punto di riferimento internazionale per gli studi umanistici”.

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Ercolano digitale: l’approdo all’antica spiaggia di Ercolano (foto paerco)

Il parco archeologico di Ercolano ha presentato la sua nuova app ufficiale, una proposta innovativa per rendere l’esperienza di visita ancora più coinvolgente e arricchente. La app, attraverso i nostri cellulari, diventa una porta personalizzata ed interattiva di accesso all’enorme patrimonio di conoscenza digitale del Parco, potendo consultare dati di archivio, documenti storici, foto attuali, modelli 3D con il duplice fascino di poterli vivere durante la visita, immersi direttamente nel mondo attuale del Parco e del mondo virtuale del tempo passato ma anche futuristico. Una volta entrati nel Parco, la app permette di scegliere tra 9 lingue e la fascia di età di chi la usa. Sono a disposizione cinque percorsi con temi e durata differenti. Una mappa interattiva del sito e un sistema di geolocalizzazione attraverso beacon diffusi nel sito archeologico accompagnano i visitatori e permettono di collegarsi direttamente al ricco archivio di contenuti del Parco, consentendo di orientarsi facilmente tra i vari spazi archeologici. Grazie a questa funzione, i visitatori possono navigare in autonomia all’interno del Parco, scoprendo ogni angolo e curiosità.

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Ercolano digitale: la Casa degli Augustali di Ercolano (foto paerco)

Ma non è tutto: lungo il percorso, l’app offre contenuti multimediali che si attivano automaticamente in corrispondenza di punti specifici del sito. Testi, immagini, ricostruzioni virtuali e modelli 3D si combinano per offrire una comprensione profonda di ciò che si sta osservando. Ogni dettaglio prende vita, permettendo di esplorare la vita quotidiana degli abitanti di Ercolano, dalle abitazioni agli spazi pubblici, fino agli aspetti più intimi della loro routine. Questa esperienza digitale permette di immergersi in una delle città romane più affascinanti, scoprendo la sua architettura, la sua storia e i suoi misteri. Grazie alla nuova app, il parco archeologico di Ercolano si pone come un esempio di innovazione nella fruizione culturale, coniugando la tradizione della ricerca storica con le moderne tecnologie, rendendo la visita ancora più coinvolgente per tutti i tipi di pubblico. La app è disponibile gratuitamente su tutti i principali store digitali (iOS e Android) e rappresenta un ulteriore passo verso un’esperienza turistica sempre più accessibile e moderna. “Attraverso questa applicazione, ogni smartphone diventa un compagno di viaggio digitale, trasformando la visita in un’esperienza immersiva, coinvolgente e personalizzata – dichiara il direttore Sirano – La App diventa la finestra attraverso la quale affacciarsi e collegarsi all’immenso archivio digitale di Ercolano fatto di contenuti pensati per rispondere alle esigenze di un pubblico eterogeneo. Inoltre i testi disponibili in nove lingue e anche in formato audio rendono l’esperienza inclusiva e accessibile a tutti. Ogni aspetto è stato studiato per garantire una fruizione semplice e immediata, consentendo a ogni visitatore di vivere il sito in modo personalizzato”.

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Ercolano digitale: l’antica Ercolano vista arrivando dal mare (foto paerco)

La app sfrutta tecnologie avanzate per offrire un’esperienza unica all’interno del sito archeologico. Grazie a una rete di beacon Bluetooth Low Energy, piccoli trasmettitori radio a bassa frequenza, i contenuti multimediali vengono attivati automaticamente garantendo una geolocalizzazione precisa e puntuale dei visitatori lungo il percorso. A supporto di questa infrastruttura, la copertura della rete dati è stata realizzata non solo attraverso il tradizionale Wi-Fi, ma anche mediante la rivoluzionaria tecnologia LiFi, che utilizza la luce per trasmettere informazioni in modo rapido ed efficiente. Questo approccio innovativo assicura un’interazione tecnologica all’avanguardia e a bassissimo impatto per il sito archeologico. L’app rappresenta, nell’ambito del più ampio progetto Ercolano Digitale, un ulteriore passo in avanti nella creazione di strumenti digitali in grado di rendere sempre più coinvolgente la fruizione dello straordinario patrimonio archeologico degli scavi di Ercolano. Per ulteriori informazioni e per scaricare l’app, è possibile visitare il sito ufficiale del parco archeologico di Ercolano al seguente https://ercolano.cultura.gov.it/app/.

Ercolano. Nuovi studi nella Stanza del Custode del Collegio degli Augustali. Il direttore Sirano: “Finalmente sapremo cosa successe nella notte dell’eruzione ad Ercolano, ma anche di chi e di perché si trovava su quel letto”

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Nuovi studi nella Stanza del Custode del Collegio degli Augustali ad Ercolano (foto paerco)

La Stanza del custode del Collegio degli Augustali del parco archeologico di Ercolano è stata oggetto nei mesi scorsi di un intervento di ricerca e restauro, in fase di conclusione, che ha consentito di riaprire quello che sembra un vero e proprio cold case. Il progetto in corso oltre allo scavo ha previsto anche restauri che hanno consentito di conoscere meglio l’edificio e in particolare questa enigmatica stanza del custode che prendeva luce ed aria non dall’esterno ma con una finestra all’interno del Sacello e per di più dotata di una doppia serie di barre verticali. Perché tanta accortezza?  Per proteggere questo ambiente da intrusioni esterne o impedire chi vi si trovava di uscire?

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Il letto carbonizzato con il corpo del Custode scoperto da Maiuri ad Ercolano nel 1961 (foto Petrone)

Nel 1961 durante gli scavi a cielo aperto dell’antica Herculaneum, in un ambiente del Collegio degli Augustali, una vittima dell’eruzione del 79 d.C., un uomo di circa 20 anni fu trovato disteso su un letto di legno, sepolto dal fango vulcanico. Amedeo Maiuri lasciò lo scavo del letto con il giovane uomo ritrovato in posizione prona, volontariamente incompiuto per consentire al pubblico una prospettiva di visita immersiva lasciando la porzione più superficiale del letto e i resti scheletrici a vista, protetti da una teca in vetro, per attirare l’attenzione dei visitatori sul fatto che il giovane era stato sorpreso nel sonno dall’eruzione.

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I resti del corpo carbonizzato del custode degli Augustali a Ercolano con la posizione dei resti analizzati dal team di Petrone (foto Petrone / Plos One)

Le ricerche di antropologia fisica in corso si inquadrano nell’ambito di un progetto complessivo più ampio che il parco archeologico di Ercolano sta promuovendo sia in laboratorio che sul campo. Al Parco di Ercolano in collaborazione con l’università di Bordeaux, con la guida del prof. Henri Dudayè stato realizzato il micro scavo dello scheletro del giovane ritenuto il custode del collegio sul luogo stesso di rinvenimento che sarà completato nei prossimi giorni in laboratorio. Rilievi submillimentrici consentono di riprodurre, virtualmente o con stampa digitale 3D, anche tutto l’allestimento lasciato da Amedeo Maiuri.

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Una fase dei restauri della stanza del custode nella sede degli Augustali a Ercolano (foto paerco)

Il direttore del parco archeologico di Ercolano, Francesco Sirano, commenta con interesse il progredire delle ricerche rese possibili, nell’ambito del programma di studi sull’antica popolazione di Ercolano, grazie alla collaborazione tra varie équipes nazionali e internazionali. “L’avanzamento degli studi di antropologia fisica – dichiara il direttore – insieme agli studi sul contesto di rinvenimento permetteranno in breve di avere un’idea sempre più chiara di quello che successe nella notte dell’eruzione ad Ercolano, ma anche di chi e di perché si trovava su quel letto. Ercolano si conferma anche sotto questo aspetto un laboratorio a cielo aperto per le più varie discipline; i resti delle vittime dell’eruzione continuano a fornirci sempre nuovi elementi per ricostruire le ultime ore, e talvolta i minuti di vita di questa cittadina affacciata sul mare al centro del Golfo di Napoli e sulla sua popolazione, dalle abitudini alimentari allo stato di salute, ai mestieri, al rango sociale di appartenenza, alle sue credenze e preoccupazioni. Queste ultime in alcuni casi talmente prossime alle nostre da creare l’incredibile empatia che questi luoghi UNESCO stabiliscono con chiunque li visiti o ne venga semplicemente a conoscenza”.

Napoli. Al museo Archeologico nazionale tre giovedì con apertura serale a 5 euro con spettacoli: occasione per visitare le collezioni permanenti, ma anche per ammirare il Salone della Meridiana, nella sua nuova veste ispirata all’allestimento realizzato sotto la direzione di Amedeo Maiuri

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Museo Archeologico nazionale di Napoli: il salone della Meridiana nel riallestimento del 1927 di Amedeo Maiuri (foto mann)

Al Mann ritornano le aperture serali del giovedì con il salone della Meridiana riallestito. Il 26 settembre, il 3 e il 10 ottobre 2024 sarà possibile visitare il museo Archeologico nazionale di Napoli anche dalle 19 alle 23.30 (ultimo ingresso alle 23) al costo simbolico di 5 euro. Un’occasione straordinaria per visitare le collezioni permanenti, ma anche per ammirare il Salone della Meridiana, nella sua nuova veste ispirata all’allestimento realizzato sotto la direzione di Amedeo Maiuri, nel 1927. Quell’anno rappresentò infatti uno spartiacque, perché la biblioteca, sino ad allora ospitata nel Museo, fu trasferita a Palazzo Reale: il Salone della Meridiana venne dunque rinominato Salone degli Arazzi conoscendo la sua prima consacrazione museale. Accanto alle novità allestitive, non mancheranno i consueti spettacoli serali: giovedì 3 ottobre, dalle 20 nell’Atrio, in programma “Tufo”, performance di Alessandra Sorrentino con musiche di Catello Tucci.

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Museo Archeologico nazionale di Napoli: il salone della Meridiana nel riallestimento del 1927 di Amedeo Maiuri (foto mann)

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Museo Archeologico nazionale di Napoli: il salone della Meridiana nel riallestimento del 1927 di Amedeo Maiuri (foto mann)

Dell’allestimento voluto dal Maiuri si recuperano oggi diversi elementi: due panche ottagonali del 1907, alcune vasche, tra cui quella in pavonazzetto identificata nei depositi e ricomposta, nonché due labra, che facevano parte della collezione di Carolina Murat; il labrum in rosso antico da Pompei su base della fine del XVIII secolo e quello settecentesco, con sostegno a tripode con teste leonine. Sul fondo del Salone sono collocati i due celebri candelabri in marmo di Piranesi, esempio sapiente del riuso neoclassico di frammenti antichi “ricombinati” in un’opera moderna. Infine due statue antiche raffiguranti le muse Urania ed Erato e provenienti da Ercolano richiamano la gloria delle Arti, raffigurata nell’affresco del Bardellino sulla volta del Salone.