Preistoria. La fronte sporgente, le sopracciglia arcuate, il naso molto grande e schiacciato: eccolo il volto ricostruito dell’Uomo di Altamura, un neanderthal vissuto 150mila anni fa, il cui scheletro è ancora imprigionato nella grotta di Lamalunga. Suggestiva la ricostruzione proposta dai paleo-artisti olandesi Adrie e Alfons Kennis. Il paleoantropologo Manzi: “Ma quello scheletro deve ancora dirci molte cose”

Fronte sporgente, sopracciglia arcuate, naso schiacciato: ecco il volto dell’uomo di Altamura, un Neanderthal di 150mila anni fa
La fronte sporgente, le sopracciglia arcuate, il naso molto grande e schiacciato (forse dovuto a un adattamento alla penultima glaciazione), il cranio allungato posteriormente: dopo 150mila anni è tornato ad avere un volto l’uomo di Altamura, e un corpo: tarchiato, bacino largo, una statura non elevata, circa 1 metro e 65 centimetri. Lo scheletro fossile dell’antico Neanderthal ritrovato nella grotta di Lamalunga nell’ottobre 1993 è stato infatti ricostruito a grandezza naturale dai paleo-artisti olandesi Adrie e Alfons Kennis, fra i più qualificati al mondo in ricostruzioni paleoantropologiche: “Ci abbiamo lavorato circa un anno. Abbiamo ricevuto dall’Italia i dati digitali sulla scansione laser e li abbiamo ricostruiti usando il silicone. Per barba e capelli ci siamo fatti mandare dal Canada del pelo di bue muschiato”. La ricostruzione iperrealistica, appunto con tanto di capelli lunghi, baffi e barba incolta, è stata svelata al pubblico in una cerimonia emozionante con le autorità del comune in provincia di Bari, e i paleoantropologi Giorgio Manzi dell’università di Roma La Sapienza (“Vederlo mi ha fatto un effetto straordinario. È davvero suggestivo. La ricostruzione è totalmente ispirata alle informazioni raccolte finora dagli scienziati. Siamo solo all’inizio di un percorso”), Maryanne Tafuri, Fabio Di Vincenzo, Antonio Profico e David Caramelli, dell’università di Firenze (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/04/25/preistoria-luomo-di-altamura-ha-un-volto-sara-svelato-il-26-aprile-2016-realizzato-da-paleo-artisti-a-un-anno-dalla-scoperta-del-suo-dna-era-un-antico-neanderthal-di-150mila-anni-fa-prog/). Proprio Manzi e Caramelli dal 2009 coordinano il progetto condotto da un gruppo interdisciplinare in collaborazione con autorità locali e la soprintendenza Archeologia della Puglia, sull’Uomo di Altamura, i cui risultati sono stati pubblicati solo un anno fa, confermando si tratta di un fossile di Neanderthal.

Adrie e Alfons Kennis, i due fratelli olandesi, paleo-artisti (qui con una loro “creatura”) che hanno realizzato l’uomo di Altamura
“Il progetto della ricostruzione voluto dal Comune di Altamura e gestito in stretta collaborazione con la soprintendenza Archeologia della Puglia”, interviene il sindaco, Giacinto Forte, “rappresenta una anteprima della Rete museale Uomo di Altamura, di prossima inaugurazione”. L’operazione di ricostruzione iperrealistica dell’Uomo di Altamura, che si è avvalsa di tutti i dati raccolti dai ricercatori in 5-6 anni di lavoro e dalla soprintendenza Archeologia della Puglia, è costata circa 80-90mila euro ed ha impegnato i due esperti paleo-artisti olandesi per diversi mesi. Quello di Altamura è forse il più antico Neanderthal del mondo scoperto finora, vissuto circa 150mila anni fa. “Gli artisti”, sottolinea il prof. Manzi, “lo hanno rappresentato così, con una espressione che rivela quasi un ghigno, quasi voglia dirci sto aspettando che mi veniate a liberare dalla mia prigione di calcare”. La posa dell’uomo di Altamura, con il peso tutto su una gamba e le mani unite dietro alla schiena, è stata infatti scelta con cura dai fratelli Kennis che raccontano: “Non volevamo che la posizione sembrasse artificiale. Abbiamo immaginato un uomo della Papua Nuova Guinea o della Mongolia di oggi intento a fissare dei turisti al giorno d’oggi. Con lo stesso sguardo fiero e perplesso allo stesso tempo”. Conclude Manzi: “È una ricostruzione suggestiva. Ma non significa che questo Neanderthal lo abbiamo capito totalmente. Lo scheletro, questo reperto di straordinaria importanza, deve ancora dirci tante cose”.
Nel corso dell’incontro è stata anche mostrata la ricostruzione 3D del cranio dell’Uomo di Altamura, estratto virtualmente dal suo scrigno carsico nell’ambito dello stesso progetto di ricostruzione. Un primo e unico frammento dello scheletro, estratto fisicamente nel 2009 da una scapola, ha consentito di raccogliere dati sul Dna, quantificare alcuni aspetti sulla morfologia e risalire ad una data: è stato così possibile collocare cronologicamente l’Uomo di Altamura in un intervallo finale del Pleistocene Medio compreso tra i 172 e i 130mila anni.
In Puglia scoperte 10mila impronte di dinosauro
Il paleontologo Petruzzelli e il suo team hanno trovato il nuovo sito nel parco barese di Lama Belice
Immaginate una spiaggia affollata: i passi affondano e lasciano centinaia di impronte che emergono in tutta la loro caotica articolazione non appena i bagnanti lasciano a sera lasciano il mare. Più o meno uno spettacolo del genere deve essere apparso al paleontologo Marco Petruzzelli e al suo team di esperti in missione nel parco di Lama Belice, vicino a Bari: migliaia di impronte rimaste impresse nel terreno. Solo che quelle non erano tracce lasciate dall’uomo, ma orme di dinosauri risalenti a circa 100 milioni di anni fa, cioè a quel periodo che gli esperti chiamano Cretaceo (da 145 a 65 milioni di anni fa).
“La presenza in Puglia dei più grandi e antichi abitanti della Terra non è proprio una novità: dal ritrovamento di Altamura (4mila impronte di almeno 5 specie diverse di dinosauri di 70 milioni di anni fa) a queste di Bari”, scrive Petruzzelli sul nuovo numero dell’Almanacco della Scienza Cnr nel dare notizia del ritrovamento, ”sono 28 i siti in cui sono presenti orme di dinosauri, per un arco di tempo lunghissimo di 130 milioni di anni: dal Giurassico (195-145 milioni di anni dal presente) al Cretaceo”. Non a caso proprio la Puglia è definita “terra dei dinosauri”.
Secondo il paleontologo, esperto in impronte fossili degli animali, si tratterebbe di un giacimento con un numero stimato di circa diecimila orme e una concentrazione di tre-quattro impronte per metro quadrato. “Le tracce fanno pensare che sull’area abbiano camminato dinosauri sia di specie erbivora sia carnivora. Sono state infatti rinvenute impronte di Sauropodi (gli erbivori veri giganti della Terra), Anchilosauri (erbivori protetti da potenti corazze ossee) e Teropodi (bipedi carnivori come i famosi Tyrannosaurus Rex e Velociraptor)”.
«Lama Balice è la punta dell’iceberg e i segni sono ovunque”, conclude Petruzzelli. “ La media dei ritrovamenti è di due all’anno e molte orme sono nei posti più impensabili, come i blocchi di pietra usati come frangiflutti: solo nel porto di Bari ce ne sono otto”.
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