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Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia presentazione del libro “Villa San Silvestro di Cascia. Archeologia e storia di un abitato nella Sabina montana dalla conquista romana al Medioevo” a cura di Francesca Diosono sugli scavi condotti dall’università di Perugia negli anni dal 2006 al 2012

roma_villa-giulia_libro-villa-san-silvestro-di-cascia_presentazione_locandinaGiovedì 19 dicembre 2024, alle 16.30, al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia presentazione del libro “Villa San Silvestro di Cascia. Archeologia e storia di un abitato nella Sabina montana dalla conquista romana al Medioevo” a cura di Francesca Diosono. Ingresso libero in sala fortuna fino ad esaurimento posti. Introduce Luana Toniolo, direttrice del Museo. Dialogano con la curatrice Luigi Capogrossi Colognesi, Sapienza università di Roma; Filippo Coarelli, università di Perugia; Fulvio Coletti, parco archeologico del Colosseo; Alessandra Molinari, università di Roma Tor Vergata; Simonetta Stopponi, università di Perugia.

Il libro illustra i risultati degli scavi condotti dall’università di Perugia negli anni dal 2006 al 2012 a Villa San Silvestro, frazione montana del Comune di Cascia (Pg). Le sette campagne di scavo hanno portato alla luce vaste e complesse strutture antiche, per un’estensione di circa 3 ettari, che attestano l’importanza di un sito unico nel suo genere. Si tratta un insediamento che ha avuto vita ininterrotta dall’età sabina e romana fino al medioevo e che fornisce perciò nuove determinanti conoscenze sui processi insediativi di questa regione dell’Italia interna. Tra le strutture portate alla luce figurano il castelliere sabino, un santuario/forum romano con contemporaneo vicus di coloni romani di III-II sec. trasformato nel I sec. in area commerciale. Infine è da ricordare un villaggio tardoantico con una fase alto-medievale longobarda con necropoli che rappresenta un unicum nel suo genere, in quanto testimonianza di un periodo davvero poco conosciuto.

Roma. Su Zoom webinar “Borders not Limits (Confini non limiti)” a cura di Giuseppina Capriotti nell’ambito del ciclo di webinar “Le scienze del patrimonio culturale” promosso dal Cnr-Ispc: tre studiosi e un’artista si confrontano sulla capacità dell’Egitto, attraverso i millenni, di essere un centro di propulsione e attrazione, un luogo di contatto e di incontro

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Per il ciclo di webinar “Le scienze del patrimonio culturale” promosso dal Cnr-Ispc di Roma, appuntamento lunedì 8 luglio 2024, alle 15, con il webinar “Borders not Limits (Confini, non limiti)” a cura di Giuseppina Capriotti. STREAMING ON ZOOM CNR ISPC: https://us02web.zoom.us/j/87349881745? pwd=qy1wsUMPyH8G9VJtnbmTI1fSaPhxVq.1 “Borders not Limits” è un progetto finanziato dall’università italo-francese attraverso il Bando Galileo e coinvolge ricercatori dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale – Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’UMR 8167 Orient et Méditerrannée–Mondes Pharaoniques – Centro nazionale della ricerca scientifica. Il progetto nasce da contatti collaborativi tra due ricercatori – Giuseppina Capriotti (CNR-ISPC) e Gihane Zaki (CNRS – UMR 8167, SHS) – che da anni sono impegnati nello studio dei due zone di confine più importanti dell’antico Egitto, quella meridionale e il nord-orientale. Dalla tarda preistoria e per tutto il periodo dell’Egitto dinastico, queste regioni hanno fornito importanti e molto antiche testimonianze di contatti interculturali, fenomeni di dispersione e migrazioni, scambi, iniziative diplomatiche e politiche. Questi studi hanno portato a un interesse per antichi modelli di adattamento, contatto, convivenza e inclusività, di fronte a situazioni critiche e resilienza relativa. Il seminario presenta la ricerca di tre studiosi e di un’artista sulla capacità dell’Egitto, attraverso i millenni, di essere un centro di propulsione e attrazione, un luogo di contatto e di incontro.

PROGRAMMA. Alle 15, i saluti di benvenuto di Costanza Miliani, direttore del Cnr-Ispc.

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L’egittologa Giuseppina Capriotti (cnr-ispc)

Interventi: 15.10, Giuseppina Capriotti, Cnr-Ispc di Roma, ricercatore senior e capo-gruppo del progetto, su “Antica Tjeku: vivere al confine nord-orientale dell’Egitto”. Maskhuta (l’antica Tjeku) si trova nel Nord-Est dell’Egitto, confine problematico da millenni, lungo la strada (il Wadi Tumilat) tra Egitto e Palestina, percorsa da mercanti, migranti ed eserciti. Nel Wadi Tumilat, canale navigabile (Canale dei Faraoni) che collegava il Mediterraneo e il Rosso il mare è stato scavato. L’area è stata teatro di scambi culturali e tecnologici, della popolazione, spostamenti e conflitti sanguinosi. La grande e fiorente antica città di Tjeku, attraverso gli scavi archeologici, mostra i segni di una ricca popolazione multiculturale che, in un’area problematica, evidentemente hanno beneficiato della situazione ambientale, grazie alla valorizzazione delle peculiarità territoriali.

Giuseppina Capriotti è ricercatrice senior del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto dei Beni Culturali Scienza. Già addetto archeologico IIC-CAI Ambasciata d’Italia al Cairo, professore ordinario abilitato Egittologia. Ha fondato la missione archeologica a Tell el-Maskhuta, di cui ha la responsabilità scientifica insieme ad Andrea Angelini. Ha condotto diversi progetti interdisciplinari.

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L’ingegnere Gihane Zaki (cnrs-umr)

Alle 15.30, Gihane Zaki, CNRS – UMR 8167, SHS – Ingegnere ricercatore e capo-gruppo progetto, su “La frontiera meridionale e la diplomazia dell’élite regionale nel II secolo a.C.”. In un contesto politico così particolare come quello del confine meridionale dell’Egitto, dotato di una particolare geografia e una topografia culturale singolare, il nostro interesse si è concentrato sull’approccio pragmatico/occidentale della potenza Lagide verso questa zona, situata quasi 1000 km a sud di Alessandria, la loro nuova capitale. Secondo gli ultimi testi finora raccolti e pubblicati, è stato chiaramente dimostrato che questa frangia lontana, altalenante nel corso della storia, era strettamente legata alla modalità di gestione del primo nome di To-seti dell’Alto Egitto e ha sempre ricevuto particolare attenzione da parte dei re d’Egitto. È chiaro che le molteplici mutazioni di questo margine meridionale hanno conferito – di conseguenza – un singolare aspetto politico, status amministrativo e religioso a tutta questa regione della prima cataratta.

Gihane Zaki è ingegnere ricercatore nell’analisi delle fonti storiche e culturali assegnate alla sezione Mondi Fraonici. In interazione con i vari gruppi di ricerca in Francia e all’estero (Europa, Medio Oriente, Egitto), lavora sull’arricchimento e la valorizzazione della documentazione e delle fonti scientifiche in Egittologia. La sua missione principale è sviluppare e sfruttare dati storici, definiti nell’ambito di un gruppo di ricerca. La sua principale area di ricerca è l’area della Prima Cataratta del Nilo, frontiera meridionale dell’Egitto faraonico.

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L’archeologa medievista Alessandra Molinari (università di Roma Tor Vergata)

Alle 15.50, Alessandra Molinari, università di Roma Tor Vergata, professore di Archeologia medievale, del dipartimento di Storia, Beni culturali, Educazione e Società, su “L’Egitto islamico come cerniera tra Mediterraneo, India e Cina (X-XII secolo): una prospettiva archeologica”. L’Egitto islamico, in particolare durante i secoli tra il X e il XII secolo, vide una forte crescita economica e fu particolarmente ricettivo nel ricevere, rielaborare e trasmettere le tecniche dell’artigianato mediterraneo, piante e tecniche agricole, oggetti e gusti provenienti dalla Cina, dall’India o da altre parti del mondo islamico. In quei secoli il repertorio delle stoviglie fu completamente rinnovato, il papiro fu sostituito dalla carta, dal natron, dalle ceneri vegetali per produrre il vetro, dal cotone e dallo zucchero, per citare solo alcune delle innovazioni più sorprendenti. Attraverso l’analisi dei reperti archeologici, verrà proposta una riflessione su questo importante ruolo dell’Egitto come area cruciale nelle economie medievali.

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Antonella Leoni, artista del Cairo

Alle 16.20, Antonella Leoni, artista italiana al Cairo, su “L’arte di ‘abbracciare le culture’. Accogliere l’Islam attraverso l’arte della calligrafia”. Antonella Leoni è un’artista italiana del Cairo, appassionata dell’arte della calligrafia araba e della marmorizzazione, esperta di arte islamica. Il suo approccio artistico unisce tecniche antiche con una connotazione mistica che fa conoscere le sue opere per la sua immaginazione e contemplazione del Divino. Versetti del Sacro Corano, gli hadith e le antiche poesie ispirano i suoi sentimenti e la sua immaginazione, così come gli antichi motivi marmorizzati che creano effetti unici. In effetti, il processo di marmorizzazione simboleggia sia l’espressione astratta, che costituisce la filosofia più basilare nell’arte islamica, sia la sottomissione al Divino, che ne costituisce il maggior atteggiamento fondamentale nell’Islam. Il processo creativo di Antonella, iniziato e sviluppato in Egitto, sembra nascere direttamente dal clima culturale egiziano, fin dalle sue origini più antiche. Non solo si ispira alla cultura islamica, ma vive nell’intuizione della tradizione faraonica. Nelle opere di Antonella emergono figure e lettere emergono dal papiro che esce dall’acqua, come riconosciuto dall’artista, per creare un’atmosfera intensa, colorata e un universo potente, fantastico e allo stesso tempo radicato nella storia.

Antonella Leoni ha conseguito il diploma di perfezionamento in Arte Asiatica e Arti del Mondo Islamico alla Holloway University di Londra e al British Museum nel 2003, e il Diploma in Arte della calligrafia e degli ornamenti arabi all’Academia Khalil Agha del Cairo nel 2019.

Alle 16.40, domande e risposte; e alle 17, note finali.