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Al via la VII edizione del Concorso Art Bonus: come funziona e come votare. Ecco quattro progetti da votare da Nord a Sud: Villa dei Mosaici a Negrar, epistolario di Paolo Orsi a Rovereto, stanza del custode degli Augustali al parco archeologico di Ercolano, rython assiro al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia

art-bonus_2023_manifestoHa preso il via il 1° febbraio 2023 la VII edizione del Concorso Art Bonus, l’iniziativa organizzata dal ministero della Cultura e ALES Spa, con la collaborazione di Promo PA Fondazione, finalizzata a rendere protagonisti i cittadini che potranno esprimere il loro gradimento su oltre 260 progetti beneficiari dei fondi Art Bonus nel 2022. Alla fine del 2022 risultano oltre 2434 gli enti registrati al portale Art Bonus, 31275 i mecenati, 5731 gli interventi pubblicati sulla piattaforma, più di 757 i milioni di euro raccolti su tutto il territorio nazionale. Quindici sono le regioni nelle quali si trovano i progetti in gara (Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Umbria, Veneto). Per votare, basta un semplice clic o like. La novità di questa edizione è l’introduzione di due categorie di progetti. 1) categoria “Beni e luoghi della cultura”: concorrono progetti di restauro e manutenzione di beni culturali e progetti di sostegno a favore di musei, biblioteche, archivi, aree archeologiche, complessi monumentali; 2) categoria “Spettacolo dal vivo”: comprende tutti i progetti di sostegno agli enti e alle attività di spettacolo. I vincitori della 7° edizione saranno due, uno per ciascuna categoria.

art-bonus_2023_logoLe fasi di svolgimento del Concorso Art Bonus 2023: FASE 1 – Prima eliminatoria sul sito Art Bonus dal 1° febbraio 2023 fino alle ore 12 del 21 febbraio 2023 le votazioni si svolgeranno esclusivamente sulla piattaforma artbonus.gov.it/concorso2023. Sarà possibile esprimere una sola preferenza per ciascun progetto in gara ma ogni utente potrà votare più progetti. I voti ricevuti da ciascun progetto saranno visibili in tempo reale. FASE 2 – Seconda eliminatoria sul sito Art Bonus dalle ore 13 del 21 febbraio 2023 fino alle ore 12 del 14 marzo 2023 resteranno in gara sulla piattaforma del concorso i soli progetti che avranno ricevuto almeno 200 voti. I progetti con più di 200 voti rimasti in gara saranno divisi in due categorie: “Beni e luoghi della cultura” e “Spettacolo”. I sei progetti di ciascuna categoria che risulteranno più votati alla data del 14 marzo accederanno alla fase finale che si svolgerà solo sui canali FB e IG di Art Bonus. FASE 3 – Finale sui canali Facebook e Instagram di Art Bonus dalle ore 12 del 15 marzo fino alle 12 del 30 marzo 2023 i primi 12 progetti con il maggior numero di voti sulla piattaforma parteciperanno alle votazioni solo sui canali social, sfidandosi a suon di “Likes” sui profili Facebook e Instagram di Art Bonus. I 12 progetti finalisti saranno così suddivisi: 6 per la categoria “Beni e luoghi della cultura” + 6 per la categoria “Spettacolo”. FASE 4 – Proclamazione vincitori. i voti ottenuti da ciascun progetto sui social saranno sommati ai voti precedentemente ricevuti sulla piattaforma Art Bonus. La somma di questi voti determinerà l’ordine finale delle due classifiche e i due vincitori, uno per ogni categoria: 1° classificato categoria “Beni e luoghi della cultura”, 1° classificato categoria “Spettacolo”.

Ecco alcuni progetti da votare, da Nord a Sud.

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Veduta d’insieme dei mosaici policromi del peristilio ovest della Villa dei Mosaici di Negrar (foto graziano tavan)

NEGRAR (Vr). Villa Romana dei Mosaici: copertura protettiva mosaici (SABAP per le province di Verona, Rovigo e Vicenza). Il link per votare: Villa Romana dei Mosaici – Copertura protettiva mosaici – SABAP per le province di Verona, Rovigo e Vicenza – Art Bonus. Villa romana tardoantica (IV secolo d.C.) a carattere residenziale e produttivo, con mosaici di straordinario pregio ed eccezionale stato di conservazione.

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Veduta aerea dell’area occupata dalla Villa dei Mosaici di Negrar tra i vigneti della Valpolicella (foto sabap-vr)

Dopo il rinvenimento nel 1885 di alcuni mosaici in parte strappati e venduti al Comune di Verona, nel 1922 venne individuata ed esplorata una parte del settore residenziale (pars urbana) dall’archeologa Tina Campanile, prima donna ammessa alla Scuola Archeologica di Atene. Nel 1974 uno scavo distrusse alcuni ambienti della villa fino ad allora sconosciuti. Del sito non era più nota l’esatta localizzazione: nel 2018 la Soprintendenza riprese le ricerche con la finalità della tutela vincolistica e nel 2019 fu individuata l’area. Negli anni seguenti, grazie ai fondi ministeriali, è stato intrapreso lo scavo archeologico in estensione. Oltre alla riscoperta dei mosaici visti nel 1922, che tanta eco mediatica ha suscitato sulla stampa nazionale e internazionale e sul web (“I mosaici romani tra i filari dei vigneti della Valpolicella”) e di cui è stato finalmente possibile apprezzare la pregevole tecnica realizzativa e lo straordinario stato di conservazione, ne sono stati riportati in luce nuovi con disegni geometrici, raffigurazioni naturalistiche e ritrattistiche. La parte residenziale della villa, scenograficamente disposta su terrazzamenti che assecondavano il declivio naturale del terreno, collegati da scalinate e ordinata attorno a un cortile-giardino centrale cinto dal peristilio, comprendeva un ampio e articolato settore termale. È stata rinvenuta una quantità notevole di frammenti di intonaci a vivaci colori, capitelli, fusti e basi di colonna, oltre a reperti metallici e a numerose monete.

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Una delle coperture esistenti a protezione dei pavimenti musivi della Villa dei Mosaici a Negrar (foto sabap-vr)

Il settore produttivo è caratterizzato dalla presenza di estesi vani lastricati; recentissima e particolarmente rilevante è l’individuazione di strutture dedicate alla produzione vinicola. Si ipotizza che l’abbandono e la spoliazione della villa siano avvenuti nel VI secolo; la successiva frequentazione del sito in epoca altomedievale, nei tre secoli successivi (VII-IX), è caratterizzata da demolizioni, nuove parziali edificazioni e dal riadattamento e riuso di alcuni ambienti superstiti. Sono riferibili a quest’epoca anche alcune sepolture in nuda terra o in cassa litica. Tutti i beni archeologici messi in luce appartengono allo Stato. L’intervento: realizzazione di due coperture con struttura in alluminio e teli con pareti apribili per la protezione dalle intemperie delle aree scavate, analoghe a quelle già esistenti, al fine di consentire gli interventi conservativi più urgenti sulle pavimentazioni musive, con un clima controllato e di permettere agli archeologi di proseguire l’indagine al coperto.

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Il museo civico di Scienze e Archeologia a Palazzo Parolari a Rovereto (foto fmcr)

ROVERETO (Tn). Museo di Scienze e Archeologia | Fondazione Museo Civico di Rovereto: Paolo Orsi. Una storia trentina tra archivi e immagini. Il link per votare: Museo di Scienze e Archeologia | Fondazione Museo Civico di Rovereto – Paolo Orsi. Una storia trentina tra archivi e immagini – Art Bonus. Archeologia, zoologia, botanica, astronomia, scienze della terra, robotica: queste le discipline che animano il Museo di Scienze e Archeologia, dalle sale permanenti con le preziose collezioni fino alle importanti mostre temporanee che approfondiscono temi diversi ogni anno.

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Ritratto dell’archeologo Paolo Orsi, nato a Rovereto nel 1859 (foto fmcr)

Il museo, situato a Palazzo Parolari, è dal 1998 sede della Fondazione Museo Civico di Rovereto, uno dei più antichi musei italiani, fondato come società privata nel 1851. Le collezioni storiche del museo hanno dato vita all’esposizione permanente con sale dedicate ai minerali, ai fossili e agli uccelli, con alcune delle più importanti collezioni regionali. Le sale di archeologia raccontano il territorio ma non solo, grazie alla splendida collezione Paolo Orsi e alla sala Portinaro-Untersteiner con una preziosa raccolta di vasi antichi di produzione italica. Disponibili per le attività per il pubblico e le scuole il Planetario situato nel giardino del museo e il primo LEGO Education Innovation Studio aperto in Italia. L’intervento: riordino, pubblicazione e valorizzazione dell’epistolario inedito e dell’archivio lasciato dall’archeologo roveretano Paolo Orsi (1859-1935) alla Fondazione Museo Civico di Rovereto. Realizzazione di un documentario su Paolo Orsi e il suo rapporto con la terra d’origine.

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Il letto carbonizzato con il corpo del Custode scoperto da Maiuri ad Ercolano nel 1961 (foto Petrone)

PARCO ARCHEOLOGICO ERCOLANO (Na). Restauro stanza del custode, Collegio degli Augustali. Il link per votare: Parco Archeologico Ercolano – Restauro stanza del custode, Collegio degli Augustali – Art Bonus. Il parco archeologico di Ercolano, istituto della cultura di rilevante interesse nazionale dotato di autonomia speciale, è la struttura amministrativa che ha il compito di ricercare, conservare, tutelare, divulgare e valorizzare l’antica Herculaneum, luogo in cui a partire dal 1738 è cominciata l’archeologia delle città vesuviane distrutte dall’eruzione del 79 d.C. L’area archeologica di Ercolano è stata inserita, dal 1997, insieme agli Scavi di Pompei e alle ville di Oplontis, nella lista dei siti del Patrimonio Mondiale redatta dall’UNESCO.  Nel 1961 durante gli scavi a cielo aperto dell’antica Herculaneum, in un ambiente del Collegio degli Augustali, una vittima dell’eruzione del 79 d.C., un uomo di circa 20 anni, probabilmente il custode dell’edificio, fu trovato disteso su un letto di legno, sepolto dal fango vulcanico.

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I resti del corpo carbonizzato del custode degli Augustali a Ercolano con la posizione dei resti analizzati dal team di Petrone (foto Petrone / Plos One)

Lo scavo del letto rimase volontariamente incompiuto per consentire al pubblico una prospettiva di visita immersiva lasciando la porzione più superficiale del letto e i resti scheletrici a vista, protetti da una teca in vetro. Negli anni successivi alla musealizzazione della stanza, la protezione in vetro è andata perduta e i resti scheletrici sono stati soggetti a ripetuti furti e danneggiamenti da agenti esterni, mentre i margini del letto in legno carbonizzato hanno perso l’adesione originaria al blocco di materiale piroclastico sottostante, presentando segni di fratture e sgretolamento. Negli anni più recenti, è stata avvertita la necessità di recuperare questo straordinario contesto archeologico, sia per preservare i dati concernenti il ritrovamento di una vittima dell’eruzione in condizioni di seppellimento molto peculiari, sia per garantire la conservazione del letto, che rientra nel novero di una collezione di mobili, di oggetti di uso comune nonché di elementi strutturali in legno carbonizzato unica al mondo. Per quanto riguarda lo scheletro, in corrispondenza del cranio della vittima, è recentissima la scoperta di resti cerebrali vetrificati il cui risultato più significativo è stata l’identificazione di diverse proteine presenti nei tessuti cerebrali umani, attribuibili al cervello della vittima e ai suoi capelli, consentendo altresì l’individuazione di un intero sistema nervoso centrale. Nell’ambito del progetto è pertanto prioritario procedere ad un’accurata rimozione dei resti scheletrici per preservarne l’eccezionale valore scientifico e garantire la prosecuzione di indagini interdisciplinari; nel contempo, la rimozione del banco tufaceo dell’eruzione, non ancora scavato, consentirebbe di recuperare i nessi strutturali verticali e orizzontali del letto e la possibilità di completarne il consolidamento e il restauro. Il progetto prevede altresì la manutenzione straordinaria degli elementi strutturali e degli apparati decorativi della stanza, con particolare riguardo alla parete in opus craticium, che  ancora conserva tracce del graticcio in legno carbonizzato e la finestra originale, agli intonaci affrescati e al pavimento in cocciopesto. L’unicità dell’area archeologica è data dalla peculiarità del seppellimento che ha sigillato sotto una spessa coltre di materiale piroclastico l’intera città, restituendo l’unico fronte mare di una città romana ed edifici conservati sino al terzo piano di altezza, caratterizzati da apparati decorativi di grande pregio. Ercolano è il solo sito da cui sono stati portati alla luce reperti organici in grande quantità, tra i quali legno (utilizzato sia come elemento architettonico che per la costruzione di mobili e utensili), frammenti di tessuto ed alimenti di vario genere (cereali, legumi, frutta). L’unica biblioteca del mondo antico, la famosa collezione di papiri che dà il nome alla celebre Villa, è stata trovata qui. Le attività di studio e ricerca dello straordinario patrimonio culturale del Parco, mobile ed immobile, sono volte a migliorare la conoscenza della cultura materiale e della società romana del I sec. d.C., nonché a mettere in campo strategie di tutela e conservazione innovative ed efficaci per una fruizione sempre più ampliata, inclusiva e diversificata.

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Rython assiro in bronzo (730-715 a.C.) a testa di leone proveniente da Veio e conservato al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)

ROMA. Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia: restauro Rython assiro a testa di leone. Il link per votare: Restauro Rython assiro a testa di leone – Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia – Art Bonus. Restauro del Rython assiro in bronzo (730-715 a.C.) conformato a testa di leone proveniente da Veio, il cui contesto è purtroppo sconosciuto, ma certamente riconducibile ad un corredo principesco. Utilizzato come contenitore per bere, era dotato probabilmente da un’ansa che permetteva una presa riconducibile a quella di un secchiello. Il reperto è stato realizzato in lamina di bronzo, a doppia parete, e decorato con la tecnica dello sbalzo con anima di materiale refrattario in corrispondenza dei volumi delle fauci. Il manufatto dovrà essere sottoposto a: esame e documentazione dello stato di conservazione iniziale del reperto mediante fotografie e schede descrittive; pulitura (meccanica e/o chimica) delle superfici da depositi incoerenti e coerenti; consolidamento dei materiali costitutivi; eventuale incollaggio con resine adeguate; integrazioni e/o lavorazioni di integrazioni esistenti; presentazione estetica delle integrazioni; applicazione di idoneo protettivo; progettazione ed esecuzione di un nuovo supporto. Il museo ETRU mira a costituire una rete integrata tra siti ed enti culturali volta a favorire la crescita culturale e sociale e lo sviluppo economico delle realtà territoriali che le sue raccolte rappresentano, incoraggiando la formazione di comunità patrimoniali nello spirito indicato dalla Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società (Faro 2005).

Aquileia. Riapre al pubblico la Domus di Tito Macro, la più grande domus romana di I secolo d.C. dell’Italia settentrionale. Ecco tutti gli orari

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Visite guidate alla Domus di Tito Macro ad Aquileia (foto fondazione aquileia)

Dal 1° febbraio 2023 la Domus di Tito Macro, nell’area archeologica di Aquileia, sarà aperta tutti i giorni al grande pubblico, con ingresso scaglionato ogni 30 minuti, nei seguenti orari: a febbraio, 10-16, durante la settimana; sabato, domenica e festivi fino alle 17; marzo e ottobre, dalle 10 alle 18 tutti i giorni; da aprile a settembre, dalle 10 alle 19 tutti i giorni. Per i visitatori individuali il biglietto è acquistabile: online: clicca qui; al Bookshop della Basilica di Aquileia in piazza Capitolo, 4. Per i gruppi la prenotazione è effettuabile: online: clicca qui; al Bookshop della Basilica di Aquileia in piazza Capitolo, 4. I gruppi potranno inoltre effettuare l’acquisto direttamente al Bookshop Aquileia.

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La domus di Tito Macro nell’area archeologica di Aquileia (foto fondazione aquileia)

La domus di Tito Macro è la più grande domus romana di I secolo d.C. dell’Italia settentrionale. Da dove deriva questo nome? Da un peso di pietra con iscrizione T. MACRI che gli archeologi dell’università di Padova, guidati dal prof. Jacopo Bonetto, hanno scoperto nel corso delle campagne di scavo eseguite tra il 2009 e il 2013. Di questo personaggio non abbiamo altre notizie, ma forse fu proprio lui il proprietario della casa nel momento del suo massimo sviluppo. Un’abitazione davvero enorme: più di 1300 metri quadrati, compresi tra le due strade parallele (cardini) che definivano l’isolato. La domus aveva tutti i comfort: un atrio dotato di pozzo, un’ampia sala da pranzo, un giardino dotato di una fontana zampillante, camere da letto e per il soggiorno, cucina e altri ambienti di servizio. E, tra le botteghe affacciate su uno dei cardini, è stata scoperta anche una panetteria, dotata di forno.

Domus di Tito Macro - Atrio (I sec d.C.)

Ricostruzione 3D dell’atrio della Domus di Tito Macro (I sec d.C.) ad Aquileia (foto fondazione aquileia / Ikon / Nudesign)

La dimora fu indagata parzialmente negli anni ’50 del secolo scorso e, tra il 2009 e il 2015, è stata oggetto degli scavi condotti da parte del Dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, in convenzione con la Fondazione Aquileia e su concessione del MiBACT. Gli scavi hanno permesso di riconoscere, in particolare, la pianta della domus, costruita nel I sec. a.C. e vissuta ininterrottamente fino al VI sec. d.C., e di proporne l’attribuzione a Tito Macro, facoltoso abitante di Aquileia, in base al ritrovamento di un peso di pietra con maniglia di ferro con l’iscrizione T.MACR. Alla casa si accedeva da Ovest, attraverso un atrio sorretto da quattro colonne e dotato di vasca centrale per la raccolta dell’acqua e di un pozzo, parzialmente conservatosi e integrato nella parte mancante. In asse con l’accesso si trovava il tablino, sala da ricevimento del padrone di casa, con ricco pavimento musivo. La parte retrostante della casa gravitava su uno spazio centrale scoperto, il giardino, circondato da un corridoio mosaicato e dotato di una fontana. Su di esso si apriva la grande sala di rappresentanza e, a Sud, il triclinio, affiancato da ambienti di soggiorno e da una stanza da letto (cubicolo). A nord si trovava invece la cucina con bancone in muratura, mentre nella parte orientale sono state riconosciute quattro botteghe, tra le quali anche il negozio di un panettiere con il forno per la panificazione, i cui resti sono rimasti in vista. L’innovativo progetto di valorizzazione e ricostruzione degli ambienti della domus di Tito Macro, promosso dalla Fondazione Aquileia e il cui progetto di copertura è opera del Gruppo di progettazione diretto da Eugenio Vassallo, è stato realizzato attraverso l’utilizzo delle risorse erogate alla Fondazione dalla Regione Friuli Venezia Giulia e mediante il contributo di ALES S.p.A., società in house del MiBACT.

Paestum. Alla XXIV Borsa mediterranea del turismo archeologico presentato il progetto e-Archeo: viaggio esperienziale integrato in 8 siti archeologici italiani che ripercorre da Nord a Sud le diverse civiltà e più di dieci secoli di storia del territorio italico 

E-archeo_progetto_mappaEgnazia (Puglia), Sibari (Calabria), Velia (Campania), Nora (Sardegna), Alba Fucens (Abruzzo), Cerveteri (Lazio), Marzabotto (Emilia Romagna) e le Ville di Sirmione e Desenzano (Lombardia). Cosa hanno in comune questi otto siti del Patrimonio Culturale italiano di fondazione etrusca, greca, fenicio-punica, indigena e romana? È il progetto e-Archeo, un progetto complesso che coniuga reale e digitale per illustrare otto siti, da Nord a Sud, raccontando, secondo un modello esperienziale integrato e multicanale, più di dieci secoli di storia del territorio italico durante i quali la penisola è divenuta il luogo dell’integrazione di civiltà in cui tradizioni diverse si sono riconosciute in una cultura unitaria.

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Presentazione del progetto e-Archeo alla Borsa mediterranea del Turismo archeologico di Paestum (foto bmta)

Il progetto e-Archeo è stato presentato alla XXIV Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum. e-Archeo è il primo progetto su larga scala aggregatore di enti di ricerca, università e accademie, industrie creative ed esperti del settore dei Beni culturali nelle sue molteplici declinazioni, promosso dal ministero della Cultura (MiC) e coordinato da Ales SpA. Focus del progetto e-Archeo è quello di realizzare una piattaforma multimediale, aggregatrice di alcuni siti archeologici di interesse nazionale, che possa raccontare i contesti di fruizione attraverso diversi format comunicativi digitali. Di ciascuno di essi si è raccontata la storia e il divenire attraverso l’illustrazione dei monumenti meglio conservati, che sono stati presentati nella loro realtà attuale e in una visione ricostruttiva, finalizzata a restituire loro quella terza dimensione perduta nel corso dei secoli. “Una buona pratica sia per il modello operativo che per il metodo di lavoro sotteso”, ha evidenziato Eva Pietroni, primo ricercatore CNR ISPC coordinatore del progetto multimediale e della produzione esecutiva, “con cui abbiamo voluto mostrare la varietà del museo diffuso Italia. Le ricostruzioni virtuali sono protagoniste del progetto, soprattutto per restituire la terza dimensione dei siti prescelti che si è persa nei secoli, con una strategia immersiva volta al miglioramento dell’accessibilità cognitiva”.

Storytelling emozionale per il grande pubblico mantenendo fede al patrimonio informativo scientifico che le università mettono a disposizione: gli 8 siti archeologici sono così promossi in maniera sia scientifica che emozionale, per più tipologie di pubblico. Le villae d’otium di Desenzano e di Sirmione, Kainua “la città nuova” fondata dagli Etruschi (Marzabotto), le tombe a camera di Cerveteri, la colonia di diritto latino Alba Fucens, il Municipium di Elea (Velia), la trasformazione di Egnazia dall’età messapica a quella romana, l’evoluzione nei secoli di Sibari, lo sviluppo di Nora da antico emporio fenicio a colonia punica di Cartagine. L’uso del 3D consente una visione diacronica del paesaggio: attuale archeologico, potenziale antico, paesaggio interpretato. Il paesaggio archeologico attuale è rappresentato e narrato come è oggi, attraverso modelli digitali e riprese cinematografiche; il paesaggio potenziale antico è rappresentato attraverso le ricostruzioni virtuali, accompagnate da un doppio livello di contenuti: narrativi e scientifici. Ai rendering foto-realistici a cui è associato lo storytelling, si affiancano infatti i rendering del “back end” scientifico, che mostrano i diversi livelli di affidabilità delle ricostruzioni e le fonti e i processi interpretativi seguiti. “Tutti esperibili”, ha sottolineato la Pietroni, ricordando che “essendo stato sviluppato in fase di pandemia per lo sviluppo del progetto si è prediletta soprattutto la fruizione online, disponibile anche da remoto al sito dedicato https://e-archeo.it/”.

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Progetto e-Archeo: ricostruzione del santuario di Esculapio a Nora in Sardegna

Per la narrazione sono stati scelti i luoghi della vita pubblica (fori, basiliche, templi) e privata (abitazioni urbane e ville), senza trascurare le necropoli con le tombe e i corredi, specchio delle credenze nell’aldilà. “Le ricostruzioni tridimensionali, i metadati scientifici ad essi associati, i contenuti narrativi sono confluiti in varie applicazioni multimediali, finalizzate alla valorizzazione delle 8 aree archeologiche, così da arrivare al pubblico in modi diversi, sia in situ che online”, ha spiegato Eva Pietroni, “per declinare l’accessibilità in senso ampio, ossia sia per favorire la fruizione di utenti con bisogni speciali sia per rendere i contenuti godibili e appropriati per tipologie di utenti diversi, inclusi gli addetti ai lavori”.

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Progetto e-Archeo: ricostruzione della villa romana di Sirmione (Grotte di Catullo) sul lago di Garda

Soluzioni trasversali da cui si attivano singole applicazioni per vari usi e tipologie di pubblico, promuovendo questo patrimonio in modalità sia scientifica che narrativa ed emozionale. “Un risultato ottenuto in tempi straordinari”, ha rimarcato Costanza Miliani direttore CNR ISPC, “una grande sfida nel trasferimento di conoscenza di 8 siti archeologici con grande varietà di contenuti per trasformare questo contenuto immenso e prezioso in qualcosa che possa essere visto vissuto e apprezzato con la multidimensionalità, sfruttando alcune applicazioni come la ATON, un framework liquido ossia che si adatta sia a un data center che a uno smartphone. Puntiamo a una scienza aperta, per rendere quello che produciamo accessibile a tutti: dopo averlo già messo a disposizione sulla piattaforma Zenodo, ora lavoriamo a una nuova avventura: costruire un cloud per i dati scientifici per i beni culturali”.

 

Reggio Calabria. Al museo Archeologico nazionale torna nella sala dei Bronzi dopo il restauro la Testa del Filosofo, capolavoro della bronzistica classica. E il 2 giugno, Festa della Repubblica, il museo è aperto

La Testa del Filosofo, capolavoro della bronzistica classica, è conservata al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria (foto MArRC)

La magnifica “Testa del Filosofo” da martedì 1° giugno 2021 torna a essere esposta nella sala dei Bronzi di Riace e di Porticello al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria. L’opera è stata oggetto di un delicato intervento di restauro, nell’ambito dell’iniziativa Art Bonus voluta dal ministro Dario Franceschini per incentivare il mecenatismo privato a favore del patrimonio culturale. Si conclude così il progetto che, come si ricorderà, nel 2019 ha ottenuto il terzo podio al concorso nazionale “Progetto Art Bonus dell’anno 2019”, promosso dalla società Ales Spa e dalla Fondazione Promo Pa, finalizzato a premiare le migliori idee, scelte da pubblico, per valorizzare e conservare il patrimonio culturale italiano con il sostegno dei privati. “Un reperto incantevole, capolavoro della bronzistica di età classica, tornerà a essere ammirato dai visitatori”, commenta il direttore Carmelo Malacrino. “Nonostante l’emergenza sanitaria da Covid-19, non ci siamo fermati e, nel cantiere allestito in piazza Orsi, la Testa del Filosofo è stata al centro dell’attenzione di un’équipe multidisciplinare di ricerca e d’intervento. Il restauro, affidato alla professionalità di Giuseppe Mantella e del suo staff, si è svolto sotto la supervisione dei funzionari restauratori e archeologi del MArRC, che ringrazio per il continuo impegno. Sono certo – conclude il direttore – che la Testa del Filosofo assumerà ora una rinnovata forza attrattiva per il grande pubblico, al pari dei Bronzi di Riace e di altri prestigiosi capolavori che costituiscono il cuore della collezione permanente del Museo”.

Il “cantiere aperto” allestito per il restauro della Testa del Filosofo (foto MArRC)

Particolarmente soddisfatti dei tanti risultati del progetto i restauratori e gli archeologi dello staff del Museo. “La Testa del Filosofo”, dichiara Barbara Fazzari, funzionario restauratore, “torna a essere esposta dopo un minuzioso restauro, che ha evidenziato come la collaborazione multidisciplinare di varie professionalità possa condurre a risultati tecnici e approfondimenti scientifici di notevole interesse. Attraverso queste iniziative operate nei “cantieri aperti” al pubblico si creano le opportunità per mostrare anche il dietro le quinte del funzionamento del Museo, in particolare le attività di catalogazione, studio e conservazione delle collezioni”.

Bronzi di Riace al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria: il volto del bronzo A (foto MArRC)

Il museo da qualche giorno ha ripreso il normale orario di apertura, dal martedì alla domenica, dalle 9 alle 20 (ultimo ingresso 19.30), senza prenotazione. È tornata attiva, inoltre, la promozione del #mercoledìalMArRC, con la riduzione infrasettimanale del biglietto di ingresso.  Il MArRC resterà aperto al pubblico anche in occasione del 2 giugno 2021, festa della Repubblica, con il consueto orario dalle 9 alle 20, con ultimo ingresso alle 19.30. “Invito tutti i calabresi e i turisti che iniziano a giungere nell’area dello Stretto”, dichiara Malacrino, “a visitare il Museo, soprattutto in una giornata festiva così carica di significati per l’Italia. Sarà un’opportunità straordinaria per “riabbracciarvi” dopo i lunghi mesi di chiusura e contenimento imposti dalla pandemia, e offrirvi le meravigliose testimonianze archeologiche della Calabria antica”.