Parco archeologico di Ostia antica (Rm): riapre al pubblico il 21 dicembre 2023 il Serapeum, santuario e tempio di Serapide, dopo un lungo intervento di restauro e di messa in sicurezza eseguito dal personale

Il Serapeum al parco archeologico di Ostia antica: iscrizione “Iovi Serapi” (a Giove Serapide) (foto parco ostia antIca)
Parco archeologico di Ostia antica: riapre al pubblico il 21 dicembre 2023 il Serapeum, dopo un lungo intervento di restauro e di messa in sicurezza eseguito dal personale Ales in forza al Parco. Il Serapeum, santuario e tempio di Serapide, fa parte di un intero complesso che comprende anche il caseggiato di Bacco e Arianna a nord e un secondo edificio a sud (trasformato in età tarda in una domus), che avevano sia funzioni legate al culto esercitato dai sacerdoti di Serapide che funzione residenziale e di ospitalità. L’intero complesso risulta nella sua prima fase infatti unitario e strettamente interconnesso. Il culto di Serapide, divinità egiziana ellenistica, si diffuse nel mondo romano in associazione al culto di Giove. A Ostia trova la sua sede di culto in un’area periferica della città, nella Regio III, in una traversa di via della Foce che prende il nome di via del Serapide. Il tempio fu inaugurato il 24 gennaio del 127 d.C., giorno del compleanno dell’imperatore Adriano: così è riportato infatti su uno dei frammenti dei Fasti Ostiensi, sorta di cronaca incisa su marmo dei principali fatti relativi a Ostia e a Roma. Sulla sua interpretazione come tempio di Serapide non sussiste dubbio alcuno, anche grazie al rinvenimento in situ dell’iscrizione dedicatoria Iovi Serapi (a Giove Serapide), posta in origine probabilmente sul frontone che coronava la facciata del tempio. Attraverso l’ingresso sulla strada, in un secondo tempo monumentalizzato da un protiro, si accedeva a un cortile inquadrato da un portico, il cui pavimento era decorato con un mosaico a soggetto nilotico, preciso riferimento all’Egitto da cui il dio proveniva. Il tempio vero e proprio sorgeva in fondo al cortile, a fronte tetrastila, cioè con 4 colonne in facciata.

La pianta e la posizione del Serapeum a Ostia antica (foto parco ostia antica)
È Giusy Castelli di Ales Spa a raccontare sul sito web del Parco le varie fasi degli interventi di restauro che hanno interessato il monumento. Gli interventi, svolti dalla squadra Ales in forza al Parco, hanno inizialmente riguardato la ricomposizione e il consolidamento delle cortine dei lati N, W e S del tempio, il consolidamento e la realizzazione delle creste murarie dei muri e dei contrafforti del lato S, la ricomposizione del basamento del portico S e parte di quello N, la stuccatura del fronte E del podio del tempio, la risarcitura delle lacune nel pavimento in lastre di marmo del portico S. La parete N del tempio necessitava di interventi minimi di consolidamento delle cortine e solo in un caso di ricomposizione del nucleo; lungo tutta la facciata sono state realizzate stuccature interstiziali tra i laterizi e i blocchetti di tufo per ripristinare i giunti di malta erosi e parzialmente mancanti. Anche lungo la parete W si è intervenuti con puntuali stuccature di consolidamento. A S del tempio vi sono contrafforti in opera mista che si addossano sia alla sua parete S che al muro di recinzione del santuario. Questi, già restaurati in passato, presentavano lacune nella cortina muraria. In assenza di coperture, tra i contrafforti e i muri sono cresciute nel tempo piante con apparati radicali talvolta molto spessi, tanto da causare notevoli distacchi tra le due strutture. Si è pertanto proceduto col rimuovere la vegetazione infestante nei primi giorni dell’area, individuando la radice responsabile del distacco, dopodiché si è provveduto a rimuovere la radice e a consolidare le due murature, realizzando dei cordoli di malta in sottosquadro per evitare future infiltrazioni di apparati radicali. Nella porzione E del portico S, priva di rivestimento pavimentale, è stata rimossa buona parte della terra di riporto per livellare la sua quota con quella dei piani adiacenti, in modo da limitare futuri dilavamenti di terra e facilitare la manutenzione dell’area. La fondazione del colonnato è stata consolidata per ripristinarne la visibilità e limitare i dilavamenti di terra nell’aula centrale: non si conservano porzioni originali visibili, pertanto si è scelto di consolidare la sua versione restaurata. Sul podio del tempio, già interessato da interventi di messa in sicurezza conclusi a luglio 2023, è stata ripristinata con pozzolana la copertura del mosaico.

La scalinata del tempio di Giove Serapide a Ostia, prima del restauro (foto parco ostia antica)
A Ottobre 2023 si sono conclusi gli interventi nel Serapeum: essi sono stati mirati principalmente al consolidamento della scala del tempio, delle murature e strutture esterne al perimetro del complesso fino a comprendere il lato SE dell’attuale pertinenza del Caseggiato di Bacco e Arianna; inoltre sono state risarcite le lacune della pavimentazione in graniglia moderna e sono state consolidate le porzioni di pavimento di restauro in opus sectile di reimpiego, al fine di evitare la perdita dei frammenti. Infine sono stati realizzati interventi puntuali di consolidamento nei punti in cui si è riscontrata la mancanza di malta nei giunti o il parziale distacco di piccole porzioni di paramento, a conclusione dell’intervento generale. L’intervento più impegnativo ha riguardato la scalinata di accesso al tempio, di cui non si conserva rivestimento ma solo il nucleo in muratura, poiché si presentava completamente ricoperta di vegetazione e terra con la malta fortemente impoverita e disgregata. Dalle foto conservate nell’Archivio Fotografico del Parco e relative al primo scavo del complesso e da quelle pubblicate dall’archeologo Ricardo Mar a seguito delle sue campagne di scavo, si desume che non sono state fatte operazioni conservative sostanziali sulla scala, pertanto si è rivelato necessario intervenire per preservarne la struttura, poiché questi anni di esposizione alle intemperie ne hanno già fortemente ridotto il volume. Secondo le ricostruzioni di R. Mar, nella sua prima fase costruttiva il tempio era corredato da una scala centrale, alla quale si sono aggiunti due corpi laterali per formare una scalinata ampia quanto la cella. Sono visibili le trincee di scavo realizzate per mettere in luce la scala centrale, che conserva ancora parte del rivestimento in intonaco, grazie alle quali si apprezza la sequenza stratigrafica delle costruzioni. Non si conservano elementi di rivestimento, sebbene il basso gradino inferiore che era ampio quanto tutta la larghezza del tempio sembra fosse rivestito in marmo, a giudicare dalle lastre conservate ma evidentemente riposizionate. La struttura delle scalinate è fortemente compromessa e non si intuiscono con precisione le altezze delle alzate, sebbene sia deducibile l’andamento generale dei gradini. Al fine di preservare al meglio le strutture, evitando di operare scelte eccessivamente ricostruttive, si è scelto di proteggere il nucleo a vista realizzando una superficie di sacrificio a imitazione del nucleo su tutte le estensioni che ne imitasse l’andamento e la composizione, senza definire arbitrariamente alcun profilo che non fosse visibile o intuibile nella struttura originale.

La scalinata del tempio di Giove Serapide a Ostia, dopo il restauro (foto parco ostia antica)
Le vasche di raccolta delle acque poste nella porzione NE del complesso e relative a una sistemazione successiva rispetto all’impianto originale del complesso sono state consolidate e sono state ricomposte le creste sommitali a protezione dei muri perimetrali; in precedenza il fondo delle vasche era stato riempito con argilla espansa ma, con il tempo, questa si è parzialmente dispersa consentendo la crescita della vegetazione: si è, quindi, deciso di rimuovere argilla e vegetazione mettendo in luce il fondo delle vasche con parziale rivestimento originale in cocciopesto, il cui stato di conservazione sembra buono nelle parti conservate. Dopo aver rimosso i depositi e aver documentato fotograficamente le vasche, sul fondo si è steso uno strato di telo DeltaLite sul quale è stata stesa della graniglia di piccole dimensioni, con la finalità di ridurre al minimo la possibilità di crescita di vegetazione con una modalità che ne consente facilmente il monitoraggio e la manutenzione.

Mosaico nilotico nel Serapeum di Ostia (foto parco ostia antica)
Le porzioni del rivestimento pavimentale si presentano già restaurate nel secolo scorso, quando il mosaico è stato staccato e riposizionato su massetto di cemento armato; il rivestimento in opus sectile è stato ricomposto e le lacune sono state risarcite con graniglia e cemento. Gli attuali interventi si sono limitati alla fermatura di alcune lastre di marmo distaccate, alla realizzazione di piccole porzioni di graniglia a risarcitura delle lacune e alle stuccature di finitura laddove necessario. Al termine del consolidamento generale, le superfici sono state pulite con acqua, spazzole a setole morbide e spugna, per rimuovere i residui dei frequenti dilavamenti di terra dovuti alle forti piogge autunnali.
“Un giorno a Pompei”: il racconto delle attività quotidiane del Parco, dall’apertura dei cancelli alla chiusura serale in un video di Silvia di Domenico, in anteprima all’auditorium degli Scavi aperto ai visitatori
Dall’apertura dei cancelli alla chiusura serale, il racconto in video di “Un giorno a Pompei” e delle attività quotidiane del Parco, numerosissime, che consentono al sito di essere fruito da milioni di visitatori ogni anno. Un resoconto dell’impegno corale delle tante e diverse professionalità che operano per la cura della città. Il video “Un giorno a Pompei” sarà presentato il 25 ottobre 2023, alle 11.30, all’auditorium degli Scavi di Pompei, alla presenza del direttore generale Gabriel Zuchtriegel, del presidente e amministratore delegato di Ales Mario De Simoni e del direttore Servizi operativi e tecnico specialistici Ales, Alessandra Faini. Evento aperto al pubblico dei visitatori del Parco. “Un giorno a Pompei” è il video realizzato dalla direzione generale Musei, con il supporto di Ales, che presenta il parco archeologico di Pompei in modo inedito, attraverso la narrazione di una giornata lavorativa dal punto di vista delle persone impegnate quotidianamente nel sito e la presentazione delle principali attività necessarie a garantirne e migliorarne la fruizione, contestualmente alla conservazione e allo studio e ricerca. Il video, per la regia di Silvia di Domenico e da un’idea di Alessandra Faini, ha una durata di 13 minuti. Le attività, riprese in singole scene e commentate da diversi referenti del Parco, offrono un’originale panoramica del Parco. L’obiettivo che si è voluto raggiungere è la rappresentazione dell’impegno corale ed incessante delle numerose e diverse professionalità che operano per la cura della città, quasi in corrispondenza simbolica con i numerosi visitatori che, nella maggioranza dei casi, lo attraversano inconsapevoli della portata di tale impegno. Gli elementi della “cura “e del “quotidiano” ricondotti alla complessità del sistema di riferimento – un’intera città riportata alla luce e riconsegnata alla storia – sono i punti di forza del racconto.
Al via la VII edizione del Concorso Art Bonus: come funziona e come votare. Ecco quattro progetti da votare da Nord a Sud: Villa dei Mosaici a Negrar, epistolario di Paolo Orsi a Rovereto, stanza del custode degli Augustali al parco archeologico di Ercolano, rython assiro al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia
Ha preso il via il 1° febbraio 2023 la VII edizione del Concorso Art Bonus, l’iniziativa organizzata dal ministero della Cultura e ALES Spa, con la collaborazione di Promo PA Fondazione, finalizzata a rendere protagonisti i cittadini che potranno esprimere il loro gradimento su oltre 260 progetti beneficiari dei fondi Art Bonus nel 2022. Alla fine del 2022 risultano oltre 2434 gli enti registrati al portale Art Bonus, 31275 i mecenati, 5731 gli interventi pubblicati sulla piattaforma, più di 757 i milioni di euro raccolti su tutto il territorio nazionale. Quindici sono le regioni nelle quali si trovano i progetti in gara (Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Umbria, Veneto). Per votare, basta un semplice clic o like. La novità di questa edizione è l’introduzione di due categorie di progetti. 1) categoria “Beni e luoghi della cultura”: concorrono progetti di restauro e manutenzione di beni culturali e progetti di sostegno a favore di musei, biblioteche, archivi, aree archeologiche, complessi monumentali; 2) categoria “Spettacolo dal vivo”: comprende tutti i progetti di sostegno agli enti e alle attività di spettacolo. I vincitori della 7° edizione saranno due, uno per ciascuna categoria.
Le fasi di svolgimento del Concorso Art Bonus 2023: FASE 1 – Prima eliminatoria sul sito Art Bonus dal 1° febbraio 2023 fino alle ore 12 del 21 febbraio 2023 le votazioni si svolgeranno esclusivamente sulla piattaforma artbonus.gov.it/concorso2023. Sarà possibile esprimere una sola preferenza per ciascun progetto in gara ma ogni utente potrà votare più progetti. I voti ricevuti da ciascun progetto saranno visibili in tempo reale. FASE 2 – Seconda eliminatoria sul sito Art Bonus dalle ore 13 del 21 febbraio 2023 fino alle ore 12 del 14 marzo 2023 resteranno in gara sulla piattaforma del concorso i soli progetti che avranno ricevuto almeno 200 voti. I progetti con più di 200 voti rimasti in gara saranno divisi in due categorie: “Beni e luoghi della cultura” e “Spettacolo”. I sei progetti di ciascuna categoria che risulteranno più votati alla data del 14 marzo accederanno alla fase finale che si svolgerà solo sui canali FB e IG di Art Bonus. FASE 3 – Finale sui canali Facebook e Instagram di Art Bonus dalle ore 12 del 15 marzo fino alle 12 del 30 marzo 2023 i primi 12 progetti con il maggior numero di voti sulla piattaforma parteciperanno alle votazioni solo sui canali social, sfidandosi a suon di “Likes” sui profili Facebook e Instagram di Art Bonus. I 12 progetti finalisti saranno così suddivisi: 6 per la categoria “Beni e luoghi della cultura” + 6 per la categoria “Spettacolo”. FASE 4 – Proclamazione vincitori. i voti ottenuti da ciascun progetto sui social saranno sommati ai voti precedentemente ricevuti sulla piattaforma Art Bonus. La somma di questi voti determinerà l’ordine finale delle due classifiche e i due vincitori, uno per ogni categoria: 1° classificato categoria “Beni e luoghi della cultura”, 1° classificato categoria “Spettacolo”.
Ecco alcuni progetti da votare, da Nord a Sud.

Veduta d’insieme dei mosaici policromi del peristilio ovest della Villa dei Mosaici di Negrar (foto graziano tavan)
NEGRAR (Vr). Villa Romana dei Mosaici: copertura protettiva mosaici (SABAP per le province di Verona, Rovigo e Vicenza). Il link per votare: Villa Romana dei Mosaici – Copertura protettiva mosaici – SABAP per le province di Verona, Rovigo e Vicenza – Art Bonus. Villa romana tardoantica (IV secolo d.C.) a carattere residenziale e produttivo, con mosaici di straordinario pregio ed eccezionale stato di conservazione.

Veduta aerea dell’area occupata dalla Villa dei Mosaici di Negrar tra i vigneti della Valpolicella (foto sabap-vr)
Dopo il rinvenimento nel 1885 di alcuni mosaici in parte strappati e venduti al Comune di Verona, nel 1922 venne individuata ed esplorata una parte del settore residenziale (pars urbana) dall’archeologa Tina Campanile, prima donna ammessa alla Scuola Archeologica di Atene. Nel 1974 uno scavo distrusse alcuni ambienti della villa fino ad allora sconosciuti. Del sito non era più nota l’esatta localizzazione: nel 2018 la Soprintendenza riprese le ricerche con la finalità della tutela vincolistica e nel 2019 fu individuata l’area. Negli anni seguenti, grazie ai fondi ministeriali, è stato intrapreso lo scavo archeologico in estensione. Oltre alla riscoperta dei mosaici visti nel 1922, che tanta eco mediatica ha suscitato sulla stampa nazionale e internazionale e sul web (“I mosaici romani tra i filari dei vigneti della Valpolicella”) e di cui è stato finalmente possibile apprezzare la pregevole tecnica realizzativa e lo straordinario stato di conservazione, ne sono stati riportati in luce nuovi con disegni geometrici, raffigurazioni naturalistiche e ritrattistiche. La parte residenziale della villa, scenograficamente disposta su terrazzamenti che assecondavano il declivio naturale del terreno, collegati da scalinate e ordinata attorno a un cortile-giardino centrale cinto dal peristilio, comprendeva un ampio e articolato settore termale. È stata rinvenuta una quantità notevole di frammenti di intonaci a vivaci colori, capitelli, fusti e basi di colonna, oltre a reperti metallici e a numerose monete.

Una delle coperture esistenti a protezione dei pavimenti musivi della Villa dei Mosaici a Negrar (foto sabap-vr)
Il settore produttivo è caratterizzato dalla presenza di estesi vani lastricati; recentissima e particolarmente rilevante è l’individuazione di strutture dedicate alla produzione vinicola. Si ipotizza che l’abbandono e la spoliazione della villa siano avvenuti nel VI secolo; la successiva frequentazione del sito in epoca altomedievale, nei tre secoli successivi (VII-IX), è caratterizzata da demolizioni, nuove parziali edificazioni e dal riadattamento e riuso di alcuni ambienti superstiti. Sono riferibili a quest’epoca anche alcune sepolture in nuda terra o in cassa litica. Tutti i beni archeologici messi in luce appartengono allo Stato. L’intervento: realizzazione di due coperture con struttura in alluminio e teli con pareti apribili per la protezione dalle intemperie delle aree scavate, analoghe a quelle già esistenti, al fine di consentire gli interventi conservativi più urgenti sulle pavimentazioni musive, con un clima controllato e di permettere agli archeologi di proseguire l’indagine al coperto.

Il museo civico di Scienze e Archeologia a Palazzo Parolari a Rovereto (foto fmcr)
ROVERETO (Tn). Museo di Scienze e Archeologia | Fondazione Museo Civico di Rovereto: Paolo Orsi. Una storia trentina tra archivi e immagini. Il link per votare: Museo di Scienze e Archeologia | Fondazione Museo Civico di Rovereto – Paolo Orsi. Una storia trentina tra archivi e immagini – Art Bonus. Archeologia, zoologia, botanica, astronomia, scienze della terra, robotica: queste le discipline che animano il Museo di Scienze e Archeologia, dalle sale permanenti con le preziose collezioni fino alle importanti mostre temporanee che approfondiscono temi diversi ogni anno.

Ritratto dell’archeologo Paolo Orsi, nato a Rovereto nel 1859 (foto fmcr)
Il museo, situato a Palazzo Parolari, è dal 1998 sede della Fondazione Museo Civico di Rovereto, uno dei più antichi musei italiani, fondato come società privata nel 1851. Le collezioni storiche del museo hanno dato vita all’esposizione permanente con sale dedicate ai minerali, ai fossili e agli uccelli, con alcune delle più importanti collezioni regionali. Le sale di archeologia raccontano il territorio ma non solo, grazie alla splendida collezione Paolo Orsi e alla sala Portinaro-Untersteiner con una preziosa raccolta di vasi antichi di produzione italica. Disponibili per le attività per il pubblico e le scuole il Planetario situato nel giardino del museo e il primo LEGO Education Innovation Studio aperto in Italia. L’intervento: riordino, pubblicazione e valorizzazione dell’epistolario inedito e dell’archivio lasciato dall’archeologo roveretano Paolo Orsi (1859-1935) alla Fondazione Museo Civico di Rovereto. Realizzazione di un documentario su Paolo Orsi e il suo rapporto con la terra d’origine.

Il letto carbonizzato con il corpo del Custode scoperto da Maiuri ad Ercolano nel 1961 (foto Petrone)
PARCO ARCHEOLOGICO ERCOLANO (Na). Restauro stanza del custode, Collegio degli Augustali. Il link per votare: Parco Archeologico Ercolano – Restauro stanza del custode, Collegio degli Augustali – Art Bonus. Il parco archeologico di Ercolano, istituto della cultura di rilevante interesse nazionale dotato di autonomia speciale, è la struttura amministrativa che ha il compito di ricercare, conservare, tutelare, divulgare e valorizzare l’antica Herculaneum, luogo in cui a partire dal 1738 è cominciata l’archeologia delle città vesuviane distrutte dall’eruzione del 79 d.C. L’area archeologica di Ercolano è stata inserita, dal 1997, insieme agli Scavi di Pompei e alle ville di Oplontis, nella lista dei siti del Patrimonio Mondiale redatta dall’UNESCO. Nel 1961 durante gli scavi a cielo aperto dell’antica Herculaneum, in un ambiente del Collegio degli Augustali, una vittima dell’eruzione del 79 d.C., un uomo di circa 20 anni, probabilmente il custode dell’edificio, fu trovato disteso su un letto di legno, sepolto dal fango vulcanico.

I resti del corpo carbonizzato del custode degli Augustali a Ercolano con la posizione dei resti analizzati dal team di Petrone (foto Petrone / Plos One)
Lo scavo del letto rimase volontariamente incompiuto per consentire al pubblico una prospettiva di visita immersiva lasciando la porzione più superficiale del letto e i resti scheletrici a vista, protetti da una teca in vetro. Negli anni successivi alla musealizzazione della stanza, la protezione in vetro è andata perduta e i resti scheletrici sono stati soggetti a ripetuti furti e danneggiamenti da agenti esterni, mentre i margini del letto in legno carbonizzato hanno perso l’adesione originaria al blocco di materiale piroclastico sottostante, presentando segni di fratture e sgretolamento. Negli anni più recenti, è stata avvertita la necessità di recuperare questo straordinario contesto archeologico, sia per preservare i dati concernenti il ritrovamento di una vittima dell’eruzione in condizioni di seppellimento molto peculiari, sia per garantire la conservazione del letto, che rientra nel novero di una collezione di mobili, di oggetti di uso comune nonché di elementi strutturali in legno carbonizzato unica al mondo. Per quanto riguarda lo scheletro, in corrispondenza del cranio della vittima, è recentissima la scoperta di resti cerebrali vetrificati il cui risultato più significativo è stata l’identificazione di diverse proteine presenti nei tessuti cerebrali umani, attribuibili al cervello della vittima e ai suoi capelli, consentendo altresì l’individuazione di un intero sistema nervoso centrale. Nell’ambito del progetto è pertanto prioritario procedere ad un’accurata rimozione dei resti scheletrici per preservarne l’eccezionale valore scientifico e garantire la prosecuzione di indagini interdisciplinari; nel contempo, la rimozione del banco tufaceo dell’eruzione, non ancora scavato, consentirebbe di recuperare i nessi strutturali verticali e orizzontali del letto e la possibilità di completarne il consolidamento e il restauro. Il progetto prevede altresì la manutenzione straordinaria degli elementi strutturali e degli apparati decorativi della stanza, con particolare riguardo alla parete in opus craticium, che ancora conserva tracce del graticcio in legno carbonizzato e la finestra originale, agli intonaci affrescati e al pavimento in cocciopesto. L’unicità dell’area archeologica è data dalla peculiarità del seppellimento che ha sigillato sotto una spessa coltre di materiale piroclastico l’intera città, restituendo l’unico fronte mare di una città romana ed edifici conservati sino al terzo piano di altezza, caratterizzati da apparati decorativi di grande pregio. Ercolano è il solo sito da cui sono stati portati alla luce reperti organici in grande quantità, tra i quali legno (utilizzato sia come elemento architettonico che per la costruzione di mobili e utensili), frammenti di tessuto ed alimenti di vario genere (cereali, legumi, frutta). L’unica biblioteca del mondo antico, la famosa collezione di papiri che dà il nome alla celebre Villa, è stata trovata qui. Le attività di studio e ricerca dello straordinario patrimonio culturale del Parco, mobile ed immobile, sono volte a migliorare la conoscenza della cultura materiale e della società romana del I sec. d.C., nonché a mettere in campo strategie di tutela e conservazione innovative ed efficaci per una fruizione sempre più ampliata, inclusiva e diversificata.

Rython assiro in bronzo (730-715 a.C.) a testa di leone proveniente da Veio e conservato al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)
ROMA. Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia: restauro Rython assiro a testa di leone. Il link per votare: Restauro Rython assiro a testa di leone – Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia – Art Bonus. Restauro del Rython assiro in bronzo (730-715 a.C.) conformato a testa di leone proveniente da Veio, il cui contesto è purtroppo sconosciuto, ma certamente riconducibile ad un corredo principesco. Utilizzato come contenitore per bere, era dotato probabilmente da un’ansa che permetteva una presa riconducibile a quella di un secchiello. Il reperto è stato realizzato in lamina di bronzo, a doppia parete, e decorato con la tecnica dello sbalzo con anima di materiale refrattario in corrispondenza dei volumi delle fauci. Il manufatto dovrà essere sottoposto a: esame e documentazione dello stato di conservazione iniziale del reperto mediante fotografie e schede descrittive; pulitura (meccanica e/o chimica) delle superfici da depositi incoerenti e coerenti; consolidamento dei materiali costitutivi; eventuale incollaggio con resine adeguate; integrazioni e/o lavorazioni di integrazioni esistenti; presentazione estetica delle integrazioni; applicazione di idoneo protettivo; progettazione ed esecuzione di un nuovo supporto. Il museo ETRU mira a costituire una rete integrata tra siti ed enti culturali volta a favorire la crescita culturale e sociale e lo sviluppo economico delle realtà territoriali che le sue raccolte rappresentano, incoraggiando la formazione di comunità patrimoniali nello spirito indicato dalla Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società (Faro 2005).



Egnazia (Puglia), Sibari (Calabria), Velia (Campania), Nora (Sardegna), Alba Fucens (Abruzzo), Cerveteri (Lazio), Marzabotto (Emilia Romagna) e le Ville di Sirmione e Desenzano (Lombardia). Cosa hanno in comune questi otto siti del Patrimonio Culturale italiano di fondazione etrusca, greca, fenicio-punica, indigena e romana? È il progetto e-Archeo, un progetto complesso che coniuga reale e digitale per illustrare otto siti, da Nord a Sud, raccontando, secondo un modello esperienziale integrato e multicanale, più di dieci secoli di storia del territorio italico durante i quali la penisola è divenuta il luogo dell’integrazione di civiltà in cui tradizioni diverse si sono riconosciute in una cultura unitaria.





Commenti recenti