Cavriana (Mn). Il premio del pubblico della prima rassegna internazionale del cinema archeologico va al film “Campo della fiera e il pozzo del tempo” di Massimo D’Alessandro. Momenti di commozione in apertura con la curatrice Petra Paola Lucini che ha dedicato la Rassegna all’archeologo Giuseppe Orefici a un mese dalla scomparsa

Il regista Massimo D’Alessandro premiato da Petra Paola Lucini, curatrice della Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Cavriana (foto graziano tavan)

Nel palmares del regista romano Massimo D’Alessandro c’è un nuovo premio, quello assegnato al film “Campo della fiera e il pozzo del tempo” dal pubblico della prima edizione della Rassegna internazionale del cinema archeologico di Cavriana (Mn) ideata e curata da Petra Paola Lucini, riparte da Cavriana (Mn) per iniziativa del museo Archeologico dell’Alto Mantovano di Cavriana e della cremonese PetraFILM con nove proiezioni, sei nella sezione pomeridiana e tre seguiranno in quella serale, presentate dagli stesi registi all’inizio di ogni sezione, moderati dalla giornalista Adele Oriana Orlando.

Registi alla Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Cavriana: da sinistra, Stefano Zampini, Filippo Ticozzi, Massimo D’Alessandro, Marco Castiglioni. e Nicolò Bongiorno (foto graziano tavan)

Il momento della proclamazione dei film votati dal pubblico è stata preceduta da una simpatica chiacchierata informale dei registi col pubblico, molto apprezzata. Un’idea da tenere presente per altre manifestazioni.

Momenti di commozione c’erano stati in apertura di rassegna nella sala civica di Cavriana quando Petra Paola Lucini ha voluto dedicare all’archeologo Giuseppe Orefici, a un mese dalla sua scomparsa (vedi Archeologia in lutto. Si è spento a 79 anni Giuseppe Orefici, uno dei massimi esperti della cultura Nazca, e più in generale delle civiltà precolombiane dell’America Latina. Le sue ricerche da Nazca a Cahuachi, da Tiwanaku a Rapa Nui. Una vita dedicata anche alla divulgazione scientifica | archeologiavocidalpassato), e col quale era particolarmente legata avendo vissuto direttamente in Perù le emozioni di una campagna di scavo e l’umanità dell’archeologo bresciano raccontate dalla stesas Petra Paola Lucini nel film “Cahuachi. Labirinti nella sabbia”.

E proprio dal suo film è stato presentato un breve estratto a memoria e in omaggio a Giuseppe Orefici.

Ecco i primi tre film classificati: al primo posto, come si diceva, il film “Campo della fiera e il pozzo del tempo” di Massimo D’Alessandro (Italia 2024, 52’) con il 37,53% dei voti. Nel cuore dell’Italia centrale, ai piedi della rupe di Orvieto, si trova Campo della Fiera, un luogo straordinario in cui sacralità e storia si intrecciano da oltre duemila anni. Identificato come la sede del leggendario Fanum Voltumnae, santuario federale degli Etruschi. Il sito ha poi visto passare le diverse epoche diventando un centro spirituale e amministrativo dei Romani e successivamente un insediamento francescano. Le indagini archeologiche condotte negli ultimi vent’anni hanno portato alla luce manufatti di inestimabile valore: antichi templi, mosaici, ceramiche pregiate e un profondo pozzo mai esplorato, custode di tesori dimenticati. Attraverso ricostruzioni storiche, interviste esclusive e riprese spettacolari, “Campo della Fiera e il pozzo del tempo” accompagna il pubblico in un affascinante viaggio alla scoperta della vita, del declino e della rinascita di questo sito unico. Uno dei reperti rinvenuti nel pozzo, inoltre, apre uno squarcio nel velo di mistero che avvolge i Templari e un possibile intrigo storico.

Il regista Nicolò Bongiorno premiato da Petra Paola Lucini, curatrice della Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Cavriana (foto graziano tavan)

Al secondo posto il film “I leoni di Lissa” di Niccolò Bongiorno (Italia 2018, 76’) con il 34,80% dei voti. Il film evoca la storia della leggendaria battaglia navale di Lissa (1866), scontro simbolo e icona della marineria moderna. Il racconto si sviluppa tra le acque di Lissa, lungo i sentieri della memoria, nel cuore di quel mare Adriatico che è luogo di nascita degli eroi e ponte tra le culture del mediterraneo. Una moderna fiaba visiva raccontata in prima persona da grandi pionieri delle immersioni profonde e da maestri dell’archeologia subacquea, che vivono l’esplorazione come un concetto mentale, e conducono lo spettatore, attraverso “l’epica della subacquea”, dentro un affascinante mosaico di suggestioni visive e storiche, alla ricerca del relitto più nascosto e dimenticato, nel grembo profondo dell’Unità d’Italia.

Il regista Filippo Ticozzi premiato da Petra Paola Lucini, curatrice della Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Cavriana (foto graziano tavan)

Al terzo posto il film “Le cime di Asclepio”, di Filippo Ticozzi (Italia 2024, 17’) con il 27,77%. Un museo si sta svuotando. Ciò che normalmente lo abita cambia posizione e prospettiva. Possono oggetti, statue, cimeli morire? Il film racconta il trasloco di un museo archeologico cercando di assumere il punto di vista dei protagonisti inanimati: oggetti antichi e immortali, ora senz’aura, costretti a confrontarsi con la corruttibilità terrena.

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