Grosseto. Alla biblioteca comunale Chelliana presentazione del libro “Femminicidio e violenza di genere nell’antica Roma” a cura di Marina Lo Blundo che ad archeologiavocidalpassato.com ricorda come è nato il libro, illustra la sua articolazione in capitoli (fonti giuridiche, epigrafiche, letterarie, storiche e anche iconografiche) e come il tema sia affrontato per la prima volta in modo organico
Quale era la condizione della donna nel Diritto Romano? Quali gli stereotipi di genere che la avvolgevano? E ancora: quali sono i casi di femminicidio più famosi nella storia romana? Attuale nel dibattito contemporaneo e nelle cronache quotidiane, quello del femminicidio e della violenza di genere è un fenomeno che affonda le sue radici molto indietro nella storia. L’analisi della situazione in età romana permette di comprendere come, pur se in un panorama giuridico nettamente cambiato, molte dinamiche di violenza, di sottomissione, di possesso, fossero ben presenti allora come oggi. Sabato 8 marzo 2025, alle 17, alla biblioteca comunale Chelliana in via Mazzini 36 a Grosseto, presentazione del libro “Femminicidio e violenza di genere nell’antica Roma” a cura di Marina Lo Blundo, edito da DieLLe Editore. Intervengono le autrici Marina Lo Blundo, funzionaria archeologa al parco archeologico di Ostia Antica; Alessandra Randazzo, giornalista pubblicista, divulgatrice di archeologia e social media manager; Giulia Santini, studentessa di Conservazione e Valorizzazione dei Beni culturali all’università internazionale Uninettuno. Modera l’incontro Enrico Pizzi, giornalista ed editorialista per tv9 Telemaremma. Ingresso libero. In esclusiva per archeologiavocidalpassato.com Marina Lo Blundo spiega come è nato il progetto del libro, come è articolato col contributo delle diverse autrici, e perché la violenza di genere nell’antica Roma è la prima volta che viene affrontato sotto ogni punto di vista in modo organico.
“Femminicidio e violenza di Genere nell’antica Roma”, spiega Marina Lo Blundo ad archeologiavocidalpassato.com, “nasce come idea il 25 novembre 2023 a seguito dell’omicidio di Giulia Cecchettin. E sulla scia della suggestione di un’iscrizione che è conservata nei depositi del parco archeologico di Ostia antica di Prima Florentia che è una giovane donna, sposa, di 16 anni e mezzo, uccisa dal marito Orfeo che l’ha gettata nel Tevere. Da questo caso di femminicidio ho cominciato a parlare con quelle che sono diventate le altre autrici del libro, che sono Giulia Santini, Alessandra Randazzo ed Elisa Mancini, ed è venuta fuori proprio l’idea di scrivere un libro che a partire dall’idea di questa iscrizione interrogasse un po’ il passato, interrogasse la storia delle donne romane, e andasse a cercare se effettivamente nelle fonti di qualsiasi tipo – quindi giuridiche, epigrafiche, letterarie, storiche e anche iconografiche – se fosse trattato il tema della violenza di genere e del femminicidio. Uso queste parole moderne, queste definizioni moderne per parlare di tempi antichi, perché l’idea del libro è quella proprio di calarci nel passato, leggere il passato, cercando di trovare delle chiavi di lettura per comprendere anche il presente. Quindi da qui viene questo titolo anche se appunto il termine femminicidio è molto moderno. È entrato solo di recente nel nostro vocabolario. E quindi nasce con questo intendimento”.
“Nel volume sono raccolti i contributi miei, e delle altre autrici”, illustra Marina Lo Blundo ad archeologiavocidalpassato.com. “Partiamo dalle fonti giuridiche. Quindi il primo capitolo è dedicato alle fonti giuridiche che regolano la condizione della donna nell’antica Roma. Passiamo poi agli stereotipi di genere che aleggiavano sulle donne, e che ci sono noti anche dalla letteratura – principalmente dalle Satire di Giovenale – ma da qualunque altro tipo di fonte letteraria e storica che noi possiamo andare a interrogare. Poi passiamo a parlare della sessualità. E questi due capitoli sugli stereotipi e la sessualità li ha scritti Elisa Mancini. La sessualità delle donne, la sessualità in senso ampio – perché è molto sottile la linea di confine tra piacere e sopruso, quando si parla di sesso, a maggior ragione nell’antica Roma. Poi passiamo a interrogare le fonti letterarie per andare a vedere i miti legati a Roma. Cosa succede, quali donne sono legate ai miti romani della fondazione della città, e quali sono le storie di queste donne. E poi le fonti storiche e quindi più “cronachistiche”. Ci affidiamo a Tacito e a Svetonio che ci raccontano le storie delle donne della famiglia imperiale; di casi di femminicidio, di violenza di genere. Abbiamo solo due iscrizioni note per il mondo romano che parlano esplicitamente di un uomo che uccide la propria moglie. Però questi sono stati due punti di partenza per poi andare a indagare il fenomeno nel suo complesso. Poi passiamo alle fonti iconografiche perché la storia dell’arte romana è ricca di rappresentazioni delle donne e soprattutto della violenza perpetrata alle donne attraverso episodi del mito. Infine – conclude Lo Blundo – facciamo una gita a Roma, una sorta di viaggio, di topografia dei luoghi in cui si sono consumati o si ricordano femminicidi. E quindi andiamo sulla rupe Tarpea; andiamo nel luogo di sepoltura delle Vergini Vestali che venivano condannate per incesto; e andiamo poi sulla via Appia dove c’è il cenotafio di Annia Regilla, uccisa per volontà del marito Erode Attico”.
“È la prima volta che il tema del femminicidio, della violenza di genere nel mondo romano”, spiega Marina Lo Blundo ad archeologiavocidalpassato.com, “viene affrontato da tutti questi punti di vista che ho detto fin qui, perché fino adesso sono stati affrontati magari puntualmente ora dal punto di vista giuridico, ora dal punto di vista storico, ora dal punto di vista letterario, ma mai era stata realizzata un’opera completa che racchiudesse tutti questi temi. Inoltre il taglio che abbiamo voluto dare, noi autrici – siamo tutte divulgatrici dell’antico principalmente sui social e sul web -, è stato un taglio principalmente divulgativo, quindi un’opera che si rivolge a tutti non necessariamente appassionati di storia, non necessariamente esperti del settore, ma proprio a un pubblico il più ampio possibile, perché l’idea è quella che leggendo le esperienze del passato di ragionare sul presente”.
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