L’Antico Egitto a Vittorio Veneto. L’arch. Zanovello apre le conferenze della mostra “Rispetto, Conoscenza e valore. 1989-2018, Paolo Renier per Abydos-Egitto”: studiando il cubito sacro, unità di misura base per gli antichi egizi, ha dato forma e significato al percorso di iniziazione che si articolava all’interno dell’Osireion

Una veduta dall’alto dell’Osireion di Abydos, monumento unico nell’architettura sacra dell’Antico Egitto (foto Paolo Renier)
Oggi le loro misure sembrano incomprensibili. Ma i monumenti antichi non vanno letti con la lente di ingrandimento del sistema metrico decimale moderno, bensì con l’unità di misura con la quale gli architetti del tempo li hanno pensati e realizzati. Ne è convinto l’architetto Rinaldo Zanovello che sabato 26 maggio 2018 alle 18 nell’aula magna della Rotonda di villa Papadopoli a Vittorio Veneto (Tv), messa a disposizione dall’associazione storico culturale Zheneda, apre il ciclo di conferenze promosse in occasione della mostra “Rispetto, Conoscenza e valore. 1989-2018, Paolo Renier per Abydos-Egitto”, con un intervento su “Il Cubito sacro: strumento simbolico per conoscere l’Osireion di Abydos”. L’unità fondamentale per la misura delle lunghezze nel mondo egizio era infatti il cubito (in latino: cubitum, cioè gomito), che rappresentava la lunghezza dell’avambraccio del faraone, dal gomito alla punta del dito medio. Erano in uso due tipi di cubito: il cubito piccolo di circa 44,7 cm, usato per le misurazioni quotidiane, e il cubito regale, utilizzato in architettura, di 52,36 cm, ovvero la misura presa dal gomito alla punta del dito medio, più la larghezza di un palmo. Una caratteristica del cubito architettonico consisteva nel fatto che le misure verticali venivano effettuate con pertiche, mentre le misure orizzontali venivano effettuate facendo rotolare un odometro (un cilindro del diametro di un cubito verticale). Quindi un cubito orizzontale era lungo 3,14 volte un cubito verticale. Le piramidi classiche avevano un rapporto tra l’altezza e il lato di base che era di 4:1 (4:3,14 >1) e quindi un angolo di circa 51°. Le piramidi meno ripide avevano un rapporto di 3:1 (3:3,14 <1) e quindi un angolo di circa 41°.

L’architetto Rinaldo Zanovello nel sopralluogo all’Osireion di Abydos (foto Paolo Renier)
La conferenza di Rinaldo Zanovello, architetto e studioso di architettura simbolica e sacra, è il risultato di un soggiorno ad Abydos con il fotografo Paolo Renier. “Con la missione a maggio 2013 in Egitto”, ricorda Renier, “si è potuto raccogliere una documentazione aggiornata e realizzare i rilievi necessari per le ricostruzioni in scala 1:20 e in scala 1:1. È stato un bellissimo lavoro di squadra che è servito indubbiamente a definire al meglio i risultati delle varie spedizioni rendendoli interessanti anche per un pubblico di non esperti”. Zanovello anticipa i temi dell’incontro di Vittorio Veneto: “Affronterò le questioni più significative del luogo e della sua storia, mostrando per mezzo di parallelismi le forti analogie tra l’Osireion e il mito di Osiride e utilizzando il cubito sacro per decodificare il percorso di iniziazione situato all’interno del tempio iniziatico dell’Osireion”. Non dimentichiamo che uno degli elementi architettonici dell’Osireion è il corridoio che costituiva l’accesso all’ipogeo sacro: un percorso voltato sulle cui pareti laterali si potevano leggere dei testi oltremondani del repertorio regale, realizzati interamente con la tecnica della pittura a secco, perciò molto di quello che poterono leggere i primi scopritori oggi è andato perduto. “Sulla parete a Est”, spiega l’egittologa Federica Pancin, “c’è la più antica e completa versione conosciuta del Libro delle Cripte, che illustra il viaggio del Sole nella Duat, l’Aldilà. Il Sole dispensa benefici a coloro che, nel giudizio di Osiride, si sono dimostrati degni di Resurrezione. Mentre agisce senza pietà per chi ha peccato in vita. Sul lato occidentale, invece, figurano le scene e i testi del Libro delle Porte, che scandisce le fasi del viaggio solare, scandite in dodici sezioni percorse in dodici ore”. Per l’architetto Zanovello c’è un percorso di iniziazione, una “via attraverso il quale l’homo naturalis – cioè l’uomo decaduto in seguito a una sorta di “peccato originale” – riesce a ritornare alla condizione adamitico-originaria di Homo Spiritualis, nella quale conscio e subconscio sono nuovamente riuniti”. Come si vede ci sono tutti gli elementi per una conferenza di grande interesse.
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Sono ststa alla conferenza ed è stata molto interessante. L’architetto ha usato un lingusggio molto chiaro e allo stesso tempo ha spiegato molti concetti esoterici che venivano espressi da quel popolo antico per portare le persone verso un livello di coscienza di sè più elevato. Straordinarie le foto di Paolo Renier. Veramente uno splendido tuffo indietro nel tempo e nella storia di questo popolo ricco di simbolismo.