A Pompei il fascino dell’archeologia della morte, progetto internazionale nella necropoli di Porta Nola: trovata una rarissima tomba di neonato
Urne cinerarie, tombe monumentali e anche una delle rare sepolture infantili. È il risultato di una campagna archeologica “della morte”, condotta nel mese di agosto da una missione congiunta della British School at Rome, de l’Ilustre Colegio Oficial de Doctores y Licenciados en Letras y Ciencias de Valencia y Castellòn – Departamento de Arqueologia, del Museo de Prehistoria e Historia de La Diputación De Valencia, in collaborazione con la soprintendenza Speciale per Pompei, Ercolano e Stabia, che ha indagato alcune sepolture poste all’esterno di Porta Nola, a Pompei. Studiare i sepolcri per raccontare la vita, le abitudini alimentari, le caratteristiche fisiche, i costumi è l’obiettivo del progetto “archeologia della morte” per saperne di più sulla popolazione di Pompei insieme alle abitudini alimentari, lo stile di vita ed i costumi funerari. Il progetto si è concentrato sulle sepolture di Porta Nola perché offrono un esempio emblematico dei diversi ceti sociali che si specchiano nei diversi tipi di sepolture. Dunque è con l’obiettivo di ricostruire gli “stili di vita” della popolazione ai tempi dell’eruzione del Vesuvio che un gruppo di studiosi inglesi e spagnoli in collaborazione con la soprintendenza Speciale per Pompei, Ercolano e Stabia, si è impegnato in una campagna di scavo che per tutto il mese di agosto, quello che nei secoli resterà sempre legato alla distruzione delle città vesuviane nel 79 d.C., ha indagato all’esterno di Porta Nola.
La scoperta più eclatante di quest’ultima campagna di scavo, che ha fornito nuovi tasselli di conoscenza sull’uomo d’epoca romana, è stata il ritrovamento di una rara tomba di infante. Fino al I secolo dopo Cristo, infatti, i defunti venivano inceneriti, tranne i neonati ancora senza denti, che erano inumati. Tra i ritrovamenti, anche frammenti di osso lavorato che decorava il letto funebre su cui fu incinerato uno dei defunti. “È un momento particolarmente importante per Pompei che sta vivendo un grande fermento per le attività di restauro del Grande Progetto, ma anche per le scoperte che stanno emergendo dalle numerose campagne di scavo”, spiega il soprintendente Massimo Osanna. “Le indagini in corso a Porta Nola dimostrano che a Pompei non si promuove solo la conservazione dell’area archeologica ma anche lo studio e la ricerca attraverso collaborazioni interdisciplinari e internazionali che coinvolgono università e istituzioni di più Paesi e che continua a dare risultati straordinari per l’indagine e l’approfondimento scientifico. Altre campagne di studio si stanno conducendo anche alla Necropoli di Porta Nocera dove sono all’opera i francesi dell’Università di Lille e l’Ècole francaise de Rome per le attività di scavo e i tedeschi del Pompeii Sustainable Project con un progetto di conoscenza e conservazione. Il tema della tragedia e della morte a Pompei – nota Osanna – è dunque particolarmente all’attenzione sia nei programmi di studio che nei progetti di valorizzazione, come nel caso della mostra “Pompei e l’Europa – Rapiti alla morte” (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2015/06/06/rapiti-alla-morte-una-piramide-nellanfiteatro-per-i-calchi-di-pompei-parte-della-grande-mostra-pompei-e-leuropa-allarcheologico-di-napoli-che-racconta-la-sug/)”.
La necropoli di Porta Nola è composta da tre tombe, tra cui quella di M. Obellio Firmo dove sono state trovate urne cinerarie e frammenti combusti di ossa umane attribuibili forse a Obellio Firmo e frammenti di osso decorato con evidenti tracce di combustione appartenenti al letto funerario su cui era posto il cadavere sulla pira. Gli scavi hanno messo in luce il trivio e il piano di calpestio della tomba di una sacerdotessa di Cerere. Sono stati inoltre approfonditi gli studi sui 15 cadaveri di fuggitivi nel fango dell’eruzione del 79 d.C., recuperati nello scavo del 1976-1978, di cui è stato possibile fare il calco. Il loro studio, cominciato nel 2012, si è concentrato principalmente sulla ricostruzione delle parti del corpo dei singoli individui, la stima del sesso e dell’età di ciascuno di essi, l’analisi delle caratteristiche morfologiche per determinare la loro possibile vicinanza biologica e allo stesso tempo identificare le patologie ossee e dentali.
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