Recuperati dai carabinieri e restituiti all’Iraq reperti trafugati e venduti su internet. Ambasciatore: allarme sul commercio antiquario illegale
Su internet bastavano meno di 5mila euro per assicurarsi una tavoletta di argilla con iscrizioni cuneiformi di più di quattromila anni o altri reperti archeologici trafugati dall’Iraq. Ma stavolta è andata male. I tesori dell’antica Mesopotamia, trafugati come detto dall’Iraq e rivenduti su internet, sono stati recuperati dal Comando Tutela patrimonio culturale dei Carabinieri e restituiti al paese di origine, nel corso di una cerimonia all’ambasciata irachena in Italia. I cinque reperti, una tavoletta in terracotta con iscrizioni cuneiformi del 2100 a.C. e quattro rilievi, raffiguranti volti maschili e femminili e datati tra il 300 e il 500 a.C., sono stati recuperati dai carabinieri nel corso di una indagine avviata nel 2004, che ha portato al sequestro di numerosi beni tra cui anche 2mila monete romane. Sono circa 14mila i reperti trafugati dall’Iraq nel 2003, ha spiegato l’ambasciatore iracheno, Saywan Barzani, e “fino ad oggi, 3500 di questi sono stati recuperati e restituiti al nostro paese. È la prima volta che in Italia vengono recuperati beni di questo tipo, trafugati in Iraq, e per questo va il mio ringraziamento ai carabinieri e alle autorità italiane”.

L’ambasciatore iracheno Saywan Barzani e il colonnello dei carabinieri Luigi Cortellessa alla cerimonia di restituzione dei reperti trafugati
Ma l’ambasciatore iracheno si è mostrato preoccupato per una situazione grave legata proprio al mercato illegale di reperti archeologici. “Lo Stato islamico non solo distrugge i luoghi di culto, ma rivende anche i reperti archeologici per finanziare la sua guerra”, ha detto all’Adnkronos l’ambasciatore iracheno, Saywan Barzani, a margine della cerimonia di restituzione dei reperti trafugati in Iraq. “Non siamo al corrente – ha proseguito Barzani – di quali circuiti si servano e su quali mercati li vendano, ma sappiamo che utilizzano questi reperti, sottratti in tutte le città storiche dell’Iraq e della Mesopotamia che sono cadute sotto il loro controllo, per finanziarsi”. Lo Stato islamico, ha proseguito Barzani, “è oscurantista: in Iraq non sta compiendo solo una strage di esseri umani ma anche del patrimonio culturale del Paese. Hanno distrutto la maggioranza delle moschee, dei tempi yazidi e hanno danneggiato le chiese cristiane e ortodosse nelle zone sotto il loro controllo. L’Is ha fatto esplodere con la dinamite le tombe dei profeti Seth e Giona e quella di San Giorgio, patrono di Mosul. Se ne è parlato poco, ma si tratta di una grande catastrofe per l’umanità”.
“Il nostro lavoro in Iraq”, ha sottolineato, nel corso della cerimonia, il colonnello Luigi Cortellessa, vice comandante del Tpc, “viene da lontano, da quando, nel 2003, a conflitto ancora in corso, un nostro ufficiale mise in salvo il museo di Baghdad. La tutela del patrimonio culturale è un fondamento della nostra Costituzione e noi mettiamo le nostre competenze di eccellenza a servizio del patrimonio mondiale che, siamo convinti, deve essere reso fruibile nei paesi di origine, là dove è stato concepito dall’ingegno umano”.
Tag:Iraq, Luigi Cortellessa, Mesopotamia, Mosul, museo di Baghdad, Nucleo Tutela Patrimonio Beni Culturali Arma dei Carabinieri, reperti trafugati, restituzione reperti archeologici, Saywan Barzani
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Graziano Tavan, giornalista professionista, per quasi trent’anni caposervizio de Il Gazzettino di Venezia, per il quale ho curato centinaia di reportage, servizi e approfondimenti per le Pagine della Cultura su archeologia, storia e arte antica, ricerche di università e soprintendenze, mostre. Ho collaborato e/o collaboro con riviste specializzate come Archeologia Viva, Archeo, Pharaos, Veneto Archeologico. Curo l’archeoblog “archeologiavocidalpassato. News, curiosità, ricerche, luoghi, persone e personaggi” (con testi in italiano)
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