Bimillenario di Augusto. A Caorle la mostra “Mare nostrum”: viaggio virtuale sulle grandi navi commerciali o i potenti vascelli da guerra alla scoperta dell’età dell’oro di Roma, l’età augustea

L'imperatore Augusto all'inizio della mostra "Mare nostrum" invita i visitatori a fermarsi ad ascoltarlo

L’imperatore Augusto all’inizio della mostra “Mare nostrum” invita i visitatori a fermarsi

“Fermati, visitatore!”. È lo stesso imperatore Augusto “in carne ed ossa” a ricevere e introdurre i visitatori alla mostra “Mare Nostrum. Augusto e la potenza di Roma”, organizzata da Culture Active al Museo del Mare di Caorle fino al 30 settembre (vedi il post del 20 agosto su archeologiavocidalpassato). Augusto appare dal buio e per un attimo hai l’impressione di averlo lì davanti in persona. Il breve video apre il viaggio virtuale alla scoperta dell’età dell’oro di Roma, l’età augustea. Attraverso ricostruzioni immersive, ambientazioni virtuali strumenti interattivi il visitatore si trova a viaggiare sulle grandi navi commerciali cariche di prodotti artigianali e beni di lusso; ma in questo viaggio virtuale si vivono in prima persona anche le battaglie navali che hanno cambiato il corso della storia.

L'allestimento multimediale della mostra "Mare nostrum" al museo del Mare a Caorle

L’allestimento multimediale della mostra “Mare nostrum” al museo del Mare a Caorle

Siete pronti? Il viaggio può cominciare. E si scopre subito perché i romani chiamavano il Mediterraneo “Mare Nostrum”, che ha dato il titolo alla mostra. Se si segnano le rotte che collegavano Roma con porti, empori, colonie lungo le sponde del Mediterraneo dalle Colonne d’Ercole (stretto di Gibilterra) all’Ellesponto (stretto dei Dardanelli), ne esce un intrico di collegamenti degno di un portolano di molti secoli dopo. Nell’urbe arrivavano dalle regioni più disparate dell’impero olio, grano, garum (salsa di pesce), vino, porpora, cotone, incenso, marmi… La maggior parte dei beni arrivavano all’interno di speciali contenitori, le anfore, di forme e dimensioni diverse a seconda del contenuto e del luogo di produzione: differenze utilissime oggi agli archeologi per ricostruire le rotte e le derrate delle navi commerciali di duemila anni fa.

I rilevamenti subacquei del relitto Caorle I nelle immagini della Guardia Costiera

I rilevamenti subacquei del relitto Caorle I nelle immagini della Guardia Costiera

Il relitto Caorle I "adagiato" virtualmente sui fondali dell'Adriatico nella mostra "Mare nostrum"

Il relitto Caorle I “adagiato” virtualmente sui fondali dell’Adriatico nella mostra “Mare nostrum”

La ricostruzione grafica di un fornello mobile in piombo ritrovato su un relitto

La ricostruzione grafica di un fornello mobile in piombo ritrovato su un relitto

La ricostruzione grafica di uno scandaglio usato sulle navi romane

La ricostruzione grafica di uno scandaglio usato sulle navi romane

Ma non sempre il trasporto andava a buon fine. Tempeste, mare in burrasca, bassi fondali e scogli affioranti, e talora un cielo senza stelle, trasformavano una navigazione sicura e remunerativa in un viaggio a rischio naufragio. Le coste italiane e mediterranee annoverano sui loro fondali relitti di ogni epoca. Anche al largo di Caorle ne sono stati individuati più di uno. È proprio il cosiddetto relitto Caorle I (scoperto nel 1992 a 13 miglia marine dalla costa e a 30 metri di profondità) che offre lo spunto per fare una conoscenza multimediale delle navi commerciali romane. Così la mostra “Mare Nostrum” ti fa immergere nelle acque del mare Adriatico: vedi il relitto adagiato sul fondale, ci cammini sopra e, grazie a un effetto speciale – molto gradito ai bambini-, ecco che i nostri passi sembrano spostare l’acqua creando piccole onde. La “passeggiata” sul relitto è utile, perché ci permette di scoprire alcuni particolari interessanti (mettendo insieme ritrovamenti archeologici subacquei avvenuti in realtà su più relitti): dal fornello allo scandaglio e alla cassetta del pronto soccorso. Sì, proprio la cassetta del pronto soccorso!  Anche duemila anni fa qualche piccolo incidente o problema sanitario erano eventi da mettere in conto. Il kit sanitario era contenuto in casse di legno (materiale molto deperibile e perciò raro da trovare negli scavi archeologici, soprattutto subacquei): strumenti medico-chirurgici per le emergenze durante la navigazione e alcuni farmaci-medicamenti a base di coriandolo e cumino per curare i disturbi intestinali. Non è un caso che il termine “nausea” derivi dal latino nãusea mal di mare, derivante a sua volta dal greco “nusia” (νυσία), variante ionica di “nautia” (ναυτία), derivante da “naus” (ναῦς) che in greco significa “nave” e ci porta direttamente ai greci, popolo di navigatori ben prima dei romani. Con il fornelletto da campo, diremmo oggi, si risolveva il problema della cottura dei cibi in mare. Ne esistevano di due tipi: il tipo “a cassa”, con un piano di cottura in laterizi con sopra delle braci e una graticola in ferro; e il tipo “mobile” in piombo, più comune probabilmente perché utilizza il piombo che è un metallo più resistente e si ripara più facilmente; un utensile perfetto quindi per la vita a bordo di una nave: il fornello era in doppia lamina di piombo con un camino dove veniva versata acqua per impedire che il metallo si surriscaldasse avvicinandosi al punto di fusione. E quando poi la nave si stava avvicinando alla costa o cominciava a far buio tornava utile lo scandaglio per verificare la profondità del mare ed evitare così gli insidiosi bassi fondali. All’anello si legava una sottile fune di canapa (“sagola”) che, misurata a braccia, consentiva di determinare la profondità di quel tratto di mare. La base, che andava a toccare il fondo, era incavata e ricoperta di grasso animale (“sego”) che permetteva di prelevare piccoli campioni di fondale marino.

Le immagini coinvolgenti delle battaglie navali sostenute da Ottaviano

Le immagini coinvolgenti delle battaglie navali sostenute da Ottaviano

Lo schema della battaglia di Azio (31 a.C.) in cui Ottaviano vinse Marco Antonio e Cleopatra

Lo schema della battaglia di Azio (31 a.C.) in cui Ottaviano vinse Marco Antonio e Cleopatra

Ma non sempre i romani andarono per mare con scopi commerciali. Anzi, prima per creare degli empori o individuare dei centri abitati amici e poi per garantire la sicurezza delle rotte alle grandi navi da trasporto, furono necessarie nel corso dei secoli molte battaglie navali nei passaggi strategici del Mediterraneo o contro i popoli che tentavano di opporsi al nascente concetto di “mare nostrum”. Le battaglie sul mare sono andate avanti fino all’ascesa al potere di Ottaviano, il futuro Augusto primo imperatore romano, che è il tema portante della mostra di Caorle. Sono tre le battaglie importanti che hanno costruito la fortuna di Augusto: Filippi, Nauloco e Azio. Ancora una volta la multimedialità viene in aiuto al visitatore che, salendo su un tappetino-sensore, fa partire le immagini della battaglia desiderata le quali, con uno sviluppo concavo di quasi 200 gradi, “avvolgono” il visitatore e lo “immergono” negli scontri sanguinosi. Così a Filippi (42 a.C.) nella battaglia campale tra Marco Antonio e Ottaviano contro Bruto e Cassio, gli assassini di Cesare. Così a Nauloco (36 a.C.), vicino a Milazzo in Sicilia, quando la flotta al comando di Marco Vipsanio Agrippa, ammiraglio di Ottaviano nonché suo migliore amico e futuro genero, sconfisse Sesto Pompeo che con la sua flotta aveva invaso l’isola. Così ad Azio (31 a.C.), vicino al golfo di Ambracia, l’odierna Arta sulle coste ioniche nord-occidentali della Grecia, con la battaglia navale che segnò la definitiva vittoria da parte di Ottaviano su Marco Antonio  e Cleopatra.

Il percorso della mostra volge al termine. Del primo imperatore di Roma ormai si conoscono tutte le tappe fondamentali della sua vita. Non rimane che il saluto finale. E naturalmente è ancora lui, Augusto, ad accomiatare i visitatori accompagnandoli virtualmente all’uscita.

 

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