È morto Tony Clunn, l’ufficiale-archeologo che scoprì la “legione perduta” di Varo distrutta nella battaglia della Selva di Teutoburgo

L’archeologo britannico Tony Clunn mostra una delle monete romane trovate nel luogo della battaglia della Selva di Teutoburgo vicino all’odierna Kalkriese in Bassa Sassonia (Germania)

Ricostruzione della sanguinosa battaglia della Selva di Teutoburgo del 9 d.C. che fu una disfatta per i romani
britannico Tony Clunn, autore della sensazionale scoperta della “perduta legione” del generale romano Publio Quintilio Varo, è morto all’età di 68 anni nella sua casa di Osnabrück, in Germania. Fu lui che nel 1993 annunciò ufficialmente il ritrovamento in Germania, nella Bassa Sassonia, ai piedi della collina di Kalkriese, della località (che da 400 anni veniva ricercata invano) dove fu combattuta la famosa battaglia della Selva di Teutoburgo nel 9 d.C. nella quale morì Publio Quintilio Varo, politico e generale romano. Nato da una gens patrizia decaduta, Varo riuscì a intraprendere la carriera politica grazie alla vicinanza dell’imperatore Augusto: questi gli permise di salire i gradini del cursus honorum e lo accolse nella sua famiglia dandogli in sposa la figlia di suo genero, Marco Vipsanio Agrippa. Varo ricoprì ruoli di notevole prestigio, quale quello di proconsole in Africa e, più tardi, quello di legatus Augusti pro praetore in Siria. Nel 7 d.C. fu inviato come governatore in Germania. È qui che fu ingannato e attaccato dalle forze comandate dal principe dei Cherusci, Arminio, il quale, tradendo i Romani, inflisse a Varo, tra il 9 e l’11 settembre del 9, una durissima sconfitta nella foresta di Teutoburgo, dove furono completamente annientate tre legioni e numerose coorti ausiliarie dell’esercito romano. Lo stesso Varo, vistosi sconfitto, si tolse la vita.
Quando John Anthony Spencer «Tony» Clunn fu comandato ne 1987 in Germania era un ufficiale dell’esercito britannico (che poi lasciò nel 1996), e archeologo per passione: col metal detector si dilettava nel tempo libero a cercare monete romane. Per questo, appena assegnato al Royal Tank Regiment di stanza a Osnabrück, in Germania, si rivolse a Wolfgang Schlüter, che all’epoca era l’archeologo di riferimento per il distretto di Osnabrück, per sapere – da cercatore di monete – dove dare un’occhiata. Schlüter gli consigliò di andare una ventina di chilometri a nord della città, dove in passato erano state trovate monete romane, precisando però che da almeno 18 anni non ne era stata trovata più una. L’indicazione di Schlüter non era peregrina: si basava sullo studio di mappe antiche e sull’ipotesi, avanzata nell’Ottocento da Theodor Mommsen, il grande studioso tedesco del mondo antico, che proprio la zona di Kalkriese potesse essere stata il teatro della battaglia del 9 d.C. Così l’ufficiale-archeologo con il metal detector si incamminò lungo una antica pista romana, assistito dalla fortuna. Già il primo giorno Clunn trovò numerose monete del regno di Augusto, la maggior parte in un eccellente stato di conservazione. Con una particolarità, che accese subito l’interesse dell’appassionato: non solo quelle monete trovate erano tutte del I secolo d.C., ma nessuna di esse era successiva al 9 d.C. Clunn capì di essere sulla buona strada: ai piedi della collina di Kalkriese, a una settantina di chilometri a nordovest di Osnabrück, scoprì i resti di una trincea romana e un centinaio di monete del I secolo d.C., alcune delle quali con il sigillo di Publio Quintilio Varo. Aveva trovato la prima prova inconfutabile che in quel luogo c’era stata un’attività militare. Fino a quel momento infatti c’erano state molte ipotesi, tra loro contrastanti, sul luogo della battaglia che gli studiosi stavano cercando senza successo da alcuni secoli.
Gli storici romani ricordano con “clades Variana” (la disfatta di Varo) la battaglia della foresta di Teutoburgo che – come detto – si svolse nell’anno 9 d.C. tra l’esercito romano guidato da Publio Quintilio Varo e una coalizione di tribù germaniche comandate da Arminio, capo dei Cherusci. La battaglia si risolse in una delle più gravi disfatte subite dai romani: tre intere legioni (la XVII, la XVIII e la XIX) furono annientate, oltre a 6 coorti di fanteria e 3 ali di cavalleria ausiliaria. Per riscattare l’onore dell’esercito sconfitto, i Romani diedero inizio a una guerra durata sette anni, al termine della quale rinunciarono a ogni ulteriore tentativo di conquista della Germania. Il Reno si consolidò come definitivo confine nord-orientale dell’Impero per i successivi 400 anni.
Sulla base dei dati raccolti da Clunn, Schlüter iniziò uno scavo sistematico del sito nel 1989, scavo che in seguito sarebbe passato sotto la direzione di Susaanne Wilbers-Rost. Gli scavi archeologici sono durati quasi un decennio. Nel 2002 è stato aperto a Kalkriese il museo della Battaglia di Varo (Varusschlacht Museum und Park Kalkriese) che espone i reperti legati alla battaglia della Selva di Teutoburgo, dove i germani guidati da Arminio massacrarono tutte e tre le legioni romane al comando del generale Quintilio Varo. Nel 1996 Clunn decise di lasciare Londra e di stabilirsi a Osnabrück dove ha continuato a occuparsi di archeologia e ha scritto libri sull’«ultima legione». Negli anni Clunn ha esplorato l’intera area intorno a Kalkriese e con le monete scoperte è stato possibile ricostruire il percorso seguito dai legionari di Varo e stabilire dove i soldati romani subirono l’imboscata e furono massacrati. Secondo Clunn il percorso seguito dai legionari in marcia è esattamente compatibile con i cambiamenti ambientali descritti dallo storico romano Cassio Dione nella sua monumentale “Storia romana”.
Come fai Graziano a sapere così tante cose ?
Complimenti per questo articolo.
cerco solo di segnalare notizie curiose e interessanti