Medinet Madi, nel cuore dell’Egitto un parco archeologico unico, tutto da visitare
C’è un parco archeologico che nel cuore della terra dei faraoni attende i turisti. Ma anche se Medinet Madi, all’oasi del Fayyum, è un unicum nell’offerta culturale dell’Egitto, gli appassionati tardano ad arrivare, direzionati su siti più famosi al grande pubblico.
Di qui l’invito accorato a visitare Medinet Madi da parte di Edda Bresciani, uno dei più grandi egittologi non solo italiani, professore emerito di Egittologia all’università di Pisa, dal 1966 impegnata ininterrottamente negli scavi archeologici nell’area del Fayyum e direttore scientifico del progetto Medinet Madi: “La Luxor del Fayyum, come viene definita, dovrebbe essere promossa maggiormente dai tour operator di qualità”, afferma decisa Edda Bresciani incontrata a Rovereto alla Rassegna internazionale del Cinema archeologico, dove ha presentato la guida archeologica “Medinet Madi”, un agile volumetto disponibile nella versione in italiano, inglese e arabo.
L’Egitto non è solo piramidi, valle dei Re e tesoro di Tutankhamon: ora la terra dei faraoni offre anche il parco archeologico naturalistico di Medinet Madi, il primo in Egitto. È stato aperto nell’area dell’oasi del Fayyum, fertile regione a un centinaio di chilometri a sud-ovest del Cairo: “Un’oasi ancora autentica – spiega Bresciani – non intaccata dal turismo di massa e dalla cementificazione selvaggia. Il parco è collegato da una strada panoramica protetta che in 28 chilometri porta al Wadi Rayan, in cui si estende la famosa Valle delle Balene, uno dei più ricchi giacimenti di scheletri fossili di balene al mondo.
Decenni di ricerche e più di cinque anni per il progetto finanziato dalla Cooperazione Italiana sotto la direzione tecnica dell’Università di Pisa e del Supremo consiglio delle Antichità dell’Egitto hanno permesso di realizzare il primo parco archeologico lungo il Nilo con l’obiettivo dichiarato di portare nell’area del Fayyum un turismo alternativo e sostenibile. Turismo che per ora tarda ad arrivare. Solo pochi mesi dopo l’inaugurazione del parco (8 maggio 2011) è scoppiata la rivoluzione con la primavera araba che in Egitto ha portato alla deposizione del presidente Hosni Mubarak, bloccando sul nascere ogni sviluppo. Medinet Madi conserva l’unico tempio del Medio Regno con testi geroglifici e di scene scolpite presente in Egitto, e altri monumenti del periodo tolemaico, romano e copto: questa “città del passato”, come suona il nome arabo di Medinet Madi, si presenta con i suoi tre templi, la cappellina di Isis, i suoi dromoi, i leoni e le sfingi della via Processionale, la straordinaria piazza porticata, tutti consolidati dai puntuali lavori di restauro. “La visita al parco archeologico di Medinet Madi – continua l’egittologa – consente di rivivere lo sviluppo di una cittadina dell’Antico Egitto in un lungo arco di tempo che va dal II millennio a.C. all’età imperiale romana (IV sec. d.C.)”.
Fu Ippolito Rossellini a iniziare nel lontano 1926 le ricerche nella regione del Fayyum, già esplorata dagli archeologi tedeschi nel 1910. Ma fu il papirologo Achille Vogliano dell’Università di Milano a scoprire Medinet Madi che scavò dal 1935 al 1939, quando lo scoppio della II Guerra Mondiale bloccò ogni iniziativa. Ciò che riuscì a portare alla luce, pur rappresentando circa la metà di quello che ad oggi la squadra italo-egiziana ha scoperto, fu comunque l’avvio di una nuova importante stagione di ricerca: ricordiamo la scoperta del tempio di Isis Ermuthis (la versione greca di Renenutet) e l’individuazione del tempio del Medio Regno realizzato da Amenemhet III della XII dinastia. “Per noi ricercatori – fa presente Bresciani – è stata una fortuna che il tempio di Amenemhet III abbia subito un importante, massiccio e significativo restauro in epoca tolemaica. Questo ha fatto sì che il tempio di Medinet Madi sia l’unico del Medio Regno giunto fino a noi in buone condizioni. I Tolomei hanno ristrutturato il tempio nel suo complesso compresa quindi l’area sacra di pertinenza con servizi e magazzini annessi”.
L’egittologa ricorda lo stupore con cui, durante la rimozione della sabbia “sono state ritrovate le cose più eclatanti, dal punto di vista archeologico”, dalle due coppie di leoni posizionate all’ingresso del dromos dedicati alla dea Ermuthis al tempietto ellenistico nel chiosco sud. E ancora: “Nel cosiddetto tempio “C” tolemaico, dedicato al culto dei due coccodrilli, in un edificio con volta a botte giustapposto al muro settentrionale, è stata trovata la cosiddetta “nursery” dei coccodrilli”. La scoperta risale al 1999: una buca profonda circa 60 centimetri conteneva più di 30 uova di coccodrillo ricoperte da uno strato di sabbia. Molte delle uova presentavano feti di coccodrillo a vari stati di evoluzione. L’ipotesi è che l’edificio avesse funzione di luogo di incubazione per coccodrilli “sacri”, prima di essere sacrificati, mummificati e venduti come ex-voto a devoti e pellegrini. Missione dopo missione, grazie alla rilevazione satellitare è stato possibile capire l’organizzazione urbana dell’area sacra così da poterne integrare la pianta con elementi importantissimi come il castrum Narmoutheos (rinvenuto nel 2007), un campo fortificato dell’epoca di Diocleziano (IV sec. d.C.) di cui si sapeva l’esistenza grazie a fonti scritte, ma di cui si ignorava la posizione fino alla sua riscoperta con il foto rilevamento. Grazie a queste informazioni il sito è oggi importante non solo per le conoscenze delle singole strutture architettoniche, ma perché ci permette di ricostruire e quindi di apprezzare l’impianto urbanistico di una cittadina del Medio Regno.
Nel 2006 sono stati scoperti 5 nuovi leoni con zoccolo. “E stavolta siamo stati fortunati perché, diversamente dagli altri trovati nel corso degli anni, questi non erano “muti”: portavano cioè un’iscrizione – in questo caso greca – con dedica di un fedele a Iside. L’iscrizione contiene la citazione di un fatto che ci permette di datarli esattamente al 116 a.C. (l’epoca di Tolomeo VIII – Cleopatra II)”. Eccezionale anche l’ultima scoperta fatta in ordine di tempo nel cosiddetto “chiosco nord”: la statua di una leonessa con ben evidenti le quattro mammelle a una delle quali è attaccato un leoncino che sta succhiando il latte. Una scena molto tenera che è un unicum. Ovviamente la leonessa non è altro che una divinità che protegge l’ingresso del chiosco. Un qualcosa di simile lo possiamo trovare in un rilievo rinvenuto in Nubia e riferito alla dea Tefnut dalla testa leonina: è disegnata di profilo, sempre con quattro mammelle ma senza leoncino. In entrambi i casi c’è un particolare che merita una riflessione: il felino è rappresentato con la criniera anche se è una leonessa. “Tutti sapevano, anche all’epoca, che le leonesse non hanno la criniera – prerogativa dei maschi – e portano una pelliccia molto liscia”, assicura Bresciani che si chiede: “Perché dunque questo particolare chiaramente non corrispondente all’osservazione in natura? Aggiungendo e mostrando la criniera, l’artista credo abbia voluto dare l’idea di forza, di vigore (tipiche del maschio) a questa divinità posta a difesa dell’ingresso del chiosco nord”.
Oggi, col parco archeologico, ai visitatori è possibile rivivere tutte queste emozioni e informazioni grazie a un percorso completo attraverso tutto il sito, preparato all’ingresso da un Visitor Center che accoglie l’ospite con tutti i servizi (dalla caffetteria al bookshop) e lo prepara alla visita. È evidente che il Parco archeologico al Fayyum è un impulso al turismo, però sempre controllato, cui si offre l’occasione di ammirare questa cittadina del Medio Regno che si sviluppa fino all’età tolemaica per arrivare all’epoca romana con la grande piazza porticata, che è un altro unicum in Egitto.
Tag:Achille Vogliano, Amenemhet III, Cleopatra, Diocleziano, Edda Bresciani, Egitto, Fayyum, Hosni Mubarak, Ippolito Rossellini, Medinet Madi, Tolomei, Tolomeo, università di Pisa, valle delle Balene, XII dinastia
Se volete contattarmi o inviare news:
Categorie
Archivi
Articoli recenti
- Grotte di Castro (Vt). Nella Giornata mondiale dell’Acqua e nel centenario del Cnr, convegno su “L’Acqua e gli Etruschi. Casi di studio dall’Etruria Meridionale”. La tre giorni nell’ambito del progetto “Scenari nuovi per borgo e territori antichi” marzo 20, 2023
- Roma. Al museo del Foro Romano un nuovo video descrive la storia del tempio di Venere e Roma, aperto al pubblico dopo importanti restauri tra il 2020 e il 2021. Fu il più grande edificio sacro costruito dai romani marzo 20, 2023
- Fano (PU). In un cantiere edile in centro scoperto un imponente edificio pubblico, di epoca romana, decorato da marmi preziosi. È la famosa Basilica di Vitruvio, cercata da almeno 500 anni? La Sabap: “È presto per dirlo. Servono ulteriori approfondimenti” marzo 20, 2023
- “La villa dei Mosaici di Negrar (Vr): vecchi ritrovamenti e nuove scoperte”: è il poster presentato da Tinè, De Zuccato, Rinaldi e Basso al XXIX Colloquio dell’Associazione Italiana per lo Studio e la Conservazione del Mosaico (AISCOM) al parco archeologico di Ostia antica marzo 19, 2023
- Firenze. Alla Galleria dell’Accademia prorogata la mostra fotografica “I Bronzi di Riace. Un percorso per immagini”, con sedici immagini di Luigi Spina dedicate ai due “eroi venuti dal mare” marzo 19, 2023
Commenti recenti
Italina Bacciga su Roma. Al museo del Foro Romano… | |
Italina Bacciga su Fano (PU). In un cantiere edil… | |
Italina Bacciga su “La villa dei Mosaici di Negra… | |
![]() | Roma. Al museo del F… su Esce in libreria il libro “Il… |
Italina Bacciga su Firenze. Alla Galleria dell’Ac… |
CHI SIAMO
Graziano Tavan, giornalista professionista, per quasi trent’anni caposervizio de Il Gazzettino di Venezia, per il quale ho curato centinaia di reportage, servizi e approfondimenti per le Pagine della Cultura su archeologia, storia e arte antica, ricerche di università e soprintendenze, mostre. Ho collaborato e/o collaboro con riviste specializzate come Archeologia Viva, Archeo, Pharaos, Veneto Archeologico. Curo l’archeoblog “archeologiavocidalpassato. News, curiosità, ricerche, luoghi, persone e personaggi” (con testi in italiano)
Trackback/Pingback