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L’Egitto oggi: momento difficile per raggiungere la democrazia, ma tesori al sicuro. Colloquio col segretario generale del Supremo consiglio delle Antichità

Militari e manifestanti in piazza Tahir davanti al Museo Egizio del Cairo

Militari e manifestanti in piazza Tahir davanti al Museo Egizio del Cairo

“I nostri tesori non corrono pericolo. Non ne hanno mai corso”. Inizia così, con questa affermazione rassicurante, il nostro colloquio con il segretario generale del Supremo consiglio delle antichità della Repubblica araba d’Egitto, Mostafa Amin Mostafa Sayed, incontrato a Rovereto alla rassegna internazionale del cinema archeologico. Ma le notizie che quotidianamente rimbalzano dalla valle del Nilo, conquistandosi spesso le prime pagine dei quotidiani italiani, non sono proprio delle più rassicuranti. Mostafa Amin non smentisce, ma puntualizza deciso: “Da due anni l’Egitto sta vivendo un profondo periodo di cambiamento che lo deve portare alla democrazia. È un momento difficile per noi, un momento che spesso non viene capito all’estero, soprattutto dal mondo occidentale. La nostra è stata ed è una rivoluzione popolare, non c’è mai stato un colpo di Stato – continua-. Nel 2011 c’è stata una spontanea (anche se a volte violenta) reazione della gente a 30 anni di dittatura di Mubarak. Poi, quest’anno, un’altrettanto decisa rivolta contro i Fratelli Musulmani che hanno tradito le speranze e le aspettative della gente. Per questo è stato il popolo egiziano a chiedere all’esercito di intervenire per aiutare il Paese a giungere a una piena democrazia”.

Militari a guardia del Museo Egizio al Cairo

Militari a guardia del Museo Egizio al Cairo

Ma non è facile, ammette. “Noi stiamo vivendo la transizione che comporta violenze e contraddizioni: una fase di cambiamento per giungere a un sistema democratico che migliori il Paese”.Di fronte a queste tensioni inevitabilmente  turisti, studiosi, il mondo intero ci guardano con preoccupazione. “Dalla rivoluzione del 25 gennaio 2011 – rassicura – non abbiamo visto né registrato alcun assalto ai monumenti e al patrimonio dell’Egitto. Come autorità si sono comunque prese subito le misure necessarie per proteggere i tesori egizi che sono un bene del mondo intero. È stato aumentato il personale di custodia e di guardia sia nelle aree archeologiche sia nei magazzini e depositi, con copertura 24 ore su 24. La gente sembra mostrare di aver capito che quei beni sono loro, e vanno difesi. Abbiamo anche visto cordoni umani protettivi sorti spontaneamente attorno al Museo Egizio del Cairo”.

Il museo egizio di Malawi prima dell'assalto

Una sala espositiva del museo egizio di Malawi prima dell’assalto (foto Zulian)

Vetrine rotte e reperti dispersi: il museo di Malawi dopo l'assalto

Vetrine rotte e reperti dispersi: il museo di Malawi dopo l’assalto

Ma poi c’è stato l’assalto al museo Egizio di Malawi, vicino a Minya, nel Medio Egitto. “È stata una vera  e propria azione di guerra – ricorda il segretario generale – con 500 persone ad attaccare il museo che ha subito gravissimi danni. Le guardie presenti non sono state in grado di resistere all’assalto e di fermare tanta furia. È stato uno scontro durissimo. Ma anche in questo gravissimo episodio non possiamo parlare di attacco vero e proprio e mirato al patrimonio. L’obiettivo del commando era il posto di polizia, in quanto luogo espressione del Governo. Malauguratamente il museo di Malawi è proprio attiguo al posto di polizia: per questo gli assalitori, diventata una massa incontrollabile, hanno inglobato nell’azione anche il museo. Di qui ci siamo decisi a chiedere la collaborazione  di polizia ed esercito per difendere le aree archeologiche più importanti del Paese”. Con buoni risultati: a distanza di qualche mese Mostafa Amin assicura che è già stata recuperata la quasi totalità dei reperti andati dispersi nell’assalto del commando islamico. “Rivendicazioni politiche, non religiose”. Ne è convinto anche Mansour Boraik Radwan Karim, già responsabile dell’Alto Egitto e ora del Medio Egitto, che interviene nella discussione. “Dopo la rivoluzione del 30 giugno di quest’anno in Egitto abbiamo assistito all’assalto di chiese e moschee: ma alla base non c’erano motivazioni religiose. Erano tutti attacchi mossi contro il Governo . E lo stesso vale per il caso Malawi”. È evidente, sostiene Boraik, che questo per l’Egitto è un momento difficile anche per quanto riguarda la difesa dei propri monumenti. “Ma ora anche il popolo egiziano ha capito il valore del patrimonio storico-artistico e se ne prende cura. Sia chiaro: i Fratelli Musulmani non erano e non sono mai stati contro i monumenti: le loro dichiarazioni sono solo un modo per turlupinare gli ignoranti. Questo lo dobbiamo dire chiaramente ai giovani. A loro bisogna dire la verità: sono il nostro futuro”.

Il parco archeologico di Medinet Madi al Fayyum

Il parco archeologico di Medinet Madi al Fayyum

L’Egitto non può permettersi di rimanere isolato, anche in questa fase difficile di cambiamento, di transizione alla democrazia. “È in questa ottica che diventa ancora più importante la collaborazione Italia-Egitto, perché aiuta il nostro Paese a rimanere agganciato al mondo e continuare a portare avanti progetti importanti, come abbiamo fatto al Fayyum con l’apertura del parco archeologico-naturalistico di Medinet Madi  (vedi post del 9 novembre su questo blog) , che ora ha bisogno di adeguati collegamenti per far arrivare sempre più ospiti a visitarlo”.

E allora col segretario generale del Supremo consiglio delle Antichità è arrivato il momento di parlare di missioni archeologiche e di grandi progetti per la valorizzazione dei tesori dell’Egitto.

(2 – continua. Precedente post il 20 novembre; il terzo, conclusivo, nei prossimi giorni)

Medinet Madi, nel cuore dell’Egitto un parco archeologico unico, tutto da visitare

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Una panoramica del parco archeologico naturalistico di Medinet Madi

C’è un parco archeologico che nel cuore della terra dei faraoni attende i turisti. Ma anche se Medinet Madi, all’oasi del Fayyum, è un unicum nell’offerta culturale dell’Egitto, gli appassionati tardano ad arrivare, direzionati su siti più famosi al grande pubblico.

La guida archeologica

La guida archeologica

Di qui l’invito accorato a visitare Medinet Madi da parte di Edda Bresciani, uno dei più grandi egittologi non solo italiani, professore emerito di Egittologia all’università di Pisa, dal 1966 impegnata ininterrottamente negli scavi archeologici nell’area del Fayyum e direttore scientifico del progetto Medinet Madi: “La Luxor del Fayyum, come viene definita, dovrebbe essere promossa maggiormente dai tour operator di qualità”, afferma decisa Edda Bresciani incontrata a Rovereto alla Rassegna internazionale del Cinema archeologico, dove ha presentato la guida archeologica “Medinet Madi”, un agile volumetto disponibile nella versione in italiano, inglese e arabo.

La valle delle Balene nello Wadi Rayan

La valle delle Balene nello Wadi Rayan

L’Egitto non è solo piramidi, valle dei Re e tesoro di Tutankhamon: ora la terra dei faraoni  offre anche il parco archeologico naturalistico di Medinet Madi, il primo in Egitto. È stato aperto nell’area dell’oasi del Fayyum, fertile regione a un centinaio di chilometri a sud-ovest del Cairo: “Un’oasi ancora autentica – spiega Bresciani – non intaccata dal turismo di massa e dalla cementificazione selvaggia. Il parco è collegato da una strada panoramica protetta che in 28 chilometri porta al Wadi Rayan, in cui si estende la famosa Valle delle Balene, uno dei più ricchi giacimenti di scheletri fossili di balene al mondo.

L'egittologa Edda Bresciani a Medinet Madi

L’egittologa Edda Bresciani a Medinet Madi

Decenni di ricerche e più di cinque anni per il progetto finanziato dalla Cooperazione Italiana sotto la direzione tecnica dell’Università di Pisa e del Supremo consiglio delle Antichità dell’Egitto hanno permesso di realizzare il primo parco archeologico lungo il Nilo con l’obiettivo dichiarato di portare nell’area del Fayyum un turismo alternativo e sostenibile. Turismo che per ora tarda ad arrivare. Solo pochi mesi dopo l’inaugurazione del parco (8 maggio 2011) è scoppiata la rivoluzione con la primavera araba che in Egitto ha portato alla deposizione del presidente Hosni Mubarak, bloccando sul nascere ogni sviluppo. Medinet Madi conserva l’unico tempio del Medio Regno con testi geroglifici e di scene scolpite presente in Egitto, e altri monumenti del periodo tolemaico, romano e copto: questa “città del passato”, come suona il nome arabo di Medinet Madi, si presenta con i suoi tre templi, la cappellina di Isis, i suoi dromoi, i leoni e le sfingi della via Processionale, la straordinaria piazza porticata, tutti consolidati dai puntuali lavori di restauro. “La visita al parco archeologico di Medinet Madi – continua l’egittologa – consente di rivivere lo sviluppo di una cittadina dell’Antico Egitto in un lungo arco di tempo che va dal II millennio a.C. all’età imperiale romana (IV sec. d.C.)”.

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Mappa dell’area sacra di Medinet Madi

Fu Ippolito Rossellini a iniziare nel lontano 1926 le ricerche nella regione del Fayyum, già esplorata dagli archeologi tedeschi nel 1910. Ma fu il papirologo Achille Vogliano dell’Università di Milano a scoprire Medinet Madi che scavò dal 1935 al 1939, quando lo scoppio della II Guerra Mondiale bloccò ogni iniziativa. Ciò che riuscì a portare alla luce, pur rappresentando circa la metà di quello che ad oggi la squadra italo-egiziana ha scoperto, fu comunque l’avvio di una nuova importante stagione di ricerca: ricordiamo  la scoperta del tempio di Isis Ermuthis (la versione greca di Renenutet) e l’individuazione del tempio del Medio Regno realizzato da Amenemhet III della XII dinastia. “Per noi ricercatori – fa presente Bresciani – è stata una fortuna che il tempio di Amenemhet III abbia subito  un importante, massiccio e significativo restauro in epoca tolemaica. Questo ha fatto sì che il tempio di Medinet Madi sia l’unico del Medio Regno giunto fino a noi in buone condizioni. I Tolomei hanno ristrutturato il tempio nel suo complesso compresa quindi l’area sacra di pertinenza con servizi e magazzini annessi”.

Medinet Madi riemerge poco a poco dalle sabbie

Medinet Madi riemerge poco a poco dalle sabbie

L’egittologa ricorda lo stupore con cui, durante la rimozione della sabbia “sono state ritrovate le cose più eclatanti, dal punto di vista archeologico”, dalle due coppie di leoni posizionate all’ingresso del dromos dedicati alla dea Ermuthis al tempietto ellenistico nel chiosco sud. E ancora: “Nel cosiddetto tempio “C” tolemaico, dedicato al culto dei due coccodrilli, in un edificio con volta a botte giustapposto al muro settentrionale, è stata trovata la cosiddetta “nursery” dei coccodrilli”. La scoperta risale al 1999: una buca profonda circa 60 centimetri conteneva più di 30 uova di coccodrillo ricoperte da uno strato di sabbia. Molte delle uova presentavano feti di coccodrillo a vari stati di evoluzione. L’ipotesi è che l’edificio avesse funzione di luogo di incubazione per coccodrilli “sacri”, prima di essere sacrificati, mummificati e venduti come ex-voto a devoti e pellegrini.  Missione dopo missione, grazie alla rilevazione satellitare è stato possibile capire l’organizzazione urbana dell’area sacra così da poterne integrare la pianta con elementi importantissimi come il castrum Narmoutheos (rinvenuto nel 2007), un campo fortificato dell’epoca di Diocleziano (IV sec. d.C.) di cui si sapeva l’esistenza grazie a fonti scritte, ma di cui si ignorava la posizione fino alla sua riscoperta con il foto rilevamento. Grazie a queste informazioni il sito è oggi importante non solo per le conoscenze delle singole strutture architettoniche, ma perché ci permette di ricostruire e quindi di apprezzare l’impianto urbanistico di una cittadina del Medio Regno.

La scultura della dea-leonessa a guardia dell'ingresso

La scultura della dea-leonessa a guardia dell’ingresso

Nel 2006 sono stati scoperti 5 nuovi leoni con zoccolo. “E stavolta siamo stati fortunati perché, diversamente dagli altri trovati nel corso degli anni, questi non erano “muti”: portavano cioè un’iscrizione – in questo caso greca – con dedica  di un fedele a Iside. L’iscrizione contiene la citazione di un fatto che ci permette di datarli esattamente al 116 a.C. (l’epoca di Tolomeo VIII – Cleopatra II)”. Eccezionale anche l’ultima scoperta fatta in ordine di tempo nel cosiddetto “chiosco nord”: la statua di una leonessa con ben evidenti le quattro mammelle a una delle quali è attaccato un leoncino che sta succhiando il latte. Una scena molto tenera che è un unicum. Ovviamente la leonessa non è altro che una divinità che protegge l’ingresso del chiosco. Un qualcosa di simile lo possiamo trovare in un rilievo rinvenuto in Nubia e riferito alla dea Tefnut dalla testa leonina: è disegnata di profilo, sempre con quattro mammelle ma senza leoncino. In entrambi i casi c’è un particolare che merita una riflessione: il felino è rappresentato con la criniera anche se è una leonessa. “Tutti sapevano, anche all’epoca, che le leonesse non hanno la criniera – prerogativa dei maschi – e portano una pelliccia molto liscia”, assicura Bresciani che si chiede: “Perché dunque questo particolare chiaramente non corrispondente all’osservazione in natura?  Aggiungendo e mostrando la criniera, l’artista credo abbia voluto dare l’idea di forza, di vigore (tipiche del maschio) a questa divinità posta a difesa dell’ingresso del chiosco nord”.

Oggi, col parco archeologico, ai visitatori è possibile rivivere tutte queste emozioni  e informazioni grazie a un percorso completo attraverso tutto il sito, preparato all’ingresso da un Visitor Center che accoglie l’ospite con tutti i servizi (dalla caffetteria al bookshop) e lo prepara alla visita. È evidente che il Parco archeologico al Fayyum è un impulso al turismo, però sempre controllato, cui si offre l’occasione di ammirare questa cittadina del Medio Regno che si sviluppa fino all’età tolemaica per arrivare all’epoca romana con la grande piazza porticata,  che è un altro unicum in Egitto.