“Clastidium: cronache di vita quotidiana dall’oltretomba”: tour virtuale on line con il direttore del museo Archeologico di Casteggio alla scoperta della necropoli romana dell’Area Pleba di Casteggio, i cui reperti sono conservati al MAC

Casteggio nasce in epoca romana in seguito allo scontro, citato da più fonti come la battaglia di Clastidium (marzo 222 a.C.), tra le truppe romane guidate dal console Marcello e i Galli stanziati sul territorio. Vinsero i Romani e fondarono Clastidium nella parte bassa, che corrisponde a effettiva Casteggio contemporanea. Giovedì 17 dicembre 2020, alle 17.30, Oltre Confine onlus proporrà una visita guidata virtuale col direttore stesso del museo Archeologico di Casteggio, Valentina Dezza, dal titolo “Clastidium: cronache di vita quotidiana dall’oltretomba”, alla scoperta della necropoli romana dell’Area Pleba di Casteggio, i cui reperti sono conservati nel civico museo Archeologico di Casteggio e dell’Oltrepò Pavese (MAC). L’attività si svolgerà online su Meet e consisterà in un percorso virtuale per immagini. La prenotazione è obbligatoria. Prenotazioni al link https://forms.gle/GaNmFx9JTpcAKBFj8. Per informazioni: visiteguidate@vieniapavia.it / 3755709240. Contributo minimo di 7 euro tramite bonifico: IT58Z0306909606100000130301 – OLTRE CONFINE SCS ONLUS. Iscrizione e pagamento, con invio della distinta, dovranno essere effettuati entro le 13 di mercoledì 16 dicembre 2020.


Pendente miniaturistico, in pasta vitrea di colore blu, raffigurante un delfino, parte del corredo funebre della tomba XXIX della necropoli dell’Area Pleba di Casteggio, oggi al Mac (foto Mac)
La necropoli romana dell’Area Pleba rappresenta il più importante rinvenimento necropolare avvenuto negli ultimi decenni in Oltrepò. La scoperta fu casuale, avvenne nel 1987, in pieno centro cittadino (Casteggio, via Torino) grazie a uno scavo in corso per la costruzione dell’edificio che effettivamente ora insiste sul luogo. La ruspa scese di 4 metri sotto il livello stradale, e subito affiorarono i resti di alcune sepolture. I lavori vennero bloccati, la soprintendenza di competenza intraprese uno scavo archeologico che restituì al pubblico ben 33 sepolture di piena epoca imperiale (tra il II e il IV-V secolo d.C.). Le tombe rinvenute rivelano riti misti, inumazione e incinerazione, sepolture semplici in nuda terra, alternate a sepolture in cassa di laterizi, ipogee, talvolta con rivestimento alla cappuccina.


Calice in vetro con decorazioni applicate, restaurato., proveniente dalla tomba X della necropoli dell’Area Pleba di Casteggio, oggi al Mac (foto Mac)
I numerosi reperti esposti al MAC provengono dai ricchi corredi funebri che integravano le sepolture. Ne segnaliamo qui alcuni esempi, che durante la visita guidata virtuale ovviamente saranno integrati da molti altri. Proponiamo un pendente miniaturistico, in pasta vitrea di colore blu, raffigurante un delfino, la cui iconografia si lega alla sfera funeraria. Il ciondolo, infatti, faceva parte del corredo funebre della tomba XXIX della Necropoli dell’Area Pleba (Casteggio), ed era originariamente posizionato al collo del defunto, un bambino di 6-18 mesi. Segnaliamo anche un calice in vetro con decorazioni applicate, restaurato., proveniente dalla tomba X. Si tratta di un oggetto molto importante perché secondo confronti proviene da area renana, e dunque testimonia i contatti commerciali con queste aree lontane dell’Impero (Clastidium aveva un buon tenore di vita). Infine si allega anche la foto di un anello sigillare in oro con iscrizione sinistrorsa VT(ere) F(e)L(ix), dalla tomba XII.

Storia del museo. Il civico museo Archeologico di Casteggio e dell’Oltrepò Pavese è nato nel 1974, per volontà di un gruppo di appassionati locali e dell’amministrazione comunale, dopo l’importante ritrovamento di due tombe romane in via Torino. Successive acquisizioni di materiale, in parte frutto di donazioni effettuate da privati, in gran parte risultato di scavi della soprintendenza Archeologica della Lombardia nel territorio oltrepadano, portarono l’amministrazione comunale ad un primo ampliamento degli spazi espositivi nel 1988. Il museo attuale è frutto di un ulteriore ampliamento, reso possibile dal completamento del restauro del Palazzo Certosa nel 1999. Grazie a una nuova convenzione stipulata tra Comune di Casteggio e soprintendenza Archeologica della Lombardia, è stato possibile acquisire il materiale proveniente dagli scavi più recenti effettuati nell’Oltrepò Pavese. Il museo, inoltre, è in costante aggiornamento, e negli ultimi anni ha visto arricchirsi il percorso espositivo di due nuove vetrine (2012: i bronzi rinvenuti in via Anselmi, a Casteggio; 2019: gli splendidi vetri rinvenuti in vicolo Oratorio, a Stradella) Il museo è costituito da quattro sezioni. La geologia e la paleontologia: la prima sezione raccoglie le testimonianze delle forme di vita, sia marine che terrestri, che hanno preceduto l’arrivo dell’uomo in Oltrepò, pervenuteci attraverso resti fossili di animali e vegetali. La preistoria e la protostoria: dal Neolitico (IV millennio a.C.), con la capanna di Cecima, fino all’arrivo dei popoli celtici (II secolo a.C.), passando per l’età del Rame, del Bronzo e del Ferro, la sezione ospita i reperti (vasi in ceramica, strumenti in pietra, oggetti in bronzo, tra cui si evidenzia una rara testina di epoca celtica) che documentano i primi insediamenti umani in Oltrepò Pavese.

L’età romana, il Medioevo e il Barocco: in questa sezione, assai ricca di manufatti, sono esposti reperti che attestano l’arrivo dei Romani nel III secolo a.C. in Oltrepò. Numerosi, in particolare, i corredi funerari provenienti dallo scavo della necropoli dell’Area Pleba, riportata alla luce nel 1987 in via Torino a Casteggio. Particolarmente significativi alcuni oggetti in vetro, tra i quali spiccano un calice di produzione renana, un pregiato vassoio realizzato a stampo e un bellissimo specchietto in vetro e stagno. Degni di menzione sono anche diversi reperti in bronzo e in ceramica, come le statuette che rappresentano Mercurio e Giove, o la patera in terra sigillata dotata di bollo in planta pedis. Ad arricchire il range cronologico del percorso museale, negli ultimi anni si sono aggiunte la vetrina longobarda, che ospita un interessante cofanetto in osso decorato e la vetrina contenente pregiati vetri rinvenuti a Stradella, i più recenti dei quali sono ascrivibili all’età Barocca. Le collezioni: questa sezione ospita materiali donati da privati cittadini al comune di Casteggio. Si tratta di oggetti antichi che provengono in parte dall’Oltrepò Pavese e in parte dall’Italia centrale e meridionale (tra i quali un bucchero etrusco e una brocca daunia). Recentemente, è stata inaugurata una interessante nuova sala che ospita circa 900 uova (di vario materiale, forma e dimensione), provenienti da tutto il mondo, donate da Franco de’ Paoli in ricordo della moglie Vanda Maniscalco.
Pavia. “QUO VADIS? Riscoprendo Ticinum”: tour guidato in sicurezza con archeologa alla riscoperta della Pavia Romana proposto dalla coop Oltre Confine
“QUO VADIS? Riscoprendo Ticinum” è il tour che la Cooperativa Oltre Confine Onlus propone sabato 13 giugno 2020 nell’ambito dell’iniziativa “10.000 passi nella storia”: una visita guidata alla riscoperta dell’antica Ticinum, ovvero di Pavia Romana. Il tour avrà una durata di un’ora e mezzo e si svolgerà in assoluta sicurezza rispettando le disposizioni di Regione Lombardia. La visita sarà condotta dall’archeologa Valentina Dezza, direttrice del civico museo Archeologico di Casteggio e dell’Oltrepò Pavese. L’appuntamento è per sabato 13 giugno 2020, alle 17.30. La visita verrà svolta solo per 10 partecipanti massimo, quindi sarà necessaria la prenotazione. Il costo è di 7 euro a persona Ritrovo: in prossimità dei resti di Ponte Vecchio (lato centro storico). Norme di sicurezza per lo svolgimento dell’attività (secondo le disposizione di Regione Lombardia): ogni visita avrà massimo 10 partecipanti + la guida; è obbligatorio l’uso della mascherina per tutta la durata della visita; i partecipanti dovranno mantenere un distanziamento interpersonale di almeno 1 metro; ricorso all’igiene delle mani. Per informazioni e prenotazioni: visiteguidate@vieniapavia.it / 3755709240.
Il tour consentirà di reinterpretare Pavia e la sua storia bimillenaria sotto una nuove luce, focalizzando l’attenzione dei visitatori sulle “tracce” che ancora permangono in città della memoria romana, dopo più di 2000 anni. Pavia venne fondata proprio dai Romani nel lontano I sec. a.C. con il nome di Ticinum. Fu la città a prendere il nome dal fiume Ticinus, e non viceversa, a conferma dell’importanza strategica che le vie fluviali avevano in epoca antica.
Ticinum infatti venne edificata non in una località qualsiasi del Nord Italia, ma su un deposito alluvionale – ragion per cui oggi nel centro cittadino percorriamo a volte strade in salita e a volte in discesa – e a pochi chilometri di distanza dalla confluenza del Ticino nel Po. Ticinum era così collegata ai grandi centri abitati dell’area padana sorti lungo il Po e i suoi numerosi affluenti. Dunque il tour non può che partire dai resti del Ponte Vecchio, a consolidare per l’appunto questo in dissolubile legame esistente tra la città e il suo fiume. Anche perché ancora oggi, nei periodi di secca, è possibile scorgere dalle acque i piloni in pietra di Ponte Vecchio, che non sono altro che i piloni dell’antico ponte romano. Pavia aveva un ponte monumentale sin dalle sue origini.

Il muto dell’accia sul collo: statua romana conservata ai musei civici di Pavia (foto musei civici Pavia)
La visita proseguirà invitando i visitatori ad “assaporare” la perfezione geometrica “a scacchiera” della planimetria urbanistica del centro storico, altro grande lascito dei Romani. È sorprendente come le vie del centro ricalchino il tracciato di quelle romane. Strada Nuova e corso Cavour-viale Mazzini, ad esempio, si sovrappongono ai cardo e decumano romani – le vie più importanti di una qualsiasi città romana -, che tagliavano rispettivamente da Nord a Sud e da Est a Ovest l’insediamento. Il tour prenderà in esame anche la localizzazione dell’antico foro romano, dell’anfiteatro e delle terme di Ticinum. Grande attenzione verrà dedicata anche a una celebre statua romana, ora esposta ai Musei Civici: il muto dall’accia al collo.

La base della Torre civica di Pavia dimostra il reimpiego di materiale romano in epoca medievale (foto Oltre Confine)
Infine, si parlerà della tecnica del “reimpiego”, ovvero di quella consuetudine in età medievale di recuperare materiali edilizi dagli antichi edifici romani per la costruzione di nuove strutture. È Il caso, ad esempio, dei blocchi in pietra che compongono il basamento della nostra Torre Civica. Vi siete mai chiesto da dove provengano e per quale ragione abbiano forma, grandezza e colore così differenti?
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