Archivio tag | Susa

“Iran: guida storico-archeologica. Dall’antica Persia all’Iran contemporaneo, seguendo quattro grandi itinerari” (Edizioni Terra Santa): una guida per viaggiatori esigenti che vogliono conoscere per capire l’evoluzione di un Paese con settemila anni di storia

Il fascino di Persepoli, la capitale achemenide voluta dal re Dario

Atmosfere magiche nella grande piazza dell’Imam, cuore pulsante di Esfahan in Iran

Ornamento circolare in oro con due leoni (fine V secolo a.C.) dal museo Archeologico di Teheran

La tomba di Ciro il Grande domina la piana di Pasargade

Gli effetti devastanti del terremoto del 2003 a Bam in Iran

La collina di Shahr-e Sokhta, nel sud-est dell’Iran, sito dell’età del Bronzo nella valle dell’Helmand

Il primo itinerario parte da Teheran, la capitale della Repubblica islamica dell’Iran, e raggiunge Taq e-Bostan, ricca di rilievi sassanidi, a poco più di cento chilometri dal confine occidentale con l’Iraq, passando per Hasanlu, un tepe frequentato dal IV millennio a.C. all’età del Ferro, scavato tra il 1956 e il 1974; Hamadan, una delle capitali dell’impero persiano conosciuta come Ecbatana; e Bisotun dove, su una falesia a 70-80 metri di altezza, c’è una delle iscrizioni achemenidi di propaganda più monumentali giunte ai nostri giorni, con il trionfo di Dario I sul mago Gaumata. Il secondo itinerario parte da Kashan, la città delle mattonelle smaltate, e arriva – dopo aver attraversato la catena degli Zagros ed essere scesi nella Susiana, in Mesopotamia, a Chogha Zanbil, con la grande ziggurat elamita patrimonio Unesco, toccando Tepe Sialk, un ricco insediamento di settemila anni fa; Esfahan, forse la città più bella dell’Iran, trionfo del Rinascimento persiano; e Susa, altra capitale dell’impero achemenide. Il terzo itinerario parte da Yazd, nel centro geografico dell’Iran, dove si può ancora toccare con mano lo zoroastrismo, e si conclude a Firouzabad, famosa per un palazzo sassanide molto ben conservato, con tappe a Pasargade, la capitale achemenide dove c’è la tomba monumentale di Ciro il Grande; Naqh-e Rostam, con le tombe monumentali dei re achemenidi scavate nella roccia; Persepoli, l’immensa straordinaria città-palazzo di Dario; Shiraz, la città delle rose e dei poeti; e Bishapur, la città del re sassanide Shapur, vicino alla quale si ammirano i grandi rilievi nella roccia con il trionfo di Shapur e la resa di ben tre imperatori romani Valeriano, Gordiano III e Filippo l’Arabo. Il quarto itinerario si muove attraverso il massiccio Centrale da Kerman, la città sulla Via della Seta ricordata anche da Marco Polo nel suo Milione, a Jiroft, divenuta famosa all’inizio degli anni Duemila per la scoperta di una città del III millennio a.C. con palazzo reale, mura palatine, ziggurat e decine di migliaia di tombe con corredi di vasi in clorite finemente decorati, con fermate a Shahdad, ai margini del grande deserto del Lut; Bam, la fortezza “di fango” divenuta famosa per le riprese del Deserto dei Tartari, gravemente danneggiata dal terremoto del dicembre 2003, Shahr-e Sokhta, dove opera una missione italiana dal 1970, vicinissima al confine con l’Afghanistan e il Pakistan, città dell’età del Bronzo, frequentata fino al 1800 a.C.; Bampur, la cui valle è ricca di siti del III millennio.

La copertina di “Iran: guida storico-archeologica. Dall’antica Persia all’Iran contemporaneo, seguendo quattro grandi itinerari” (Edizioni Terra Santa)

Quattro itinerari alla scoperta dell’Iran per viaggiatori esigenti, curati da Elena Asero, docente di Archeologia e Storia dell’arte del Vicino Oriente antico, e direttrice scientifica dell’Accademia delle Antiche Civiltà di Milano. Il suo è il contributo più corposo, completato dalla sezione storica, di “Iran: guida storico-archeologica. Dall’antica Persia all’Iran contemporaneo, seguendo quattro grandi itinerari”, delle Edizioni Terra Santa, una guida per quanti vogliono conoscere per capire, attenta alla storia e all’archeologia dell’antica Persia, con contributi di livello accademico, ma anche all’attualità di un presente in continua trasformazione, come alla dialettica fra diverse religioni – dall’antico zoroastrismo all’ebraismo e al cristianesimo – che sono tutt’altro che scomparse nella Repubblica islamica. Con Elena Asero hanno lavorato alla realizzazione della guida Vincenzo Lopasso, docente di Esegesi dell’Antico Testamento all’Istituto Teologico Calabro, aggregato alla Pontificia Facoltà dell’Italia Meridionale di Napoli, e dal 2001 professore invitato alla Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia di Gerusalemme, autore del capitolo “Persia e Bibbia”. Elisa Pinna, giornalista e scrittrice, lavora per l’Agenzia ANSA, per la quale nel 2016 è stata corrispondente da Teheran, propone uno “Sguardo al Paese” all’inizio della guida. Bartolomeo Pirone, professore di Lingua e letteratura araba alla Facoltà di Studi Arabo-Islamici e del Mediterraneo dell’università di Napoli “L’Orientale”; professore invitato alla Pontificia Università Lateranense di Roma, si interessa di manoscritti arabo-cristiani, ha curato il capitolo “La conquista musulmana”.

Yazd, al centro geografico dell’Iran, sorge sulla via della Seta

Teheran, moderna capitale dell’Iran, chiusa dalle cime innevate del Damavand, la montagna più alta del Paese

La tomba del poeta Hafez a Shiraz

L’Iran custodisce alcune delle più antiche testimonianze della civiltà umana, scrive l’editore nella presentazione dell’opera. Qui, nell’antica Persia, sono nati grandi imperi le cui conquiste hanno abbracciato vaste regioni creando un ponte tra Est e Ovest. Di fronte a un Paese dal passato così illustre, questa guida adotta una prospettiva storico-archeologica, l’unica in grado di metterne in evidenza la straordinaria e incomparabile ricchezza. In queste pagine è proposta una scelta di siti “imperdibili”, suddivisi in quattro itinerari che si snodano in altrettante aree geografiche: l’Iran nord-occidentale, l’Iran occidentale, l’Iran sud-occidentale e l’Altopiano centrale. Sono privilegiati gli aspetti storico-artistici e archeologici, la descrizione dei luoghi, delle rimanenze in situ, di sculture, manufatti e collezioni museali. Ne emerge pian piano la storia di un’intera civiltà che ha avuto contatti con tutto il mondo antico, vero e proprio crocevia tra Oriente e Occidente. Completano il quadro un utile “sguardo d’insieme” sul Paese, un’esaustiva introduzione storica e tre contributi che fanno luce sulla lunga e complessa vicenda religiosa dell’Iran: nel corso dei secoli infatti, oltre che con quella di diversi culti “orientali” (zoroastrismo in primis), la storia dell’Iran si è incrociata con le vicende legate ai tre grandi monoteismi: ebraismo, cristianesimo e islam.

A cosa dava accesso la porta di Tol-e Ajori, vicino Persepoli (Iran)? Forse al complesso di Firuzi5, anteriore a Persepoli. Il giallo archeologico continua

In primo piano i pochi resti del complesso achemenide Firuzi5 e, in fondo, si deve Tell-e Ajori

In primo piano i pochi resti del complesso achemenide Firuzi5 e, in fondo, si vede Tol-e Ajori

Un “cancello” nel nulla. Come quelli che ancora oggi possiamo vedere nella campagna padano-veneta: sembrano aperti verso un qualcosa di non ben definito, o che comunque non si vede, quasi un “segnacolo” che non apre/varca un muro di cinta materiale ma indica l’ingresso a una proprietà che porta alla villa padronale, a una dimora prestigiosa. Ecco, è stato più o meno questo l’effetto che la porta monumentale, copia della porta di Ishtar a Babilonia (vedi post di archeologiavocidalpaassato https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2015/01/25/a-tol-e-ajori-vicino-a-persepoli-iran-trovata-una-porta-monumentale-copia-della-porta-di-ishtar-a-babilonia-la-presenza-del-drago-serpente-ne-fa-il-piu-antico-esempio-di-architettura-achemenide/ ) scoperta a Tol-e Ajori ha fatto agli archeologi della missione congiunta irano-italiana nella piana di Persepoli diretta da Alireza Askari Chaverdi dell’università di Shiraz e da Pierfrancesco Callieri dell’università di Bologna, nel quadro dell’accordo tra il dipartimento dei Beni culturali (DBC) dell’università di Bologna e l’istituto di Ricerca dei Beni culturali dell’Iran (RICHHTO) col contributo economico dell’Università di Bologna, del MIUR e del MAE. “L’aver capito che l’edificio di Tol-e Ajori è una porta monumentale non chiude il caso”, smorza gli entusiasmi il prof. Callieri, “ma apre e pone all’archeologo altri interrogativi”. Il giallo archeologico di Tol-e Ajor non è ancora del tutto svelato.

La monumentale Porta delle Nazioni realizzata da Serse sulla terrazza di Persepoli

La monumentale Porta delle Nazioni realizzata da Serse sulla terrazza di Persepoli

Nel mondo achemenide la porta monumentale è abbastanza frequente: a Pasargade c’è l’Edificio R (ambiente di ingresso a un complesso di rappresentanza e residenziale rappresentato dagli edifici S e P); a Persepoli la Porta di Serse o delle Nazioni (l’accesso principale ai palazzi sulla Terrazza, fu costruita da Serse, e attraversata da un’unica strada che ancora è visibile e che percorreva la base del Monte della Misericordia); a Susa i Propilei di Dario (sul fianco orientale della Città Reale di cui è l’accesso: edificio quadrato di 24 m di lato in mattoni crudi, comprendente due portici collocati ai due lati opposti di una sala centrale tetrastila. Il percorso prosegue tramite un ponte che conduce alla Porta di Dario, costruzione rettangolare di 40 X 28 m, con sala centrale a quattro colonne su basi quadrate). La Porta di Ishtar era a sua volta la porta di accesso alla città di Babilonia. Ma a Tol-e Ajori, per quanto se ne sa dalle indagini e dalle prospezioni finora effettuate, non c’è traccia di un muro di cinta. Quindi potrebbe trattarsi della porta di un complesso monumentale come a Pasargade. “È evidente, con queste premesse, che il monumento di Tol-e Ajori da solo non significa niente: la porta serve per accedere a qualcosa di importante che viene segnalato appunto dalla presenza della porta. E noi crediamo di averlo trovato”. Vediamo come si è giunti a questa convinzione.

IImmagine zenitale dell'area di ricerca con evidenziati i siti di Tol-e Ajori e di Firuzi5

IImmagine zenitale dell’area di ricerca con evidenziati i siti di Tol-e Ajori e di Firuzi5

Trovata la porta gli archeologi si erano posti subito il problema: che rapporto c’è tra la porta di Tol-e Ajori e altri edifici non troppo lontani il cui accesso sarebbe stato possibile proprio attraverso la porta?  “È a quel punto”, ricorda Callieri, “che abbiamo realizzato che forse avevamo già trovato quello che cercavamo: nel 2011 infatti avevamo trovato traccia di un grande complesso architettonico nel cosiddetto sito Firuzi 5 che si trova a circa 300 metri da Tol-e Ajori e per quello che si riesce a capire ha un orientamento compatibile con quello della porta”. L’asse della porta sembra proprio perpendicolare con l’asse principale di questo edificio, dove con le indagini geofisiche è stata individuata una sala ipostila a colonne. Purtroppo di questo edificio si sono conservate solo le sottofondazioni delle basi delle colonne. L’edificio comunque è di notevoli dimensioni: l’ambiente colonnato, quadrato, misura 55 metri di lato. “Potrebbe essere l’edificio principale del complesso”, ipotizza Callieri. “Una sorta di palazzo preceduto a NW da una porta monumentale. Ma rispetto a Persepoli, dove la porta di Serse è a NE del Palazzo, qui la porta si colloca a NW, cioè nella direzione opposta. È diverso anche l’orientamento che a Tol-e Ajori non coincide con quello della Terrazza di Persepoli che segue l’andamento della montagna cui si appoggia. Quindi questo complesso è anteriore alla costruzione della Terrazza di Persepoli”. Ne è convinto anche il collega iraniano Askari Chaverdi che ricorda come “tra questo palazzo e la porta monumentale sono state trovate tracce dei famosi giardini persiani, con il sistema di irrigazione”. Attorno a Persepoli sono stati infatti trovati 12 siti del periodo achemenide. “Ci sono riscontri con la pianta del palazzo trovato a Firouzi5: quindi questa parte della città di Parse (cioè l’abitato di Persepoli) esisteva anche nel periodo di Ciro. Siamo sicuri che questi monumenti sono precedenti Persepoli”.

(4 – continua nei prossimi giorni. Precedenti post il 14, 19 e 25 gennaio)

A Tol-e Ajori, vicino a Persepoli (Iran), trovata una porta monumentale copia della Porta di Ishtar a Babilonia: la presenza del drago-serpente ne fa il più antico esempio di architettura achemenide

Lo scavo di Tol-e Ajori, in Iran, vicino a Persepoli, ha portato alla scoperta di mattoni invetriati dipinti e a rilievo

Lo scavo di Tol-e Ajori, in Iran, vicino a Persepoli, ha portato alla scoperta di mattoni invetriati dipinti e a rilievo con motivi mesopotamici

Una porta monumentale del primo periodo achemenide: ora non ci sono più dubbi. È il risultato più significativo (vedi post https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2015/01/19/svelato-il-giallo-delledificio-di-tol-e-ajori-vicino-persepoli-iran-callieri-cosi-abbiamo-capito-che-era-una-porta-monumentale/)  della quarta campagna di scavo, conclusasi il 5 novembre 2014, della missione congiunta irano-italiana nella piana di Persepoli diretta da Alireza Askari Chaverdi dell’università di Shiraz e da Pierfrancesco Callieri dell’università di Bologna, nel quadro dell’accordo tra il dipartimento dei Beni culturali (DBC) dell’università di Bologna e l’istituto di Ricerca dei Beni culturali dell’Iran (RICHHTO) col contributo economico dell’Università di Bologna, del MIUR e del MAE. Ma come doveva presentarsi questo singolare edificio scoperto a Tol-e Ajori? A venirci in aiuto sono sempre i due responsabili dello scavo, Alireza Askari Chaverdi e Pierfrancesco Callieri.

I segni-codici trovati sui mattoni invetriati di Tol-e Ajori per consentire un loro corretto e rapido assemblaggio

I segni-codici trovati sui mattoni invetriati di Tol-e Ajori per un loro corretto e rapido assemblaggio

I mattoni invetriati e dipinti sul tavolo della missione irano-italiana di Tol-e Ajori (Iran)

I mattoni invetriati e dipinti sul tavolo della missione irano-italiana di Tol-e Ajori (Iran)

“Nel corso dello scavo”, ricordano i due archeologi responsabili, “sono stati trovati molti frammenti di mattoni invetriati che presentano rilievi di grande interesse artistico”. Già nelle campagne di scavo precedenti erano stati trovati i mattoni con i segni-codici per il loro assemblaggio. Infatti, proprio per il fatto che i singoli mattoni dovevano andare a realizzare un soggetto ben preciso (il leone, il toro, il drago-serpente), ognuno di essi era quindi diverso dall’altro e, soprattutto, doveva occupare una posizione ben precisa. Di qui la necessità di indicare, su un lato non visibile del mattone, con segni convenzionali di facile interpretazione la posizione esatta del mattone invetriato e a rilievo. Nel 2013 era stato trovato anche il frammento di una iscrizione babilonese coperta con l’invetriatura, quindi originale e coeva al monumento. “Un segno suggerirebbe la parola [RE]”, spiega Callieri, “ma al momento, purtroppo, non abbiamo trovato traccia del nome del sovrano che per noi sarebbe un elemento di datazione certo importantissimo”. È questo, infatti, uno dei problemi rimasti insoluti (come spiegheremo in un prossimo post) e che sarà oggetto di ricerca nelle prossime campagne di scavo. “La scoperta più importante”, sottolinea Askari Chaverdi, “sono i disegni sui mattoni a rilievo che rappresentano animali mitologici: una trentina di pezzi con tracce di animali con le ali che sono un misto tra gli animali mitologici del periodo elamita-achemenide con quelli di riscontrati a Susa e in Mesopotamia”. C’è infatti una certa somiglianza tra i mattoni invetriati e con rilievi di Tol-e Ajori e i mattoni usati a Susa, la città-capitale sorta nell’antica provincia dell’Elam, non sull’altopiano iranico dunque come Pasargade e Persepoli, ma nella piana mesopotamica. Però questi mattoni sono diversi per la tecnica di lavorazione adottata: a Susa i mattoni sono a base di silicio, a Tol-e Ajori di argilla; elementi che potrebbero suggerire una diversa datazione per la loro realizzazione.

La fascia di mattoni invetriati ancora in situ a Tol-e Ajori con le rosette dipinte

La fascia di mattoni invetriati ancora in situ a Tol-e Ajori con le rosette dipinte

Il "mushkhusshu", il drago-serpente raffigurato sulla porta di Ishtar a Babilonia

Il “mushkhusshu”, il drago-serpente raffigurato sulla porta di Ishtar a Babilonia

“In questa campagna si è continuato lo studio dei frammenti di mattoni invetriati dipinti con motivi a rosette, e a rilievo con la rappresentazione del toro, del drago-serpente (mushkhusshu) e del leone. E abbiamo potuto stabilire che a una prima fascia di mattoni invetriati monocromatici seguiva fascia di rosette dipinte che costituiva una specie di marcapiano. Sopra, probabilmente, si articolavano i pannelli a rilievo con il toro e il drago-serpente (mushkhusshu). Particolarmente interessante è il frammento di mascella di leone, la cui tipologia di realizzazione è ricorda la strada processionale della porta di Ishtar a Babilonia”. A livello di iconografia la campagna 2014 ha quindi confermato quello che già si era capito nel 2013: sono stati riscontrati gli stessi soggetti che si ritrovano sulla porta di Ishtar a Babilonia. Perciò ha preso sempre più forma e consistenza la cosiddetta “ipotesi babilonese”. E la missione ha cercato di dimostrarlo.

Il rilievo del drago-serpente (mushkhusshu) sulla porta di Ishtar a Babilonia con sovrapposti i frammenti dello stesso soggetto trovati a Tol-e Ajori (Iran)

Il rilievo del drago-serpente (mushkhusshu) sulla porta di Ishtar a Babilonia con sovrapposti i frammenti dello stesso soggetto trovati a Tol-e Ajori (Iran)

Alireza Askari Chaverdi mostra un frammento di mattone invetriato con figure trovato a Tol-e Ajori (Iran)

Alireza Askari Chaverdi mostra un frammento di mattone invetriato con figure trovato a Tol-e Ajori (Iran)

Ipotesi babilonese. La prova? “Abbiamo fatto un rilievo grafico dei pannelli figurati della porta di Ishtar a Babilonia e su questo abbiamo cercato riscontri con i rilievi ipotizzati a Tol-e Ajori posizionandovi sopra i frammenti da noi recuperati. Ebbene, la risposta è stata sorprendentemente eccezionale: i frammenti di Tol-e Ajori si posizionano e si sovrappongono perfettamente su quelli della porta di Ishtar. C’è una precisa corrispondenza non solo del motivo iconografico ma anche del modo della articolazione della composizione”. È in questi pannelli babilonesi che troviamo non solo il leone e il toro (animali che vengono ripresi e inseriti anche nella iconografia ufficiale achemenide) ma anche il drago-serpente (mushkhusshu), simbolo del dio Marduk, che a Babilonia aveva un ruolo protettivo positivo. Ebbene, il drago-serpente (mushkhusshu) è presente solo a Tol-e Ajori, e non negli altri monumenti achemenidi del re Dario e dei suoi successori. “Su questo dettaglio”, precisa Callieri, “possiamo anche dare una spiegazione che ha motivazioni storiche: la cultura zoroastriana, che permea la visione della vita nel mondo achemenide, non poteva accogliere il drago-serpente (mushkhusshu) che è ritenuto un simbolo del Male. Quindi a Tol-e Ajori la decorazione ripete quella della porta di Ishtar: quindi non ci troviamo di fronte a un edificio che imita i motivi del più noto edificio babilonese, ma si tratta proprio di una copia della Porta di Ishtar realizzata utilizzando le stesse matrici o matrici prodotte sullo stesso monumento. Quella di Tol-e Ajori – conclude Callieri – è  il primo esempio nel periodo achemenide di una architettura con manufatti provenienti dalla Mesopotamia”.

(3 – continua nei prossimi giorni. Precedenti post il 14 e 19 gennaio)

Il giallo archeologico del tempio di Ciro vicino a Persepoli: prima una fornace, poi un’apadana…

La grande terrazza della città-palazzo di Persepoli  3,5 km da Tol-e Ajori

La grande terrazza della città-palazzo di Persepoli 3,5 km da Tol-e Ajori

La terza campagna di scavo archeologico a Tol-e Ajori a un tiro di schioppo da Persepoli sotto la direzione di Pierfrancesco Callieri (Università di Bologna) e di Alireza Askari Chaverdi (università di Shiraz) si è conclusa da poche settimane. “E l’edificio achemenide individuato nel 2011 si è rivelato molto particolare e decisamente, anzi totalmente diverso da quello ipotizzato in un primo momento”: Pierfrancesco Callieri inizia così il racconto dell’incredibile scoperta della missione irano-italiana nella zona di Bagh-e Firdouzi a 3 chilometri e mezzo da Persepoli verso ovest nella regione di Fars in Iran meridionale. La missione – ricordiamolo – ha come obiettivo di rintracciare la città che necessariamente doveva gravitare sulla capitale, la città-palazzo di Persepoli: un’area residenziale abitata dall’aristocrazia achemenide collegata alla corte del Re dei Re. “Tutta l’area pianeggiante attorno alla grande terrazza”, ricorda Callieri, “è costellata di piccoli tepè, le colline artificiali che in altre aree del Vicino Oriente vengono chiamate tell”. Sono tutti abbastanza ben conservati, nonostante gli sventramenti subiti negli anni Settanta del secolo scorso quando con la riforma agraria si procedette al livellamento dei campi. “In quei tepè abbiamo trovato edifici di epoca achemenide con qualche base di colonna. Niente di eccezionale”, ricorda Callieri. “Ma c’era una collina che attirava le nostre attenzioni per la gran quantità di mattoni presenti in superficie ma anche nelle sezioni”. Non a caso i locali da sempre chiamano quella collinetta artificiale Tol-e Ajori, che in farsi –la loro lingua- significa appunto “collina dei mattoni”. E non si trattava tra l’altro di frammenti di mattoni qualsiasi, ma di mattoni invetriati.

I corsi di mattoni di edificio achemenide ritrovati a Tol-e Ajori

I corsi di mattoni di edificio achemenide ritrovati a Tol-e Ajori

“L’ipotesi iniziale – ricorda Callieri – è che ci trovassimo di fronte a una fornace di mattoni o a un vero e proprio edificio di mattoni, vista proprio la preponderanza di frammenti di mattoni. Ma già all’apertura dei sondaggi iniziali sono cominciati a sorgere i primi dubbi”. Nel 2011, infatti, nel corso della prima campagna di scavo a Tol-e Ajori, la missione ha aperto due trincee che hanno individuato una struttura composta da mattoni crudi all’interno e da mattoni cotti nella parte esterna. “Era ancor presto per dire che si trattava di un muro, ma è certo che siamo rimasti subito stupiti dalle dimensioni della struttura: provate a immaginarvi cosa stava prendendo forma davanti ai nostri occhi! Partendo dall’esterno era emersa una sezione in mattoni cotti di ben 2 metri con la faccia a vista invetriata a creare un paramento di rivestimento”. In quella circostanza sono stati rinvenuti almeno 7-8 corsi di mattoni invetriati ancora in situ.

Il complesso sistema di segni guida per la messa in opera, usato Mesopotamia ed Elam, trovato a Tol-e Ajori

Il complesso sistema di segni guida per la messa in opera trovato sui mattoni a Tol-e Ajori

“Ma abbiamo trovato anche un altro dettaglio sorprendente e significativo: al di sopra dei mattoni erano dipinti i segni di istruzioni per il loro montaggio, un complesso sistema di segni guida per la messa in opera analogo a quelli utilizzati in Mesopotamia ed Elam. Questa tecnica già la conosciamo perché trovata nel palazzo di Dario a Susa”. E l’uso del bitume come malta per fissare i mattoni conferma che a Tol-e Ajori siamo di fronte a una tecnica di costruzione tipicamente elamita. L’Elam – ricordiamolo – era quella regione ultima propaggine della Mesopotamia, ai piedi dei monti Zagros, dove si era sviluppata una delle prime culture iraniche in contrapposizione alle culture dell’altopiano e in continuo conflitto-simbiosi con le civiltà mesopotamiche. È in Elam che venne fondata la prima capitale, Susa. Ma Tol-e Ajori l’uso del bitume come malta fissante non solo consentiva di impermeabilizzare la sezione esterna in cotto della struttura ma anche una migliore conservazione dei mattoni crudi interni.

Suggestiva visione dell'apadana di Persepoli

Suggestiva visione dell’apadana di Persepoli

“Alla fine della campagna del 2011 – continua Callieri – avevamo individuato una struttura muraria con una sezione di 2,5 metri di mattoni cotti e di ben 5 metri di mattoni crudi dei quali, al momento, non si vedeva la fine. Così se era difficile pensare che quello fosse un muro, l’ipotesi che si fece per prima –perché sembrava la più probabile- era che avessimo individuato una piattaforma achemenide, forse una apadana (la caratteristica sala delle udienze: la più famosa è quella di Persepoli). E intanto tramontava l’ipotesi iniziale che sotto Tol-e Ajori ci fosse una fornace”.

(2 – continua. Nuovo post nei prossimi giorni. Precedente: 2 dicembre)