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Bacoli (Na). Al museo Archeologico dei Campi Flegrei – Castello di Baia presentazione del libro “Verso Cuma” di Marcello Gigante e Valeria Lanzara con foto di Pasquale Vassallo: antologia interamente dedicata alla letteratura dell’antichità, nel 40mo dell’associazione Aliseo

Mercoledì 17 dicembre 2025, alle 17, nella sala conferenze del museo Archeologico dei Campi Flegrei e Castello di Baia, a Bacoli (Na), presentazione del libro “Verso Cuma” di Marcello Gigante e Valeria Lanzara con le foto di Pasquale Vassallo (Edizione l’Aliseo). Interverranno Fabio Pagano (direttore del parco archeologico dei Campi Flegrei), Stefano De Caro (già soprintendente per i Beni archeologici di Napoli e Caserta e direttore generale per i Beni archeologici del ministero dei Beni culturali), Enrico Gallocchio (archeologo subacqueo e docente universitario), Cristina Canoro (socia co-fondatrice Centro Sub Campi Flegrei) e Vittorio Palumbo (editore e presidente dell’associazione Aliseo). Incontro moderato da Ciro Biondi, giornalista. Protagonisti della pubblicazione sono i poeti e gli storici che nel corso dei millenni hanno lasciato traccia nei Campi Flegrei. Si tratta di un’antologia interamente dedicata alla letteratura dell’antichità. Si parte da Virgilio – il cui segno è caratterizzato dagli inferi – ad autori come Catullo, Properzio, Ovidio, Orazio, Cicerone, Tacito e tanti altri. Il volume, in formato 32 per 32, è stampato su carta pregiata. Completano le foto che misurano 16 per 16 in carta patinata e incollate sulle pagine. La prima edizione di “Verso Cuma” fu pubblicata nel 1991 e conteneva le fotografie di Mimmo Jodice. In quella occasione l’Aliseo “adottò” l’archeologia marina dei Campi Flegrei. Con questa pubblicazione l’associazione Aliseo celebra i suoi primi quarant’anni di attività. Si tratta di un modo per raccontare l’archeologia sommersa e lo sforzo sostenuto per far conoscere l’importante patrimonio dei Campi Flegrei. Da qualche anno Aliseo ha una nuova sede in Cilento.

All’antiquarium di Boscoreale il convegno internazionale “Pompei 79 d.C. questioni di metodo e di narrazione storica”, in presenza e on line, promosso da parco archeologico di Pompei con l’Archeoclub d’Italia: esperti a confronto per due giorni sulla possibile data dell’eruzione del 79 d.C. partendo da punti di vista differenti: filologici, climatici, astrologici, ambientali, geologici, numismatici, epigrafici, archeobotanici, archeozoologici, storici e religiosi. Ecco il programma

Eruzione del Vesuvio del 79 d.C.: il 24 agosto o il 24 ottobre? O qualche altra data? Per cercare di fare un po’ di chiarezza il parco archeologico di Pompei in collaborazione con la Casa editrice Scienze e lettere e l’Archeoclub d’Italia ha chiamato esperti internazionali a confronto sulla possibile data dell’eruzione del 79 d.C. che coprì Pompei e l’intera area vesuviana. Appuntamento all’antiquarium di Boscoreale il 21 e il 22 novembre 2025 per il convegno “Pompei 79 d.C. questioni di metodo e di narrazione storica”, in presenza e in diretta streaming via zoom: https://us06web.zoom.us/j/82100155063… passcode: 317249. Un’occasione per studiosi e appassionati di archeologia per approfondire la complessa e dibattuta questione. Il Comitato scientifico e organizzativo dell’evento è costituito da Gabriel Zuchtriegel, Stefano De Caro, Nathalie de Haan, Helga Di Giuseppe, Paolo Giulierini, Mario Grimaldi, Eric M. Moormann, Domenico Palumbo, Umberto Pappalardo, Felice Senatore. La conferenza si svilupperà in due giornate di interventi e dibattiti, con la partecipazione di studiosi provenienti da diverse istituzioni accademiche nazionali e internazionali che si confronteranno e affronteranno il tema da punti di vista e metodologici differenti: filologici, climatici, astrologici, ambientali, geologici, numismatici, epigrafici, archeobotanici, archeozoologici, storici e religiosi.

Il Vesuvio chiude l’orizzonte di Pompei (foto parco archeologico pompei)

PROGRAMMA DI VENERDÌ 21 NOVEMBRE 2025. La giornata inaugurale si apre alle 9,30 con i saluti istituzionali: direttore del parco archeologico Gabriel Zuchtriegel; Rosario Santanastasio, presidente nazionale Archeoclub d’Italia; Michele Martucci, coordinatore Archeoclub d’Italia Campania. Gli interventi esploreranno le motivazioni del convegno: 10.15, Helga Di Giuseppe, Mario Grimaldi, “Era d’autunno, io no, nun mme ne scordo – le ragioni del convegno”. SESSIONE MATTUTINA presiede Eric M. Moormann: 10.30, Pedar Foss, “Discovering the date of the A.D. 79 eruption in the manuscript tradition”; 11, Gabriel Zuchtrigel, Valeria Amoretti, Chiara Comegna, Alessandro Russo, “La data della distruzione di Pompei: aggiornamenti su un dibattito aperto”; 12, Nathalie de Haan e Kurt Wallat, “(Re)reading the Central Baths: Buildings Manuals and Experience on the Ground”; 12.30, Mario Grimaldi, “Le ricerche negli scavi dell’Insula occidentalis, un panorama delle conoscenze tra il 72 e il 79 d.C.”; 13, discussione; 13.30, pausa pranzo; 14.30, trasferimento al parco archeologico di Pompei con visita ai nuovi scavi e al laboratorio.

L’area archeologica di Pompei (foto parco archeologico pompei)

PROGRAMMA DI SABATO 22 NOVEMBRE 2025. La seconda giornata sarà divisa in due sessioni. SESSIONE MATTUTINA presiede Stefano De Caro. Alle 9.30, Allison Emmerson, Mary Evelyn Farrior, Mark Robinson, Jordan Rogers, “The Reed-Working of Insula I 14 at Pompeii: New Evidence for the Season of the Eruption of Vesuvius”; 10, Girolamo Ferdinando De Simone, “Ritorno a Villa della Pisanella: l’eruzione vista dalla campagna”; 10.30, Antonio Caruso, “Gli effetti dei moti astronomici della Terra sulla durata delle stagioni e impatto sul calendario annuale”; 11, pausa caffè; 11.15, Antonio Corso, “opwra e jqinopwron”; 11.45, Gaetano Di Pasquale, “L’archeobotanica come metodo di ricerca”; 12.15, Alessia D’Auria. “I materiali, le ricerche archeobotaniche e il problema della data dell’eruzione del 79 d.C.”; 12.45, discussione; 13.15, pausa pranzo. SESSIONE POMERIDIANA presiede Antonio De Simone. Alle 15, Umberto Pappalardo e Mario Grimaldi, “Sciami sismici e data dell’eruzione”; 15.30, Salvatore Ciro Nappo, “Nuovi dati sugli aspetti cronologici dei terremoti tra il 62 e il 79 d.C.”; 16, Llorent Alapont, “I calchi delle vittime dell’eruzione: un approccio ai loro tessuti indossati in quell’ultimo giorno”; 16.30, Helga Di Giuseppe, “La religio degli ultimi giorni di Pompei”; 17, Marco Di Branco, “L’eruzione del Vesuvio nelle fonti arabe”; 17.30, discussione; 17.45, tavola rotonda, presiede Paolo Giulierini, con Giuseppe Camodeca, Antonio De Simone, Eric M Moorman, Grete Stefani.

Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei (foto parco archeologico pompei)

“Si dice che sulla data dell’eruzione del Vesuvio ci sia un lungo dibattito, ma come si è svolto finora? Principalmente con una lunga serie di contributi -‘monologo’ che si rafforzavano o si attaccavano a vicenda”, spiega il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel. “Quando un anno fa abbiamo pubblicato un articolo sul tema, sul nostro E-Journal degli Scavi di Pompei, con il sottotitolo ‘premesse per un dibattito aperto’ volevamo mettere in evidenza questo punto: prima di esprimersi a favore di un’ipotesi, sia quella estiva sia quella autunnale, occorre dialogare. Siamo contenti che gli organizzatori del convegno e gli ospiti la vedono alla stessa maniera: saranno due giorni per celebrare la cultura del dialogo, anche e soprattutto quando non siamo tutti d’accordo”.

“La data dell’eruzione del Vesuvio è uno degli argomenti più dibattuti della storia dell’antica Pompei. Nonostante sia noto tutto, dal responsabile della catastrofe, all’anno, al mese, al giorno e all’ora di quella che fu definita dalle vittime stesse la “fine del mondo”, e siano risaputi gli antefatti, i fatti e le conseguenze grazie a un testimone oculare quale fu Plinio il Giovane, è dal 1600, cioè da prima che iniziassero gli scavi a Pompei ed Ercolano, che se ne discute. Non c’è periodo storico che non abbia prodotto una data diversa dell’eruzione che oscilla dal 24 agosto al 23 novembre”, dichiara Helga Di Giuseppe, archeologa e ricercatrice, “passando per il 23 settembre, il 24, il 30, il 31 ottobre e anche il 1° novembre del 79 d.C.. La confusione è stata generata da diverse ragioni tutte plausibili. Ma siamo sicuri di aver utilizzato un metodo di ricerca corretto nel trattamento dei dati archeologici? In collaborazione con il parco archeologico di Pompei e con Archeoclub d’Italia, il 21 e 22 novembre 2025, si tiene un convegno internazionale di carattere preminentemente metodologico al fine di riaprire una questione che sembrava chiusa definitivamente, ma che tale non è affatto. Abbiamo invitato studiosi di diverse scuole e provenienza (USA, Gran Bretagna, Grecia, Olanda, Spagna, Italia) che potessero parlarci dei codici delle lettere di Plinio, della posizione della Terra rispetto agli astri nel 79 d.C., del clima, del trattamento dei reperti botanici e zoologici, delle tecniche agrimensorie, delle stagioni, dei più recenti ritrovamenti e di nuove letture, di numismatica, di ciò che i Pompeiani indossavano in quegli ultimi giorni della loro vita, della visione degli autori antichi di quella eruzione e anche delle azioni rituali che possono essere state messe in atto dai Pompeiani rimasti in città, che – sappiamo – pregarono molto, moltissimo gli dèi al fine di scongiurare l’ineluttabile oblio. Cercheremo nuovi punti di vista per dirimere una questione che appare tutt’altro che risolta”.

Rosario santanastasio. presidente nazionale Archeoclub d’Italia (foto da FB)

“L’Archeoclub d’Italia è onorata di aver contribuito all’organizzazione di un convegno internazionale di così grande rilievo, in collaborazione con un Ente prestigioso come il parco archeologico di Pompei. L’obiettivo che ci siamo posti è quello di approfondire il tema della data dell’eruzione del Vesuvio da prospettive diverse. Riteniamo dunque questo convegno di particolare importanza”, dice Rosario Santanastasio, presidente nazionale Archeoclub d’Italia, “poiché rappresenta un’occasione di confronto e dialogo tra studiosi provenienti da tutto il mondo, che presenteranno le proprie ricerche, i metodi di indagine e le più recenti scoperte legate alla straordinaria storia della nostra terra. Desidero esprimere la mia più sincera gratitudine al dottor Gabriel Zuchtriegel per la disponibilità e la generosità dimostrate, a partire dall’ospitarci qui all’Antiquarium fino alla visita ai laboratori del Parco. Un ringraziamento speciale va anche agli archeologi Helga Di Giuseppe e Mario Grimaldi per l’impegno e la dedizione profusi nell’organizzazione dell’evento. Il ruolo dell’Archeoclub d’Italia rimane, oggi come da oltre cinquant’anni, quello di farsi promotore della conoscenza, impegnandosi a coltivarla, diffonderla e tramandarla come eredità alle generazioni future”.

Pompei. Alla Biblioteca “Fiorelli” del parco archeologico presentazione del libro “Donne e Grand Tour. Viaggiatrici a Napoli, Pompei, Ercolano e Vesuvio tra ‘700 e ‘800” di Luciana Jacobelli (università del Molise) con Stefano de Caro promossa dall’associazione internazionale Amici di Pompei ETS

Doppio appuntamento a fine maggio con l’associazione internazionale Amici di Pompei ETS. Si comincia giovedì 22 maggio 2025, alle 17, alla Biblioteca del parco archeologico di Pompei “G. Fiorelli”, in via Plinio, con la presentazione del libro “Donne e Grand Tour. Viaggiatrici a Napoli, Pompei, Ercolano e Vesuvio tra ‘700 e ‘800” di Luciana Jacobelli dell’università del Molise da parte di Stefano de Caro, con una introduzione di Antonio Varone, presidente degli Amici di Pompei. Sarà presente l’autrice.

Copertina del libro “Donne e Grand Tour. Viaggiatrici a Napoli, Pompei, Ercolano e Vesuvio tra ‘700 e ‘800” di Luciana Jacobelli

Donne e Grand Tour (Arbor Sapientiae editore). Il testo è un percorso alla scoperta di alcune delle tante donne viaggiatrici che hanno scritto nel periodo del Grand Tour. Sul Grand Tour è stato detto e scritto moltissimo, tuttavia è un argomento che può ancora riservare risvolti interessanti se lo si guarda da una prospettiva diversa, quella del viaggio al femminile. Negli ultimi anni si è aperto un filone di studi su questo argomento che ha toccato periodi, modalità e fini diversi, ma ancora molto resta da fare. Basti pensare che mentre gran parte dei resoconti di viaggio maschili sono facilmente accessibili, pubblicati e anche tradotti in varie lingue, i resoconti di viaggio delle donne sono spesso di difficile reperimento o mai dati alle stampe. Da un recente studio è stato calcolato che tra il 1770 e il 1870 il 20% della letteratura odeporica è scritta da donne, ma solo il 6% è pubblicato. Questo libro non ha la pretesa di colmare tali lacune, né di affrontare il complesso mondo dei viaggi al femminile, ma solo di contribuire a divulgare una tematica ancora poco nota ad un pubblico più vasto di quello degli addetti ai lavori e di restituire visibilità ad opere che avrebbero meritato una maggiore fortuna.

Roma. All’École française de Rome presentazione del libro “La Casa di C. Giulio Polibio a Pompei (IX, 13, 1-3) e i bronzi del triclinio (EE)”, curato da Fausto Zevi e Elsa Nuzzo, decimo volume della collana “Quaderni di Studi Pompeiani” dell’associazione internazionale Amici di Pompei

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Giovedì 23 gennaio, alle 17, nella sala conferenza dell’École française de Rome, in piazza Navona 62 a Roma, presentazione del libro “La Casa di C. Giulio Polibio a Pompei (IX, 13, 1-3) e i bronzi del triclinio (EE)”, curato da Fausto Zevi e Elsa Nuzzo, decimo volume della collana “Quaderni di Studi Pompeiani” dell’associazione internazionale Amici di Pompei (https://www.amicidipompei.com/quaderni-studi-pompeiani.html). Dopo i saluti di Audrey Bertrand dell’École française de Rome e di Antonio Varone dell’associazione internazionale Amici di Pompei, I professori Filippo Coarelli, Valérie Huet e Marc Mayer dialogheranno con i curatori della pubblicazione dei bronzi triclinari rinvenuti nel 1978 nella casa di Giulio Polibio a Pompei. Modera Audrey Bertrand. Prospiciente sulla via dell’Abbondanza, l’edificio fu messo in luce nel contesto dell’esplorazione dell’asse stradale principale della città campana condotta da Vittorio Spinazzola. Tra gli anni 60’ e 70’, Alfonso De Franciscis fece scavare l’insieme della casa, offrendo alla comunità scientifica e al pubblico un considerevole esempio di casa a due piani dell’ultimo periodo sannitico. Se diversi resoconti furono pubblicati, così come una breve sintesi nel 1988, mancava fino ad oggi una presentazione più completa e ampia del contesto storico e della realtà culturale in cui si colloca l’eccezionale servizio dei bronzi tricliniari. Questi furono scoperti nell’ultima fase dello scavo degli anni settanta, quando De Franciscis e Stefano De Caro decisero di rimuovere l’ultima rampa di terra ancora presente nel triclinio.

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Copertina del libro “La Casa di C. Giulio Polibio a Pompei (IX, 13, 1-3) e i bronzi del triclinio (EE)”, curato da Fausto Zevi e Elsa Nuzzo

La casa di C. Giulio Polibio e i bronzi del triclinio. Gli studi qui raccolti sono rivolti ad illustrare lo straordinario complesso di oggetti di bronzo che componevano il servizio da banchetto della sala tricliniare (EE) della Casa di C. Giulio Polibio. La storia dello scavo e dei rinvenimenti della casa comprende tre momenti principali. Dapprima venne effettuato lo scavo della fronte dell’edificio prospiciente Via dell’Abbondanza, nel quadro del grande progetto di Vittorio Spinazzola di riportare in luce l’intero tracciato della via principale di Pompei, con la varietà delle sue facciate, prospetti e insegne di case e botteghe, magnificamente illustrata nella monumentale opera Pompei alla luce degli Scavi Nuovi di Via dell’Abbondanza, uscita postuma nel 1953. Questo volume offre un’edizione definitiva dell’insieme di oggetti di bronzo allora scoperti. Curata da F. Zevi, E. Nuzzo, K. De Decker e S. Minichino, l’indagine accurata dei reperti stessi, dall’analisi degli oggetti ai confronti pompeiani, si estende a uno studio più ampio sulla casa, i suoi proprietari e le sue pitture, grazie ai contributi di D. Esposito e A. Varone, oltre a quelli dei curatori del volume. Un’ultima parte è dedicata alle operazioni di restauro condotte presso l’Istituto Centrale del Restauro a Roma e l’Opificio delle Pietre Dure a Firenze (E. Pucci et al.) e al lungo percorso di questi straordinari bronzi attraverso numerose mostre che li hanno fatti viaggiare da Pompei e Napoli a Roma, Washington, Parigi, San Pietroburgo, Londra, Los Angeles e altre città del mondo (G. Stefani).

Pompei. All’auditorium l’incontro con l’archeologo Stefano De Caro, già Dg alle Antichità del ministero, su “Il barone d’Hancarville e la sessualità nell’antica Roma. Appunti sulla cultura libertina del Settecento tra nobili, avventurieri e studiosi di antichità”, promosso dall’associazione internazionale “Amici di Pompei”   

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L’archeologo Stefano De Caro

La figura dello spregiudicato e licenzioso barone d’Hancarville è al centro dell’incontro promosso dall’Associazione Internazionale “Amici di Pompei” ETS con l’archeologo Stefano De Caro, già direttore generale alle Antichità del ministero per i Beni e le Attività culturali, su “Il barone d’Hancarville e la sessualità nell’antica Roma. Appunti sulla cultura libertina del Settecento tra nobili, avventurieri e studiosi di antichità”: appuntamento all’auditorium scavi del parco archeologico di Pompei, venerdì 22 novembre 2024, alle 17. La conversazione ha al centro la figura di Pierre-François Hugues (1719-1805), sedicente barone d’Hancarville, di cui il prof. De Caro ha curato la traduzione, la prima in italiano, di due sue operette tardo settecentesche di cui una, in particolare, “Monumento del culto segreto delle dame romane ovvero Venere e Priapo come si osservano nelle gemme antiche”, è stata pubblicata quest’anno (Artem, 2024).

Hugues d’Hancarville, antiquario di fiducia dell’ambasciatore inglese a Napoli, William Hamilton, è stato l’autore dei testi del catalogo della sua famosa collezione di vasi greci dipinti, la prima acquistata da un museo pubblico, il British Museum.  Al pari di altri intellettuali squattrinati del tempo, come Giacomo Casanova, d’Hancarville era anche uno spregiudicato avventuriero, sempre alla ricerca di modi più o meno leciti di sbarcare il lunario e salire nella scala sociale. Il suo campo d’azione preferito era diventato l’editoria licenziosa, attraverso la pubblicazione, in forma rigorosamente anonima, di disegni erotici (inventati da lui), di presunte gemme antiche che egli commentava dottamente con brani dei poeti latini e greci, autori moderni e con le sue idee, largamente apprezzate nell’ambiente dei philosophes, sulla religione naturale, una delle cui manifestazioni sarebbe stata il culto di Priapo. A questo tema dedicò il primo libretto, sul culto segreto che sarebbe stato praticato dalle dame romane, “Venere e Priapo come si osservano nelle gemme antiche”, riedito come “Monumens du culte secret des dames romaines”, pubblicazione per la quale fu espulso da Napoli. Poco dopo, incoraggiato dal successo incontrato dalle varie edizioni pirata, d’Hancarville affrontò, con lo stesso escamotage delle gemme inventate, il più impegnativo e pericoloso tema della vita privata dei Dodici Cesari (Monumens de la vie privée des Douze Césars), attingendo a piene mani alle maldicenze che Svetonio e Tacito riversano sugli imperatori romani del I secolo, e ai poemetti erotici del tempo. Una riflessione, insomma, su un personaggio che ci immerge totalmente nell’atmosfera di un periodo storico e della vita della società che lo rappresentava.

Napoli. A Palazzo Reale la giornata di studio “Puteoli e il suo territorio: progetti di ricerca e attività di tutela” sui nuovi progetti di ricerca e sulle attività di tutela del territorio di Pozzuoli con un’attenzione particolare al Rione Terra

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“Puteoli e il suo territorio: progetti di ricerca e attività di tutela” è il titolo della giornata di studio, a cura di Mariano Nuzzo e Maria Luisa Tardugno, organizzata dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli lunedì 18 novembre 2024 nella sala Carbonara del Palazzo Reale di Napoli, per un momento di condivisione e approfondimento sui nuovi progetti di ricerca e sulle attività di tutela che interessano il territorio di Pozzuoli, sviluppato grazie alla collaborazione tra la Soprintendenza e le istituzioni accademiche delle regioni Campania e Molise.

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Giornata di studio “Puteoli e il suo territorio”: il soprintendente Mariano Nuzzo e l’archeologo Stefano De Caro (foto sabap-met-na)

“Questa giornata di studi”, dichiara Mariano Nuzzo, soprintendente ABAP per l’area metropolitana di Napoli, “rappresenta un’importante occasione per fare il punto sulle attività di ricerca e tutela che, negli ultimi vent’anni, hanno permesso di approfondire la conoscenza dell’antica Puteoli. Si tratta di un momento di confronto in cui passato e presente si riconnettono, fornendo una chiave per comprendere le dinamiche che sottendono le attività di studio e valorizzazione del nostro patrimonio culturale. Un’attenzione particolare è dedicata al Rione Terra, luogo unico di sperimentazione, dove archeologia e architettura si intrecciano per restituirci un quadro vivo delle tecniche costruttive e delle strutture urbane antiche. Questo evento ha visto la partecipazione di studiosi provenienti da diversi ambiti disciplinari – dall’archeologia all’architettura alle tecniche costruttive – uniti dal desiderio di contribuire alla conoscenza e alla tutela di un patrimonio che appartiene a tutti. La divulgazione, infatti, è parte integrante della conoscenza: è nostro dovere rendere accessibili i risultati delle ricerche e trasmettere la consapevolezza del valore di ciò che ci circonda. La conoscenza è un bene collettivo, e non possiamo permetterci di non condividerla”.

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Panoramica del Rione Terra di Pozzuoli (foto sabap-met-na)

L’incontro, aperto con i saluti di Fulvio Maria Soccodato e Luigi Manzoni, è stato moderato da figure di rilievo come Stefano De Caro e Teresa Elena Cinquantaquattro. Durante la giornata, esperti e studiosi di fama nazionale hanno approfondito numerosi aspetti del patrimonio puteolano e delle attività di ricerca ad esso collegate. Il Rione Terra di Pozzuoli, con le sue stratificazioni storiche, è stato al centro di numerose discussioni, grazie agli interventi di Maria Luisa Tardugno, Lucia Manuela Proietti, Carmela Capaldi, Marco de Napoli, Giuseppe Faella e Aldo Giordano. Inoltre, i partecipanti hanno avuto modo di approfondire gli aspetti archeologici relativi al territorio puteolano con gli interventi di Luigi Cicala, Carlo Ebanista, Emanuela Spagnoli, Marina Taliercio e Antonella Ciotola, oltre che riflettere sulle trasformazioni sociali e culturali attraverso i contributi di Giuseppe Camodeca, Carlo Rescigno, Michele Silani e Michele Stefanile, tra storia, archeologia e tutela del territorio.

Pompei. All’auditorium Stefano De Caro e Paola Miniero presentano il libro “La Casa di C. Giulio Polibio a Pompei (IX, 13, 1-3) e i bronzi del triclinio (EE)”, della collana “Quaderni di Studi Pompeiani”, curato dagli archeologi Fausto Zevi ed Elsa Nuzzo. Incontro promosso dall’associazione internazionale “Amici di Pompei” 

pompei_auditorium_libro-La-casa-di-Giulio-Polibio_di-nuzzo-e-zevi_locandinaUn volume destinato a rimanere un punto fermo nella conoscenza della Casa pompeiana di C. Giulio Polibio e dei suoi arredi, quello che viene presentato nel nuovo incontro promosso dall’associazione internazionale Amici di Pompei ETS: appuntamento venerdì 15 novembre 2024, alle 17, all’auditorium scavi del parco archeologico di Pompei, per la presentazione del libro “La Casa di C. Giulio Polibio a Pompei (IX, 13, 1-3) e i bronzi del triclinio (EE)”, decimo volume della collana “Quaderni di Studi Pompeiani” edito dall’associazione Amici di Pompei, curato dagli archeologi Fausto Zevi ed Elsa Nuzzo, che, oltre ai puntuali articoli dei curatori si avvale anche di quelli di altri studiosi e tecnici del mondo antico, quali Klara De Decker, Domenico Esposito, Simona Minichino, Elisa Pucci e coautori, Grete Stefani e Antonio Varone, che completano e arricchiscono le varie parti dello studio. Il libro, alla presenza degli autori, verrà presentato dagli archeologi Stefano De Caro, già direttore generale Archeologia del ministero dei Beni culturali nonché direttore generale ICCROM, organismo intergovernativo con circa 150 stati membri per la conservazione e il restauro dei Beni Culturali in ogni parte del mondo; e Paola Miniero, già direttrice degli scavi di Stabia e del museo nazionale del Castello di Baia.

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Copertina del libro “La Casa di C. Giulio Polibio a Pompei (IX, 13, 1-3) e i bronzi del triclinio (EE)” a cura di Fausto Zevi ed Elsa Nuzzo

L’opera, che ha avuto una lunga e profonda gestazione, era stata inizialmente concepita con l’intento di realizzare la pubblicazione definitiva degli splendidi bronzi tricliniari rinvenuti nel 1978 nella casa di Giulio Polibio a Pompei, ma si è poi subito allargata, in assenza di una pubblicazione definitiva sulla casa, allo studio del contesto storico e della realtà culturale in cui si collocano i preziosi reperti. Sono state così investigate sia la figura degli abitatori della casa, sia la storia edilizia dell’edificio, mirabile esempio di abitazione sannitica conservatasi pressoché immutata fino al 79 dopo l’accorpamento di due “case a schiera” avvenuto nel tardo II sec. a.C. Nello stesso tempo sono stati analizzati gli arredi pittorici del complesso, né si è trascurato uno sguardo generale sui corredi tricliniari di Pompei, mentre un capitolo speciale è stato riservato al lungo e puntuale restauro eseguito sui bronzi presso l’Istituto Centrale del Restauro a Roma e l’Opificio delle Pietre Dure a Firenze. La parte centrale del lavoro è riservata all’analisi dei singoli reperti, mirabilmente illustrati anche dalle foto di Luciano e Marco Pedicini, dei quali vengono anche elencate le occasioni in cui essi sono stati presentati al pubblico in varie mostre ed esposizioni.

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L’archeologo Fausto Zevi

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L’archeologa Elsa Nuzzo

A curare il libro due archeologi legati alla storia del sito vesuviano. Fausto Zevi, già soprintendente di Napoli e Pompei nonché ordinario di Archeologia all’università di Roma “La Sapienza”, è membro dell’Accademia dei Lincei; Elsa Nuzzo, archeologa formatasi alla Scuola Archeologica Italiana di Atene, è da anni operante su temi dell’archeologia campana.

Napoli. A Palazzo Reale, sede Sabap, presentazione del libro “Puteoli. Il percorso archeologico del Rione Terra”, la prima guida completa alla visita del percorso archeologico del Rione Terra di Pozzuoli

napoli_palazzo-reale_libro-puteoli-il-percorso-archeologico-dl-rione-terra_presentazione_locandinaMartedì 26 marzo 2024, alle 16, a Palazzo Reale di Napoli, in sala conferenze “Giovanni Carbonara”, all’interno degli spazi della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli, presentazione del libro “Puteoli. Il percorso archeologico del Rione Terra. Guida alla visita”, Quaderni di Viaggio n. 3, Naus Editoria 2022. Il libro, realizzato con il patrocinio della Soprintendenza e del Comune di Pozzuoli, rappresenta un importante strumento per la comprensione e la valorizzazione del patrimonio archeologico della nostra area metropolitana. Presenteranno Mariano Nuzzo, soprintendente ABAP per l’area metropolitana di Napoli; Stefano De Caro membro ICCROM; e Teresa Cinquantaquattro, segretario regionale MiC per la Campania. Ingresso libero.

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Copertina della guida “Puteoli. Il percorso archeologico del Rione Terra”

Puteoli. Il percorso archeologico del Rione Terra. Guida alla visita. La prima guida completa alla visita del percorso archeologico del Rione Terra di Pozzuoli. Un viaggio unico nell’antico cuore di Puteoli, nel luogo dove la sua storia ha avuto inizio, attraverso un itinerario che si snoda tra il sottosuolo e il mare, tra l’oscurità e la luce. Scopriremo la storia della colonia antica visitando il principale complesso sacro: il Capitolium, il tempio cd. di Augusto e la Cattedrale di San Procolo e percorreremo i cardini e i decumani tra botteghe, magazzini, terme e interi complessi scavati nel tufo.

Salerno. Conferenza del prof. Stefano De Caro su “Restituzione del Patrimonio culturale tra aspirazioni nazionali e diritto internazionale”, in presenza e on line, promossa dalla Scuola interateneo OR.SA

napoli_dispac_conferenza-restituzione-del-patrimonio-culturale_stefano-de-caro_locandinaAlla Scuola Interateneo OR.SA (università L’Orientale di Napoli e università di Salerno) il prof. Stefano De Caro parlerà di “Restituzione del Patrimonio culturale tra aspirazioni nazionali e diritto internazionale” (discussant: prof.ssa Renata Cantilena), un tema che negli ultimi anni ha assunto un sempre maggiore interesse non solo sotto l’aspetto giuridico, ma anche e soprattutto per le conseguenti considerazioni culturali e morali che ne conseguono. Appuntamento martedì 16 gennaio 2024, alle 10.30, in presenza nella sala conferenze del dipartimento di Scienze del Patrimonio culturale – DiSPaC dell’università di Salerno, e on line da remoto tramite piattaforma Teams: https://teams.microsoft.com/l/meetup-join/19%3a195e3d40a0eb4170acc114e0cfcec43e%40thread.tacv2/1704783485659?context=%7b%22Tid%22%3a%22c30767db-3dda-4dd4-8a4d-097d22cb99d3%22%2c%22Oid%22%3a%22b34eaeda-c5e6-4e6a-a441-cf49772b27fb%22%7d. Dominazioni coloniali, guerre e situazioni di manifesta ingiustizia giustificano il possesso di beni culturali sottratti da altri Paesi in un passato più o meno recente? L’Assemblea Generale dell’ONU è più volte intervenuta sul tema cercando di indirizzare le politiche nazionali e internazionali dichiarandosi, nel 2019, “consapevole dell’importanza attribuita da alcuni Paesi di origine al rientro dei beni culturali che sono per loro di fondamentale importanza spirituale e culturale, in modo che essi possano costituire collezioni che rappresentino il proprio patrimonio culturale”. Non minore attenzione è stata posta al traffico illecito dei beni culturali e alla necessità di mantenere ferma l’integrità dei contesti culturali. Ma al di là del diritto internazionale è talvolta proprio l’etica a risolvere questioni attraverso accordi amichevoli.

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Il prof. Stefano De Caro

Stefano De Caro, autore di oltre 250 pubblicazioni, è stato direttore generale del MiBAC dopo aver ricoperto diversi incarichi dirigenziali nell’ambito dello stesso Ministero e aver negoziato la restituzione in Italia di diverse opere dall’estero. Dal 2008 al 2011 è stato direttore generale dell’ICROM, il Centro creato dall’UNESCO per lo studio della conservazione del patrimonio culturale.

Napoli. Al museo Archeologico nazionale si presenta il progetto “Il tesoro della legalità. Luce dai depositi del Mann”: 10mila oggetti recuperati insieme alla Procura e al Nucleo Tutela Carabinieri, finalmente studiati e destinati al Mann2 all’Albergo dei Poveri

napoli_mann_tesoro-della-legalità_invito-locandina“10mila oggetti recuperati insieme alla Procura e al Nucleo Tutela dopo un lungo e paziente lavoro togliendo i sigilli al materiale sequestrato da oltre 50 anni; un metodo innovativo di catalogazione; una grande mostra prossima a venire; l’orgoglio di ricordare che alla fine la giustizia prevale sempre, anche su quei potenti che avevano cercato di sottrarre al patrimonio comune questi beni”: così Paolo Giulierini, direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli, sintetizza il progetto “Il tesoro della legalità”, percorso pilota che propone una buona pratica di tutela e valorizzazione dei beni archeologici acquisiti illecitamente o frutto di scavi clandestini. Il progetto viene presentato mercoledì 8 novembre 2023, alle 9.30, all’auditorium del Mann. Prima della presentazione il direttore Paolo Giulierini nell’atrio del Mann mostrerà in anteprima la cosiddetta tomba del cavaliere, da Paestum, che farà parte della futura mostra “Il tesoro della legalità. Luce dai depositi del Mann”. Nascerà così una vera e propria collezione, che il direttore Paolo Giulierini ha proposto possa essere esposta in futuro al MANN2 nell’Albergo dei Poveri a Napoli.

napoli_mann_tesoro-della-legalità_programma-locandinaAlla presentazione del progetto “Il tesoro della legalità” interverranno Paolo Giulierini (direttore del Mann), Massimo Osanna (direttore generale Musei), Luigi La Rocca (direttore generale Archeologia Belle arti e Paesaggio), Teresa Elena Cinquantaquattro (direttrice del segretariato regionale della Campania del MiC), Pierpaolo Filippelli (procuratore aggiunto Procura di Napoli), Mariano Nuzzo (direttore SABAP per l’area metropolitana di Napoli) e Nunzio Fragliasso (procuratore capo Procura di Torre Annunziata). Previsto un focus sul modello Mann con Vincenzo Piscitelli (sostituto procuratore della Procura di Napoli), Daniela Savy (docente di Diritto europeo dei Beni culturali / ateneo Federiciano), Ilaria Marini (maresciallo capo Carabinieri Comando Provinciale di Napoli), Marialucia Giacco (funzionario archeologo del Mann) e Domenico Camardo (archeologo capo dell’Herculaneum Conservation Project e consulente della Procura della Repubblica di Napoli). Dalle 12.30, cerimonia di riconsegna al Mann di monete oggetto di sequestro da parte del Comando Carabinieri Tutela patrimonio culturale e cerimonia di consegna dei falsi dal museo al Laboratorio del Falso dell’università Roma Tre. In programma, la lectio di Stefano De Caro (già direttore generale ICCROM) sulla restituzione dei beni culturali.

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Reperti in deposito al museo Archeologico nazionale di Napoli provenienti da sequestri dei carabinieri (foto JCHC)

‘Liberare’ dai sigilli le centinaia di opere d’arte e reperti sequestrati nella lotta al traffico illecito che giacciono nei depositi e restituirli allo studio e alla fruizione pubblica: questo è l’obiettivo del progetto pilota nato dall’accordo tra museo Archeologico nazionale di Napoli e Procura di Napoli, con il supporto scientifico dell’università di Napoli Federico II. Il progetto ‘Il tesoro della legalità’ è anche il racconto di 50 anni di lotta al traffico illecito, che ha come obiettivo la restituzione alla comunità civile e agli studiosi del patrimonio sequestrato giacente nei depositi del Mann così come in altri siti museali. Gli esperti dei Carabinieri Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale di Napoli (TPC) sono stati impegnati per oltre un anno al fianco del personale del Mann. Sono stati esaminati 279 fascicoli, relativi ad altrettanti casi giudiziari riguardanti il possesso illegale di opere d’arte ascrivibile a varie fattispecie di reato. Le opere recuperate, dagli anni Sessanta del secolo scorso fino al 2017, sono state depositate in custodia giudiziaria presso il Mann, in attesa della conclusione dell’iter processuale.

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“Il tesoro della legalità” al Mann: cratere a figure rosse (foto mann)

Si tratta, in totale, di oltre 10mila reperti di diversa natura, riconducibili, in base alla tipologia, non soltanto al territorio campano, ma a tutta l’Italia meridionale e non solo: ceramica di impasto, ceramica italo-geometrica, enotria e daunia, ceramica corinzia ed etrusco-corinzia, bucchero, ceramica attica a figure nere e rosse, ceramica figurata di produzione campana, lucana e apula, ceramica a vernice nera e acroma di uso comune, bronzi (resti di armature, armi, oggetti di ornamento personale, vasellame), terrecotte figurate, databili tra il VI e il II secolo a.C. ascrivibili, in base all’iconografia, a contesti funerari e santuariali; elementi marmorei di età romana pertinenti all’arredo di abitazioni private; numerosi recuperi subacquei di varia natura; migliaia di monete greche, romane e medievali. L’eccezionale stato di conservazione della maggior parte dei reperti dissequestrati consente di ipotizzare la provenienza da antiche sepolture, purtroppo intercettate e saccheggiate da scavatori di frodo per andare a rimpinguare le casse del mercato illegale e clandestino di questi beni. Obiettivo dell’iniziativa è veicolare un messaggio importante soprattutto per i ragazzi, spiegando loro che chi sottrae illegalmente opere e reperti archeologici mina la nostra storia e la nostra identità nazionale.