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Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia riaperta al pubblico la collezione Castellani, e la Latona di Veio è tornata con Apollo ed Eracle

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Un gioiello della collezione Castellani al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)

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Sala espositiva della collezione Castellani al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)

Novità per i visitatori del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia. A due settimane dal ritorno sul suo basamento della Latona di Veio, mercoledì 17 luglio 2024 hanno riaperto al pubblico le sale espositive che custodiscono la collezione Castellani, compresa la celebre sala degli Ori, e la sezione degli oggetti provenienti da Bisenzio. Dopo il grande lavoro di riallestimento delle vetrine, curato dal Servizio Conservazione, dal Servizio Mostre e dal personale di vigilanza del Museo, da mercoledì 17 luglio 2024, i visitatori del museo di Villa Giulia possono tornare ad ammirare la raccolta di ceramiche, terrecotte, bronzi e pietre preziose che apparteneva alla famiglia Castellani e che nel 1919 fu donata allo Stato italiano. Un patrimonio eccezionale di reperti archeologici e splendidi monili che occupa un posto d’onore nelle collezioni del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia.

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La Latona di Veio di nuovo sul basamento dopo i restauri (foto etru)

Intanto martedì 2 luglio 2024 – come si diceva – si è conclusa un’operazione delicatissima. La statua di Latona da Veio è tornata sul suo basamento dopo l’importante intervento di restauro compiuto da Sante Guido con il coordinamento del Servizio Conservazione del Museo. Dopo mesi di lavoro che l’hanno portata “con i piedi per terra”, è finalmente tornata accanto ad Apollo ed Eracle e può essere ammirata anche dal lato posteriore dove il restauro ha egregiamente recuperato i panneggi delle vesti e la sua acconciatura ormai perduta.

Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia “Il restauratore racconta. La Latona di Veio: dalla scoperta al restauro”: terzo incontro del ciclo “CHI (RI)CERCA TROVA. I professionisti si raccontano al Museo”. L’incontro nell’anniversario della scoperta dell’Apollo di Veio, ricordato con il racconto del dio Ermes

roma_villa-giulia_chi-ricerca-trova_terzo-incontro_lamonaca-guido_locandina“Il restauratore racconta. La Latona di Veio: dalla scoperta al restauro”: al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia terzo incontro del ciclo “CHI (RI)CERCA TROVA. I professionisti si raccontano al Museo”. Otto conferenze tenute da esperti e studiosi che aprono il mondo della ricerca alla conoscenza e alla fruizione del grande pubblico e sono rivolte a curiosi, studenti e specialisti di ogni età, a cura dei Servizi educativi del Museo. Venerdì 19 maggio 2023, alle 16, i restauratori Miriam Lamonaca e Sante Guido presentano il restauro della Latona di Veio rivelandoci le novità emerse dal loro lavoro. Ingresso gratuito in Sala Fortuna fino ad esaurimento posti. Per info e prenotazioni: mn-etru.didattica@cultura.gov.it-. La data non è affatto casuale. Il 19 maggio del 1916 veniva alla luce in frammenti la scultura in terracotta dell’Apollo di Veio destinata a decorare, anch’essa, la sommità del tetto del tempio di Portonaccio a Veio, dedicato alla dea etrusca Menerva (Atena) e datato alla fine del VI secolo a. C.

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Sante Guido in una fase del restauro della statua di Latona dal tempio di Portonaccio di Veio conservata al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto pasquale de bellis)

Fra le opere di eccezionale fattura conservate a Villa Giulia, la statua di Latona, la madre di Apollo, è stata oggetto di un importante lavoro di restauro concluso proprio in questi giorni. Sotto le sapienti mani dei restauratori Miriam Lamonaca e Sante Guido, questa eccezionale scultura in terracotta policroma risalente al 510-500 a.C., è tornata a brillare, rivelando dettagli tecnici e particolari che solo un delicato e attento intervento restauro è in grado di restituire.

Miriam Lamonaca è funzionario restauratore al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia. Dopo la laurea in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali, facoltà ad alta formazione e specializzazione, alla Reggia di Venaria, ha frequentato all’università La Sapienza di Roma un Master di II livello “Restauri e Consolidamenti ad alta complessità”. Dal 2018 si prende cura di Villa Giulia e dei suoi preziosi reperti archeologici del mondo etrusco.

Sante Guido è restauratore e docente a contratto all’università di Trento. Si è laureato in restauro di opere d’arte all’Istituto Centrale per il Restauro di Roma e diplomato in Conservazione dei Beni Culturali della Chiesa alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. Svolge attività di restauro di opere d’arte dal 1982 presso numerose soprintendenze italiane, in missioni archeologiche all’estero e presso la Città del Vaticano. Tra il 2007 e il 2011 si è già occupato delle opere di Veio all’Etru, in particolare delle straordinarie statue di Eracle, Apollo e Mercurio.

107 anni fa, il 19 maggio del 1916, la statua dell’Apollo, insieme ai frammenti di altre statue provenienti dal tempio di Portonaccio a Veio, fu rinvenuta in uno scarico, spezzata in più parti ben allineate lungo un terrapieno. Fu una scoperta eccezionale. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia lo ricorda da un insolito punto di vista: quello del dio Hermes, Turms in etrusco, che – a suo modo – vuole celebrare l’anniversario e ricordare che c’era anche lui fra le statue rinvenute. Accanto ad Apollo ed Eracle, infatti, dovevano trovar posto, come parte integrante della stessa scena mitologica, anche Artemide, la dea a cui era stata sottratta la cerva, e Hermes, in veste di pacificatore, la cui testa oggi è esposta nella stessa sala. La voce e il racconto sono di Maria Paola Guidobaldi, conservatrice delle collezioni del museo.

Roma. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia lancia il progetto di restauro della statua della Latona di Veio, a 106 anni dalla scoperta dell’eccezionale gruppo del santuario del Portonaccio a Veio: il cantiere direttamente nella sala 40 del museo, in partnership culturale con Carbonetti e Associati Studio Legale 

roma_villa-giulia_restauro-latona-di-veio_locandinaIl 19 maggio 1916, 106 anni fa, l’eccezionale ritrovamento del gruppo scultoreo che coronava la sommità del tempio di Portonaccio, fra cui l’Apollo, l’Eracle e l’Hermes.  Oggi, 18 maggio 2022, Giornata Internazionale dei Musei, a ridosso quindi di quella data significativa, il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, ha presentato il cantiere di restauro della statua della Latona di Veio, opera identitaria del Museo, eccezionale scultura in terracotta policroma risalente al 510-500 a.C. (scoperta però nel 1939-40), appartenente al gruppo del santuario di Portonaccio. “La scelta di collocare il lancio del cantiere nella Giornata Internazionale dei Musei rafforza il messaggio promosso quest’anno dall’ICOM a livello mondiale: il potere dei musei nella società e il valore delle relazioni con il territorio per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale”, afferma il direttore Valentino Nizzo. L’intervento di restauro, quanto mai necessario, è stato reso possibile grazie alla partnership culturale con Carbonetti e Associati Studio Legale che ha deciso di sostenere economicamente l’intervento conservativo di questa opera così delicata che fu restaurata oltre 60 anni fa, alla metà degli anni ’50 del XX secolo. All’epoca, l’opera fu riassemblata in decine di differenti frammenti. Oggi ci appare, quindi estremamente lacunosa e bisognosa di numerose reintegrazioni a completare i panneggi, ma, soprattutto, la zona delle spalle e del collo, al fine di riposizionare correttamente il volto e la nuca. L’intervento sarà effettuato dal restauratore Sante Guido che ha restaurato in passato anche le statue di Apollo e di Eracle, appartenenti al medesimo gruppo scultoreo, e coordinato dal Servizio per la Conservazione del Museo, responsabile Miriam Lamonaca.

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La sala 40 del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia che ospita le grandi statue del santuario del Portonaccio a Veio (foto etru)

Il cantiere di restauro sarà realizzato direttamente nella sala 40 del Museo che ospita il gruppo scultoreo di Portonaccio. Una straordinaria opportunità per il pubblico, quella di assistere in diretta a tutte le operazioni di restauro: dalla campagna fotografica digitale “ante operam” a quella diagnostica per identificare la natura degli ossidi metallici e/o dei pigmenti utilizzati e la composizione dell’argilla, dalle indagini radiografiche alle scansioni 3D che saranno effettuate anche sulle altre sculture veienti: Apollo, Ercole e Hermes. E poi partiranno gli interventi diretti sull’opera che prevedono oltre alla pulitura superficiale e alla rimozione del vecchio protettivo, un delicatissimo intervento di risistemazione della zona del collo e del mento per mezzo di rimodellazione localizzata.

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Nella foto di Giulio Quirino Giglioli il momento della scoperta del gruppo scultoreo di Portonaccio, nel 1916 (foto Archivio fotografico di Villa Giulia)

L’avvio del restauro si colloca – come detto – a ridosso di una data molto significativa per il Museo e per la storia dell’archeologia. Il 19 maggio 1916 è la data dell’eccezionale ritrovamento del gruppo scultoreo in terracotta che coronava la sommità del tempio di Portonaccio nella famosa città etrusca di Veio (oggi in buona parte coincidente con il territorio del Comune di Roma in prossimità di Isola Farnese). La scoperta destò grande attenzione di pubblico. L’Italia era in guerra e il recupero dei reperti – ad opera di Giulio Quirino Giglioli – aveva avuto un effetto beneaugurante anche sulle sorti belliche della Nazione. La scoperta rivoluzionò le conoscenze fino ad allora acquisite sull’arte degli Etruschi ed ebbe una straordinaria influenza sulla cultura e l’immaginario contemporanei. Molti artisti, di fatto, trassero ispirazione dalle sculture veienti anche grazie al loro perfetto stato di conservazione e all’eccezionale policromia che dopo duemilacinquecento anni ancora le caratterizzava, quasi fossero state appena realizzate. L’Apollo, in particolare, incantò tutti ed entrò sin da subito nella rosa dei capolavori universali, opera di un maestro anonimo che nello stesso periodo dovette essere chiamato a Roma da Tarquinio il Superbo per la decorazione del tempio della triade capitolina sul Campidoglio, come attestano diverse fonti letterarie.

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Valentino Nizzo, direttore del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)

“106 anni fa venivano alla luce le sculture del santuario di Portonaccio a Veio, capolavori senza eguali che hanno rivoluzionato le conoscenze e gli studi sull’arte del mondo etrusco”, dichiara il direttore Valentino Nizzo. “Celebrare l’anniversario di quella scoperta con l’avvio del cantiere di restauro ci sembra quantomai doveroso e siamo felici che Carbonetti e Associati Studio Legale abbia accolto fin da subito il progetto, dimostrando che il sostegno al patrimonio culturale non possa prescindere dalla sensibilità e dall’impegno della comunità in cui il Museo vive e opera”. E il prof. Francesco Carbonetti, fondatore dello Studio legale: “Sentivamo il dovere di dare un contributo al recupero del nostro patrimonio culturale, come già ci è capitato più volte a supporto di ricerche e iniziative in ambito sanitario e scientifico. Lo facciamo perché ci crediamo: essere parte integrante e promotrice di questo momento così cruciale è una diretta conseguenza dello spirito che ha da sempre contraddistinto Carbonetti e Associati e inorgoglisce tutti i nostri colleghi sapere di aver dato fattivo aiuto alla conservazione e valorizzazione di un gioiello del grande tesoro pubblico italiano”.