Bologna. Al museo civico Archeologico presentazione del libro “La situla della Certosa di Bologna. Alle origini della ritualità nell’Italia protostorica” di Luca Zaghetto: uno dei capolavori delle collezioni bolognesi, considerata la “regina delle situle”
La situla della Certosa è da tutti considerata uno dei capolavori del museo civico Archeologico di Bologna, quasi un “mostro sacro” delle collezioni bolognesi. Ebbene, lo studioso Luca Zaghetto non ha avuto timore reverenziale e ha messo in discussione la “regina delle situle” millimetro per millimetro, significato per significato. Sabato 25 febbraio 2023, alle 17, nella sala conferenze del museo civico Archeologico di Bologna, presentazione a cura di Anna Dore (museo civico Archeologico di Bologna) del libro “La situla della Certosa di Bologna. Alle origini della ritualità nell’Italia protostorica” di Luca Zaghetto, alla presenza dell’autore con la partecipazione del restauratore Stefano Buson. Ingresso libero, fino ad esaurimento posti disponibili. L’incontro fa parte del ciclo “Qui Etruria. Novità dagli scavi e dai musei”.

Copertina del libro “La situla della Certosa di Bologna” di Luca Zaghetto
La situla della Certosa (Ante Quem). Esattamente come il precedente, dedicato alla situla Benvenuti di Este, anche questo lavoro è profondamente originale: per il metodo di lettura delle immagini, architettato e perfezionato dall’Autore e che è ormai un suo preciso marchio di fabbrica; per la scrittura, pensata per accompagnare passo passo il lettore nell’indagine; e infine per i risultati, brillanti e non di rado totalmente inattesi. Dall’archeologia all’iconografia e da qui alla storia delle religioni, l’Autore ci propone ancora una volta un volume destinato a rimanere nel tempo, un cammino di alto profilo scientifico e di notevole fascinazione.

La situla della certosa, scoperta da Antonio Zannoni nella Tomba 68 della necropoli della Certosa, e conservata al museo civico Archeologico di Bologna (foto bologna musei)
Considerata la “regina delle situle” etrusche per la bellissima e complessa decorazione, questo vaso, i cui manici sono perduti, fu utilizzato come prezioso cinerario di una tomba femminile a pozzetto databile al primo quarto del V secolo a.C. (500-475 a.C.). Il corredo comprende un unguentario attico (lèkythos) a vernice nera, una ciotola di argilla di produzione locale e due fibule in bronzo; all’interno della tomba la situla era coperta da una lastra di arenaria. Il raffinato vaso, realizzato almeno un secolo prima della sua deposizione nella sepoltura, fu conservato a lungo nel tempo per la preziosità della sua decorazione. È il manufatto più importante recuperato da Antonio Zannoni negli scavi della necropoli della Certosa di Bologna, avvenuti tra 1869 e 1873. Si tratta di uno degli esempi più importanti della cosiddetta arte delle situle, una corrente artistica che ha la sua area di massimo sviluppo in zona veneto-alpina e che tra il VII e il VI secolo a.C. si caratterizza per le decorazioni a fasce con motivi vegetali, animali fantastici e scene di vita quotidiana tipiche della classe aristocratica. L’ipotesi più probabile è che questa situla abbia costituito un ricco dono destinato ad un personaggio di alto rango dell’Etruria padana. Il vaso è composto da un’unica lamina di bronzo, richiusa su se stessa e fissata con chiodi ribattuti, decorata a sbalzo e ad incisione. Le scene figurate si distribuiscono su quattro registri: dall’alto al basso si vedono una parata di uomini armati, una processione di personaggi che recano vari utensili per sacrificio e banchetto, una gara musicale tra scene di caccia e di aratura e infine una sequenza di animali reali e fantastici.
Anno della Cultura Italia-Cina 2022: apre a Suzhou la mostra “ETRUSCHI. Signori dell’Italia antica”. 300 reperti dal museo civico Archeologico di Bologna raccontano Felsina, l’antica Bologna etrusca sviluppatasi tra il IX e il IV secolo a.C. A dicembre la mostra si sposterà a Chengdu

Statuetta in bronzo di devoto da Monteacuto Ragazza, frazione di Grizzana Bologna, conservata al museo civico Archeologico di Bologna (foto bologna musei)
Il conto alla rovescia è iniziato. Giovedì 25 agosto 2022 aprirà in Cina la mostra “ETRUSCHI. Signori dell’Italia antica” ideata e curata dal museo civico Archeologico di Bologna e promossa dall’Istituto Italiano di Cultura di Shanghai in collaborazione con il Consolato Generale d’Italia a Shanghai e l’organizzazione di MondoMostre. Ci sarà dunque anche Felsina, l’antica Bologna etrusca sviluppatasi tra il IX e il IV secolo a.C., tra le iniziative inserite nel programma ufficiale dell’Anno della Cultura e del Turismo Italia-Cina 2022, rassegna sulla cooperazione internazionale nel settore turistico e culturale dei due Paesi, inizialmente indetto nel 2020 per le celebrazioni del 50esimo anniversario dei rapporti diplomatici e posticipato al 2022, causa pandemia.

La presentazione della mostra “ETRUSCHI. Signori dell’Italia antica” al museo civico Archeologico di Bologna (foto ornella de carlo)
Sono oltre 300 i reperti provenienti dal museo bolognese che tra agosto 2022 e marzo 2023 verranno esposti in due tappe, nelle città di Suzhou e Chengdu, per far conoscere l’affascinante civiltà etrusca ancora quasi del tutto sconosciuta in Cina. La prima, dal 25 agosto al 25 novembre 2022, sarà ospitata dal Wuhzong Museum di Suzhou, città situata a ovest di Shanghai nella provincia di Jiangsu, con una popolazione di oltre 10 milioni di abitanti, mentre la seconda, tra dicembre 2022 e marzo 2023, si svolgerà nella città di Chengdu, capoluogo della provincia sud-occidentale di Sichuan e una delle città più popolose dell’intera Cina con oltre 14 milioni di residenti. Dal 17 luglio 2022 la funzionaria archeologa del museo bolognese Federica Guidi è in Cina, e, superata la quarantena, segue le fasi di controllo di conservazione dei materiali a seguito del trasferimento, dell’allestimento e dell’organizzazione di tutti gli aspetti necessari all’apertura, operando in stretta collaborazione con i colleghi dei musei ospitanti.

Coppia di orecchini in oro a bauletto conservati al museo civico Archeologico di Bologna (foto bologna musei)
Il nucleo principale della mostra è costituito dal prestito eccezionale di 303 reperti di altissimo valore storico e artistico provenienti sia dalle collezioni storiche del museo sia dai rinvenimenti effettuati durante gli scavi ottocenteschi a Bologna e nel suo territorio, a cui si affiancano 27 reperti appartenenti al museo Archeologico nazionale di Napoli. Tutti i materiali saranno per la prima volta esposti nella Repubblica Popolare di Cina. Il percorso espositivo si compone di cinque sezioni tematiche che, a partire da quel composito mondo che fu l’Italia preromana, porta l’attenzione sugli Etruschi. I Rasna – come gli Etruschi chiamavano se stessi – per molti motivi, fra i quali certamente la precoce organizzazione urbana, ebbero un rilievo del tutto particolare nel quadro dei popoli dell’Italia antica, tanto da essere ricordati dalle fonti storiche come il popolo che, prima di Roma, dominò quasi tutta la penisola. Come raccordo tra la prima sezione introduttiva e la parte fondamentale dell’esposizione, un approfondimento permette, attraverso l’evocativo richiamo dei paesaggi dei principali territori etruschi e dell’idea di città come fondamentale elemento politico ed economico per la storia di questo antico popolo, di definire geograficamente l’Etruria nelle sue articolazioni e di raccontarne in modo semplice l’assetto “politico” e sociale, dando anche conto delle forme di produzione (artigianato, agricoltura, sfruttamento delle miniere, etc.) e di scambio (commerci e contatti con Mediterraneo, Asia Minore ed Europa transalpina).

La cosiddetta “Patera cospiana”: specchio con inciso la nascita di Atena conservato al museo civico Archeologico di Bologna (foto bologna musei)
Il cuore dell’esposizione analizza i principali aspetti della vita quotidiana nel mondo etrusco illustrando – attraverso la suggestione degli oggetti – costumi e attività di una donna e di un uomo, le cui raffigurazioni accolgono il visitatore per accompagnarlo nel proprio mondo. Scelte iconiche per la raffigurazione dell’uomo e della donna “ideali” sono le statuette in bronzo di devoto e devota dal territorio bolognese e i coperchi di sarcofago in terracotta da Napoli che raffigurano i defunti adagiati su letti da banchetto. Le tematiche affrontate spazieranno dall’ornamento e dalla cura del corpo, attraverso i quali si esprimeva non solo un gusto personale ma soprattutto il livello sociale, alle attività tipicamente femminili (filatura e tessitura) e maschili (guerra, caccia, politica a atletismo); dalle forme collettive del consumo di cibi e bevande nelle ritualità di banchetti e simposi alla pratica della scrittura desunta dalle genti greche e adattata nell’alfabeto alle esigenze della loro lingua, fino al culto religioso, che ebbe un ruolo fondamentale nella società etrusca fin dai suoi esordi.

Urna cineraria in alabastro (III sec. a.C.) della Collezione Universitaria decorata dal mito di Mirtilo (foto bologna musei)
La penultima sezione della mostra sposta l’attenzione dal mondo dei vivi a quello dell’Aldilà, presentando ricostruzioni e reperti che mostrino le credenze, i rituali e le aspettative oltremondane degli Etruschi in una sorta di ideale antologia nello spazio e nel tempo. Le rese architettoniche e decorative delle tombe, la ritualità, le forme della sepoltura, hanno una variabilità e una ricchezza straordinaria nelle diverse epoche della storia etrusca e nei diversi territori. Le tombe e gli oggetti che compongono l’immancabile corredo funerario fin dai tempi più antichi sono quindi elementi imprescindibili per interpretare non solo lo sviluppo della società, ma anche la trasformazione della ritualità connessa al concetto di Aldilà e di destino dopo la morte.

La situla della Certosa conservata al museo civico Archeologico di Bologna: una copia sarà esposta alla mostra “Etruschi” in Cina (foto bologna musei)
Il percorso di visita si conclude con una copia perfetta della situla della Certosa, opera di Stefano Buson, già restauratore del museo di Este: è uno degli oggetti più prestigiosi del museo civico Archeologico di Bologna che, per la sua importanza nella collezione bolognese e fragilità, non può viaggiare. Il vaso è composto da un’unica lamina di bronzo, decorata con scene figurate a sbalzo e ad incisione. Le scene figurate compongono un racconto distribuito su quattro registri: dall’alto al basso si vedono una parata di uomini armati, una processione di personaggi che recano vari utensili per il sacrificio e il banchetto, una gara musicale tra scene di caccia e di aratura e infine una sequenza di animali reali e fantastici. Come una moderna striscia illustrata, il racconto ripercorre la storia di una comunità etrusca della fine del VII – inizi VI secolo a.C. nelle sue tematiche essenziali: la guerra, la caccia, le attività di sussistenza, il consumo del vino, la musica, con un richiamo (nella fascia inferiore, gli animali fantastici) al mondo spaventoso e ignoto dell’Aldilà popolato da creature feroci.

Il cratere attico della tomba 78 del sepolcreto Arnoaldi con la presentazione di Eracle all’Olimpo, conservato al museo civico Archeologico di Bologna (foto bologna musei)
Tra i capolavori più preziosi presentati al pubblico cinese spiccano, oltre alle due statuette in bronzo di devoti da Monteacuto Ragazza (Grizzana, Bologna), il celeberrimo specchio in bronzo inciso noto come “patera cospiana” datato alla seconda metà del IV sec. a.C. – che per la particolarità della sua decorazione, che ritrae la nascita di Atena armata dal cervello di Tinia (lo Zeus etrusco), destò subito molta curiosità nel mondo degli eruditi e fu spesso citato e riprodotto in manoscritti e lavori a stampa -, preziosi monili in oro, ambra e vetro provenienti dai sepolcreti bolognesi, il cratere attico della tomba 78 del sepolcreto Arnoaldi con la presentazione di Eracle all’Olimpo, la statua di leone funerario dal sepolcreto dei Giardini Margherita e le due urne cinerarie in alabastro della Collezione Universitaria realizzate nel III sec. a.C., rispettivamente decorate dal mito di Mirtilo e da una scena di caccia al cinghiale calidonio.
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