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Ariano nel Polesine (Ro). Al centro turistico culturale di San Basilio per “Incontri di archeologia” la conferenza “Novità dallo scavo etrusco” con la professoressa Silvia Paltineri, direttrice dello scavo dell’abitato etrusco, a metà della campagna 2025 dell’università di Padova

Sullo scorcio della seconda delle quattro settimane di scavo nel sito etrusco di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro) è tempo di illustrare al pubblico le novità emerse dalle ricerche dirette dalla prof.ssa Silvia Paltineri dell’università di Padova. Appuntamento giovedì 11 settembre 2025, alle 18.30, al Centro Turistico Culturale San Basilio, per la quarta conferenza “Incontri di archeologia” (le prime tra maggio e giugno 2025) nell’ambito del progetto San Basilio finanziato dalla Fondazione Cariparo. Sarà proprio la prof.ssa Silvia Paltineri a presentare le novità dallo scavo etrusco. Per info e prenotazioni: + 39 392.9259875.

Esclusivo. Con la prof.ssa Giovanna Gambacurta (università Ca’ Foscari) primo bilancio della campagna 2025 nel sito preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro): le tracce dell’insediamento sono pertinenti al periodo tra fine VI sec. e inizio V sec. a.C. e confermano l’orientamento delle strutture di tutto il sito; scorie di bronzo e frammenti di macine e macinelli rivelano invece la presenza di officine produttive. Tanti elementi da approfondire nei prossimi anni

La prof.ssa Giovanna Gambacurta (UniVe) osserva la trincea settentrionale dello scavo preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (foto graziano tavan)

Le tracce dell’insediamento preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro) sono pertinenti a un periodo cronologico coerente, tra gli ultimi decenni del VI sec. a.C. e i primi del V sec. a.C., dato confermato dalla ceramica di importazione rinvenuta: è una delle conclusioni giunte dalla campagna di scavo 2025, condotto dalla prof.ssa Giovanna Gambacurta del dipartimento di Studi umanistici dell’università Ca’ Foscari di Venezia, in convenzione con la soprintendenza ABAP di Verona, Rovigo e Vicenza (dott.ssa Giovanna Falezza), nell’ambito del progetto “San Basilio” finanziato dalla fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. La trincea settentrionale, anche se molto compromessa, conferma un orientamento delle strutture coerente con il resto dell’abitato, mentre la trincea meridionale ha restituito una capanna destinata a dare molte informazioni nelle future campagne di scavo. Costante anche la presenza sia di scorie di bronzo che di frammenti di macine e macinelli che ci parlano probabilmente di officine produttive. E poi un nuovo frammento di vaso del Pittore di Adria – congruente con quello ritrovato nel 2024 – impegna gli archeologi a capire la produzione di questa bottega adriese mai trovata prima al di fuori di Adria. Infine le indagini magnetometriche indicano che l’abitato era molto ampio. Ce n’è quindi abbastanza per capire quanto saranno impegnative anche le ricerche dei prossimi anni. Tra impegno, curiosità e prospettive future, ecco il resoconto di Giovanna Gambacurta in esclusiva per archeologiavocidalpassato.com.

“Nel 2025 abbiamo ripreso gli scavi a San Basilio di Ariano nel Polesine nell’ambito del progetto condotto dalle università di Padova e Venezia”, spiega la prof.ssa Gambacurta ad archeologiavocidalpassato.com. “Noi come università Ca’ Foscari abbiamo aperto due trincee. Avevamo l’idea di proseguire una delle due trincee aperte negli anni passati, quella più settentrionale, e di portarla a termine; e di approfondire invece il lavoro nella trincea più meridionale, aperta l’anno scorso e che sembrava avere delle evidenze piuttosto interessanti.

Studenti di Ca’ Foscari impegnati nello scavo della trincea meridionale del sito preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (foto graziano tavan)

Come al solito sono presenti studenti dei tre gradi di formazione, quindi della triennale, delle magistrali, della specializzazione del dottorato, naturalmente con mansioni diverse. Ci sono circa 12-15 persone che hanno lavorato, per un mese (le quattro settimane di giugno 2025, ndr), alternandosi in turni, e cerchiamo di condurre a termine le operazioni di quest’anno anche per impostare la prosecuzione del progetto negli anni futuri”.

“Come dicevo, abbiamo aperto due trincee. La trincea più settentrionale – continua Gambacurta – è quella che avevamo già in esame da tre anni e qui la situazione – lo sapevamo – era molto compromessa dalle arature e quindi stiamo solo conducendo a termine quello che è possibile ricavare da questa situazione davvero molto molto compromessa e molto frammentaria.

Veduta da drone della trincea settentrionale (A) sul sito preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro) con strutture incendiate (foto unive)

Situazione ormai molto residua, ma che ci darà delle indicazioni interessanti, almeno per quanto riguarda un orientamento coerente delle poche strutture rimaste con tutte le altre strutture dell’abitato. Quindi, sostanzialmente, per noi sono cose molto evidenti o resti microscopici, ma rientra in un inquadramento generale del sito e dell’insediamento.

Veduta da drone della trincea meridionale (D) sul sito preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro) (foto unive)

Quello che invece ci interessa di più anche per le prospettive future è la trincea più meridionale dove compare una struttura insediativa, una capanna, i resti di una casa con i suoi piani pavimentali, le buche per i pali portanti, le strutture che dovevano reggere l’alzato, anche dei piani focati e dei resti di attività. Le azioni di quest’anno sono state rivolte a mettere in luce con chiarezza questo tipo di organizzazione di questo piccolo segmento dell’abitato per poterlo poi indagare meglio negli anni futuri. Diciamo che quest’anno abbiamo fatto molto lavoro preliminare. Per questo motivo abbiamo pochi materiali e molta documentazione di strati, di livelli e possibilità di ricostruzione”.

I buchi di palo della capanna portata alla luce nelal trincea D del sito preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (foto graziano tavan)

“Diciamo che anche nella diversità dello scavo, anche se abbiamo visto che le due trincee hanno restituito situazioni molto diverse dal punto di vista delle strutture, soprattutto dal punto di vista della loro conservazione, una cosa che si può dire – sottolinea Gambacurta – è che questi piani strutturali, questi resti di insediamento, erano pertinenti tutti a un periodo cronologico coerente, cioè siamo tra gli ultimi decenni del VI sec. a.C. e i primi del V sec. a.C. Lo abbiamo visto soprattutto da alcuni frammenti di ceramica di importazione che sono stati inquadrati, anche con l’ausilio di Simonetta Bonomi che, per tradizione, si occupa della ceramica attica anche di questa zona. Altre due caratteristiche che si possono sottolineare è la presenza sempre costante sia di scorie di bronzo che di frammenti di macine e macinelli che ci parlano probabilmente di officine produttive, forse anche di carattere metallurgico, anche se non abbiamo trovato proprio il focus della fornace, però tanti di questi strumenti, il che è ben comprensibile nell’ambito di un insediamento che era un porto e che quindi aveva bisogno di un artigianato molto efficace.

Frammento di ceramica a figure nere in corso di scavo sul sito preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (foto unive)

Un’altra cosa abbastanza significativa di quest’anno è che abbiamo trovato un altro frammento di un vaso che avevamo trovato l’anno scorso – probabilmente sono frammenti congruenti – un vaso di una produzione specifica adriese, del cosiddetto Pittore di Adria, un vaso figurato, e contiamo di vedere di riuscire a ricostruire almeno qualcosa di questa produzione molto particolare perché fino a oggi questo cosiddetto Pittore di Adria era un’officina, una bottega i cui prodotti erano rinvenuti solo ad Adria, e questo è il primo elemento che troviamo fuori della città, forse frutto di un rapporto tra i due centri”.

Studenti dell’università Ca’ Foscari di Venezia impegnati nel lavaggio dei materiali nel sito preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (foto unive)

“Grazie al supporto della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo abbiamo sostanzialmente una buona possibilità di altri 3 anni di lavoro qui a San Basilio in cui continueremo con le nostre ricerche, in cui credo che chiuderò la trincea più settentrionale, quella più compromessa, e approfondirò invece quella più meridionale dove i resti, come dicevo, sono più significativi, e non escludo di cercare di ubicare qualche altro saggio in relazione al fatto che abbiamo un’indagine magnetometrica, cioè abbiamo una ricerca di superficie che ci fa vedere che ci sono evidenze dell’insediamento in un ambito piuttosto ampio e quindi si può provare a fare qualche saggio anche collocato in punti diversi della campagna, sempre della campagna che abbiamo intorno. E naturalmente – conclude Gambacurta – questo tipo di operazioni vanno concordate con gli altri partner di progetto dell’università di Padova in modo tale che conduciamo un progetto che abbia delle linee guida sempre coerenti tra di loro. E nell’ambito di questo progetto abbiamo già sviluppato anche una ricostruzione tridimensionale ipotetica dell’insediamento sulla quale continueremo a lavorare per ulteriori dettagli”.

Ariano nel Polesine (Ro). “Scavi aperti” a San Basilio con visita al cantiere archeologico dell’abitato etrusco condotto dall’università Ca’ Foscari di Venezia

L’abitato etrusco di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro) svela i suoi segreti. Sabato 21 giugno 2025 alle 10 ci sarà “Scavi aperti”, la terza giornata dedicata alla visita del cantiere archeologico, dove sarà possibile visitare lo scavo dell’abitato etrusco diretto da Giovanna Gambacurta del dipartimento di Studi umanistici dell’università Ca’ Foscari di Venezia nell’ambito del progetto San Basilio sostenuto dalla Fondazione Cariparo. Ritrovo presso il Centro Turistico San Basilio alle 9.45. Info e prenotazioni: +39 392 9259875

Esclusivo. Con la prof.ssa Silvia Paltineri primo bilancio della campagna 2024 nel sito etrusco-preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro): tra le scoperte, una tavola di legno e dei vinaccioli che aprono nuovi scenari per le future ricerche

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Campagna di scavo 2024: l’area di scavo del sito etrusco-romano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro) allagata (foto unipd)

La campagna di scavo 2024 nel sito etrusco-preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro), diretto da Silvia Paltineri del dipartimento di Beni culturali dell’Università di Padova, nell’ambito del progetto “San Basilio – Archeologia e Natura sul Delta del Po” si è chiuso da poche settimane. È tempo di un primo bilancio sui risultati raggiunti e sulle prospettive di questa ricerca che gode del sostegno economico di Cariparo. La professoressa Paltineri ne parla in esclusiva ad archeologiavocidalpassato.com.

CAMPAGNA 2024. “Quest’anno a San Basilio abbiamo scavato dal 29 aprile al 24 maggio e ci siamo concentrati in un’area che era quella nella quale l’anno scorso avevamo messo in luce completamente uno strato costituito principalmente da materiale edilizio frammentato, le cosiddette “mattonelle” o lastrine cotte, rotte e depositate intenzionalmente su una vasta superficie. Non potevamo scavare tutto, e quindi abbiamo deciso di concentrarci in un saggio di scavo limitato. Abbiamo scavato un’area di 3 metri per 8 e abbiamo incominciato a lavorare su questo strato, abbiamo asportato lo strato delle mattonelle e abbiamo messo in luce un deposito antropico (perché interessato da una frequentazione) con ceramica, resti ossei, resti botanici.

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San Basilio (Ariano nel Polesine): Battuto pavimentale in cocciopesto, con canalette basali per sostenere l’alzato in graticcio e buche di palo (foto unipd)

Lo scavo ha visto un progressivo approfondimento della stratigrafia in quest’area e abbiamo capito alcune cose. Per esempio, ristudiando le sezioni dello scavo – quindi proprio le pareti della nostra trincea – abbiamo capito che lo strato soprastante, cioè il primo che abbiamo tolto, quello delle mattonelle, era uno strato sicuramente ricavato da materiale di risulta che era stato depositato con la finalità di creare una superficie ben isolata, estesa, sulla quale successivamente riportare degli strati prevalentemente sabbiosi sui quali poi impostare l’ultima pavimentazione, in coccio pesto, che avevamo rinvenuto fin dalla campagna 2019.

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Sito etrusco-preromano a San Basilio di Ariano nel Polesine (Ro): lo svuotamento della trincea di scavo allagata durante la campagna 2024 (foto unipd)

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Un’anforetta in ceramica depurata riaffiora nel sito etrusco-preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro) (foto unipd)

Al di sotto di questo strato di mattonelle, che quindi in un certo senso segna l’inizio di una fase seriore della frequentazione di san Basilio, ci siamo approfonditi su questo strato antropico che poi anche il prossimo anno continueremo a scavare e direi anche più in estensione, perché si tratta di un livello di frequentazione precedente, con materiale che copre un arco cronologico tra il VI e il V secolo sulla base dei rinvenimenti effettuati e che probabilmente è da riferire a un’area che presumiamo fosse all’aperto, perché non abbiamo evidenze di pavimentazioni.

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Sito etrusco-preromano a San Basilio di Ariano nel Polesine (Ro): la tavola di legno posta verticalmente ed emersa svuotando dall’ acqua un settore della trincea completamente allagato (foto unipd)

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Sito etrusco-preromano a San Basilio di Ariano nel Polesine (Ro): lo svuotamento della trincea di scavo allagata durante la campagna 2024 (foto unipd)

Ci sono poi altre novità significative da un’altra zona dello scavo, posta più a Ovest. Poiché quest’anno siamo stati perseguitati dalla risalita della falda e dai temporali, abbiamo avuto tutta una serie di disavventure con l’acqua. E nel continuare a svuotare la trincea dall’acqua – cosa che ha comportato anche l’acquisto di due pompe perché altrimenti non saremmo riusciti a lavorare serenamente – ci siamo resi conto che liberando dalla falda e dall’acqua dei temporali l’area Ovest della trincea di scavo emergeva, in corrispondenza della quota a cui altrove si trovano le famose mattonelle, una lunga tavola di legno posta di taglio, verticalmente. Probabilmente era un contenimento costituito da questa lunga tavola che è conservata per circa due metri e mezzo. L’abbiamo campionata. E poi sicuramente di un elemento strutturale di questo tipo faremo le datazioni.

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I vinaccioli ritrovati nel sito etrusco-preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro) (foto unipd)

CURIOSITÀ: I VINACCIOLI. Tra i materiali che abbiamo trovato nello scavo di quest’anno, direi che la maggior parte delle classi ci conferma il quadro degli anni precedenti. Quindi abbiamo trovato molta ceramica etrusco-padana, frammenti di bucchero, frammenti di ceramica zonata veneta, alcuni frammenti di ceramica attica a figure nere. Tra le curiosità, le novità più interessanti, che meriteranno un approfondimento, vi è il rinvenimento di vinaccioli che provengono proprio dallo strato antropico che sta sotto le mattonelle. Li abbiamo identificati, li abbiamo campionati, e la studiosa che collabora con noi per lo studio proprio dei resti botanici, poi farà tutta una serie di analisi che ci diranno di che tipo di vite si tratta, e questo poi aprirà il campo a tutta una serie di ipotesi di lettura sul consumo delle bevande, sulla produzione di determinate bevande, e più in generale sulle abitudini alimentari e non solo della società multietnica di San Basilio preromano.

IL FUTURO: LA RICERCA CONTINUA. Due parole sul futuro. Innanzitutto dobbiamo assolutamente allargare l’area di indagine e quindi mettere in luce gli strati antropici che stanno sotto le mattonelle n tutta l’area dello scavo. Quest’anno abbiamo fatto un saggio abbastanza grande, ma che non copriva tutta l’area nella quale appunto le mattonelle erano stese e quindi vogliamo vedere in estensione se quell’antropico che noi riteniamo riferibile alla frequentazione di un’area aperta è davvero esteso per una superficie molto ampia. E poi abbiamo già impostato un nuovo saggio di scavo proprio in corrispondenza di quella tavola lignea che siamo riusciti a vedere, a intercettare togliendo l’acqua di falda da un’area della trincea che era completamente allagata. Lì faremo un altro saggio di scavo che ci consentirà di mettere in relazione le evidenze che abbiamo scoperto e scavato tra il 2019 e oggi, e quello che probabilmente stava più a Ovest che potrà essere approfondito aprendo anche magari un’area nuova, forse già nel 2025, e si spera nel 2026, perché sicuramente l’insediamento aveva una continuazione. Doveva essere un insediamento abbastanza grande e quindi sarà importante aprire nuove aree e poi provare anche a fare un discorso di tipo urbanistico-funzionale.