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Grande Pompei. Dal cantiere di scavo e restauro della Villa di Poppea a Oplontis (Torre Annunziata) i primi affioramenti di affreschi: il raffinato salone della Maschera e del Pavone disvela le sue reali dimensioni e ricchezze decorative. Parlano Zuchtriegel e Arianna Spinosa

Dettaglio della pavonessa scoperta nella parete messa in luce nel salone della Maschera e del Pavone nella villa di Poppea a Oplontis (foto parco archeologico pompei)

Planimetria dell’area di scavo nella villa di Poppea a Oplontis (foto parco archeologico pompei)

Il raffinato salone della Maschera e del Pavone della Villa di Poppea, disvela le sue reali dimensioni e ricchezze decorative. È il primo risultato del cantiere in corso di scavo e restauro della Villa di Poppea di Oplontis, l’odierna Torre Annunziata (Na), che sta interessando in particolar modo proprio il celebre salone della Maschera e del Pavone, uno degli ambienti più raffinati della villa, decorato in II stile. Dallo scavo, di recente avviato, affiorano primi nuovi scorci di raffinati affreschi, tra cui vivaci figure di pavoni e maschere. I primi risultati delle indagini, tra cui il completamento dello scavo del salone, sono illustrati in un articolo dell’e-journal degli scavi di Pompei https://pompeiisites.org/e-journal-degli-scavi-di-pompei/, pubblicato il 18 dicembre 2025. L’intervento, dettato da necessità di chiarire aspetti relativi allo sviluppo del settore ovest della villa che costeggia il tratto urbano di via dei sepolcri e risolvere criticità conservative, si configura anche come occasione importante di valorizzazione del contesto archeologico e urbano. Lo scavo in corso consentirà di fatto di creare una connessione con il confinante Spolettificio Borbonico dove, nei prossimi anni, saranno realizzati spazi museali espositivi, depositi e servizi aggiuntivi.

“È uno scavo qui a Torre Annunziata con cui prende forma la nostra visione per questo sito che fa parte del sito Unesco”, spiga Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei. “E dunque è molto importante svilupparlo. Abbiamo qui una conoscenza che sta emergendo, abbiamo tracce di meravigliosi affreschi che stiamo già mettendo in sicurezza, restaurando. Abbiano tracce della vita quotidiana, ma anche della vegetazione, tra cui i calchi di due alberi, ma è anche un’occasione per congiungere questa realtà con l’ex Spolettificio Borbonico di Torre Annunziata, dove svilupperemo nei prossimi anni finalmente spazi museali, depositi, servizi aggiuntivi degni di un sito così importante come l’antica Oplontis”. E Arianna Spinosa, direttrice dei lavori di scavo: “Siamo in una fase molto avanzata dello scavo della villa di Poppea ad Oplontis. E siamo arrivati a definire quella che è la parete che mancava del famoso salone della Maschera e del Pavone. Sicuramente le previsioni progettuali avevano come primo obiettivo quello di rimettere in luce la parete occidentale, ma di fatto lo scavo ci sta portando, come sempre succede, a delle sorprese. Quindi non solo dalle stratigrafie stanno emergendo dei particolari meravigliosi, come sono già presenti qui nella villa di Poppea, però addirittura siamo riusciti a rimettere in luce anche le pavonesse che quindi fanno da specchio ai pavoni presenti sull’altra parete, ma stanno venendo in luce dei meravigliosi colori, come già conoscevamo qua ad Oplontis, ma soprattutto anche una porzione di una parte della villa ancora non conosciuta. E quindi questo ci porterà ad approfondire con maggiore dettaglio quello che è l’ampliamento, quello che è l’impianto planimetrico di questa villa ancora non conosciuta soprattutto per la parte che correva sotto la strada di via dei Sepolcri e che si ricongiunge poi allo Spolettificio”.

Frammento di affresco con maschera scenica scoperto nel salone del Pavone e della Maschera nella villa di Poppea a Oplontis (foto parco archeologico pompei)

Parete con la pavonessa scoperta nella parete messa in luce nel salone della Maschera e del Pavone nella villa di Poppea a Oplontis (foto parco archeologico pompei)

Tra le scoperte di particolare rilievo sono emersi una figura integra di una pavonessa, speculare all’esemplare maschio rinvenuto sulla porzione meridionale della stessa parete, e alcuni frammenti con la raffigurazione di una maschera scenica riconducibile a un personaggio della Commedia Atellana, a differenza di altri presenti nell’ambiente e attribuibili alla Tragedia. Si tratta di Pappus, un vecchio rimbambito che tenta di fare il giovane ma che finisce regolarmente per essere beffato e deriso. Di notevole interesse anche il rinvenimento di alcuni frammenti di affresco raffiguranti parte di un tripode dorato, inscritto in un oculus (cerchio), allo stesso modo della raffigurazione al centro di un’altra parete, dove invece è rappresentato un tripode in bronzo.

Calchi di alberi del giardino della villa di Poppea a Oplontis (foto parco archeologico pompei)

Grazie alla tecnica dei calchi, lo scavo ha anche restituito le impronte di alberi che ornavano il giardino, in posizione originale e inseriti in un preciso schema ornamentale, che raddoppiava il colonnato del porticato meridionale, richiamando schemi documentati nelle domus pompeiane e nello stesso sito di Oplontis. È possibile che le specie arboree presenti in questo ambiente fossero affini a quelle individuate dalle analisi archeobotaniche effettuate in passato negli ambienti adiacenti come ad esempio l’olivo.

Planimetria dello scavo alla villa di Poppea a Oplontis con evidenziati i quattro nuovi ambienti individuati (foto parco archeologico pompei)

Lo scavo ha, inoltre, determinato l’individuazione di quattro nuovi ambienti che si aggiungono ai 99 già noti, tra cui un vano absidato che fa verosimilmente parte del settore termale. Interessante è il rilevamento di un paleoalveo, antico tratto di alveo di un torrente a carattere stagionale, che scorreva proprio in corrispondenza del tracciato di via dei Sepolcri, formatosi probabilmente dopo l’eruzione del 1631, che ha eroso parte dei depositi dell’eruzione del 79 d.C., offrendo una comprensione più chiara del paesaggio circostante.

Intervento di restauro dei cubicula nella villa di Poppea a Oplontis (foto parco archeologico pompei)

In contemporanea all’intervento di scavo è in corso anche un cantiere di restauro degli apparati decorativi di due piccoli e preziosi ambienti, in origine destinati ad area di riposo, detti cubicola, che affacciano nell’area sud occidentale della Villa, proprio in prossimità dell’area dell’altro cantiere. Colpisce la loro ricca decorazione, costituita da stucchi, pareti affrescate, volte dipinte e mosaici pavimentali di straordinaria bellezza, che rivela, al pari degli altri ambienti della Villa, una capacità tecnica da parte degli esecutori dell’epoca molto alta, ed una palette di pigmenti varia, costituita anche dal blu egizio. L’obiettivo dell’intervento è quello di recuperare la piena leggibilità della decorazione dipinta e dei mosaici, perduta nel tempo a causa dei processi di degrado dei materiali originali e dell’alterazione dei materiali utilizzati nei precedenti interventi di restauro.

Decorazioni venute alla luce nello scavo alla villa di Poppea a Oplontis (foto parco archeologico pompei)

Il primo ambiente è decorato da affreschi in II stile che rappresentano finti marmi ed architetture fantastiche e che permettono di allargare illusivamente lo spazio; in alto, le volte sono decorate con un motivo a cassettoni, mentre le lunette rappresentano dei paesaggi. La pavimentazione a mosaico è conservata solo in parte, con tessere bianche e nere con motivi geometrici. Da uno stretto passaggio ci si immette in un secondo ambiente, apparentemente più semplice, decorato in III stile con fondi monocromi e motivi floreali; originariamente doveva essere presente una controsoffittatura a volta, di cui restano poche tracce. Questo secondo ambiente, nel quale si riconoscono più fasi di realizzazione, alcune non terminate, doveva essere probabilmente in ristrutturazione al momento dell’eruzione.

La villa di Poppea a Oplontis (foto parco archeologico pompei)

Inoltre, sono presenti i calchi delle imposte delle porte e delle finestre che furono realizzati in gesso al momento della scoperta degli ambienti, secondo la tecnica che deriva da quella messa a punto da Fiorelli e che conservano ancora tracce originali in legno. L’intervento di restauro che sta volgendo al termine, dopo quasi un anno di lavoro, ha restituito finora risultati ottimali, riportando gli affreschi e le pavimentazioni al loro splendore originario, rivelando cromie e dettagli precedentemente non visibile. Il completamento dell’intervento di pulitura ed asportazione dei materiali alterati prevede un intervento di ritocco pittorico che restituirà una piena leggibilità e valorizzazione a queste bellissime decorazioni.