Roma. A Palazzo Patrizi Clementi presentazione dei lavori di restauro della Tomba Maggi, significativa testimonianza della pittura etrusca del V secolo a.C., nella necropoli dei Monterozzi di Tarquinia, patrimonio Unesco
Giovedì 6 novembre 2025, alle 16.30, nella Sala delle Colonne doriche di Palazzo Patrizi Clementi, in via Cavalletti 2 a Roma, presentazione dei lavori di restauro – appena conclusi – della Tomba Maggi, significativa testimonianza della pittura etrusca del V secolo a.C., nella necropoli dei Monterozzi di Tarquinia, riconosciuta Patrimonio Mondiale UNESCO. L’iniziativa illustra l’esito di un progetto che ha restituito stabilità e leggibilità all’ambiente ipogeo, migliorando la comprensione e la lettura delle pitture che decorano la camera sepolcrale. Il progetto ha coinvolto l’Associazione Amici delle Tombe dipinte di Tarquinia che ha curato la protezione esterna dell’ipogeo, e gli archeologi Gloria Adinolfi e Rodolfo Carmagnola, impegnati nella pulitura del pavimento e nelle analisi multispettrali per l’identificazione del blu egizio. All’incontro intervengono Margherita Eichberg, soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale; Paola Potenza, restauratrice responsabile dei progetti della Fondazione Isabel e Balz Baechi; Adele Cecchini, restauratrice; Mariangela Santella, restauratrice; Gloria Adinolfi, archeologa; Rodolfo Carmagnola, archeologo. Ingresso libero, fino ad esaurimento posti.
Il restauro, interamente sostenuto dalla Fondazione Isabel e Balz Baechi di Zurigo, è stato condotto dalle restauratrici Mariangela Santella e Adele Cecchini, con la collaborazione di Paola Potenza, restauratrice e referente della Fondazione per l’intervento, sotto la sorveglianza della Soprintendenza: soprintendente Margherita Eichberg e funzionaria responsabile Rossella Zaccagnini. Scavata nel banco di macco (calcarenite gialla), la Tomba Maggi conserva scene di banchetto, danza, musica e caccia, che richiamano la dimensione rituale e simbolica del mondo etrusco. Prima del restauro, le superfici pittoriche erano quasi illeggibili per la presenza di depositi carbonatici, efflorescenze saline e numerose lacune del supporto roccioso. Le operazioni hanno previsto consolidamento, pulitura selettiva e risarcimento delle lacune, restituendo unità visiva all’insieme decorativo. Un intervento specifico ha riguardato la chiusura reversibile dell’apertura nella parete centrale, mediante un pannello in alluminio a nido d’ape rifinito a finta roccia. La Tomba Maggi rappresenta una significativa testimonianza della pittura etrusca, in cui si intrecciano arte, ritualità e memoria, e costituisce un modello virtuoso di collaborazione tra istituzioni pubbliche e soggetti privati, esempio concreto di tutela integrata che unisce ricerca, restauro e conoscenza scientifica.
Santa Severa di Santa Marinella (Roma). Nell’area archeologica di Pyrgi la conferenza-spettacolo su un evento storico ben noto anche dalle ricerche archeologiche nel Santuario: “Il grande saccheggio: Dionigi tiranno di Siracusa e il santuario di Pyrgi” a cura di Agostino De Angelis, con interventi di Lorenzo Guizzardi e Laura Maria Michetti
Sabato 6 settembre 2025, alle 18.45, apertura straordinaria dell’area archeologica di Pyrgi (Santa Severa di Santa Marinella, Roma) per ospitare la conferenza-spettacolo su un evento storico ben noto anche dalle ricerche archeologiche nel Santuario: “Il grande saccheggio: Dionigi tiranno di Siracusa e il santuario di Pyrgi” a cura di Agostino De Angelis, e organizzata dall’Associazione Culturale ArcheoTheatron. L’evento è promosso dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, nelle persone del soprintendente Margherita Eichberg e della funzionaria archeologa referente di zona, Rossella Zaccagnini, in collaborazione con Sapienza Università di Roma e Comune di Santa Marinella. Patrocinato da Regione Lazio, LazioCrea e Città Metropolitana di Roma Capitale vanta il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia. Il sito è uno dei luoghi più importanti e suggestivi dell’Etruria e con l’area portuale, ha rivestito un ruolo cruciale nella storia del Mediterraneo antico, rappresentando sul mare la grande metropoli Caere (Cerveteri), che traeva le proprie ricchezze dal controllo dei traffici marittimi. Pyrgi, fondata a partire dal VII sec. a.C., in corrispondenza del promontorio oggi occupato dal Castello, e che fu l’espressione della potenza marittima di Caere, tra le maggiori del Mediterraneo sarà lo scenario di questa conferenza-spettacolo dedicata alla storia e al mito.
All’evento interverranno: Lorenzo Guzzardi, archeologo, già dirigente del dipartimento Beni culturali Regione Siciliana e direttore scientifico Ventennale Unesco Siracusa, che parlerà di Dionigi il Vecchio, tiranno di Siracusa, che nel 384 a.C. saccheggiò il celebre sito etrusco portando via con sé un ricchissimo bottino; la professoressa Laura Maria Michetti, ordinaria di Etruscologia università “La Sapienza” di Roma, che da anni conduce campagne di scavo e di ricerca nell’area, che delineerà l’importanza dell’area sacra di Pyrgi e ciò che ha rappresentato per tutta l’Etruria. A corredo degli interventi scientifici la rappresentazione di una pièce teatrale, ideata dal regista De Angelis, incentrata proprio sull’assedio avvenuto in quel luogo da parte dei siracusani contro gli etruschi, interpretata dagli attori Alessandra De Antoniis, Riccardo Frontoni, Riccardo Dominici, Mariapia Gallinari, Catja Cuordileone, Monia Marchi, Aurelia Realgar, Luisa De Antoniis, Nerina Piras, Marta Soracco, Filippo Soracco, i cavalieri Stefano Ercolani, Simona Gennaretti, Massimo Peretti, Riccardo Paglialunga, Mirko Teloni, Samira Ercolani e la danza dell’Antica Danza del Ventre Zakiyyeh nur. Foto di scena Valerio Faccini, riprese video Mauro Zibellini. L’evento è a ingresso libero e gratuito.
Tarquinia (Vt). Al museo Archeologico nazionale “Deliciae Fictiles VI. Nuove scoperte, riletture critiche e rassegne dei rinvenimenti”: VI Conferenza Internazionale sulle terrecotte architettoniche e sui sistemi decorativi dei tetti in Italia promossa dal parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia

Dal 17 al 19 ottobre 2024 Palazzo Vitelleschi, sede del museo Archeologico nazionale di Tarquinia, ospiterà “Deliciae Fictiles VI. Nuove scoperte riletture critiche e rassegne dei rinvenimenti”, la VI Conferenza Internazionale sulle terrecotte architettoniche e sui sistemi decorativi dei tetti in Italia, promossa dal parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia e patrocinata dal ministero della Cultura e dalla direzione generale Musei. Negli anni trascorsi tra l’ultima edizione dei convegni del Parco e la successiva pubblicazione degli atti (2018, 2019), la ricerca archeologica, ordinata o frutto di casuali interventi sul territorio, ha prodotto nuove testimonianze, scoperte minime o significative che hanno ampliato il corpus e le conoscenze sulle terrecotte architettoniche dell’Italia antica. Riprendendo una soluzione consueta per le prime edizioni dei convegni, la nuova edizione è organizzata su base topografica ed integralmente incentrata su scoperte e riletture. L’incontro si svolge in due giorni: alle relazioni oggetto di discussione si accompagna l’edizione di notizie online, suddivise per temi topografici. Il terzo giorno è dedicato, come di consueto, a un sopralluogo al sito archeologico di Gravisca. Durante la giornata, i partecipanti avranno l’opportunità di discutere e analizzare gruppi selezionati di materiali provenienti da Gravisca e dalla Civita, esposti per l’occasione all’interno dei depositi Bruschi. A fine lavori, tutte le comunicazioni saranno pubblicate senza distinzione di spazio editoriale in un volume sottoposto a referaggio che si inserirà nella collana degli Atti.

Operazione Symes: alcuni dei reperti recuoerati dai carabinieri del TPC (foto emanuele antonio minerva / mic)
Si spazia dagli inediti vulcenti, presentati giovedì 17 da Simona Carosi, funzionaria archeologa referente di zona per la soprintendenza per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale, e da Carlo Regoli di Fondazione Vulci, databili dall’età etrusca a quella romana; al frammento di acroterio con amazzone a cavallo del tempio di Vigna Marini Vitalini a Cerveteri, di cui nello stesso pomeriggio del 17 parla la funzionaria archeologa territorialmente competente, Rossella Zaccagnini, insieme a Leonardo Bochicchio, già funzionario della Soprintendenza e oggi direttore dei parchi archeologici della Maremma. Zaccagnini e Bochicchio relazioneranno poi anche su altri frammenti di terrecotte architettoniche, parte dei materiali recuperati grazie all’operazione di sequestro del 2026, denominata Symes. Ciò offre spunto anche per ragionare in tema di tutela del patrimonio culturale e archeologico e di contrasto al traffico illecito e di danni al patrimonio stesso ad opera dei cosiddetti tombaroli. Beni trafugati e recuperati, restituiti al luogo di provenienza. E proprio l’operazione Symes ne è un esempio. Prende il nome dal noto trafficante internazionale d’arte Robert Symes e ha permesso di riportare in Italia ben 600 reperti provenienti da furti o prede dei tombaroli e localizzati molti anni dopo in musei, gallerie e collezioni private. E questi reperti sono vere e proprie deliciae: opere d’arte che richiamano tanto il significato intrinseco nella parola latina di vizi, gioie, piaceri. Capolavori per la loro bellezza, anche nel senso del termine di raffinatezze di stile e dei motivi ornamentali e iconografici. Un vocabolo che racchiude in sé la plurima anima di queste terrecotte; per la valenza artistica, architettonica, funzionale, estetica, ma anche storica e archeologica di fonte di memoria e cultura. Da qui il loro fascino.

Antefissa a testa femminile nimbata (fine VI secolo a.C.) dal santuario di Fondo Patturelli di Curti (Ce) (foto mic)
Il convegno tarquiniese, inoltre, è anche l’occasione per Daniele Federico Maras, già funzionario della soprintendenza dell’Etruria meridionale e oggi direttore del museo Archeologico nazionale di Firenze, per presentare nuove riflessioni su un gruppo di lastrine architettoniche dipinte di provenienza ceretana, appartenenti al cospicuo nucleo di materiali recuperati nel 2016 dai Carabinieri TPC e dalla diplomazia culturale, a suo tempo oggetto di una sezione della grande mostra del 2019 alla Centrale Montemartini. L’attività di tutela della Soprintendenza non si esaurisce con la protezione e conservazione, ma continua con studi e approfondimenti e con la diffusione dei risultati della ricerca.
Roma. Al museo nazionale di Villa Giulia “Falerii Veteres e Vulci: vecchi scavi e nuove prospettive di ricerca”: pomeriggio in memoria di Giulio di Giorgio con la presentazione di due libri: “Falerii Veteres tra la tarda età arcaica e l’età ellenistica alla luce delle testimonianze funerarie: la necropoli della Penna (Sidera, 3)” di Manuela Bonadies, e “Gli scavi Ferraguti-Mengarelli (1929-1931) nella necropoli settentrionale di Vulci. 1. L’area sacra di Carraccio dell’Osteria (Quaderni vulcenti, 3)” di Alessandro Conti
“Falerii Veteres e Vulci: vecchi scavi e nuove prospettive di ricerca”: venerdì 27 settembre 2024, alle 17.30, al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia ospita un pomeriggio in memoria di Giulio di Giorgio con la presentazione dei libri: Manuela Bonadies, “Falerii Veteres tra la tarda età arcaica e l’età ellenistica alla luce delle testimonianze funerarie: la necropoli della Penna (Sidera, 3)”, Roma, Edizioni Quasar 2023; e Alessandro Conti, “Gli scavi Ferraguti-Mengarelli (1929-1931) nella necropoli settentrionale di Vulci. 1. L’area sacra di Carraccio dell’Osteria (Quaderni vulcenti, 3)”, Acquapendente, Ed. AntiquaRes 2024. Ingresso gratuito in sala Fortuna. Info e prenotazioni all’indirizzo mail mn-etru.comunicazione@cultura.gov.it. Introducono Luana Toniolo, direttrice museo nazionale Etrusco di Villa Giulia; Rossella Zaccagnini, funzionaria archeologa soprintendenza ABAP provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale. Dialogano con gli autori Simona Carosi, funzionaria archeologa soprintendenza ABAP provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale; Daniele F. Maras, direttore museo Archeologico nazionale di Firenze. Interviene Massimo Osanna, direttore generale Musei del MiC. Seguirà visita guidata alle sezioni di Vulci e Falerii.

Copertina del libro “Falerii Veteres tra la tarda età arcaica e l’età ellenistica alla luce delle testimonianze funerarie: la necropoli della Penna”
Falerii Veteres tra la tarda età arcaica e l’età ellenistica alla luce delle testimonianze funerarie: la necropoli della Penna. Se si escludono brevi commenti ai corredi funerari all’interno di alcuni importanti corpora, e accenni ad alcuni materiali esposti nelle sale del museo Archeologico dell’Agro Falisco e di Villa Giulia, i numerosi contesti provenienti dalle necropoli di Civita Castellana risultano privi di un’edizione sistematica e sono conosciuti, nel loro insieme, solo per l’edizione postuma della documentazione prodotta per l’edizione della Carta Archeologica, confluita nella Serie II della Forma Italiae edita del 1981. L’ingente materiale archeologico, attinente alla fase cronologica in esame, ha imposto la selezione di un primo campione di indagine costituito dai contesti funerari della necropoli della Penna, posta a sud-ovest del pianoro principale, integralmente presentati e commentati in questa sede. Per avere un quadro più omogeneo del record archeologico funerario della città, sono stati censiti e quantificati la maggior parte dei materiali provenienti dai restanti sepolcreti, aggiungendo al computo anche i materiali non acquisiti dallo Stato di cui si ha nota negli elenchi redatti contestualmente allo scavo dalla Guardia delle Antichità Giuseppe Magliulo. Sono noti, infatti, i limiti del record archeologico di Falerii, lontano dal costituire un campione di indagine ideale a causa dell’utilizzo prolungato delle camere funerarie nell’arco di più generazioni, delle numerose manomissioni avvenute fin dall’antico e dalle parziali acquisizioni del materiale archeologico effettuate contestualmente alle indagini. Il tentativo di “ricostruzione” dei contesti e della realtà funeraria di Falerii, proposto in questa sede, si avvale di un’importante base metodologica formalizzata da Giovanni Ligabue per l’edizione integrale della più antica necropoli di Montarano e di un’ampia e solida rassegna bibliografica, sia archeologica sia archivistica, che ha conosciuto negli ultimi anni un significativo incremento.

Copertina del libro “Gli scavi Ferraguti-Mengarelli nella necropoli settentrionale di Vulci (1929-1931). Vol. 1: L’ area sacra di Carraccio dell’Osteria”
Gli scavi Ferraguti-Mengarelli nella necropoli settentrionale di Vulci (1929-1931). Vol. 1: L’ area sacra di Carraccio dell’Osteria. Con questo volume si avvia, a distanza di oltre novant’anni, l’edizione sistematica delle ricerche condotte tra il 1929 e il 1931, nell’immediato suburbio settentrionale dell’antica città di Vulci, da Ugo Ferraguti, regio ispettore onorario e finanziatore degli scavi, sotto il controllo e la supervisione di Raniero Mengarelli, funzionario (diremmo oggi) dell’allora soprintendenza agli Scavi di Roma e Provincia, competente per territorio: una campagna di indagini che, nonostante i risultati notevoli – numerosi complessi funerari databili dall’età orientalizzante a quella ellenistica e i resti di un’area sacra –, non era mai giunta, per diverse ragioni, ad una compiuta edizione. Dopo un primo capitolo dedicato alla presentazione delle attività svolte a Vulci dai due protagonisti, vengono illustrate le complesse vicende che hanno determinato la mancata pubblicazione delle indagini e riassunti i punti salienti del lavoro di revisione che, in parte ancora in atto per ciò che concerne i complessi funerari, ha consentito di riordinare l’intera documentazione prodotta ai tempi degli scavi o negli anni immediatamente successivi; nel terzo capitolo viene affrontata la presentazione di uno dei contesti indagati dal “mecenate” e dall’“ingegnere”: l’area sacra di Carraccio dell’Osteria, già oggetto di fondamentali considerazioni da parte di Francesco Buranelli nel volume del 1994 dedicato alla presentazione delle fotografie del “Fondo Ferraguti”. Seguono alcune osservazioni conclusive che si spera possano costituire la base per ulteriori, auspicabili ricerche e approfondimenti.
Vetulonia (Gr). Al museo civico Archeologico “Isidoro Falchi” apre la mostra “Quadri etruschi raccontano. Le figure del mito e del rito a Vetulonia”, presentata in anteprima a TourismA 2024: quattro lastre etrusche in terracotta dipinta provenienti da scavi clandestini presso Cerveteri, e recuperate nel 2019 dalla Guardia di Finanza

Le quattro lastre etrusche dipinte trafugate da Cerveteri e recuperate dalla Guardia di Finanza nella presentazione di TourismA 2024 (foto graziano tavan)

Daniele Federico Maras della soprintendenza ABAP per Viterbo ed Etruria Meridionale alla presentazione a TourismA 2024 (foto graziano tavan)
L’annuncio in anteprima a TourismA 2024 nell’incontro “Archeologia… che passione! Mille uno modi per raccogliere l’Antico” a cura di Simona Rafanelli direttore del museo civico archeologico “Isidoro Falchi” di Vetulonia con l’intervento di Daniele Federico Maras della soprintendenza ABAP per Viterbo ed Etruria Meridionale “Quadri etruschi raccontano. Le figure del mito e del rito a Vetulonia”: sullo schermo ecco scorrere le straordinarie immagini di quattro lastre etrusche in terracotta dipinta provenienti da scavi clandestini presso Cerveteri, l’etrusca Caere, salvate dal mercato illegale grazie all’insostituibile attività di vigilanza, tutela, conservazione e valorizzazione che la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale svolge da sempre in piena e fruttuosa collaborazione con le forze dell’ordine e in particolare con la Sezione Tutela Beni Demaniali e di Interesse Pubblico della Guardia di Finanza di Roma.

Locandina della mostra “Quadri etruschi raccontano. Il mito e il rito da Caere a Vetulonia. Un nuovo straordinario recupero della Guardia di Finanza” al museo civico Archeologico “Isidoro Falchi” di Vetulonia dal 27 marzo al 5 maggio 2024
Ora ci siamo. Mercoledì 27 marzo 2024, alle 17, al museo civico archeologico “Isidoro Falchi” di Vetulonia inaugurazione della mostra “Quadri etruschi raccontano. Il mito e il rito da Caere a Vetulonia. Un nuovo straordinario recupero della Guardia di Finanza” promossa dalla direzione scientifica del MuVet e dal Comune di Castiglione della Pescaia (Gr). Dopo i saluti istituzionali di Elena Nappi, sindaco del Comune di Castiglione della Pescaia, intervengono Margherita Eichberg, soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale; Daniele Federico Maras, Leonardo Bochicchio e Rossella Zaccagnini, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale; Cap. Manuel Carbonara e Lgt. CS Fabio Calabrese, Sezione Tutela Beni Demaniali e di Interesse Pubblico della Guardia di Finanza di Roma. Chiude Simona Rafanelli, direttore scientifico del MuVet. A seguire visita libera alla mostra. Evento gratuito.

Lastra dipinta etrusca arcaica da Cerveteri: il combattimento tra Achille e Pentesilea, in cui la regina delle Amazzoni si lancia, contro l’eroe greco che la sconfiggerà (foto sabap vt-em)
Le lastre sono dei veri “quadri” su cui i colori vivaci e le originali iconografie etrusche immortalano magistralmente personaggi e episodi nodali del mito greco, raccontandoli con potenza ed evocando da un singolo “fotogramma” storie antiche che intrecciano vicende umane, eroiche e divine. Esposte al pubblico per la seconda volta dalla scoperta, saranno in mostra al MuVet dal 27 marzo al 5 maggio 2024.

Lastra dipinta etrusca del VI secolo a.C. da Cerveteri: coppia di aruspici al lavoro (foto sabap vt-em)
Nel 2022, a tre anni dal loro recupero a Cerveteri, avvenuto nel 2019, da parte della Guardia di Finanza nel corso di un’operazione contro il mercato illecito delle opere d’arte, le quattro lastre dipinte etrusche di terracotta del VI sec. a.C., restaurate in un complesso intervento di conservazione a cura di Antonio Giglio, avevano cominciato cominciano a svelare le loro “storie” nell’incontro promosso dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Viterbo e dell’Etruria meridionale in occasione delle Giornate europee dell’archeologia con la loro presentazione in anteprima al pubblico nella sede della Sabap a Palazzo Patrizi Clementi di Roma (vedi Roma. Presentate e illustrate per la prima volta al pubblico le quattro lastre dipinte etrusche di terracotta, del VI sec. a.C., recuperate a Cerveteri nel 2019 dalla Guardia di Finanza. Saranno esposte nel Castello di Santa Severa | archeologiavocidalpassato).
Tarquinia. Visita guidata in notturna alla Tomba degli Aninas nella necropoli di Monterozzi con l’archeologa Rossella Zaccagnini della Sabap Etruria meridionale
Cosa c’è di meglio in una notte estiva di luna crescente che scoprire i tesori del sottosuolo? Se lo chiede Rossella Zaccagnini, archeologa, responsabile di zona per la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale, che invita tutti al nuovo appuntamento con le aperture straordinarie e le viste guidate in notturna a Tarquinia (Vt). Dopo la notturna di venerdì 28 luglio 2023, con moltissimi visitatori che si sono fatti affascinare dalla Tomba dell’Orco, nella necropoli di Monterozzi, Rossella Zaccagnini ora aspetta i nuovi ospiti con le sue spiegazioni venerdì 4 agosto 2023, alle 20.30, alla tomba della famiglia Aninas, una delle più illustri famiglie tarquiniesi di IV secolo a.C. che racconterà la sua storia. Prenotazione obbligatoria a: sabap-vt-em.tarquinia@cultura.gov.it. Trattandosi di passeggiate in notturna ed in terreni accidentati si consiglia vivamente di indossare calzature adatte (preferibilmente chiuse) e di giungere muniti di una torcia elettrica.
Pomezia. Al museo civico Archeologico Lavinium “Santuari e città nel Lazio: aspetti urbanistici, architettonici e cultuali”: prima giornata di studio in memoria di Maria Fenelli, che aveva dedicato a Lavinium buona parte della sua importante ricerca archeologica
“Santuari e città nel Lazio: aspetti urbanistici, architettonici e cultuali”: I giornata di studio in memoria di Maria Fenelli. Sabato 20 maggio 2023, alle 9.30, nella sala conferenze del museo civico Archeologico Lavinium a Pomezia, mattinata all’insegna dell’archeologia. Il museo Lavinium ospita, infatti, una giornata di studio in ricordo di Maria Fenelli, che aveva dedicato a Lavinium buona parte della sua importante ricerca archeologica e a cui dobbiamo gli eccezionali ritrovamenti, in parte oggi nel percorso espositivo del museo. La mattinata, densa di interventi, è stata organizzata dal direttore del museo, Federica Colaiacomo, in collaborazione con “La Sapienza” Università di Roma, cattedra di Topografia di Roma e dell’Italia Antica, con Alessandro Maria Jaia e Laura Ebanista, responsabili anche della Missione Lavinium e la soprintendenza ABAP per l’area metropolitana di Roma e la provincia di Rieti con il funzionario archeologo, Francesca Licordari. Modera Rossella Zaccagnini. Dopo i saluti istituzionali, gli interventi. Alle 10, Laura Ebanista su “Aspetti del culto di Minerva a Lavinium: il caso dei cosiddetti bambini in fasce”; 10.15, Alessandro Maria Iaia su “Lavinium. Minerva e le altre: lavori in corso per la seriazione delle statue del Santuario orientale”; 10.30, David Nonnis su “Lavinium Religiosa Civitas: appunti sull’epigrafia del sacro in età repubblicana”; 10.45, Clara di Fazio su “La dimensione del sacro nelle città del Lazio antico: sistema religioso e identità culturale”. Dopo la pausa caffè, alle 11.30, Zaccaria Mari su “Il culto di Ercole a Tibur e nel territorio tiburtino in ambito pubblico e privato: tra vecchie e nuove testimonianze archeologiche”; 11.45, Francesca Maria Cifarelli e Federica Colaiacomo su “Colle Noce e il territorio di Segni: la prima fase architettonica del santuario e gli altri luoghi del sacro”; 12, Massimiliano Valenti su “Topografia del sacro a Casinum”; 12.15, Francesca Licordari su “Testimonianze di religiosità nell’Ager Aequicolanus in età imperiale”; 12.30, conclusioni.
“Cerveteri, Roma e Tarquinia. Seminario di studi in ricordo di Mauro Cristofani e Mario Torelli”, in presenza e on line: una tre giorni in tre sedi per un’analisi dei differenti rapporti di Cerveteri e Tarquinia con Roma, in epoca Orientalizzante e repubblicana
Un’analisi dei differenti rapporti di Cerveteri e Tarquinia con Roma, in epoca Orientalizzante e repubblicana. Un tributo a due figure di spicco dell’archeologia. Questi i punti focali di “Cerveteri, Roma e Tarquinia. Seminario di studi in ricordo di Mauro Cristofani e Mario Torelli”: una tre giorni (il 25, 26 e 27 gennaio 2023) organizzata dall’Istituto di scienze del patrimonio culturale (ISPC) del Cnr e dal parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia. L’evento, patrocinato dall’istituto nazionale di Studi Etruschi e Italici, con la partecipazione attiva della soprintendenza ABAP VT-EM e il supporto dei comuni di Cerveteri e Tarquinia, della Fondazione Luigi Rovati e della Società Tarquiniense d’Arte e Storia, si svolgerà in ben tre sedi: il 25 nella sala convegni del CNR (di piazzale Aldo Moro 7 a Roma); il 26 a Palazzo del Granarone a Cerveteri (di via del Granarone); e il 27 alla Biblioteca Cardarelli di Palazzo Bruschi Falgari di Tarquinia (di via Umberto I, 34). Ingresso libero. L’evento sarà trasmesso in streaming sui canali social del parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia. Le giornate di Studi intendono riesaminare i rapporti incrociati tra le tre città, tra l’Orientalizzante e l’età repubblicana, per fare emergere le linee di sviluppo e gli eventuali snodi che ne hanno caratterizzato la storia politica, economica e sociale. L’argomento sarà affrontato, in maniera multidisciplinare, da studiosi italiani e stranieri, da diversi punti di vista, utilizzando tutte le fonti documentarie disponibili.
Con l’istituzione del parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia è nata una realtà culturale bicipite, che ratifica quanto già l’Unesco aveva sancito con l’inserimento congiunto delle necropoli etrusche dei due centri nella lista del Patrimonio mondiale dell’Umanità. L’Unesco prima e il ministero della Cultura poi hanno così unito i destini delle due antiche metropoli etrusche. Le due città non furono però alleate, se non di rado, nei vari tornanti della storia: basti considerare i differenti rapporti di Cerveteri e Tarquinia con Roma, sia in epoca arcaica, sia in epoca repubblicana. L’Istituto di Scienze del Patrimonio culturale del CNR dedica da molti anni una specifica ricerca all’organizzazione territoriale e ai complessi archeologici della città e delle necropoli di Cerveteri e, di recente, ha stipulato una specifica convenzione scientifica con il Parco. In virtù di questo e dei comuni interessi di ricerca, il Parco e l’ISPC hanno organizzato questo convegno internazionale. In tale occasione le funzionarie della soprintendenza, l’archeologa Rossella Zaccagnini e l’arch. Gloria Galanti, relazioneranno, con Gilda Benedettini, su “La Soprintendenza a Cerveteri: ricerca, tutela e valorizzazione”, perché tali sono le tre azioni messe in campo dall’Ufficio, nel segno dell’esempio lasciato da Mauro Cristofani e Mario Torelli. Del primo ricorrono i 25 anni dalla sua scomparsa, e verrà ricordato il 26 il direttore del Parco, Vincenzo Bellelli. Il secondo, invece, scoprì il porto etrusco di Tarquinia di Gravisca e fu autore di numerosi volumi tra cui The Etruscans (2000) e Gli Spurinas (2019). Nella prima giornata in programma al CNR, il funzionario archeologo della Soprintendenza, Daniele F. Maras, interverrà su “Miti greci e donne etrusche alla luce delle fonti: tra le accuse di Teopompo e le mogli dei Tarquini”. Le fonti letterarie e iconografiche dimostrano l’alta considerazione delle figure femminili (soprattutto mitologiche), in parallelo alla speciale condizione sociale delle donne etrusche, più libere, emancipate e con più diritti di quelle romane e greche. D’altro canto, in un’ottica greca, fra le accuse mosse dal retore Teopompo agli Etruschi e in primis alle donne, vi sono quelle di libertinaggio, licenziosità, prostituzione, promiscuità, il vizio di essere grandi bevitrici e di amare la ‘nudità’, di essere dedite più alla cura del proprio corpo che all’educazione dei propri figli.
Roma. Presentate e illustrate per la prima volta al pubblico le quattro lastre dipinte etrusche di terracotta, del VI sec. a.C., recuperate a Cerveteri nel 2019 dalla Guardia di Finanza. Saranno esposte nel Castello di Santa Severa

Lastra dipinta etrusca arcaica da Cerveteri: il combattimento tra Achille e Pentesilea, in cui la regina delle Amazzoni si lancia, contro l’eroe greco che la sconfiggerà (foto sabap vt-em)
A tre anni dal loro recupero a Cerveteri, nel 2019, da parte della Guardia di Finanza nel corso di un’operazione contro il mercato illecito delle opere d’arte, le quattro lastre dipinte etrusche di epoca arcaica sono state restaurate, in un complesso intervento di conservazione a cura di Antonio Giglio. Attualmente sono ancora conservate presso i laboratori della Soprintendenza, ma la loro destinazione definitiva sarà nell’esposizione permanente dell’Antiquarium del Castello di Santa Severa, in una apposita sezione dedicata alle lastre dipinte dell’antica Caere. Ciò permetterà di valorizzarle meglio con un percorso espositivo più ‘mirato’. Di sicuro questo straordinario evento ricorda che, se è possibile ammirare le quattro lastre, è solo grazie al grande lavoro in sinergia e in collaborazione fra la Soprintendenza e le forze dell’ordine.
E ora le quattro lastre dipinte etrusche di terracotta del VI sec. a.C. cominciano a svelare le loro “storie”. È successo nell’incontro promosso dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Viterbo e dell’Etruria meridionale in occasione delle Giornate europee dell’archeologia con la loro presentazione in anteprima al pubblico nella sede della Sabap a Palazzo Patrizi Clementi di Roma. A introdurre sono stati il soprintendente, arch. Margherita Eichberg (nel video) e il ten. Col. della Guardia di Finanza, Alberto Franceschin.

Lastra dipinta etrusca del VI sec. a.C. da Cerveteri: un’eroina armata di arco (foto sabap vt-em)
A raccontare quelle storie che hanno danno il titolo all’incontro (“Nuove storie per immagini dall’Etruria meridionale”) sono state le scene dipinte su quattro lastre etrusche di terracotta risalenti al VI secolo a.C., esposte per la prima volta in quest’occasione e presentate in anteprima al pubblico. A spiegare il tutto sono stati gli archeologi della Sabap VT-EM Rossella Zaccagnini (nel video) e Daniele Maras, assieme al collega Leonardo Bochicchio, della Sabap per le provincie di Pisa e Livorno, e ad Antonio Giglio, del Consorzio Cavaklik Restauro.
Scene inedite di natura rituale e mitologica, che ne mostrano l’eccezionale valore storico e archeologico, in quanto opera di eccellenti maestri della pittura antica, come è possibile riscontrare nei particolari del volto di alcuni personaggi. E poi si sono potute apprezzare le tonalità dei colori particolarmente vivaci, esaltati proprio dal grande intervento di restauro eseguito a cura della Soprintendenza (nel video Antonio Giglio, del Consorzio Cavaklik Restauro).

Lastra dipinta etrusca del VI sec. a.C. da Cerveteri: il messaggero degli dei Hermes, l’etrusco Turms, dalle ricche ali (foto sabap vt-em)
I soggetti sono stati spiegati dal funzionario archeologo Daniele Maras (nel video). Fra le scene figurate mitologiche e rituali del tutto inedite, notiamo: il combattimento tra Achille e Pentesilea, in cui la regina delle Amazzoni si lancia, bella e terribile, contro l’eroe greco che la sconfiggerà, racchiuso nella sua armatura; un’eroina armata di arco, impegnata in una gara di corsa contro un avversario biondo, che brandisce un ramo (forse la sfida tra la cacciatrice Atalanta e il suo futuro marito Melanione); il messaggero degli dei Hermes, l’etrusco Turms, dalle ricche ali, che scorta una donna in atto di svelarsi (forse parte di un quadro del giudizio di Paride); una coppia di aruspici al lavoro.

Lastra dipinta etrusca del VI secolo a.C. da Cerveteri: coppia di aruspici al lavoro (foto sabap vt-em)
“L’analisi della tecnica usata rivela informazioni utili”, precisa l’archeologo Leonardo Bochicchio. “Le lastre sarebbero opera di almeno due artisti, forse un maestro e il suo allievo. Il primo, infatti, mostra una mano più raffinata e specializzata proprio in scene mitologiche, in grado di dare particolare rilievo alla luminosità e all’espressività dei volti. Il suo ‘discepolo’, invece, potrebbe proprio aver lavorato anche nell’officina delle lastre ‘Campana’, oggi al Louvre. Ricordiamo che queste ultime, insieme a quelle ‘Boccanera’ attualmente al British Museum di Londra, sono gli unici esemplari (rinvenuti nel XIX secolo sempre a Cerveteri) simili alle lastre esposte per la prima volta a Palazzo Patrizi Clementi (via Cavalletti 2), risalenti al VI sec. a.C.”.



“Da preventiva a pubblica. I risultati delle indagini di archeologia preventiva nei comuni del Lazio Settentrionale”: il 2 dicembre 2023, alle 10.30, al Castello di Santa Severa (Rm) giornata di studi incentrata sul racconto delle numerose indagini di archeologia preventiva svolte negli ultimi anni durante le attività di tutela della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale. Sarà un’occasione per mostrare al pubblico gli incredibili risultati ottenuti durante le lunghe campagne di scavo condotte preventivamente alla realizzazione di opere pubbliche e di pubblica utilità. Questi contesti consentono di gettare una nuova luce sul popolamento di zone oggi a vocazione prettamente agricola, ma che in antico erano densamente sfruttate e popolate. Insediamenti, ville, necropoli e strade disegnano un fitto reticolo che faceva capo ai centri abitati del litorale. In questi anni di transizione energetica e PNRR l’attività di tutela in ambito archeologico è una sfida quotidiana portata avanti dalla Soprintendenza e dalle società specializzate in ambito archeologico che operano sul campo. La mole di dati che sta emergendo è sempre più grande e renderli pubblici alle comunità ed agli studiosi è un impegno e un dovere che con piacere questo evento accoglie. Sarà inoltre inaugurata, presso i locali del nuovo antiquarium, una mostra temporanea di una selezione di reperti emersi durante le indagini.



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