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Parco archeologico di Ostia antica. Ecco “15 Stazioni. Viaggio lungo le antiche strade di Roma con il Teatro Mobile. Via crucis laica nel tempo della Pasqua” lungo Appia, Ostiense, Portuense e Tiburtina

ostia-antica_parco_via-crucis-laica_locandinaDal 25 marzo al 2 aprile 2023 il parco archeologico di Ostia antica, in collaborazione con il Teatro Mobile di Roma, presenta un programma di drammaturgie site specific che si inseriscono nel percorso delle “15 stazioni: viaggio lungo le antiche strade di Roma. Via Crucis laica nel tempo della Pasqua”. Sarà possibile partecipare ad un insolito viaggio a tappe-stazioni, uscendo dal centro di Roma, per attraversare l’Area archeologica di Ostia Antica, giungendo a Fiumicino, con i Porti Imperiali di Claudio e di Traiano e con la Necropoli di Porto all’Isola Sacra, sull’asse delle due direttrici delle vie Ostiense e Portuense che collegavano l’antica Roma con il mare. Un percorso di “viaggi con ascolto in cuffia”, con l’inserimento di momenti teatrali e letterari, ispirati alle 15 stazioni della Via Crucis, per la regia di Marcello Cava. Ogni viaggio-stazione sarà una messinscena in prima assoluta, con l’intervento sempre diverso ed originale, di personalità della cultura e dello spettacolo. Eventi gratuiti (durata 1 ora circa) fino ad esaurimento delle cuffie disponibili. Gli eventi sono tutti in movimento, si consigliano calzature comode. In caso di pioggia o di maltempo gli eventi potranno essere rinviati o interrotti. Informazioni e prenotazioni: http://www.teatromobile.eu/15-stazioni/. Ecco il calendario completo.

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La necropoli di Porto, all’Isola sacra, nel parco archeologico di Ostia antica (foto mic)

SABATO 25 MARZO 2023: ore 12, Necropoli di Porto all’Isola Sacra. “Viaggio X Di dove sei tu?” con Raffaele Gangale, Antonella Gargano, Piero Marietti, Claudio Molinari, Nicola Pecora e Antonella Sbrocchi. Musica dal vivo Felice Zaccheo con l’intervento di Evelina Meghnagi Il sito è raggiungibile percorrendo via dell’Aeroporto di Fiumicino sino a Via Cima Cristallo e poi Via Pal Piccolo, fino a via Monte Spinoncia 52. PARTECIPAZIONE GRATUITA (posti limitati) CON INGRESSO A PAGAMENTO. Ore 15, area archeologica di Ostia antica. “Viaggio XI Padre perché mi hai abbandonato?” con Raffaele Gangale, Antonella Gargano, Piero Marietti, Claudio Molinari, Nicola Pecora e Antonella Sbrocchi con l’intervento di Evelina Meghnagi e Elisabetta Colla, Flaviana Rossi, Lucia Staccone e con l’intervento di Felice Zaccheo PARTECIPAZIONE GRATUITA (posti limitati) CON INGRESSO A PAGAMENTO.

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La cavea del teatro romano di Ostia Antica oggi (foto parco archeologico ostia antica)

DOMENICA 26 MARZO 2023: ore 12, area archeologica di Ostia antica. “Viaggio XII Ecco tua madre” con Raffaele Gangale, Antonella Gargano, Piero Marietti, Claudio Molinari, Nicola Pecora e Antonella Sbrocchi e con l’intervento di Galatea Ranzi PARTECIPAZIONE GRATUITA (posti limitati) CON INGRESSO A PAGAMENTO. Ore 15, area archeologica di Ostia antica. “Viaggio XIII Nelle tue mani” da “Nel Nome della Madre” di Erri De Luca, con Galatea Ranzi, regia Gianluca Barbadori PARTECIPAZIONE GRATUITA (posti limitati) CON INGRESSO A PAGAMENTO.

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Il porto di Traiano nella ricostruzione della soprintendenza di Ostia e dell’Università di Southampton

DOMENICA 2 APRILE 2023: ore 12, porti imperiali di Claudio e Traiano. “Viaggio XVI” Domenica delle Palme con Raffaele Gangale, Antonella Gargano, Piero Marietti, Claudio Molinari, Nicola Pecora e Antonella Sbrocchi e con l’intervento di Aureliano Amadei. EVENTO GRATUITO (posti limitati) CON INGRESSO LIBERO (prima domenica del mese). Ore 15, area archeologica di Ostia antica. “Viaggio XVII” Domenica delle Palme con Raffaele Gangale, Antonella Gargano, Piero Marietti, Claudio Molinari, Nicola Pecora e Antonella Sbrocchi e con l’intervento di Gabriele Parrillo. EVENTO GRATUITO (posti limitati) CON INGRESSO LIBERO (prima domenica del mese).

Archeologia in lutto. Si è spento dopo lunga malattia l’archeologo britannico Simon Keay, specializzato in particolare nei porti del Mediterraneo romano, figura fondamentale negli studi su Portus e Isola Sacra. Lo ricordano la British School di Roma (lì insegnava dal 2006) e il parco archeologico di Ostia antica (membro del Comitato scientifico dal 2018)

L’archeologo britannico Simon Keay sugli scavi di Portus (foto parco ostia antica)

Archeologia in lutto. Il 7 aprile 2021 si è spento dopo una  lunga malattia l’archeologo e accademico britannico Simon Keay a 66 anni (era nato il 21 maggio 1954), professore emerito di archeologia all’università di Southampton, specializzato nell’archeologia dell’Impero Romano, in particolare nei porti del Mediterraneo romano, nel commercio e nel cambiamento culturale in Italia e Iberia. Dal 2006 era professore di ricerca e direttore di archeologia alla British School di Roma. È stata proprio la BSR, “profondamente triste” ad annunciare la scomparsa di uno dei suoi membri più stimati. “Simon era un uomo gentile e generoso, pieno di vita ed energia”, scrivono Chris Wickham e Stephen Kay. “Era attivo, nonostante la sua malattia, nell’aiutarci, fino a pochi giorni prima della sua morte. La Scuola gli deve una somma incalcolabile. Inviamo le nostre più sentite condoglianze a Nina, James e Leo, e stiamo ricevendo messaggi da tutto il mondo che dimostrano l’alta considerazione con cui è stato tenuto. Lo commemoreremo correttamente, una volta superato lo shock della sua scomparsa”. E continuano: “Molti colleghi e amici della BSR avranno familiarità con il lavoro di Simon dal suo duraturo studio e classificazione delle anfore romane. Fu attraverso questa ricerca, che prevedeva uno studio approfondito del commercio nel Mediterraneo, che rimase affascinato dai porti e dal commercio. Fu questo che lo portò a Roma e iniziò il suo lungo e stretto rapporto con la BSR. Nel 1997, in seguito all’inizio dei lavori a Falerii Novi, Simon fu invitato dai colleghi italiani ad iniziare le ricerche a Portus, il porto imperiale di Roma. Iniziando con un’importante indagine geofisica nel 1998, Simon trascorse i successivi 23 anni studiando aspetti del porto, iniziando importanti scavi nel sito nel 2007. Nel 2018 è stato nominato membro del comitato scientifico consultivo del Parco Archeologico di Ostia antica sul quale ha prestato servizio con grande entusiasmo e borsa di studio. Più recentemente, Simon ha aperto il suo studio ai porti di tutto il mar Mediterraneo, e i libri su questo, per lo più pubblicati nella serie di archeologia BSR, stanno ancora uscendo. Insieme a un’ampia rete di colleghi e amici ha aperto la strada alla pratica della ricerca geofisica come metodo non invasivo di investigazione di siti in Italia su larga scala, e la sua eredità presso la BSR è ora un gruppo altamente specializzato che applica regolarmente queste tecniche in tutta Italia e nel Mediterraneo”.

L’archeologo Simon Keay, professore dell’università di Southampton, in un frame del documentario su Ostia antica e Portus girato nel 2018 per Sky-Arte (foto parco ostia antica)

A unirsi nel cordoglio per la prematura scomparsa del professor Simon Keay è il parco archeologico di Ostia antica di cui il professore era membro del Comitato scientifico. “Eminente studioso dell’archeologia e della storia dei porti e del commercio nel mondo romano, è stato una figura fondamentale negli studi su Portus e Isola Sacra, nel comprendere le articolazioni del grande porto di Roma imperiale con Ostia e il Trastevere Ostiense”, si legge sul sito del Parco. “Indagini geofisiche, ma anche scavi archeologici: in particolare le ricerche nel Palazzo Imperiale di Portus hanno consentito di comprendere l’articolazione del complesso e di portare in luce edifici come il piccolo anfiteatro e i Navalia, dei quali non si conosceva l’esistenza. Nel territorio, le indagini geofisiche si sono svolte principalmente su due fronti, l’uno volto a comprendere il collegamento tra Portus e Ostia attraverso Isola Sacra, l’altro rivolto a comprendere l’estensione e l’articolazione del bacino di Claudio e a individuare l’Isola Faro nota dalle fonti, ma della quale oggi non resta traccia. Delle ricerche a Isola Sacra aveva recentissimamente pubblicato una monografia, in collaborazione con il Parco: The Isola Sacra Survey: Ostia, Portus and the port system of Imperial Rome (a cura di S. keay, M. Millett, K. Strutt e P. Germoni), 2020; precedentemente aveva pubblicato due volumi dedicati a Portus: Portus (a cura di S. keay, M. Millett, L. Paroli e K. Strutt), 2005, e Portus and its hinterland (a cura di S. Keay e L. Paroli), 2011. Oltre a questi volumi, ha pubblicato numerosissimi contributi e report scientifici dedicati alle ricerche geofisiche e alle indagini archeologiche condotte a Portus”.

Il professor Simon Keay a Portus, in una delle sue appassionate lezioni (foto dr. Irene Selsvold su Twitter)

“Alla ricerca scientifica e formativa degli studenti, con il progetto PortusLimen”, continua il ricordo del Parco, “ha sempre abbinato l’attività di divulgazione, attraverso progetti quali il Portus Project, sul cui blog online ha pubblicato man mano il progredire delle ricerche, e attraverso ricostruzioni virtuali estremamente accurate che restituiscono le infrastrutture del porto di Traiano. Alle doti scientifiche si affiancano le qualità umane: ricorderemo sempre l’eleganza, la pacatezza, la cortesia e la pazienza del professor Keay, ma soprattutto la grande passione che lo animava, l’amore che provava per Portus e per la ricerca, e quel guizzo negli occhi, carico di forte motivazione”.

Il parco archeologico di Ostia antica riapre il 2 febbraio 2021 in sicurezza. Percorso modificato per evitare assembramenti. Interdetti i belvedere. Il direttore anticipa i progetti per l’estate, tra cui il museo delle Navi a Fiumicino

Panoramica sull’area archeologica di Ostia antica (foto parco ostia antica)

Conto alla rovescia… Si riparte! Da martedì 2 febbraio 2021 l’area archeologica di Ostia antica riapre al pubblico in sicurezza. Dalla settimana successiva, 8 febbraio 2021, l’apertura sarà dal lunedì al venerdì al fine di compensare, almeno parzialmente, i due giorni di chiusura obbligatoria nelle giornate di sabato e domenica, per disposizioni governative in materia di regioni in fascia gialla. L’orario giornaliero segue i normali orari: 8.30-16.30 (ultima ingresso 15.30). Si può acquistare il biglietto sia online all’indirizzo https://buy.ostiaanticatickets.it/ sia direttamente in biglietteria. L’acquisto online consente di evitare la coda davanti alla biglietteria, offrendo la possibilità di andare direttamente ai tornelli d’ingresso al pubblico. Si informa che è possibile acquistare online esclusivamente i biglietti a tariffa intera; per riduzioni e gratuità è possibile rivolgersi alla biglietteria all’ingresso dell’area archeologica. Le visite guidate organizzate sono per il momento sospese, pertanto non è possibile prenotarle. Sono disponibili le audioguide, che saranno igienizzate ad ogni noleggio. I visitatori possono in alternativa scegliere di scaricare il contenuto dell’audioguida direttamente sul proprio smartphone tramite app: tutte le istruzioni per il download e il funzionamento verranno fornite in biglietteria.

ostia-antica_parco-archeologico_logoPrima di accedere alla biglietteria e in genere agli Scavi, un operatore autorizzato misurerà la temperatura corporea di ciascuno. La temperatura sarà rilevata mediante pistola termoscanner: chi presenterà una temperatura corporea uguale o superiore ai 37,5°C non potrà accedere all’area archeologica di Ostia antica, anche se munito dei dispositivi di protezione individuale. All’ingresso verrà fornita un’informativa contenente tutte le disposizioni da osservare durante la visita. Per accedere all’area archeologica di Ostia antica è necessario indossare la mascherina. La mascherina va indossata nel modo corretto, a coprire sia il naso che la bocca. all’interno dell’area archeologica sono stati collocati appositi cestini per la raccolta differenziata di guanti e mascherine usati. È necessario mantenere sempre la distanza di sicurezza di almeno un metro dalle altre persone. In alcuni luoghi lungo il percorso di visita è stata collocata una apposita segnaletica, che ricorda il divieto di assembramenti. Lungo il percorso di visita sono disponibili alcune fontanelle di acqua potabile, con colonnine di igienizzante per le mani.

Planimetria dei percorsi consentiti all’interno dell’area archeologica di Ostia Antica (foto parco ostia antica)

Percorso di visita. Per evitare il più possibile assembramenti e per consentire di mantenere la distanza di sicurezza tra le persone, il percorso di visita dell’area archeologica di Ostia subisce alcune modifiche. Interdizione dei belvedere. Tutte le terrazze panoramiche sono interdette. Le terrazze sono spazi di dimensioni ridotte, per raggiungere le quali bisogna percorrere scale spesso molto strette. Onde evitare assembramenti, sono stati interdetti i seguenti belvedere: Terme di Nettuno, Caseggiato del Sole, Domus del Protiro, Caseggiato di Giove e Ganimede, Portico di Pio IX, Infrastruttura. All’interno dell’area archeologica di Ostia antica per alcuni monumenti sono stati individuati dei percorsi obbligati, in modo tale da evitare che le persone possano incrociarsi o sfiorarsi involontariamente. Sempre nel rispetto del distanziamento tra le persone, sono stati individuati i seguenti percorsi obbligati: Teatro e Piazzale delle Corporazioni, Termopolio della via della Casa di Diana, Piccolo Mercato, dalle Terme del Buticoso alla Domus di Amore e Psiche, Terme del Foro, Caseggiato del Serapide, Terme dei Sette Sapienti, Caseggiato degli Aurighi. Sono stati inoltre individuati i seguenti percorsi a senso unico alternato: Porta Romana, Porta Marina, Porta Laurentina. Si raccomanda di attenersi scrupolosamente alle direzioni indicate dai cartelli: questi percorsi obbligati sono stati pensati proprio per evitare il più possibile occasioni di assembramento anche involontario. Lungo il tracciato dei percorsi a senso unico o a senso unico alternato non sono consentite soste; in tutti gli altri ambienti parzialmente coperti e non interdetti alla fruizione la sosta massima consentita è di 10 minuti.

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Il museo Ostiense al parco archeologico di Ostia antica (foto parco ostia antica)

Il Museo Ostiense. Con la riapertura al pubblico il museo Ostiense resta chiuso. La chiusura è solo in parte legata all’emergenza Covid: il museo infatti ha sale di piccole dimensioni e non ha finestre che possano consentire un ricambio d’aria; ma la vera motivazione è che a brevissimo inizieranno i lavori di ristrutturazione dell’edificio con conseguente riallestimento delle opere nelle sue sale.

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Le Case decorate del parco archeologico di Ostia antica (foto parco ostia antica)

Case Decorate. Le visite alle Case Decorate sono sospese fino al perdurare dell’emergenza Covid in quanto sono luoghi che, per le modalità di visita e per gli spazi angusti, presentano un alto rischio di formazione di assembramenti. Informazioni sull’apertura dell’area archeologica dei porti di Claudio e di Traiano e della Necropoli di Porto saranno comunicate prossimamente.

Il direttore Alessandro D’Alessio racconta l’esperienza del parco archeologico di Ostia Antica durante la fase epidemiologica del Covid 19 e le attività messe in campo in occasione della chiusura al pubblico. Spettacolari riprese da drone sulla città antica accompagnano le parole di D’Alessio sugli interventi di manutenzione e restauro in corso e i progetti futuri, tra cui l’inaugurazione in estate del museo delle Navi presso l’aeroporto di Fiumicino, e la riorganizzazione della fruizione dei porti di Claudio e Traiano.

“Nutrire l’impero”: nella mostra all’Ara Pacis di Roma si racconta la prima “globalizzazione dei consumi”, cosa e come mangiavano gli antichi romani e come si approvvigionavano

Le operazioni di carico e scarico di una nave romana di derrate alimentari

Le operazioni di carico e scarico di una nave romana di derrate alimentari

Il museo dell'Ara Pacis di Roma che ospita la mostra "Nutrire l'impero"

Il museo dell’Ara Pacis di Roma che ospita la mostra “Nutrire l’impero”

Cosa e come mangiavano gli antichi romani? Come trasportavano migliaia di tonnellate di provviste dai più remoti angoli della terra? Come facevano a farle risalire lungo il Tevere fin nel cuore della città? E come le conservavano durante tutto l’anno? A queste e a tante altre curiosità risponde la mostra “Nutrire l’Impero. Storie di alimentazione da Roma e Pompei”, al museo dell’Ara Pacis di Roma fino al 15 novembre 2015, che traccia un affresco complessivo sull’alimentazione nel mondo romano grazie a rari e prestigiosi reperti archeologici, plastici, apparati multimediali e ricostruzioni. L’esposizione, ideata in occasione di Expo 2015, è promossa dall’assessorato alla Cultura e al Turismo di Roma – soprintendenza Capitolina ai Beni Culturali, dall’assessorato a Roma produttiva e Città Metropolitana e da Expo con la cura scientifica della soprintendenza Capitolina ai Beni Culturali e della soprintendenza speciale per Pompei, Ercolano e Stabia, di nuovo insieme a 25 anni di distanza dalla fortunata esperienza della mostra “Riscoprire Pompei” (1993). L’ideazione e il coordinamento scientifico sono di Claudio Parisi Presicce e Orietta Rossini. Ricostruzioni multimediali e catalogo (con testi di C. Parisi Presicce, M. Osanna, E. Lo Cascio, F. Coarelli, P.Arnaud, C. Virlouvet, S. Keay, P. Braconi, C. Cerchiai, G. Stefani, M. Borgongino, M.P. Guidobaldi, A. Lagi) sono a cura di l’Erma di Bretschneider.

Pagnotte "carbonizzate" recuperate dagli scavi dell'area vesuviana, e in mostra all'Ara Pacis

Pagnotte “carbonizzate” recuperate dagli scavi dell’area vesuviana, e in mostra all’Ara Pacis

La mostra "Nutrire l'impero" illustra le origini della dieta mediterranea

La mostra “Nutrire l’impero” illustra le origini della dieta mediterranea

A seguito della pax romana, intorno al bacino del Mediterraneo si determinò quella che oggi chiameremmo la prima “globalizzazione dei consumi” con relativa “delocalizzazione della produzione” dei beni primari. In età imperiale i romani bevevano in grandi quantità vini prodotti in Gallia, a Creta e a Cipro, oppure, se ricchi, i costosi vini campani; consumavano olio che giungeva per mare dall’odierna Andalusia; amavano il miele greco e soprattutto il garum, il condimento che facevano venire dall’Africa, dall’Oriente mediterraneo, dal lontano Portogallo, ma anche dalla vicina Pompei. Ma, soprattutto, il pane che mangiavano ogni giorno era un prodotto d’importazione, fatto con grano trasportato via mare su grandi navi dall’Africa e dall’Egitto. “Nell’arco di tempo che va da Augusto a Costantino (27 a.C. – 337 d.C. )”, spiegano i curatori Claudio Parisi Presicce e Orietta Rossini, “Roma è stata una metropoli di circa 1 milione di abitanti, alla testa di un impero che, secondo le stime correnti, ne contava 50/60 milioni. Nessuna città raggiunse più questa grandezza fino alle soglie della rivoluzione industriale. Nutrire Roma, alimentare una tale concentrazione umana, soprattutto di grano, costituì un’ impresa di cui furono diretti responsabili gli imperatori. Facendosi carico dell’annona di Roma, ovvero del suo fabbisogno alimentare, il principe stabiliva un rapporto diretto e personale con il suo popolo. Soprattutto con i cittadini romani, maschi, adulti e residenti – la plebs urbana et romana, detta anche “plebe frumentaria” – che ogni mese ricevevano dallo stato, a titolo gratuito, 5 moggi di grano a testa, circa 35 Kg di frumento, una quantità che, trasformata in pane, risultava più che sufficiente per il sostentamento individuale. Si trattava – continuano – di un diritto/privilegio, a seconda dei punti di vista, del “popolo dominante”, riconosciuto ad un massimo di 200mila beneficiari, limite fissato da Augusto. Traducendo in cifre, vediamo che le sole distribuzioni gratuite di grano, le frumentationes, comportavano l’importazione di quantità di frumento oscillanti tra i 9 e i 12 milioni di moggi l’anno, vale a dire fino a 84mila tonnellate. Se poi si considera il rifornimento alimentare necessario all’intera città, la quantità di grano importata sale a cifre che gli storici, non concordi per carenza di fonti, stimano tra i 50 milioni di moggi, ovvero 350mila tonnellate, e i 60 milioni di moggi, ovvero 420mila tonnellate ogni anno. Alla fine della Repubblica il grano consumato a Roma veniva dall’Africa, dalla Sicilia e dalla Sardegna, come ricorda Cicerone. Le cose mutarono con la conquista dell’Egitto e la politica di espansione agricola che Roma attuò in Africa: durante l’alto impero, il tributo granario venne prodotto e pagato per 1/3 dall’Egitto e per i restanti 2/3 dall’Africa, soprattutto le province corrispondenti alle odierne Tunisia, Algeria e Libia. Il risultato – concludono – fu una produzione “delocalizzata” e monoculture estensive specializzate. Nonché forme di consumo che, forse per la prima volta nella storia, possiamo considerare “globalizzate”. Tutto ciò fu realizzato grazie all’efficienza della macchina amministrativa statale, che da una parte favoriva il libero commercio e dall’altra riscuoteva il grano quale imposta in natura (ma anche il vino, l’olio e altri alimenti), garantiva il suo trasporto su grandi navi mercantili che attraversavano il Mediterraneo, e ne seguiva il percorso fino ai monumentali magazzini (gli horrea) del grande Emporium romano, nell’odierno quartiere di Testaccio”.

La gran parte delle derrate alimentari viaggiava per nave all'interno delle anfore la cui forma variava a seconda del contenuto

La gran parte delle derrate alimentari viaggiava per nave all’interno delle anfore la cui forma variava a seconda del contenuto

Una nave oneraria romana (Scala 1/11) dal museo dell'Olivo e dell'Olio di Torgiano

Una nave oneraria romana (Scala 1/11) dal museo dell’Olivo e dell’Olio di Torgiano

La mostra "Nutrire l'impero" chiuderà il 15 novembre

La mostra “Nutrire l’impero” chiuderà il 15 novembre

Il percorso espositivo ripercorre le soluzioni adottate dai romani per il rifornimento e la distribuzione del cibo, con i mezzi di trasporto via terra e soprattutto lungo le rotte marine. Si affrontano, inoltre, i temi della distribuzione “di massa” e del consumo alimentare nei diversi ceti sociali in due luoghi per molti versi emblematici: Roma, la più vasta e popolosa metropoli dell’antichità, e l’area vesuviana, con particolare riguardo a Pompei, Ercolano e Oplontis, fiorenti centri campani. Il visitatore è introdotto al tema del movimento delle merci da una grande carta del Mediterraneo realizzata con tecnica cinematografica. Qui si animeranno i principali flussi alimentari dei beni a lunga conservazione – grano, olio, vino e garum – e si visualizzano le rotte marine dai porti più grandi del Mediterraneo, Alessandria e Cartagine. In questa prima sezione è anche affrontato il problema della lavorazione degli alimenti primari, della loro confezione in anfore caratteristiche per ogni prodotto, dell’immagazzinamento e della distribuzione del cibo. “Diversamente dagli alimenti solidi, come il grano, il trasporto delle derrate liquide o semiliquide come il vino, l’olio e le salse di pesce, è affidato a contenitori in terracotta, spiegano ancora Parisi Presicce e Rossini, “in particolare alle anfore (dal termine greco amphìphèro, porto da entrambe le parti, riferito alle due anse dei contenitori). Questo genere di recipienti rappresenta il mezzo più efficace per garantire la conservazione e la spedizione di grandi quantitativi di merci per via marittima o fluviale. Nelle navi lo stivaggio delle anfore avveniva impilandole le une sulle altre con un sistema “a scacchiera”, in modo che quelle dello strato superiore si inserissero fra tre colli delle anfore sottostanti. I contenitori si adeguavano alla forma della carena e venivano fissati e protetti dagli urti con ramaglie di ginepro, di erica, giunchi, paglia ed altro. Le anfore venivano fabbricate nelle regioni di produzione delle merci, con forme diverse a seconda della provenienza, della cronologia e del contenuto. In età romana circolavano in tutto il Mediterraneo, spingendosi fino alla Britannia e al Bosforo, testimoniando l’unificazione commerciale, oltre che politica, dell’impero”.

Il porto di Traiano nella ricostruzione della soprintendenza di Ostia e dell'Università di Southampton

Il porto di Traiano nella ricostruzione della soprintendenza di Ostia e dell’Università di Southampton

Un set di piatti e stoviglie usato dagli antichi romani in mostra all'Ara Pacis

Un set di piatti e stoviglie usato dagli antichi romani in mostra all’Ara Pacis

Nella seconda sezione le merci arrivano a Roma e a Pompei attraverso i porti di Pozzuoli e di Ostia. Qui è presentata la ricostruzione in grafica digitale del porto di Traiano, con i risultati inediti degli scavi recentissimi condotti dalla soprintendenza di Ostia e dall’Università di Southampton per la ricostruzione del complesso portuale romano. Chiude questa parte della mostra il tema della grande distribuzione gratuita dei beni principali di sostentamento ai cittadini romani adulti, la plebe urbana e romana alla quale era riconosciuto un privilegio unico: quello di condividere i beni della conquista, dapprima solo grano, ma dal III secolo d.C. anche olio, vino e carne. “Nell’anno 42 l’imperatore Claudio – ricordano i curatori – volle dare a Roma un porto alla sua altezza, che ovviasse alla complicata logistica dei trasporti da Pozzuoli. Diede perciò il via alla realizzazione di un’imponente “opera pubblica”, forse la più grande del tempo. Il Porto di Claudio fu scavato 3 km a nord di Ostia, in parte nella terra ferma, in parte chiudendo un bacino di 200 ettari con due moli convergenti. L’ingresso era segnalato da un faro paragonabile per dimensioni a quello di Alessandria d’Egitto. Ma si vide che la stessa vastità del bacino ne minacciava la sicurezza e le correnti che portavano il limo dalla foce del Tevere al nuovo porto ne provocavano l’insabbiamento. Fu Traiano a ridisegnare, tra il 100 e il 113 d.C., l’assetto definitivo del porto di Claudio, inaugurato appena quarant’anni prima, aggiungendo un bacino esagonale interno. Traiano faceva anche scavare un nuovo canale largo 40 metri, il Canale Romano, che univa il suo bacino esagonale al canale di Fiumicino e quindi al Tevere”.

Cibo di strada: in un rilievo l'attività di un Thermopolium, la tavola calda degli antichi romani

Cibo di strada: in un rilievo l’attività di un Thermopolium, la tavola calda degli antichi romani

Un braciere proveniente da Pompei esposto alla mostra "Nutrire l'impero"

Un braciere proveniente da Pompei esposto alla mostra “Nutrire l’impero”

La terza sezione illustra il consumo delle merci e dei prodotti alimentari che poteva avvenire sia in luoghi pubblici, come le popinae e i thermopolia, gli antichi “bar” o “tavole calde” in cui romani e pompeiani consumavano il “cibo di strada”, sia nei raffinati triclinia (sale da pranzo in cui i commensali mangiavano stando semidistesi su tipici lettini da banchetto) del ceto abbiente. Esposizioni di resti di cibo da Ercolano aiuterano a comprendere la qualità dei consumi in un ricco centro campano. Grazie al contributo scientifico e ai prestiti provenienti da Pompei, Ercolano e Oplontis, è possibile ammirare corredi da tavola provenienti sia da contesti di estrema ricchezza – come il cosiddetto “tesoro di Moregine”, un completo da tavola in argento di ritorno da cinque anni di esposizione al Metropolitan Museum di New York – sia raffinate suppellettili in ceramica, in vetro e in bronzo, sia infine il vasellame utilizzato in contesti quotidiani più popolari. Sono proprio i curatori a ricostruire l’eccezionale ritrovamento.

In mostra all'Ara Pacis gli argenti dell'eccezionale tesoro di Moregine, nel comune di Pompei

In mostra all’Ara Pacis gli argenti dell’eccezionale tesoro di Moregine, nel comune di Pompei

“Nell’ottobre del 2000, durante la realizzazione della terza corsia dell’autostrada A3, in località Moregine, nel comune di Pompei, è stata rinvenuta una gerla di vimini. Si trovava in una latrina posta nell’area di passaggio tra il nucleo neroniano di un edificio e le sue terme. La gerla appariva riposta da qualche fuggitivo, nelle ore convulse che precedettero l’eruzione, sotto altri oggetti di uso comune. Era ben conservata, chiusa da un coperchio e ricolma di terra e cenere compattata. Portata in laboratorio fu oggetto di analisi radiografiche quindi svuotata con un’operazione di microscavo. Al suo interno, stipato con accuratezza, un piccolo ma completo servizio di argenti da tavola di 20 pezzi: è infatti rappresentato sia l’argento da portata (escarium) che quello per i liquidi (potorium). I pezzi erano riposti impilati, in modo da sfruttare al massimo lo spazio disponibile e forse avvolti in un panno, così da rivelarsi in ottimo stato di conservazione, fatta eccezione per la lanx usata come contro chiusura della gerla. Con un peso complessivo di 3850 grammi, il servizio rappresenta l’ultimo del genere rinvenuto in area vesuviana. I grafiti sul fondo degli argenti ci restituiscono, tra altre informazioni, il nome del proprietario: Erastus (Erasti sum). La maggior parte dei pezzi sembra databile all’età augustea, mentre i due canthari e la lanx paiono attribuibili ad un periodo antecedente: essi potrebbero rappresentare l’argentum vetus di famiglia”.

Coppe e brocchetta in vetro blu provenienti da Ercolano

Coppe e brocchetta in vetro blu provenienti da Ercolano

Due approfondimenti concludono la mostra: uno dedicato ai diversi alimenti consumati in epoca romana con la loro diffusione e il relativo prezzo (esemplificato dalla preziosa testimonianza dell’Edictum de pretiis rerum venalium dell’imperatore Diocleziano, il più famoso dei “calmieri” dell’antichità) e uno dedicato alla “filosofia del banchetto”, laddove l’amore profondo per la vita e la festa alimentare che la celebra si mescola con la malinconica consapevolezza della fugacità di ogni piacere.