In riva al Brenta l’Osireion di Abydo e i misteri dell’Antico Egitto
Visto da fuori l’edificio, con la sua forma a “tempio” completo di colonnati e timpani, chiara evocazione palladiana, attira per la sua monumentalità. Ma è all’interno che le antiche scuderie di Dolo, in Riviera del Brenta, nel Veneziano, svela una vera e propria meraviglia che vale la pena di ammirare: la mostra “L’Osirion di Abydo. Viaggio nel cuore spirituale dell’Antico Egitto” (fino al 6 gennaio, orario: tutti i giorni 16-19.30). Nei vasti ambienti a capriate delle antiche scuderie Paolo Renier, fotografo trevigiano (ma il termine è riduttivo per un personaggio che da quasi tre decenni con le sue immagini e, soprattutto, con la sua sensibilità, ha cercato di cogliere quasi di carpire i segreti i misteri, si potrebbe dire l’energia vitale, che l’Antico Egitto ancora oggi emana) ha “ricreato” l’Osireion, la tomba di Osiride, cioè il luogo più sacro nella città più sacra dell’Egitto dei faraoni: Abydo, a 150 chilometri da Luxor, ai margini dei deserto occidentale, è la città di Osiride, il dio dell’Oltretomba ma anche della Rinascita, per tremila anni meta di pellegrinaggi dal faraone all’egiziano comune; la città dove le prime dinastie (solo dalla V le sepolture monumentali sono state spostate a nord, nella piana di Giza) hanno posto le loro tombe; la città che prima il faraone Sethi I (XIX dinastia) e poi il figlio Ramses II hanno monumentalizzato.
Non è stato facile fotografare i segreti di Osiride. Chi ha avuto la fortuna di raggiungere quel luogo, come chi scrive, sa bene delle difficoltà logistiche (fino a poco tempo fa non c’era neppure una camera modesta dove passare la notte: all’ospite veniva concessa una visita veloce di poche ore al seguito del convoglio militare in partenza all’alba da Luxor dove tornava rigorosamente prima di sera) ma anche operative: l’illuminazione dentro i templi di Abydo o non esiste proprio (e per illuminarli, in mancanza di collegamenti elettrici, bisogna affidarsi al vecchissimo ma sempre efficace metodo degli specchi) o è scarsa con luci al neon il cui effetto è pessimo perché toglie profondità ai delicatissimi rilievi. In questo ambiente dal fascino e dall’energia unici, Paolo Renier non solo è riuscito a fotografare ogni dettaglio, ogni rilievo, ogni ambiente, ma anche a renderlo “vivo”, quasi che ad accompagnarlo nel suo paziente e decennale lavoro ci sia stato qualche schiavo mandato dal gran sacerdote a illuminargli il cammino con le torce anche là dove all’umano non era consentito andare.
Quest’atmosfera magica fino al 6 gennaio si rivive appunto alle antiche scuderie di Dolo nella mostra “L’Osirion di Abydo” promossa dal Comune di Dolo, con l’assessore alla Cultura e grandi eventi Antonio Pra, e realizzata da Paolo Renier col contributo del geometra Maurizio Sfiotti, che ha realizzato il plastico dell’Osireion in scala 1:20 dopo aver rilevato tutte le misure sul posto; della dottoressa Federica Pancin, laureanda in Egittologia all’università Ca’ Foscari di Venezia che aiuta a “leggere” il monumento; di Romeo Tonello, direttore di Rexpol – main sponsor della mostra – che ha realizzato la riproduzione del monumento in scala 1:1; e di Enrico Longo, direttore di CultourActive, curatore della grafica e della promozione dell’evento.
Invito alla mostra. Ci sarà tempo per affrontare studi specifici, nuove ipotesi o solo intriganti suggestioni sull’Osireion di Abydo. Per ora l’invito è proprio di andare a Dolo perché si può rivelare un’esperienza unica: accanto a gigantografie di dettagli del monumento, c’è la ricostruzione in scala 1:20 del complesso dell’Osireion, realizzato in legno e blocchi di granito da Maurizio Sfiotti che nell’ultima missione di Paolo Renier ad Abydo, nel maggio scorso, ha misurato col laser tutta la tomba di Osiride, compresi gli annessi, regalandoci per la prima volta una planimetria completa del complesso sacro più misterioso dell’intero Antico Egitto (un lavoro eccezionale che merita un post a parte). E poi ci sono i filmati (anche in 3D: gli organizzatori forniscono gli occhialini) che documentano l’Osireion di Abydo insieme alla stessa operazione di documentazione del sito da parte di Renier e del suo gruppo.
Ma il vero “clou” della mostra è la ricostruzione in scala 1:1 (sì, avete letto bene: a grandezza naturale) della stanza del sarcofago dell’Osireion, realizzata da Sethi I quasi 3300 anni fa e dallo stesso faraone fatta sigillare con tutti i suoi segreti. Sono stati i tombaroli, nei secoli successivi, a violarlo sfondando una parete e procurandosi così un varco. Nella stanza del sarcofago c’è il famoso soffitto astronomico, una meraviglia che solleva più interrogativi che certezze, e che a Dolo è possibile vedere in tutto il suo splendore grazie a otto proiettori che riproducono sul tetto a spioventi immagini, simboli, geroglifici incisi sulle lastre e fotografati con cura da Paolo Renier. Perché è eccezionale l’esperienza dolese? Primo, perché all’interno dell’originale, anche chi ha la ventura di giungere ad Abido, difficilmente riesce ad arrivarci (l’ambiente è invaso da una melma – può arrivare anche a quasi mezzo metro di spessore – maleodorante e popolata da animaletti o microrganismi poco consigliabili, che comunque rende il pavimento già sconnesso e irregolare anche estremamente scivoloso); secondo, ed è l’aspetto più importante e purtroppo anche più grave, il soffitto astronomico è in precarie condizioni di conservazione: i rilievi si stanno sfaldando sotto l’effetto distruttivo combinato dell’umidità e dei pipistrelli che nella stanza del sarcofago trovano rifugio sicuro. Ciò significa che le immagini di Paolo Renier, realizzate molti anni fa, sono ormai la documentazione più completa dell’Osireion. Non resta quindi che andare a Dolo dove Paolo Renier e l’egittologa Federica Pancin arricchiscono l’emozione della visita con accattivanti quanto complete spiegazioni. Buona visita.
Osiride e l’altro Egitto: il Veneto svela i misteri della terra dei faraoni
Fino a gennaio mostre ed eventi tra Dolo, Borgoricco e Padova
Scoprire l’antico Egitto restando in Veneto. Fino a gennaio 2014 il progetto “Osiride e l’altro Egitto” tra Dolo, in Riviera del Brenta nel Veneziano, Borgoricco nella zona centuriata padovana, e la stessa Padova, svela attraverso mostre e molti eventi collaterali i misteri dell’antico Egitto: spostandosi di pochi chilometri nel cuore del Veneto è possibile viaggiare nella terra dei faraoni, visitare luoghi e incontrare personaggi unici in Egitto, vivere in diretta il fascino di una delle civiltà più antiche e famose della storia. Grazie alla collaborazione delle università di Padova e di Venezia Ca’ Foscari, della regione Veneto, delle soprintendenze preposte ai 29 musei coinvolti nel progetto VenetoEgitto, ai Comuni e a Enti e associazioni private, è stato possibile allestire due mostre e promuovere iniziative collaterali (che meritano singoli approfondimenti che affronteremo in successivi post). Intanto vediamo a grandi linee le caratteristiche delle tre sedi coinvolte.
Borgoricco, “La tomba di Pashedu: un artista al servizio del faraone”
Fino al 6 gennaio al museo della Centuriazione romana di Borgoricco (orario: lun-sab 9-12.30, mer ven e sab anche 15-18; dom solo in occasione degli eventi collaterali) viene presentata la riproduzione in scala 1:1 della celebre tomba egizia di Pashedu, artigiano ed artista del periodo di Ramses II (XIX dinastia) , realizzata fedelmente con tre anni di paziente lavoro da Gianni Moro di Motta di Livenza, grande appassionato del mondo egizio: in una struttura di 5 metri per 2,50 metri, si scoprono la camera sepolcrale, il relativo corridoio di accesso e i minuziosi dipinti nelle pareti, rinvenuti nella necropoli di Deir-el-Medina, il villaggio degli operai che lavoravano alle tombe reali della Valle dei Re.
Dolo, “L’Osireion di Abido: viaggio nel cuore spirituale dell’antico Egitto”
Fino al 6 gennaio alle Antiche Scuderie di Dolo (orario: tutti i giorni 16-1930) prendono forma i sogni, le fatiche, le intuizioni di Paolo Renier, un fotografo, un grande fotografo, profondamente innamorato dell’Egitto e del suo centro spirituale più importante, Abido, a 150 chilometri da Luxor, dove da un quarto di secolo raccoglie immagini, fa reportage, incontra persone, trasformando i suoi viaggi sul Nilo in veri e propri pellegrinaggi sulla mitica tomba di Osiride. Con quella messe di informazioni in mostra si propone l’Osireion ricostruito in parte in scala 1:1 da Romeo Tonello e dal suo team RexPol e riproposto nella sua interezza dal modello in scala 1:20 di Maurizio Sfiotti. Percorsi multimediali e interattivi, foto e filmati 3D, curati da Cultour Active, arricchiscono l’esposizione e guidano alla scoperta dei misteri dell’Egitto più antico, inaccessibile ai grandi flussi turistici: il visitatore può camminare nella Camera Centrale e scoprire la magnificenza della decorazione della Stanza del Sarcofago.
Padova, “Giovan Battista Belzoni: il padovano che scoprì l’antico Egitto”
Il viaggio veneto nell’antico Egitto si chiude alla collezione egizia del museo archeologico di Padova (orario: 9-19, lun chiuso), 180 reperti Tra i materiali spiccano due reperti di eccezionale rilevanza, legati alla figura del padovano Giovan Battista Belzoni che ha legato il proprio nome a grandi scoperte nella terra dei faraoni: nel marzo del 1819 proprio Belzoni, anche se lontano dalla patria già da diversi anni, donò alla sua Padova due statue raffiguranti la dea Sekhmet, dalla testa di leonessa, scoperte nel corso delle sue esplorazioni nell’antica Tebe; inoltre, a Belzoni e al suo breve rientro a Padova nel 1819 sono riconducibili alcuni papiri in aramaico, donati al Museo dai suoi eredi. “La visita alla collezione – spiegano gli organizzatori – completa quindi il nostro viaggio permettendo di cogliere in modo coerente l’evoluzione di una cultura millenaria che ha influenzato sotto molti aspetti la storia dell’intero mondo affacciato sul Mediterraneo”.











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