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Sarà a Palmira in Siria la prima missione del contingente italiano dei caschi blu della cultura. Corso di addestramento preparatorio

La prima missione dei Caschi blu della Cultura sarà al sito archeologico di Palmira

La prima missione dei Caschi blu della Cultura sarà al sito archeologico di Palmira

La prima missione dei “caschi blu della cultura”, una task force voluta e promossa dall’Italia, sarà a Palmira, “la sposa del deserto” siriano violentata dai miliziani dell’Isis. Ma per essere inviati in Siria, dove opereranno in un’area di estremo pericolo per la loro sicurezza, devono ricevere una formazione adeguata su come agire in zone ad alto rischio e come minimizzare il pericolo di incorrere in imboscate o di essere coinvolti in incidenti. Così questo primo contingente di “caschi blu della cultura” è stato chiamato a seguire un corso sulla sicurezza personale, della durata di cinque giorni, organizzato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dal Reggimento Tuscania dei Carabinieri. Il corso si suddivide in lezioni teoriche e in una serie di esercitazioni pratiche, che includono situazioni tipiche nelle quali possono essere coinvolti gli operatori delle emergenze. La parte pratica del corso si sofferma su scenari come: quali azioni intraprendere in caso di improvviso attacco, come reagire in presenza di ‘cecchini’, come avvicinarsi a un posto di controllo illegale, come pianificare attività all’interno di un’area pericolosa. “La task force dei caschi blu della cultura”, spiegano Andrea de Guttry della Scuola Superiore Sant’Anna, in qualità di direttore del corso, insieme al colonnello Antonio Frassinetto, comandante del Reggimento Tuscania, “rappresenta un contributo fondamentale del governo italiano per la salvaguardia del patrimonio culturale in tutto il mondo”.

Autorità civili e militari alla presentazione a Roma dei Caschi blu della cultura

Autorità civili e militari alla presentazione a Roma dei Caschi blu della cultura

“Le distruzioni operate dall’Isis a Palmira hanno sconvolto tutti e richiedono interventi coraggiosi, delicati e urgenti allo stesso tempo, per non compromettere un patrimonio dell’umanità”, aggiunge il professore Andrea de Guttry. “Il compito che spetta ai caschi blu della cultura è importantissimo e la Scuola Superiore Sant’Anna può dirsi orgogliosa di essere stata richiesta di fornire, insieme ai Carabinieri, la formazione necessaria per consentire di svolgere il ruolo loro affidato in sicurezza”. La task force dei “caschi blu per la cultura”, composta per intero da italiani, con sede a Torino, è nata ufficialmente dall’intesa siglata nel febbraio scorso tra il governo italiano e l’Unesco nell’ambito della coalizione globale “Unesco Unite4Heritage” (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/02/19/istituiti-i-caschi-blu-della-cultura-sotto-legida-dellunesco-la-prima-task-force-united4heritage-e-italiana-con-tecnici-specializzati-e-carabini/). L’accordo, firmato alla presenza dei ministri Gentiloni, Franceschini, Pinotti, Giannini e della direttrice generale Unesco, Irina Bokova, ha dato vita a un contingente costituito da carabinieri del Comando per la tutela del patrimonio culturale, da storici dell’arte, da studiosi e da restauratori dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro, dell’Opificio delle pietre dure di Firenze, dell’Istituto centrale per la conservazione e il restauro del patrimonio archivistico e librario, dell’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione.

La Unite4Heritage è una task force composta da 60 unità pronte a intervenire su chiamata degli Stati

La Unite4Heritage è una task force composta da 60 unità pronte a intervenire su chiamata degli Stati

Il compito della task force, oggi composta da circa 60 unità che potranno essere incrementate in futuro, sotto la supervisione del ministero per i Beni culturali, sarà di intervenire su richiesta di uno Stato che sta affrontando una crisi o una catastrofe naturale per stimare i danni sul patrimonio culturale, per pianificare azioni di salvaguardia, per fornire supervisione tecnica e formazione per il personale locale, per facilitare il trasporto in sicurezza di beni culturali mobili e anche per contrastare attività criminali ai danni del patrimonio culturale. La formazione di “caschi blu della cultura”, addestrati a operare in situazioni di pericolo, aveva già ricevuto un primo impulso in ottobre 2015 con l’approvazione per acclamazione della risoluzione italiana da parte del Consiglio esecutivo dell’Unesco e si inserisce in una serie di recenti iniziative promosse dall’Onu per contrastare il danneggiamento e il traffico illecito di beni culturali, come la Dichiarazione di Bonn sulla protezione del patrimonio culturale, adottata dall’Unesco nel giugno 2015, e la “Risoluzione 2199” del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, a febbraio 2015, che condanna la distruzione del patrimonio culturale in Iraq e in Siria e adotta misure vincolanti per colpire il traffico illecito di beni culturali. Anche l’Assemblea Generale dell’Onu nella Risoluzione del dicembre 2015 sulla restituzione dei beni culturali ai Paesi d’origine e il Parlamento Europeo nella Risoluzione del 30 aprile 2015 sulla distruzione dei siti culturali da parte di Isis/Daesh condannano le attività criminali e terroristiche che prendono di mira il patrimonio artistico ed esprimono sostegno alla campagna “Unesco Unite4Heritage”.

Istituiti i “caschi blu della cultura” sotto l’egida dell’Unesco. La prima task force “Unite4Heritage” è italiana, con tecnici specializzati e carabinieri del nucleo tutela, a disposizione della comunità internazionale. Centro di formazione a Torino

Istituiti i "caschi blu della cultura": la prima task force operativa è italiana

Istituiti i “caschi blu della cultura”: la prima task force operativa è italiana

Sono i “monuments men” del Terzo millennio. E sono italiani. Sono i “caschi blu della cultura”. L’idea era stata proprio l’Italia a lanciarla all’Onu all’indomani dello scempio di Palmira da parte dell’Isis. Idea che fu subito approvata dall’Unesco. E la prima task force “Unite4Heritage” sarà composta da esperti italiani al servizio dell’Unesco per la tutela e la ricostruzione di siti culturali danneggiati da guerre e terrorismo, ma anche per il contrasto del traffico di opere d’arte, coordinati dal ministero dei Beni culturali, con la partecipazione dei ministeri degli Esteri, della Difesa e dell’Istruzione, oltre al Comando dei carabinieri per la Tutela del patrimonio Culturale. “Siamo il primo Paese che mette in pratica la risoluzione approvata dall’Unesco”, ha detto il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, alla cerimonia alle Terme di Diocleziano della firma dell’accordo con il direttore generale dell’Unesco, Irina Bokova, alla quale hanno partecipato i titolari della Difesa, Roberta Pinotti, dell’Istruzione, Stefania Giannini, e degli Esteri Paolo Gentiloni, oltre al Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette e al sindaco di Torino, Piero Fassino con il quale è stato sottoscritto un protocollo per l’istituzione nel capoluogo piemontese di un centro per la formazione sulla tutela dei Beni culturali. La task force, ha spiegato Franceschini, “sarà a disposizione della comunità internazionale e non si muoverà su iniziativa di un singolo Stato ma su richiesta dell’Unesco per situazioni in cui è richiesto l’intervento”.

I carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale operativi in Iraq

I carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale operativi in Iraq

I firmatari del protocollo: da sinistra, Franceschini, Giannini, Pinotti, Bokova e Gentiloni

I firmatari del protocollo: da sinistra, Franceschini, Giannini, Pinotti, Bokova e Gentiloni

Il gruppo di pronto intervento, composto da personale specializzato civile e carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, avrà diversi compiti: valutare i rischi e quantificare i danni al patrimonio culturale, ideare piani d’azione, formare personale nazionale locale, fornire assistenza al trasferimento di oggetti in rifugi di sicurezza e rafforzare la lotta contro il saccheggio e il traffico illecito di reperti. “L’Italia esercita il suo naturale ruolo di leadership nella tutela del patrimonio culturale mondiale con oltre 170 missioni archeologiche in tutto il mondo”, ha aggiunto Franceschini. E il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni: “La task force italiana, la prima in assoluto, rappresenta un pezzo molto italiano della lotta al terrorismo. “Colpire un monumento è un crimine di guerra”, ha sottolineato il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, aggiungendo che il compito della task force sarà anche quello di ridisegnare una nuova “topografia della bellezza” nelle aree violate dai terroristi. Un’operazione che rappresenta un “salto di qualità non solo culturale ma anche politico”. Il ministro della Difesa Pinotti ha posto l’accento sul successo delle missioni italiane di peacekeeping, che è fondato sul “rispetto delle popolazioni locali” e ha ricordato il ruolo dei Carabinieri con “specificità che non si trovano altrove”. Il comandante generale dell’Arma Tullio Del Sette ha citato ad esempio il recupero di “oltre un milione e centomila reperti rubati”. L’iniziativa italiana ha riscosso “l’entusiasmo e la gratitudine” del direttore generale dell’Unesco Irina Bokova, che ha evidenziato come si sia aperto “un nuovo capitolo della lotta al terrorismo, che ha paura della storia e dei simboli”.

Bronzetti nuragici all’asta a Londra. Il deputato Pili lancia l’allarme: “Stop ai traffici illegali del patrimonio sardo, Londra deve restituire i bronzetti”. La Camera approva un odg sulla direttiva europea che disciplina la restituzione dei beni archeologici

Uno dei bronzetti nuragici andati all'asta a Londra: il deputato Pili ha cercato di bloccarla

Uno dei bronzetti nuragici andati all’asta a Londra: il deputato Pili ha cercato di bloccarla

Un cavallo, due stambecchi, un bue e un muflone. Tutti sardi e tutti di bronzo. Più altre statuette. Pezzi di storia dell’Isola messi all’asta a Londra. La denuncia-allarme era stata lanciata dal deputato di Unidos Mauro Pili con una interrogazione urgente al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini e degli Esteri Paolo Gentiloni con cui chiedeva di bloccare “immediatamente la svendita della civiltà nuragica”. “Quella decina di pezzi esclusivi messi in vendita in modo criptato da una nota casa d’aste londinese è un patrimonio inestimabile che appartiene al popolo sardo”, sottolineava il parlamentare sardo. “Bloccate immediatamente la svendita della civiltà Nuragica. Quella in vendita all’asta a Londra è refurtiva sottratta alla maestosa civiltà nuragica. È refurtiva sotto ogni punto di vista e va restituita senza se e senza ma alla Sardegna. Quella decina di pezzi esclusivi messi in vendita in modo criptato da una nota casa d’aste londinese è un patrimonio inestimabile che appartiene al Popolo Sardo e non vi è alcun motivo per essere nelle mani di trafficanti che a vario genere li detengono, comunque illegalmente. Si tratta di cimeli unici, testimonianze nuragiche che rappresentano una rapina a mano armata ai danni della Sardegna e della sua storia arcaica. Per questo motivo il governo deve smetterla di fregarsene e deve, invece, intervenire su questo traffico di reperti archeologici dalla Sardegna verso le case d’asta mondiali. Già nei mesi scorsi avevo denunciato la vendita di straordinari reperti archeologici di epoca nuragica tra Londra e New York”.

Il muflone "salvato" dalla dispersione e riportato sull'isola grazie alla fondazione Numet

Il muflone “salvato” dalla dispersione e riportato sull’isola grazie alla fondazione Nurnet

Solo quattro bronzetti nuragici sardi, tra quelli battuti all’asta a Londra, sono stati riportati sull’isola, acquistati dalla Fondazione di partecipazione Nurnet – La rete dei Nuraghi – e dal gruppo Facebook “Archeologia della Sardegna”, grazie al contributo di soci e privati cittadini. Si tratta di un cavallo, due stambecchi e un ariete datati IX-VI sec. a.C. e appartenuti al collezionista libanese Farid Ziade. Nel complesso i pezzi battuti oggi da Acr Auctions sono stati nove e tra questi: due sacerdoti, un guerriero, un offerente e cinque animali. “Abbiamo tentato inutilmente di far sospendere l’asta vergognosa – spiega Nicola Manca, presidente di Nurnet – partecipando e divulgando la raccolta firme. Ci siamo però trovati costretti a partecipare all’asta per restituire dignità alla nostra storia”. La Fondazione e gli appassionati iscritti al social network doneranno i bronzetti acquistati a un piccolo Comune sardo allo scopo di tutelare e valorizzare le piccole realtà “che nel corso di questi anni sono state dimenticate e abbandonate dalle istituzioni”, come dimostrato anche dal fatto “che nessuna di queste ultime abbia preso parte all’asta o tentato di fermarla”.

La Camera ha approvato un odg per far recepire direttiva Ue sulla restituzione dei beni archeologici

La Camera ha approvato un odg per far recepire direttiva Ue sulla restituzione dei beni archeologici

Ma Pili non si è dato per vinto. “I bronzetti nuragici devono tornare a casa senza aste e senza compravendite illegali e deprecabili sotto ogni punto di vista. La refurtiva non si compra, si deve restituire. Stop al traffico e al commercio di beni archeologici. Londra e tutti i paesi europei che detengono beni archeologici provenienti dalla Sardegna o dall’Italia li devono restituire”, ribadisce Pili annunciando che la Camera ha approvato l’ordine del giorno presentato dallo stesso ex governatore sardo, che obbliga il governo a recepire immediatamente la direttiva europea che disciplina la restituzione dei beni archeologici. “L’atto approvato – spiega Pili – impone al governo italiano di intervenire e applicare immediatamente la direttiva europea nel caso dei reperti di archeologia nuragica oggetto di denuncia per la vendita all’asta di Londra perseguendo la totale restituzione di tale patrimonio appartenente alla grande civiltà nuragica della Sardegna”.