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Verona. Al museo Archeologico nazionale per la giornata delle famiglie “Tutti a tavola!”: i più piccoli saranno impegnati a creare una tovaglietta preistorica

verona_archeologico_tutti-a-tavola_locandinaRitorna la giornata delle famiglie al museo Archeologico nazionale di Verona. Come ogni mese, per la giornata dedicata alle famiglie, il museo propone “Tutti a tavola!”. Appuntamento domenica 12 marzo 2023, dalle 15.30 alle 17. I più piccoli, dai 4 ai 10 anni, saranno impegnati a creare una tovaglietta preistorica. Dopo una breve visita ad alcuni oggetti legati alla tavola e all’alimentazione, via libera alla fantasia! Incollando, colorando, ritagliando e gustando virtualmente semi e spezie preistoriche. Gli adulti accompagnatori potranno seguire una visita guidata ad hoc, oppure semplicemente lasciare i piccoli all’operatrice. Costo dell’attività: 5 euro a bambino, adulti 5 euro per ingresso al museo con visita guidata gratuita. Prenotazione obbligatoria, tramite mail: museovr@archeologica.it, oppure via whatsApp 346.5033652.

Zevio (Vr). Incontro dell’università del Tempo libero su “Storia dei ritrovamenti archeologici degli ultimi 40 anni nel territorio di Zevio” con due esperti: Luciano Salzani e Alberto Manicardi. Protagonista la Tomba del Carro scoperta a Lazisetta

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Particolare del ricco corredo funebre della Tomba del Carro di Santa Maria di Zevio (Vr) (foto sap)

Alla fine del percorso dell’Età del Ferro nel museo Archeologico nazionale di Verona è esposto il ricco corredo della Tomba del Carro di Zevio, la numero 7 delle 181 ritrovate nella necropoli di Lazisetta di Santa Maria di Zevio (II sec. a.C. – I sec. d.C.). Si tratta della tomba di un bambino di 5-7 anni le cui ceneri furono deposte insieme a un sontuoso carro da parata e a un ampio corredo tipico dei guerrieri adulti. L’attento studio dei contesti ha permesso agli archeologi di ricostruire – con una installazione multimediale – il rituale con cui questo giovane “principe” fu sepolto. 

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L’area di scavo della necropoli celtica a Santa Maria di Zevio (Vr) (foto sap)

 

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Ricostruzione del carro funebre della Tomba del bambino di Lazisetta di Santa Maria di Zevio (Vr) (foto sap)

Proprio la scoperta a Lazisetta, nei pressi di Pontoncello, della sepoltura di un bambino appartenente ad una ricca famiglia celtica che ha portato alla luce i resti di un carro funebre oltre a un ricchissimo corredo funerario, sarà uno dei temi forti dell’incontro “Storia dei ritrovamenti archeologici degli ultimi 40 anni nel territorio di Zevio” promosso dall’Università del tempo libero. zevio_università-del-tempo-libero_logoAppuntamento lunedì 6 marzo 2023, alle 15, nella sala conferenze del Centro civico culturale di Zevio, in piazza Santa Toscana. Interverranno due tra i massimi esperti del settore: Luciano Salzani, già ispettore della soprintendenza Archeologica di Verona e Alberto Manicardi, esperto archeologo della SAP, che ha operato a lungo nel territorio di Zevio. Ma non solo. Il territorio di Zevio, per la presenza di una fertile pianura e del fiume Adige, è sempre stato abitato fin dai tempi antichi e i numerosi ritrovamenti archeologici di necropoli del periodo celtico-romano ne sono una testimonianza.

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Copertina del libro “La necropoli gallica e romana di S. Maria di Zevio (Verona)” di Luciano Salzani

Tra l’altro, non dimentichiamo che proprio Luciano Salzani, nel 1996, aveva pubblicato per la Sap, il libro “La necropoli gallica e romana di S. Maria di Zevio (Verona)” in cui vengono presentati gli scavi delle necropoli galliche e romane attorno a S. Maria di Zevio, primo risultato assai riuscito di un lungo lavoro svolto in costante collaborazione tra la soprintendenza Archeologica del Veneto, l’Archeoclub di S. Maria di Zevio e il Comune di Zevio. Il risultato scientifico, che vede l’edizione sistematica di centosessantotto tombe ad incinerazione databili tra il II sec. a.C. e la prima età imperiale, è indubbiamente di grandissimo rilievo, perché rappresenta un caso esemplare della progressiva integrazione di una comunità cenomane (a quanto risulterebbe dalle iscrizioni) nel mondo romano.

Verona. Al museo Archeologico nazionale “Tra cibo e vino: aperitivo al museo!”: una serata tra cultura, arte, convivialità e buon vino. Prenotazione obbligatoria

verona_archeologico_aperitico-al-museo-tra-cibo-e-vino_locandinaSe vi siete persi “Prosit al Museo”, non disperate: arriva “Tra cibo e vino: aperitivo al museo!” il 24 febbraio 2023, dalle 18 alle 20, al museo Archeologico nazionale di Verona. Esplorando la ricca collezione dal fascino immortale, i partecipanti sono guidati a scoprire come il cibo abbia sempre legato l’uomo alla sua terra e come abbia contribuito a plasmare le culture di interi popoli. Dalle rivoluzioni neolitiche alle “ricette palafitticole” fino agli spiedi delle tombe celtiche. Gli ingredienti ci sono tutti per una serata tra cultura, arte, convivialità e buon vino. L’aperitivo è offerto dalle aziende Benedetti e Vicenzi. Costo dell’esperienza: 12 euro. Solo per maggiorenni. Prenotazione obbligatoria tramite mail museovr@archeologica.it oppure via WhatsApp 346 5033652.

Verona. Al museo di Storia naturale la prima delle tre giornate di studio “Il progetto Food and Wine in ancient Verona (FaW)” dalla preistoria al Medioevo, tutte in diretta streaming su Zoom. Si inizia con “Alimentazione e bevande nel territorio veronese nella preistoria e protostoria”

verona_progetto-food-and-wine_giornate-di-studio_locandinaA Verona tre giornate di studio, in altrettante sedi della città, dal titolo “Il progetto Food and Wine in ancient Verona (FaW)”, dedicate alla presentazione e alla discussione dei risultati del progetto di eccellenza scientifica In Veronensium mensa. Food and Wine in ancient Verona, sostenuto dalla Fondazione Cariverona, anche nel confronto con altre ricerche in corso nel territorio e altrove (vedi Verona. Produzione e consumo di cibo e vino dall’età del Ferro al Medioevo al centro del progetto di ricerca “In Veronensium mensa. Food and Wine in ancient Verona” dell’università di Verona con la soprintendenza di Verona e il museo di Storia Naturale, il supporto della Fondazione Fioroni e l’accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere, e il finanziamento di Fondazione Cariverona | archeologiavocidalpassato). La prima giornata, “Alimentazione e bevande nel territorio veronese nella preistoria e protostoria”, si tiene venerdì 24 febbraio 2023 al museo di Storia Naturale di Verona (l’evento potrà essere seguito in streaming tramite piattaforma Zoom al seguente link: https://bit.ly/3YIRO8Z). La seconda giornata, “Archeologia dell’alimentazione romana”, venerdì 10 marzo 2023, verrà ospitata dal museo Archeologico nazionale di Verona (l’evento potrà essere seguito in streaming tramite piattaforma Zoom al seguente link: https://bit.ly/3RWbjsH) e infine, il 30 marzo 2023, con “Cibo e ambiente nel Medioevo”, i lavori si concluderanno all’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona a Palazzo Erbisti (l’evento potrà essere seguito in streaming tramite piattaforma Zoom al seguente link: https://bit.ly/3xjz1Wi).

verona_progetto-food-and-wine_logo-locandinaVenerdì 24 febbraio 2023 il museo di Storia Naturale di Verona ospita, in sala conferenze “Sandro Ruffo”, la prima delle tre giornate di studio del progetto “Food and Wine in ancient Verona (FaW)”, organizzato dal Dipartimento di Culture e Civiltà dell’università di Verona, in collaborazione con la sezione di Preistoria del Museo e con la SABAP per le province di Verona, Rovigo e Vicenza. L’appuntamento, dal titolo “Alimentazione e bevande nel territorio veronese nella Preistoria e Protostoria” è a cura di Mara Migliavacca, Nicoletta Martinelli, Paola Salzani e Massimo Saracino. Archeologi preistorici e protostorici, insieme ai paleobotanici e ai paleoantropologi, andranno alla ricerca delle più antiche radici dell’alimentazione: dai cacciatori-raccoglitori del Paleolitico fino alle soglie della romanizzazione, per poi arrivare a conoscere le abitudini alimentari delle popolazioni celtiche che abitavano a Verona. La giornata di studi sarà l’occasione per integrare le ricerche condotte per il progetto FaW con altre indagini in corso da tempo nel territorio veronese e relative anche ai cambiamenti delle tecniche di produzione e preparazione del cibo, nonché il progressivo ingresso di nuove specie domesticate. Il museo di Storia Naturale di Verona presenterà le indagini a cui collabora nell’ambito del progetto FaW e di altri progetti di ricerca. Il Museo ha istituito con l’Università un’apposita convenzione per la collaborazione alle ricerche del progetto, cui partecipano anche il dipartimento di Biotecnologie dell’università, la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, l’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona, il Centro Ambientale Archeologico Pianura di Legnago e l’università di York, con l’obiettivo di ricercare le radici storiche della produzione e del consumo di cibo e vino, per cogliere da un lato le continuità e quindi le tradizioni, dall’altro le innovazioni nelle diete degli abitanti nel corso dei secoli e in particolare nelle fasi pre e protostoriche, della romanizzazione, della fine dell’Impero e dell’affermarsi del Medioevo, che segnarono decisivi passaggi economici, sociali e culturali nella vita del centro urbano e del suo territorio.

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Ciotole e vasi da ambienti palafitticoli dal museo di Storia naturale di Verona: contenevano tracce di cibo degli antenati preistorici (foto univr)

PROGRAMMA. Alle 10.30, saluti istituzionali. Alle 11, “Carne, semi e frutti: gli animali e le piante come fonte alimentare nel Paleolitico del territorio veronese” con U. Thun Hohenstein (università di Ferrara), M. Carra (Alma Mater Studiorum, università di Bologna), F. Fontana (università di Ferrara), M. Peresani (università di Ferrara); 11.20, “L’alimentazione vegetale nelle prime fasi del Neolitico: da Lugo di Grezzana all’Italia settentrionale” con A. Pedrotti (università di Trento), M. Rottoli (Laboratorio di Archeobiologia, Como); 11.40, “Non solo carne. Metodi e risultati preliminari nello studio della dieta degli individui della necropoli neolitica di Quinzano” con E. Cristiani (Sapienza università di Roma), M. Saracino (musei civici di Verona, museo di Storia Naturale), D. Borić (Sapienza università di Roma), I. Dori (università di Firenze), N. Martinelli (musei civici di Verona, museo di Storia Naturale), P. Salzani (SABAP Verona, Rovigo e Vicenza), A. Zupancich (CSIC, Institución Milá y Fontanals, Barcelona); 12, “Ambiente, economia e alimentazione nel sito preistorico delle Colombare di Villa (Negrar di Valpolicella, VR). Nuovi dati 2019-2023” con P. Salzani (SABAP Verona, Rovigo e Vicenza), U. Tecchiati (università di Milano); 12.20, discussione. Dopo la pausa pranzo, alle 14.30, “Alimentazione nelle palafitte del lago di Garda e della pianura veronese: le informazioni dalle analisi paleobotaniche” con G. Bosi (università di Modena e Reggio Emilia), L. Castelletti (università dell’Insubria, Como), S. D’Aquino (università di Padova), M. Dal Corso (università di Padova), A.M. Mercuri (università di Modena e Reggio Emilia), S. Motella De Carlo (università Cattolica-Milano), R. Perego (CNR-IGAG, Milano), B. Proserpio (Laboratorio di Archeobiologia, Como), M. Rottoli (Laboratorio di Archeobiologia, Como), A. Aspes (già museo di Storia Naturale di Verona), M. Baioni (museo Archeologico della Valle Sabbia di Gavardo, Brescia), F. Gonzato (SABAP Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini), N. Martinelli (musei civici di Verona, museo di Storia Naturale), C. Nicosia (università di Padova), L. Salzani (già SA Veneto), P. Torri (università di Modena e Reggio Emilia); 14.50, “Mangiare e bere a Fondo Paviani nella tarda età del Bronzo. Una prima sintesi integrata dei dati archeozoologici, archeobotanici e chimici” con M. Cupitò (università di Padova), C. Ambrosioni (università di Padova), M.S. Manfrin (università di Padova), S. Mileto (universitat de Barcelona), A. Pecci (universitat de Barcelona), M. Rottoli (Laboratorio di Archeobiologia, Como), U. Tecchiati (università di Milano); 15.10, “Trent’anni di ricerche nell’agricoltura protostorica del Veronese” con R. Nisbet (ricercatore indipendente, Torino). Dopo il coffee break, alle 16, “In cucina nell’età del Ferro: considerazioni a partire dalle analisi gascromatografiche” con M. Migliavacca, S. Bandera, V. Donadel, L. Pogietta (università di Verona); 16.20, “Cosa si mangiava nella Verona preromana? Un approccio isotopico allo studio della necropoli del Seminario Vescovile di Verona” con Z. Laffranchi, M. Milella (università di Berna); 16.40, discussione e conclusioni.

Verona. Festa del primo compleanno del museo Archeologico nazionale con una “Caccia al tesoro” riservata ai bambini

verona_archeologico_buon-compleanno_locandina18 febbraio 2022: dopo vent’anni di attesa, nell’ex caserma asburgica San Tomaso, apre il museo Archeologico nazionale di Verona, la prima istituzione statale nella città scaligera: al taglio del nastro ci sono Daniele Ferrara, direttore della  Direzione regionale Musei Veneto; Giovanna Falezza, neo direttrice dell’Archeologico; Massimo Osanna, direttore generale Musei ministero alla Cultura; l’architetto Chiara Matteazzi, che ha curato l’allestimento (vedi Verona. Il museo Archeologico nazionale è una realtà: le due protagoniste – l’ex direttrice Federica Gonzato e la nuova Giovanna Falezza – ci introducono alla nuova istituzione culturale, con un breve excursus sulla storia della sede e sull’allestimento. Apertura completa entro il 2025 | archeologiavocidalpassato). È passato un anno, e a spegnere la prima candelina sabato 18 febbraio 2023 saranno i bambini: 3-2-1… TANTI AUGURI MUSEOOOO!!! Tutti i bambini sono invitati a partecipare a un’emozionante “Caccia al tesoro”: indizi nascosti dappertutto, indovinelli da risolvere e tesori da scovare. Al museo Archeologico nazionale di Verona aspettano bambine e bambini da 6 a 12 anni il 18 febbraio alle 15.30 per un compleanno esilarante. Costo dell’attività: 5 euro (ingresso al museo per bambini: gratuito; ingresso al museo per gli adulti: 5 euro con visita guidata gratuita a due accompagnatori per bambino). Prenotazione obbligatoria tramite mail museovr@archeologica.it oppure via WhatsApp 346 5033652.

Verona. Al museo Archeologico nazionale convegno “VENETI ed ETRUSCHI. Un confine invisibile” dedicato alla Necropoli dell’Età del Ferro della Colombara a Gazzo Veronese con presentazione del libro di Luciano Salzani e Marisa Morelato

verona_archeologico_convegno-veneti-ed-etruschi_locandina“VENETI ed ETRUSCHI. Un confine invisibile” è il titolo del convegno dedicato alla Necropoli dell’Età del Ferro della Colombara a Gazzo Veronese. Appuntamento sabato 4 febbraio 2023, alle 10, al museo Archeologico nazionale di Verona. La partecipazione all’evento è gratuita. Per informazioni: tel. 346.5033652 o museovr@archeologica.it. Dopo i saluti del soprintendente Vincenzo Tinè, introduce e modera Mara Migliavacca (università di Verona). Interventi: 10.30, Giovanna Gambacurta (università Ca’ Foscari, Venezia) su “Gazzo Veronese: un nodo strategico nei percorsi del Veneto”; 11, Angela Ruta Serafini (già direttrice del museo nazionale Atestino) presenta il libro “I Veneti Antichi a Gazzo Veronese. La necropoli della Colombara”. Dopo il coffee break, alle 11.45, Sabrina Masotti (università di Ferrara) su “Il rito incineratorio a Colombara: analisi antropologica e confronti con altre necropoli del territorio veneto”; 12.15, Alessandro Canci (università di Udine) su “Le inumazioni della necropoli della Colombara di Gazzo Veronese. Evidenze utili per una ricostruzione del rituale funerario”.

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Sepoltura rinvenuta nella necropoli della Colombara a Gazzo Veronese (foto sabap-vr)

“Il convegno di Verona”, spiega Giovanna Gambacurta, “nasce dalla volontà di presentare al pubblico (scientifico e non scientifico) un ultimo lavoro di Luciano Salzani che tanta parte ha giocato per la conoscenza della preistoria e protostoria del Veronese e del Veneto in generale. In questo caso si presenta l’edizione sistematica della necropoli di Gazzo Veronese in località Colombara, studiata da Luciano Salzani con la collaborazione di Marisa Morelato. L’idea degli organizzatori è stata quella di non limitarsi alla presentazione del volume, ma di farne un’occasione di conoscenza a più ampio respiro. In questa direzione a Mariangela Ruta è stata chiesta la presentazione del volume, impresa non facile per i numerosi contatti con altre realtà dell’età preromana che si possono mettere in luce. In sostanza si tratta di un difficile lavoro di sintesi per evidenziare i tratti salienti di questa necropoli del centro cardine di Gazzo Veronese. A me è stato chiesto di inquadrare il centro di Gazzo nel suo contesto territoriale, mettendo in luce le motivazioni che portarono Gazzo a rivestire un ruolo chiave nei traffici e nei commerci che legavano il Veneto al mondo villanoviano prima ed etrusco poi. Il quadro si completa con lo studio antropologico dei resti, sia incinerati che inumati, per dare una fisionomia più completa a questi antichi abitanti della pianura veronese”.

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Copertina del libro “I Veneti antichi a Gazzo Veronese. La necropoli della Colombara” (Edizioni Sap) di Luciano Salzani e Marisa Morelato

Il libro “I Veneti Antichi a Gazzo Veronese. La necropoli della Colombara”. Risalgono agli inizi degli anni sessanta del secolo scorso le prime segnalazioni sull’esistenza di una necropoli in località Colombara, una corte agricola posta poco a sud dell’attuale abitato di Gazzo Veronese. Nei decenni successivi tutta la zona fu interessata da importanti e radicali lavori di sistemazione agraria, che portarono alla distruzione di numerose sepolture; altre tombe vennero depredate da ricercatori non autorizzati. Il parroco del paese riuscì a recuperare alcuni oggetti dalle tombe distrutte e diede inizio ad una piccola raccolta archeologica locale; la sua opera fu poi proseguita dal Gruppo Archeologico di Gazzo Veronese. Solo dal 1980 la Soprintendenza Archeologica del Veneto poté intervenire con un’efficace azione di tutela e con alcuni sondaggi di scavo di limitata estensione e nel 1999 venne fatto uno scavo in estensione che portò al recupero di 190 tombe. Il sepolcreto della Colombara fa parte di un’ampia necropoli orientale formata da diversi gruppi di tombe e separata dell’abitato protostorico di Coazze tramite il corso del fiume Tartaro. A sud il corso del fiume Tione separa l’abitato dalla necropoli meridionale, anch’essa costituita da vari gruppi sepolcrali. Questo studio è iniziato dall’esame delle tombe scavate nel 1999 e si è poi ampliato fino a comprendere i ritrovamenti delle ricerche degli anni precedenti e i recuperi di materiali sporadici; la pubblicazione rientra in un ampio progetto di studio,  valorizzazione e promozione culturale e scientifica del territorio di Gazzo Veronese, promosso nel 2013 dalla soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto, dall’università di Verona e dall’università di Roma “La Sapienza”. L’arco cronologico dell’utilizzo della necropoli della Colombara, che va dal X al V secolo a.C., è stato suddiviso in alcune ampie fasi. La fase più antica (X-IX secolo a.C.) è documentata da un numeroso gruppo di tombe a cremazione con le ossa combuste poste all’interno di un’urna oppure sparse nella fossa. L’aspetto culturale di materiali di questa fase ha forti legami di continuità con la facies protoveneta della fine dell’età del Bronzo. Nella seconda fase (VIII secolo a.C.) la necropoli assume caratteri pienamente veneti che dimostrano strette affinità con i materiali di Este. Il polo di Gazzo Veronese va assumendo il ruolo di centro periferico dei Veneti a controllo dell’importante direttrice fluviale del Tartaro e Mincio. Questo ruolo avrà poi maggiore importanza nelle fasi successive quando nella vicina pianura mantovana si insedieranno gli Etruschi. In questo quadro è molto significativo il rinvenimento di una lunga spada con fodero, un vero e proprio status symbol del capo guerriero della comunità. Nelle due fasi successive (VII-V secolo a.C.) le tombe della necropoli presentano un buon livello di ricchezza nei corredi, sempre con sostanziali affinità con Este, ma manifestando anche alcuni caratteri locali di differenziazione, che sono stati definiti “stile Garolda-Coazze”. I rapporti ad ampio raggio, soprattutto con gli Etruschi, sono esplicitati in particolare dal rinvenimento di una tomba con il corredo di un’ascia bipenne e da quello di un gruppo di statue di pietra. Durante le varie fasi tra le tombe a cremazione si trovano poche tombe ad inumazione, prive di corredo e spesso con defunti deposti in posizioni anomale; forse stano a dimostrare la presenza di individui di un livello sociale inferiore. Il ciclo di utilizzo della necropoli della Colombara si chiude nel V secolo a.C., però i vicini sepolcreti di Dosso del Pol e di Cassinate stanno a dimostrare una continuità di esistenza del centro protostorico di Gazzo Veronese anche nei secoli successivi fino agli inizi delle invasioni celtiche.

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L’archeologo Luciano Salzani

Luciano Salzani ha lavorato alla soprintendenza Archeologica del Veneto in qualità di direttore archeologo coordinatore, con competenze per i siti preistorici e e protostorici delle province di Verona e Rovigo. È stato direttore del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine. È socio dell’Istituto italiano di Preistoria e Protostoria e dell’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona. Ha diretto numerose campagne di scavo soprattutto in abitati e necropoli dell’età del Bronzo e del Ferro, di cui ha curato l’edizione.

Verona. “Prosit al Museo”: al museo Archeologico nazionale visita guidata alla scoperta dei legami uomo-cibo dal neolitico ai celti seguita da un aperitivo. Prenotazione obbligatoria

verona_archeologico_prosit-al-museo_locandinaL’aperitivo più cool di Verona? Al museo Archeologico nazionale! Mescolare cibo e arte in un luogo suggestivo come quello di un museo è un vero e proprio assaggio di storia. Appuntamento venerdì 20 gennaio 2023, alle 18, con “Prosit al Museo”. Esplorando la ricca collezione dal fascino immortale, i partecipanti saranno guidati a scoprire come il cibo abbia sempre legato l’uomo alla sua terra e come abbia contribuito a plasmare le culture di interi popoli. Dalle rivoluzioni neolitiche alle “ricette palafitticole” fino agli spiedi delle tombe celtiche. La visita sarà seguita da un aperitivo offerto dalle aziende Benedetti e Matilde Vicenzi. Gli ingredienti ci sono tutti per una serata tra cultura, arte, convivialità e buon vino. Il costo per l’evento è di 12 euro (5 euro di ingresso al museo e 7 euro per visita guidata e aperitivo). Prenotazione obbligatoria via mail: museovr@archeologica.it o via telefono/whatsapp: +39 3465033652. Orario: 18.00-20:00, turno unico con partenza della visita guidata alle ore 18:00 seguita da aperitivo negli spazi del museo.

Polesine, progetto didattico “Una Storia Antica nella Terra più giovane d’Italia”. Doppio incontro: il primo a Loreo (Ro) “Ritorno al passato. Dalle dune preistoriche all’insediamento veneziano”, il secondo al Centro Turistico Culturale di San Basilio

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Maschera antica conservata al museo Archeologico nazionale di Adria (foto drm-veneto)

Due incontri, uno a Loreo l’altro a San Basilio, alla scoperta dei luoghi del territorio di Loreo, in Polesine, ricchi di cultura, storia e archeologia, nell’ambito del progetto didattico “Una Storia Antica nella Terra più giovane d’Italia” che ha visto coinvolto il Comune di Ariano nel Polesine (capofila del progetto) in partenariato con i Comuni di Adria e Loreo insieme al museo Archeologico nazionale di Adria, la direzione regionale Musei del Veneto, ente parco regionale veneto del Delta del Po, soprintendenza ABAP per le province di Verona Vicenza, Rovigo , e le associazioni CPSSAE, Gruppo Archeologico Adriese ‘F.A. Bocchi’ e CE.RI.DO Delta. Segreteria organizzativa la Pro Loco di Ariano nel Polesine.

loreo_incontro-ritorno-al-passato_locandinaIl primo appuntamento è un incontro a tre voci per il 12 gennaio 2023, alle 21, nella sala consiliare del municipio di Loreo (Ro) dal titolo “Ritorno al passato. Dalle dune preistoriche all’insediamento veneziano”. I tre relatori, Sandra Bedetti, Daniele Bergantin e Luigi Contegiacomo, proporranno un percorso storico ambientale incentrato sulle peculiarità del territorio di Loreo, un centro del delta del Po particolarmente ricco di storia, ma anche di caratteristiche ambientali singolari, dovute alla presenza, non immediatamente percettibile, di cordoni di dune che attestano la vicinanza alla linea di costa in epoca protostorica. La lettura e l’interpretazione di elementi morfologici tramite foto aeree e cartografia storica offrono certamente strumenti che permettono di definire, seppure a grandi linee, l’antico paesaggio suggerendo la ricostruzione di alcune dinamiche insediative in rapporto all’ambiente naturale. I tre relatori cercheranno in questo modo di delineare un percorso nel territorio circostante al centro urbano di Loreo che partendo dalla lettura delle morfologie naturali del periodo protostorico, giunge alla trasformazione dell’ambiente attuata in epoca romana, mediante la documentazione offerta dagli scavi, condotti negli anni ’80 del secolo scorso, dell’insediamento di Corte Cavanella di Loreo, una mansio in prossimità della foce dell’Adige attiva tra il I  e il V secolo d.C. che compare nella Tabula Peutingeriana con la denominazione di Fossis. L’analisi delle attività produttive che si svolgevano nell’epoca e delle particolari forme di adattamento all’ambiente naturale, permettono un singolare confronto con altre forme di insediamento attuate dalla metà del XVI secolo d.C. da alcune famiglie storiche veneziane, che scelgono queste zone del Delta per investimenti fondiari. Il fenomeno denominato delle Ca’ del Delta è stato analizzato da parte di ricercatori di CE.RI.DO. Delta e dell’università di Padova che hanno predisposto il sito www.cadelta.it, dove sono stati censiti gli insediamenti di matrice veneziana nei comuni del delta del Po.

ariano_centro-culturale_conferenza-san-basilio_locandinaIl secondo appuntamento si terrà al Centro Turistico Culturale di San Basilio (Ro) il 14 gennaio 2023, alle 10, l’incontro di fine progetto alla presenza di tutti i partner istituzionali con due interventi. Quello di Alberta Facchi, direttrice del museo Archeologico nazionale di Adria, che parlerà dei progetti di rete che hanno interessato negli ultimi anni il Delta, anche in relazione all’attivazione del Sistema museale nazionale, ponendo solide basi per una strutturazione articolata della fruizione archeologica, che si rivela essere una peculiarità del territorio: progetti (europei e ministeriali, ma non solo) cui hanno partecipato molteplici attori anche con partenariati pubblico-privato.  Il secondo intervento, di Giovanna Falezza, direttrice del museo Archeologico nazionale di Verona, presenterà i progetti di ricerca archeologica in atto nei siti del Delta, San Basilio in particolare.

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Attività didattica al museo Archeologico nazionale di Adria (foto cereda delta)

Il progetto, finanziato con contributo della Regione del Veneto e per una quota parte dai tre Comuni coinvolti ha visto la programmazione di una serie di attività didattiche gratuite al museo Archeologico nazionale per gli studenti delle scuole primarie e secondarie di I e II grado sotto la guida di archeologi esperti.  Due le tipologie di laboratorio proposte: l’utilizzo di tecnologia digitale avanzata, per una fruizione innovativa e interattiva degli splendidi vetri del museo Archeologico di Adria da parte di studenti delle scuole secondarie di II grado, che hanno usufruito della ricostruzione in 3D dei pezzi presente sul catalogo on line dell’ICCD (Istituto Centrale per il Catalogo Digitale) e realizzato nell’ambito del progetto europeo Interreg VALUE; l’attività di manipolazione di alcuni reperti originali da parte di studenti delle scuole primarie e secondarie di I grado  (attività “Vietato NON toccare”). Lezioni con laboratorio di archeologia sperimentale al Centro Turistico Culturale di San Basilio ad Ariano nel Polesine e all’Antiquarium di Loreo.

Verona. Al museo Archeologico nazionale aperta la sezione dell’Età del Ferro: visita guidata con la direttrice Giovanna Falezza tra reperti inediti e installazioni multimediali. E un occhio al futuro: la sezione dell’Età Romana

verona_museo-archeologico-nazionale_logoL’ombra dello Sciamano si allunga sulle pareti della grotta illuminata dalle fiaccole delle torce. Chi entra al museo Archeologico nazionale di Verona si immedesima nello Sciamano, simbolo del museo veronese: la sua ombra si muove sulla parete d’ingresso e “scopre” passo dopo passo le immagini dei tesori che si rivelano, quasi magicamente, agli occhi del visitatore. È questo l’effetto dell’installazione immersiva, la novità presentata all’inaugurazione, al terzo piano dell’ex caserma asburgica di San Tomaso, delle nuove sale dedicate all’Età del Ferro nel Veronese, con le quali si completa l’allestimento della sezione Preistoria e Protostoria, la cui prima parte era stata inaugurata nel febbraio 2022 (vedi Verona. Il museo Archeologico nazionale è una realtà: le due protagoniste – l’ex direttrice Federica Gonzato e la nuova Giovanna Falezza – ci introducono alla nuova istituzione culturale, con un breve excursus sulla storia della sede e sull’allestimento. Apertura completa entro il 2025 | archeologiavocidalpassato).

“Il nuovo allestimento”, spiega l’architetto Chiara Matteazzi, “va assolutamente in continuità con quanto già realizzato. Infatti il filo conduttore è la pulizia, in modo tale che in qualche modo l’allestimento scompaia per dare maggior risalto ai pezzi esposti. Tutto l’ultimo piano del museo è stato rivisto nel suo itinerario con l’inserimento di accenni multimediali. Abbiamo infatti inserito 5 postazioni multimediali che ci aiutano nella conoscenza dei materiali esposti e due installazioni multimediali immersive: la prima in ingresso, che ci aiuta attraverso l’uso della nostra ombra un po’ per richiamare quello che era lo sciamano, il protagonista assoluto del museo, e l’ultima che racconta invece in modo molto suggestivo un tema che può andare a colpire la sensibilità di molti: si tratta del funerale di un principe bambino. In questo caso il materiale che avevamo a disposizione era molto dettagliato e ci ha permesso di fare una ricostruzione molto suggestiva di questo momento funerario. Con un obiettivo: cercare di non colpire la sensibilità. Nel senso che ci si avvicina ad avere l’emozione di partecipare a un funerale senza rendersi troppo conto che si tratta del funerale di un bambino”.

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Giovanna Falezza, direttrice del museo Archeologico nazionale di Verona, davanti a una vetrina della sezione dell’Età del Ferro (foto graziano tavan)


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Il pannello che introduce alla sezione “ENTRANDO NELLA STORIA. L’età del Ferro” del museo Archeologico nazionale di Verona (foto graziano tavan)

“ENTRANDO NELLA STORIA. L’età del Ferro nel Veronese”. Cominciamo allora a conoscere meglio la nuova sezione, curata sotto il profilo scientifico da Giovanna Falezza, direttrice del Museo, e da Luciano Salzani, già funzionario della Soprintendenza veronese, e allestita da Chiara Matteazzi – come ha spiegato ad archeologiavocidalpassato.com -, in continuità con il precedente allestimento museale. Il criterio è quello cronologico, con una serie di focus su oggetti e rinvenimenti di particolare interesse. Ad essere documentata è la storia del territorio veronese, luogo di incontri e contatti che qui si intrecciarono tra Veneti, Etruschi e Celti. È proprio la direttrice Giovanna Falezza a introdurci alla visita delle nuove sale del museo Archeologico nazionale di Verona.

“Oggi inauguriamo le nuove sale dedicate all’Età del Ferro del Veronese del museo Archeologico nazionale di Verona che, come ricorderete, a febbraio è stato aperto esponendo materiali che arrivavano in ordine cronologico fino alla fine dell’Età del Bronzo”, spiega Giovanna Falezza ad archeologiavocidalpassato.com. “Con le sale che apriamo oggi, come nel suggestivo titolo che abbiamo proposto “ENTRANDO NELLA STORIA. L’età del Ferro nel Veronese”, entriamo nella Storia e vediamo cosa succede nel nostro territorio: abbiamo cercato di organizzare l’esposizione seguendo il più possibile un ordine cronologico perché è un racconto che si snoda nei secoli – siamo nel primo millennio a.C.: quindi circa dal IX al I sec. a.C. -, ma abbiamo anche cercato di raccontare delle storie, quindi mantenere dei gruppi tematici.

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Parte di alari a testa di ariete (IV-I sec. a.C.) e pesi da telaio (V-IV sec. a.C.) da siti della Valpolicella (foto graziano tavan)

“Nella prima sala – continua Falezza -, ci siamo concentrati sugli abitati, come si viveva, quali erano le attività quotidiane, e quindi materiale, vasellame di uso quotidiano, che raccontano storie di tutti i giorni, alari, pesi da telaio. Poi si passa al mondo delle attività produttive che erano delle attività di sussistenza dei popoli dell’età del Ferro: quindi la lavorazione dell’osso corno, la produzione della ceramica in grandi fornaci, la lavorazione dei metalli, e naturalmente la produzione agricola.

La fornace di Oppeano (prima età del Ferro): nella sezione dell’Età del Ferro al museo Archeologico nazionale di Verona si può scoprire la ricostruzione moderna della fornace per la cottura della ceramica rinvenuta a Oppeano (loc. Fornace). Al suo interno, alcuni vasi in ceramica, anch’essi ricostruiti.

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La vetrina con gli oggetti dalle tombe della necropoli Le Franchine di Oppeano, e di Lovara di Villabartolomea, tutte dell’età del Ferro (foto graziano tavan)

 

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Dettaglio della Tomba di bambina dalla necropoli dell’Età del Ferro di Lovara di Villabartolomea (foto graziano tavan)

“Nelle altre sale – riprende Falezza – si passa a quello che abbiamo chiamato il mondo dei morti. Sappiamo che i corredi funerari sono quelli che ci restituiscono sempre gli oggetti più straordinari, perché i defunti volevano autorappresentarsi e farsi ricordare come persone eminenti, e quindi caratterizzati da oggetti sempre eccezionali. Nelle prime due sale ci sono le necropoli afferenti ai centri veneti di Gazzo Veronese e Oppeano, con materiali che ci parlano molto della loro cultura veneta. Siamo ai margini occidentali della cultura del mondo dei veneti che ha il suo centro naturalmente nel Veneto orientale, e anche dei rapporti con le popolazioni vicine, in particolare con gli etruschi che in quest’epoca si espandono a Nord del Po. E quindi materiali notevolissimi. Con alcune storie suggestive: la Tomba di Lovara (Villabartolomea) di una bambina di pochi anni con un uovo di cigno che ci racconta il dolore di una famiglia e una speranza di rinascita e rigenerazione simboleggiata proprio da quest’uovo. La necropoli di Ponte Florio, scoperta nel 1993, quando è stata realizzata la tangenziale Est di Verona, e che per la prima volta viene esposta con materiali eccezionali sempre di cultura veneta.

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I numerosi oggetti in bronzo dalla necropoli di Casalandri di Isola Rizza (II-I sec. a.C.) (foto graziano tavan)

“E poi – conclude la direttrice del MAN-Vr -, si passa alle ultime sale dedicate ai popoli venuti dal Nord, i Celti, che a partire dal IV sec. a.C. arrivano e si stanziano nel Veronese. I celti sono documentati dalle sepolture. Non abbiamo dati sugli abitati. Ma le sepolture sono in molti casi principesche e con corredi enormi caratterizzati da una grande presenza di metalli e soprattutto di armi che connotano questo popolo come un popolo di guerrieri, anche se non indicano realmente una belligeranza ma un’autorappresentazione come guerrieri”.

Alla fine del percorso dell’Età del Ferro nel museo Archeologico nazionale di Verona è esposto il ricco corredo della Tomba del Carro di Zevio, la numero 7 delle 181 ritrovate nella necropoli di Lazisetta di Santa Maria di Zevio (II sec. a.C. – I sec. d.C.). Si tratta della tomba di un bambino di 5-7 anni le cui ceneri furono deposte insieme a un sontuoso carro da parata e a un ampio corredo tipico dei guerrieri adulti. L’attento studio dei contesti ha permesso agli archeologi di ricostruire – con una installazione multimediale – il rituale con cui questo giovane “principe” fu sepolto.

Il prossimo step: la sezione sull’età Romana. È ancora la direttrice Giovanna Falezza ad anticipare il prosieguo dei lavori di allestimento del museo Archeologico nazionale di Verona. “Con il completamento della sezione Preistoria e Protostoria siamo arrivati alla soglia dell’età romana e quindi non possiamo che proseguire con l’età romana. Al termine del percorso al terzo piano del museo ci sono delle scale che fanno scendere al piano secondo dove troverà posto – stiamo già iniziando a lavorarci – tutta l’esposizione di Verona Romana e del territorio in età romana. Anch’essa occupa un intero piano, circa 1500 mq. Esporremo materiali tra i tantissimi i materiali che vengono dagli scavi urbani e dal territorio di età romana a Verona, e materiali – alcuni in parte esposti alcuni mai esposti – relativi alle necropoli della Spianà e di Porta Palio; alle domus veronesi con affreschi, mosaici, reperti importantissimi; al Capitolium, alle grandi architetture monumentali. Insomma ci sarà molto di nuovo da vedere”.

Verona. Al museo Archeologico nazionale apre la sezione dell’Età del Ferro che completa il percorso espositivo della Preistoria e Protostoria: tra le star in mostra i “Cavalli delle Franchine” di Oppeano e la tomba del “principe bambino” dalla necropoli celtica di Lazisetta a Santa Maria di Zevio

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17 febbraio 2022: taglio del nastro al museo Archeologico nazionale di Verona all’ex carcere asburgico di San Tomaso (foto graziano tavan)

verona_museo-archeologico-nazionale_logoSono passati otto mesi da quel 17 febbraio 2022 quando l’ex carcere asburgico di San Tomaso ha aperto le porte – dopo un restauro decennale – all’atteso museo Archeologico nazionale di Verona. Si era cominciato con una parte dell’ultimo piano dello storico edificio, quello dedicato alla Preistoria e alla Protostoria: “Agli albori della creatività umana”. Nell’allestimento curato dall’architetto Chiara Matteazzi la storia del popolamento del Veronese si è snodata dal Paleolitico all’Età del bronzo, con i visitatori accolti dallo Sciamano della Grotta di Fumane, raffigurazione in ocra rocca riferibile ai primi Sapiens (40.000 BP, Paleolitico superiore, ad oggi una delle più antiche figure teriomorfe (figure di uomo-animale) del pianeta, che del nuovo museo Archeologico nazionale di Verona è diventato il simbolo (vedi Verona. Il museo Archeologico nazionale è una realtà: le due protagoniste – l’ex direttrice Federica Gonzato e la nuova Giovanna Falezza – ci introducono alla nuova istituzione culturale, con un breve excursus sulla storia della sede e sull’allestimento. Apertura completa entro il 2025 | archeologiavocidalpassato). Ma già al taglio del nastro la direttrice del museo, Giovanna Falezza, aveva assicurato che all’inizio dell’autunno il percorso sarebbe stato completato con la sezione dell’Età del Ferro. E ora ci siamo.

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Il pozzo di Bovolone dell’Età del Bronzo, conservato al museo Archeologico nazionale di Verona (foto graziano tavan)

Mercoledì 26 ottobre 2022, alle 11, con l’evento “ENTRANDO NELLA STORIA. L’età del Ferro nel Veronese” si inaugurano le nuove sale espositive del museo Archeologico nazionale di Verona, con un’ampia sezione interamente riservata all’Età del Ferro, che saranno aperte al pubblico dal venerdì successivo, 28 ottobre 2022. La nuova sezione, curata sotto il profilo scientifico da Giovanna Falezza, direttrice del Museo, e da Luciano Salzani, già funzionario della Soprintendenza veronese, è stata allestita da Chiara Matteazzi, in continuità con il precedente allestimento museale. Il criterio è quello cronologico, con una serie di focus su oggetti e rinvenimenti di particolare interesse. Ad essere documentata è la storia del territorio veronese, luogo di incontri e contatti che qui si intrecciarono tra Veneti, Etruschi e Reti.

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Giovanna Falezza, direttrice del museo Archeologico nazionale di Verona (foto graziano tavan)

L’Età del Ferro si sviluppò nel corso del primo millennio a.C., volgendo al termine con le prime manifestazioni dell’arrivo dei Romani, all’incirca nel II secolo a.C. “Già a partire dal IX secolo a.C., nel Veronese, sia in pianura che in collina, sorgono numerosi abitati, anche di rilevanti dimensioni”, anticipa la direttrice Giovanna Falezza: “ad esempio il centro veneto di località Coazze di Gazzo Veronese, che si estendeva su una superficie di oltre 60 ettari, con ampie aree di insediamenti abitativi accanto ad aree artigianali. Oltre, naturalmente, alle estese necropoli, dalle quali provengono oggetti particolari, venuti da lontano e con lavorazioni raffinatissime, a testimoniare la ricchezza dei contatti di cui il nostro territorio è teatro in questo periodo”.  Sono soprattutto i ricchissimi materiali rinvenuti negli scavi delle necropoli ad fornire i contenuti della nuova sezione. Sepolture di uomini e donne ma anche di cavalli: i cavalli veneti, citati da fonti latine e greche per la loro agile bellezza. Nel percorso museale, uno dei due “Cavalli delle Franchine”, necropoli in territorio di Oppeano. Un maschio, morto a 17-18 anni, 135 cm al garrese, sepolto in una piccola fossa coricato sul fianco destro, con le gambe ripiegate.

Sicuramente emoziona la tomba del “Principe bambino”, una delle 187 della necropoli celtica di Lazisetta a Santa Maria di Zevio, unica per la ricchezza del corredo funebre. È la sepoltura di un bambino di 5-7 anni, le cui ceneri vennero deposte assieme ad un sontuoso carro da parata (di cui restano gli elementi metallici quali mozzi delle ruote, timone, 1 cerchione di ruota, 2 morsi dei cavalli che lo trainavano) e a un ampio corredo tipico solitamente dei guerrieri adulti (spada, lancia, giavellotto e scudo), oltre a vasellame ceramico e bronzeo, monete, attrezzi agricoli e strumenti per il banchetto (spiedi, coltelli, alari e un graffione di ferro). All’interno di alcuni vasi erano residui di ossa di maiale, resti del banchetto funebre. L’attento studio del contesto ha permesso agli archeologi di ricostruire il rituale con cui questo giovane “principe” fu sepolto: dopo essere stato cremato insieme ad alcune offerte, le sue ceneri furono raccolte in un contenitore in materiale organico (stoffa o cuoio) e deposte nella fossa assieme al resto del corredo; al di sopra fu collocato il carro, capovolto e parzialmente smontato; infine, dopo un parziale interramento, fu acceso un secondo grande fuoco rituale. Alla fine la tomba fu probabilmente coperta da un tumulo che segnalava l’elevato stato sociale del defunto.

Non meno curiosa una tomba (VII sec. a.C.) rinvenuta in una delle tre necropoli di Oppeano.  Appartenne ad una bambina di pochi anni. All’interno dell’urna, al di sopra delle ossa combuste, oltre ad alcuni elementi di corredo sono stati deposti alcuni elementi molto particolari: delle conchiglie, di cui una forata, legate forse alla sfera del gioco; un astragalo, probabilmente un amuleto; infine un uovo di cigno, uccello acquatico ritenuto sacro. Proprio quest’ultimo assume un significato rituale molto importante, interpretabile come simbolo di rinascita e rigenerazione.

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L’architetto Chiara Matteazzi ha curato l’allestimento del museo Archeologico nazionale di Verona

“Con l’allestimento delle sale dell’Età del Ferro abbiamo voluto anche inserire due esperienze immersive e alcune postazioni multimediali, destinate ad arricchire la narrazione dei reperti presentati nel percorso museale”, aggiunge Chiara Matteazzi. “L’uso delle tecnologie in campo museale consente infatti di migliorare con nuovi linguaggi la comprensione di tematiche complesse legate ai reperti esposti, utilizzando tecniche di storytelling per stimolare la curiosità del visitatore e amplificare il coinvolgimento cognitivo ed emozionale. L’obiettivo è quello di trasferire al visitatore, in maniera adeguata, non solo informazioni ma anche emozioni, rendendolo partecipe e coinvolgendolo nella narrazione”. “I lavori sono proseguiti senza soluzione di continuità da febbraio e con ottimi risultati”, conclude il dirigente della Direzione regionale Musei Veneto, Daniele Ferrara. “Terminato l’intero terzo piano del museo, contiamo ora di avviare molto presto il cantiere per la sezione romana, che i veronesi (e non solo) attendono da molti anni”.