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Civitavecchia. Al museo Archeologico nazionale conversazione con Barbro Santillo Frizell, autrice del libro “Essere etrusco. Miti e misteri ieri e oggi”

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Al museo Archeologico nazionale di Civitavecchia conversazione con Barbro Santillo Frizell, autrice del libro “Essere etrusco. Miti e misteri ieri e oggi” (Mauro Pagliai editore): appuntamento al Manc il 10 novembre 2023, alle 17. Interverranno la direttrice del museo Archeologico nazionale di Civitavecchia, Lara Anniboletti, e Alessandro Mandolesi, archeologo. Per info e prenotazione: 0766 23604, drm-laz.mucivitavecchia@cultura.gov.it.

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Copertina del libro “Essere etrusco. Miti e misteri ieri e oggi” di Barbro Santillo Frizell

Essere etrusco. “Ma chi chiede dimostrazioni pratiche su razze scomparse? Quel che si vuole è il contatto. Gli Etruschi non sono una teoria o una tesi. Se qualcosa sono, sono un’esperienza”. Queste parole dello scrittore britannico D.H. Lawrence sintetizzano l’essenza del viaggio di formazione nei paesi mediterranei. Inglesi, russi, francesi e nord europei partivano alla ricerca della cultura classica, greca e romana, e ne trovavano una ancora più affascinante con origini sconosciute, tutta da esplorare. In questo saggio l’archeologa e scrittrice Barbro Santillo Frizell analizza il concetto di identità etrusca, le teorie sulla comparsa e la fine di questo popolo e il recente contributo della bioarcheologia molecolare all’etruscologia. Descrive in maniera coinvolgente le necropoli con le loro tombe sontuosamente decorate. Le numerose illustrazioni aiutano il lettore a comprendere come nell’immaginario collettivo si siano formati, nel tempo, un’eredità culturale e una ricca mitologia, attraverso l’iniziativa di personaggi appassionati e intraprendenti come re archeologi, antiquari, viaggiatori ricercatori, e la forza divulgativa di mostre e altre iniziative didattiche.

Civitavecchia. Al museo Archeologico nazionale al via i “Venerdì di Archeologia. Estate” sulla storia e l’archeologia di Civitavecchia e degli insediamenti del territorio

civitavecchia_archeologico_i-venerdì-dell-archeologia_conferenze_locandinaAl via i “Venerdì dell’Archeologia. Estate”, una serie di incontri e conferenze dedicati sulla storia e l’archeologia di Civitavecchia e degli insediamenti del territorio, promossi dal museo Archeologico nazionale di Civitavecchia per offrire delle occasioni culturali durante l’estate. Si inizia venerdì 30 giugno 2023, alle 20.45, con Gianni Curreli su “La nascita dei musei, con accenni al MANC e ad alcuni reperti qui conservati”. Secondo appuntamento venerdì 7 giugno 2023, alle 20.45, con Barbara de Paolis, Sara Panico, Laura Rosati su “Traiano a Centumcellae: ipotesi sulla Villa Pulcherrima”. Quindi venerdì 14 luglio 2023, alle 20.45, con Massimo Sonno, Sergio Anelli su “L’antico litorale civitavecchiese”. Il ciclo chiude venerdì 8 settembre 2023, alle 20.45, con Glauco Stracci su “Le Terme Taurine di Centumcellae”.

Civitavecchia. Per i “Giovedì dell’Archeologia” del museo Archeologico nazionale conferenza di Sara De Angelis, in presenza e on line, su “Salvatore Bastianelli, la nascita dell’Associazione Archeologica Centumcellae di Civitavecchia e gli scavi della necropoli del Bronzo finale di Poggio della Pozza”

civitavecchia_archeologico_giovedì-dell-archeologia_salvatore-bastianelli_locandinaNuovo appuntamento con “I giovedì dell’archeologia”, II edizione, promossi dal museo Archeologico nazionale di Civitavecchia, giovedì 9 marzo 2023, alle 17, alla biblioteca comunale “A. Cialdi” di Civitavecchia. L’archeologa Sara De Angelis, direttrice del museo nazionale Etrusco di Rocca Albornoz a Viterbo, parlerà di “Salvatore Bastianelli: la nascita dell’Associazione Archeologica Centumcellae di Civitavecchia e gli scavi della necropoli del Bronzo finale di Poggio della Pozza”. L’evento sarà trasmesso in diretta sulla pagina Facebook del museo Archeologico nazionale di Civitavecchia. Per informazioni e prenotazioni: museo Archeologico nazionale di Civitavecchia, +39 076623604, e-mail: drm-laz.mucivitavecchia@cultura.gov.it. L’incontro è dedicato al padre dell’archeologia civitavecchiese, fondatore dell’associazione Centumcellae nel 1911 e del museo civico, realizzato nel 1918. I suoi scavi e le sue ricerche condotte in diversi siti del territorio, aprono la strada alla conoscenza della storia più antica del comprensorio, preziose le sue minuziose annotazioni delle campagne di scavo e dei rinvenimenti fortuiti. Sara De Angelis focalizza l’attenzione sulla necropoli di Poggio della Pozza, il più esteso sepolcreto del Bronzo Finale sinora noto in Etruria, posto a circa 500 metri dall’insediamento, di cui al museo sono esposti alcuni oggetti di corredo.

associazione-archeologica-centumcellae_civitavecchia_logoLa storia dell’associazione archeologica “Centumcellae” inizia nel lontano 11 novembre 1911 per volontà di quaranta giovani civitavecchiesi desiderosi di valorizzare e salvaguardare le preziose testimonianze archeologiche presenti sul nostro territorio, distribuite all’interno di quel complesso antropo-geografico omogeneo compreso tra il tratto medio e terminale del fiume Mignone e la costa tirrenica definito come “l’Arco del Mignone”. Tra questi giovani, animati da una autentica passione per l’archeologia, si distinsero le figure dei padri fondatori della Centumcellae: Francesco Scotti, illustre studioso e primo presidente dell’associazione, e Salvatore Bastianelli, vero pioniere della ricerca archeo-topografica a livello internazionale, che per oltre 50 anni fu il vero promotore delle attività della A.A. Centumcellae. Fu grazie ai reperti provenienti dagli scavi diretti dal Bastianelli ed ai suoi studi pubblicati su prestigiose riviste scientifiche nazionali che il museo civico, inaugurato nel 1918 grazie ad una iniziativa della A.A.C., divenne un polo d’attrazione di studiosi italiani e stranieri fino al 1943, quando venne completamente distrutto dal terribile bombardamento intercorso nel mese di maggio di quello stesso anno. Sempre al Bastianelli si deve il recupero del monumentale complesso archeologico delle Terme di Traiano – note anche come Terme Taurine – grazie agli scavi che vi effettuò, nonché l’individuazione della città etrusca della Castellina sul Marangone, oggetto di interesse in anni recenti da parte di una équipe di ricerca franco-tedesca guidata da Friedhelm Prayon, dell’università di Tubinga, e da Jean Gran-Aymerich, del CNRS e la Scuola Normale Superiore di Parigi.

Civitavecchia. Per i “Giovedì dell’Archeologia” del museo Archeologico nazionale conferenza “Conversazioni sul MANC: dai depositi al nuovo allestimento della sezione etrusca”

civitavecchia_archeologico_giovedì-dell-archeologia_conversazioni-sul-manc_locandinaAppuntamento “extra” dei “Giovedì dell’Archeologia” del museo Archeologico nazionale di Civitavecchia con la conferenza “Conversazioni sul MANC: dai depositi al nuovo allestimento della sezione etrusca”, cui parteciperanno Lara Anniboletti, direttrice del museo Archeologico nazionale di Civitavecchia, insieme agli archeologi Maria Rosa Lucidi e Alessandro Mandolesi. Appuntamento il 2 febbraio 2023, alle 17, alla biblioteca comunale “A. Cialdi” di Civitavecchia. L’evento sarà trasmesso in diretta sulla pagina Facebook del museo Archeologico nazionale di Civitavecchia. Per informazioni e prenotazioni: museo Archeologico nazionale di Civitavecchia, tel. 076623604, e-mail: drm-laz.mucivitavecchia@cultura.gov.it. L’incontro è focalizzato sul progetto di riqualificazione e riallestimento del museo Archeologico nazionale di Civitavecchia: l’ampliamento dello spazio espositivo permetterà di sviluppare un “grande museo” in cui la storia di Centumcellae e del territorio – compresa la medievale Cencelle – possa essere ben rappresentata. Si parlerà, inoltre, dello “scavo nello scavo” effettuato nei depositi del Museo, che ha permesso di approfondire e puntualizzare molti aspetti della fase etrusca, rappresentata da fiorenti siti e necropoli, quando il territorio di Civitavecchia rappresentava la linea di confine tra le metropoli etrusche di Cerveteri e Tarquinia.

Civitavecchia. Al museo Archeologico nazionale presentazione del restauro delle lamine in piombo con iscrizioni in lingua etrusca provenienti dal tempio di Punta della Vipera (VI-IV sec. a.C.)

La collezione del museo Archeologico nazionale di Civitavecchia accoglie un reperto di straordinaria importanza: due frammenti di lamine in piombo con iscrizioni in lingua etrusca provenienti dal tempio di Punta della Vipera (VI – IV sec. a.C.), situato nel territorio di Santa Marinella e indagato negli anni ’60 dal prof. Mario Torelli. Le lamine iscritte in piombo tornano al museo, nella sala Odoardo Toti, dopo un intervento di restauro effettuato grazie a una partnership tra il museo Archeologico nazionale di Civitavecchia (Direzione Regionale Musei Lazio), la Società Storica Civitavecchiese – che ha reperito i fondi necessari tramite il 5 x mille – e la società De.Co.Re Srl di Roma che ha effettuato il restauro. La presentazione delle laminette restaurate avverrà il 6 maggio 2022 al museo Archeologico nazionale di Civitavecchia, alle 17.30. Interverranno: Lara Anniboletti, direttrice del museo Archeologico nazionale di Civitavecchia; Enrico Ciancarini, presidente della Società Storica Civitavecchiese; Domizia Colonnello e Alice Rivalta, restauratrici, società De.Co.Re Srl. Per informazioni e prenotazioni: museo Archeologico nazionale di Civitavecchia, tel. 0766 23604; email: drm-laz.mucivitavecchia@beniculturali.it.

Cosa ci lascia il 2021? “100 opere tornano a casa”: nel progetto del Mic, due provengono dai depositi del museo nazionale Romano. Al museo Archeologico nazionale di Civitavecchia la polena in bronzo dalla darsena del porto di Traiano. Al museo delle Navi romane di Nemi la testata di baglio dalla nave di Caligola

Provengono entrambi dai depositi del museo nazionale Romano. La polena bronzea a testa femminile che decorava la prua di un’imbarcazione, rinvenuta a metà del XIX secolo nella darsena romana del porto di Traiano di Civitavecchia, è tornata finalmente visibile al pubblico al museo Archeologico nazionale di Civitavecchia. E la testata di trave bronzea, parte dei più pregiati  arredi  della stupefacente nave di Caligola, è ora possibile ammirarla al museo delle Navi Romane di Nemi. È questo uno dei lasciti del 2021, grazie al progetto del ministero della Cultura “100 opere tornano a casa”, voluto dal ministro Dario Franceschini per promuovere e valorizzare il patrimonio storico artistico e archeologico italiano conservato nei depositi dei luoghi d’arte statali. “Questo progetto – dichiara il ministro Franceschini – restituisce nuova vita a opere d’arte di fatto poco visibili, di artisti più o meno conosciuti, e promuove i musei più piccoli, periferici e meno frequentati. Nell’intero sistema museale dello Stato sono esposte circa 480mila opere, il resto – circa 4 milioni – è custodito nei depositi, da cui proviene la totalità dei dipinti e dei reperti coinvolti in questa iniziativa. Queste cento opere sono soltanto le prime di un progetto a lungo termine che mira a valorizzare l’immenso patrimonio culturale di proprietà dello Stato. Un obiettivo che sarà raggiunto anche attraverso un forte investimento nella digitalizzazione e nella definizione di nuove modalità di fruizione prevedendo nuove collaborazioni come la realizzazione di una serie di documentari insieme alla RAI, che ha anche il merito di rafforzare il legame tra il territorio e l’opera d’arte. Le opere verranno concesse in prestito decennale, continuamente rinnovabile, ai musei di destinazione”.

La valorizzazione del progetto “100 opere tornano a casa” prevede la collaborazione con la Rai che, attraverso Rai Doc, realizzerà un nuovo format, composto da un documentario breve e una serie di tredici episodi in presa diretta che saranno trasmessi dalle reti generaliste. Verranno raccontati la restituzione e il restauro delle opere d’arte partendo dai musei delle grandi città italiane, dai depositi dove l’opera è stata custodita e dai laboratori dove le sapienti mani dei restauratori l’hanno riportata a nuova vita. I direttori dei musei di provenienza e di quelli riceventi, i restauratori, gli storici dell’arte e gli esperti spiegheranno agli spettatori la storia dell’opera e le ragioni per cui è finita lontano dai luoghi che l’hanno vista nascere, offrendo anche spunti sulle attività dei professionisti dei beni culturali. Il format seguirà il viaggio delle opere d’arte che, una volta messe in sicurezza, saranno trasportate a bordo di pulmini speciali brandizzati con il logo “100 opere tornano a casa”, per raggiungere il museo che le accoglierà. Questo percorso, ripreso anche con i droni, diventa l’occasione per raccontare la diversità dei territori e dei luoghi d’Italia, per scoprire meglio le radici, la cornice storica, geografica, il paesaggio che ha ispirato gli artisti.

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Polena in bronzo dalla darsena romana del porto di Traiano di Civitavecchia, ora al museo Archeologico nazionale di Civitavecchia (foto mic)

Polena di Civitavecchia. La polena in bronzo di Civitavecchia, opera pregevole e rara del II secolo d.C., fu rinvenuta a metà del XIX secolo nella darsena romana relativa al porto di Traiano di Civitavecchia e venne donata dall’allora ispettore onorario Giacomo D’Ardia Caracciolo al museo nazionale Romano. La polena di ridotte dimensioni raffigura un busto femminile con il velo che copre la nuca e scende sulla spalla sinistra, lasciando scoperto il panneggio sul petto. Sulla fronte sono disposte morbide ciocche ondulate. Potrebbe trattarsi di una divinità tutelare, forse la dea Cerere, e doveva decorare la prua di un’imbarcazione di modeste dimensioni, forse l’imbarcazione ausiliaria di una nave di tipo militare.  Era fissata alla base minore di una scatola di forma trapezoidale nella quale è inserita la punta della prua.

Testata di baglio con protome leonina da una nave di Caligola ora al museo delle Navi romane di Nemi (foto mic)

La testata di baglio con protome leonina. Questa opera è stata ritrovata durante il tentativo di recupero delle navi condotto da Eliseo Borghi nel 1895, a seguito dell’autorizzazione della famiglia Orsini di Nemi, con il consenso del ministero della Pubblica istruzione. Grazie alle immersioni di un palombaro nell’ottobre del 1895 viene individuata la prima nave e recuperati i primi elementi decorativi, tra cui l’opera tornata in esposizione. I bronzi decorativi rinvenuti durante le ricerche del 1895 e dei recuperi del 1929-1931 sono stati esposti nel museo delle Navi Romane a Nemi dall’inaugurazione del 21 aprile del 1939 fino allo scoppio della seconda guerra mondiale. Durante la guerra tutti gli elementi decorativi più importanti delle navi di Caligola vengono trasferiti al museo nazionale Romano, per preservarli durante il periodo bellico, salvandosi così dalla distruzione dell’incendio del 1944. Mentre una parte dei materiali era già rientrata al Museo negli anni passati, le bellissime decorazione in bronzo erano rimaste in esposizione a Roma. La testata con protome di leone in bronzo proviene dalla prima nave e decorava l’estremità di uno dei bagli. La testa è realizzata in fusione a cera persa, con particolari resi a bulino e cesello, ed è applicata su una cassetta quadrangolare che serviva per il montaggio sulla testata del baglio. Bagli in gergo navale sono le travi che uniscono i due lati della nave, collegando perpendicolarmente le estremità superiori delle assi che costituiscono l’ossatura dell’imbarcazione. Queste travature avevano la funzione di sostenere il ponte e di mantenere equidistanti le due murate della nave. Durante il recupero delle navi alcune di queste travi sono state rinvenute ancora con le testate in bronzo nella loro posizione originaria, che oggi si può ammirare nella ricostruzione dell’aposticcio realizzata in scala 1:1 esposta nel museo di Nemi.

La struttura ad hangar del museo delle Navi di Nemi realizzata dall’architetto Morpurgo negli anni ’30 del Novecento (foto Daniela De Angelis / drm-lazio)

Il museo delle Navi Romane di Nemi. Il Museo venne costruito tra il 1933 e il 1939 per ospitare due gigantesche navi appartenute all’imperatore Caligola (37-41 d.C.) recuperate nelle acque del lago tra il 1929 e il 1931. È stato quindi il primo Museo in Italia ad essere costruito in funzione del contenuto, due scafi dalle misure rispettivamente di m. 71,30 x 20 e m. 73 x 24, purtroppo distrutti durante un incendio nel 1944. Riaperto nel 1953, il Museo venne nuovamente chiuso nel 1962 e infine definitivamente riaperto nel 1988. Nel nuovo allestimento, l’ala sinistra è dedicata alle navi, delle quali sono esposti alcuni materiali, come la ricostruzione del tetto con tegole di bronzo, due ancore, il rivestimento della ruota di prua, alcune attrezzerie di bordo originali o ricostruite (una noria, una pompa a stantuffo, un bozzello, una piattaforma su cuscinetti a sfera). Sono inoltre visibili due modelli delle navi in scala 1:5 e la ricostruzione in scala al vero dell’aposticcio di poppa della prima nave, su cui sono state posizionate le copie bronzee delle cassette con protomi ferine. L’ala destra è invece dedicata al popolamento del territorio albano in età repubblicana e imperiale, con particolare riguardo ai luoghi di culto; vi sono esposti materiali votivi provenienti da Velletri (S. Clemente), da Campoverde (Latina) da Genzano (stipe di Pantanacci) e dal Santuario di Diana a Nemi, oltre ai materiali provenienti dalla Collezione Ruspoli. All’interno di quest’ala è inoltre possibile ammirare un tratto musealizzato del basolato romano del clivus Virbii, che da Ariccia conduceva al Santuario di Diana.