Ercolano. Dopo un 2023 eccezionale, per il parco archeologico anche il 2024 si annuncia altrettanto ricco: riaperta la Casa della Gemma e a febbraio riparte il format Close Up cantieri. Il direttore Sirano: “Questi risultati gratificano il lavoro quotidiano di tutto lo staff”

Al parco archeologico di Ercolano registrati nel 2023 quasi 600mila visitatori: un record (foto paerco)
Se il 2023 per il parco archeologico di Ercolano è stato un anno eccezionale, il 2024 non sarà da meno. Parola del direttore Francesco Sirano. È già partita la prima delle tante iniziative del 2024 dedicate all’ampliamento della fruizione con l’apertura della Casa della Gemma, gioiello tra le più grandi dell’intero sito archeologico, famosa per i preziosi mosaici pavimentali; aperta al pubblico in questi giorni, sarà visitabile fino all’11 aprile 2024. La visita alla domus, accessibile dalle 9 alle 13, è inclusa nel biglietto di ingresso al Parco – per info e orari https://ercolano.beniculturali.it/oraricontatti/. Dal mese di febbraio 2024 verrà riproposto inoltre Close up cantieri, format caro al pubblico del Parco, visita guidata ai cantieri in veste di diretti protagonisti per immergersi nel dietro le quinte dei cantieri di restauro.

Visitatori alla mostra “Materia. Il legno che non bruciò a Ercolano” nella Reggia di Portici (foto musa)
Bilancio 2023. Il 2023 al parco archeologico di Ercolano si è chiuso con 563.165 visitatori, il numero di accessi più alto di sempre, superato il numero di visitatori del 2019, anno di pre-pandemia. Ai precedenti bisogna aggiungere anche i dati di visita alla mostra “Materia” sui legni dell’antica Ercolano svoltasi presso la Reggia di Portici, con i quali si arriva a sfondare il tetto dei 600mila ingressi. Un successo che conferma anche dal punto di vista quantitativo la proiezione del Parco verso una crescita qualitativa dell’offerta culturale.

Francesco Sirano, direttore del parco archeologico di Ercolano (foto paerco)
Piena soddisfazione espressa dal direttore del Parco, Francesco Sirano, che dichiara: “Per un archeologo dirigere un parco archeologico come quello di Ercolano è la fortuna della vita! Poi superare certi traguardi rappresenta l’appagamento per le giornate lavorative che, insieme ad uno staff eccezionale e appassionato, viviamo sempre con grande gratificazione. Dall’inizio del mio mandato, negli anni noi tutti del Parco siamo stati spettatori/attori di una nuova impostazione dell’offerta culturale alla quale è corrisposta una progressiva crescita del numero dei visitatori, bloccato solo dalla poco felice parentesi del Covid. Il 2023 per il Parco rappresenta il giro di boa; con iniziative culturali (quali la mostra “Materia”, i Close Up cantieri, I Venerdì di Ercolano, gli Ozi di Ercole, visite al teatro antico, Il Giardino degli Ozi), offerte diversificate e numeri che hanno superato ogni anno e ci aspettano solo nuove soddisfazioni e appagante impegno, consolideremo questa crescita con offerte culturali sempre più attente, confermando l’attenzione posta per la comunità territoriale e gli enti circostanti”.

La Casa della Gemma al parco archeologico di Ercolano è aperta al pubblico fino ad aprile 2024 (foto paerco)
La Casa della Gemma prende il nome dal ritrovamento di una gemma con l’immagine di Livia erroneamente attribuita a questa casa, mentre in realtà viene dalla Casa di Granianus, che un tempo era parte di un’unica grande domus con affaccio panoramico sul mare, probabilmente appartenente alla famiglia di Marco Nonio Balbo, e presenta nel triclinio uno dei più bei mosaici geometrici in bianco nero dell’intera Ercolano. “L’insula Orientalis I, nella quale si trova la Casa della Gemma, presenta mosaici di eccezionale valore”, spiega il direttore Francesco Sirano: “con questo progetto, che ha riguardato anche le Case del Rilievo di Telefo, di Granianus e dei Cervi, abbiamo ripristinato i mosaici più delicati del sito. Inoltre il lavoro certosino nella Casa della Gemma ha consentito di recuperare completamente le superfici pavimentali in modo da consentire la visita, sia pure in modalità sperimentale. Stiamo creando le condizioni per ampliare il percorso nel sito archeologico e condividere elementi e spazi della città antica per troppi anni sottratti alla diretta esperienza da parte dei visitatori. L’obiettivo del nostro lavoro è valorizzare il sito per un pubblico sempre più ampio, curioso e consapevole dei valori culturali e della delicatezza del patrimonio UNESCO”.
Ercolano. “Le Schegge del PAE”: nella quarta e ultima puntata il direttore del parco archeologico Francesco Sirano ci fa scoprire il meraviglioso tetto della Casa del Rilievo di Telefo, esposto alla mostra “Materia. Il legno che non bruciò ad Ercolano” nella Reggia di Portici

Lacunare del soffitto in legno della Casa del Rilievo di Telefo a Ercolano (foto graziano tavan)
Quarta e ultima puntata de “Le Schegge del PAE”, la nuova serie social del parco archeologico di Ercolano dedicata alla mostra “Materia. Il legno che non bruciò ad Ercolano” in esposizione al MUSA – musei della Reggia di Portici fino al 31 dicembre 2023, dal martedì alla domenica dalla 9.30 alle 18, ultimo ingresso in biglietteria alle 16.30. I biglietti sono acquistabili alle biglietterie fisiche della Reggia e del Parco oppure online su https://materiainreggia.okticket.it/i… Sottotitoli a cura dell’Herculaneum Conservation Project. Dopo aver avere descritto lo sgabello della Casa dei due Atri, le tavolette di legno di Ercolano, e il larario della Casa del salone nero (vedi Ercolano. “Le Schegge del PAE”: nella terza puntata il direttore del parco archeologico Francesco Sirano ci fa scoprire il larario della Casa del salone nero, esposto alla mostra “Materia. Il legno che non bruciò ad Ercolano” nella Reggia di Portici | archeologiavocidalpassato), il direttore del parco Francesco Sirano ci porta alla scoperta del meraviglioso soffitto della Casa del Rilievo di Telefo.
“Sacra dimora chiusa da cardini altisonanti, io ti vidi quando ancora era in piedi la potenza barbarica con i soffitti intarsiati e intagliati, regalmente adorna d’oro e d’avorio. Mi trovo ora in una bella città, una vera bella città. I suoi palazzi si susseguono fitti. Passando per le vie si scorgono grandi soffitti patrizi, tutti dipinti e dorati”. “Per definire l’anatomia del lusso a tanti secoli di distanza l’uno dall’altro Quinto Ennio e Gustave Flaubert”, spiega Sirano, “usano gli stessi elementi per denotare questa caratteristica. Il soffitto della Casa del Rilievo di Telefo suggeriva una serie di piani sovrapposti, mano a mano che si guardava in alto disegni geometrici che erano resi ancora più spettacolari dall’uso dei tanti colori, colori vivaci tutti diversi, coronati poi dalla presenza di foglie d’oro al centro di ogni decorazione. La tecnica di realizzazione era estremamente raffinata e precisa, non si ammetteva errore. Doveva essere tutto calcolato al centimetro, e non si usavano chiodi ma solo una serie di incassi. Il senso della luxuria in questo caso nasceva dal soffitto di legno splendidamente intarsiato con applicazione in oro, dai marmi alle pareti e dal pavimento fatto di marmi policromi”.

L’atrio corinzio della Casa del rilievo di Telefo a Ercolano (foto paerco)
Il direttore del parco archeologico di Ercolano si sposta sul cardo quinto dove si aprivano le porte della Casa del Rilievo di Telefo. “La casa apparteneva alla famiglia dei Noni Balbi, una delle più importanti della città antica”, continua Sirano. “Il lusso e la grandezza ricorreva dovunque: l’ingresso splendidamente decorato da colonne, i muri affrescati, i rilievi alle pareti”.
Alla Reggia di Portici (Na) ultimo mese per visitare la mostra “Materia. Il legno che non bruciò ad Ercolano” promossa dal parco archeologico di Ercolano: l’unica città del mondo romano che conserva il legno come materiale di costruzione, di arredo e non solo. Il direttore Sirano ci introduce alla mostra e ci accompagna in una breve visita guidata

Veduta dall’alto della Reggia di Portici che ospita la mostra “Materia” promossa dal parco archeologico di Ercolano (foto paerco)

Francesco Sirano, direttore del parco archeologico di Ercolano, all’ingresso della mostra “Materia. Il legno che non bruciò a Ercolano” alla Reggia di Portici (foto giorgia bisanti)
“È trascorso quasi un anno dalla inaugurazione della mostra sui legni alla Reggia di Portici”, dichiara il direttore del parco archeologico di Ercolano, Francesco Sirano, “e in quest’anno sono stati migliaia i visitatori che hanno colto l’occasione di godere dell’offerta culturale integrata Reggia-Parco Archeologico grazie ad un progetto condiviso con entusiasmo e coraggio dalla Città Metropolitana di Napoli, dal dipartimento di Scienze agrarie, dal Centro MUSA e dal parco archeologico di Ercolano, con il sostegno della Regione Campania”. Ma c’è ancora un mese di tempo per poter visitare la mostra “Materia. Il legno che non bruciò ad Ercolano”, a cura di Francesco Sirano e Stefania Siano, scrigno privilegiato fino al 31 dicembre 2023 del patrimonio di reperti in legno assolutamente unico provenienti dall’antica Ercolano, allestita in un luogo anch’esso unico quale la splendida Reggia di Portici, residenza estiva della famiglia reale borbonica, sede dell’Herculanense Museum e oggi straordinario laboratorio di ricerca e luogo della cultura grazie alla presenza del dipartimento di Scienze agrarie dell’università “Federico II” di Napoli. Ercolano non solo è l’unica città del mondo romano che conserva il suo antico fronte a mare e l’elevato delle case sino al secondo piano, ma anche il legno come materiale di costruzione, di arredo e non solo. Lo si deve al particolare tipo di seppellimento, causato dalle ondate di fango vulcanico dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. “È una mostra che porta su di sé non solo gli eccezionali valori storico archeologici dei mobili di legno dell’antica Ercolano – continua Sirano -, non solo l’interesse artistico e architettonico della reggia di Portici, ma anche il lavoro e la costante cura da parte di decine e decine di persone grazie al cui straordinario impegno essa è stata resa possibile. Anzi si potrebbe quasi dire che il legno, questa materia così particolare, quotidiana, sopravvissuta inaspettatamente a una immane catastrofe, abbia compiuto l’ulteriore miracolo di attirare intorno a sé tanta positiva energia da parte della comunità coinvolta nella gestione, così come da parte dei visitatori”. E proprio il direttore Sirano introduce alla mostra con due interventi per archeologiavocidalpassato.com.
Come è nata questa mostra? E perché nella Reggia di Portici? “Il patrimonio archeologico dell’antica Ercolano – sottolinea Sirano – è eccezionale sotto tutte le prospettive, ma in particolare ci colpisce la presenza del legno. Il legno, come altri materiali organici, si è conservato perché durante l’eruzione del Vesuvio i flussi piroclastici erano privi di ossigeno, molto densi dal punto di vista fisico. In mancanza di ossigeno non permisero che il legno bruciasse. Non ci fu combustione. Quindi i materiali organici nei secoli di permanenza sotto la coltre vulcanica si sono mineralizzati. Così abbiamo avuto la fortuna di avere un patrimonio incredibile, soprattutto di materiale da costruzione o anche materiale in legno che arredava le case. Questi materiali sono stati restaurati nei decenni dopo la loro scoperta per lo più durante gli scavi eseguiti sotto la direzione di Amedeo Maiuri a partire dagli anni Trenta del secolo scorso. Sono stati restaurati certosinamente da generazioni e generazioni di archeologi e di restauratori. Si trovavano nei nostri depositi. E a questo punto con tutto lo staffi del parco abbiamo deciso che non si poteva più aspettare, e bisognava condividere questo incredibile patrimonio con i visitatori. E abbiamo deciso non a caso di localizzare questa esposizione nella Reggia di Portici, un luogo per noi fondamentale: un po’ un ritorno dei materiali di Ercolano nel luogo in cui furono esposti a partire dal 1738, quando cominciarono gli scavi, e dopo pochi anni, una volta allestita la Reggia, qui ebbe sede l’Herculaneum museum, cioè quello che poi fu il primo nucleo del futuro museo Archeologico nazionale di Napoli”.
Con Sirano, breve introduzione-visita guidata alla mostra alla Reggia di Portici. “La mostra “Materia” cerca di condurre il visitatore in un viaggio anche emotivo – spiega Sirano – perché il legno, il materiale che accompagna la nostra vita tutti i giorni, è stato utilizzato per tutti i secoli e questo ci rende molto familiare il ritrovare degli oggetti che ancora oggi possiamo trovare e riconoscere nelle nostre case. È un viaggio che comincia passando per l’evocazione del momento della distruzione di questi luoghi a causa dell’eruzione del 79 d.C. e continua passando all’interno di un’officina. La “materia” che in latino vuol dire sia materia come è per noi oggi, ma anche il legno grezzo, legno destinato non ad ardere ma a essere materiale da costruzione oppure materiale per creare dei mobili. Questa materia ci viene introdotta dalla mostra dapprima nel suo stato originale: quindi abbiamo del legno. Evochiamo del legno fresco attraverso una sponsorizzazione tecnica, un aiuto che abbiamo avuto da una società di ebanistica che ha una collezione – si chiama xiloteca – una collezione di legni preziosi che ci ha messo a disposizione. Per passare poi in una evocazione di una sorta di officina dove il legno veniva lavorato. E qui troviamo strumenti, troviamo materiali vari di decorazione, applique, anche strumenti – come dicevo – sia dell’antica Roma del periodo appunto che vengono dagli scavi di Ercolano, sia strumenti molto più recenti, risalenti all’Ottocento, che ci fanno capire come le tecniche di lavorazione del legno siano delle tecniche molto conservative e che hanno una continuità straordinaria fino ai giorni nostri.

Lacunare del soffitto in legno della Casa del Rilievo di Telefo a Ercolano (foto graziano tavan)
“Si passa poi a conoscere il legno nel suo uso architettonico – continua Sirano -. E abbiamo lo splendido soffitto della Casa del cosiddetto Rilievo di Telefo, appartenuta in origine alla famiglia dei Noni Balbi, una delle famiglie più importanti soprattutto in età augustea di Ercolano antica, una sala splendidamente decorata con marmi al pavimento, alle pareti e poi con questo soffitto di legno colorato, addirittura con lacunari – che quindi sono davvero una premessa di quelli che poi saranno i soffitti rinascimentali, lacunari che come dicevo giocano a trompe l’oeil, cercano di suggerire una serie di livelli che vanno verso l’alto, verso il tetto, e decorati al centro con rosette di cui sono state ritrovate anche delle tracce di foglia d’oro. Quindi una decorazione sontuosa.

Mostra “Materia” alla reggia di Portici: sala con una barca e strumenti legati al mondo della marineria (foto graziano tavan)
“Per poi passare a un altro degli utilizzi che rendeva il legno così prezioso, come già Plinio ci racconta, per gli antichi (“Mille sono gli usi degli alberi, in mancanza dei quali non sarebbe possibile vivere. Con l’albero solchiamo i mari e avviciniamo le terre l’una all’altra, con l’albero costruiamo le case”, Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, XII, 2). E infatti qui abbiamo una sala dove si espone una barca e si espongono altri strumenti che sono legati al mondo della marineria.

Mostra “Materia” alla Reggia di Portici: una sorta di fiume dove dove scorrono i nomi degli alberi associati a una divinità (foto graziano tavan)
“E poi si passa attraverso una sala in cui si evoca questo significato forte che ha il legno. Il legno non è un semplice materiale per gli antichi romani, ma anche una materia vivente nella quale si innestano una serie di presenze, di divinità: ci sono dei miti legati al legno, ai vari tipi di albero, e ci sono anche – si ricordano nelle fonti letterarie – le varie invenzioni tecniche legate all’uso del legno (“Alcune specie di alberi sono oggetto di una continua protezione in quanto dedicate ciascuna ad una sua propria divinità, come la quercia a Giove, l’alloro ad Apollo, l’olivo a Minerva, il mirto a Venere, il pioppo ad Ercole. Inoltre, crediamo che i boschi siano popolati da Silvani, Fauni e varie specie di dee, attribuendo alle selve divinità peculiari, come se fossero scese dal cielo”, Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, XII, 2): e qui c’è una sorta di fiume dove passano queste parole che ci introducono all’ultima sala, che è una radura.

Una sala della mostra “Materia” alla Reggia di Portici che ricrea una radura immaginaria (foto graziano tavan)
“Si propone una radura immaginaria. Cambia il pavimento. Diventa morbido il calpestio, perché si immagina di essere in un sottobosco e ai piedi di alberi diciamo stilizzati noi troviamo questi mobili, cioè il legno lavorato. E qui una serie di oggetti di straordinario interesse si susseguono uno all’altro, permettendoci di avere un’idea insieme ammirata, ma anche molto familiare. E a questo collabora il fatto che abbiamo deciso di trasformare un po’ anche la didattica della mostra – conclude Sirano – e sarà una sorpresa appunto che vi riserveremo per chi avrà il piacere di venirci a trovare”.
Ercolano. “Le Schegge del PAE”: nella prima puntata il direttore del parco archeologico Francesco Sirano ci fa scoprire lo sgabello della Casa dei due Atri

Lo sgabello della Casa dei due Atri esposto nella mostra “Materia” alla Reggia di Portici (foto graziano tavan)
Come annunciato dal direttore del parco archeologico Francesco Sirano, ecco la prima puntata de “Le Schegge del PAE”, la nuova serie social dedicata alla mostra “Materia. Il legno che non bruciò ad Ercolano” in esposizione al MUSA – musei della Reggia di Portici. Ed è proprio il direttore Sirano ad accompagnarci in questo viaggio affascinante alla scoperta degli straordinari reperti lignei di Ercolano. Si inizia con lo sgabello della Casa dei due Atri.
“Qui è il tuo sgabello, e qui riposa i tuoi piedi” (Rabindranath Tagore): così si legge nella didascalia-citazione dello sgabello della Casa dei due Atri. “Tutti hanno a casa uno sgabello”, esordisce Sirano. “Forse pochi di noi avrebbero però il coraggio di mettere i piedi su una superficie così splendidamente decorata. Un disegno geometrico complesso con una stella a più punte realizzata con delle sottili lamelle di palissandro. Questo sgabello è l’esito di una lavorazione talmente accurata e con materiali di alta qualità che l’impiallacciatura in palissandro è sopravvissuta all’eruzione del 79 d.C. conservando il suo colore di superficie originario”.

Gli interni affrescati della Casa dei due Atri a Ercolano (foto paerco)
“Siamo sul cardo III – continua Sirano – e stiamo andando alla Casa dei due Atri da dove proviene lo sgabello. Ben due atri, tanta luce, sale splendidamente decorate. Immaginate di essere i padroni di una casa così bella e capirete perché avete quello sgabello. Siamo all’ingresso di una delle botteghe che si aprivano sul cardo V. Lo sgabello che abbiamo appena visto era di fattura così alta e preziosa che Amedeo Maiuri non esitò a riutilizzarlo nella sua ricostruzione evocativa della cosiddetta stanza della tessitrice”.
Ercolano. Alla Reggia di Portici già 30mila visitatori per la mostra “Materia. Il legno che non bruciò a Ercolano”. Oggi, per la visita integrata, complice il bel tempo, una passeggiata da re conduce i visitatori dagli scavi alla residenza reale borbonica

Una sala della mostra “Materia” alla Reggia di Portici (foto graziano tavan)

Lo scalone reale della Reggia di Portici (foto paerco)

Francesco Sirano, direttore del parco archeoligico di Ercolano, all’ingresso della mostra “Materia. Il legno che non bruciò a Ercolano” alla Reggia di Portici (foto giorgia bisanti)
Trentamila visitatori in sei mesi: è il lusinghiero bilancio della mostra “Materia. Il legno che non bruciò a Ercolano” alla Reggia di Portici, che ora, complice il bel tempo, il sole e la gioia di stare all’aria aperta, la si raggiunge con una passeggiata da re: la strada, infatti, che si percorre per la visita integrata al parco archeologico di Ercolano e alla mostra “Materia. Il legno che non bruciò a Ercolano”, è la stessa che in epoca borbonica portò i reperti dagli scavi di Herculaneum al primo luogo dove furono custoditi: appunto la Reggia di Portici. “Tra il Parco archeologico e la settecentesca Reggia di Portici, residenza di caccia della famiglia reale borbonica e sede del Herculanense Museum, tra i primi musei archeologici al mondo, progenitore del museo Archeologico nazionale di Napoli e meta dei viaggiatori del Grand Tour”, dichiara il direttore del sito archeologico Francesco Sirano, “i visitatori possono godere di una doppia esperienza fantastica di conoscenza: gli incredibili mobili e arredi dell’antica Ercolano e la favolosa Reggia sospesa tra mare e il verde, sede da 150 anni di uno dei più importanti dipartimenti di Agraria d’Italia. Il Parco ha fortemente voluto questa mostra per moltiplicare gli effetti positivi sulla diffusione della conoscenza e dei valori identitari del territorio. Un territorio nel quale il rapporto con la storia si fa emozione e diretta consapevolezza grazie alla visita integrata a questi due siti culturali di straordinaria intensità”.

Imbarcazione e dritto di prora dall’impianto termale dell’Insula Occidentalis di Ercolano esposti alla mostra “Materia” alla Reggia di Portici (foto graziano tavan)
Aperta al pubblico a dicembre 2022, la mostra “Materia. Il legno che non bruciò a Ercolano” che espone alla Reggia di Portici i reperti del parco archeologico di Ercolano, giunge al traguardo dei 6 mesi. Quasi 30mila turisti hanno potuto fare un viaggio tra le bellezze lignee dell’antica Ercolano alla scoperta della Reggia di Portici, che grazie alla sinergia con il Parco registra presenze triplicate a confronto con lo stesso periodo dello scorso anno. Protagonista indiscusso della mostra appunto il legno. Ercolano infatti non solo è l’unica città del mondo romano che conserva il suo antico fronte a mare e l’elevato delle case sino al secondo piano, ma è anche il solo sito romano a conservare in enormi quantità il legno come materiale di costruzione, di arredo e non solo. Lo si deve al particolare tipo di seppellimento, causato dalle ondate di fango vulcanico dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Assolutamente unico il patrimonio di reperti dell’antico sito: dai serramenti come porte, finestre, tramezzi, fino ai soffitti, agli arredi, armadi, casse, tabernacoli, letti e tavolini in legno, frutto di un lavoro artigianale realizzato con grande perizia. L’accurata opera di restauro ha consentito il recupero di preziosissimi oggetti che, pur presentandosi, nella maggior parte dei casi, come legno carbonizzato, conservano la loro forma originale e la raffinatezza delle decorazioni intagliate.

Larario da Ercolano esposto alla mostra “Materia” alla Reggia di Portici (foto paerco)
L’esposizione, prodotta dal parco archeologico di Ercolano e che si avvale del contributo della Città Metropolitana di Napoli, oggi proprietaria della Reggia, del Dipartimento di Agraria e del Musa – Centro museale Reggia di Portici dell’università di Napoli “Federico II”, con lo sponsor di HEBANON Fratelli Basile 1830, e il cui allestimento è affidato alla società ACME04, si articola in 6 sezioni, e sarà visitabile fino al 31 dicembre 2023, secondo i seguenti orari per la stagione estiva 9.30-19 (ultimo ingresso, 17.30). È possibile, con un unico biglietto integrato di 15 euro visitare il parco archeologico di Ercolano, la mostra “Materia”, la Reggia di Portici, l’Herculanense Museum, l’Orto botanico; mentre il biglietto per la mostra è di 5 euro. Tutte le informazioni sul sito www.matreiainreggia.it e www.ercolano.beniculturali.it.

Veduta aerea della Reggia di Portici e, in fondo, lungo la costa, il sito archeologico di Ercolano (foto paerco)
“Il mare, che abbraccia idealmente e realmente i due comuni di Ercolano e Portici”, riprende Sirano, “partecipa da protagonista naturale alle iniziative da parte degli amministratori che tessono alleanze e trame di intese per valorizzare un territorio allargato che non si ferma agli stretti confini del parco archeologico. Vogliamo che il numero di visitatori che raggiungono la Reggia di Portici cresca ulteriormente, vogliamo migliorare la qualità della vista e vogliamo che i primi a goderne siano proprio i cittadini dell’area e sicuramente la bella stagione sarà nostra alleata. Continueremo con le connessioni territoriali che sono di sicuro una carta vincente per lo sviluppo di tutta l’area”. E Il direttore del Centro MUSA, Stefano Mazzoleni, dichiara: “Una mostra emozionante di reperti straordinari che si aggiunge al percorso di visita del sito museale integrato della Reggia di Portici, un luogo sorprendente per bellezza architettonica e artistica, di testimonianza archeologica e di esperienza scientifica, nell’anno in cui si celebrano i 150 anni della Scuola Agraria di Portici e che nei prossimi mesi vedrà anche l’allestimento dei Musei delle Scienze Agrarie nelle nuove sale restaurate dalla Soprintendenza nel piano nobile della Reggia”.
Vinta la sfida della delocalizzazione dell’esposizione dei reperti, conferma dell’importanza della rete per lo sviluppo territoriale. All’indomani della chiusura della mostra “Materia. Il legno che non bruciò a Ercolano”, prodotta dal parco archeologico di Ercolano con il consueto affiancamento del Packard Humanities Institute, nella settecentesca Reggia di Portici, residenza estiva della famiglia reale borbonica e sede del Herculanense Museum, tra i primi musei archeologici al mondo e meta dei viaggiatori del Grand Tour, si esulta per il successo del progetto culturale che non è solo la risposta del pubblico, più di 50mila visitatori, ma anche l’efficacia della partnership che ha soddisfatto tutti. La mostra è nata infatti da una straordinaria collaborazione interistituzionale con la Città metropolitana di Napoli, il dipartimento di Agraria e del Musa (Centro museale Reggia di Portici) dell’università di Napoli “Federico II” e con un finanziamento della Regione Campania. 



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