Archivio tag | mostra “Omaggio a Tutankhamon: l’arte egizia incontra l’arte contemporanea”

L’Antico Egitto a Vittorio Veneto. “Il tempio del faraone Seti I” ad Abido nella mostra di Paolo Renier alla Rotonda

La locandina della mostra “Egitto. Il tempio del faraone Seti I:  le sacre rappresentazioni” alla Rotonda di Vittorio Veneto

La locandina della mostra “Egitto. Il tempio del faraone Seti I: le sacre rappresentazioni” alla Rotonda di Vittorio Veneto

La Rotonda di Vittorio Veneto, sede della mostra di Renier

La Rotonda di Vittorio Veneto, sede della mostra di Renier

L’Antico Egitto torna o, meglio, resta nella Marca Trevigiana. Dopo le esperienze di Conegliano (con la mostra a Palazzo Sarcinelli “Egitto, come Faraoni e Sacerdoti nel tempio di Osiride custodi di percorsi ormai inaccessibili”, vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/?s=conegliano) e di Oderzo (con la mostra a Palazzo Foscolo “Omaggio a Tutankhamon.  L’Arte Egizia incontra l’Arte Contemporanea”, vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/?s=oderzo ) ora tocca a Vittorio Veneto dove il 25 aprile, alla Rotonda, in piazza Giovanni Paolo I, si inaugura una nuova mostra “Egitto. Il tempio del faraone Seti I:  le sacre rappresentazioni”, proposta sempre da Paolo Renier grazie all’invito e alla collaborazione della associazione Zheneda e di Ceneda Arte e Cultura con il patrocinio della Città di Vittorio Veneto. Renier viene così incontro a quanti, con insistenza, avevano chiesto di prorogare l’esperienza coneglianese. Ma attenzione, a Vittorio Veneto non sarà una “copia” di quanto proposto a Palazzo Sarcinelli. Anzi, sarà un allestimento del tutto originale dove, ovviamente, non potrà mancare l’esposizione in scala 1:1 del soffitto astronomico dell’Osireion di Abido (vero unicum che può permettersi di mostrare solo Paolo Renier che lo fotografò dettagliatamente qualche anno fa) e un excursus su Abido, la città sacra dedicata a Osiride il dio dell’Aldilà e della resurrezione. Ma stavolta il focus sarà incentrato tutto sul grande faraone Seti I, il padre di Ramses II, sotto il cui regno l’arte egizia toccò uno dei suoi punti più elevati, un vero “rinascimento”. E capolavoro dei capolavori è proprio il tempio che Seti I realizzò ad Abido e che oggi, come sanno i fortunati che riescono ad arrivare nella città sacra di Osiride, accoglie – quasi abbraccia – gli ospiti con la sua monumentale facciata che in origine doveva misurare 180 metri, e oggi – perdutane una parte – raggiunge gli 80 metri, che sono pur sempre dimensioni ragguardevoli.

Gigantografie dei rilievi del tempio di Seti I ad Abido realizzate da Paolo Renier

Gigantografie dei rilievi del tempio di Seti I ad Abido realizzate da Paolo Renier

Il tempio di Seti I, dedicato a Osiride, noto come “grande tempio di Abido”, scoperto nel 1830, venne eretto per venerare gli antichi sovrani, la cui necropoli si trovava presso le sue mura. Secondo sovrano della XIX dinastia, Sethi I ascese al trono circa 30 anni dopo la caduta del regno di Akhenaton. Il tempio, in finissima pietra calcarea, a forma di L, è uno tra i più belli per lo stato straordinario di conservazione in cui si trova e per i rilievi policromi tra i più belli del Nuovo Regno. Sono proprio questi rilievi (“Le sacre rappresentazioni”, come ricorda il titolo della mostra) oggetto dell’allestimento di Vittorio Veneto, riprodotti come non si possono ammirare da nessun’altra parte grazie alle riproduzioni in scala 1:1 e alle gigantografie di Paolo Renier che qui mostra tutta la sua abilità e sensibilità di fotografo e di appassionato dell’Antico Egitto. Qualità ed esperienze esaltate, all’inizio dell’avventura di Renier ad Abido, dal decano degli egittologi italiani, Sergio Donadoni, uno dei massimi ricercatori del Novecento, che ha da qualche settimana tagliato il traguardo delle cento candeline. Scrisse Donadoni: “L’opera di Renier è frutto ed espressione di uno specifico innamoramento per una specifica località, in confronto con l’aspirazione alla totalità propria degli altri: non l’Egitto in genere, ma Abido è quel che incanta questo osservatore. Un centro che merita una simile dedizione, carico com’è di storia, di significato, di arte. Renier si muove senza altra pretesa se non quella di dirci come il suo occhio si sia compiaciuto di questa o quella visione, di questa o quella possibilità di sfruttarla figurativamente.  Se conosce il valore storico dei vari monumenti, delle varie rappresentazioni, non è di quello che ha fatto la sua guida nella sua scelta e nel suo approccio. Alla esigenza del “capire” il passato e l’arte del passato oppone quella, non meno essenziale ed autentica, del sentirlo. Sono due modi diversi e complementari di far valer quello che è la vera caratteristica dell’arte, il suo essere in perpetuo contemporanea di chi se ne appropri il messaggio”.

Paolo Renier con gli organizzatori di Vittorio Veneto davant ai pannelli del Soffitto astronomico della Stanza del Sarcofago

Paolo Renier con gli organizzatori di Vittorio Veneto davant ai pannelli del Soffitto astronomico della Stanza del Sarcofago

Vediamo un po’ meglio come si articola la mostra di Vittorio Veneto. All’ingresso della mostra il visitatore è accolto da una presentazione generale del sito di Abido con una descrizione dell’area archeologica, poi scendendo una scalinata (proprio come se si entrasse in una tomba) si troverà dentro al tempio del faraone Seti I, padre di Ramses II, così il visitatore potrà ammirare i rilievi delle sacre rappresentazioni dove le straordinarie immagini di Renier esaltano l’arte decorativa dell’Antico Egitto: qui tocca veramente i momenti più alti. Si potrà poi essere accompagnati nel cuore della mostra, entrando nella Stanza del Sarcofago che conserva il famoso Soffitto astronomico: qui l’opera documentaria di Paolo Renier non è solo importante sotto il profilo artistico, ma anche scientifico, permettendo un primo anche se parziale salvataggio del reperto e costituendo una fonte fotografica integrale e a grandezza originale.  Le due splendide divinità Nut scolpite nel Soffitto, costituiscono non solo due eccezionali espressioni artistiche del Nuovo Regno, ma anche due preziosi documenti storici di inestimabile valore, un tesoro eccezionale per la storia dell’astronomia e della religione egizia. La mostra si inaugura il 25 aprile alle 18 e sarà poi aperta al pubblico tutti i sabati e domeniche dalle 15 alle 19 fino al mese di luglio, con ingresso gratuito (visite guidate solo su prenotazione mail: info@studiorenierpaolo.it – cell. 333.9628610),

L’Egitto a Oderzo. Omaggio a Tutankhamon: prorogata a grande richiesta la mostra di Palazzo Foscolo. Visita guidata con l’egittologa Avanzo. Serata speciale con i fratelli Castiglioni e il film su Adulis

Una tavola ad acquerello con soggetto sull'Antico Egitto nella mostra di Oderzo "Omaggio a Tutankhamon"

Una tavola ad acquerello ispirata all’Antico Egitto nella mostra di Oderzo “Omaggio a Tutankhamon”

Il manifesto dell'incontro a Oderzo con i fratelli Alfredo e Angelo Castiglioni

Il manifesto dell’incontro a Oderzo con i fratelli Alfredo e Angelo Castiglioni

Dovevano essere queste le ultime tre settimane di apertura della mostra “Omaggio a Tutankhamon.  L’Arte Egizia incontra l’Arte Contemporanea” prevista fino al 3 maggio a Palazzo Foscolo a Oderzo, nel Trevigiano (vedi il post su archeologiavocidalpassato https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/?s=oderzo). Invece proprio il grande e crescente successo dell’iniziativa curata da Donatella Avanzo (già quattromila visitatori) hanno convinto gli organizzatori a un’eccezionale proroga fino al 31 maggio. L’annuncio venerdì 10 aprile alle 20.30, nell’ambito degli “Incontri” collaterali alla mostra. Appuntamento imperdibile per gli esperti del settore e per tutti gli appassionati di storia e archeologia: il 10 aprile saranno infatti ospiti a Palazzo Foscolo due relatori di fama internazionale: i fratelli Alfredo e Angelo Castiglioni che presenteranno il loro ultimo film “Ritorno ad Adulis” sul favoloso Regno di Aksum. Un’occasione in più per andare a Oderzo e visitare la mostra “Omaggio a Tutankhamon” che propone per la prima volta la ricostruzione nelle dimensioni reali della camera funeraria del giovane faraone.

Il faraone sul carro da guerra in ceramica raku esposto nella mostra di Oderzo

Il faraone sul carro da guerra in ceramica raku esposto nella mostra di Oderzo

L'egittologa Donatella Avanzo, curatrice della mostra di Oderzo su Tut

L’egittologa Donatella Avanzo, curatrice della mostra di Oderzo

Ancora una mostra su Tutankhamon? “Certo”, assicura l’egittologa Donatella Avanzo, “ma una mostra del tutto particolare a cominciare dal titolo: l’omaggio a un re dell’antico Egitto ha radici lontane nel tempo. Il primo a realizzarlo è stato un padovano trapiantato in Inghilterra, Giovanni Battista Belzoni, che nel 1821 a seguito della sua scoperta, la tomba di Sethi I, quattro anni prima, ne ricreò la camera sepolcrale a grandezza naturale in un allestimento per l’epoca eccezionale che riscosse una accoglienza entusiastica a Londra e a Parigi”. Da quel lontano 1821 la tecnologia dei giorni nostri ha permesso di realizzare qualcosa di totalmente innovativo che h prodotto come risultato finale la camera funeraria del faraone Tutankhamon. Il giovane re, prima che avvenisse la scoperta della sua tomba nel 1922, era uno dei sovrani meno conosciuti della storia dell’antico Egitto. Oggi il suo nome e la sua maschera sono diventati familiari a milioni di persone nel mondo contribuendo a rilanciare presso il grande pubblico la passione per l’antica civiltà egizia. Ed è proprio la “passione” di un imprenditore artigiano come Gianni Moro, spiega Avaanzo, la molla che ha permesso la realizzazione di questa mostra. Nella prestigiosa sede di Palazzo Foscolo a Oderzo è stata realizzata in dimensione reale la camera funeraria dell’ultima dimora del giovane sovrano. La ricostruzione perfetta fin nei minimi dettagli ha visto la collaborazione di egittologi, artigiani, fotografi, architetti, tecnici informatici e del colore. Ma l’omaggio a Tutankhamon non si esaurisce con la ricostruzione della sua dimora per l’eternità che, in questa mostra, viene affiancata dalle opere di importanti artisti contemporanei in costante dialogo con l’arte egizia.

 

La ricostruzione della camera funeraria di Tutankhamon in scala 1:1 in esclusiva nella mostra "Omaggio a Tutankhamon" a Oderzo

La ricostruzione della camera funeraria di Tutankhamon in scala 1:1 in esclusiva nella mostra “Omaggio a Tutankhamon” a Oderzo curata da Donatella Avanzo

Camera funeraria di Tutankhamon. La realizzazione della camera funeraria a grandezza reale, spiega Donatella Avanzo, è stata possibile grazie a un attento esame del materiale fotografico relativo alla struttura esterna e alle pitture presenti all’interno della tomba, fornite dai fotografi Giacomo Lovera e Sandro Vannini. Gianni Moro ha quindi progetto e realizzato una struttura portante in materiale ligneo, rivestita nelle parti interne da un intonaco innovativo sulla cui superficie è stato applicato il ciclo pittorico. Per la parte relativa al soffitto della camera funeraria sono state prese in considerazione le fotografie scattate da Howard Carter al momento della scoperta, le quali mettevano in evidenza l’irregolarità e i danni del tempo trascorso, e non quelle eseguite dopo gli integrativi restauri di consolidamento. Per la realizzazione sono stati necessari tre anni di studi e progetti e un anno per la realizzazione.

Nella mostra "Omaggio a Tutankhamon" l'arte contemporanea dialoga con l'antico Egitto

Nella mostra “Omaggio a Tutankhamon” l’arte contemporanea dialoga con l’antico Egitto

Gioielli moderni ispirati all'oreficeria dell'antico Egitto

Gioielli moderni ispirati all’oreficeria dell’antico Egitto

Tutankhamon e il suo tempo dialogano con l’arte contemporanea. Secondo Tolstoj “l’arte buona è sempre comprensibile a tutti”. “La vera arte suscita un positivo “contagio” completamente differente dagli altri, una gioia spirituale in coloro che contemplano la stessa opera”, spiega la curatrice della mostra di Oderzo. E deve essere proprio con questo spirito che molti artisti di oggi hanno voluto riannodare il sottile filo conduttore che li lega alla lunga e importante stagione dell’arte egizia. è la stessa egittologa Avanzo che ci descrive questo rapporto magico tra Antico Egitto e arte contemporanea. “La mostra accoglie le magnifiche sculture in vetro del veneziano Luciano dall’Acqua, che evocano l’antica scrittura egizia, unite a dipinti e incisioni di rara bellezza; le opere simboliste di Luca Bossaglia, moderno Efesto, che usa il metallo per forgiare i suoi alberi infiniti; E poi ancora uno scultore del legno come Fabrizio Roccatello con la sua dea Madre. Un altro aspetto della mostra è la presenza di importanti ceramisti quale il maestro Piero Della Betta con le sue porte pronte ad aprirsi su altri mondi e Giuliana Cusino con le sue grandi e raffinate opere. Altri piccoli capolavori dell’arte egizia prendono vita dalle sapienti mani Sonia Girotto, Nadia Burci, Grimm Idar Oberstein, Moroder Ortisei.E che dire delle splendide talatat di Tiziana Berrola, toccanti nella loro essenza. Un’altra opera emblematica è il mosaico del maestro Ezio Burigana, il quale riprende una testa di Tutankhamon che emerge da un fiore di loto. La figura dell’archeologo Howard Carter è evocata da una scultura di Massimo Voghera pervasa da una forte ironia. Si prosegue con una nutrita schiera di dipinti quali la grande tela di Valeria Tomasi immersa in un pulviscolo d’oro e le figure di Nefertiti e della giovane sposa del faraone ben interpretate da Silvana Alasia proseguendo con le opere materiche di Giuseppe De Bartolo passando attraverso l’opera onirica di Silvia Gariglio. Seguono due tele che sono frutto di un dialogo costante con la figura del grande artista David Roberts: l’acrilico notturno de Il Cairo di Natalia Alemanno e l’acquerello “Fantasie d’Egitto” di Attilio Dal Palù. Al mondo del divino appartiene l’opera di Nicoletta Nava, mentre l’arte della fotografia ci regala un moderno visionario come Candido Bergeretti Cavion e il rayogramma di Renzo Miglio con il suo Egitto mitologico. A Marco Casagrande e a Tin Carena spetta il compito di rappresentare il fascino senza tempo dei gioielli”.

L’Antico Egitto a Conegliano. Da Osiride a Tutankhamon: così l’incontro con Donatella Avanzo anticipa la mostra che apre a Oderzo sul famoso faraone

La maschera funeraria di Tutankhamon: uno dei tesori trovati da Carter e Carnarvon nella tomba del giovane faraone

La maschera funeraria di Tutankhamon: uno dei tesori trovati da Carter e Carnarvon nella tomba del giovane faraone

Da Conegliano a Oderzo. Da Osiride a Tutankhamon. L’Antico Egitto rimane in terra trevigiana. E stasera, 29 novembre, alle 18.30, in sala consiliare di Conegliano con l’incontro con l’egittologa Donatella Avanzo ci sarà un virtuale “passaggio di consegne” con Paolo Renier. Avanzo parlerà di “Arte e letteratura sulle sponde del Nilo”. Ma sarà anche l’occasione per presentare la mostra, da lei curata, “Omaggio a Tutankhamon: l’arte egizia incontra l’arte contemporanea” che aprirà a Palazzo Foscolo di Oderzo il 20 dicembre. Nella nuova esposizione, che rimarrà aperta fino al 3 maggio 2015, l’egittologa propone la ricostruzione a grandezza naturale della camera funeraria del giovane Re Tutankhamon.

Un dettaglio della stanza affrescata con il sarcofago all'interno della camera funeraria della tomba d Tut

Un dettaglio della stanza affrescata con il sarcofago all’interno della camera funeraria della tomba d Tut

Quando Howard Carter e lord Carnavon, nel 1922, scoprirono la tomba di Tutankhamon, videro che la camera funeraria di Tut era quasi totalmente occupata da una “cappella” (tra il soffitto della cappella e quello della camera funeraria c’erano meno di 90 cm, mentre tra le pareti di quest’ultima e quella della cappella c’erano meno di 30 cm). L’apertura della “prima cappella” ne rivelò una seconda, quindi una terza e una quarta prima di giungere al sarcofago vero e proprio, in granito, del peso di oltre 430 kg. Questo sarcofago si trova ancora oggi nella camera funeraria di KV62 (la tomba di Tutankhamon). Solo il coperchio in granito (peraltro spezzato) è stato sostituito con una lastra di vetro per permettere di vedere il sarcofago in legno e oro con la mummia di Tutankhamon. È questa l’unica camera dipinta della tomba; su una delle pareti è rappresentata una forma abbreviata della prima ora del Libro dell’Amduat (il libro di ciò che è nell’Aldilà): i dodici babbuini, che per gli antichi egizi erano gli animali che annunciavano il sorgere del sole, qui festeggiano l’arrivo del dio Sole che – “morto” col tramonto – “risorge” nell’Oltretomba. Su un’altra parete è visibile Ay, successore di Tutankhamon, che officia, sul corpo del suo giovane predecessore, la cerimonia dell’apertura della bocca, degli occhi e delle orecchie, il caratteristico e tipico rito dell’Antico Egitto che permetteva di rivitalizzare il defunto o la sua statua.

Un raffinato rilievo da Abido, in Egitto, in una fotografia di Paolo Renier

Un raffinato rilievo da Abido, in Egitto, in una fotografia di Paolo Renier

L'egittologa Donatella Avanzo, curatrice della mostra di Oderzo su Tut

L’egittologa Donatella Avanzo, curatrice della mostra di Oderzo su Tut

“Non è facile rievocare il fascino dell’Antico Egitto”, spiega l’egittologa, anticipando le linee dell’incontro dii Conegliano. “Infatti, la terra di Khemet è un paese di contrasti e forti accostamenti difficili da dimenticare. Le linee geometriche della natura sono così evidenti da risultare presenti anche all’occhio dell’osservatore più distratto e questo disegno rigoroso ha influenzato in passato la società, il pensiero filosofico, la percezione dello spazio, la religione e l’arte. La rappresentazione artistica, secondo il pensiero egizio, aveva valore di manifestazione reale: il rappresentare le offerte permetteva al defunto di avere cibo e sostentamento per l’eternità. Allo stesso modo la scrittura geroglifica rendeva reale quanto scritto”. “L’uomo moderno – conclude Avanzo -, così pragmatico, comprende questa mentalità con estrema difficoltà, legato com’è alla società d’oggi, al “qui, adesso e subito”. Tuttavia, a ben vedere, avevano ragione loro. La civiltà egizia ha dato vita ad oggetti, monumenti ed opere letterarie che per fascino e raffinatezza suscitano ancora oggi la nostra ammirazione”.

L’Antico Egitto a Conegliano. Non solo mostra: al via gli incontri sui misteri, l’arte, le scoperte, la cosmogonia di Abido, a tu per tu con egittologi e esperti

L'immagine del dio Osiride si staglia su uno scorcio dell'Osireion ad Abido: è il manifesto della mostra di Paolo Renier a Conegliano

L’immagine del dio Osiride si staglia su uno scorcio dell’Osireion ad Abido: è il manifesto della mostra di Paolo Renier a Conegliano

Paolo Renier l’aveva promesso e annunciato. Ed è stato di parola: Conegliano fino a dicembre si conferma fucina di studi e interessi sull’Antico Egitto. Così alla mostra “EGITTO. Come Faraoni e Sacerdoti NEL TEMPIO DI OSIRIDE custodi di percorsi ormai inaccessibili”, aperta a Palazzo Sarcinelli di Conegliano fino al 21 dicembre, l’ultimo progetto-idea-creatura del vulcanico Paolo Renier, il fotografo trevigiano che da quasi trent’anni studia, fotografa, scheda, e cerca di valorizzare (cercando di favorirne così la sua salvaguardia) il sito di Abido, a 150 chilometri a sud di Luxor, la città sacra per eccellenza dell’Antico Egitto, sede del più antico culto di Osiride, il dio dell’Oltretomba e della resurrezione; così oltre alla mostra, dicevamo, ora a Conegliano ci sono anche gli incontri di approfondimento con famosi egittologi e studiosi sulla città sacra di Abido, il culto di Osiride, le implicazioni teogoniche e cosmogoniche dell’Antico Egitto, e molti altri temi suggeriti dalla mostra. Non dimentichiamo infatti che proprio ad Abido i faraoni delle prime dinastie hanno posto le loro sepolture, che ad Abido i faraoni hanno perpetuato la loro divina regalità rendendo omaggio ad Osiride, che ad Abido per tremila anni il popolo egiziano è venuto in pellegrinaggio o ha fatto giungere una propria epigrafe sulla tomba di Osiride, il cosiddetto Osireion, un unicum nell’architettura sacra dell’Antico Egitto. Così dopo esserci inoltrarci in quei percorsi ormai inaccessibili alla scoperta dei misteri dell’Antico Egitto, quelli che erano prerogativa dei faraoni e dei gran sacerdoti, e che oggi possiamo conoscere seguendo il percorso della mostra di Palazzo Sarcinelli, ci si può fermare a Conegliano anche per conoscere da vicino chi questo mondo affascinante – che si è sviluppato lungo le sponde del Nilo – lo studia da vicino.

L'egittologo Emanuele Ciampini di Ca' Foscari apre gli incontri culturali sull'Antico Egitto a Conegliano

L’egittologo Emanuele Ciampini di Ca’ Foscari apre gli incontri culturali sull’Antico Egitto a Conegliano

Si inizia venerdì 10 ottobre. Alle 18, a Palazzo Sarcinelli di Conegliano: il professor Emanuele Ciampini, egittologo dell’università Ca’ Foscari di Venezia, affronterà gli “Aspetti del culto di Osiride”, un tema più che propedeutico alla mostra. Il sabato della settimana successiva, 18 ottobre, alle 17, ma stavolta in sala consiliare del Comune di Conegliano, toccherà al professor Attilio Scienza, docente di Viticultura all’università di Milano, con un incontro destinato a suscitare l’interesse del pubblico: l’esperto collegherà – come già succede con una sezione della mostra – le conoscenze dell’Antico Egitto con la vocazione vitivinicola del territorio di Conegliano: “Nella vigna del faraone: vite e vino nell’Antico Egitto”.

Una ricostruzione dell'Osireion di Abido, la cosiddetta tomba di Osiride: un unicum nell'architettura dell'Antico Egitto

Una ricostruzione dell’Osireion di Abido, la cosiddetta tomba di Osiride: un unicum nell’architettura dell’Antico Egitto

Si passa quindi all’ultimo venerdì del mese, il 31 ottobre, alle 18.30, ancora in sala consiliare del Comune di Conegliano, con un incontro che ci porterà direttamente nelle segrete cose dei faraoni e dei gran sacerdoti proponendo relazioni intriganti col monumento più carico di simboli del Cristianesimo. Alfonso Rubino, ingegnere, esperto in Geometria sacra, parlerà infatti de “L’Osireion: il codice geometrico armonico universale di tutti i tempi. Relazione armonica con il Santo Sepolcro di Gerusalemme”

Il cartiglio del faraone Senekbay della dimenticata dinastia di Abido

Il cartiglio del faraone Senekbay della dimenticata dinastia di Abido

Particolarmente atteso l’incontro di sabato 8 novembre (salvo impegni dell’ultima ora in Egitto), alle 18.30, in sala consiliare del Comune di Conegliano. Mahmoud Amer Ahmed Mohamed, archeologo dell’università di Sohag, la grande città molto vicina ad Abido, farà il punto sulle nuove scoperte fatte proprio ad Abido all’inizio di quest’anno (di cui archeologiavocidalpassato ha dato le anticipazioni nei post del 21 e del 29 gennaio 2014): “I faraoni di Abido: la dinastia perduta nelle più recenti scoperte”. Il sabato successivo, 15 novembre, alle 18.30, sempre in sala consiliare del Comune di Conegliano, Elisabetta Gesmundo, professoressa di Psicoterapia alla Scuola di Specializzazione in Psicosomatica di Milano, con “Morte e rinascita nel mito egizio e greco” accompagnerà il pubblico nel cuore dei misteri di Osiride. Una settimana dopo, sabato 22 novembre, alle 18.30, in sala consiliare del Comune di Conegliano, Maria Cristina Guidotti, direttrice del museo Egizio di Firenze, che da anni segue le iniziative di Paolo Renier su Abido, focalizzerà il suo intervento sui reperti di Abido conservati nel museo fiorentino: “Da Abido al museo Egizio di Firenze”.

Particolare del sarcofago del faraone Tutankhamon

Particolare del sarcofago del faraone Tutankhamon

L’ultimo sabato del mese, il 29 novembre, alle 18.30, in sala consiliare del Comune di Conegliano, ci sarà un gemellaggio ideale tra Conegliano e Oderzo nel nome dell’Antico Egitto. L’egittologa Donatella Avanzo parlerà di “Arte e letteratura sulle sponde del Nilo”, e con l’occasione presenterà in anteprima la mostra, di cui è curatrice, “Omaggio a Tutankhamon: l’arte egizia incontra l’arte contemporanea”, che appunto apre ad Oderzo il 19 dicembre, due giorni prima della chiusura della mostra di Conegliano su Abido: quasi un passaggio di consegne. Gli incontri culturali di Conegliano sull’Antico Egitto chiudono sabato 6 dicembre, alle 18.30, in sala consiliare del Comune di Conegliano, con Franco Naldoni, esperto di Antico Egitto dell’Associazione Archeosofica, il quale sta valutando quale portare tra i dei due temi ipotizzati, “Iside svelata” oppure “Il Libro cristiano dei Morti”: in entrambi i casi, temi impegnativi quanto intriganti per degno gran finale.