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“La Casa della Vita. Ori e Storie intorno all’antico cimitero ebraico di Bologna”: per le Giornate europee del Patrimonio visita guidata al museo Ebraico di Bologna con la curatrice della mostra

Gli scavi archeologici al cimitero ebraico medievale di Bologna hanno rinvenuto 408 sepolture (foto Cooperativa Archeologia)

C’è tempo fino a venerdì 20 settembre 2019 per prenotarsi chiamando allo 0512911280 oppure scrivendo a info@museoebraicobo.it. Ci sono al massimo trenta posti disponibili per la visita guidata alla mostra “La Casa della Vita. Ori e Storie intorno all’antico cimitero ebraico di Bologna” a cura dell’archeologa Valentina Di Stefano. L’occasione è data dalle Giornate europee del Patrimonio. L’appuntamento domenica 22 settembre 2019, alle 16, al MEB – Museo Ebraico di Bologna. L’archeologa della soprintendenza Valentina Di Stefano, curatrice della mostra “La Casa della Vita. Ori e Storie intorno all’antico cimitero ebraico di Bologna”, in corso al Meb fino al 6 gennaio 2020, guida il pubblico alla scoperta delle tante sorprese emerse dagli scavi dell’antico cimitero ebraico rinvenuto in Via Orfeo a Bologna. “La Casa della Vita” o Beth ha-Chaim è uno dei modi con cui gli ebrei indicano tradizionalmente il cimitero (Beth ha-kevaroth). L’esposizione, realizzata dalla soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara e dal museo Ebraico di Bologna in collaborazione con la Comunità Ebraica di Bologna, racconta la storia della comunità ebraica cittadina tra Medioevo e Rinascimento attraverso un percorso che illustra le dinamiche culturali, politiche e sociali di una delle comunità più vivaci della penisola (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2019/07/10/archeologia-medievale-a-cinque-anni-dalla-scoperta-del-piu-grande-cimitero-medievale-ebraico-noto-in-italia-esce-il-libro-il-cimitero-ebraico-medievale-di-bologna-un-percorso-tra-memoria-e-valori/).

Preziosi anelli rinvenuti nell’area del cimitero ebraico di via Orfeo

La locandina della mostra “LA CASA DELLA VITA. Ori e Storie intorno all’antico cimitero ebraico di Bologna”

Dopo anni di studio e restauri, la mostra espone gli straordinari reperti, in prevalenza anelli e gioielli d’oro, recuperati nello scavo delle oltre 400 sepolture del cimitero ebraico medievale rinvenuto tra il 2012 e il 2014. Istituito alla fine del 1300, il cimitero ha accolto gli ebrei bolognesi defunti fino al 1569, anno in cui papa Pio V emanò la Bolla Hebraeorum gens che imponeva la cacciata degli ebrei dallo Stato Pontificio. Il 29 novembre dello stesso anno il Pontefice promulgò un Breve con cui disponeva la profanazione del cimitero bolognese, imponendo il passaggio di proprietà del terreno che lo ospitava alle monache del vicino Monastero di San Pietro Martire. Alla disposizione del Papa seguì una sistematica attività di danneggiamento delle sepolture, mirata a distruggere ogni traccia della presenza del cimitero e della memoria della presenza ebraica in città. Il ricordo del cimitero ebraico permane comunque nelle fonti d’archivio con la dicitura “Orto degli Ebrei”: le cifre ricavate dall’affitto del terreno come orto sono regolarmente registrate nei Bilanci del Monastero di San Pietro Martire fino al XVIII secolo inoltrato. I 176 anni che vanno dal 1393 al 1569 racchiudono alcune delle pagine più culturalmente entusiasmanti quanto politicamente drammatiche della storia di Bologna tra Medioevo e Rinascimento.

Archeologia medievale. A cinque anni dalla scoperta del più grande cimitero medievale ebraico noto in Italia, esce il libro “Il cimitero ebraico medievale di Bologna: un percorso tra memoria e valorizzazione” a cura di Curina e Di Stefano

Gli scavi archeologici al cimitero ebraico medievale di Bologna hanno rinvenuto 408 sepolture (foto Cooperativa Archeologia)

Anello d’oro recuperato dagli scavi del cimitero ebraico medievale di Bologna (foto Roberto Macrì)

Soppresso 450 anni fa, col tempo se n’erano perse le tracce del cimitero ebraico medievale di Bologna, citato dalle fonti storiche e documentarie, anche se una tradizione popolare non ha mai dimenticato la presenza degli “orti degli ebrei”. Ci ha pensato l’archeologia. Tra il 2012 e il 2014 l’area di via Orfeo a Bologna è stata oggetto di ricerche archeologiche che hanno individuato il cimitero ebraico medievale, il più grande finora noto in Italia con le sue 408 sepolture, il quale è stato oggetto e punto di partenza di un progetto di valorizzazione del patrimonio culturale ebraico del capoluogo felsineo. “È la più vasta area cimiteriale medievale mai indagata in città, testimone di eventi che hanno radicalmente mutato la storia e la vita di una parte della popolazione bolognese tra il XIV e il XVI secolo. Per 176 anni è stato il principale luogo di sepoltura degli ebrei bolognesi ma dopo le bolle papali della seconda metà del Cinquecento -che autorizzano la distruzione dei cimiteri ebraici della città- sopravvive per secoli solo nel toponimo di Orto degli Ebrei”, avevano raccontato alla presentazione della scoperta Renata Curina e Valentina Di Stefano, archeologhe della soprintendenza, e Laura Buonamico di Cooperativa Archeologia, che hanno seguito le ricerche archeologiche (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2018/01/02/archeologia-medievale-scoperto-in-via-orfeo-a-bologna-il-cimitero-ebraico-soppresso-450-anni-fa-con-le-sue-408-sepolture-e-il-piu-grande-ditalia-e-il-secondo-in-europa-sara-il-fulcro-di-un/).

Il sepolcreto si colloca nei pressi del monastero di San Pietro Martire, nell’isolato compreso tra via Orfeo, via de’ Buttieri, via Borgolocchi e via Santo Stefano (foto Sabap – Bo)

Il sepolcreto si colloca nei pressi del monastero di San Pietro Martire, nell’isolato compreso tra via Orfeo, via de’ Buttieri, via Borgolocchi e via Santo Stefano. “Le fonti d’archivio riportano che quest’area fu acquistata nel 1393 da un membro della famiglia ebraica dei Da Orvieto (Elia ebreo de Urbeveteri)”, spiegano le tre archeologhe, “per poi essere lasciata in uso agli ebrei bolognesi come luogo di sepoltura. Questa funzione permane fino al 1569, quando l’emanazione di due Bolle Papali condanna le persone di religione ebraica ad abbandonare le città dello Stato Pontificio e ad essere cancellate dalla memoria dei luoghi dove avevano vissuto e operato. Uno degli effetti più violenti di queste persecuzioni è l’autorizzazione a distruggere i cimiteri e a profanare le sepolture ebraiche presenti in città. Una damnatio memoriae che riesce solo in parte visto che negli atti e registri degli anni seguenti, ma soprattutto nella consuetudine orale, quell’area continua ad essere indicata come Orto degli Ebrei”.

Preziosi anelli rinvenuti nell’area del cimitero ebraico di via Orfeo

La copertina del libro di Renata Curina e Valentina Di Stefano “Il cimitero ebraico medievale di Bologna: un percorso tra memoria e valorizzazione”

L’analisi dei dati archeologici condotta dalla soprintendenza, lo studio antropologico sugli inumati effettuato dall’università di Bologna e la costante collaborazione della Comunità Ebraica Bolognese – il tutto con il sostegno della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna – hanno aperto la strada a un processo di conoscenza più sistematico su periodi e aspetti della storia di Bologna, delle sue tradizioni e delle abitudini di vita dei suoi abitanti. Ora, a pochi anni da questa eccezionale scoperta e grazie al contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, esce il volume curato dalle archeologhe Renata Curina e Valentina Di Stefano “Il cimitero ebraico medievale di Bologna: un percorso tra memoria e valorizzazione” che viene presentato giovedì 11 luglio 2019, alle 17, nel Salone d’Onore di Palazzo Dall’Armi Marescalchi, via IV Novembre n. 5 a Bologna, sede della soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara. Intervengono: Giusella Finocchiaro, presidente Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna; Cristina Ambrosini, soprintendente Archeologia, belle arti e Paesaggio di Bologna; Daniele De Paz, presidente Comunità Ebraica di Bologna; Alberto Sermoneta, rabbino capo Comunità Ebraica di Bologna; Sauro Gelichi, università Ca’ Foscari Venezia; Daniela Rossi, soprintendenza speciale Archeologia, belle arti e Paesaggio di Roma. Il volume, tredicesimo della collana DEA, Documenti ed Evidenze di Archeologia, della soprintendenza, documenta gli studi e le ricerche effettuate nell’ultimo lustro e offre abbondante materia di riflessione per individuare modalità di restituzione della memoria e di valorizzazione di questo importante patrimonio culturale ebraico di Bologna.

La locandina della mostra “LA CASA DELLA VITA. Ori e Storie intorno all’antico cimitero ebraico di Bologna”

Per gli interessati, fino al 6 gennaio 2020 è allestita al MEB – Museo Ebraico di Bologna in via Valdonica 1/5 a Bologna la mostra “La Casa della Vita. Ori e Storie intorno all’antico cimitero ebraico di Bologna”, visitabile da domenica a giovedì, dalle 10 alle 17.30, venerdì (dalle 10 alle 15.30), chiusa sabato e festività ebraiche. “La Casa della Vita” o Beth ha-Chaim è uno dei modi con cui gli ebrei indicano tradizionalmente il cimitero (Beth ha-kevaroth): “… ti ho posto davanti la vita e la morte … scegli dunque la vita, onde tu viva, tu e la tua progenie” Deuteronomio (30,19). La mostra consente di ripercorrere, in modo globale e sistematico, la storia di una minoranza, dei suoi usi, della sua cultura e delle sue interazioni con la società cristiana del tempo (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2019/06/19/bologna-ad-alcuni-dalla-scoperta-in-citta-del-piu-importante-cimitero-ebraico-finora-noto-in-italia-apre-la-mostra-la-casa-della-vita-ori-e-storie-intorno-allantico-cimitero-ebrai/).

Bologna. Ad alcuni anni dalla scoperta in città del più importante cimitero ebraico finora noto in Italia, apre la mostra “LA CASA DELLA VITA. Ori e Storie intorno all’antico cimitero ebraico di Bologna” con gioielli in oro, pietre incise, oggetti in bronzo recuperati in più di quattrocento sepolture scavate

Gli scavi archeologici al cimitero ebraico medievale di Bologna hanno rinvenuto 408 sepolture (foto Cooperativa Archeologia)

Bologna racchiusa nelle sue mura nella pianta del Blaeu (1640)

Con le sue 408 sepolture il cimitero ebraico scoperto in via Orfeo a Bologna è il più grande finora noto in Italia. “È la più vasta area cimiteriale medievale mai indagata in città”, avevano raccontato Renata Curina e Valentina Di Stefano, archeologhe della soprintendenza, e Laura Buonamico di Cooperativa Archeologia, alla presentazione della scoperta, “testimone di eventi che hanno radicalmente mutato la storia e la vita di una parte della popolazione bolognese tra il XIV e il XVI secolo. Per 176 anni è stato il principale luogo di sepoltura degli ebrei bolognesi ma dopo le bolle papali della seconda metà del Cinquecento -che autorizzano la distruzione dei cimiteri ebraici della città- sopravvive per secoli solo nel toponimo di Orto degli Ebrei”. E fin da subito l’impegno è stato chiaro da parte della soprintendenza: il cimitero ebraico di via Orfeo a Bologna sarà oggetto e punto di partenza di un progetto di valorizzazione del patrimonio culturale ebraico del capoluogo felsineo sarà oggetto e punto di partenza di un progetto di valorizzazione del patrimonio culturale ebraico del capoluogo felsineo (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2018/01/02/archeologia-medievale-scoperto-in-via-orfeo-a-bologna-il-cimitero-ebraico-soppresso-450-anni-fa-con-le-sue-408-sepolture-e-il-piu-grande-ditalia-e-il-secondo-in-europa-sara-il-fulcro-di-un/). Sono passati cinque anni dalla fine degli scavi, e finalmente una mostra racconta la storia della comunità ebraica cittadina nei secoli del suo massimo splendore attraverso gli straordinari reperti rinvenuti – come si diceva – in via Orfeo a Bologna, poco lontano dalle mura trecentesche, in uno dei più ampi cimiteri ebraici medievali del mondo.

La locandina della mostra “LA CASA DELLA VITA. Ori e Storie intorno all’antico cimitero ebraico di Bologna”

Appuntamento al museo Ebraico di Bologna, giovedì 20 giugno 2019, alle 18.30, per l’inaugurazione della mostra “LA CASA DELLA VITA. Ori e Storie intorno all’antico cimitero ebraico di Bologna”, con Guido Ottolenghi, presidente Fondazione Museo Ebraico di Bologna; Cristina Ambrosini, soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio di Bologna; Daniele De Paz, presidente Comunità Ebraica di Bologna. “La Casa della Vita” o Beth ha-Chaim è uno dei modi con cui gli ebrei indicano tradizionalmente il cimitero (Beth ha-kevaroth): “… ti ho posto davanti la vita e la morte … scegli dunque la vita, onde tu viva, tu e la tua progenie” Deuteronomio (30,19). La mostra, aperta dal 20 giugno 2019 al 6 gennaio 2020, curata e organizzata dal museo Ebraico di Bologna e dalla soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, in collaborazione con Comunità Ebraica di Bologna, consente di ripercorrere, in modo globale e sistematico, la storia di una minoranza, dei suoi usi, della sua cultura e delle sue interazioni con la società cristiana del tempo.

Preziosi anelli rinvenuti nell’area del cimitero ebraico di via Orfeo

Anello d’oro recuperato dagli scavi del cimitero ebraico medievale di Bologna (foto Roberto Macrì)

Tra il 2012 e il 2014, gli scavi estensivi condotti dalla soprintendenza in via Orfeo a Bologna, preventivi alla costruzione di un complesso residenziale, hanno prodotto una delle scoperte archeologiche più importanti degli ultimi decenni: il ritrovamento del “perduto” cimitero ebraico medievale della città. Nota alle fonti d’archivio e sopravvissuta nella consuetudine orale – quest’area continua a essere indicata come “Orto degli Ebrei” ben oltre la Bolla Papale del 1569 che ne autorizzava la distruzione – l’area cimiteriale di via Orfeo ha restituito non solo centinaia di sepolture a inumazione perfettamente ordinate in file parallele ma anche straordinarie tracce di vita vissuta. Gioielli in oro di eccezionale fattura e bellezza, pietre incise, oggetti in bronzo recuperati in più di quattrocento sepolture, attestano la presenza a Bologna di una fiorente comunità proficuamente inserita nel contesto urbano e sociale fino a quando l’emanazione di due Bolle Papali la condanna ad abbandonare le città dello Stato Pontificio e ad essere cancellata dalla memoria dei luoghi dove avevano vissuto e operato. Questi reperti, finalmente visibili dopo anni di studi e restauri, sono i protagonisti della mostra “La Casa della Vita. Ori e Storie intorno all’antico cimitero ebraico di Bologna”. Una settantina di reperti riaffiorati dal sottosuolo danno testimonianza di un luogo di cui le fonti archivistiche attestavano l’esistenza ma di cui si era perduta ogni traccia, e sollevano interrogativi che ridestano ancora una volta curiosità verso un’epoca tra le più interessanti ed enigmatiche della storia culturale italiana.

Una sala espositiva del museo Ebraico di Bologna

Nel Ventennale del museo Ebraico di Bologna si torna dunque a parlare della presenza ebraica tra Quattro e Cinquecento in uno dei centri più importanti dell’ebraismo italiano. Durante il periodo della mostra, un percorso espositivo diffuso tra musei e istituzioni culturali della città – museo civico Medievale, Biblioteca Universitaria, museo internazionale della Musica, museo del Patrimonio industriale, museo civico del Risorgimento-Certosa di Bologna – consentirà al pubblico di conoscere luoghi, episodi e persone che hanno fatto la storia ebraica di Bologna dipingendo un quadro complessivo di grande respiro e insospettabile ricchezza. Inoltre a breve sarà pubblicato il volume “Il Cimitero ebraico medievale di Bologna: un percorso tra memoria e valorizzazione” curato da Renata Curina e Valentina Di Stefano, tredicesimo della collana Dea (Documenti ed Evidenze di Archeologia), della soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara. Il volume esce grazie al contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.