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Jesolo. Visite guidate con l’università Ca’ Foscari al sito archeologico Antiche Mura e al Monastero di San Mauro

jesolo_area-archeologica-antiche-mura_monastero-san-mauro_visite-guidate_locandinaDal 22 settembre al 13 ottobre 2022 si terranno le visite guidate gratuite al sito archeologico Antiche Mura e al Monastero di San Mauro di Jesolo. L’area è stata oggetto fin dal secolo scorso di numerosi studi e ricerche grazie ai quali sono arrivati a noi importanti documenti e resti archeologici che testimoniano l’importanza religiosa del luogo. Nel sito archeologico troviamo i resti della Cattedrale di Santa Maria, condizioni attuali risalenti probabilmente alla Prima Guerra Mondiale, e i resti del Monastero altomedievale di San Mauro, la cui scoperta risale agli anni cinquanta del Novecento. Le visite saranno curate dall’università Cà Foscari di Venezia – Dipartimento di Studi Umanistici. Visite guidate per residenti e turisti: il lunedì e il giovedì in due turni, primo turno alle 15.45, secondo turno alle 16.30. Visite guidate per scolaresche il lunedì e il giovedì alle 9.

Le origini di Jesolo, l’Equilo tardoantica-altomedievale: riportata alla luce la vita dell’antica comunità dagli scavi dell’università di Venezia in località le Mure

Veduta aerea dell’area di scavo della missione di Ca’ Foscari diretta da Sauro Gelichi nell’antica Equilo in località Mure di Jesolo

Cosa mangiavano i primi jesolani? Come si muovevano? Che malattie li affliggevano? Sono queste le domande a cui gli archeologi del dipartimento di Studi umanistici dell’università Ca’ Foscari Venezia stanno cercando di dare risposta dopo aver riportato alla luce i resti dei primi abitanti della città. Gli studiosi, coordinati dal professor Sauro Gelichi, nella campagna 2021 – di cui ora viene presentato un primo bilancio – hanno concentrato la loro attività di ricerca e indagine sull’area del cosiddetto monastero di San Mauro, in prossimità del complesso monumentale delle “Antiche Mura”. I lavori sull’area, iniziati nel 2017, nel 2021 sono durati due mesi e hanno cercato di affrontare alcuni quesiti sorti in seguito ai ritrovamenti del recente passato (vedi Le origini di Jesolo, l’Equilo tardoantica-altomedievale: nuove scoperte dagli scavi dell’università di Venezia in località le Mure. Il punto in un servizio su Archeologia Viva di luglio/agosto 2020 | archeologiavocidalpassato). Se gli archeologi erano stati in grado di individuare strutture (chiese, abitazioni, banchine) e ricostruire, a grandi linee, la traiettoria storica di questo centro durante l’Alto Medioevo, era possibile – e come – accedere direttamente alla storia degli abitanti? Come intercettare le singole biografie di una comunità? L’opportunità è arrivata nell’ultima campagna con lo scavo del cimitero che si trovava all’interno e nei pressi della chiesa di San Mauro. Le precedenti indagini (2018-2020) avevano mostrato la ricchezza del patrimonio biologico e che, a ragione, si poteva considerare un promettente campione, sul piano qualitativo e quantitativo, in grado di accedere direttamente alla storia degli uomini e delle donne dell’Alto Medioevo di questo territorio.

Foto aerea delle due zone di scavo a Jesolo/Equilo: le Mure e San Mauro (foto unive)
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Il prof. Sauro Gelichi dell’università Ca’ Foscari di Venezia

La ricerca, in concessione ministeriale, è diretta dal professor Sauro Gelichi, del dipartimento di Studi umanistici, con la collaborazione sul campo della dottoressa Silvia Cadamuro, della dottoressa Anita Granzo e, per la parte di studio antropologico, dalle dottoresse Serena Viva e Francesca Bertoldi. Lo scavo è finanziato dal Comune di Jesolo e dal Fondo Scavi di Ateneo. La ricerca ha potuto contare sulla collaborazione di Poli-Medica S.r.l. per l’analisi delle lesioni traumatiche rinvenute sui resti scheletrici. Attivata una collaborazione con il Laboratorio di Antropologia Fisica dell’università del Salento (professor Pierfrancesco Fabbri) per lo scavo e lo studio dei reperti osteologici e con l’università di Harvard (professor David Reich) per l’analisi del DNA, l’équipe ha completato lo scavo (e lo studio preliminare) di circa 140 individui, databili tra VIII e XII secolo. Un campione già al momento consistente, che si spera di poter raddoppiare se non triplicare con la campagna del prossimo anno. Si verrebbe così ad avere il campione di popolazione più numeroso scavato (e studiato) della laguna veneziana, relativo all’Alto Medioevo, e uno dei più cospicui noti al momento in Italia.

I giovani archeologi di Ca’ Foscari riportano in luce una sepoltura con inumato (foto unive)

“Le indagini che gli archeologi dell’università di Venezia stanno conducendo nel sito archeologico di Jesolo portano alla luce ogni anno incredibili novità che raccontano un pezzo dell’antica storia della nostra città”, dichiarano il sindaco della Città di Jesolo, Valerio Zoggia, e l’assessore alla Cultura, Giovanni Battista Scaroni. “Il lavoro svolto nel 2021 è stato, una volta ancora, eccezionale, e ci consentirà di scoprire le storie dei nostri antenati, di chi viveva su questo territorio ai suoi albori e del modo in cui si relazionavano tra loro le persone. Attendiamo con grande curiosità gli esiti degli approfondimenti, per non parlare di ciò che gli scavi ci regaleranno nel prossimo futuro”. E il prof. Sauro Gelichi, direttore dello scavo: “Con lo scavo che abbiamo intrapreso quest’anno, 2021, il progetto archeologico sull’antica Equilo ha indiscutibilmente segnato un ulteriore salto di qualità, non solo per l’autorevolezza e l’internazionalità delle collaborazioni avviate, ma anche per le tematiche affrontate. Lo scavo di Jesolo si sta proponendo come il progetto archeologico più innovativo e promettente per quanto riguarda la storia della laguna nella post-antichità e, in relazione all’aspetto archeo-biologico, tra i principali in Italia”. 

Modello 3D di una sepoltura dell’antica Equilo realizzata dagli archeologi di Ca’ Foscari (foto unive)

Gli archeologi si attendono molto dalle ricerche in corso (a cui collaborano anche il professor Carlo Barbante, il professor Dario Battistel e la professoressa Clara Turetta del dipartimento di Scienze ambientali, Informatica e Statistica): oltre a saperne di più sulla dieta alimentare, si investigheranno aspetti legati alla mobilità, alle malattie (come la talassemia) e al grado di conflittualità sociale. Inoltre lo studio tafonomico, unito a quello antropologico e archeologico, consentiranno di comprendere più nel dettaglio i comportamenti dei gruppi familiari in uno spazio di uso collettivo (come il cimitero), riflesso attraverso le pratiche funerarie e la gestione della memoria.  

Così appariva la cattedrale di Santa Maria Assunta nella campagna alla periferia di Jesolo agli inizi del Novecento (la foto è anteriore al 1903). Come si può vedere si tratta di una costruzione grandiosa, paragonabile alla basilica di San Marco in Venezia (foto unive)

Il progetto di scavo, iniziato nel 2011 in prossimità dei resti dell’antica cattedrale – e che ha portato alla scoperta di ciò che rimaneva di una mansio di epoca tardo-antica -, si è spostato più a nord, nella zona dove, nel 1954, erano stati messi in luce – ma anche poi ri-sepolti – i ruderi di un complesso ecclesiastico. Il recupero dell’edificio – con il rinvenimento anche delle strutture di una chiesa precedente: VIII-IX secolo d. C. -, la scoperta delle fondazioni di un campanile, il ritrovamento di un molo con resti di imbarcazioni (monossili) di XI-XII secolo, erano stati in grado di rappresentare l’importanza del luogo e di descriverci con ricchezza di particolari, uno degli spazi insediati che avevano qualificato l’abitato dell’antica Equilo. Sede episcopale nell’alto medioevo, snodo commerciale e porto alle foci della Piave Vecchia, Equilo era stato uno di quegli insediamenti ‘nuovi’, sorti nell’area della laguna di Venezia (o suoi bordi), che fiorirono durante l’Alto Medioevo, per finire poi abbandonati per motivi politici (il predominio sempre più forte della Serenissima), ma anche paleoambientali (l’impaludamento dell’area a seguito delle deiezioni del fiume Piave). Di questa antica città, abbandonata verso il XIII secolo, solo l’archeologia è in grado di recuperare le tracce materiali, attraverso le quali farla rivivere.

Le origini di Jesolo, l’Equilo tardoantica-altomedievale: nuove scoperte dagli scavi dell’università di Venezia in località le Mure. Il punto in un servizio su Archeologia Viva di luglio/agosto 2020

L’antico molo con i buchi dei pali delle bricole dell’antica Equilo scoperti a Jesolo nella campagna di scavo 2020 dell’università Ca’ Foscari diretta da Sauro Gelichi (foto unive)

Il litorale di Jesolo ai limiti della laguna nord di Venezia

Un molo, bricole e una piroga: sono i nuovi ritrovamenti dello scavo di Equilo-Jesolo a ridosso del Canale di San Mauro, che confermano la vocazione tipica di questo territorio lagunare. Una campagna di scavo ricca di soddisfazioni quella che Ca’ Foscari, sotto la direzione del prof. Sauro Gelichi, sta proseguendo nella località “Le Mure” di Jesolo, grazie anche all’amministrazione comunale che ha investito permettendo ai ricercatori di gettare nuova luce sulla storia della città. I risultati della campagna 2020 aggiungono un nuovo tassello alla ricca e complessa storia di questo territorio nel corso del Medioevo, che l’équipe di archeologia medievale del dipartimento di Studi umanistici di Ca’ Foscari aveva cominciato a svelare nel 2011 (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2014/01/17/le-origini-di-jesolo-lequilo-altomedievale-riemergono-dagli-scavi-delluniversita-di-venezia-in-localita-le-mure/). Proprio sulle ricerche archeologiche di Jesolo / Equilo tra tarda antichità e Medioevo un ampio servizio curato da Sauro Gelichi, Alessandra Cianciosi e Silvia Cadamuro, sulla rivista “Archeologia Viva” di luglio-agosto 2020 (n° 202) fa il punto sui risultati raggiunti.

Così appariva la cattedrale di Santa Maria Assunta nella campagna alla periferia di Jesolo agli inizi del Novecento (la foto è anteriore al 1903). Come si può vedere si tratta di una costruzione grandiosa, paragonabile alla basilica di San Marco in Venezia (foto unive)

Il prof. Sauro Gelichi dell’università Ca’ Foscari di Venezia

“Il progetto archeologico su Jesolo”, spiega il prof. Sauro Gelichi, direttore dello scavo e del Centro Interuniversitario per la Storia e l’Archeologia dell’Alto Medioevo, “che il nostro ateneo sta portando avanti in accordo e cooperazione con l’amministrazione comunale e con la soprintendenza, si sta configurando come uno dei più organici e promettenti avviati in regione negli ultimi anni. I risultati scientifici conseguiti hanno rivelato un sito del più alto interesse storico ed archeologico: il passato di Equilo sta facendo emergere una storia ricca di implicazioni politiche, sociali, culturali, funzionale a comprendere meglio le vicende di tutta l’area lagunare veneziana e delle zone contermini. Una storia che si intreccia con quella dell’antica Altino e, poi, della vicina Cittanova e della più lontana, ma sempre presente, storia di Venezia. La ricerca archeologica ha messo in luce straordinarie ed inedite narrazioni ma anche realtà materiali di notevole consistenza e valore, come ad esempio i dimenticati resti del cosiddetto monastero di San Mauro. Così si rende sempre più necessario avviare un processo di restauro e valorizzazione (a cui l’Università sta lavorando in accordo con l’amministrazione e la soprintendenza), che recuperi al meglio tutte queste testimonianze (le nuove ma anche le vecchie messe in luce negli scavi della cattedrale), per recuperarle e riproporle, opportunamente tradotte, in un percorso di conoscenza e di riappropriazione collettiva. Un percorso che dovrebbe avere diversi punti ‘forti’ (accanto ai ruderi della cattedrale, i resti del monastero di San Mauro e la Torre di Caligo) e che, assieme ad uno spazio idoneo dove esporre i reperti mobili e opportune ricostruzioni e ambientazioni digitali, sia in grado di affascinare ed istruire i cittadini ma anche le migliaia di turisti che affollano, d’estate, le spiagge di questa bellissima cittadina”.

I ruderi del campanile di S, Maria Assunta di Equilo

L’abitato dell’antica Jesolo sorgeva su un’isola, l’insula Equilus, oggi terraferma per effetto delle piene del Piave e delle bonifiche. Basta percorrere i pochi chilometri che separano i famosi lidi dal centro storico – affacciato questo sulla Piave Vecchia e sulla Paluda (l’estremità nord-orientale della laguna di Venezia) – e osare oltre dove finisce la città verso la campagna, per imbattersi nei ruderi ancora notevoli di un monumento un tempo grandioso: la chiesa cattedrale di Equilo, costruita molto probabilmente nel XII secolo. Quei ruderi martoriati sono lì a ricordarci un passato che la stessa comunità di Jesolo stenta a riconoscere, reciso com’è dal Medioevo in avanti. La Jesolo attuale è appunto l’erede dell’antica Equilo, insediamento ricordato in uno sparuto gruppo di documenti scritti medievali e abbandonato a partire dal XIII secolo. In casi come questo solo l’archeologia può tentare di riannodare i fili con la storia, dandole un senso e una profondità.

Scavi in corso nel grande edificio usato come “albergo” nella mansio attiva sull’isola di Equilo fra IV e V secolo. Ognuno degli ambienti che vediamo affiancati in serie serviva per dormire e farsi da mangiare (foto unive)

Per prima cosa è stata progettata una campagna di ricognizioni e analisi geo-archeologiche, con il fine di ricostruire, nei limiti del possibile, l’antica situazione ambientale di quest’area oggi perilagunare in rapporto con le possibili zone abitate. Da ciò è emerso il quadro di un insediamento che doveva svilupparsi su un arcipelago di barene o isolotti separati da canali alla foce dell’estuario della Piave Vecchia. Si trattava, dunque, di una posizione particolarmente favorevole, che spiega anche il motivo della colonizzazione di queste aree all’interno di una laguna separata dal mare da relitti di antichi cordoni costieri. Aree che gli scavi hanno dimostrato essere frequentate almeno dall’epoca medio imperiale (II-III sec. d.C.), quando vi si raccoglieva la conchiglia murex per produrre la porpora, attività probabilmente collegata con l’industria laniera della vicina città romana di Altinum (Altino). Così si spiega anche la fondazione, intorno al IV secolo, di una grande mansio nell’ambito di una rete di collegamenti interna alla laguna. Sono stati gli scavi più recenti a mettere in evidenza questa importantissima lontana fase insediativa e a far emergere strutture collegate con la ricezione e lo stazionamento di persone, animali e merci. Peraltro si tratta di una tra le stazioni di posta meglio conservate e documentate archeologicamente nel nostro Paese. Tuttavia la vita di questa mansio dovette essere piuttosto breve. Gli anni turbolenti del V secolo, coincidenti con lo stesso dissolvimento dell’Impero romano d’Occidente, sono lo spazio storico all’interno del quale possiamo datare l’incendio e l’abbandono delle strutture di questa mansio, che non furono più rioccupate, se non in maniera episodica.

Foto aerea delle due zone di scavo a Jesolo/Equilo: le Mure e San Mauro (foto unive)

Dopo il rinvenimento della mansio tardo antica, nel 2018 gli archeologi si erano concentrati nell’area di San Mauro, a nord della località “Le Mure”, scavata per la prima volta nel 1954 da G. Longo, assistente della soprintendenza Archeologica di Padova che vi aveva identificato i resti del monastero di San Mauro, citato nelle fonti medievali. I primi lavori di scavo avevano portato al ritrovamento di una piccola chiesa triabsidata, dotata di arredi architettonici tipicamente altomedievali, affiancata da altre strutture murarie più recenti, forse collegate al monastero. Ma in seguito le rovine erano state lasciate in stato di abbandono.

Foto zenitale da drone del complesso religioso di San Mauro sull’isola di Equilo attivo a partire dal IX secolo e per tutto il Medioevo nell’ambito di un’intensa attività di bonifica del territorio a fini agricoli (foto unive)

La campagna di scavo 2018, ha ridato nuova vita a questo sito proseguendo l’indagine dell’intera area di San Mauro per comprendere lo sviluppo dell’abitato di Equilo a nord dell’isola tardoantica (già indagata tra 2013-2016), riportando alla luce le eventuali strutture del complesso religioso, almeno quelle che potevano essersi conservate sotto il peso delle macerie e valutandone lo stato di conservazione. L’indagine del 2018, svolta sempre in collaborazione con il Comune di Jesolo e con la soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, ha riportato alla luce l’abside laterale della chiesa confermando, da una parte, i risultati dello scavo svoltosi nel 1954 e raccogliendo, dall’altra, numerosi dati del tutto inediti. È stato possibile infatti individuare e indagare depositi mai scavati in precedenza, sia all’interno che all’esterno dell’edificio e datare la formazione di questa porzione dell’insula Equilo al VII secolo d.C. Inaspettato il rinvenimento di 15 sepolture di adulti e bambini, appartenenti al cimitero annesso alla chiesa, per ora indagato solo parzialmente. Eccezionale è stata la messa in luce delle fondazioni del campanile di cui si era persa memoria, costituite da un esteso basamento in legno e da perimetrali spessi ben 160 cm, costruiti con grandi pietre squadrate.

Particolare di una sepoltura del cimitero di Equilo (VI-VII sec. d.C.). Come unico oggetto di corredo funebre vediamo un pettine in osso a doppia fila di denti, un tipo di manufatto che ricorre spesso nelle tombe altomedievali (foto unive)

La lunga stagione dell’Alto Medioevo. Durante il VI secolo tutta quanta l’area dovette passare nelle disponibilità della Chiesa. A questo periodo viene datato l’edificio religioso con mosaici, a cui abbiamo fatto riferimento prima , che rappresenterebbe il primo segno tangibile della presenza di un vescovo a Equilo, altrimenti documentata dalle fonti scritte solo a partire dal IX secolo. Altro segno di un controllo ecclesiastico dell’area sempre nel VI secolo è poi costituito da un cimitero, composto da inumazioni di nuclei familiari. Siamo giunti così all’Alto Medioevo. Finora gli scavi hanno restituito poche testimonianze di questo periodo, se non le fasi più antiche di una chiesa (IX secolo) che stanno venendo alla luce nell’area del già citato “monastero di San Mauro”. Tuttavia di una comunità equilense abbiamo notizie dirette da fonti scritte che si riferiscono a questo luogo, come quelle che compaiono nel testamento (829) redatto dal duca veneziano Giustiniano Particiaco, oltre che da elementi scultorei, come l’eccezionale frammento di sarcofago di un certo Antoninus tribunus (rappresentante della classe dirigente) e di sua moglie, databile sempre nel IX secolo.

Dallo scavo archeologico di Jesolo / Equilo a un percorso di visita permanente: amministrazione comunale e università Ca’ Foscari studiano il piano di fattibilità (foto unive)

La memoria del passato per gli abitanti e gli ospiti. Una storia così rilevante ha necessità di essere ricostruita, ma anche raccontata. E per farlo devono esistere luoghi e modi adatti. L’amministrazione comunale di Jesolo, di concerto con l’università Ca’ Foscari, sta dunque studiando un piano di fattibilità, non solo per recuperare e restaurare sul posto i resti della cattedrale e del “monastero di San Mauro”, ma anche per creare un percorso di visita che possa degnamente illustrare queste vicende. L’obbiettivo è restituire una fetta di quel passato non solo alla comunità, ma anche a coloro che durante il periodo estivo scelgono Jesolo come luogo di vacanza: un modo per valorizzare con contenuti diversi quella vocazione all’ospitalità che, già dall’età Tardoantica, il luogo dimostrava di possedere.