“Lezioni di immortalità”: l’archeologa e poetessa Flaminia Cruciani presenta al museo Egizio di Torino il suo ultimo libro dove racconta la vita, gli antichi e il senso dell’archeologia “per non dimenticare la Siria, terra di prodigi originari”
Poetessa e archeologa, Flaminia Cruciani ha fatto parte per diversi anni della Missione archeologica italiana a Ebla, in Siria. Con Ebla “gli italiani hanno scoperto una nuova lingua, una nuova cultura e una nuova storia” ha affermato Ignace J. Gelb, uno dei maggiori assiriologi americani del Novecento. Ma l’ultimo libro che ha scritto, “Lezioni di Immortalità. La vita, gli antichi e il senso dell’archeologia”, che giovedì 16 maggio 2019, alle 18, presenta nella sala conferenze del museo Egizio di Torino, non è propriamente un manuale di archeologia, e non è neppure un diario di viaggio o di avventure. È il racconto sincero e appassionato della più bella lezione di immortalità che Flaminia Cruciani abbia ricevuto dalla vita: l’archeologia in quella terra millenaria che è la Siria con la sua straordinaria gente. Dalla preparazione del viaggio all’organizzazione delle attività di scavo, dal rapporto con la popolazione locale alle numerose difficoltà della vita nel deserto, grazie a un linguaggio poetico e fortemente evocativo, l’autrice ci restituisce l’emozione di un lavoro tanto affascinante. Se l’antico sopravvive attraverso le rovine, che sono l’opera d’arte della natura, e attraverso i reperti, l’archeologia forse è il momento supremo, il kairos, dell’immortalità. “Mi è sembrato importante scrivere questo libro adesso, perché l’archeologia è l’unico modo di comprendere il presente. Per non dimenticare la Siria, terra di prodigi originari”. Alla presentazione del libro, dialogheranno con l’autrice il direttore Christian Greco e il professor Stefano de Martino (dipartimento di Studi storici dell’università di Torino). Ingresso libero in sala conferenze fino a esaurimento posti. Al termine della conferenza sarà possibile acquistare il volume “Lezioni di immortalità. La vita, gli antichi e il senso dell’archeologia” di Flaminia Cruciani.

La copertina del libro di Cruciani “Lezioni di Immortalità. La vita, gli antichi e il senso dell’archeologia”
Il libro “Lezioni di Immortalità. La vita, gli antichi e il senso dell’archeologia”. “L’archeologia è più affine alla poesia di quanto possiamo immaginare, si tratta in entrambi i casi di svelamenti, perché in un frammento si svela il mistero delle domande che ci abitano da sempre”, scrive Flaminia Cruciani. L’archeologo è un investigatore, nella ricerca sul campo indaga, procede all’indietro rispetto alla direzione del tempo per resuscitare, fra stratificazioni, un passato perduto. Un racconto ricco di pathos, che riguarda ognuno di noi, dove l’attenzione è posta sulle nostre radici. Flaminia Cruciani ci ricorda infatti che nel Vicino Oriente sono nati i miti più antichi, come la “Saga di Gilgamesh”, la prima riflessione della storia sul tema dell’immortalità, in cui all’eroe viene svelato il segreto della “pianta dell’eterna giovinezza”. Che ancora oggi, dopo oltre quattromila anni, l’uomo non si è stancato di ricercare. Per i mesopotamici il tempo passato figurativamente era ciò che stava di fronte, mentre il futuro era dietro le spalle. “Con questo libro”, scrive Flaminia Cruciani, “voglio restituirvi un tempo ritrovato , giovane, che inventa la vita”.
Flaminia Cruciani, poetessa e archeologa, vive tra Roma e Firenze. Si è laureata in Archeologia e Storia dell’arte del Vicino Oriente antico all’università La Sapienza di Roma, e ha poi conseguito il dottorato di ricerca in Archeologia orientale nella stessa università. Per lunghi anni ha partecipato alle annuali campagne di scavo della Missione archeologica italiana a Ebla, in Siria, diretta da Paolo Matthiae. Tra le sue raccolte poetiche, le più recenti sono Piano di evacuazione (2017) e Semiotica del male (2016). Suoi testi poetici, tradotti in diverse lingue, sono presenti in molte antologie italiane e straniere. È membro dell’Académie Européenne des Sciences, des Arts et des Lettres di Francia. Negli ultimi anni, come analogista, si dedica all’archeologia dell’anima.
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