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Pompei. All’auditorium degli Scavi l’incontro “Seneca tragico nel triclinio di Villa Arianna” con l’archeologa Maria Rispoli, direttore del museo Archeologico di Stabia, promosso dall’associazione internazionale Amici di Pompei

L’affresco di Arianna e Teseo che ha dato il nome alla Villa Arianna di Stabia (foto parco archeologico di Pompei)

Seneca tragico nel triclinio di Villa Arianna” è il titolo dell’incontro proposto dall’associazione internazionale Amici di Pompei ETS con l’archeologa Maria Rispoli, direttore del museo Archeologico di Stabia. La conferenza verrà arricchita da un commento del professor Gennaro Carillo, ordinario di Storia del Pensiero politico nel dipartimento di Scienze umanistiche dell’università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Appuntamento venerdì 21 novembre 2025, alle 17, all’auditorium degli Scavi di Pompei. Durante l’incontro verrà presentata una rilettura del noto ciclo pittorico del triclinio di Villa Arianna dell’antica Stabia, dimora romana il cui nome deriva dalla riscoperta, sulla parete di fondo del triclinio, della raffigurazione del mito di Dioniso che incontra Arianna abbandonata da Teseo sull’isola di Nasso. Il ciclo pittorico, risalente all’epoca neroniana, si ispira, secondo Maria Rispoli, integralmente alle tragedie di Seneca e alla sua poetica. La scelta di un programma figurativo di così alto spessore culturale e iconografico denota una committenza di altissimo rango. Così dietro la raffigurazione delle immagini che tappezzavano l’intero salone c’è da parte del proprietario un’adesione alla poetica e al pensiero filosofico di Seneca, che fu precettore di Nerone. Nello stesso tempo è possibile cogliere il riferimento a storie e aneddoti che rimandano al vissuto dello stesso Imperatore.

Grande Pompei. Dal 4 agosto i siti archeologici di Castellammare di Stabia (Villa Arianna, Villa San Marco, museo Archeologico di Stabiae “Libero D’Orsi”) sono collegati direttamente con la navetta Pompeii Artebus. Zuchtriegel: “Una soluzione logistica che valorizza il territorio e distribuisce i flussi turistici su un’area più vasta”

Navetta Pompei Artebus a Castellammare di Stabia (foto parco archeologico pompei)

Gli ambienti della reggia Quisisana dove è allestito il museo Archeologico di Stabiae “Libero D’Orsi” (foto parco archeologico pompei)

Dal 4 agosto 2025 un collegamento più diretto per i siti archeologici di Stabia, all’interno della città di Castellammare di Stabia (Na) per favorire la visita dei numerosi turisti che soggiornano nella città. Tanti gli ospiti delle strutture ricettive di Castellammare, spesso desiderosi di conoscere i luoghi di cultura della città e poterli raggiungere agevolmente, a cui destinare un servizio dedicato. È per questo che il Parco, in accordo con il comune di Castellammare di Stabia, ha inteso potenziare i percorsi di collegamento con i siti archeologici della Grande Pompei presenti sul territorio stabiese (Villa Arianna, Villa San Marco, museo Archeologico di Stabiae “Libero D’Orsi”) spostando – dal 4 agosto 2025 – il servizio navetta Pompeii Artebus dedicato a Stabia, direttamente a Castellammare. Da Pompei-Piazza Esedra continueranno invece a partire le navette per i siti di Oplontis e Boscoreale.

Affresco conservato a Villa Arianna a Castellammare di Stabia (foto parco archeologico pompei)

Dettaglio di un affresco di Villa San Marco a Castellammare di Stabia (foto parco archeologico pompei)

I turisti che da Pompei intenderanno raggiungere le ville e il museo Archeologico di Stabia potranno raggiungere la città di Castellammare in circumvesuviana (linea Napoli – Sorrento – fermata Castellammare di Stabia: per maggiori informazioni sui percorsi e gli orari della Circumvesuviana si prega di consultare il sito web ufficiale della vesuviana o le biglietterie locali) e da lì utilizzare la navetta, recandosi presso la fermata di piazza Unità d’Italia (o piazza Circumvesuviana fronte via Regina Margherita). La navetta partirà da piazza Giovanni XXIII (area sosta bus delimitata da segnaletica orizzontale ci colore giallo) a partire dalle 11.30 ed effettuerà un percorso urbano con alcune fermate all’interno della città (piazza Circumvesuviana fronte via Regina Margherita, altezza Centro laser su via Puglia), fino a raggiungere Villa Arianna, Villa San Marco e il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” con ultima corsa alle 18. Questa soluzione intende migliorare l’accessibilità, favorendo spostamenti più veloci tra i 3 siti stabiesi. Per le altre navette Pompeii Artebus consultare www.pompeiisites.org.

Il busto di Livia conservato nel museo Archeologico di Stabiae “Libero D’Orsi” nella reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia (foto parco archeologico pompei)

“Questo collegamento più diretto per i siti archeologici di Stabia, grazie alla Navetta Pompei Artebus, rappresenta un passo importante per il territorio stabiese”, commenta il direttore Gabriel Zuchtriegel. “Non è solo una soluzione logistica, ma un vero e proprio ponte culturale che ci permette di promuovere l’idea di una Grande Pompei, un parco archeologico diffuso, valorizzando un’area come Stabia, così ricca di tesori. Incoraggiando i turisti a esplorare anche le magnifiche ville di Stabia, distribuiamo i flussi di visita e i benefici economici su un’area più vasta. Siamo fiduciosi che questa iniziativa renderà l’esperienza di visita ancora più completa e indimenticabile”. E il sindaco di Castellammare di Stabia, Luigi Vicinanza, aggiunge: “Siamo entusiasti di questo nuovo servizio che rende finalmente più semplice e diretto l’accesso ai nostri straordinari tesori archeologici e al Museo Libero d’Orsi. È un passo concreto verso la valorizzazione del nostro patrimonio culturale, reso possibile grazie alla proficua sinergia con il parco archeologico di Pompei. Insieme al direttore del Parco, Gabriel Zuchtrighel, e alla direttrice del museo di Stabia, Maria Rispoli, che ringrazio, stiamo costruendo un modello virtuoso di promozione territoriale e accoglienza, rispondendo concretamente alle esigenze dei tanti visitatori che scelgono la nostra Castellammare come meta turistica”.

Pompei. Al Teatro Grande apre la stagione estiva con “Lisistrata”, riscrittura da Aristofane, drammaturgia e regia Marco Martinelli, messa in scena da 120 studenti/attori delle scuole del territorio vesuviano coinvolti nel progetto “Sogno di Volare”

Il regsita Marco Martinelli al Teatro Grande di Pompei (foto parco archeologico pompei)

120 studenti/attori delle scuole del territorio vesuviano coinvolti nel progetto “Sogno di Volare” aprono la stagione estiva del Teatro Grande di Pompei con “Lisistrata”, riscrittura da Aristofane, drammaturgia e regia Marco Martinelli. Appuntamento al Teatro Grande di Pompei sabato 24 e lunedì 26 maggio 2025, alle 21. In scena la comicità di Aristofane esilarante, provocatoria, paradossale, surreale per una commedia che parla di guerra, di ribellione, di emancipazione ma anche di collaborazione tra fazioni contrapposte per raggiungere un bene comune. Lo spettacolo replicherà mercoledì 28 maggio 2025 al teatro Dante Alighieri di Ravenna, sabato 4 ottobre 2025 al teatro Olimpico di Vicenza, sabato 15 e domenica 16 novembre 2025 al Piccolo Teatro di Milano, Studio Melato.

Studenti impegnati nelle prove di “Lisistrata” di Aristifane per “Sogno di Volare” (foto parco archeologico pompei)

Con 120 ragazzi, 90 dei quali partecipanti allo spettacolo – provenienti dai licei e dagli istituti tecnici della provincia Vesuviana, Pompei, Torre del Greco, Castellammare di Stabia e Torre Annunziata – si rende concreto il concetto di teatro come educazione morale. Teatro come esigenza di stabilire un concreto legame con il patrimonio culturale d’appartenenza. Il progetto nasce da un’idea del direttore generale del Parco, Gabriel Zuchtriegel ed è realizzato grazie a un protocollo di intesa con l’Ufficio regionale scolastico della Campania. Il progetto, di cui è Rup Maria Rispoli, vede la partecipazione delle scuole: liceo “E. Pascal” di Pompei, l’istituto superiore “E. Pantaleo” di Torre del Greco, entrano il liceo “G. de Chirico” di Torre Annunziata e l’istituto superiore “R. Elia” di Castellammare di Stabia. Economicamente il progetto è sostenuto dal parco archeologico di Pompei e dalla Fondazione Ray of light dell’artista Madonna che ha voluto finanziare l’intero progetto di questa edizione, testimoniando come l’arte e la cultura rappresentino investimenti per l’avvenire di molti ragazzi, alcuni dei quali ha conosciuto quando è stata in visita a Pompei (vedi Pompei incanta Madonna: l’artista – in visita privata nel giorno del suo compleanno – finanzia “Sogno di volare”, il progetto teatrale degli adolescenti del territorio promosso dal parco archeologico, e ne incontra un gruppo alla Casa del Menandro. Zuchtriegel: “Ringrazio Madonna per la sua generosità, visione e umanità” | archeologiavocidalpassato).

Il progetto, in collaborazione con il Ravenna Festival, il Teatro Nazionale di Napoli e il teatro delle Albe di Ravenna, dopo l’edizione zero del 2022 si avvia al quarto anno di attività, del triennio 2023 – 2025 dedicato ad Aristofane. Dopo “Uccelli”, “Acarnesi” e “Pluto”, gli studenti “mettono in vita” “Lisistrata” con la regia di Martinelli che applica la sua metodologia della non-scuola di teatro e l’ormai trentennale esperienza con gli adolescenti, con cui è stato capace di abbattere le ortodossie accademiche e recuperare il senso vitale del fare teatro. Lisistrata, colei che scioglie gli eserciti, messa in scena nel 411 a. C ad Atene, è il primo esempio drammaturgico incentrato sull’emancipazione femminile, non solo come atto di ribellione al genere maschile, ma soprattutto come momento di aggregazione tra donne che unite decidono di proporre agli uomini una sorta di compromesso: se i consorti non cesseranno il fuoco, le loro compagne si rifiuteranno di concedersi. Non è sola in questa protesta ma tira in mezzo anche altre donne, come la spartana Lampitò e l’altolocata Cleonice. Una commedia che parla di guerra, di ribellione, di emancipazione, ma anche di collaborazione tra fazioni contrapposte per raggiungere un bene comune. Aristofane, feroce critico del populismo imperialista dei demagoghi. La sua commedia scruta indiscreta, talvolta pettegola e sfrontata, il vissuto quotidiano dell’uomo comune, la sua mediocre esistenza, stretta tra necessità e piccole e grandi aspirazioni. Lo sfondo è l’agglomerato urbano, il linguaggio è quello delle piazze e dei mercati.

Studenti impegnati nelle prove di “Lisistrata” di Aristifane per “Sogno di Volare” (foto parco archeologico pompei)


Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei, in un incontro con gli studenti (foto kromatica pompei)

Un progetto nato da un’intuizione del direttore del parco archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel. “Il teatro nasce così: cittadini, abitanti della città che si raccontano, mettono in scena storie che parlano del mito, del passato, ma sempre anche della loro vita”, spiega il direttore Gabriel Zuchtriegel. “Con i ragazzi e le ragazze del territorio stiamo recuperando quel senso, e dopo aver assistito ad alcune prove, posso solo dire che quest’anno sarà uno spettacolo fortissimo, chi vuole capire le origini e la forza del teatro occidentale venga a vedere. È emozionante vedere come un testo classico possa sprigionare la creatività e l’espressività dei giovani di oggi, che vivono in un territorio considerato difficile, e da certi punti di vista lo è. Ma quello che vedrete vi libererà da più di un pregiudizio sui giovani dell’era digitale: quando li vedo recitare mi trasmettono un senso di speranza indescrivibile, e con la tournée che faranno dopo la prima di Pompei questa allegra speranza la porteranno anche in altre città: i ragazzi del territorio sono i migliori ambasciatori di Pompei nel mondo”.

Studenti impegnati nelle prove di “Lisistrata” di Aristifane per “Sogno di Volare” (foto parco archeologico pompei)

“Dalle macerie della guerra si impone la figura di Lisistrata, una donna che, attraverso l’ingegno e la determinazione, riesce a influenzare le decisioni politiche e sociali, sfidando le convenzioni del suo tempo, una pacifista ante litteram, modernissima, conscia che la pace non possa passare per le armi. A questi piccoli uomini, che fanno a gara per avere, per possedere, Lisistrata intuisce che vada tolto un bisogno primordiale: il sesso”, spiega Martinelli. “Cosa fare quando la pace si fatica a trovarla? Quando questa sguscia via dalle mani? Se lo chiedeva Aristofane nel V secolo a.C., mentre la guerra del Peloponneso avvampava furiosa, allontanando sempre più lo spiraglio di una tregua. Ce lo chiediamo ancora oggi, con ardore se lo domandano gli adolescenti che incontriamo nei nostri laboratori. Una che non si fa sedurre dal luccichio della sua epoca, che sa di avere un potere e lo utilizza per costruire lì dove gli uomini hanno distrutto”. Aristofane non smentisce mai la sua singolare attualità, mentre si lavora allo spettacolo il mondo sta cambiando per l’ennesima volta, ma le donne marciano per non vedersi sottrarre i propri diritti, la guerra continua a dilagare. Lisistrata descrive un colpo di Stato messo in atto dalle donne di Atene e Sparta, guidate dall’ateniese Lisistrata: esse costringono Ateniesi e Spartani a stipulare la pace, ricorrendo allo “sciopero sessuale” come arma di ricatto politico. Con la mediazione della protagonista si conclude infine la pace e la commedia termina fra canti e danze.

Il regista Marco Martinelli nelle prove di “Lisistrata” di Aristifane per “Sogno di Volare” (foto parco archeologico pompei)

Marco Martinelli, fondatore insieme a Ermanna Montanari del Teatro delle Albe, è tra i più importanti drammaturghi e registi del teatro italiano, e ha vinto ben sette volte il Premio Ubu come drammaturgo, regista, pedagogo. Le sue drammaturgie sono state tradotte, pubblicate e messe in scena in dodici paesi in Europa e nel mondo. Ha sviluppato inoltre negli anni un’esperienza di lavoro teatrale con gli adolescenti, che gli ha fruttato altri premi e riconoscimenti a livello internazionale. In Campania in particolare Martinelli nel 2006 a Napoli ha dato vita ad Arrevuoto, un progetto dell’allora Teatro Stabile di Napoli, per il quale ha ricevuto il Premio dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro e il Premio Ubu come “progetto speciale”. Nel 2007 ha diretto Punta Corsara, col sostegno della Fondazione Campania Festival. Nel 2017 ha pubblicato, per Ponte alle Grazie, “Aristofane a Scampia”, che ha vinto il premio dell’Associazione nazionale dei critici francesi come “miglior libro sul teatro” pubblicato in Francia nel 2021per Actes Sud. Nell’estate 2022 Martinelli ha debuttato a Ravenna Festival con il Paradiso dantesco, ideato e diretto insieme a Ermanna Montanari, ultima anta del progetto La Divina Commedia iniziato nel 2017 e prodotto sempre da Ravenna Festival, coinvolgendo nell’allestimento l’intera città, come in una sacra rappresentazione medievale e nel teatro rivoluzionario di massa di Majakovskij. Per gli spettacoli al Teatro Grande il regista è coadiuvato, già dalla prima edizione, dagli assistenti alla regia Valeria Pollice e Gianni Vastarella del Collettivo LaCorsa. 

 

Pompei. Nell’Insula 6 della Regio V, accanto alla Casa di Leda e il cigno, scoperta la Casa di Elle e Frisso (dal quadro mitologico presente nel triclinio) che porta nuova luce sugli ultimi momenti di Pompei con un estremo tentativo di salvezza da parte dei suoi abitanti

Il triclinio affrescato della Casa di Elle e Frisso nell’Insula 6 della Regio V a POmpei (foto parco archeologico pompei)

Il letto di traverso a sbarrare la porta della camera da letto per proteggersi dalla furia del Vesuvio, i resti di alcune vittime e gli oggetti quotidiani, segnali di una vita, poi bruscamente interrotta e che ancora una volta raccontano l’unicità di Pompei e dei suoi ultimi istanti prima della fine. È la scena che si è palesata con il recente scavo della Casa di Elle e Frisso lungo via del Vesuvio, e che restituisce la cronaca dei tentativi degli abitanti della dimora per salvarsi dall’ eruzione in corso. Gli approfondimenti scientifici su questo recente scavo sono stati pubblicati oggi sull’E-Journal degli scavi di Pompei https://pompeiisites.org/e-journal-degli-scavi-di-pompei/.

La Casa di Elle e Frisso è emersa nell’ambito dell’intervento “Restauro, Scavo e Valorizzazione della Casa di Leda – Regio V, insula 6 – Via del Vesuvio”, finanziato dalla programmazione ordinaria del parco archeologico di Pompei, a seguito di un progetto di ampliamento dello scavo della casa di Leda verso Est e Sud, al fine di potenziare la salvaguardia delle strutture archeologiche e delle decorazioni parietali emerse, mediante la creazione di un’area di rispetto più ampia.

Il quadro con il mito di Elle e Frisso nel triclinio dell’omonima Casa a Pompei (foto parco archeologico pompei)

La Casa di Elle e Frisso nella Regio V, Insula 6, prende il nome del quadro mitologico rinvenuto nel tricliinio, ed è ubicata vicino alla Casa di Leda e il cigno, già documentata nel 2018. Entrambe sono state oggetto di interventi di scavo conseguente ai lavori di consolidamento e tutela dei fronti perimetrali tra l’area scavata e non, e di miglioramento dell’assetto idrogeologico, e successivamente a interventi di restauro e di valorizzazione che ne consentiranno presto la fruizione al pubblico. Il quadro mitologico che dà il nome alla casa era nel pannello centrale di una parete del triclinio. Raffigura Frisso in sella al Crisomallo e la sorella Elle poco prima dell’annegamento. Il mito racconta che Elle e Frisso si salvarono dalla persecuzione di Ino volando in groppa ad un montone dal vello d’oro ma, durante il tragitto, Elle cadde nel mare che così prese il nome di Ellesponto. Nell’affresco è raffigurato il tragico momento della morte della fanciulla mentre tende la mano al fratello in cerca di aiuto. La raffigurazione del racconto mitologico è un esempio di un immaginario diffuso di tragedie di uomini e donne, ragazze e ragazzi, vittime di cataclismi vari, anche se non si può trascurare che nel I sec. d.C. queste storie non hanno più la valenza religiosa e culturale, che invece avevano avuto nell’età arcaica e classica. Dobbiamo supporre, dunque, che la loro funzione nelle case dei ceti medio e alto era principalmente l’intrattenimento, l’esibizione dello status economico e culturale, la “bellezza”, che traspare anche in questa domus di medie dimensioni.

“Scavare a Pompei e visitarla vuol dire confrontarsi con la bellezza dell’arte ma anche con la precarietà della vita di tutti noi”, dichiara il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel. “In questa piccola casa meravigliosamente decorata abbiamo trovato le tracce degli abitanti che hanno cercato di salvarsi, bloccando l’ingresso di un piccolo ambiente con un letto di cui abbiamo realizzato il calco. Questo perché dall’apertura del tetto dell’atrio entravano i lapilli, le pietre vulcaniche che rischiavano di invadere lo spazio. Non ce l’hanno fatta, alla fine è arrivata la corrente piroclastica, un violento flusso di cenere caldissima che ha riempito qui, come altrove, ogni ambiente, le scosse sismiche avevano già prima fatto crollare molti edifici. Un inferno che colpì questa città il 24 agosto 79 d.C., di cui ancora oggi troviamo le tracce”.

Casa di Elle e Frisso a Pompei: Il calco del letto messo di traverso a sbarrare la porta della camera da letto per proteggersi dalla furia del Vesuvio (foto parco archeologico pompei)

I principali ambienti portati in luce oltre all’ingresso, sono l’atrio con impluvium (vasca di raccolta delle acque), una camera da letto (cubiculum), una sala da banchetto (triclinium) con pareti riccamente decorate, e un vano con una tettoia e un’apertura al centro per il passaggio dell’acqua piovana. Proprio questa apertura potrebbe aver determinato l’ingresso dei lapilli che cascavano a pioggia all’interno della casa durante le prime fasi dell’eruzione, e da cui le vittime, oggi rinvenute, avevano provato a proteggersi rifugiandosi in un ambiente, sbarrato con un letto. Di quest’ultimo è stato possibile riprodurre il calco, dopo aver individuato nella cenere solidificatasi dei vuoti, formatisi a seguito della decomposizione organica del legno. All’interno dei vuoti è stato versato il gesso per ricostruire la forma del letto conservato come impronta nella cenere. Alcuni elementi, quali le soglie asportate, l’assenza in alcuni punti di decorazione, le tracce di taglio di porzioni di muratura nell’ingresso della casa lasciano supporre che la casa fosse interessata, al momento dell’eruzione, da interventi di ristrutturazione. Tuttavia continuò ad essere occupata dai suoi abitanti che colti dall’eruzione, preferirono non allontanarsi dall’abitazione, trovando qui la morte.

Planimetri delal Casa di Elle e Frisso nell’Insula 6 della Regio V di Pompei (foto parco archeologico pompei)

“Gli scavi effettuati tra il 2018 e il 2019 hanno parzialmente indagato il limite Nord delle fauces (amb. 48) e uno dei cubicula laterali (amb. 10) della casa di Elle e Frisso”, scrivono Maria Rispoli, archeologa del Parco, e Marco Tartari, archeologo libero professionista, sull’E-Journal degli scavi di Pompei. “La nuova campagna ha messo in luce un’area che presumibilmente corrisponde a un terzo della superficie originaria della casa. Restano ancora sepolte dal materiale eruttivo e dagli strati di riporto le stanze a Sud e ad Est del corridoio (amb. 50). Si accede alla domus da Via del Vesuvio. La soglia di ingresso è in marmo. Uno dei pilastri che delimita l’ingresso mostra evidenti tracce del taglio del muro: ciò indica che in una fase precedente l’ingresso della casa era costituito soltanto dal corridoio (fauces) che nell’ultima fase fu allargato e trasformato in un’anticamera più ampia (amb. 48) con accesso diretto all’atrio (amb. 29). Una peculiarità dell’ambiente 48 è l’assenza di decorazioni sulla parete Nord. L’atrio (amb. 29), liberato solo in parte, misura 5,20 x 3,33 m. Sulla parete Nord si conserva una nicchia 40 x 40 cm con mensola di marmo. L’impluvio è inornato e posto fuori asse rispetto all’ingresso. La tubazione di sfogo della vasca era protetta da un disco forato in piombo, rinvenuto in frammenti. Sulla parete settentrionale si conservano due gradini in travertino che rappresentano molto probabilmente la base di una scala che doveva condurre ad un soppalco. Sul pavimento, nell’area individuata come sottoscala, è stata rinvenuta numerosa suppellettile che ha consentito di interpretare questo spazio come dispensa.

Casa di Elle e Frisso a Pompei: affreschi del cubiculum (foto parco archeologico pompei)

A Ovest dell’atrio è stato indagato al momento un singolo cubicolo, l’ambiente 10 (3,00 x 2,60 m), decorato con pitture in IV stile. Il registro mediano si articola in tre pannelli a fondo bianco, separati da stretti riquadri decorati da ghirlande. Sulla parete Nord è un volto femminile all’interno di una cornice circolare, su quella Ovest un amorino alato, mentre sulla parete Est una divinità alata”

Dettaglio della decorazione delle pareti del triclinio della Casa di Elle e Frisso a Pompei (foto parco archeologico pompei)

“Procedendo invece verso Est – continuano Rispoli e Tartari – si entra nell’ambiente 52, il triclinio che ha restituito l’affresco che ha dato il nome alla casa. L’ambiente presenta una forma rettangolare che misura 4,70 x 3,50 m. La stanza presenta importanti danni strutturali riferibili al fenomeno di “sgrottamento sottofondale”, che si verifica in presenza di vuoti e voragini al di sotto di un setto murario. Nonostante l’accertamento autoptico di questi elementi abbia confermato la presenza di un vuoto al di sotto del triclinio, per ora non è possibile appurarne né la natura né l’eventuale destinazione d’uso. Tuttavia, la vicinanza dell’impluvio dell’atrio e poco distante dal triclinio stesso lascia supporre che il vuoto sia imputabile alla presenza di una cisterna di dimensioni considerevoli. Gli affreschi del triclinio in IV stile sono caratterizzati da un’articolata partitura delle pareti. Sulle pareti Nord e Sud il registro inferiore, a fondo nero, è caratterizzato da elementi architettonici che inquadrano animali in volo e bucrani. Ai lati, cespugli di felci e fiori adornano i pannelli laterali. Sul registro mediano, si aprono, ai lati delle pareti, scorci prospettici con elementi architettonici, quali porte ed elementi della trabeazione, caratterizzati da una grande cura nei giochi di luce con cui si implementa la resa prospettica delle finte architetture. Il pannello centrale, di colore ocra, è inquadrato da un portale monumentale con soffitto a cassettoni. Al di sotto sono invece collocati, su tutte le pareti, scorci paesaggistici. Sulla parete di fondo, all’interno del pannello centrale, si conserva il quadro mitologico che raffigura Frisso in sella al Crisomallo e la sorella Elle poco prima dell’annegamento. Una cornice con profilo ad L, costituita da una composizione di ghirlande e bordi di tappeto, circoscrive i pannelli laterali del registro mediano. Al centro è posta una finestra con balaustra marmorea. Il parapetto richiama una decorazione bugnata in stucco arricchita da ippocampi o fiori. Gli scorci prospettici inquadrano parte di un’ambiente con soffitto a cassettoni e un’edicola con fastigio a volute. Sulle pareti Nord e Sud si aggiungono delle ghirlande. Il passaggio al registro superiore è segnato da una cornice dentellata azzurra. Le figure, prevalentemente dipinte di rosso, si impostano su uno fondo bianco. Sui lati vengono ripresi elementi a bande e ghirlande rosse, bordi di tappeto e cornici dentellate che inquadrano figure vegetali e animali, quali arbusti stilizzati, cerbiatti e ippocampi. Al centro si conserva, solo sul lato Nord, parte di una balaustra e alla sua sinistra un pinax con scorcio paesaggistico marino. Un fregio con maschera tragica sormonta infine il soffitto a cassettoni dell’edicola centrale”.

I resti di un individuo scoperti nello scavo della Casa di Elle e Frisso a Pompei (foto parco archeologico pompei)

Nel corso dello scavo sono emersi anche i resti di almeno quattro individui, tra i quali un bambino. A quest’ultimo probabilmente doveva appartenere la bulla in bronzo qui ritrovata, ovvero un amuleto che veniva fatto indossare ai figli maschi fino al raggiungimento dell’età adulta. Tra i vari altri oggetti rinvenuti anche un deposito di anfore, stipato in un sottoscala con funzione di dispensa, alcune delle quali adibite al contenimento del garum, una salsa di pesce molto diffusa; e un set di vasellame in bronzo, composto da un attingitoio, una brocca monoansata, un vaso a paniere e una coppa a conchiglia.

Castellammare (Na). Al Teatro Supercinema presentazione del primo catalogo del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” a cura di Gabriel Zuchtriegel e Maria Rispoli

Interno del museo Archeologico di Stabia Libero D’Orsi nella Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia (foto parco archeologico pompei)

A settantacinque anni della riscoperta di Stabiae, esce il primo catalogo del museo Archeologico di Stabia, inaugurato nel 2020, riallestito e ampliato nel 2024. Il museo è stato intitolato alla memoria del preside Libero D’Orsi che cominciò a scavare sulla collina di Varano negli anni Cinquanta, riscoprendo l’antica Stabia. Il volume, a cura di Maria Rispoli e di Gabriel Zuchtriegel, è edito da Eidos Publishing and Design. L’evento di presentazione, l’11 aprile 2025, alle 18, al Teatro Supercinema di Castellammare di Stabia, rappresenta un’occasione imperdibile per chi ama l’archeologia ed è interessato a conoscere le prospettive future di questo importante patrimonio culturale della città. L’evento vede coinvolti i curatori, il direttore del parco archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel e la direttrice del Museo di Stabia Maria Rispoli che insieme al procuratore della Repubblica di Torre Annunziata Nunzio Fragliasso parleranno delle sfide che il parco archeologico di Pompei ha in atto sul territorio stabiano. A moderare l’incontro il Presidente del Comitato per gli Scavi di Stabia, Antonio Ferrara. Assieme ad alcuni degli autori dei saggi, tra cui Domenico Camardo, Renata Cantilena, Carmela Capaldi, Umberto Pappalardo, si continueranno ad illustrare i più recenti studi e le ultime importanti novità su Stabiae e l’ager stabianus, che getteranno nuova luce su un sito che si sta svelando sempre di più come uno dei luoghi strategici e nevralgici del territorio vesuviano in età romana. L’evento di presentazione è stato sostenuto dal Comitato per gli Scavi di Stabia, dall’Associazione Commercianti Stabiesi, dall’Associazione antica necropoli di Stabia Madonna delle Grazie.

Pompei. “Una sera a Pompei. Tra la Villa dei Misteri e Boscoreale”: passeggiate serali in occasione della presentazione del libro “Villa dei Misteri” di Maria Rispoli e Gabriel Zuchtriegel alla Biblioteca “Giuseppe Fiorelli”, che viene riaperta al pubblico nei nuovi spazi di San Paolino 

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La Villa dei Misteri a Pompei (foto parco archeologico pompei)

Nuovo appuntamento, mercoledì 30 ottobre 2024, con le passeggiate serali al parco archeologico di Pompei, con possibilità di visitare la Villa dei Misteri e la Villa Regina a Boscoreale con l’annesso Antiquarium. Due esempi di ville suburbane del territorio, l’una grande dimora residenziale dedita anche ad attività di produzione del vino, l’altra villa rustica, vera e propria fattoria del vino, l’unica interamente conservata dell’epoca, che saranno collegate dal servizio navetta Pompeii Artebus.

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I nuovi spazi della biblioteca “Giuseppe Fiorelli” nell’edificio di San Paolino a Pompei (foto parco archeologico pompei)

In occasione di questa apertura serale il Parco presenta alle 17.30, nei nuovi spazi della Biblioteca “Giuseppe Fiorelli”, nell’edificio di San Paolino, via Plinio 4, a Pompei, il libro “Villa dei Misteri” a cura di Maria Rispoli e Gabriel Zuchtriegel, edizioni Arte’m. La biblioteca “Giuseppe Fiorelli” ubicata negli edifici demaniali di San Paolino, dopo una attività di ristrutturazione e adeguamento dei locali, sarà aperta al pubblico da giovedì 31 ottobre 2024, dal lunedì al venerdì, dalle 10-17. Specializzata in archeologia, con particolare attenzione al sito di Pompei e al territorio vesuviano, la biblioteca è custode di un patrimonio librario di oltre 21mila unità bibliografiche, continuamente incrementato da acquisti, scambi e donazioni. Una prima biblioteca negli Scavi fu costituita nell’ambito della Scuola Archeologica fondata nel 1866 dal Direttore degli Scavi, Giuseppe Fiorelli. La biblioteca aveva sede nella Casa dei Cadaveri di Gesso (VI 17, 27) ed era specializzata in archeologia di Pompei e dei siti vesuviani. Dopo la soppressione della Scuola nel 1875 anche la Biblioteca cessò la sua esistenza. Oggi riprendendo l’idea di Giuseppe Fiorelli, con la sua riqualificazione si intende offrire un sostegno a studiosi e ricercatori per le indagini scientifiche e farne un luogo di riferimento per la promozione e la valorizzazione della ricerca archeologica. L’accesso alla Biblioteca è gratuito ed è consentito a tutti gli interessati dietro presentazione di un documento d‘identità. Oltre alle sale destinate alla ricerca e allo studio, la Biblioteca è dotata anche di una sala eventi per svolgimento di seminari, lezioni, conferenze, dotata di 47 posti a sedere. Tutti gli ambienti sono utilizzabili previa autorizzazione e su prenotazione. Al piano superiore dell’edificio di San Paolino che ospita la Biblioteca è stata realizzata, inoltre, una foresteria composta da 6 stanze con bagno per un totale di 9 posti letto e dotata di una grande sala comune. Tale spazio è pensato per accogliere ospiti nell’ambito delle attività di ricerca, studio, istituzionali e di collaborazione del parco archeologico di Pompei.

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Dettaglio degli ambienti della Villa dei Misteri a Pompei (foto parco archeologico pompei)

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Copertina del libro “Villa dei Misteri” a cura di Maria Rispoli e Gabriel Zuchtriegel (edizioni Arte’m)

Il libro “Villa dei Misteri” esce nell’ambito della collana “I Cantieri di Pompei”, all’esito del progetto di restauro e di sostituzione delle coperture della villa. L’intervento, conclusosi nel 2023, è stato progettato dal parco archeologico di Pompei che ha tenuto conto dei principi fondamentali del restauro, quali il minimo intervento, la reversibilità, la compatibilità con gli edifici archeologici, ma anche del criterio della sostenibilità energetica tramite l’uso di coppi fotovoltaici. Il volume si propone anche come occasione per rileggere alcune interpretazioni riguardanti il grande fregio del salone della villa, riattualizzandole alla luce degli studi sul processo che ha portato la nascita dell’arte romana. Quest’ultima viene approcciata tramite l’introduzione del concetto di arte “post-ellenistica” nel testo di Gabriel Zuchtriegel, che interpreta il grande fregio come una testimonianza antesignana di tale movimento artistico. Non manca, nel volume, un omaggio al soprintendente Amedeo Maiuri, in carica dal 1924 al 1961, il quale, oltre a completare lo scavo della villa dei Misteri, si rivela essere un precoce esperto di “fundraising”, dal momento che chiese e ottenne un finanziamento dal Banco di Napoli per questa impresa “da manuale” di tutela, ricerca e fruizione del patrimonio vesuviano. Ma il volume affronta anche i temi del restauro, della fruizione, dell’illuminazione e dell’accessibilità, chiudendo con un accenno ai nuovi scavi in corso dopo l’abbattimento di un edificio abusivo sovrastante l’area del Parco e che finora aveva impedito le indagini archeologiche della parte ancora inesplorata della villa. Splendide immagini corredano il testo, rese possibili grazie al contestuale progetto di illuminazione che ha scelto soluzioni sostenibili, attraverso l’utilizzo di coppi di reimpiego delle vecchie coperture, a cui sono stati associati embrici fotovoltaici: scelte efficaci che, pur adottando soluzioni tecnologiche innovative, rimangono rispettose dell’ecosistema e del paesaggio.

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Panoramica notturna della Villa Regina a Boscoreale (foto parco archeologico pompei)

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Il portico della Villa dei Misteri di Pompei illuminato per le visite serali (foto parco archeologico pompei)

Le passeggiate serali del 30 ottobre 2024 prevedono un percorso delle ville suburbane – Villa dei Misteri e Villa Regina a Boscoreale con annesso Antiquarium – e un secondo itinerario di visita alla mostra “L’altra Pompei. Vite comuni all’ombra del Vesuvio” allestita nella palestra grande di Pompei. Il percorso Ville suburbane ha il costo di 7 euro, incluso il servizio navetta Pompeii Artebus (gratuità e riduzioni come da normativa). Orari: 19.30-23.30 con ultimo ingresso alle 22.30. Durata del percorso: circa 40 minuti Villa dei Misteri e circa 1 ora Boscoreale. L’ingresso alla Villa dei Misteri è da strada urbana esterna. Il servizio navetta Pompeii Artebus è in partenza da Piazza Esedra con fermate a Villa dei Misteri e a Boscoreale. Orari consultabili sul sito www.pompeiisites.org. L’accesso alla mostra “L’altra Pompei” all’Anfiteatro ha invece il costo di 5 euro (gratuità e riduzioni come da normativa). Orari 19.30-23.30 con ultimo ingresso alle 22. Durata del percorso: circa 1 ora. Info: www.pompeiisites.org.

Castellammare (Na). Il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” si amplia con reperti in prestito dal MANN: una coppa in ossidiana dai motivi egittizzanti e un busto di una principessa giulio-claudia insieme ad affreschi esposti per la prima volta. Oggi ultima vista ai depositi prima della pausa estiva

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Il nuovo allestimento del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella reggia di Quisisana con i reperti giunti dal Mann (foto parco archeologico pompei)

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Uno degli affreschi, mai esposti prima, provenienti dal Mann ed esposti al museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella reggia di Quisisana (foto parco archeologico pompei)

Mercoledì 3 luglio 2024 è una data importante per il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia (Na). Nel giorno in cui è in programma l’ultimo appuntamento della stagione estiva ai depositi archeologici del Museo di Stabia (con due turni alle 15 e alle 16, la visita speciale sarà condotta dai funzionari restauratori del parco archeologico di Pompei sul tema del restauro e dell’arte della conservazione: biglietti acquistabili su prenotazione e nella biglietteria del museo), il museo “Libero D’Orsi” amplia il suo percorso espositivo con nuovi reperti. Una coppa in ossidiana a motivi egittizzanti e un busto-ritratto di una principessa giulio-claudia, attribuito a Claudia Ottavia, figlia di Claudio e prima moglie di Nerone, direttamente dalle collezioni del museo Archeologico nazionale di Napoli (Mann) insieme ad affreschi per la prima volta esposti, vanno ad ampliare l’esposizione del Museo. I reperti sono in prestito, grazie all’Accordo di valorizzazione sottoscritto nel 2023 tra il parco archeologico di Pompei e il Mann finalizzato alla valorizzazione del patrimonio stabiano, e per mezzo del quale è stata già integrata la collezione del Museo dalla sua riapertura, lo scorso marzo. Curatori del nuovo allestimento sono Maria Rispoli, direttrice del Museo, e Teresa Argento, funzionario restauratore della Reggia di Quisisana.

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Maria Rispoli, direttrice del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi (foto parco archeologico pompei)

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Uno degli affreschi, mai esposti prima, provenienti dal Mann ed esposti al museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella reggia di Quisisana (foto parco archeologico pompei)

“Il museo archeologico di Stabia è sempre più protagonista di una rete territoriale di siti e luoghi della cultura di inestimabile valore”, sottolinea il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel. “Abbiamo già in programma un incontro con il neo eletto sindaco di Castellammare, Luigi Vicinanza, per parlare di progetti futuri. I collegamenti con mezzi pubblici, decoro e segnaletica sono alcune priorità che vorrei affrontare insieme all’amministrazione comunale. Intanto si sta lavorando ai servizi di accoglienza alle ville di Stabia, dove sono in corso importanti lavori di restauro e accessibilità”.

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La Coppa C (phiale), rinvenuta a Villa San Marco da Libero D’Orsi nel 1954, prestata dal Mann ed esposta al museo Archeologico di Stabia (foto parco archeologico pompei)

Tra le opere arrivate di particolare pregio per la loro unicità e bellezza, vi è una delle tre coppe in ossidiana, decorate con pietre preziose e motivi egittizzanti, rinvenute a Villa San Marco da Libero D’Orsi. Il 21 e il 22 maggio del 1954, durante i lavori di scavo dell’ambiente n. 37, si rinvennero numerosissimi frammenti di ossidiana finemente lavorata e una notevole quantità di fili d’oro e minuscole tarsie di malachite, diaspro giallo, lapislazzulo, corallo bianco e rosa, alcune ancora inserite in tralicci di lamine d’oro, che costituivano una ricca decorazione ad intarsio. Intuita l’eccezionalità del rinvenimento, i reperti furono immediatamente trasferiti al laboratorio di restauro del museo Archeologico nazionale di Napoli.

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Le tre coppe provenienti da Stabia quando erano esposte insieme al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)

Gli interventi di restauro permisero di ricomporre due skyphoi (coppe) con decorazione egittizzante (Coppa A e Coppa B), uno skyphos più piccolo con elementi vegetali conservato quasi per intero (Coppa C) e parte di una phiale (coppa) con scena nilotica. Sulle coppe A e B sono raffigurate scene di culto di tradizione egizia; la coppa C, che arriva al museo Archeologico di Stabia, è caratterizzata da una variopinta decorazione, intarsiata in oro e pietre preziose di colore rosso, verde, bianco, rosa, giallo e blu, costituita da foglie, fiori e da un uccello posato sullo stelo centrale. Il tipo di rappresentazione si rifà a modelli “egittizzanti”, moda che si affermò a Roma dopo la conquista dell’Egitto a seguito della battaglia di Azio del 31 a.C. La preziosità dei materiali utilizzati, la tecnica, che presume artigiani altamente specializzati, fanno di questi vasi dei capolavori dell’artigianato alessandrino e soprattutto ci inducono a pensare ad una committenza esclusiva.

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Busto-ritratto di una principessa giulio-claudia, attribuito a Claudia Ottavia, figlia di Claudio e prima moglie di Nerone, proveniente dal Mann ed esposto al museo Archeologico di Stabia (foto parco archeologico pompei)

Altro reperto in esposizione è il noto busto-ritratto di una principessa giulio-claudia, attribuito a Claudia Ottavia, figlia di Claudio e prima moglie di Nerone, rinvenuto nel larario del piccolo peristilio della villa di Anteros insieme all’iscrizione di Anteros ed Heracleo, anch’essa esposta nel museo. Si tratta di una dedica ai Lari e alla Famiglia da parte di due personaggi, Anteros ed Heracleo, liberto e servo della famiglia in cui prestavano servizio. L’assenza dell’indicazione nel testo della gens, a cui è rivolta la dedica, lascerebbe presupporre l’alto rango di questa famiglia a tal punto da non esserne indicato il nome, vista la notorietà. Dunque, potrebbe trattarsi di liberti ed esponenti della famiglia imperiale, che custodivano ed esponevano nella propria casa un ritratto della principessa imperiale.

Castellammare di Stabia (Na). Al museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella reggia di Quisisana visite speciali nei depositi aperti al pubblico secondo un nuovo concept finalizzato a renderli non più solo luoghi di conservazione ma anche di fruizione e ricerca. Ecco il ricco programma

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Reggia di Quisisana: i depositi accessibili del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” (foto parco archeologico pompei)


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Maria Rispoli, direttrice del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi (foto parco archeologico pompei)

Ricco il programma di viste speciali – tra maggio e luglio 2024 – ai depositi del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia (Na): 16 maggio, “Nei depositi un patrimonio inestimabile!”; 22 maggio, “Il restauro e l’arte della conservazione”; 29 maggio, “Guardare oltre il visibile”; 5 giugno, “Il restauro e l’arte della conservazione”; 12 giugno, “Dividere, ricomporre, ricostruire”; 19 giugno, “Il restauro e l’arte della conservazione”; 26 giugno, “Il restauro e l’arte della conservazione”; 3 luglio, “Il restauro e l’arte della conservazione” (vedi Castellammare (Na). Al via la rassegna di visite speciali nei depositi del museo Archeologico di Stabiae “Libero d’Orsi”. Ecco il programma | archeologiavocidalpassato). Le visite sono prenotabili su www.ticketone.it (https://www.ticketone.it/…/stabiae-museo-archeologico…/) in due turni di visita per un massimo di 30 persone per gruppo (ore 15 e ore 16) e saranno guidate dai funzionari archeologi e restauratori, ma anche da studiosi e da professionisti che collaborano alle attività nei depositi. Il costo di 8€ include l’accesso al Museo. Il biglietto è acquistabile anche presso la biglietteria del Museo.

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Museo Archeologico di Stabia “Libero d’Orsi” alla Reggia di Quisisana a Castellammare (Na): i depsoiti accessibili al pubblico (foto parco archeologico pompei)

Ideati e progettati non solo come luoghi deputati alla conservazione di un patrimonio archeologico, sconosciuto ai non addetti ai lavori, ma anche come spazi dedicati alla conoscenza e alla condivisione, i depositi saranno aperti al pubblico nell’ottica di una fruizione partecipata. I visitatori saranno calati fisicamente nei sotterranei dove sono ubicati questi spazi generalmente riservati ad archeologi, restauratori, conservatori, operai e studiosi. La rassegna di visite speciali è organizzata e curata da Maria Rispoli, direttrice del Museo con l’intento di rivolgersi a un pubblico eterogeneo per offrire esperienze diversificate.

In questo video, realizzato da Aurora Meccanica per il parco archeologico di Pompei “Il Museo Archeologico di Stabia si racconta” conosciamo meglio il museo “Libro D’Orsi”. Il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”, ospitato nel Palazzo reale di Quisisana a Castellammare di Stabia, espone una ricca collezione di reperti archeologici provenienti dalle ville del territorio stabiese, che furono rinvenute prima dagli esploratori borbonici nel XVIII secolo e poi dal preside D’Orsi a partire dal 1950. L’antica Stabia è un sito archeologico straordinario, sede di importanti ville marittime dotate di lussuosi apparati decorativi. Nel 79 d.C. verrà distrutta dall’eruzione del Vesuvio alla stregua di Pompei ed Ercolano. Ma a differenza di queste ultime, essa rinacque come ci viene testimoniato dalle fonti. La sua posizione strategica, le vie per terra e per mare la salvarono dall’oblio. Affacciate sul Vesuvio, Ischia e il golfo napoletano le ville di Stabia godevano di un panorama straordinario. Nel museo sono esposti i raffinati apparati decorativi degli ambienti che si affacciavano proprio su questo panorama. Divinità, personaggi del mito e volti forse appartenuti ai proprietari di casa. Essi sono visti nella loro intimità, assorti e pensanti, profondamente in simbiosi con il contesto. Sembra sentire risuonare le parole di Cicerone rivolte al suo amico Marco: “Non ho dubbi in proposito. Hai tratto un’apertura nella tua camera da letto e ti sei spalancato un panorama sul golfo di Stabia”. Video mapping, ambienti sensibili e video-installazioni interattive accompagnano i visitatori alla scoperta della storia stabiana. La visita continua nei depositi aperti al pubblico secondo un nuovo concept finalizzato a renderli non più solo luoghi di conservazione ma anche di fruizione e ricerca.

Castellammare (Na). Al via la rassegna di visite speciali nei depositi del museo Archeologico di Stabiae “Libero d’Orsi”. Ecco il programma

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Museo Archeologico di Stabiae “Libero d’Orsi” alla Reggia di Quisisana a Castellammare (Na): i depsoiti accessibili al pubblico (foto parco archeologico pompei)

Al via dal 18 aprile 2024 il programma di viste speciali ai depositi del museo Archeologico di Stabiae “Libero d’Orsi”, inaugurato di recente nel suo rinnovato allestimento, nella reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia (Na). Ideati e progettati non solo come luoghi deputati alla conservazione di un patrimonio archeologico, sconosciuto ai non addetti ai lavori, ma anche come spazi dedicati alla conoscenza e alla condivisione, i depositi saranno aperti al pubblico nell’ottica di una fruizione partecipata. I visitatori saranno calati fisicamente nei sotterranei dove sono ubicati questi spazi generalmente riservati ad archeologi, restauratori, conservatori, operai e studiosi. La rassegna di visite speciali è organizzata e curata da Maria Rispoli, direttrice del Museo con l’intento di rivolgersi a un pubblico eterogeneo per offrire esperienze diversificate. Le visite sono prenotabili su  www.ticketone.it (https://www.ticketone.it/event/stabiae-museo-archeologico-libero-dorsi-reggia-di-quisisana-18396818/) in due turni di visita per un massimo di 30 persone per gruppo (ore 15.00 e ore 16.00) e saranno guidate dai funzionari archeologi e restauratori, ma anche da studiosi e da professionisti che collaborano alle attività nei depositi. Il costo di 8 euro include l’accesso al Museo.

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Museo Archeologico di Stabiae “Libero d’Orsi” alla Reggia di Quisisana a Castellammare (Na): i depsoiti accessibili al pubblico (foto parco archeologico pompei)

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Museo Archeologico di Stabiae “Libero d’Orsi” alla Reggia di Quisisana a Castellammare (Na): i depsoiti accessibili al pubblico (foto parco archeologico pompei)

Nei depositi sono assenti apparati didascalici, pannelli ed ogni altro supporto utile a comunicare. Il visitatore potrà dunque comprendere la funzione di cartellini con numeri di inventario, codici identificativi per rintracciare i materiali, troverà pareti allestite per individuare classi, tipologie per determinate categorie di materiali, touch screen per consultare il catalogo delle schede dei reperti.  In tal modo il deposito è trasformato in un luogo di sperimentazione e in laboratorio in cui si costruiscono contenuti e si elaborano dati. Il progetto rappresenta un modello sperimentale di fruizione nei depositi. La sfida del nuovo allestimento è consistita soprattutto nel rendere visibile un patrimonio, solitamente nascosto, senza essere necessariamente filtrato e caricato di informazioni.  La conoscenza che deriva dalla visita di un deposito non è tanto legata alla scoperta dei singoli manufatti, ma all’arricchimento cognitivo che scaturisce dal fare un’esperienza.

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Museo Archeologico di Stabiae “Libero d’Orsi” alla Reggia di Quisisana a Castellammare (Na): i depsoiti accessibili al pubblico (foto parco archeologico pompei)

“Entrare nel deposito è come guardare dietro le quinte di un meccanismo complesso, nel cuore di un grande museo archeologico, come lo è quello stabiese, dove vengono conservati i capolavori, si portano avanti restauri, studi e analisi su un patrimonio inestimabile”, dichiara il direttore del parco archeologico Gabriel Zuchtriegel. “Questo ci aiuta a capire meglio anche quanto vediamo nelle sale espositive dei musei e di apprezzare il lavoro che si svolge quotidianamente dietro le quinte. Scopriamo così che l’archeologia non è solo un bel vaso o uno splendido affresco in una vetrina, ma un processo, una filiera che porta dallo scavo al restauro e allo studio per poi essere raccontato in pubblicazioni, mostre e musei. Ogni oggetto ha una sua biografia, e il deposito è il luogo della cura e della memoria del patrimonio collettivo”.

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Museo Archeologico di Stabiae “Libero d’Orsi” alla Reggia di Quisisana a Castellammare (Na): i depsoiti accessibili al pubblico (foto parco archeologico pompei)

Programma delle visite: 18 aprile, Nei depositi un patrimonio inestimabile!; 24 aprile, Guardare oltre il visibile; 2 maggio, Il restauro e l’arte della conservazione; 8 maggio, Dividere, ricomporre, ricostruire; 16 maggio, Nei depositi un patrimonio inestimabile!; 22 maggio, Il restauro e l’arte della conservazione: 29 maggio, Guardare oltre il visibile; 5 giugno, Il restauro e l’arte della conservazione; 12 giugno, Dividere, ricomporre, ricostruire; 19 giugno, Il restauro e l’arte della conservazione; 26 giugno, Il restauro e l’arte della conservazione; 3 luglio, Il restauro e l’arte della conservazione.

Castellammare di Stabia (Na). Nella reggia di Quisisana apre al pubblico il museo Archeologico di Stabia “Libero d’Orsi” nel suo rinnovato allestimento, con un percorso ampliato, depositi visitabili e scuola di formazione e digitalizzazione. Zuchtriegel: “Un vero e proprio polo culturale e centro di ricerca di richiamo internazionale”

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Reggia di Quisisana: il nuovo allestimento del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” (foto parco archeologico pompei)

 

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Inaugurazione del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”: da sinistra, Mauro Passerotti, viceprefetto; Massimo Osanna, direttore generale Musei; Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura; Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei; Maria Rispoli, direttore del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” (foto parco archeologico pompe)

A due giorni dall’inaugurazione del nuovo percorso museale assieme al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, con il direttore generale dei Musei, Massimo Osanna; il vice prefetto capo della commissione straordinaria di Castellammare di Stabia, Mauro Passerotti; il direttore generale del parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel; la direttrice del museo Archeologico di Stabia Libero D’Orsi, Maria Rispoli (vedi Castellammare di Stabia (Na). Dopo un anno di stop per il nuovo allestimento, riapre il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”. Inaugurazione con il ministro Sangiuliano. Uno spazio anche per il Doriforo di Stabia, trafugato dai clandestini ed esposto a Minneapolis (USA).  Il procuratore Fragliasso fa il punto sull’iter giudiziario per far tornare il capolavoro in Italia | archeologiavocidalpassato), e dopo un anno di stop, il museo Archeologico di Stabia “Libero d’Orsi” riapre al pubblico il 6 marzo 2024 nel suo rinnovato allestimento, con un percorso ampliato, depositi visitabili e scuola di formazione e digitalizzazione.

Si duplicano le sale e si arricchisce la collezione di opere provenienti dalle ville del territorio stabiese. 507 i reperti ora esposti, tra dipinti murali, arredi marmorei, suppellettili in ceramica e bronzo. Il percorso si integra con tecnologie e apparati multimediali didattici che implementano l’accessibilità fisica e culturale delle opere e dei contenuti. Valorizzati anche i depositi del complesso, secondo un nuovo concept finalizzato a renderli non più solo luoghi di conservazione ma anche di fruizione e ricerca, aperti al pubblico. Oggi il percorso di visita è stato ampliato con l’introduzione di nuovi reperti restaurati mentre quello esistente è stato rivisitato alla luce dell’introduzione delle nuove tecnologie, di apparati multimediali e didattici.

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Reggia di Quisisana: il nuovo allestimento del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” (foto parco archeologico pompei)

Per la prima volta gli allestimenti mettono insieme gli apparati decorativi delle ville marittime rinvenute sulla collina di Varano durante gli scavi di età borbonica e quelli scoperti da Libero D’Orsi a partire dal 1950. L’allestimento che vede riuniti, dopo oltre 250 anni, i reperti stabiesi conservati al Mann e quelli rinvenuti dal preside, oggi custoditi al Quisisana, è stato possibile grazie all’Accordo siglato con il Mann per la valorizzazione del patrimonio stabiano che consente al museo di avere in prestito per tre anni molti dei reperti rinvenuti a Stabia secondo cicli di rotazione. Pertanto, per la prima volta sarà possibile fruire degli apparti decorativi organizzati per contesti di provenienza.

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Inaugurazione del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”: da sinistra, Massimo Osanna, direttore generale Musei; Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura; Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei (foto parco archeologico pompe)

“La riapertura al pubblico del museo Archeologico di Stabia, con il suo nuovo allestimento, le sue collezioni arricchite dai reperti provenienti dalle ville stabiesi e la riunione temporanea con quelli conservati al Mann, le sue sale rinnovate, il centro di formazione avanzato”, dichiara il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, “è una notizia bellissima per la cultura. Questo è un sito unico che, grazie al lavoro di tutti, torna a splendere e a offrire ai cittadini e agli appassionati un’offerta incredibile di testimonianze storiche di grandissimo rilievo. Un tassello fondamentale dell’operazione strategica di valorizzazione di questa area, all’interno del progetto della Grande Pompei, ovvero quell’immenso parco della storia diffuso, entro cui insistono le aree archeologiche di Pompei, Ercolano, Stabia, Oplontis, Boscoreale e tutto il territorio circostante. Il nuovo museo di Stabia sarà una delle perle di questo progetto che testimonia, ancora una volta, la centralità che la Campania ha per l’archeologia mondiale e la nostra scelta di continuare ad investire su queste meravigliose ricchezze del patrimonio culturale della Nazione. Su Castellammare c’è anche un finanziamento del Ministero pari a 4 milioni di euro per il restauro e la rifunzionalizzazione del Convento di San Francesco, alle spalle del Museo Diocesano. Il progetto esecutivo è in consegna. Entro l’estate avvieremo i lavori”.

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Firma della convenzione tra Gaetano Cimmino (sindaco) e Massimo Osanna (dg Pompei) per allestire il museo Archeologico di Stabia nella Reggia di Quisisana (foto parco archeologico pompei)

“Oggi si raccolgono i frutti di un progetto ambizioso in cui ho creduto da sempre, impegnandomi in prima linea per la valorizzazione della Reggia di Quisisana, divenuta, dal 2020, il naturale e prestigioso spazio espositivo del patrimonio archeologico dell’antica Stabiae”, interviene il direttore generale dei Musei, Massimo Osanna. “Visitare il museo Archeologico di Stabia significa non soltanto comprendere la vita e la cultura del passato, ma anche proiettarsi verso il futuro: qui, infatti, si intende costruire un modello virtuoso di dialogo con il territorio, una buona pratica basata sulla sinergia interistituzionale e sulla ricerca scientifica sperimentale. L’istituto, che riapre al pubblico con un nuovo allestimento arricchito nella compagine di reperti esposti e nella metodologia di comunicazione didattica, è un invito alla scoperta della nostra storia: anche l’accordo di valorizzazione con il museo Archeologico nazionale di Napoli ha permesso di proporre ai visitatori un viaggio straordinario tra manufatti appena sottoposti a un’attenta campagna di restauro”

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Reggia di Quisisana: i depositi accessibili del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” (foto parco archeologico pompei)

“Il museo Archeologico di Stabia è molto più di un museo di opere archeologiche di pregio, per quantità e qualità che evidenziano il valore storico e culturale del territorio stabiano”, sottolinea il direttore del parco Gabriel Zuchtriegel, “ma un vero e proprio polo culturale e centro di ricerca di richiamo internazionale, in quanto sede di una scuola di formazione per la valorizzazione dei beni culturali dotata di attrezzature per la digitalizzazione e depositi accessibili per la ricerca e lo studio”

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La Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia ospita il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” (foto parco archeologico di pompei)

Il museo è ospitato dal 2020 negli spazi della Reggia di Quisisana – edificio che vanta una storia di oltre sette secoli, poi valorizzato in epoca borbonica – come spazio dedicato all’esposizione di numerosi e prestigiosi reperti del territorio stabiano, insieme a preziose testimonianze della vita quotidiana, in particolare quella che si svolgeva nelle ville romane d’otium (lussuose residenze finalizzate al riposo, del corpo e dello spirito, dalle attività e dagli affari) e nelle ville rustiche (simili nella concezione alle moderne fattorie), site in posizione panoramica con “vista” sul Golfo di Napoli. L’operazione di valorizzazione del complesso del Quisisana, in concessione d’uso dal Comune di Castellammare, fu curata e promossa dal parco archeologico di Pompei diretto all’epoca dall’attuale direttore generale dei Musei, Massimo Osanna, consentendo di restituire al patrimonio italiano il più antico sito reale borbonico, oggi sede di un prestigioso Museo e centro di cultura.

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Il plastico multimediale nel museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” (foto parco archeologico pompei)

Il percorso multimediale. I 6 dispositivi multimediali lungo il percorso raccontano, attraverso modalità immersive e partecipative, le forti relazioni tra la città antica e quella contemporanea. Si racconta di un sito archeologico straordinario, l’antica Stabiae, due volte distrutta e due volte rinata. Conquistata e devastata nel corso della Guerra Sociale dalle truppe di Silla, come punizione per essere passata dalla parte dei ribelli italici, riprende vita come pagus di Nocera e diventa sede di importanti e prestigiose ville marittime, dotate di meravigliosi e lussuosi apparati decorativi. Successivamente verrà distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. alla stregua di Pompei ed Ercolano, ma a differenza di queste ultime rinasce già nel 90 d.C. come riporta il poeta Stazio. Stabiae era sede di una statio della flotta misenate e continuerà ad esserlo anche in età post eruzione, come ci dimostrano i reperti rinvenuti sotto la Cattedrale di Castellammare di Stabia. Nella prima sala un plastico multimediale entra in relazione con i reperti esposti, raccontando in un lungo arco temporale le trasformazioni del territorio – compreso tra Ercolano, il Vesuvio, Pompei fino a Sorrento sul versante napoletano e Nocera e i Monti Lattari su quello salernitano; e i due diversi momenti di scoperta della città antica di Stabia, la prima in età borbonica (negli anni in cui furono scoperte Pompei ed Ercolano); la seconda a opera del preside Libero D’Orsi, negli anni ‘50.  Quest’ultimo momento, in particolare, viene ripercorso attraverso un diario multimediale con la voce, le foto e gli appunti del preside D’Orsi. Un libro cartaceo multimediale che i visitatori possono sfogliare virtualmente per scoprire tutti i particolari che hanno fatto la storia e la fortuna degli scavi. Per la realizzazione di questa installazione è stato importante il contributo del Comitato scavi di Stabia, che conserva il prezioso patrimonio documentale di Libero D’Orsi.

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Museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”: esposti i preziosi reperti provenienti dai complessi residenziali dell’ager stabiano (foto parco archeologico pompei)

Le relazioni con il territorio. Il nuovo concept del museo è fortemente orientato a mettere in risalto le connessioni che l’antica Stabiae seppe creare con le risorse del suo ager (territorio) circostante, corrispondente oggi ai comuni di S. Antonio Abate, Santa Maria La Carità, Gragnano, Casola, Pimonte. Un ricco e variegato territorio che, in epoca romana, fu connotato dall’impianto di interessanti complessi residenziali e produttivi nel rispetto della vocazione di ciascun fondo agricolo. Contesti poco conosciuti dalla comunità che il Museo intende valorizzare e raccontare nella sua specificità. Un’ampia sezione è dedicata ai ritrovamenti provenienti da questi complessi, dotati di apparati di importante impegno architettonico e decorativo, dalle stanze di soggiorno, ai triclini e ai cubicula (stanze da letto) fino ad arrivare ai raffinati complessi termali. Il progetto scientifico è stato curato dal direttore generale Gabriel Zuchtriegel e da Maria Rispoli, direttrice del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”. Hanno contribuito alla realizzazione dei contenuti, studiosi del territorio, allievi della SSM – Scuola Superiore Meridionale e ricercatori dell’università della Campania “Luigi Vanvitelli”.

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Museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”: la nuova sezione è completamente dedicata al paesaggio. Gli allestimenti evocano le grandi sale affacciate sul Vesuvio e sul golfo stabiano (foto parco archeologico pompei)

La nuova sezione è completamente dedicata al paesaggio visto come determinante per la costruzione del rapporto tra natura e ambiente costruito. Gli allestimenti evocano le grandi sale affacciate sul Vesuvio e sul golfo stabiano che rappresentano ancora oggi quinte sceniche proiettate sul mare. Nel museo il paesaggio che era godibile in età pre 79 d.C. è stato riscostruito fedelmente sul fondo della sala, spogliandolo di tutte le costruzioni contemporanee, e riproponendolo in una proiezione dinamica che cambia nell’arco delle 24 ore della giornata. La proiezione diventa la quinta prospettica agli arredi rinvenuti nei peristili e nei giardini delle ville di Varano. Su di essi si affacciavano gli ambienti dedicati al soggiorno e al riposo diurno, all’otium e alla lettura, alla convivialità e all’ospitalità che mantenevano perennemente lo sguardo proiettato sul panorama: Ischia e Capo Miseno, Capri e la penisola sorrentina ma anche le alte e verdi montagne di cui Simmaco elogia la qualità e la salubrità del latte prodotto dagli armenti che qui pascolavano. Alle pareti le numerose figure di offerenti, i ritratti dei proprietari di casa, le figure femminili e maschili colte in atteggiamento pensieroso e languido. I volti sono visti nella loro intimità, assorti e pensanti, profondamente in simbiosi con il contesto. Campeggiano sulle pareti delle sale le parole di Cicerone, che scrive una lettera all’amico Marco Mario: Non ho dubbi in proposito: hai tratto un’apertura nella tua camera da letto e ti sei spalancato un panorama sul golfo di Stabia […]. Il ritrovamento del carro interamente conservato con i suoi cavalli, lungo le rampe di Villa Arianna, è testimonianza di una viabilità interna tra il pianoro di Varano e il mare ma è anche segno di una strage, quella dell’eruzione pliniana, che ha distrutto e sepolto l’antica città. Ma a differenza di Pompei ed Ercolano, Stabiae rinasce. Scomparsa Pompei, Stabiae rappresentava l’unico sbocco per Nocera. Le sue vie, quella per terra e quella per mare, l’hanno salvata dall’oblio. La rinascita è raccontata mediante un’installazione multimediale interattiva e dai reperti ricevuti in prestito dal museo Diocesano sorrentino stabiese, che conserva ed espone i reperti rinvenuti sotto il duomo di Castellammare di Stabia, che risalgono al II e al III d.C.

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Reggia di Quisisana: i depositi accessibili del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” (foto parco archeologico pompei)

I depositi archeologici di Stabia-reggia di Quisisana. I depositi, che saranno visitabili e aperti alla pubblica fruizione, sono stati ideati e progettati non solo come luoghi deputati alla conservazione di un patrimonio archeologico sconosciuto ai non addetti ai lavori, ma anche come spazi dedicati alla conoscenza e alla condivisione, aperti al pubblico e alle professionalità più diverse per lo studio e per il lavoro. Tutti gli ambienti sono stati progettati per essere fruibili al pubblico, suddivisi in spazi perennemente accessibili e per aperture occasionali: l’obiettivo è di accompagnare il visitatore in un inedito “dietro le quinte”, nel cuore pulsante di un lungo processo conoscitivo e scientifico che va dallo scavo del reperto fino alla sua musealizzazione. È stato avviato un importante progetto di digitalizzazione di tutta la collezione dei reperti stabiani, il cui progetto è curato da Maria Rispoli e da Alberto Bruni. I primi dati saranno sin da subito fruibili mediante postazioni multimediali collocate nelle sale dei depositi. Essi saranno a disposizione di visitatori e di studiosi che potranno consultare i database secondo livelli di fruizione diversificata.

regione-campania_progetto-iside_locandinaCentro di formazione e laboratorio di digitalizzazione 3D della reggia di Quisisana. All’interno della Reggia di Quisisana è stato realizzato un centro di formazione avanzato, grazie al progetto “ISIDE – Percorso formativo condiviso e federato per la Safety&Security dei luoghi della cultura del MiC della Regione Campania”, finanziato con risorse del “PON Legalità” 2014-2020 del ministero dell’Interno. Grazie a tale progetto è stato possibile realizzare delle aule multimediali appositamente attrezzate con dotazioni tecnologiche estremamente avanzate, inclusi visori 3D per esperienze di formazione immersiva. All’interno di tali aule, unitamente a quelle realizzate negli altri luoghi della cultura della Regione Campania, è stata già avviata un’attività di formazione (con lezioni sia in diretta, erogate dai docenti presenti in una delle aule, sia in differita, grazie a una piattaforma didattica appositamente realizzata che può essere utilizzata dai partecipanti all’interno delle aule o da remoto, da qualunque tipo di postazione) riguardante gli aspetti della sicurezza, intesa sia come Safety che come Security, e della tutela del patrimonio al fine di aumentare le competenze e le conoscenze di tutto il personale del MiC della Regione Campania. Il progetto è strettamente connesso con un analogo progetto della Regione Calabria, grazie alla visione federata alla base della loro realizzazione. Le aule, attrezzature, infrastrutture potranno essere inoltre utilizzate per altre iniziative e progetti di formazione, al fine di garantire la giusta diffusione e disseminazione culturale in tutti i settori di interesse del MiC (e non solo), potendo operare in sinergia con università e altri istituti/enti nazionali e internazionali. All’interno degli spazi è stato anche realizzato in collaborazione con la Scuola Superiore Meridionale un apposito laboratorio per la digitalizzazione 3D dei reperti e degli oggetti artistici, attrezzato con apparecchiature e dispositivi all’avanguardia dal punto di vista tecnologico. L’intervento di ampliamento del Museo è parte di un insieme di progetti per la Reggia e il suo giardino storico per un importo complessivo di 7 milioni 616mila euro.