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Arona (No). All’archeomuseo “Khaled al-Asaad” al via la rassegna biennale “Viaggi nel tempo e nello spazio in una sera di mezza estate”: Marco Baioni con “Reperti eccezionali dal mondo palafitticolo” apre il ciclo “Archeo-Vita. 5 sere di mezza estate per scoprire abiti reperti e bevande dal profondo del tempo”

Al via la nuova edizione della rassegna biennale “Viaggi nel tempo e nello spazio in una sera di mezza estate”, il ciclo di archeo-conferenze estive dell’archeomuseo “Khaled al-Asaad” di Arona (No): cinque appuntamenti serali, gratuiti ed esperienziali, per esplorare, in un’atmosfera coinvolgente e suggestiva, frammenti di vita quotidiana del passato grazie alla voce di relatori d’eccezione. Il ciclo di conferenze di quest’anno si intitola “Archeo-Vita, 5 sere di mezza estate per scoprire abiti, reperti e bevande dal profondo del tempo” e si preannuncia un viaggio tra reperti sorprendenti, antiche tradizioni e sapori capaci di attraversare la storia, per scoprire insieme come si vestivano, cosa mangiavano e cosa bevevano i nostri antenati. Tutti gli eventi sono gratuiti. Per informazioni: archeomuseo@comune.arona.no.it. La prenotazione è obbligatoria per la conferenza con archeo-degustazione del 27 agosto 2025. La rassegna è realizzata con il contributo del ministero del Turismo – Fondo, nell’ambito del progetto Palafitte Unesco, in favore dei Comuni a vocazione culturale, storica, artistica e paesaggistica, nei cui territori sono ubicati siti riconosciuti dall’Unesco patrimonio mondiale dell’Umanità.

Si comincia mercoledì 23 luglio 2025, alle 21, con la conferenza “Frutti, semi e… porte di legno. Reperti eccezionali dal mondo palafitticolo” con l’archeologo Marco Baioni, direttore del museo Archeologico della Valle Sabbia (Gavardo, Bs) e degli scavi alla palafitta del Lucone (Polpenazze del Garda, Bs).

Mercoledì 30 luglio, alle 21, è il turno di Claudia Mangani, conservatrice archeologa del museo civico Archeologico “G. Rambotti” di Desenzano del Garda (Bs), per la chiacchierata archeologica “Antiche trame. Storie di tessuti e ornamenti dall’età del Bronzo”.

Il viaggio prosegue mercoledì 6 agosto, alle 21, con l’intervento di Cristiano Brandolini, conservatore del civico museo Archeologico e Paleontologico di Arsago Seprio (Va), Alle origini di una bevanda di successo: la birra nella storia.

Dopo una breve pausa, si riprendono gli appuntamenti mercoledì 20 agosto, alle 21, con Andrea Del Duca, archeologo e direttore dell’Ecomuseo del Lago d’Orta e Mottarone (No), che svelerà “I 4 segreti della lavorazione del latte. Viaggio tra storia e leggende della produzione casearia”.

Il ciclo si chiude mercoledì 27 agosto, alle 21, on una conferenza con archeo-degustazione di vini e antiche ricette a cura dell’archeo-gastronoma Laura Mussi, che accompagnerà i partecipanti alla scoperta de “Il Vino tra Celti e romani” (prenotazione obbligatoria).

L’ingresso dell’archeomuseo “Khaled al-Asaad” ad Arona (foto comune di arona)

“Anche quest’anno l’Archeomuseo prosegue con entusiasmo la propria missione portando l’archeologia fuori dalle vetrine e trasformandola in racconto vivo e coinvolgente”, dichiara Davide Casazza, assessore alla Conservazione e Valorizzazione dei Beni storici della Città di Arona. “Il nostro territorio vanta un patrimonio archeologico eccezionale, in particolare grazie al sito palafitticolo dei Lagoni di Mercurago, Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Il ministero del Turismo ha scelto di premiare Arona con un importante finanziamento, riconoscendola come località turistica ad alta vocazione culturale, proprio per la presenza di questo sito unico e grazie a questo contributo possiamo “far prendere vita” all’archeologia attraverso un ricco programma di conferenze esperienziali. E non ci fermiamo qui: a breve l’Archeomuseo sarà rinnovato con un nuovo allestimento multimediale, pensato per rendere l’esperienza ancora più immersiva e innovativa. La cultura, per noi, è un motore di crescita, identità e partecipazione condivisa”. Anna Bernardoni, già conservatrice dell’Archeomuseo, aggiunge: “Invitiamo cittadini e turisti a venirci a trovare in occasione della Rassegna estiva per vivere l’archeologia con leggerezza e stupore, tra parole, immagini e degustazioni che ci guideranno alla scoperta della quotidianità nel profondo del tempo. Siamo particolarmente lieti che alcuni direttori impegnati in progetti di scavo, valorizzazione e musealizzazione di altri siti palafitticoli abbiano accolto il nostro invito: sarà un’occasione preziosa per ampliare lo sguardo verso una dimensione più ampia e condivisa del patrimonio UNESCO, creando connessioni tra territori, istituzioni e comunità”.

Verona. Al museo Archeologico nazionale per la Giornata nazionale del Paesaggio mattinata su “Il paesaggio delle palafitte”: focus sui siti palafitticoli di Polpenazze sul Garda (Bs) e quello di Oppeano (Vr). E visita immersiva coi visori a un suggestivo viaggio in un villaggio di 3500 anni fa

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Il 14 marzo 2025 si celebra la Giornata nazionale del Paesaggio istituita, con Decreto ministeriale 7 ottobre 2016 n. 457, con l’obiettivo di contribuire a “promuovere la cultura del paesaggio in tutte le sue forme e a sensibilizzare i cittadini sui temi ad essa legati, attraverso specifiche attività da compiersi sull’intero territorio nazionale mediante il concorso e la collaborazione delle Amministrazioni e delle Istituzioni, pubbliche e private”. Quest’anno il museo Archeologico nazionale di Verona e la soprintendenza ABAP di Verona hanno organizzato per sabato 15 marzo 2025, alle 10, al museo Archeologico in stradone San Tommaso 3 a Verona, una giornata dedicata a “Il paesaggio delle palafitte”, con un focus sui siti palafitticoli di Polpenazze sul Garda (Bs) e quello di Oppeano (Vr). Ingresso gratuito.

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Modellini di abitati palafitticoli esposti al museo Archeologico nazionale di Verona (foto graziano tavan)

Programma. Alle 10, Claudia Mangani, conservatrice del museo civico “G. Rambotti” di Desenzano, “Il progetto Antiche Tracce per la promozione e la valorizzazione dei siti palafitticoli Unesco”; 10.20, Marco Baioni, direttore del museo Archeologico della Valle Sabbia, su “Vivere sull’acqua: il sito palafitticolo del Lucone (Polpenazze del Garda, Bs)”; 10.40, Angiolino Bellè, autore di alcuni plastici ricostruttivi del villaggio palafitticolo di Oppeano, loc. Feniletto, in esposizione in museo, “I plastici della palafitta del Feniletto (Oppeano, Vr).

Alle 11, il pubblico è invitato a effettuare una visita immersiva nel mondo delle palafitte attraverso appositi visori realizzati tramite la rete delle Palafitte UNESCO: un suggestivo viaggio in realtà virtuale in un villaggio di 3500 anni fa.

Preistoria. A Capo di Ponte (Bs) al museo nazionale della Preistoria della Valle Camonica apre la mostra “Sotto lo stesso sole. Europa 2500-1800 a.C.”: viaggio alla scoperta delle lunule, a partire da quella d’oro dal British Museum, simboli solari e status symbol tra la tarda età del Rame e l’inizio dell’età del Bronzo

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Locandina della mostra “Sotto lo stesso sole. Europa 2500-1800 a.C.” al museo nazionale della Preistoria della Valle Camonica dal 28 aprile al 30 settembre 2023

Parte da Capo di Ponte (Bs) un viaggio che, a partire dalla preziosa lunula in oro proveniente dal British Museum, va alla scoperta di altre lunule provenienti dall’Italia settentrionale e permette uno sguardo nuovo anche sulle immagini incise sulle stele e sui massi-menhir della Valle Camonica. Appuntamento al museo nazionale della Preistoria della Valle Camonica – MUPRE a Capo di Ponte (Bs) venerdì 28 aprile 2023, alle 15.30, per l’inaugurazione della mostra “Sotto lo stesso sole. Europa 2500-1800 a.C.” a cura di Marco Baioni, Claudia Mangani, Maria Giuseppina Ruggiero e il coinvolgimento del MUPRE-museo nazionale della Preistoria della Valle Camonica, a Capo di Ponte, del museo Archeologico della Valle Sabbia di Gavardo e del museo civico Archeologico “Giovanni Rambotti” di Desenzano del Garda. Tra il 2500 e il 1800 a.C. (tarda età del Rame e inizio dell’età del Bronzo) il continente europeo è teatro di importanti trasformazioni, conquiste tecnologiche e cambiamenti sociali ed economici. Il tutto è accaduto “sotto lo stesso sole”, in una Europa che assisteva alle prime prove di reti commerciali e culturali e di linguaggi iconografici comuni. Con le merci e le persone si muovevano le idee, le invenzioni e le culture. Si creano codici comuni, iconografie condivise, patrimoni di immagini che permettono di comunicare tra territori distanti. Nell’anno di Brescia e Bergamo capitali della cultura, partendo dall’analisi del singolo manufatto, lo sguardo si estende oltre la produzione locale alla ricerca di confronti e contatti con altri contesti dell’anfiteatro morenico del Garda per poi affacciarsi sul panorama europeo.

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La “lunula” d’oro da Blessington (Irlanda), datata tra il 2400 e il 2000 a.C. conservata al British museum di Londra ed esposta alla mostra a Capo di Ponte (foto drm-lombardia)

Al MUPRE l’esposizione – aperta al pubblico dal 28 aprile al 30 settembre 2023 – ruota attorno ad uno straordinario reperto proveniente dal British Museum: la “lunula” d’oro da Blessington (Irlanda), datata tra il 2400 e il 2000 a.C. Il manufatto si inserisce in una produzione attestata in questo ambito cronologico soprattutto in Irlanda e in Gran Bretagna di preziosi collari in foglia d’oro, chiamati per la loro forma lunulae (dal latino “piccole lune”). A dispetto del nome, tuttavia, questi oggetti non erano collegati tanto alla rappresentazione della luna, quanto al sole e alla sua simbologia. L’uso dell’oro, l’accurata levigazione delle superfici, riflettevano la luce solare con effetti abbaglianti: erano certo ornamenti di grande prestigio che distinguevano per status chi le indossava, forse in particolari occasioni e cerimonie. L’arrivo in Valle Camonica del prezioso manufatto nasce dalla collaborazione con il British Museum sostenuta nel 2022 da Emanuela Daffra in occasione del prestito di quattro stele per la mostra “The world of Stonehenge”, che ripercorreva la storia millenaria di quell’eccezionale monumento.

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Il pettorale semilunato in argento da Villafranca di Verona, conservato al museo Archeologico nazionale di Verona (foto drm-veneto)

La lunula di Blessington fa da catalizzatore per scoprire l’esistenza di altre lunule da contesti dell’Italia settentrionale e permette di rivedere con altro sguardo alcune immagini incise sulle stele e sui massi-menhir della Valle Camonica. Dal museo dell’Area Megalitica di Saint Martin de Corléans (Aosta) arriva in mostra il pendaglio in rame a forma di semiluna. Giungono dal nuovo museo Archeologico nazionale di Verona il pettorale semilunato in argento e l’alabarda di rame da Villafranca di Verona insieme ad altre due lunule in bronzo da Lazise. Sempre da Verona, ma stavolta dal museo di Storia naturale, proviene la lunula in bronzo da Torbiera di Guardola (Mantova). Spicca, tra gli elementi in mostra il corredo dalla Tomba 4 da San Giorgio Bigarello (Mantova), che viene qui per la prima volta esposto al pubblico, una doppia sepoltura che comprendeva i resti di un ragazzo e di una donna.

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Lunule in bronzo da Lazise conservate al museo civico di Storia naturale di Verona (foto musei civici vr)

Quanto esposto al MUPRE trova un approfondimento ed un contesto attraverso le tappe che, in successione, coinvolgeranno il museo Archeologico della Valle Sabbia a Gavardo e il museo civico Archeologico “G. Rambotti” di Desenzano. Al museo di Gavardo dal 1° maggio fino al 30 settembre 2023 ci si focalizzerà sui rapporti tra l’Italia settentrionale e il mondo transalpino;  da luglio a ottobre 2023, sarà la volta del museo Rambotti, dove il tema delle reti commerciali e delle connessioni culturali sarà illustrato attraverso lo studio di un manufatto particolare: il brassard, una placchetta rettangolare in pietra, probabilmente utilizzata come parapolsi per gli arcieri, di cui ritroviamo esemplari simili in Italia e in varie parti d’Europa.

Il sito palafitticolo di Lucone di Polpenazze del Garda protagonista ai “Giovedì dell’archeologia” di Rovereto. Interviene il direttore dello scavo, Marco Baioni. Tra le scoperte più interessanti il cranio di un bambino di 4000 anni fa: culto dei crani? Rito di rifondazione? E quest’anno anche uno scheletro di bambino

Ai “Giovedì dell’archeologia” di Rovereto il sito palafitticolo di Lucone di Polpenazze (Bs)

Un sito palafitticolo del lago di Garda protagonista ai “Giovedì dell’archeologia 2018”, organizzati a ingresso gratuito dalla Società Museo Civico, con la Fondazione Museo Civico e la Fondazione Comel. Appuntamento giovedì 18 ottobre 2018, alle 18, in sala convegni “F. Zeni”, a Palazzo Parolari di Rovereto, sede della Fondazione Museo Civico: titolo dell’incontro “Vivere sull’acqua. Scavi nel sito palafitticolo di Lucone di Polpenazze”, con Marco Baioni, direttore del museo Archeologico della Valle Sabbia di Gavardo (BS) nonché direttore degli scavi del sito di Lucone, sito palafitticolo dell’età del Bronzo che sta regalando anche scoperte eccezionali, come il recentissimo rinvenimento dello scheletro di un bambino vissuto oltre 4000 anni fa. Proprio nell’ultima campagna di scavo di questa estate 2018 al cosiddetto Lucone D gli archeologi hanno trovato lo scheletro parziale di un bambino di circa due anni e mezzo o tre risalente al 2010/2020 a.C. Non è stato rinvenuto il cranio ma al momento non si sa se possa essere lo stesso bambino del quale era stato rinvenuto proprio il cranio nel 2012. Baioni è entusiasta: “Questo è sicuramente il ritrovamento più importante degli ultimi tempi. Tra i resti significativi di questa campagna c’è una fornace di argilla cotta al sole, con all’interno dei frammenti di ceramica, che ipotizziamo possa essere stata utilizzata come silos per i semi”.

Il bacino del Lucone a Polpenazze dove è stato trovato un ricco sito palafitticolo

L’archeologo Marco Baioni

“Dal 2 luglio 2012” scrive Baioni sul sito del Mibact, “sono riprese le ricerche del Museo Archeologico della Valle Sabbia nel sito palafitticolo D del Lucone di Polpenazze, iniziate nel 2007 e sostenute economicamente dal Comune di Gavardo con il contributo di Regione Lombardia, nell’ambito di una serie di progetti sulle palafitte del Garda che hanno avuto come partner i comuni di Polpenazze del Garda e Desenzano del Garda”. Il Lucone è un ampio bacino del settore nord-occidentale dell’anfiteatro morenico del Garda, anticamente occupato da uno specchio d’acqua che venne bonificato in epoca rinascimentale. “Il sito, a differenza di altri bacini inframorenici – continua Baioni -, non conobbe ricerche ottocentesche e venne praticamente riscoperto negli anni ’50 e ’60. Dal 1965 al 1971 P. Simoni dell’Associazione Gruppo Grotte Gavardo, su incarico della soprintendenza, avviò i primi scavi (Lucone A). Le ricerche successive hanno individuato cinque aree (denominate A, B, C, D, E), verosimilmente corrispondenti ad insediamenti di tipo palafitticolo. Dal punto di vista cronologico il bacino del Lucone, dopo una fase tardo-neolitica rappresentata dal Lucone C, risulta abitato stabilmente per tutto il Bronzo Antico e in alcuni punti anche durante il Bronzo Medio iniziale. Nel Bronzo Medio avanzato si assiste a una forte contrazione delle aree abitate e col Bronzo Recente il bacino sembra abbandonato. Di recente il sito di Polpenazze è stato iscritto nella lista del patrimonio dell’Umanità UNESCO nell’ambito del sito seriale transnazionale “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino”.

Il cranio di bambino di 4000 anni fa ritrovato nel 2012 al Lucone D

Tra le scoperte fatte sul sito palafitticolo di Lucone ricordiamo un vaso contenente cereali (“Straordinario rinvenimento: è un grande vaso di forma biconica, parzialmente frammentato in loco e deformato dall’esposizione al calore, che conserva ancora parte del suo contenuto di spighe di cereali”); un cranio umano in palafitta (“Nella porzione nord-occidentale dello scavo, quella rivolta verso quello che allora era il centro del lago, immediatamente sopra allo strato pertinente all’incendio è stato rinvenuto nel 2012 un cranio umano, attribuibile per dimensioni e attraverso una sommaria analisi dentaria a un bambino di 3-4 anni. Il cranio, privo di mandibola, è stato rinvenuto in corrispondenza di un sottilissimo livello torboso, sopra a due grandi travi subparallele in giacitura orizzontale. Per una superficie di circa 2 mq l’area risultava coperta da un sottile strato di corteccia di albero (ontano?), che copriva anche il reperto umano. La scoperta riveste naturalmente un’importanza straordinaria, innanzitutto perché si ricollega al tema del culto dei crani in ambito palafitticolo, questione ampiamente dibattuta e scarsamente corredata di dati provenienti da scavi moderni. In secondo luogo il fatto che sia di bambino apre un’altra serie di interrogativi sul trattamento degli immaturi nelle pratiche funerarie. Per le deduzioni finali si rimanda a un momento più avanzato della ricerca. Per ora sono in corso accertamenti per capire se si tratti di un resto umano che era conservato nella palafitta bruciata, oppure se la deposizione del cranio possa essere inquadrata in un momento di rifondazione delle strutture, quale rito di fondazione di una casa”); due straordinarie falci (“In due punti differenti del villaggio sono stati rinvenuti due falcetti in legno con lame in selce trattenute da mastice. Essi rappresentano due differenti tipologie di falce in legno. Entrambe presentano una profonda incisione in cui sono inserite lame in selce a ritocco piatto, trattenute da un mastice di origine vegetale. Il primo è però un coltello messorio a corpo rettilineo desinente in un’appendice ricurva, mentre l’altro esemplare è sempre una falce in legno con armatura in selce, ma con corpo ricurvo, detto a mandibola, e manico distinto in un’impugnatura”).