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Ercolano. Quinto appuntamento con “Magma”, la serie video del parco archeologico: con il direttore Sirano e l’archeologo Varriale scopriamo i dettagli emersi in un ambiente della Casa dell’Albergo, a ridosso del punto in cui il mare bagnava Herculaneum, nel cantiere dell’antica spiaggia

Francesco Sirano e Ivan Varriale nell’ambiente livello antica spiaggia della Casa dell’Albergo a Ercolano (foto paerco)

Per il quinto appuntamento della nuova serie video “Magma” del parco archeologico di Ercolano la passeggiata continua alla scoperta del cantiere dell’antica spiaggia di Ercolano. Il direttore Francesco Sirano e l’archeologo Ivan Varriale illustrano alcuni dettagli emersi durante il cantiere in un ambiente della Casa dell’Albergo, a ridosso del punto in cui il mare bagnava Herculaneum.

“La Casa dell’Albergo”, ricorda Sirano, “è una delle dimore più grandi dell’antica Ercolano, articolata su vari livelli. Nell’ambito del progetto Antica spiaggia è previsto lo scavo e il restauro di questo ambiente”. In particolare dello scavo si sta occupando l’archeologo Ivan Varriale. “Questo della lussuosa domus era un ambiente di servizio che connetteva i livelli più bassi della casa con quella che era l’antica spiaggia”, spiega. “Si tratta probabilmente di un locale per il carico/scarico delle merci, visto che siamo anche nei pressi delle cucine della casa. Lo scavo restituisce proprio un’immagine dell’eruzione nel momento della tragedia, quando la porta dell’ambiente era chiusa. È rimasta proprio l’impronta della porta sullo strato di materiale vulcanico, che probabilmente è penetrato dall’esterno all’interno dell’ambiente, lasciando il calco della porta. Qui si vedono chiaramente le assi di legno e addirittura chiodi in ferro, elementi delle cerniere che permettevano di aprire la porta”. Si vedono anche dei fori. “Quello più in basso – continua Varriale – è probabilmente una finestra aperta per dare luce all’ambiente. Invece quel buco che si vede attaccato alla volta è probabilmente un pozzo di scavo. Era la tecnica di scavo dell’Ottocento quando si procedeva per pozzi e cunicoli. Qui troviamo proprio le tracce di questo scavo, perché non vediamo soltanto nella muratura dove si vedono le tracce delle picconate ben evidenti, ma riusciamo a ritrovare anche nello scavo: scavando abbiamo intercettato il piano dove gli scavatori ottocenteschi si sono fermati. Si vede il piano inciso tagliato dagli scavatori nell’Ottocento. Chiaramente sotto questo piano troviamo tutti i crolli relativi agli intonaci, parte dei legni della porta che sono stati trovati sul posto e sono stati poi scavati e ora sono conservati in deposito.

Ercolano. Quarto appuntamento con “Magma”, la serie video del parco archeologico: con il direttore Sirano e l’archeologo Camardo scopriamo il modo di lavorare degli antichi romani grazie a delle scoperte rinvenute sul banco tufaceo nel cantiere dell’antica spiaggia

Francesco Sirano e Domenico Camardo sul cantiere dell’antica spiaggia di Ercolano, tra il banco tufaceo e la rampa per le Terme Suburbane (foto paerco)

Per il quarto appuntamento della nuova serie video “Magma” del parco archeologico di Ercolano la passeggiata continua alla scoperta del cantiere dell’antica spiaggia di Ercolano. Il direttore Francesco Sirano e l’archeologo dell’Herculaneum Conservation Project Domenico Camardo raccontano alcune curiosità sul modo di lavorare degli antichi romani grazie a delle scoperte rinvenute sul banco tufaceo.

La passeggiata ci porta di fronte alle Terme Suburbane dove si vedono degli incassi nel banco tufaceo. “Quando abbiamo ripulito tutta quanta l’area”, spiega Camardo, “sono emersi tutti questi incassi che hanno delle inclinazioni molto chiare all’interno che servivano per ricevere dei pali di legno inclinati su cui erano poste delle carrucole che permettevano di sollevare i pesanti blocchi di tufo man mano che si procedeva con l’estrazione. È infatti qui che si vede ancora benissimo un’impronta quadrangolare di un grosso blocco che è stato staccato e sollevato: quindi questo è ciò che resta di un cantiere edile dell’antichità. In pratica vediamo al negativo l’estrazione dei blocchi”. L’area di ricerca è di fronte alla rampa di accesso delle Terme Suburbane, un ingresso secondario forse usato per portare legna per farle funzionare. “Vediamo che ci sono dei dislivelli”, fa notare Sirano. “A cosa è dovuto questo cambio di livello delle fondazioni? In realtà anche in questo caso siamo di fronte ai segni e alle tracce di una oscillazione della terra: quando la terra si abbassava, il mare si avvicinava alla città. Sono chiare le tracce dell’erosione della base della scala, ma anche della base dell’edificio che quindi è stato esposto a un certo punto all’azione delle mareggiate. E infatti basta guardare le finestre del Samovar per vedere che i romani sono stati costretti a restringerle con dei muretti e dei pannelli di cocciopesto per proteggersi dal mare”. Quindi – conclude Camardo – nel giro di pochi anni la città ha dovuto reagire a una serie di trasformazioni e di fenomeni naturali. “Erano eventi molto veloci, come quelli che succedono oggi nella vicina Pozzuoli dove nel giro di pochi anni il mare gonfia la terra anche di un metro per poi abbassarsi”.

Ercolano. Terzo appuntamento con “Magma”, la serie video del parco archeologico: con il direttore Sirano e l’archeologo Varriale scopriamo le ricerche nel giardino pensile della Casa del rilievo di Telefo

L’archeologo Ivan Varriale e il direttore del parco archeologico di Ercolano Francesco Sirano nel cantiere dell’antica spiaggia (foto paerco)

Per il terzo appuntamento della nuova serie video “Magma” del parco archeologico di Ercolano la passeggiata continua alla scoperta del cantiere dell’antica spiaggia nei pressi delle Terme Suburbane dell’antica Herculaneum nel giardino pensile della Casa del rilievo di Telefo. Il direttore Francesco Sirano e l’archeologo Ivan Varriale ci fanno conoscere le ricerche e i progetti che rendono ancora più interessante questa zona della città antica.

“Procedendo lungo l’antica spiaggia”, esordisce Sirano, “siamo ora arrivati nell’angolo dove un tempo sorgeva una torre poi utilizzata per realizzare il gran salone decorato in marmi della Casa del Rilievo di Telefo che si trova proprio sopra di noi. Qui furono trovati anche tutti gli elementi del tetto e del soffitto di questo salone, alcuni dei quali hanno conservato anche splendidamente i loro colori. E in questa posizione si trovava anche una scaletta attraverso la quale si saliva a un giardino pensile che caratterizzava l’affaccio a mare sempre della Casa del Rilievo di Telefo”. Da questa posizione si vede bene il fronte della Casa del Rilievo di Telefo articolato su più piani con semicolonne ancora in vista, “C’è anche la presenza di aperture più antiche – continua Sirano – appartenenti a una prima fase della vita della casa che poi in un secondo momento sono state chiuse e murate per creare lo spazio dove ci troviamo che è un vero e proprio giardino pensile che affacciava direttamente sulla scogliera e aveva la vista sul mare. Sul fondo c’era un piccolo porticato e degli ambienti coperti a volte”.

In sezione il crollo dei piani superiori sull’antica spiaggia di Ercolano: si vede una colonna capovolta dalla furia dell’eruzione (foto paerco)

“In quest’area abbiamo appena cominciato l’intervento”, spiega Varriale. “E sono cominciate a uscire fuori tutta una serie di evidenze come si vede bene qui in sezione: i crolli dei piani superiori di ambienti. Si vede proprio una colonna capovolta dalla furia dell’eruzione, con tutti gli elementi delle travature di legno che sostanzialmente facevano parte probabilmente delle strutture che sorreggevano i piani superiori. E all’interno c’è un corridoio coperto, un criptoportico: si apriva un ambiente che adesso è quasi completamente sommerso di materiale vulcanico. Quindi c’è solo la sezione: si intravede la struttura di un triclinio estivo, cioè di una sala da pranzo che affaccia sul giardino con i divani per mangiare, sui quali erano posti dei cuscini. C’era anche uno spazio centrale dove veniva posta la mensa alla quale si servano gli ospiti. Simili strutture non ci sorprendono perché chiaramente traevano beneficio dal belvedere e la vista che si poteva godere da quest’area. Questo ci fa capire quanto doveva essere stata spettacolare la Casa del Rilievo di Telefo”.

Ercolano. Secondo appuntamento con “Magma”, la serie video del parco archeologico: con il direttore Sirano e gli archeologi Camardo e Sirleto scopriamo i dettagli dei ritrovamenti all’interno del flusso piroclastico che ricoprì l’antica città

Francesco Sirano, Domenico Camardo e Rosaria Sirleto al cantiere dell’antica spiaggia di Ercolano (foto paerco)

Seconda puntata della nuova serie video “Magma” del parco archeologico di Ercolano che torna a raccontare il fermento di attività in corso nell’area archeologica. Col direttore Francesco Sirano, l’esperto dell’Herculaneum Conservation Project Domenico Camardo e l’archeologa Rosaria Sirleto continua la passeggiata alla scoperta del cantiere dell’antica spiaggia: stavolta scopriamo i dettagli dei ritrovamenti all’interno del flusso piroclastico che ricoprì l’antica città di Herculaneum durante l’eruzione del 79 d.C.

“Nelle sezioni si intravede la furia con cui si è abbattuta l’eruzione”, spiega Camardo. “Si legge bene la violenza dell’eruzione e anche la ricchezza di questi diversi livelli per circa 2 metri e mezzo di altezza lungo tutta la sezione di scavo”. È davvero impressionante la quantità di materiale archeologico che è stato trascinato durante l’eruzione. Lo spiega bene Rosaria Sirleto, archeologa del parco archeologico di Ercolano, impegnata nel bellissimo cantiere dell’antica spiaggia. “Come dicevo anche agli operai”, illustra Sirleto, “questa è proprio l’istantanea di quello che è avvenuto in quel momento. La leggiamo chiaramente. La parte alta conserva il crollo degli edifici. Si leggono chiaramente pezzi di murature, ma anche le tegole dei tetti. E quindi questo ci dà proprio la percezione di quello che deve essere stato l’urto del flusso piroclastico contro i tetti degli edifici della città. E invece nella parte bassa ci sono gli elementi che sicuramente appartenevano in parte – come alcune travi – all’orditura dei tetti, e in parte sono sicuramente elementi relativi ad alberi: si vedono proprio degli alberi trascinati. Rispetto ad altri contesti dove solitamente siamo abituati a rinvenire ceramica, e poi anche dopo a processare questi dati, invece qui abbiamo proprio immediata la restituzione di quella che è stata la tragedia. Proprio un fotogramma”.

Ercolano. Primo appuntamento con “Magma”, la nuova serie video del parco archeologico: con il direttore Sirano e l’archeologo Camardo scopriamo i lavori di scavo e pulizia sull’antica spiaggia

Il direttore Francesco Sirano discute con l’archeologo Domenico Camardo sull’antica spiaggia (foto paerco)

Prima puntata della nuova serie video “Magma” del parco archeologico di Ercolano che torna a raccontare il fermento di attività in corso nell’area archeologica. Insieme al direttore Francesco Sirano e all’archeologo dell’Herculaneum Conservation Project Domenico Camardo entriamo nel cantiere dell’antica spiaggia per scoprire il “dietro le quinte” che ha recentemente portato alla scoperta dell’ultimo fuggiasco di Herculaneum (vedi Ercolano. Ritrovati sull’antica spiaggia i resti di un fuggiasco, sotto un muro pietrificato alto 26 metri: morto travolto da una tempesta di fuoco e cenere ardente. “Eccezionale scoperta. Porterà nuova luce sugli ultimi momenti di vita della cittadina sepolta dall’eruzione del Vesuvio” | archeologiavocidalpassato).

Sull’antica spiaggia di Ercolano sono in corso nuovi scavi archeologici che riprendono quelli iniziati nel 1980 e andati avanti fino alla fine degli anni Novanta del secolo scorso. “Ora stiamo ripulendo l’area”, annuncia Sirano, “soffermandoci su quelle parti che allora non furono scavate completamente. E in questo contesto sono emersi dei segni di cava”. Lo spiega Camardo: “Questa è una conferma importante di una fase di vita della città. Siamo sopra un bancone di tufo preistorico creato da un’eruzione del Vesuvio di 8mila anni fa, che costituisce la base, la piattaforma su cui si sviluppa sia la spiaggia ma anche quello che troviamo sotto le case della città di Ercolano. E su questo bancone si possono notare tutta una serie di tagli, orizzontali paralleli  ma in alcuni casi anche più articolati, che non sono altro che i resti dei tagli realizzati probabilmente nel I sec. a.C. per estrarre blocchi di tufo, usati poi dai romani in città per costruire le abitazioni ma anche, per esempio, i bordi di tutti i marciapiedi della città”. Quindi in un certo momento, nell’antichità, questo “bancone” emerse dal mare. “Questa è una tra le più importanti acquisizioni fatte negli ultimi anni, grazie anche all’apporto dei geologi”, continua Camardo. “Abbiamo capito che negli anni precedenti l’eruzione tutta la zona antistante la città è sottoposta a un fenomeno di bradisismo locale: la terra si alza e si abbassa gradualmente. E questo comporta che nel momento in cui si abbassa il mare si avvicina al fronte della città, danneggia anche le facciate degli edifici, dove noi troviamo molti interventi di restauro realizzati in antico. E depone delle sabbie su questo banco di tufo. Quindi quando la terra è più bassa, la cava non può essere utilizzata. Si depongono queste sabbie che nascondono parzialmente queste tracce”. E la sabbia era nera, come quella vulcanica. “È esattamente uguale a quella che si ha oggi sul litorale davanti a Ercolano, davanti a Portici. È una sabbia vulcanica scura, caratterizzata dalla presenza di tanti cristalli”.

Francesco Sirano, direttore del parco archeologico di Ercolano, vicino ai fornici dell’antica spiaggia di Ercolano dove sono stati trovati i resti dei fuggiaschi (foto Paerco)

È in questo tratto di spiaggia che negli anni ’80 furono trovati molti scheletri, in particolare di fronte all’ultimo fornice. E poi altri sparsi un po’ sulla spiaggia, fino alla zona davanti alle terme dove è stata trovata la famosa barca di Ercolano. E poi ci sono i calchi degli altri fuggiaschi che stavano aspettando probabilmente il loro turno per la partenza. Interessante è anche la presenza di una fogna, che dalla prospettiva dell’antica spiaggia si vede molto bene. “Questo dimostra come era articolato il sistema di scarico delle acque di Ercolano. Questa è una fogna che raccoglie tutte le acque del quarto cardo e le porta, passando sotto la terrazza dell’area sacra, direttamente sulla spiaggia. I romani avevano una fruizione della spiaggia diversa da quella che noi facciamo oggi. Quindi per loro non era strano scaricare direttamente le immondizie o gli scarichi fognari sulla spiaggia, e poi chiaramente il mare provvedeva a ripulire tutto”.

L’antica spiaggia di Ercolano è interessata da lavori di scavo e pulizia per essere aperta al pubblico (foto paerco)

Alla fine degli scavi e delle ricerche, la spiaggia sarà aperta al pubblico. “Il fine ultimo del progetto è ripotare il livello di sabbia vulcanica esattamente come era al momento dell’eruzione. E questo permetterà una circolazione libera sull’area della spiaggia, e quindi di eliminare le passerelle che oggi ancora esistono, perché appunto c’è il problema dell’acqua che sorge. Invece l’acqua sarà messa tutta quanta sotto controllo con un tipo di intervento ingegneristico. E quindi si riporterà esattamente il livello che c’era, permettendo di visitare i fornici e l’area della spiaggia liberamente”. E andare poi verso la Villa dei Papiri. E vedere il fronte a mare della città che è una cosa unica. Ercolano è l’unica città del mondo antico romano che ha conservato direttamente l’intero fronte a mare. Addirittura ora si vede una rampa, riportata in luce benissimo dagli scavi. “Questa rampa permetteva di scendere dal terzo cardo sulla spiaggia – continua Camardo. “È stata ripulita dalla vegetazione che la sommergeva, che nemmeno noi avevamo mai potuto osservare in tutti i suoi dettagli. Alla fine il pubblico avrà un’immagine doppia – si può dire: guardando verso il Vesuvio si vede il fronte della città, guardando invece alle spalle c’è l’impressionante sezione di tutti gli oltre venti metri di materiale piroclastico che nel corso dell’eruzione hanno seppellito e a sigillato completamente la città”.