Roma. Al museo dell’Ara Pacis prorogata la mostra “Teatro. Autori, attori e pubblico nell’antica Roma” che con 240 reperti racconta il mondo del teatro antico, in un viaggio arricchito da installazioni multimediali: riprese aeree, videomapping, postazioni interattive, interventi recitati
Prorogata al 17 novembre 2024 la mostra “Teatro. Autori, attori e pubblico nell’antica Roma”, ospitata dal 21 maggio al museo dell’Ara Pacis. L’esposizione racconta il mondo del teatro antico, dalla forza vitale degli spettacoli teatrali alla loro popolarità, fino alle vite difficili degli attori e degli altri grandi protagonisti di questa istituzione. Il visitatore/spettatore viene condotto ‘oltre’ la scena, dentro i meccanismi di produzione, nei ‘camerini degli attori’, sui palcoscenici e sugli spalti dei teatri antichi: una ricostruzione viva, in cui gli stessi protagonisti – attraverso interventi multimediali creati ad hoc – coinvolgono il pubblico raccontando le loro vite, le storie che hanno interpretato, il loro ruolo di autori o performers in una società così simile e insieme tanto diversa dalla nostra.

L’ingresso della mostra “Teatro” al museo dell’Ara Pacis a Roma (foto monkeys video-lab)
Le maschere sono il filo conduttore di questa immersione: dalle più antiche tra quelle pervenute fino ai nostri giorni (V secolo a.C.) a quelle ellenistiche del III – II secolo a.C., fino a quelle, spettacolari, di epoca romana. Le maschere sono anche “caratteri” scenici di lunga durata, tragici, comici e grotteschi: il visitatore può così scoprire l’origine antichissima di tanti personaggi del teatro moderno, dal vecchio misantropo, al giovane seduttore, dal servo scaltro ai giovani amanti ostacolati dalle diverse condizioni sociali. Una tradizione viva e pulsante, che consente di aprire una finestra anche sul teatro contemporaneo. L’esposizione è promossa da Roma Capitale, sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura. Mostra a cura di Orietta Rossini e Lucia Spagnuolo. Catalogo: L’Erma di Bretschneider, a cura di Salvatore Monda, Orietta Rossini e Lucia Spagnuolo.

Coppa (kylix) di produzione attica, conservata al museo Archeologico nazionale di Firenze, con una delle rarissime rappresentazioni di una falloforia (foto maf)

Il cratere di Pronomos, conservato al museo Archeologico nazionale di Napoli, forse il più importante tra i reperti a soggetto teatrale pervenuto (foto mann)
La mostra propone oltre 240 opere provenienti da 25 diversi prestatori con un percorso espositivo ricco di autentiche rarità come, ad esempio, la coppa di produzione attica proveniente dal museo Archeologico nazionale di Firenze con una delle rarissime rappresentazioni di una falloforia, processione in onore di Dioniso, dio del teatro; un esemplare unico di antica maschera in terracotta dal museo Archeologico regionale ‘Paolo Orsi’ di Siracusa o il famoso “vaso di Pronomos” dal museo Archeologico nazionale di Napoli, forse il più importante tra i reperti a soggetto teatrale pervenuto. Ancora, nella varietà dei reperti selezionati, si segnalano le straordinarie maschere miniaturistiche della tragedia e commedia greca provenienti dall’isola di Lipari; statuine di attori, danzatori e giocolieri del mondo magnogreco; la rappresentazione della “nascita di Elena dall’uovo” su un vaso magnogreco della serie raffigurante le commedie “fliaciche”; una serie di miniature teatrali, molte mai esposte in mostra, provenienti da contesti tarquiniesi; rispetto al settore della musica di scena rari e delicati strumenti musicali originali come tibie, resti di cetre, crotali, sistri, molti dei quali sono stati per l’occasione fedelmente riprodotti in copia in modo da consentire al visitatore di sperimentarne il suono; un “campionario” di modelli di maschere mai esposti a Roma provenienti dalla bottega di un artigiano di Pompei, i grandi affreschi parietali di un “camerino” per la compagnia teatrale provenienti dal teatro romano di Nemi; una serie di 12 gemme di epoca romana a soggetto teatrale; lo straordinario ritratto di Marcello e la maschera in bronzo di Papposileno della collezione Fondazione Sorgente Group.
La mostra propone un viaggio attraverso i secoli, con focus sull’età augustea, che nel coinvolgimento diretto del visitatore/spettatore intende avere il proprio punto di forza. Il racconto parte dalle radici greche, siciliane, magno greche, etrusche e italiche del teatro romano, dall’origine religiosa del ‘ludus’ e dai primi palcoscenici in legno, per arrivare allo splendore della frons scenae dei grandi teatri per decine di migliaia di spettatori, architetture che – come il foro o il tempio – caratterizzeranno la forma urbis dell’impero.

Maschere miniaturistiche della tragedia e commedia greca provenienti dall’isola di Lipari (foto monkeys video-lab)
Il percorso espositivo si snoda attraverso sette sezioni, con un filo narrativo in senso cronologico. Ogni sezione è arricchita da istallazioni multimediali: riprese aeree, videomapping, postazioni interattive, interventi recitati da attori che danno voce agli autori e ai i protagonisti del teatro antico. La prima sezione, dal titolo Genesi, racconta l’importanza del culto dionisiaco alle radici della tradizione teatrale greca e il valore del teatro per la vita democratica ad Atene. Successivamente, la seconda sezione, dal titolo Radici italiche e magnogreche, mette in risalto il contributo che l’Etruria, la Magna Grecia e i popoli italici fornirono al sorgere del teatro latino.

Ricostruzione organo di Aquincum consetrvato al museo della Civiltà Romana a Roma (foto monkeys video-lab)
La commedia a Roma, la terza sezione, presenta la tradizione comica romana, passando dalla costruzione dei personaggi, vere e proprie maschere di tipi umani in Plauto, allo spirito riflessivo e introspettivo dei personaggi di Terenzio; la quarta sezione, dal titolo La tragedia a Roma, presenta i principali protagonisti della produzione tragica in periodo repubblicano, di cui poco resta, soffermandosi poi su due personaggi di grande caratura come Seneca e Nerone. Le vite, spesso al limite, di attori, danzatori, musici, mimi attraverso le testimonianze che ci raccontano cosa facessero in scena e cosa ‘oltre la scena’ sono al centro della quinta sezione, dal titolo I protagonisti e la musica. Vengono qui raccontati aspetti legati all’organizzazione degli spettacoli, come la composizione delle compagnie teatrali e la produzione degli artigiani che realizzavano le maschere. Tra i performer, uno spazio specifico viene riservata al fenomeno degli spettacoli di mimi e pantomimi in età imperiale.

Plastico del teatro di Sabratha (foto monkeys video-lab)
La sesta sezione, dal titolo L’architettura, intende riflettere sull’eredità monumentale lasciata dal teatro antico, attraverso rovine architettoniche, in molti casi maestose e ancora funzionanti. Il passaggio della Roma repubblicana verso il regime imperiale (la grande transizione del I secolo a.C.) vede anche la costruzione dei primi teatri stabili a Roma e la codificazione della loro forma. Nel breve giro di pochi decenni sorgono i tre grandi teatri romani in muratura, nell’ordine il teatro di Pompeo (61-55 a.C.), capace di ca. 20.000 posti, circondato di portici e giardini, di cui poco rimane se non nella topografia di Roma, quello di Cornelio Balbo (dedicato nel 13 a.C.), anch’esso perduto, e il teatro di Marcello, quasi contemporaneo, intitolato da Augusto alla memoria dell’amato nipote. La collaborazione con la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma ha consentito la realizzazione di uno straordinario intervento video sul teatro di Pompeo, che dopo la mostra resterà patrimonio delle Istituzioni curatrici. L’attraversamento dell’antico si apre alla contemporaneità nell’ultima sezione della mostra, dal titolo Attualità del classico, realizzata in collaborazione e con il contributo del dipartimento di Lettere e Culture moderne dell’università di Roma Sapienza e dell’INDA (Istituto nazionale del Dramma antico): attraverso una selezione di locandine storiche di spettacoli realizzati al teatro greco di Siracusa, montaggi video di messe in scena contemporanee e altre testimonianze materiali e fotografiche, riferite in particolare all’esperienza del ‘Vantone’ di Pasolini, il percorso espositivo si chiude offrendo una “panoramica” sulla vitalità del teatro classico, dal primo Novecento ai nostri giorni.

Pannelli multimediali alla mostra “Teatro. Autori, attori e pubblico nell’antica Roma”, ospitata al museo dell’Ara Pacis foto monkeys video-lab)
Con la mostra “TEATRO. Autori, attori e pubblico nell’antica Roma” si rinnova l’impegno della Sovrintendenza Capitolina nel rendere accessibili le esposizioni temporanee. La mostra è infatti progettata per essere fruibile dal più ampio pubblico possibile: grazie alla collaborazione con Rai Pubblica Utilità, con il dipartimento Politiche sociali e Salute – Direzione Servizi alla Persona di Roma Capitale e con la cooperativa Segni d’Integrazione Lazio, saranno disponibili percorsi e installazioni multisensoriali realizzati per ampliare i contenuti della mostra e avvicinarli alle differenti esigenze dei visitatori. Audiodescrizioni, video LIS, disegni a rilievo e riproduzioni tattili di opere e di strumenti musicali saranno fruibili nel percorso espositivo e scaricabili online. Per tutto il periodo di apertura dell’esposizione è previsto un servizio di visite tattili e visite con interprete LIS gratuite.
Lazio in zona rossa. A Roma musei chiusi. Ma sul web molte le iniziative culturali promosse da Roma Culture. Ecco il programma ai musei Capitolini, Mercati Traianei, Ara Pacis e villa Torlonia

Il passaggio del Lazio in zona rossa ha determinato la chiusura di mostre e musei su tutto il territorio regionale. Secondo i nuovi provvedimenti, quindi, a Roma da lunedì 15 marzo 2021 musei e spazi espositivi rimarranno chiusi fino a nuove disposizioni. In attesa della riapertura e del superamento della crisi sanitaria, l’invito è quello di seguire le nostre attività online, l’unico modo che abbiamo, in questo momento, per continuare a comunicare la bellezza delle nostre collezioni. L’attività digital della programmazione è promossa da Roma Culture, sia sul sito culture.roma.it che sui canali social di @cultureroma. Tanti gli appuntamenti digital gratuiti sui canali web e social del Sistema Musei di Roma Capitale. Lunedì 15 marzo 2021 per “Educare alle mostre, educare alla città” sulla piattaforma Google Suite, c’è stato l’appuntamento online sul tema della mostra “Napoleone e il mito di Roma”, al momento non visitabile, allestita ai Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali e curata da Claudio Parisi Presicce, Nicoletta Bernacchio, Massimiliano Munzi, Simone Pastor.

Per “Musei Aperti: il racconto in diretta dei Marmi Torlonia ai Musei Capitolini”, il ciclo di incontri online dedicato ad alcuni dei temi connessi alla mostra “I Marmi Torlonia. Collezionare capolavori”, in programma, in diretta sulla pagina Facebook dei musei Capitolini, martedì 16 marzo 2021 alle 18 l’incontro con Giuseppe Scarpati, archeologo del parco archeologico di Pompei, che parlerà dei “Ritratti di imperatori tra il Museo Torlonia alla Lungara e il Museo Capitolino”. La spettacolare serie dei ritratti imperiali, o presunti tali, che concludeva il percorso espositivo del museo Torlonia alla Lungara costituiva uno dei punti salienti della collezione di sculture antiche allestita per volontà del principe Alessandro Torlonia. Modello ideale per la costruzione della galleria iconografica fu la celebre Sala degli Imperatori del museo Capitolino, formata in gran parte con i busti provenienti dalla prima raccolta del cardinale Albani, acquistata nel 1733 da papa Clemente XII. Il gruppo dei ritratti Torlonia attualmente in mostra ai musei Capitolini è il risultato di una ponderata selezione che offre l’opportunità di presentare alcuni esemplari di grande interesse alla luce dei recenti restauri. Interventi in diretta di 20/25 minuti – interazione con il pubblico (domande con moderatore) massimo 10/15 minuti.

Mercoledì 17 marzo 2021 per la rubrica aMICi online si terranno due incontri fruibili sulla piattaforma Google Suite. Il primo alle 16, a cura di Nicoletta Bernacchio, ricostruisce un angolo sparito di Roma grazie ad alcune vedute dell’Ottocento della Colonna di Traiano, esposte nella mostra “Napoleone e il mito di Roma” ai Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali. Fino all’inizio dell’Ottocento la Colonna di Traiano era circondata da un recinto e posta al centro di una piccola piazza, su cui affacciavano chiese, monasteri ed edifici con botteghe e abitazioni. Questo panorama urbano non esiste più, cancellato dalle demolizioni promosse per l’allargamento della piazza voluto da Governo Napoleonico nel 1812, che portarono alla scoperta dei resti della Basilica Ulpia.

Nel secondo incontro, alle 17.30, con Lucia Spagnuolo e Francesca Romana Chiocci, l’attenzione si sposta sul museo dell’Ara Pacis spaziando dal racconto del progetto dinastico augusteo alla storia dei personaggi rappresentati sui pannelli dell’Ara. Un incontro sempre diverso: dal racconto del progetto dinastico augusteo, alla storia dei personaggi rappresentati sull’Ara Pacis; dalla lettura degli elementi decorativi, alla ricostruzione dei momenti salienti della riscoperta del monumento.

Giovedì 18 marzo 2021, alle 16, sulla piattaforma Google Suite la curatrice Annapaola Agati del museo del Casino Nobile ripercorrerà la storia di Villa Torlonia tra le due guerre attraverso il racconto della genesi di una o più opere esposte e la vita di alcune figure significative o alcuni luoghi nascosti della villa non aperti normalmente al pubblico. (Prenotazione obbligatoria allo 060608). La curatrice del Museo del Casino Nobile guida i visitatori su temi ogni volta diversi: può essere analizzata e approfondita la genesi di una o più opere presenti nel percorso espositivo, o raccontata la vita di alcune figure significative per la storia della villa o ancora, può essere ripercorsa la trasformazione del Casino Nobile da luogo di delizia per i soli principi Torlonia a Museo di se stesso o anche, potrebbero essere svelati alcuni luoghi nascosti della villa che per le loro caratteristiche conservative non possono essere aperti normalmente al pubblico.
I Musei Civici di Roma Capitale con una nuova veste grafica presentano il ricco programma di mostre per il 2024. Il 2024 comincia all’insegna di una nuova veste grafica per i Musei in Comune. Con l’intento di valorizzare e rinnovare l’immagine della rete museale cittadina è stato ideato e prodotto un nuovo logo accompagnato da una campagna di comunicazione il cui slogan – “La varietà ci rende unici” – sottolinea la molteplicità e la ricchezza dei musei e delle collezioni, uniti in un sistema unico e riconoscibile dedicato a preservare e valorizzare il patrimonio culturale di Roma Capitale, aperto e accessibile a tutti. È nato così il logo, già visibile su tutti i materiali di comunicazione dei Musei in Comune, composto da M di colori diversi che si intrecciano creando una struttura che sintetizza visivamente le quattro tipologie dei musei: archeologici (rosa), di arte moderna (viola), di arte contemporanea (verde) e scientifici (arancione). Le lettere si muovono, si colorano e si incastrano creando una struttura in grado di raggruppare le diverse esperienze, un’icona che sembra un luogo in movimento, un allestimento da attraversare, un contenitore di molteplici offerte culturali. Quattro tonalità che emergono singolarmente nella declinazione del logo di ogni museo, identificandone la tipologia. Il giallo fluo, dedicato alla Roma MIC Card – la card che consente, con solo 5 euro, di accedere gratuitamente per un anno in tutti i siti archeologici e in tutti i musei del Sistema – intende evidenziare il carattere energico, vivace e inclusivo dell’intero sistema.
LE MOSTRE DEL 2024. Dall’antichità all’epoca contemporanea, dalle icone pop del secolo scorso fino ai grandi maestri della fotografia, con un’ampia varietà di generi, linguaggi e narrazioni differenti, il programma di attività espositive del 2024 è studiato per incontrare i gusti di tutti i visitatori dei Musei in Comune. Tra le mostre più attese quella dedicata alla collezione Farnese, nello spazio espositivo di Villa Caffarelli ai Musei Capitolini. Attraverso dipinti, sculture, bozzetti, disegni, manoscritti, l’esposizione Origini e splendori della Collezione Farnese nella Roma del XVI secolo condurrà i visitatori alla conoscenza di una delle dinastie più potenti del Rinascimento italiano con focus su alcuni esponenti di spicco come Papa Paolo III e gli intellettuali che gravitavano intorno alla prestigiosa corte. Sempre ai Capitolini da gennaio sarà esposta la tela di Francisco Goya “El quitasol” (Il parasole), un prestito concesso dal museo del Prado di Madrid nell’ambito di uno scambio con l’Anima Beata di Guido Reni. Il capolavoro del maestro spagnolo sarà esposto nella Pinacoteca Capitolina, vicino a La Buona Ventura di Caravaggio, in un dialogo tra giganti intitolato Goya E Caravaggio: verità e ribellione. A Palazzo Caffarelli (Musei Capitolini) in primavera, la mostra Di padre in figlio. Filippo e Filippino Lippi pittori fiorentini del quattrocento, ricostruirà il percorso artistico dei due maestri attraverso dipinti, disegni e una serie di documenti relativi al contesto rinascimentale in cui i due artisti hanno operato. Il museo dei Fori Imperiali ai Mercati di Traiano dedicherà una grande esposizione all’imperatore Elagabalo e al suo tempo. Elagabalo e i culti orientali a Roma, offrirà un approfondimento sulla diffusione dei culti orientali a Roma dall’età della repubblica al II secolo d.C., per poi concentrarsi sulla figura di Elagabalo, la sua vita politica, il suo ruolo sacerdotale, la dissoluta vita privata e i legami con la sua famiglia. Vediamolo nel dettaglio.






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