Altino (Ve). Al museo Archeologico nazionale esposte le anfore nella sezione “Commercio e attività economiche”. La direttrice Marianna Bressan, in esclusiva per “archeologiavocidalpassato.com”, ci porta alla scoperta del nuovo allestimento, dell’importanza delle anfore con qualche curiosità, e anticipa i progetti di valorizzazione del parco archeologico di Altino

Le anfore esposte nella sezione “Commerci e attività economiche” nell’Altino romana al museo Archeologico nazionale di Altino (Ve) (foto graziano tavan)
Tutte le anfore esposte contenevano olio. Coprono un arco temporale dal II-I sec. a.C. al II-III sec. d.C. e vengono dall’area trevigiana, picena o pompeiana-vesuviana, ma anche dalle coste dell’Adriatico, da Creta o dalle isole dell’Egeo: sono le anfore recuperate nell’area archeologica di Altino (Ve) che da qualche settimane sono andate ad arricchire la sezione “Commerci e attività economiche” nell’Altino romana col nuovo allestimento inaugurato al museo Archeologico nazionale di Altino (vedi Altino (Ve). Al museo Archeologico nazionale si inaugura “Cocciutissime”, il nuovo allestimento delle anfore nella sezione “Commercio e attività economiche”. La direttrice Marianna Bressan: “Le anfore testimoniano l’importanza di Altino, uno tra i più importanti scali commerciali dell’Alto Adriatico” | archeologiavocidalpassato).

Inaugurazione sezione con le Anfore al museo Archeologico nazionale di Altino (Ve): da sinistra, Marcello Zanardo, Giovanna Sandrini, Francesca Farroni Gallo, Marianna Bressan e Leonardo Bernardi (foto graziano tavan)
Alla presentazione al pubblico, con la direttrice Marianna Bressan, c’erano Marcello Zanardo, Giovanna Sandrini, Francesca Farroni Gallo, Leonardo Bernardi, che a vario titolo hanno partecipato alla sistemazione delle anfore al museo Archeologico. Per l’occasione la direttrice del parco Archeologico di Altino, Marianna Bressan, ha illustrato ad archeologiavocidalpassato.com, il riallestimento con l’inserimento delle anfore, quindi l’importanza e l’uso delle anfore, con qualche curiosità tra le anfore esposte, e infine dà qualche anticipazione sui progetti in cantiere nel parco archeologico di Altino.
“Oggi (6 marzo 2025, ndr) inauguriamo il riallestimento di una sezione del museo di Altino, particolarmente della fase romana, della città romana”, spiega Marianna Bressan ad archeologiavocidalpassato.com, “che riguarda i commerci. Questa è l’occasione per poter esporre finalmente un certo numero di anfore – saranno 11 in tutto – che non sono mai state esposte in questa sede del museo: altre anfore sono esposte nella vecchia sede, ma adesso finalmente le portiamo di qua, e vanno a completare una sezione che era già allestita con dei pezzi anche molto significativi. Ma finalmente si mostra un oggetto che da solo parla di antichità, e di antichità romana”.
“Le anfore – continua Bressan – rappresentano in qualche modo i commerci che si sviluppavano in un periodo che va dalla fine dell’età repubblicana, quindi II-I sec. a.C., fino a tutto il II ma qualcuna attesta anche qualche attardamento fino al III sec. d.C. Vengono da tutto il Mediterraneo, particolarmente dalle coste adriatiche o dall’area italica o dall’area cretese prevalentemente, e dimostrano che gli scambi in cui Altino era coinvolta riguardano non soltanto un bacino locale ma un’area decisamente più ampia. La cosa non ci sorprende perché Altino ha avuto questo ruolo di snodo commerciale. E insomma la cultura materiale e le anfore che sono un oggetto ben comprensibile e diffuso lo dimostrano appieno”.

Museo Archeologico nazionale di Altino (Ve): anfora riutilizzata per drenaggio, dome conferma il forellino (foto graziano tavan)
“Tra queste anfore – ricorda Bressan -, una ha una particolarità, perché ha un piccolo forellino. E probabilmente questo denuncia il fatto che quest’anfora ha avuto la sua vita come contenitore da trasporto per l’olio, ma poi a un certo momento è stata riutilizzata in funzione di drenaggio, perché succedeva molto spesso che le anfore, per la loro conformazione, tagliate in punti opportuni o forate in punti opportune e concatenate l’una con l’altra, servivano nelle sottofondazioni degli edifici per tenere sotto controllo l’acqua di falda. E questo è uno dei casi che abbiamo esposto”.
“Questo luogo è diventato da poco parco archeologico di Altino. E questo è già un obiettivo raggiunto degli ultimi anni – conclude Bressan, anticipando i progetti futuri -. Adesso stiamo lavorando per riempirlo, per rendere questo parco archeologico attivo, sia in termini di collegamento tra museo e aree archeologiche, sia in termini di ampliamento – infatti stiamo acquisendo dei terreni che triplicheranno l’area destinata al parco archeologico di Altino -, sia in termini di ricerca perché i terreni che stiamo acquisendo saranno un’ottima area dove poter andare a indagare Altino, in particolare Altino romana nel suo nucleo monumentale, quindi foro, teatri e anfiteatro. Perciò un progetto che è di valorizzazione, ma è un progetto fortemente archeologico e di scavo”.
Altino. Al museo nazionale e area archeologica “Modus vivendi”: giornata speciale per la Notte europea dei Musei. Visita allo scavo della cloaca, inaugurazione mostra sulla vita quotidiana nella città antica attraverso i reperti da poco scoperti, apertura serale straordinaria
La Notte Europea dei Musei al museo nazionale e area archeologica di Altino si festeggia alla grande. Sabato 13 maggio 2023 è in programma una giornata ricca di eventi. Si inizia alle 17.30, con “Modus Vivendi – Lo scavo”: visita allo scavo della cloaca, scoperta durante le indagini archeologiche del 2022, a cura della direttrice Marianna Bressan. La visita, su prenotazione, è gratuita per gli abbonati e ha il costo di 1 euro per gli altri. Quindi alle 19, “Modus vivendi”: inaugurazione della mostra “Modus vivendi”, evocativo allestimento di una selezione di reperti provenienti dalla cloaca scoperta con gli scavi del 2022. La mostra è stata curata dal museo nazionale e area archeologica di Altino, in collaborazione con il museo della Bonifica di San Donà di Piave, Petra soc. coop. e co-finanziato dalla Regione Veneto (L.R. 17/2019 “Legge per la cultura” annualità 2022) e dal ministero della Cultura – Piano Strategico Grandi Progetti Beni Culturali. Coordinamento scientifico e testi: Marianna Bressan. Collaborazione scientifica: Francesca Ballestrin, Leonardo Bernardi, Sara Campaner, Paolo Marcassa, con il contributo di Francesca Mombelli. L’evento è gratuito per gli abbonati e incluso nel biglietto d’ingresso per gli altri. Infine, dalle 19 alle 22, “Notte Europea dei Musei”: il museo di Altino festeggia la Notte Europea dei Musei con un’apertura serale straordinaria, con ingresso a 1 euro.


Marianna Bressan, direttrice del museo nazionale e area archeologica di Altino (foto graziano tavan)
Mostra “Modus vivendi”. Una tavola imbandita, una luce fioca e diverse persone vestite in modo elegante in attesa della cena. Tra i reperti emersi dalla cloaca scoperta nel 2022 nell’area archeologica di Altino non manca davvero nulla per immaginare quei momenti. La vita quotidiana si svela attraverso gli oggetti e racconta un mondo. Ci sono i profumi e gli unguenti per la cura del corpo, le perle in pasta di quarzo che ornavano collane e pendenti, le forcine per capelli dalle quali scendevano fili colorati ma anche le lucerne (piccole lampade portatili) decorate che servivano ad illuminare gli ambienti chiusi, diverso vasellame in ceramica o vetro, pettini di legno di bosso e perfino pedine, gocce di vetro blu e nero, per «giocare» nel tempo libero e un calamaio (probabilmente prodotto nel sud della Gallia). “Questa mostra è per noi il primo passo per condividere con i nostri visitatori quello che è emerso dagli scavi in corso”, spiega Marianna Bressan, direttrice del museo nazionale e area archeologica di Altino, “si tratta di una selezione di reperti che ci permettono di raccontare la vita quotidiana altinate ma allo stesso tempo la rivoluzione che sta avvenendo al Museo. Grazie alle collaborazioni con gli enti istituzionali e privati l’accesso agli scavi sarà sempre più agile e la conoscenza delle scoperte sarà sempre più accessibile e approfondita in vista della nascita del Parco Archeologico”.

Frammento di oggetto in vetro colorato dalla cloaca scoperta nell’area archeologica di Altino (foto drm-veneto)

Lucerna dalla cloaca scoperta nell’area archeologica di Altino (foto drm-veneto)
I reperti. La mostra partirà proprio dagli oggetti di uso quotidiano, che in una sorta di istantanea del I secolo d.C. saranno in grado di raccontare la vita delle persone che frequentavano il quartiere. I reperti saranno esposti in un allestimento evocativo, pensato per mostrare al pubblico gli oggetti rinvenuti sul fondo della cloaca scoperta con gli scavi del 2022. Ci sono recipienti di vetro di colori vivaci, suppellettili di ceramica decorate che facevano parte dell’arredo della casa ma anche un raro balsamario blu con inserti in foglia d’oro che serviva a contenere profumi o unguenti per la cura del corpo. In tutto l’Impero romano se ne conoscono soltanto nove di simili, ma questo è l’unico che proviene con sicurezza da un contesto archeologico urbano datato con precisione. La mostra esporrà inoltre tre coppette decorate che vivacizzavano la tavola imbandita e le lucerne, piccole lampade portatili, qui in due esemplari decorati a rilievo. Non mancano gli oggetti “preziosi”. Le perle in pasta di quarzo, a forma di melone, che facevano parte di collane. L’ago, anch’esso di osso era una forcina per capelli: i fori potevano accogliere piccole spille di metallo o fili colorati, per impreziosire le acconciature femminili.

Una perla dalla cloaca scoperta nell’area archeologica di Altino (foto drm-veneto)
La dieta e l’ambiente. I resti vegetali e animali che, insieme agli oggetti, si sono conservati sul fondo della cloaca grazie alle condizioni di forte umidità, sono, oggi, eloquenti testimoni del modo di vivere dei nostri antenati altinati. Ci sono ad esempio resti di suini in giovane età con tracce di macellazione su alcune mandibole che fanno intuire l’apprezzamento di tagli di carne particolari, come il “guanciale” ma la dieta includeva parecchi molluschi di mare: ostriche, murici, canestrelli. Questo possibilità di lettura del passato ha ispirato l’idea della collaborazione tra il museo nazionale e area archeologica di Altino e il MUB – Museo della Bonifica di San Donà di Piave: il primo custodisce la memoria degli abitanti dell’area altinate nel millennio a cavallo della nostra era, il secondo conserva le attestazioni delle tradizioni culturali e materiali di età moderna dei territori restituiti con le bonifiche ottocentesche; i due sono dunque legati da un filo sottile e resistente, che cuce tra loro manifestazioni lontane della vita umana, nelle somiglianze e nelle differenze.

Lucerna dalla cloaca scoperta nell’area archeologica di Altino (foto drm-veneto)
La cloaca. La cloaca scoperta nel 2022 è un’infrastruttura sotterranea del quartiere urbano conservato nell’area archeologica del decumano. Questo quartiere fu uno dei primi a essere scoperto dell’Altino romana, negli anni Sessanta; successivamente fu interessato da scavi a più riprese, fino ai primi anni Novanta, senza che ne venissero esaurite le potenzialità archeologiche. Nel 2022, nell’ambito del progetto tutt’ora in corso, che mira a qualificare Altino come parco archeologico, si è presentata l’occasione di riprendere a scavare. Ad occuparsi degli scavi è stata la società P.ET.R.A. soc. coop (direzione lavori Massimo Dadà della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna). Da lì le sorprese inaspettate. Quello che all’inizio sembrava un residuo di muretti mal conservati si è rivelato il corpo di un imponente manufatto funzionale allo smaltimento idrico che ha permesso e oggi di raccontare i dettagli della vita quotidiana degli abitanti della zona.
Artigiani nel mondo romano: a Montebelluna (Tv) vengono presentate le novità dagli scavi dell’opificio della prima età imperiale curati dall’università di Padova e dalla soprintendenza all’interno del giardino archeologico di Posmon
È passato un anno, era il 13 maggio 2017, da quando è stato inaugurato il giardino archeologico di Posmon di Montebelluna, in provincia di Treviso: area destinata a parco pubblico dove sono conservati, interrati, i resti di un edificio romano della prima età imperiale (I-II secolo d.C.). E proprio sull’importante edificio artigianale di età romana di via Cima Mandria l’interesse è sempre più vivo. Per questo mercoledì 9 maggio 2018, alle 20.30, all’auditorium della Biblioteca comunale di Montebelluna, in largo Dieci martiri a Montebelluna (TV), è stata organizzata la conferenza di archeologia “Artigiani nel mondo romano. Novità dagli scavi del sito archeologico di Posmon (Montebelluna-TV)”, a cura di Maria Stella Busana e Leonardo Bernardi (dipartimento dei Beni Culturali dell’università di Padova), in cui verranno presentati i risultati delle analisi sulle strutture e sui materiali attualmente in corso da parte dell’équipe dell’ateneo patavino che ha condotto gli scavi archeologici sotto la co-direzione scientifica dell’allora soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto.
Gli scavi sono stati condotti, tra il 2007 e il 2010, dall’università di Padova sotto la co-direzione scientifica dell’allora soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, nell’ambito del Progetto Archeogeo Montebelluna, nato su impulso del Comune di Montebelluna, e sostenuto economicamente da Fondazione Cassamarca, per la realizzazione della carta geomorfologica e archeologica del territorio comunale. Il giardino archeologico si inserisce nella ricchissima realtà archeologica di Posmon, sito da tempo noto per numerose scoperte occasionali di corredi funerari. Diverse campagne di scavo, svolte a più riprese dagli anni ’60 fino al 2014, hanno messo in luce straordinarie testimonianze archeologiche di età preromana e romana, al momento conservate, e in parte esposte, nel museo di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna.

La locandina della conferenza “Artigiani nel mondo romano. Novità dagli scavi del sito archeologico di Posmon”
Nella conferenza “Artigiani nel mondo romano. Novità dagli scavi del sito archeologico di Posmon (Montebelluna-TV)” saranno illustrate le indagini interdisciplinari volte a ricostruire le caratteristiche architettoniche del complesso e a definire la funzione degli ambienti e delle installazioni, inserendoli in un più ampio panorama di studi sull’artigianato di età romana. La conferenza, organizzata dal Comune di Montebelluna-Museo Civico nell’ambito dell’Anno europeo del patrimonio 2018, in collaborazione con l’università di Padova, è rivolta a tutti i cittadini e alla comunità scientifica per divulgare l’importante patrimonio di conoscenza che questo sito archeologico continua a fornire. “Quest’iniziativa”, interviene Emanuela Gilli, conservatore del museo di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna, “si collega a un più ampio progetto di valorizzazione del sito archeologico di Posmon che, oltre a comprendere nel giardino archeologico specifiche attività educative rivolte alle scuole e altre attività per la cittadinanza, prevede anche un nuovo allestimento nella sezione archeologica del museo civico”. E il sindaco Marzio Favero: “Questo ulteriore contributo di approfondimento scientifico sull’opificio di Posmon in relazione agli studi che si stanno compiendo sull’artigianato romano dell’epoca è un altro frutto della collaborazione fortemente voluta dalla direttrice del museo, Monica Celi, con la soprintendenza Archeologica e l’università, ed è reso possibile dalla nostra conservatrice, Emanuela Gilli, che si propone come interlocutore qualificato nei confronti delle più importanti istituzioni che si occupano di archeologia in Veneto e in Italia”.








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