Archivio tag | installazione immersiva “Paesaggi/Landscapes”

Torino. Il museo Egizio fa il bilancio del 2024, anno del bicentenario: più di un milione di visitatori, nuove aperture e riallestimenti culminati con la nuova Galleria dei Re e della Cappella rupestre di Ellesiya. E il 2025 porterà la Piazza Egizia    

torino_egizio_bilancio-2024_locandinaPer il museo Egizio di Torino è tempo di bilanci: il 2024 è stato l’anno del bicentenario, che ha segnato una tappa fondamentale nel rinnovamento del museo Egizio: “Abbiamo inaugurato nuove gallerie e riallestito spazi che arricchiscono l’esperienza di visita, sempre all’insegna della ricerca, dello studio del passato per capire il presente e progettare il futuro. E Il 2025 si preannuncia altrettanto ambizioso: i festeggiamenti per il bicentenario proseguiranno, culminando con l’inaugurazione della Piazza Egizia, che segnerà la conclusione di una serie di trasformazioni architettoniche e curatoriali senza precedenti”, scrivono Evelina Christillin e Christian Greco, rispettivamente presidente e direttore dell’Egizio, nel ringraziare il milione e più di visitatori del 2024 formulando i migliori auguri di un felice anno nuovo con “l’obiettivo di rendere l’istituzione che abbiamo l’onore di dirigere un luogo sempre più aperto, permeabile e accessibile. Un’agorà contemporanea, uno spazio vivo a disposizione di tutti”.

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Il direttore Christian Greco, il presidente Sergio Mattarella e il ministro Alessandro Giuli nella Galleria dei Re del museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

Nel 2024 sono stati 1.036.689 i visitatori, compresi i partecipanti agli eventi istituzionali, a fronte dei 1.061.157 ingressi nel 2023. Un risultato non scontato, vista la chiusura al pubblico del Museo di un mese, a cavallo tra giugno e luglio 2024, per poter avviare i cantieri e altri lavori di riallestimento della Galleria dei Re e del Tempio di Ellesiya (vedi Torino. Il museo Egizio chiude un mese per i lavori della copertura della piazza che diventerà il nuovo centro nevralgico del museo | archeologiavocidalpassato). Cantieri che hanno obbligato il museo a riorganizzare i percorsi di visita, a partire dallo scorso aprile (vedi Torino. Al museo Egizio, nell’anno del bicentenario, avviato il riallestimento della Galleria dei Re: fino a ottobre le statue di dei e faraoni sono spostate nell’atrio e sotto le arcate del museo Egizio e dell’Accademia delle Scienze. L’esposizione “Verso la nuova Galleria dei Re” ricorda il loro arrivo, 200 anni fa, con la collezione Drovetti | archeologiavocidalpassato). Il mese che ha registrato un maggiore afflusso di pubblico è stato marzo 2024 (con 117.678 visitatori, +19,3% rispetto all’analogo mese del 2023). L’incremento maggiore di visitatori, rispetto all’analogo mese dell’anno scorso, lo ha registrato novembre con 105.112 (+ 24% rispetto a novembre 2023), complice anche la celebrazione del bicentenario del Museo, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e del ministro della Cultura, Alessandro Giuli (vedi Torino. Al museo Egizio il presidente Mattarella col ministro Giuli apre i festeggiamenti per il bicentenario: consegnato alla città e all’Italia il tempio di Ellesiya e riaperta la Galleria dei Re che stupisce e convince anche i più prevenuti | archeologiavocidalpassato). Solo in occasione del Festival 200, una notte bianca e due giorni di eventi ed happening gratuiti in Museo a cavallo tra il 20 e il 22 novembre 2024, hanno fatto ingresso in Museo 23.004 persone (vedi Torino. Al museo Egizio per la tre giorni “speciale compleanno del bicentenario” ben 23mila visitatori: il grazie dello staff | archeologiavocidalpassato). Ottime performance di incremento di visitatori anche per febbraio con 95.532 (+10,3%). Sono 484.394 i follower totali dei social del museo Egizio (con una crescita del 10.9% rispetto al 2023). La reach totale dei post è aumentata del 128% rispetto all’anno precedente, arrivando a 28.082.943 di utenti unici che hanno visto i contenuti pubblicati sui profili ufficiali del museo. Tra le varie piattaforme, è ancora Facebook quella che garantisce la maggiore reach.  

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Il nuovo allestimento della Galleria dei Re nel museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

Il più antico museo Egizio al mondo nell’anno del suo bicentenario ha voluto puntare i riflettori sulla natura contemporanea dei musei archeologici, luoghi di scambio culturale e di ricerca, entità vive, in continua evoluzione e in dialogo con la società. È proseguito in questo solco il percorso di rinnovamento, sotto il profilo architettonico e sotto il profilo scientifico e di riallestimento delle collezioni, iniziato con l’inaugurazione della Galleria della Scrittura nel dicembre 2023 (vedi Torino. Al museo Egizio da oggi apre la Galleria della Scrittura, percorso permanente di mille metri quadrati che ospitano 248 reperti, un viaggio in 10 sezioni all’origine delle scritture dell’antico Egitto, a ritroso nel tempo di 4000 anni. L’intervento del direttore Greco per “archeologiavocidalpassato” | archeologiavocidalpassato), e proseguito quest’anno con il riallestimento della Sala Deir-El Medina, la creazione della Sala dei Tessuti, il lancio dei Giardini Egizi sul Roof Garden, la creazione della sala dedicata al corredo della Regina Nefertari, a 120 anni dalla scoperta della sua tomba, e non ultimo l’allestimento permanente di un’ala del museo dal titolo “Materia – Forma del tempo” (vedi Torino. Il presidente Mattarella presenzierà alle celebrazioni del bicentenario del museo Egizio. Il direttore Greco annuncia interventi ed eventi: dalla sala Nefertari (9 agosto) alla Galleria “Materia. Forma del Tempo”, dalla consegna all’Italia del Tempio di Ellesiya (20 novembre) alla nuova Galleria dei Re, dalla piazza Egizia all’Egitto immersivo (2025) | archeologiavocidalpassato). La sintesi plastica del nuovo corso del museo Egizio, che intende coniugare la progettazione architettonica alla ricerca archeologica, è costituita proprio dalla nuova Galleria dei Re (vedi Torino. Il direttore del museo Egizio Christian Greco ci introduce alla nuova Galleria dei Re: ecco l’allestimento “dall’oscurità alla luce” | archeologiavocidalpassato) e dalla Cappella Rupestre di Ellesiya, il cui nuovo ingresso da via Duse, nel retro del Museo, ha rimodellato il palazzo seicentesco dell’ex Collegio dei Nobili e l’esperienza di visita della Cappella.

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I pannelli tattili installati al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

Il Museo Egizio e il Pnrr. Il Museo ha poi realizzato a settembre 2024 un progetto di accessibilità, con un investimento di 499.767 euro nell’ambito del PNRR. Il progetto è stato realizzato da un gruppo di lavoro interdipartimentale del museo Egizio, in stretta collaborazione con diverse realtà del territorio torinese, coinvolgendo attivamente stakeholder e associazioni di persone con disabilità visive e uditive (UICI di Piemonte e Torino, Istituto dei Sordi) e Fondazione Paideia, in riferimento a persone con bisogni comunicativi complessi. Questo progetto ha reso il museo Egizio più accogliente, dotato di nuovi strumenti e anche di una rinnovata attenzione per tutte le forme di disabilità. “Ogni nostro futuro allestimento terrà conto di queste, sfaccettate, esigenze”, assicura Greco (vedi Torino. Al museo Egizio l’incontro “Il museo risponde: bisogni, ascolto, strumenti” dedicato al racconto e alla condivisione del progetto di accessibilità del museo Egizio, finanziato dal PNRR. Prenotazione obbligatoria. Ecco il programma | archeologiavocidalpassato).

torino_egizio_incanto-egizio_locandinaIl Museo fuori dal Museo. L’Egizio ha inoltre consolidato il suo ruolo proattivo nel tessere rapporti con altri enti culturali e produrre eventi di alto profilo, che hanno coinvolto fotografi, artisti, musicisti e scrittori del calibro di Orhan Pamuk, in collaborazione con il Salone del Libro, Gallerie d’Italia Torino e Sistema Musica del Comune di Torino, con cui per la prima volta ha dato vita ad un festival trimestrale di musica classica e jazz dal titolo “Incanto Egizio” (vedi Torino. Nell’anno del bicentenario del museo Egizio, al via “Incanto Egizio: un viaggio in 13 appuntamenti per riscoprire il fascino millenario dell’Egitto e la sua influenza sulla musica classica e contemporanea | archeologiavocidalpassato).

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Christian Greco, Evelina Christillin e Michele Coppola alla presentazione del progetto “Paesaggi/Landscapes” alle Gallerie d’Italia di Torino (foto graziano tavan)

La fotografia e la video arte hanno incontrato l’archeologia e l’antico Egitto nell’ambito di “Paesaggi/Landscapes” una installazione immersiva accompagnata da un ciclo di incontri che si sono svolti in Gallerie d’Italia Torino a cavallo tra giugno e settembre 2024, frutto di un accordo triennale tra la Fondazione Museo delle Antichità Egizie e Intesa Sanpaolo, su iniziative di sviluppo e diffusione della cultura e dell’arte (vedi Torino. Alle Gallerie d’Italia la video-installazione immersiva “Paesaggi/Landscapes”, progetto culturale ideato dal museo Egizio – in partnership con Intesa Sanpaolo – in cui la fotografia e la video-arte incontrano l’archeologia e l’antico Egitto: anticipazione di ciò che i visitatori del museo Egizio potranno sperimentare con “Egitto immersivo” nel 2025 | archeologiavocidalpassato).

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La locandina della mostra “Gli Egizi e i doni del Nilo” a Forte dei Marmi (Lu) dal 1° agosto 2024 al 2 febbraio 2025, prorogata al 2 aprile 2025

Dal 1° agosto 2024 inoltre è visitabile a Forte dei Marmi (Lucca) la mostra “Gli Egizi e i doni del Nilo”, che, fino al 2 aprile 2025, propone un viaggio nel tempo, dall’Epoca Predinastica (3900 – 3300 a.C.) all’età greco-romana (332 a.C. – 395 d.C.), attraverso vasi, stele, maschere, amuleti e papiri, reperti di grande valore provenienti dai depositi del Museo (vedi Forte dei Marmi (Lu). Aperta al Fortino, alla presenza del ministro degli Esteri Tajani, la mostra “Gli Egizi e il dono del Nilo”: 24 preziosi reperti (molti inediti) dal museo Egizio di Torino propongono un viaggio nel tempo, dall’epoca Predinastica all’età greco-romana attraverso vasi, stele, maschere, amuleti e papiri | archeologiavocidalpassato).

torino_egizio_convegno-internazionale-memory-is-our-future_locandinaI direttori dei grandi musei internazionali sono stati ancora protagonisti del ciclo di conferenze “What is a Museum?” e sono tornati a Torino a metà dicembre, in occasione del Simposio internazionale “Memory is our future”, che ha visto confrontarsi a una settantina di archeologi, egittologi, studiosi internazionali e di esperti di digital humanities (Torino. Al museo Egizio, in presenza e on line, il convegno internazionale “Memory is our future”: per tre giorni oltre 70 studiosi di fama mondiale si riuniscono per discutere del presente e del futuro della disciplina archeologica e dei musei | archeologiavocidalpassato).

torino_egizio_celebrazioni-bicentenario_libro_locandinaInfine è approdato in libreria “La memoria è il nostro futuro. 200 anni di Museo Egizio” (Franco Cosimo Panini), una pubblicazione scientifica corale, curata dal direttore del Museo, Christian Greco, con interventi di curatori dell’Egizio e di altre istituzioni internazionali, ricercatori, storici ed egittologi. Un libro disponibile anche in inglese, che potrà essere acquistato al bookshop del Museo, ad un prezzo speciale il 6 gennaio 2025.

Torino. Il presidente Mattarella presenzierà alle celebrazioni del bicentenario del museo Egizio. Il direttore Greco annuncia interventi ed eventi: dalla sala Nefertari (9 agosto) alla Galleria “Materia. Forma del Tempo”, dalla consegna all’Italia del Tempio di Ellesiya (20 novembre) alla nuova Galleria dei Re, dalla piazza Egizia all’Egitto immersivo (2025)

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Christian Greco, direttore del museo Egizio, presenta gli interventi per il bicentenario (foto museo egizio)

Sarà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 20 novembre 2024 ad aprire ufficialmente la tre giorni di celebrazioni del bicentenario del museo Egizio di Torino (1824-2024). In realtà l’anno del bicentenario è già iniziato nell’ultimo scorcio del 2023 e continuerà per quasi tutto il 2025. A ripercorrere quanto già fatto e ad annunciare il grosso degli eventi che ci aspettano nei prossimi mesi è stato il direttore del museo Egizio Christian Greco.

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Galleria della Scrittura al museo Egizio di Torino: l’ingresso (foto graziano tavan)

Galleria della Scrittura. “Il bicentenario è già iniziato”, esordisce Greco, “e noi l’abbiamo iniziato il 19 dicembre 2023 aprendo la prima sala che è la Galleria della Scrittura: con la scrittura declinata in tutte le sue valenze” (vedi Torino. Al museo Egizio da oggi apre la Galleria della Scrittura, percorso permanente di mille metri quadrati che ospitano 248 reperti, un viaggio in 10 sezioni all’origine delle scritture dell’antico Egitto, a ritroso nel tempo di 4000 anni. L’intervento del direttore Greco per “archeologiavocidalpassato” | archeologiavocidalpassato). Il progetto espositivo della Galleria della Scrittura è stato firmato da tre curatori del Museo: Paolo Marini, Federico Poole e Susanne Toepfer, quest’ultima responsabile della Papiroteca del Museo, che ospita una delle più significative collezioni di papiri al mondo.

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L’allestimento temporaneo “Verso la nuova Galleria dei Re” al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

Verso la nuova Galleria dei Re. Per consentire il riallestimento della Galleria dei Re, le statue della Galleria dei Re sono protagoniste dal 23 aprile 2024 di un nuovo allestimento temporaneo nell’atrio e sotto le arcate del museo Egizio e dell’Accademia delle Scienze, dal titolo “Verso la nuova Galleria dei Re” (vedi Torino. Al museo Egizio, nell’anno del bicentenario, avviato il riallestimento della Galleria dei Re: fino a ottobre le statue di dei e faraoni sono spostate nell’atrio e sotto le arcate del museo Egizio e dell’Accademia delle Scienze. L’esposizione “Verso la nuova Galleria dei Re” ricorda il loro arrivo, 200 anni fa, con la collezione Drovetti | archeologiavocidalpassato). L’esposizione, frutto della collaborazione tra le due istituzioni, offrirà fino a ottobre 2024 ai visitatori una suggestione dell’origine del museo, 200 anni fa, quando arrivarono a Torino le grandi sculture di faraoni e divinità. Nel 1823 queste, infatti, assieme a migliaia di reperti della collezione Drovetti, varcarono la soglia del palazzo barocco che oggi ospita il museo Egizio e l’Accademia delle Scienze e furono sistemate al piano terreno e nella corte. Un anno dopo nacque a Torino il primo museo Egizio al mondo.

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Una delle sale dello statuario con l’allestimento di Dante Ferretti, per le Olimpiadi Invernali di Torino 2006 (foto museo egizio)

“Il primo ripensamento – spiega Greco – è stato innanzitutto il basamento, perché forse tutti noi siamo sempre stati colpiti da quell’immagine che ci ha regalato Dante Ferretti, che venne in aiuto del museo nell’anno delle Olimpiadi (2006), arrivavano le delegazioni straniere, non c’erano soldi per rifare il museo, e quindi bisognava regalare un sogno. E questo sogno ce l’ha regalato, che era l’Egitto di Hollywood che rimarrà nella memoria di tutti, ed è documentato sul nostro sito. Però forse – continua – ci siamo dimenticati a essere una relazione intima con le statue a vederle. Oggi le vediamo tutte ribassate, e riusciamo finalmente a vederne i volti”. “Quando ho deciso al progetto della nuova Galleria dei Re– confessa Greco – ho pensato che questo sarà il mio licenziamento! Perché tutti adoravano la Galleria dei Re e in genere un direttore deve venire incontro a quello che vuole il visitatore e invece noi l’abbiamo cambiata”. Il progetto si chiama “Dall’oscurità alla luce”: “Queto è il concetto fondamentale: l’Egitto che torna con la sua luce. Già oggi al tramonto le Sekhmet acquistano una luce particolare che sembra davvero di rivederle nelle loro corti in Egitto”.

torino_egizio_giardini-egizi-l-orto-e-il-giardino-funerario_locandinaGiardino funerario e orto. “Il 1° maggio 2024 abbiamo aperto un piccolo giardino funerario” (vedi Torino. Al museo Egizio apre al pubblico un nuovo allestimento permanente “Giardini egizi: l’orto e il giardino funerario” | archeologiavocidalpassato). “Quello del museo Egizio – spiega Greco – riproduce il giardino funerario proposto nel Djehuty Project dal professor José Manuel Galán, ritrovato difronte a due tombe del Medio Regno (1991-1965 a.C.): una specie di griglia fatta in argilla rialzata con piante messe a dimora dentro questi cubi di terra e utilizzate nei rituali funerari. È l’ultimo omaggio a quelle persone che sotto quella sala riposano perché le mummie sono persone che riposano e mai avrebbero immaginato di essere oggi a Torino e che in quel giardino ritrovano uno degli elementi del paesaggio che hanno perso”. Dall’altra parte c’è un tipico orto così come viene rappresentato in una tomba di Beni Hasan, anch’esso realizzato con una specie di griglia dove si portava l’acqua a mano perché le piante sui diversi terrazzamenti potessero essere annaffiate.

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La sala immersiva delle Gallerie d’Italia di Torino con la video-installazione “Paesaggi/Landscapes” (foto graziano tavan)

Paesaggi / Landscapes. “Paesaggi/Landscapes” è l’installazione immersiva, che dal 13 giugno al 12 settembre 2024 si può vedere gratuitamente, al mattino, alle Gallerie d’Italia di Torino, parte del progetto culturale ideato dal museo Egizio in cui la fotografia e la video-arte incontrano l’archeologia e l’antico Egitto. A corollario della video-installazione, e in concomitanza della chiusura del museo Egizio (17 giugno – 12 luglio 2024) per i lavori di copertura del cortile barocco, c’è stato un ciclo di dialoghi a ingresso libero che metterà a confronto fotografi, artisti ed egittologi saranno i protagonisti di “Paesaggi/Landscapes” (vedi Torino. Alle Gallerie d’Italia la video-installazione immersiva “Paesaggi/Landscapes”, progetto culturale ideato dal museo Egizio – in partnership con Intesa Sanpaolo – in cui la fotografia e la video-arte incontrano l’archeologia e l’antico Egitto: anticipazione di ciò che i visitatori del museo Egizio potranno sperimentare con “Egitto immersivo” nel 2025 | archeologiavocidalpassato). “È un primo assaggio di quello che vogliamo sia l’Egitto immersivo che vedremo nel 2025”, sottolinea Greco, “ovvero 200 anni dopo la nascita del museo Egizio ci siamo interrogati e ci siamo chiesti: cosa manca al museo Egizio? L’Egitto. E l’ambiente un po’ lo ricreiamo con il giardino e un po’ con un Egitto immersivo, ovvero cercando di far capire come il paesaggio sia un palinsesto in cui l’elemento antropico ha operato cercando di ricostruire il paesaggio”.

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Il direttore Greco presenta il manifesto che annuncia l’apertura della sala Nefertari al museo Egizio (foto museo egizio)

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La locandina della mostra “Queen Nefertari: eternal Egypt” al Nelson-Atkins Museum of Art di Kansas City

Nefertari. Il primo appuntamento del bicentenario è il 9 agosto 2024. Innanzitutto alla sera il museo Egizio avrà l’onore di ospitare il prof. Tarek Tawfik, presidente dell’associazione internazionale degli Egittologi, che parlerà su “La tomba di Nefertari. Incontro con la regina”, In occasione dell’inaugurazione della nuova sala del museo Egizio per il corredo della tomba della regina Nefertari, scoperta 120 anni fa da Ernesto Schiaparelli durante gli scavi della Missione Archeologica Italiana, tra 1903 e 1905. Nefertari, la sposa di Ramses II non si vede al museo Egizio da 8 anni. Ha fatto parte di una mostra itinerante che ha toccato prima l’Ermitage di San Pietroburgo, facendo 2 milioni e mezzo di visitatori (vedi “Nefertari e la Valle delle Regine. Dal museo Egizio di Torino”: all’Ermitage in mostra i capolavori conservati nella città sabauda parte delle ricche collezioni Drovetti e Schiaparelli | archeologiavocidalpassato), poi è andata a Leiden (vedi Il corredo della tomba di Nefertari del museo Egizio di Torino star della mostra “Le Regine del Nilo” a Leiden, in Olanda, prima esposizione temporanea all’estero del direttore Greco | archeologiavocidalpassato), quindi è approdata negli Stati Uniti (vedi Usa. Nonostante il contesto internazionale condizionato dalla pandemia, terza tappa nordamericana della mostra “Le Regine del Nilo” con 250 reperti del museo Egizio di Torino. Al Kimbell Art Museum di Fort Worth (Texas) proposto un nuovo allestimento dal titolo “Queen Nefertari’s Egypt”. Il direttore Greco: “Seguite tutte le operazioni di allestimento da remoto” | archeologiavocidalpassato) e in Canada (vedi Apre al Canadian Museum of History di Gatineau (Ottawa, Québec) la mostra “Queens of Egypt”, con 250 reperti del museo Egizio di Torino: dopo Kansas City e Fort Worth in Texas, i reperti delle collezioni torinesi proseguono il viaggio in Nord America e arrivano in Canada | archeologiavocidalpassato) per 5 anni. Dal 1° agosto 2024 la città di Torino è tappezzata col manifesto che riproduce uno degli oggetti più belli della Tomba di Nefertari, il Pilastro Djed-Zed. Sono state recuperate le vetrine volute da Schiaparelli arricchite da foto che ci riportano alla Valle delle Regine di inizio Novecento.

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Christian Greco, direttore del museo Egizio, presenta la nuova galleria “Materia. Forma del Tempo” (foto museo egizio)

Galleria “Materia. Forma del Tempo”. “Un museo deve mettere al centro la materia: ecco quindi una serie di nuove biblioteche che verranno aperte in questa sala – anticipa Greco -. “La biblioteca dei legni: quali legni erano conosciuti nell’Antico Egitto? Quali pigmenti erano conosciuti? Perché i legni sono fondamentali e ci permettono all’interno dell’archeologia di datare, e quindi impareremo a cosa serve la Dendrocronologia. E poi la biblioteca della ceramica per rendere visibile quello che è l’elemento portante in archeologia: senza la ceramica noi non possiamo datare i vari strati. Sono 5600 vasi del museo Egizio che non sono mai stati esposti nella loro totalità, verranno presentati in un vetrinone che come una libreria. Ci sarà una scala che porta al secondo piano per poter vedere tutti i vasi in sequenza, ordinati per topografia – quindi nei luoghi in cui sono stati trovati – e poi in ordine cronologico. E in questo siamo precursori a livello internazionale”.

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Il tempio di Ellesiya ricostruito nelle sale del museo Egizio di Torino (foto museo Egizio)

Tempio di Ellesiya. Il 20 novembre 2024 arriverà al museo Egizio il presidente Mattarella. “Per noi è molto importante che venga il presidente – sottolinea Greco – perché il presidente rappresenta tutti, rappresenta l’unità del nostro Paese. E noi restituiremo al presidente per restituirlo all’Italia il Tempio di Ellesiya, donato dal presidente Nasser all’Italia. Però c’era una cosa che doveva essere portata a termine del progetto iniziato da Silvio Curto: restituire questo tempio alla nazione. Il tempio non è del museo Egizio, il tempio è stato donato all’Italia. Ci sono stati altri tre Paesi che hanno ricevuto un tempio: gli Stati Uniti, i Paesi Bassi e la Spagna. La Spagna ha optato per l’esposizione in un parco, il Metropolitan ce l’ha all’interno del Met ma c’è un cubo di vetro che permette a chi è a Central Park di vedere all’interno, a Leiden si decise di coprire una piazza per rendere questo tempio fruibile. Noi stiamo per avviare i lavori per aprire una porta su via Duse e il tempio sarà fruibile gratuitamente per tutti. Lo consegneremo al Presidente della Repubblica, e dopo, nel pomeriggio del 20 novembre, apriremo il museo fino alle 21 per la comunità scientifica nazionale e internazionale. E poi fino alle 2 di notte avremo una prima notte bianca gratuita. La gratuità e la restituzione a Torino del museo Egizio continueranno poi il 21 e il 22 novembre in un festival di tre giorni che sarà per restituire a tutti il museo che è di tutti. E voglio che sia una festa che coinvolgerà tutti, voglio coinvolgere l’università, il Politecnico, voglio che vengano i giovani e che capiscano che questo museo in primis è loro”.

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Christian Greco, direttore del museo Egizio, presenta gli allestimenti multimediali al Tempio di Ellesiya (foto museo egizio)

Il tempio di Ellesiya sarà raccontato. “Ci saranno due modalità in cui il tempio verrà raccontato”, spiega Greco. “Ci sarà un video-mapping sulle superfici del tempio che ci racconterà le varie parti del tempio e poi ci sarà una proiezione che darà una spiegazione invece sulla storia del museo.  Una storia – continua Greco – che ci permette di nuovo di raccontare, di declinare una memoria sotto una valenza diversa, perché non esiste una memoria unica. In archeologia si deve dimenticare la parola identità. Non esistono identità, esistono caratteristiche diverse, esistono ibridazioni, e non si può pensare che ci sia un qualcosa di unico, un bianco e un nero, ma ci sono diverse gradazioni”.

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Christian Greco, direttore del museo Egizio, presenta il nuovo allestimento della Galleria dei Re (foto museo egizio)

Galleria dei Re. “Innanzitutto recuperiamo l’ingresso monumentale Museum – spiega Greco – con una porta in legno bellissima arricchita di elementi esoterici che ci testimonia anche il sentire di Torino di fine ‘800. Si rivede la volta, si rivedono le due lapidi, una che ci ricorda di Drovetti e l’altra in lettere d’oro che ci ricorda della visita di Jean-Françoise Champollion, e che finalmente saranno esposte. Cambia la concezione: finestre aperte sulla corte interna, finestre aperte su piazza Carignano e luce. Le statue sono tutte abbassate e saranno in un contatto molto più intimo. Da metà piazza Carignano guardando verso il museo, con le luci accese, di sera si riuscirà a vedere le statue all’interno. La statua di Seti II sarà nella luce, con una parete dietro graficata che ci farà vedere da dove lui arriva perché lo sforzo di contestualizzazione lo faremo anche qui. La statua di Seti II è stata trovata difronte alla cappella di Seti II nel gran cortile del Tempio di Karnak. appena si entra dalla porta monumentale di Nectanebo I immediatamente a Nord c’è il suo fratello gemello che si trova al Louvre – il nostro però è più bello – e quindi finalmente ci sarà questo tentativo di contestualizzazione. Lo stesso avverrà con le Sfingi, esposte in una maniera diversa. Non più che guardano il pubblico ma che si guardano loro e che dovranno in prospettiva anche ricordare quel dromos che collegava il tempio di Karnak e il tempio di Luxor”.

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Bicentenario museo Egizio: rendering della piazza Egizia, veduta zenitale (foto OMA Rotterdam)

Piazza Egizia. Per consentire tutti i singoli interventi è stato necessario coprire la corte, attraverso un bando internazionale cui hanno partecipato 38 progetti da 34 Paesi. È stato scelto un progetto olandese (vedi Torino. Per le celebrazioni del bicentenario il museo Egizio cambia volto e si apre alla città: il cortile diventa la Piazza Egizia, urbana e coperta con accesso libero al tempio di Ellesija. Ecco i dettagli del progetto dello studio OMA di Rotterdam vincitore del concorso internazionale indetto dalla Compagnia di San Paolo | archeologiavocidalpassato). È una copertura leggera e completamente reversibile, perché non entra nelle pareti e quindi si potrà togliere in qualsiasi momento. È in vetro e acciaio che nell’ottica degli architetti ricorda quella che doveva essere la griglia di scavo. “Questo ci permetterà di avere una piazza”, spiega Greco, “dove avverranno una serie di cose. Ma la piazza con tutti i servizi annessi non sarà pronta per novembre, quando verrà il Presidente della Repubblica, ma sarà completata tra giugno e settembre 2025”. InfoPoint. Nel 2025 ci sarà un infopoint condiviso che sarà museo Egizio e Accademia delle Scienze, “perché il valore è che questo museo continua a essere all’interno di questo palazzo dove l’Accademia delle Scienze ha avuto il primo curatorio dove l’Accademia delle Scienze ancora c’è e dove insieme accoglieremo il pubblico per dire qui c’è un luogo congiunto e ci sono delle cose che si possono fare. Il mio sogno è di poter unire un giorno il patrimonio tangibile e intangibile, Accademia delle Scienze e museo Egizio per tentare assieme di valorizzare questo, quindi non solo le collezioni ma anche il palazzo in cui sono i saperi che si sono accumulati per cercare di far partecipare il museo Egizio a una candidatura Unesco.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering del bookshop accessibile dalla piazza Egizia (foto OMA Rotterdam)

La copertura della piazza ci ha permesso finalmente di stamponare le arcate del portico che è il portico di un palazzo barocco, così da poter percepire questa idea di interno ed esterno. Ci sarà la libreria, ricordando un po’ i portici di carta di Torino, prima di entrare nella Galleria dei Re. Questa piazza diventerà un luogo in cui chi entra, un po’ in piccolo date le nostre dimensioni, possa decidere dove andare. Si può andare al Tempio di Ellesiya, che è gratuito; si può andare sotto, nell’Egitto immersivo, che è gratuito; si può andare alla Galleria dei Re, o alla Galleria Materia Forma del Tempo; oppure prendere la scala mobile, raggiungere il secondo piano e cominciare il percorso cronologico. Quindi un museo che diventa molto più permeabili”. Continua Greco: “Toglieremo finalmente la scala mobile che porta adesso nell’ipogeo, perché oggi questa scala mobile oscura completamente il muro romano. La nuova scala, molto più leggera, utilizzabile anche per piccole conferenze, permetterà di far vedere tutto il muro romano su cui è costruito tutto l’edificio”.

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Progetto OMA: rendering del giardino Egizio al livello -1 della piazza Egizia del museo Egizio di Torino (foto OMA Rotterdam)

Giardino egizio ed Egitto immersivo. Sarà pronto nel 2025. “In molte tombe tebane del Nuovo Regno – riprende Greco – il giardino viene rappresentato come un luogo in cui soggiornare. Così noi ricreeremo un giardino antico egizio e questo giardino è una parte della ricostruzione del paesaggio, perché dal giardino si entrerà in quello che è l’Egitto immersivo. Qui non saranno solo immagini, ma ci saranno anche reperti esposti vicino al loro paesaggio. E lì accanto c’è la sezione della Storia del Museo, anche questa gratuita. È il passato e il futuro del museo in dialogo tra loro”.

Torino. Alle Gallerie d’Italia la video-installazione immersiva “Paesaggi/Landscapes”, progetto culturale ideato dal museo Egizio – in partnership con Intesa Sanpaolo – in cui la fotografia e la video-arte incontrano l’archeologia e l’antico Egitto: anticipazione di ciò che i visitatori del museo Egizio potranno sperimentare con “Egitto immersivo” nel 2025

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La sala immersiva delle Gallerie d’Italia di Torino con la video-installazione “Paesaggi/Landscapes” (foto graziano tavan)

torino_egizio-gallerie_video-paesaggi-landscapes_locandinaOtto minuti per una full immersion nel paesaggio dell’Egitto, dalle campagne di oggi all’interpretazione di quello antico. “Paesaggi/Landscapes” è l’installazione immersiva, che dal 13 giugno al 12 settembre 2024 si potrà vedere gratuitamente, al mattino, alle Gallerie d’Italia di Torino, parte del progetto culturale ideato dal museo Egizio in cui la fotografia e la video-arte incontrano l’archeologia e l’antico Egitto. A corollario della video-installazione, e in concomitanza della chiusura del museo Egizio (17 giugno – 12 luglio 2024) per i lavori di copertura del cortile barocco, è in programma un ciclo di dialoghi a ingresso libero che metterà a confronto fotografi, artisti ed egittologi saranno i protagonisti di “Paesaggi/Landscapes”. La dicotomia tra paesaggio reale e paesaggio immaginario nella ricerca archeologica e fotografica è il tema centrale dell’iniziativa, curata dall’egittologo Enrico Ferraris, curatore del museo Egizio di Torino, e che rientra nell’ambito di un accordo triennale tra la Fondazione Museo delle Antichità Egizie e Intesa Sanpaolo su iniziative di sviluppo e diffusione della cultura e dell’arte. Intesa Sanpaolo è infatti main partner del progetto di trasformazione architettonica avviato dal museo Egizio, con il riallestimento e rinnovamento della Galleria dei Re, in occasione del bicentenario della fondazione del Museo.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering della sala immersiva (foto OMA Rotterdam)

Il video rappresenta proprio un’anticipazione di ciò che i visitatori del museo Egizio potranno sperimentare con “Egitto immersivo”, nel 2025, quando aprirà al pubblico uno spazio immersivo da mille metri quadrati, grazie alla collaborazione tra il Museo e l’Istituto italiano di Tecnologia. Le chiavi di lettura di “Paesaggi/Landscapes” e del nuovo museo  sono la multidisciplinarietà e l’apertura verso l’esterno dei musei, verso altri enti museali e scientifici, temi che il museo Egizio sta perseguendo con più vigore proprio nel 2024, anno in cui celebra il suo bicentenario e in cui il Museo affronta un ambizioso progetto di trasformazione, sia da un punto di vista architettonico firmato dallo Studio Oma di Rotterdam, con la corte barocca che sarà coperta per diventare il  centro nevralgico del nuovo Museo, e sotto il profilo culturale, con nuove collaborazioni, tra cui quella con le Gallerie d’Italia che non si esaurirà solo con “Paesaggi/Landscapes”.

“A 200 anni dalla fondazione del museo Egizio”, spiega il direttore Christian Greco, “ci siano interrogati su due quesiti fondamentali: cosa manca al museo dopo 200 anni? E la risposta era immediata: manca l’Egitto. E la seconda domanda era: il museo è un luogo di conservazione o di distruzione? Un po’ entrambe, perché i grandi musei europei comprarono delle collezioni che venivano tolte, private del loro luogo di appartenenza. E quindi si uccideva quasi la biografia dell’oggetto. Su questo tema noi stiamo riflettendo con un artista contemporaneo che è Ali Cherri, che è l’artista in residenza del museo Egizio. E allora ci siamo subito interrogati: come facciamo a riportare l’Egitto a Torino? Come facciamo dopo 200 anni a sanare questa divisione che era successa? E la risposta è stata immediata: dobbiamo portare il paesaggio. Allora il paesaggio lo riportiamo in due modi: lo portiamo ricostruendo un giardino. Quindi ricostruendo la flora, portando fisicamente un qualcosa di vivo che è un aspetto innovativo all’interno di un museo. Il museo non è più solo di cose inanimate, ma avremo finalmente un curatore dei giardini, un curatore di questa flora dell’antico Egitto. E poi la ricostruzione digitale del paesaggio, che è un rapporto tra materiale e immateriale, la possibilità di riflettere su cosa sia il paesaggio, il palinsesto in cui l’elemento antropico ha sempre operato, in cui i frammenti di memoria – che sono gli oggetti – da lì derivano, e poi far riflettere come la documentazione si evolva dalla mastaba di Mereruca ai papiri alla Description de l’Égypte alle nuove modalità digitali e quello che possiamo fare anche grazie all’intelligenza generativa e a capire come ci sia una mutazione del paesaggio. E tutto e nella dinamicità delle immagini – conclude Greco – ci fa vedere che non esiste il paesaggio statico, non esiste l’antico Egitto: quella è una costruzione culturale fatta all’interno dei musei, perché l’antico Egitto esiste nella nostra testa. Esiste la costruzione illuministica degli oggetti e noi cerchiamo di riavvicinarli, cerchiamo di cogliere quei momenti, quei frammenti di memoria e questo video insegna soprattutto questo”.

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Christian Greco, Evelina Christillin e Michele Coppola alla presentazione del progetto “Paesaggi/Landscapes” alle Gallerie d’Italia di Torino (foto graziano tavan)

“Questo progetto, che ospita il museo Egizio dentro le Gallerie d’Italia”, commenta Michele Coppola, executive director Arte, Cultura e Beni Storici e direttore generale Gallerie d’Italia, “è evidente testimonianza della forte e vitale amicizia fra due importanti realtà torinesi che, poste a pochi metri l’una dall’altra, traducono la vicinanza in una visione e attività comuni. La nuova iniziativa arricchisce il nostro rapporto di sostegno e collaborazione, fondato sulla condivisione di competenze e contenuti per costruire proposte che, unendo fotografia, tecnologia, mondo digitale e archeologia, coinvolgono un pubblico sempre più ampio ed eterogeno. Siamo lieti di accogliere “Paesaggi” nella sala immersiva del museo di piazza San Carlo, offrendo ai visitatori un modo per continuare ad apprezzare il lavoro e bellezza di una delle istituzioni più prestigiose in Europa e nel mondo, anche durante la sua temporanea chiusura”.

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Da sinistra, Antonio Carloni, vicepresidente Gallerie d’Italia; Michele Coppola, direttore generale Gallerie d’Italia; Evelina Christillin, presidente museo Egizio; Riccardo Antonino di Robin Studio; Christian Greco, direttore museo Egizio; Enrico Ferraris, curatore museo Egizio, alla presentazione del progetto “Paesaggi/Landscapes” alle Gallerie d’Italia di Torino (foto graziano tavan)

“Siamo grati a Gallerie d’Italia Torino, che per la prima volta apre le porte al nostro Museo e all’archeologia”, dichiara Greco. “In questi anni il museo Egizio si è aperto al mondo, ha cambiato la sua offerta espositiva, anche al di fuori dei suoi confini, ha studiato nuove strade e modalità per raccontare non solo la cultura materiale, ma anche la storia nascosta dei reperti e della civiltà dell’antico Egitto, attraverso la ricerca e le nuove tecnologie digitali. Ora ci apprestiamo a vivere una nuova stagione di trasformazione, in occasione dei 200 anni del Museo. Celebrarli non è solo un esercizio di memoria, ma significa anche programmare il futuro con un occhio attento alla ricostruzione del paesaggio, della natura e della cultura, da cui provengono gli oggetti che custodiamo e raccontiamo al pubblico. Alla base di questa evoluzione c’è l’idea di un museo come laboratorio della contemporaneità, attento alla sostenibilità e pronto a creare nuovi legami con discipline ed enti culturali”.

A introdurre e spiegare la genesi e la realizzazione della video-installazione “Paesaggi/Landscapes” è lo stesso curatore Enrico Ferraris: “Qui stiamo sfidando quella che è la rappresentazione tradizionale di un Egitto eterno, immutabile, tanto diverso da noi, lontano nel tempo e nello spazio, che tuttavia – dobbiamo ammetterlo – è un’eredità del nostro passato coloniale, dell’800, quando nasceva il museo Egizio, si formava un’idea di mondo moderno di cui l’Europa era al centro e tutto il resto era periferia. Quando era importante definire, polarizzare, un noi e un loro, un centro e una periferia, un ordine e un caos. Quella è un po’ un’eredità che poi è rimasta proiettata fondamentalmente nell’immaginario comune che è stato anche sfruttato nell’ambito di una certa industria culturale di cui in fondo hanno poi beneficiato tutti quanti. Adesso il museo compie 200 anni. È nato esattamente in quel momento in cui nasceva questo modo di raccontare l’Egitto. Adesso sente l’esigenza – proprio perché grazie alla direzione di Greco è ormai veramente un centro di ricerca – sente la necessità di non solo di portare quello che oggi è la ricerca in sala, ma soprattutto di portarlo al pubblico e di trovare una modalità per raccontare cose che sono altrimenti sentite come accademiche e farle diventare invece un’occasione di dialogo con il pubblico. Questo argomento è proprio quello dei paesaggi. Fondamentalmente ogni civiltà si delinea grazie a un sistema di interazioni con un territorio di partenza, un territorio che ha un clima, risorse, minerali; che ha ovviamente altre popolazioni che sono lì intorno, e tutti questi fattori contribuiscono a generare una fisionomia di una cultura. Questo succede davvero per tutte le civiltà, è così anche per l’Egitto. Ora dobbiamo pensare che tutti questi fattori che contemplano poi la lingua, il modo di definire persino i colori, tutti gli aspetti sensoriali che un essere umano può cogliere in un ambiente in cui si trova genera cultura e crea una cultura.

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Frame della video-installazione “Paesaggi/Landscapes” alle Gallerie d’Italia a Torino (foto museo egizio)

“Ora noi che siamo di fronte a queste culture e di cui depositiamo di cui curiamo la tradizione culturale, ebbene abbiamo un limite – continua Ferraris -: siamo tanto lontani nel tempo da quelle civiltà. E più andiamo indietro nel tempo e meno è facile riuscire ad avere una visione integra. Dunque dobbiamo procedere a delle interpretazioni. Dobbiamo setacciare tutti questi “livelli”, tutti questi elementi che creano appunto culture e in generale possiamo definire paesaggi. Perciò ci sono paesaggi sonori, ci sono paesaggi linguistici, paesaggi naturalistici, eccetera. Se a questo aggiungete che nel tempo questi paesaggi cambiano, cambiano le lingue, cambiano i territori, e noi però siamo con i contemporanei che ci troviamo a dover lavorare. Dunque è attraverso questa indagine su tutti questi livelli che nel tempo dobbiamo setacciare, ripercorrere e a un certo punto dobbiamo interpretare. E questo tema dell’interpretazione è il cuore centrale dell’affermazione, del desiderio che il museo Egizio ha di condividere con i propri visitatori, proprio perché la ricerca in fondo non è un procedere per assoluti, è un procedere per domande, per ipotesi, per continue riscritture.

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Frame della video-installazione “Paesaggi/Landscapes” alle Gallerie d’Italia a Torino (foto museo egizio)

“Esattamente questo è quello che proviamo a raccontare in questo video. Passiamo dalle immagini in 8K con droni, retiniche, soundscape preso in presa diretta, in quello che è oggi la campagna egizia e man mano iniziamo a spostarci indietro nel tempo, e vedrete a un certo punto che alle immagini che rappresentano il paesaggio naturale inizia a entrare in gioco il tempo attraverso l’ingresso delle luci che iniziano a muoversi in timelapse. Poi passiamo allora a un secondo livello, perché stiamo andando indietro nel tempo. Lì entra in gioco la riflessione egittologica, ovverosia la ricerca. E vedremo perciò immagini dell’antico Egitto, che vengono analizzate e scandite attraverso immagini che vengono dalle tavole della Description de l’Égypte che ovviamente. figlia dell’Illuminismo, è stato uno dei primi modi di classificare una civiltà, e i modi più recenti che abbiamo di studiare i reperti come flora e fauna. Infine – conclude Ferraris – l’interpretazione: attraverso algoritmi di intelligenza artificiale che creeranno degli effetti morphing vedrete in questo caso quel processo di interpretazione, che significa forme di idee che si formano e si deformano e si riformano in continuazione come se fossimo veramente nella testa di un ricercatore o mi piace pensare del museo Egizio stesso che si presenta appunto a tutti voi”.

Il video – che qui vediamo nella presentazione ufficiale nella sala immersiva delle Gallerie d’Italia di Torino – si muove dalla rappresentazione oggettiva della campagna egiziana oggi, per virare verso il passato. Riprese con droni e tecnologie moderne, realizzate in Egitto da Robin Studio, in collaborazione col Museo Egizio, sotto la curatela di 8 egittologi, propongono una traduzione visiva delle ricerche e delle riflessioni multidisciplinari degli archeologi sui reperti, sulle loro connessioni spazio-temporali e sul paesaggio, in una sorta di percorso a ritroso dall’Egitto moderno fino alle schegge di memoria, ai frammenti di reperti archeologici e alle loro interpretazioni. Il filtro digitale ricostruisce e rimodella lo sguardo, rappresenta in maniera simbolica il passato. Il suono della natura sconfina nella musica, in un crescendo che porta il visitatore quasi ad immagini allucinatorie, metafora del dubbio e della pluralità di discipline che oggi sovraintendono alla ricerca archeologica.